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NONA SERIE

AVVERTENZA

1. Questo volume, il primo della nona serie della raccolta dei documenti diplomatici italiani -·serie relativa al periodo compreso tra l'inizio della seconda guena mondiale e la sottoscrizione dell'armistizio di Cassibile (1939-1943) concerne gli avvenimenti verificatisi dal giorno successivo alla dichiarazione di guerra da parte della Gran Bretagna e della Francia alla Germania (4 settembre 1939) al discorso di von Ribbentrop a Danzica (24 ottobre 1939).

Anzichè coprire, come previsto in un primo tempo, il periodo fino al 31 dicembre 1939, il presente volume si arresta dunque al 24 ottobre. Questa ulteriore divisione è dovuta, sia al numero rilevantissimo di documenti rin;venuti, sia, soprattutto, al particolare interesse del momento storico. La fase iniziale della non belligeranza italiana vide infa.tti tutte le principali -capitali volgere il loro sguardo verso Roma e questa eccezionale situazione che conferì nuovo ed inconsueto respiro alla politica estera italiana non poteva non essere in primo luogo registrata dalla corrispondenza diplomatica. Di qui l'opportunità di adottare criteri di particolare larghezza nella selezione dei documenti al fine di porre gli studk>si nelle migliori condizioni per ricostruire l'intera congiuntura.

Il discorso di von Ribbentrop a Danzica è stato prescelto -come limite del volume poichè esso mise la parola fine all'interessante periodo di aspettativa in una pace di compromesso prima che combattimenti veri e propri avessero inizio sul fronte occidenta-le, periodo aperto il 6 ottobre dal discorso di Hitler al Reichstag.

La preparazione del secondo volume della IX serie, volume che copre i restanti mesi del 1939 fino al 31 dicembre è ormai quasi ultimata e quella del terzo e del quarto che si estendono fino all'll giugno 1940 è già iniziata: si prevede pertanto di mettere sollecitamente a disposizione degli storici tutte le fonti diplomatiche di Palazzo Chigi relative ad uno dei capitoli più importanti della politica estera italiana, le cui analogie e differenze con i corrispondenti mesi della neutralità italiana nel 1914 e nel 1915 possono essere meglio individuate riferendosi alla concomitante e non casuale pubblicàzione dei primi volumi della Serie V.

2. Il materiale dal quale è stato tratto il presente volume fa capo ai seguenti

fondi: a) Archivio di Gabinetto; b) Archivio della Cifra; c) Archivio Generale; d) Archivio dell'Ambasciata d'Italia a Londra; e) Archivi non appartenenti al Ministero degli Esteri.

a) Archivio di Gabinetto. Stante l'abitudine gradualmente invalsa -soprat

tutto a partire dal 1937 -di concentrare presso il Gabinetto la trattazione di tutte le questioni politiche più importanti, l'Archivio di Gabinetto rappresenta indubbiamente la fonte principale. In esso si trovano: gli originali delle -comunicazioni di carattere confidenziale provenienti da personalità straniere e dalle rappresentanze accreditate presso il Quirinale; gli appunti relativi ai colloqui del capo del Governo, del ministro e del capo di Gabinetto degli Esteri con i diplomatici e le personalità straniere; copia dei principali telegrammi segreti non diramati

(S. n. D.) in partenza ed in arrivo; i più importanti rapporti segreti (talvolta in un solo esemplare, talvolta in due o tre copie per lo più concentrate tutte al Gabinetto) dei nostri capi-mi.ssione; la corrispondenza personale del ministro con i vari diplomatici italiani all'estero; gli «Appunti al Ministro» del capo di Gabinetto e dei Direttori Generali; copia dei telegrammi ordinari relativi alle pratiche trattate dal Gabinetto ed una serie di cartelle o di volumi contenenti il materiale riguardante determinati problemi (ad es. Tripartito, Alto Adige, ecc.) o determinati Paesi (ad es. Germania, Albania, ecc.).

L'Archivio di Gabinetto è sostanzialmente integro. La parte principale di esso, al momento dell'armistizio, venne occultata nei sotteranei del Palazzo dei principi Lancellotti in Roma e fu ricuperata subito dopo la ratifica del trattato di pace. Quattro anni di umidità hanno gravemente danneggiato detto materiale che ha dovuto essere interamente ricopiato essendo minacciato di distruzione. Una limitata percentuale di esso è peraltro divenuta illeggibile, ma non si riferisce al periodo in esame, per il quale un paziente lavoro di ricostruzione ha ridotto praticamente le lacune a poche frasi rimaste del tutto indecifrabili.

Una piccola parte dell'Archivio di Gabinetto venne trasferita presso la Legazione d'Italia a Lisbona alla vigilia della conclusione dell'armistizio. Essa comprendeva:

a) due grosse ca:rtelle di documenti originali contenenti, l'una, la corrispondenza personale Hitler-Mussolini e Percy Loraine-Ciano durante la crisi del luglio-agosto 1939 e, l'altra, i dispacci relativi ai rapporti con la Germania dal convegno di Salisburgo allo scoppio del conflitto anglo-franco-polacco tedesco;

b) una serie di volumi rilegati concernenti vari argomenti (corrispondenza Hitler-Mussolini dal marzo 1938 al maggio 1943, colloqui del conte Ciano dal 1936 al 1942, Albania [1938-1939], conferenza di Monaco, arbitrati di Vienna. Alto Adige [1938-1939], dimissioni di Eden) costituiti da copie dattiloscritte degli originali.

Tutto il materiale di Lisbona, dopo essere stato richiesto, in virtù dellE: clausole armistiziali, icn consegna dagli anglo-americani (i quali hanno proceduto alla sua riproduzione fotografica) è stato restituito nel 1947 all'Archivio Storico del Ministero degli Esteri.

Data l'importanza dell'Archivio di Gabinetto l'inserzione delle parti concernenti il periodo abbracciato dal presente volume è stata fatta in forma pressochè totale anche quando ciò implicava ripetizioni (ad es. la pubblicazione dei telegrammi e dei rappor,ti re'lativi allo stesso colloquio). I pochissimi documenti omessi non hanno inte·resse storico e si riferiscono ad es. a fogli di trasmissione, copie o traduzioni in più lingue di dispacci originali, oppure riguardano questioni particola.ri indiscutibilmente di secondaria importanza.

b) Archivio delLa Cifra. Concerne le collezioni dei telegrammi, ordinari e segreti non diramati, per filo o per corriere, in partenza ed arrivo. Anche questo materiale fu occultato durante il periodo armistiziale e venne in seguito ricuperato. Mentre -contrariamente a quanto si sarebbe potuto supporre -l'umidità non ha soverchiamente danneggiate le veline, è difficile -in assenza di un registro di controllo, esistente invece per l'Archivio di Gabinetto -precisare l'entità delle lacune, che, sempre limitatamente al periodo su cui si porta il presente volume, sembra tuttavia dovere essere mi.nima. Qui la selezione ha dovuto necessariamente essere più rigorosa, sia perchè non tutte le comunicazioni erano di uguale interesse storico, sia per non superare un limite ragionevole di spazio. I criteri adottati, come del resto il lettore potrà rendersi conto, sono stati comunque di ·estrema larghezza.

c) Archivio Generale. È quello delle varie Direzioni Generali cui faceva capo la documentazione originale meno segreta relativa alle pratiche trattate dagli Uffici non appartenenti al Gabinetto. È qui che le lacune appaiono maggiori, le distruzioni ed i prelievi effettuati all'indomani dell'8 settembre 1943 avendo avuto per oggetto specialmente l'Archivio Genera1e. Dette lacune, pur non essendo trascurabili, non sembrano tuttavia essere state veramente rilevanti per la compilazione del presente volume. Esse saranno certamente risentite dai futuri ricercatori d'archivio od al momento della redazione dei volumi concernenti altri periodi durante i quali la trattazione degli affari era più decentrata, ma fortunatamente si portano su di un materiale non essenziale allo studio delle origini immediate della seconda Guerra mondiale dato che, se mancano alcuni rapporti e vari appunti interni, la collezione dei telegrammi, per questo periodo, come abbiamo già detto, ci è giunta quasi completa.

d) Archivio delL'Ambasciata d'ItaLia a Londra. Al momento della dichiarazione di guerra dell'Italia l'ambasciatore Bastianini riuscì a trasferire a Roma via mare tutto l'Archivio dell'Ambasciata a Londra ed ora esso si trova intatto presso l'Archivio storico di Palazzo Chigi. La consultazione di questo fondo ha consentito di colmare alcune lacune degli altri Archivi relativi alle attività delle nostre Rappresentanze diplomatiche e consolari nell'impero britannico e di accertare la scarsa entità di q1,1elle •concernenti proprio la .corrispondenza di Palazzo Chigi con l'ambasciata di Londra, lacune che a torto la modesta mole del carteggio al momento della ·Crisi di Danzica avrebbe potuto indurre a ritenere essere di forti proporzioni.

e) Archivi non appartenenti al Ministero degli Esteri. Le rkerche effettuate al di fuori di Palazzo Chigi non sono state, relativamente al periodo coperto dal presente volume, molto proficue. Mentre la quasi totalità dei .rapporti degli Addetti militari, navali ed aeronautici conservati presso i Ministeri della Guerra, della Marina e dell'Aeronautica è stata distrutta al momento dell'armistizio, inferiore all'attesa è stato il materiale dell'Archivio di Palazzo Venezia relativo all'azione diplomatica di Mussolini, materiale ricuperato dopo il 25 aprile 1945. Le lacune, sop.rattutto nel ·carteggio del capo del Governo con il Sovrano, appaiono gravi e difficilmente valutabili anche perchè le ricerche direttamente effettuate a Cascais non hanno sortito, per questo periodo, esito positivo. Nè le indagini compiute presso altri Archivi privati sono state molto più fortunate. Comunque, anche in questo campo, si è cercato di procedere ·COn la massima ·cura e qualche risultato apprezzabile è stato raggiunto. Non è tuttavia esclusa la possibilità di ulteriori progressi futuri, progressi dei quali si darà immediatamente conto nelle Appendici dei successivi volumi della stessa Serie.

3. I criteri adottati nella collocazione e nella presentazione dei singoli documenti sono quelli generali, già esposti nella Prefazione (vedi Serie I, volume I). A proposito di essi va tuttavia rilevato:

a) In qualche caso manca la numerazione dei dispacci in arrivo. Ciò dipende dalla circostanza che la copia fatta a suo tempo dall'Uffi.cio Cifra non conteneva tale indicazione, che, nell'assenza dell'originale, non ha potuto essere ·rintracciata. Talvolta si tratta di documenti fuori collezione. In altri casi invece l'assenza della numerazione è dovuta al fatto che si tratta di un documento ritrasmesso dal Ministero ad una delle 'rappresentanze all'Estero e copia del quale è rimasta al Ministero nel fascicolo riguardante quella Rappresentanza. Le ritrasmissioni, di solito non contengono il numero originale dei telegrammi o dei rapporti proveni·enti dalle varie Rappresentanze all'Estero e spesso anche le indicazioni relative alle date di partenza e di arrivo sono assai generiche (ad es. «l'Ambasciata a Tokio ha testè telegrafato... »). Nei pochi cas1 m cui non è stato possibile rintrac'Ciare altre copie dello stesso documento si è dovuto utilizzare quella ritrasmessa.

b) Quando non vi è l'indicazione dell'ora di arrivo dei telegrammi o del giorno in cui i telespressi sono pervenuti al Ministero ciò dipende anche qui dal fatto -che, nell'assenza dell'originale, le copie provenienti dall'Ufficio Cifra

o quelle ritrasmesse dal Ministero alle Rappresentanze all'Estero non contengono alcun elemento al riguardo. In questi casi, ai fini della collocazione nel volume, si è tenuto come base il giorno di _partenza e detti documenti sono stati posti in coda a quelli in arrivo. D'altra parte si è proceduto a segnalare in nota, di volta in volta, quei casi in cui le indicazioni dell'Ufficio Cifra appaiono errate od in contraddizione con elementi ottenuti per altra via.

c) Nella trascrizione dei nomi di persone e di località, pur cercando di attenersi il più strettamente possibile ai criteri generali esposti nella Prefazione, è risultata maggiore che in altri volumi delle Serie precedenti l'opportunità-del resto prevista nella stessa Prefazione --di uniformare la grafia.

4. -I teiegrammi in partenza di contenuto politico sono molto pochi. Ciò, in linea di massima, non dipende nè da lacune negli Archivi, nè da una selezione volontaria, ma corrisponde ad una situazione effettiva verificatasi durante il periodo coperto dal presente volume e sulle cui cause gli storici futuri avranno ampia materia di riflessione specialmente quando contrappongono la neutralità del 1914 alla non belligeranza del 1939. Per contro, lo squilibrio esistente nel vdlume dell'attività delle varie Rappresentanze diplomatiche discende da molteplici circostanze (assenza del capomissione [Londra], temperamento dell'ambasciatore, situazioni politiche obiettive, ecc.) che si è cercato di riprodurre il più fedelmente possibile. 5. -Nella ricerca del materiale inserito nel presente volume sono stato validamente aiutato specialmente dalla prof. Fausta Santamaria Mezzetti e nella sua revisione finale dall'ambasciatore Augusto Rosso. Inoltre hanno collaborato alla ricostruzione dei testi danneggiati dall'umidità, alla correzione delle bozze ed aHa compilazione degli indici i dottori Angelo Tamborra, Gian Luca André, Giustino Filippone, Renato Piccinini, Tullio Marullo e Giuseppe D'Alessandro. Ad essi il più vivo ringraziamento.

MARIO ToscANO

A. I. App. Ass.

c. -a. Circ. c. -m. corr. D. -

D. D.l.

D. N.B.

D. r. Fon. Fon.u. Fon. uu.

L.

L. p.

L. p. conf.

L. p. conff.

L.p.u. - L. -p. u. conf.

PRINCIPALI ABBREVIAZIONI

= ad interim

= appunto = assolutamente corrente anno circolare corrente mese corrente documento documenti

• I documenti diplomatici italiani • Deutsches Nachrichtenbiiro documento riservato fonogramma = fonogramma urgente fonogramma urgentissimo lettera lettera personale lettera personale e confidenziale lettera personale e ·confidenzialissima lettera personale urgente

lettera personale urgente e confidenziale

L. p. u. conff. = lettera personale urgente e confidenzialissima

L. p. uu. _ lettera personale urgentissima

L.-p.uu. conf. = lettera personale urgentissima e confidenziale L.-p.uu. conff. = lettera personale urgentissima e confidenzialissima L. -r. lettera riservata L. -r. p. = lettera riservata personale L. -s. lettera segreta

L.u. = lettera urgente

L. u. conf.

L. u. p. conf.

L.uu.

L. uu. conf.

L. uu. conff.

M.V.S.N.

n. nn. Nota v.

N.S.K.K.

per.

P.R. - R. - R. -p. c. a. R. -p.r. R. -s. R. -s. p. R. -s. rr.

S. A.

s. n.

S.S.

Str.

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T. conf. p. c.

T. in eh.

T. p.

T. p. c.

T. p. c.a.

lettera urgente e confidenziale lettera urgente personale e confidenziale = lettera urgentissima = lettera urgentissima c confidenziale lettera urgentissima e

confidenzialissima Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale

numero numeri Nota verbale N a tionalsozialistis c h es Kraftfahrerkorps pervenuto parafrasi = rapporto = rapporto per corriere aereo rapporto personale riservato rapporto segreto rapporto segreto personale rapporto segreto riservatissimo Sturmabteilung senza numero

Schutzstaffel der Nationalsozialistisoh en Deutschen Arbeiterpartei

= strettam€nte telegramma = telegramma confidenziale per corriere telegramma in chiaro = telegramma personale = telegramma per corriere = telegramma per corriere aereo

XIII

T.p.rr. telegramma personale T.u. telegramma urgenteriservatissimo

T.u.p. telegramma urgente

T. r. = telegramma riservato personale

T.r.p. telegramma riservato T.u.s. = telegramma urgente se-personale greto

T.r.p.c. telegramma riservato T.uu. telegramma urgentis

per corriere si m o

T.r.p.c.a. telegramma riservato T.uu.p. telegramma urgentis

per corriere aereo simo personale T.rr. telegramma riservatis-T.uu.s. telegramma urgentissimo simo segreto T.rr.p. telegramma riservatis-Teles. telescrivente simo personale

Tdespr. = telespresso

T.rr.u. telegramma riservatissimo urgente Telespr.a. = telespresso aereo

T.s. telegramma segreto Telespr.r. telespresso riservato

T.s.p. telegramma segreto Telespr.rr. telespresso riservatispersonale si m o

T.s.p.c. telegramma segreto Tclespr.s. telespresso segreto per corriere

Telespr.u. telespresso urgente

T.s.r. telegramma segreto

riservato Telespr.uu.s. telespresso urgentissim o segreto

T.ss.rr. telegramma segretissim o riservatissimo u.s. ultimo scorso


DOCUMENTI
1

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 648 (1). Tokio, 4 settembre 1939, ore 7 (per. ore 14,40).

Tra una certa diversità di concetto secondo la tendenza vari giornali nessuno

dei quali però neanche ora sostiene completamente azione Germania stampa

giapponese è concorde nel sostenere che Giappone deve fare una politica indi

pendente sel1bando amicizia con tutti gli ..... (2) che gli 'sono favorevoli continuan

do avere per solo scopo stabilire nuovo ordine in Asia.

Ampliamento guerra europea suscita in segreto sentimento soddisfacente

perchè vi si vede maggiore libertà azione per Giappone in Estremo Oriente.

2

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 649. Tokio, 4 settembre 1939, ore 7 (per. ore 14,40).

Questo Consigliere germanico è venuto a farmi lettura di un telegramma di Ribbentrop in cui si afferma che politica italiana e tedesca si basano sopra completa e chiara unità di vedute tra Duce ed Hitler. Ho ringraziato e detto che io non sapevo altro oltre al comunicato circa la decisione del nostro Consiglio dei Ministri.

Nella riunione della stampa giapponese, alla quale è stato invitato soltanto corrispondente Agenzia Stefani, Ambasciata di Germania ha detto fra l'altro: « Germania non sta muovendosi oggi in solitaria campagna. Essa ha potenti amici; l'Asse Berlino-Roma-Tokio è esistente».

3

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 645. Tokio, 4 settembre 1939, ore 12,45 (3).

Consiglio dei Ministri di sabato è stato concorde nella direttiva di una immutata politica di amicizia verso Italia.

r -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

(l) -Nei documenti n. l, n. 2, n. 3, n. 4 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • manca •. · (3) -Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.
4

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 646. Tokio, 4 settembre 1939, ore 12,50 (l) (per. ore 9,50).

Al Ministero della Guerra dicono che offrono all'esercito italiano tutto il proprio appoggio, anche materiale. Ministero della Marina continua a mostrare, anche esso, amichevoli disposizioni secondo quanto riferito da questo addetto navale al suo Ministero.

5

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 209. Parigi, 4 settembre 1939, ore 12,55 (per. ore 16, 40).

Questo Governo ha interessato Banca Francese e Italiana per l'America del Sud fornitura migliaia vagoni cisterna nonchè battelli cisterna che fossero già pronti o anche da :costruire in termine breve. Disposto pagamento in contanti anche in valuta pregiata. Prima entrare trattative Banca Francese ed Italiana per l'America del Sud mi chiede autorizzazione.

Prego telegrafarmi ordini massima urgenza.

6

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA S. SEDE, PIGNATTI

T. 519 R. Roma, 4 settembre 1939, ore 13,25.

Vostro telegramma a mano senza numero del 31 agosto u. s. (2).

Potete rispondere verbalmente al Cardinale Segretario di Stato, per comunicazione al Santo Padre, che, come è noto a Sua Santità, il Duce ha fatto tutto il possibile per evitare lo scoppio del conflitto; e che, allo stato delle cose, non tralascerà occasione favorevole per cercare di giungere alla ce,ssazione delle ostilità e ad una pace con giustizia.

7

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 293. Budapest, 4 settembre 1939, ore 15 (per. ore 18,30).

Primo. Parlando stamane con Ministro di Germania egli ha avuto occasione di dirmi aver ricevuto un telegramma da von Ribbentrop che precisa atteggiamento italiano preso in perfetto accordo con Berlino per localizzare conflitto.

Secondo. Circà atteggiamento Ungheria mi ha detto. che essa non dichia· rerà neutralità pur essendo pronta a qualsiasi evenienza.

Terzo. Ha calcolato su rifiuto Ungheria al patto di non aggressione verso Romania; necessità che Ungheria non prenda ora iniziative «malgrado circoli militari se ne rammarichino», d'altra parte mi ha fatto notare che Ungheria non potrebbe « da sola» agire verso Romania.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Ora locale •. (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 494.
8

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 45. Oslo, 4 settembre 1939, ore 19,50 (per. ore 22,25).

Dopo la dichiarazione di guerra Re di Norvegia ha confermato con proclama neutralità Norvegia nei riguardi guerra Francia e Inghilterra contro Germania.

9

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. 518/262 R. Roma, 4 settembre 1939, ore 20.

Quest'Ambasciatore del Giappone ha fatto ieri a questo Ministero le seguenti comunicazioni verbali (l): l) che il sentimento del Giappone non è cambiato nei riguardi dell'Italia e della Germania;

2) che i militari sono dell'avviso, accolto dal nuovo Governo, di concludere un patto di alleanza italo-tedèsco-giapponese dopo aver normalizzato i rapporti con la U.R.S.S.;

3) che istruzioni di mettersi subito a contatto col Governo sovietico per addivenire ad un patto di non aggressione, sono state spedite ieri all'Ambasciatore del Giappone a Mosca;

4) che von Ribbentrop è stato pregato di interporre a Mosca i buoni uffici della Germania per facilitare le conversazioni sovietico-giapponesi. Prego disporre possibili accertamenti e controlli circa attendibilità di.chiarazioni Shiratori telegrafando d'urgenza.

10

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 110. Atene, 4 settembre 1939, ore 23,10 (per. giorno 5, ore 2,15).

Da notizie avute presso questo Ministero degli Affari Esteri dsulta che Governo greco, pur riconfermando colla consueta energia propositi mantenersi assolutamente neutrale, non (ripeto non) farebbe per il momento almeno una formale dichiarazione di neutralità.

Tale atteggiamento viene spiegato in questi circoli diplomatici coll'ipotesi che siano in corso scambi di vedute a questo proposito cogli altri partecipanti Intesa Balcanica.

Questo Ministro di Germania, in base ad informazioni fornite al Governo tedesco dal suo collega a Bucarest, ha chiesto a Mavrudis se sia esatto che Gafencu avrebbe preso iniziativa per una d1chiarazione collettiva di neutralità da parte Intesa Balcanica.

Mavrudis lo ha escluso; ciò che per altro non mi sembra escludere altra ipotesi, e cioè che il Governo greco si stia concertando in proposito con qualche altro Governo balcanico e più specialmente con quello turco.

(l) Anzichè il 3 settembre le comunicazioni verbali di cui si tratta erano state fatte l'l. vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 533.

11

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 128. Berlino, 4 settembre 1939 (per. giorno 6).

Fonte attendibile e molto vicina a Ribbentrop, ha detto che le trattative tra Russia e Giappone per concludere un accordo procedono favorevolmente.

12

IL CONSOLE GENERALE A VIENNA, ROCHIRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 16. Vienna, 4 settembre 1939 (per. giorno 6).

Mio telegramma per corriere n. 015 del 2 corrente (1). Dichiarazioni guerra Inghilterra e Francia hanno prodotto nella popolazione di Vienna un senso di abbattimento.

Come ho precedentemente riferito era molto diffusa la speranza che conflitto rimanesse localizzato. Grandi successi ottenuti finora da Fiihrer senza colpo ferire avevano fatto ritenere che egli anche questa volta sarebbe riuscito a risolvere questione Danzica corridoio senza spargimento sangue, o ad ogni modo senza entrare in guerra con le Grandi Democrazie.

Perciò delusione è stata vivissima. D'altra parte elementi ebraici, legittimisti ed antinazisti in genere iniziano una coperta campagna disfattista.

Negli ambienti nazisti invece si riscontra disciplina ed inalterata fiducia. Responsabilità generalizzazione conflitto viene attribuita esclusivamente all'Inghilterra. I giornali pubblicano articoli in tal senso con invettive contro la Gran Bretagna, mentre nulla scrivono contro la Francia; la ,stessa dichiarazione di guerra francese è stata pubblicata senza speciale rilievo. Commenti della popolazione circa attuale atteggiamento Italia si sono intensificati. Specialmente

nel popolo esso dà luogo ad amari rilievi; nelle classi colte invece prevale opi·

nione che politica italiana sia fatta d'accordo col Reich.

Vita si svolge normalmente. Per ora la guerra qui non si avverte affatto, a parte misure tesseramento ed oscuramento. Cinema, teatri e caffè sono aperti. Vi è stata qualche ripresa di azione antiebraica.

Ho comunicato quanto precede a Berlino.

(l) Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 660.

13

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 110. Bucarest, 4 settembre 1939 (per. giorno 6).

Mio telegramma n. 276 del 1° settembre c. a. (1).

Informo ad ogni buon fine che questo Incaricato d'Affari dell'U.R.S.S. in una conversazione con un Segretario di questa Regia Legazione gli ha detto che il Governo Sovietico ha inviato in questi ultimi giorni forti contingenti di truppe lungo la frontiera di Bessarabia.

14

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 156. Sofia, 4 settembre 1939 (per. giorno 6).

Mio telegramma 191 del 17 agosto scorso (2).

Presidente del Consiglio mi ha detto di essere profondamente dolente situazione europea non gli consenta per il momento allontanarsi dalla Bulgaria ciò che costringelo rinviare visita Roma già stabilita. Nel chiedermi esprimerne suo rammarico V. E. prega espressamente E. V. volersi compiacere a suo tempo indicare Ella stessa non appena avvenimenti lo permetteranno ulteriore data visita stessa a cui egli è sempre inteso con vivissimo desiderio.

15

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 157. Sofia, 4 settembre 1939 (per. giorno 6).

Presidente del Consiglio mi ha espresso suo illimitato consenso atteggiamento italiano nell'ora presente. Mi si è dichiarato convinto che il più efficace servizio che possa rendersi oggi alla Germania e causa nuova Europa è quello localizzare conflitto. Concorda pienamente con punto di vista espresso in Italia

che tale atteggiamento non debba significare passiva attesa sviluppo avvenimenti, ma attitudine vigilanza nel'l'interesse aspirazioni naturali popoli nel quadro più giusta pace.

Egli ritiene peraltro che allo stato presente delle cose e dati grandiosità mezzi rapido sviluppo operazioni militari germaniche conflitto possa effettivamente risolversi in breve tempo permettendo ampia possibilità azione per definire nuova pace.

Mi ha ripetuto assicurazioni tranquillizzanti fornite da Turchia come da mio telegramma 205 (1), soggiungendomi che, pur risultandogli rafforzamento effettivi delle unità turche Tracia, non crede che Turchia prenderà iniziative militari.

Mi ha detto che ,secondo indicazioni ricevute dal Ministro di Bulgaria a Mosca tale impressione sarebbe condivisa anche da Governo sovietico che ritiene Turchia cosciente necessità non pregiudicare con azioni avventate interessi russi negli Stretti.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 75.
16

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 158. .· ·sofia, 4 settembre 1939 (per. giorno 6).

Mio telespresso n. 4539/1834 del 30 ultimo (2).

Mentre presso Legazione di Germania apprendo che ultime difficoltà per transito noti armamenti destinati Bulgaria sarebbero state rimosse da parte jugoslava, rilevo particolare attività ultimamente spiegata da questo Ministro di Jugoslavia.

Per quanto Presidente del Consiglio non mi abbia fatto oggi accenni in proposito, corre voce con qualche insistenza Consiglio Ministri stasera esaminerebbe opportunità riconferma atteggiamento neutralità bulgara, dietro premure, come affermasi jugoslave, che non sarebbe escluso avessero qualche relazione consenso transito detti materiali bellici.

17

IL CONSOLE GENERALE A GERUSALEMME, Q. MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO RISERVATISSIMO PER CORRIERE 66. Gerusalemme, 4 settembre 1939

(per. giorno 6).

Mio telegramma n. 42 del 3 settembre c. a. (3).

Forze inglesi in Palestina, qualunque siano precisi effettivi di esse, non possono rappresentare che elementi inquadramento truppe volontarie tratte da popolazione ebraica ed anche araba. La prima, valutabile oggi almeno 450 mila

unità potrebbe offrire almeno 15 % uomini alle armi e ciò farebbe, come già accennato, creare nuova benemerenza ai fini futura soluzione problema palesti~ nese. Corre voce, e non è improbabile risponda a verità, che Governo mandatario disponesi emanare ordinanza che legalizza con permanenti permessi di soggiorno tutti ebrei «residenti Palestina illegalmente>, cioè sbarcati clandestinamente e che non hanno o provveduto in tempo utile o non hanno potuto per altre cause ottenere il visto di risiedere Palestina «in permanenza».

Nel settore arabo, Partito Nasciascibi, oppositore a:l Mufti, ha offerto al Governo mandatario propria assistenza in caso di guerra e per quanto esso non rappresenti totalità, o maggioranza, che è difficile oggi valutare, popolazione araba, rappresenta tuttavia un notevole apporto specialmente sotto punto di vista morale per i riflessi che ciò avrebbe nell'opinione pubblica paesi arabi limitrofi.

Ad ogni modo, allo stato attuale della situazione, difesa Palestina non può essere considerata a sè stessa, ma strettamente connessa dipendente ed in funzione di tutta l'organizzata difesa terrestre del Mediterraneo orientale che va dalle coste anatoliche a quelle egiziane.

Circola infatti altra voce, per ora senza possibilità accertamenti, che in caso conflitto truppe :francesi verrebbero qui inviate per concorrere alla difesa, ed in passato è corsa anche voce che truppe turche verrebbero qui inviate allo stesso scopo. Una occupazione militare mista anglo-franco-turca in Palestina potrebbe anche rispondere a concetto di intimidire e neutralizzare ultimi tentativi degli insorti che nella giornata di ieri sono riapparsi nel settore Genin-Nazaret, accendendo importante scontro cui ha partecipato aviazione locale e concluso con consueta dispersione e soliti uccisi rimasti sul terreno.

Popolazione locale, che vive in stato di morbosa attenzione ed apprensione dei più piccoli fatti per trarne previsioni, non nasconde sua sorpresa per questo apparato di forze di cui tutti parlano, e che si riassume nel comando unico tenuto dal Generale francese Weygand a Cairo, domandandosi contro chi se non contro l'Italia tali misure sono state prese e vengono di continuo perfezionate. Non manca neppure chi pensa che malgrado cauto atteggiamento italiano, Francia ed Inghilterra possano, quando fosse giunto momento opportuno, compiere atti provocazione contro Italia in modo da coinvolgerla nel conflitto per avere possibilità di azione su obiettivi prossimi a questo fronte contro l'Asse qui rappresentato dal solo fattore italiano. Rodi, Libia, Impero, frontiere marittime della penisola, ove per ora non può. giungere aiuto germanico, sono considerati desiderati obiettivi di generali ed ammiragli democratici che troppo facilmente pensano aUa possibilità di cogliere allori e di raccogliere bastoni da maresciallo. Sono tuttavia sensazioni che credo doveroso segna,Jare come espressione di quell'anonimo e nebuloso stato d'animo dei momenti in cui tutto concorre a dar corpo e vita a qualsiasi fantasia.

Devo però dire che in questi giorni le Autorità inglesi si mostrano parti

colarmente premurose e gentili. Stamane ad esempio nostro Agente « Ala Lit

toria » è stato invitato conferire con Comandante Aviazione Militare. Questi gli

ha detto che qualora dovessero essere prese misure precauzionali di sgombero

nella città di Caifa, sarebbe necessario trasportare a Lidda campi aviazione

militare e istaUazioni «Ala Littoria ». Ciò non è prevedibile per il momento, ma qualora si rendesse necessario Comando Militare darebbe ad «Ala Littoria » ogni assistenza sia per il trasporto che per la nuova istallazione. Collettività italiane non sono state mai, come in questo momento, indisturbate.

Annunciata partenza da Trieste piroscafo « Galilea » ha prodotto ovunque la più grande impressione. Nelle Autorità mandatarie infine osservo una vera ansietà di conoscere la nostra futura intenzione. Devo anche dire che non mancano coloro i quali mormorano il parallelo fra l'agosto « 14 » ed il settembre « 39 ».

Comunicato radiofonico odierno sui tentativi del Duce per scongiurare il conflitto, ha prodotto i più favorevoli commenti.

In generale si può dire che ambienti politici ed economici di Palestina seguono con vivo interesse informazioni relative alla neutralità italiana. Arabi ed ebrei sono unanimi nell'augurarsi che questa possa essere mantenuta durante tutto il conflitto malgrado «le provocazioni che potrebbero sorgere specialmente sulla frontiera della Libia».

Tutti sono altresì unanimi nel pensare che la penetrazione commerciale italiana potrebbe conquistare in breve tempo tutto il Levante. Tali le impressioni che ho accuratamente raccolto in questi giorni di crisi e che fedelmente riferisco.

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 629. (2) -Non rintracciato. (3) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6571/2037. Berlino, 4 settembre 1939.

Faccio seguito al mio telegramma del 2 settembre u.s. n. 607 (1).

L'ing. Vanni mi ha comunicato che preoccupandosi del'l'eventuale sviluppo della situazione politica internazionale aveva già concordato con le ferrovie del Reich e con il Sindacato del carbone reno-westfalico di inoltrare via terra il maggior quantitativo possibile di carbone. Si sono così potuti avviare via Chiasso e via Brennero ben 22 treni giornalieri, il che rappresenta un quantitativo mensile di 540.000 tonnellate di carbone.

Le spedizioni via terra sono state facilitate dal fatto che, essendo venuti di un tratto a cessare i traffici franco-tedeschi, si è reso disponibile -transitoriamente -un gran numero di vagoni ferroviari.

Circa le spedizioni via mare, mentre quelle in partenza dal porto di Brema sono state sospese, continuano ancora, almeno fino a quando sarà possibile, quelle da Rotterdam.

Per quanto riguarda le consegne future di carbone osservo che non si possono fare previsioni attendibili, perchè tali consegne possono essere influenzate da situazioni contingenti, indipendenti dalla volontà dei fornitori. In primo luogo gioca la questione dei trasporti.

Se l'Inghilterra impedirà l'esportazione dalla Germania di carbone -anche se effettuata su navi di bandiera italiana, e da un porto neutro quale Rotterdamle spedizioni di carbone verso l'Italia potranno effettuarsi solo via terra. In

questo caso, è una incognita anche l'attitudine della Svizzera, ma anche nella

migliore delle ipotesi, e cioè ·che la Svizzera faccia il possibile per favorire le

esportazioni di carbone dalla Germania verso l'Italia, il quantitativo teoretico

trasportabile non potrà raggiungere il quantitativo concordato, e se sarà possi

bile trasportare per il Brennero e per Chiasso 600.000 tonnellate al mese, sarà

già il massimo. Si tenga presente poi che le esportazioni dalla Germania via

terra risentiranno inevitabilmente dell'andamento delle operazioni militari; nei

momenti di grande offensiva il numero dei vagoni e delle locomotive dispo

nibili per il trasporto del carbone verrà ad essere fortemente ridotto, e verrà

di conseguenza ridotto il quantitativo di carbone trasportato.

Se non erro, il Comitato A) ha già esaminato la situazione dei trasporti in

caso di guerra, e vi potrà fornire maggiori elementi per l'esame della situazione.

In secondo luogo, vi è l'incognita della durata della guerra. Evidentemente,

se la guerra dovesse durare a lungo, la produzione germanica del carbone andrà

sempre più riducendosi come andranno riducendosi le possibilità di trasporto, e

ciò per effetto del logoramento sia dei materiali che degli uomini.

Di fronte a questi elementi negativi si deve invece mettere la possibilità di rifornimenti -attraverso Tarvisio e San Candido -di carbone proveniente dai territori polacchi, e ciò nel caso che alla Germania riuscisse di sistemare ed organizzare rapidamente la zona carbonifera dell'Alta Slesia Orientale e dei territori passati alla Polonia in seguito alla sistemazione dell'ex Cecoslovacchia. Ma, evidentemente, non è possibile per il momento fare alcun calcolo su tali forniture.

Per concludere, bisogna approfittare del momento per spingere ar massimo -purchè ve ne è la possibilità -oltrechè le esportazioni via terra, anche le esportazioni via mare.

(l) Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 583.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, A TUTTI I CONSOLATI IN GERMANIA (l)

TELESPR. 6576. Berlino, 4 settembre 1939 (per. giorno 6).

A nuovo complemento delle due mie circolari precedenti (2) specifico che, qualora si venisse interpellati da elementi locali nei riguardi dell'atteggiamento italiano, sarà opportuno chiarire:

l) che l'Italia è, in linea politica, sempre completamente solidale con la Germania;

2) che l'astensione dell'Italia da iniziative di carattere militare nell'attuale conflitto generale, è dovuta a una decisione presa in comune dai due Grandi Capi, come è confermato da quanto il Fiihrer stesso ha comunicato al Duce nel suo ultimo t~legramma, il cui testo ho integralmente trasmesso alla S. V.

Tale norma di linguaggio serve anche per tutti gli Italiani residenti in Germania.

Prego accusare ricevuta.

(l) -Tra i consolati in Germania erano allora compresi quelli di Innsbruck, Praga, Vienna, Graz, Klagenfurt, Breslavia. (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 606.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. SEGRETA 6584. Berlino, 4 settembre 1939.

Permetti ch'io continui le registrazioni e le segnalazioni in materia di «atmosfera » già iniziate con mia del 30 agosto n. 6469 (1).

Come Ti dissi allora, il 29 agosto aveva già segnato il ristabilimento per così dire di « relazioni normali » fra me e Ribbentrop e fra me e lo stesso Ftihrer.

Il 30 e il 31 agosto sono le giornate dell'iniziativa inglese, durante le quali noi abbiamo svolto un'azione di affiancamento. Quindi, il 30, incontro con Ribbentrop per presentare il messaggio del Duce (2), che incoraggia il Ftihrer a prendere in considerazione le proposte di Chamberlain. Accoglienza non entusiastica, ma sempre amichevole. Questo carattere amichevole da parte di Ribbentrop si accentua iJ. 31 quando io intervengo per far ricevere Lipski. È soltanto per far cosa grata a noi che Lipski viene ricevuto. Ma Lipski non sa -o non vuole -profittarne.

Il 1° settembre mattina il Duce mi telefona di andare direttamente dal Ftihrer per ottenere il noto telegramma (3). Degli sforzi che ciò mi è costato parlo in comunicazione a parte. Forzando tutte le consegne, vedo il Ftihrer. Egli legge il messaggio e risponde, senza entusiasmo ma senza esita'zioni, affermativamente. Non solo ma, all'ultimo momento, inserisce una frase-nel senso stesso del telegramma -nel suo discorso al Reichstag. Strette di mano col Ftihrer prima e dopo. Risentimento di Ribbentrop per essere io riuscito ad arrivare al Ftihrer senza di lui.

La giornata che vede salire nettamente le nostre azioni è il 2 settembre. Quella che fini poi per passare come « iniziative di pace di Mussolini » è indubbiamente piaciuta subito a tutti. Ribbentrop mi manda a chiamare a mezzogiorno: gentilissimo. Sollecita insistentemente da me l'assicurazione che il documen~o franco-inglese consegnatogli la sera prima (4) non fosse un ultimatum: mi fa capire che quanto più presto io lo avessi liberato da questa preoccupazione, tanto meglio. Mi autorizza a telefonare a Roma o a interrogare -a mia scelta -Henderson e Coulondre, ciò che io faccio nel giro di 15 minuti. Quando gli porto la risposta desiderata, Ribbentrop se ne mostra evidentemente soddisfatto. Ne chiede conferma anche da Roma ma ad abundatiam.

Mi ritelefona poi egli stesso per sapere se ci fossero «novità » e rimanendo in contatto continuo. Alle 9 di sera porto la notizia che 'l'Inghilterra non marcia. Egli ne rimane interdetto, ma l'impressione favorevole del nostro tentativo non si cancella. Ci lasciamo molto amichevolmente. Egli mi accompagna, come del resto prima, fino alla porta della Cancelleria.

3 settembre. L'alto là dato la mattina dall'Inghilterra fa nascere un leggero rimorso di non aver quasi afferrato a volo l'occasione del giorno avanti mo

lO

strando in proposito una qualche esitazione (consultazioni di militari ecc.). Si tiene a precisarmi che la Germania sarebbe stata favorevole alla proposta. Si parla alla radio genericamente, ma con simpatia, di una proposta di pace di Mussolini.

Si manda a chiamare me per reiterare la propria riconoscenza per il Duce dimostrando che se qualche esitazione c'era stata, essa era dovuta soltanto al naturale desiderio di non interrompere un'azione proprio quando se ne incominciavano a intravedere vicini i frutti. Il Fiihrer mi diceva in proposito: « Sarebbe stato un pò come se avessero fatto a Mussolini una proposta di pace, mentre aveva iniziato la marcia. su Addis Abeba (?!). Comunque, io l'avrei accettato, ma l'Inghilterra etc. etc.».

Il contegno personale del Fiihrer in questa udienza di addio è semplicemente ottimo. Avendo telegrafato al Duce attraverso Mackensen, egli poteva fare a meno di chiamarmi. Tiene a farlo, dicendo che l'oggetto principale della sua chiamata era quello di salutarmi prima di andare al fronte e di ringraziare ancora Mussolini per il suo tentativo. Il Fiihrer mi congeda con nuove espressioni, molto cortesi, di carattere personale. Tutto questo in presenza di Ribbentrop. Quando io esco dalla Cancelleria, il pubblico mi applaude.

Il tutto insieme è notato e riferito, tanto che, dopo poco, ricevo una telefonata da Weizsacker, il quale si compiace dell'accoglienza da me ricevuta e aggiunge che essa doveva essermi di sicura conferma circa la bontà dell'atmosfera che egli aveva avuto occasione già fin da prima di garantirmi. Weizsacker aggiunge poi a voce che io dovevo continuare a mantenere i contatti più stretti possibili con tutti, dato che «quello che non era riuscito una volta poteva riuscire un'altra». In fondo, questo è il senso anche di quanto mi ha detto lo. stesso Fiihrer, ringraziando dell'aiuto diplomatico e politico che il Duce aveva già dato e avrebbe potuto dare «anche nell'avvenire».

Nell'ultimo messaggio telegrafico al Duce -è vero -vi è qualcosa di più, e cioè un accenno alla inevitabile comunione (perchè??) dei destini dei due paesi (questa frase io la considero dovuta a Ribbentrop che me l'aveva detta il 25 quando io apportai il nostro primo messaggio chiarificatore), ma v'è anche il riconoscimento esplicito che Italia e Germania non si trovano ora sulLa stessa strada e che il Fiihrer è entrato in guerra di suo arbitrio. Ma v'è di più. Mentre le dichiarazioni al Reichstag e lo stesso telegramma pubblico al Duce potrebbero far supporre che la mancata richiesta dell'aiuto italiano sia subordinata alla persuasione che la Germania possa far da sè, potenzialmente riservando in caso di bisogno una eventuale chiamata in azione dell'Italia in base al Trattato di alleanza, niente di tutto questo appare nella lettera ultima. Il Fiihrer accetta a priori tutto quello che il Duce farà per lui, ma se e come piacerà allo stesso Duce di fare. Questa, per me, l'importanza di questo ultimo documento.

In sostanza il Duce aveva per obbiettivo di «sganciare senza rompere». Egli l'ha raggiunto. Noi siamo pienamente liberi dei nostri destini. Di questa libertà il Duce farà certamente uso nell'interesse esclusivo dell'Italia.

Il che non significa che noi non possiamo ancora essere utili alla Germania. La giornata del 2 settembre è per me molto significativa. O mi sbaglio o la Germania spera in un nostro nuovo intervento diplomatico quando -liquidata

n

la Polonia -essa si troverà a dover cominciare (perchè fino allora essa non la farà, almeno sul serio) la vera guerra, quella sul fronte occidentale. In questo momento essa potrà essere disposta a cond!zioni di pace anche generose (1).

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 473. (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 414. (3) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 530. (4) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 571.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6585/2043. Berlino, 4 settembre 1939.

Giova, prima che la memoria se ne perda, fissare taluni punti e talune date specialmente interessanti ai fini della storia.

È ormai provato che, fino al 25 agosto, i Tedeschi si ostinavano a non credere in una guerra generale. Ritornato da Mosca il 24, con uno sguardo che arieggiava il «veni, vidi, vici » di cesariana memoria, Ribbentrop credeva fermamente di avere -dopo ciò -praticamente allontanato dalla Germania il pericolo dell'intervento franco-inglese.

È la mattina del 25 che arriva -fulmine a ciel sereno -la risposta di Londra al patto germano-sovietico e cioè la conclusione di un'alleanza -formale e definitiva -con la Polonia.

La Germania -che aveva ordinato l'inizio delle operazioni per il 26 corre ai ripari. Sono convocati Henderson e Coulondre per un messaggio di pace suscettibile di ottenere, se non il disinteressamento franco-inglese, almeno il procrastinamento della loro entrata in azione.

Il Fiihrer manda contemporaneamente un messaggio anche al Duce. Questi risponde subito con una prima, fondamentale chiarificazione della nostra situazione. Il messaggio del Duce mi viene trasmesso per telefono, in chiaro. Non è da escludere che il suo senso generale ne sia stato portato a conoscenza del Ftihrer per via breve. Quando io porto tradotto il messaggio -verso le sei pomeridiane --il Ftihrer chiede di considerarlo. È probabilmente allora che il Fiihrer sospende o conferma definitivamente la sospensione delle istruzioni già date per l'inizio delle operazioni il 26. Donde le famose « informazioni Roatta » della serata.

Mi riservo di controllare ancora più minutamente le ore, ma mi sembra che le cose siano effettivamente andate proprio così.

Il Fiihrer comincia ora a comprendere chiaramente tutta la situazione. Aveva assoluto bisogno, per lo meno, di guadagnar tempo onde non farsi prendere -per giunta privo dell'aiuto attivo dell'Italia -quasi interamente alla sprovvista sul fronte occidentale.

Altro punto che merita di esser chiarito è quello della ultima mediazione inglese. Henderson ritorna da Londra con la proposta di negoziazioni dirette polacco-tedesche. A parer mio, il Governo tedesco ha creduto di non dover rigettare

la proposta se non altro a scopo tattico. Esso quindi, dopo matura considerazione,

invita, a bruciapelo, la Polonia a inviare un plenipotenziario, promettendo, nel

l'attesa, di elaborare delle opportune basi di discussione.

È adesso l'Inghilterra -la quale evidentemente aveva fatto un soverchio

affidamento sulla ragionevolezza polacca -che si trova in imbarazzo.

Varsavia nicchia e Londra mostra di non aver la possibilità o la forza di

far cedere la Polonia.

Londra replica quindi fra il sì e il no. Ha così luogo, fra le 11 e la mezza

notte del 30, l'incontro Henderson-Ribbentrop in cui questi, preso atto della

mancata presentazione del plenipotenziario polacco, dichiara all'Ambasciatore

inglese che ormai tutto è inutile, persino il comunicare le proposte che il Go

verno tedesco, fedele -esso -alla promessa, aveva frattanto elaborato e che

erano di una esemplare moderazione e generosità. Egli tuttavia le legge, con

concitata fretta e in tedesco, a Henderson il quale, affranto dalla fatica e dalla

tensione nervosa, non trova la forza per esigere che le proposte gli siano,

comunque e subito, comunicate per iscritto. Si mette all'opera allo scopo il

giorno dopo, ma era già tardi. Lo stesso Lipski non ne domanda, nel pomeriggio ·del 31, il testo.

Una vera e propria comunicazione delle proposte tedesche così all'Inghil

terra come alla Polonia quindi è mancata e non si può perciò onestamente dire

che esse siano mai state -da chicchessia -rifiutate. Si può, però, altrettanto

onestamente, dire che l'Inghilterra, quando si trattò di mettere in contatto i

due contendenti, si trovò a non poter disporre della Polonia.

È altrettanto evidente poi, a mio avviso, che il contegno polacco si spiega,

oltrechè con un orgoglio disgiunto da un qualunque «senso di proporzioni»,

anche col deliberato proposito di voler giuocare la carta della guerra finchè

era buona, cioè fino a quando la Polonia era sicura di poter contare sull'In

ghilterra.

(l) Il presente documento porta il visto di Mussolini.

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IL MINISTRO CONSIGLIERE A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. S. N. Berlino, 4 settembre 1939. Così è incominciata la nuova guerra europea. Mentre Ti scrivo, vedo dalla mia finestra le automobili che, sotto la guardia di un solo agente di Polizia e tra la indifferenza di una decina di curiosi, si preparano a portare alla Stazione i membri dell'Ambasciata di Francia .che lasciano la capitale del Reich: la radio ha, infatti, ieri, alle tredici e mezzo, in un assolato pomeriggio domenicale, annunziato improvvisamente al Paese lo «stato di guerra» dichiarato da Londra, e ha dato notizia, successivamente, del proclama del Fiihrer alle Truppe, del Memorandum esplicativo germanico, della decisione francese, della partenza, infine, del Fiihrer stesso per il fronte... Le ostilità al fronte occidentale dovrebbero e potrebbero cominciare da un momento all'altro e gli osservatori delle batterie antiaeree scrutano il cielo,

insolitamente chiaro e sereno. Tutto ciò senza che qui si sia avuta la minima manifestazione spettacolare, il minimo segno di emozione collettiva. Ovunque

calma e silenzio. Forse prova di disciplina e di forza d'animo: più probabilmente, come Ti ho. altra volta accennato, di malinconica rassegnazione e di non gradevole sorpresa. Caratteristica, in proposito, la circostanza che perfino le edizioni speciali dei giornali, distribuite ieri, nel tardo pomeriggio, tra la folla domenicale che gremiva, tranquilla, locali e giardini pubblici, hanno avuto circonlocuzioni e perifrasi per far comprendere che «l'Inghilterra aveva dichiarato la guerra» e hanno passato quasi sotto silenzio quanto avveniva, in quello stesso momento, nei riguardi della Francia.

Ho assistito alla seduta del Reichstag: nel complesso assenso più che altro convenzionale. Nessun colpo d'ala o di unghia. Il silenzio più assoluto sull'altro dramma, ben più importante e grave, quello del conflitto con l'Inghilterra e con Ja Francia, che già pesava nell'aria. Il Fiihrer, che già vestiva l'uniforme da campagna, non mi è sembrato avere, nel suo non lungo discorso, trovato accenti veramente degni dell'ora storica. E ciò per quanto egli fosse, in taluni momenti, visibilmente emozionato, specie negli accenni alla designazione dei suoi eventuali successori. Nel complesso una manifestazione improvvisata ed affrettata, che non ha trovato risonanza di folla al di fuori della Sala del Teatro Kroll.

La verità è che qui si parte (ed immagino sia altrettanto a Londra e specialmente a Parigi) già con la sensazione, nelle masse, della poca utilità della grande impresa. È una guerra pericolosa per tutti, per scopi sostanzialmente negativi, se si fa eccezione della questione del corridoio polacco che, come hanno dimostrato i documenti già noti al pubblico, poteva anche essere risolta pacificamente. A ciò si unisce la circostanza che oggi i Popoli partono già praticamente, nel campo delle limitazioni e restrizioni e quindi delle sofferenze e privazioni personali, dal punto di arrivo della guerra del 1914-18. Quando si pensa che a Londra, prima ancora che si iniziassero le ostilità, tutti i locali pubblici di svago sono stati chiusi e che in Germania già sono state distribuite e sono già entrate in vigore le tessere per il consumo dei viveri e dei generi di prima necessità! L'individuo sa già quindi, ancora prima della guerra, che, per anni, egli potrà consumare al massimo qualche centinaia di grammi di carne

o di burro alla settimana e potrà farsi risuolare le scarpe solamente una volta ogni quattro mesi, e così via!

Aggiungi ancora la estrema limitazione di qualsiasi traffico ferroviario e automobilistico, la sospensione delle linee aeree, i ritardi nei servizi postali, e sopratutto le misure di protezione antiaerea, che, applicate ottimamente e rigorosamente in questo paese nordico, faranno sì, nei prossimi mesi, che per buona parte della giornata, ossia dalle quattro del pomeriggio in poi, si viva praticamente nell'oscurità più assoluta. L'altro ieri sera, prima serata dell'oscuramento totale, ho attraversato il Kurfiirstendam, che Tu certamente ricordi sfolgorante di luci e rigurgitante di pubblico, vera Broadway europea. Orbene, la trasformazione era veramente impressionante. Qualche raro pedone, irriconoscibile nell'oscurità, quasi nessuna automobile, il silenzio più assoluto. Tutti si domandano quanto durerà? È vero che ci si abitua a tutto e che, già ieri, la seconda serata di oscuramento è apparsa meno tragica. I Berlinesi, come dimostravano le risate di ragazze e di soldati, che giungevano nel buio all'orecchio del passante, cominciano a fare buon viso a cattivo gioco. Ma ciò non toglie che l'entusiasmo per tutto ciò sia piuttosto relativo.

Questo come modeste impressioni esterne. Naturalmente, come Ti dissi altra volta, la guerra, anche se considerata con la mentalità e con l'entusiasmo con i quali si osserva e si compie un'operazione chirurgica, sarà qui fatta, e fatta, per disciplina di uomini e per potenza e dovizia di mezzi bellici, bene. Per l'impostazione psicologica della guerra nel Popolo, molto dipenderà dall'andamento della campagna in Polonia. Se veramente, ·come hanno predetto i Capi e come effettivamente farebbero prevedere i successi di questi primi due giorni, l'Esercito polacco sarà nel giro di poche settimane costretto a capitolare, la sensazione che la vittoria è ritornata, dopo la crisi di più lustri, sulle bandiere tedesche, non potrà non provocare favorevoli effetti sull'animo di queste popolazioni che sono sempre, se non guerriere, ce:rtamente congenitamente militari. E specialmente se la Francia, impigliata nelle difficoltà della mobilitazione, non approfitterà di queste prime settimane di tempo per afferrare, spingendosi verso Treviri ed in direzione del Reno, almeno un pegno di terra tedesca nelle sue mani.

Nei nostri riguardi, tutto continua ad andare bene. È vero che il comunicato del nostro Consiglio dei Ministri non è 'Stato pubblicato, nè è stato portato a conoscenza del pubblico, per ragioni interne che si possono comprendere, il telegramma finale del Fiihrer al Duce, ma è anche vero che le parole pronunziate al Reichstag sono state abbastanza chiare e che il Memorandum di ieri, che contiene il nuovo, preciso accenno all'azione compiuta dal Duce, persino all'ultimo momento, per una mediazione sostanzialmente favorevole alla Germania e capace di evitare il conflitto, non potrà non contribuire con efficacia a porre in risalto, dinanzi agli occhi tedeschi, l'atteggiamento amico da noi tenuto, anche se esso non abbia considerato un intervento di carattere militare.

Già oggi, infatti, nella stampa, si nota effettivamente come questa offerta di mediazione del Duce del 2 settembre, sia stata qui, ai fini dei rapporti itala-tedeschi, buonissima. In Germania essa ha servito contemporaneamente, presso gli elementi responsabili, a dare loro un nuovo importante argomento polemico contro l'Ingpilterra, accusata di aver fatto fallire l'iniziativa, e, presso la massa, a fornire una nuova prova dell'azione del Duce intesa a risparmiare alla Germania ed al mondo la jattura di una nuova guerra.

Evidentemente, anche se da parte di qualche elemento maggiormente chauvinista vi sarà qualche muso lungo o qualche scrollata di testa, non bisognerà certamente impressionarsi. Abbiamo fatto comprendere a tutti gli italiani qui residenti che attendiamo da loro un contegno calmo, fiducioso e sopratutto inspirato a dignità e a serena disciplina, perchè il nostro atteggiamento, che è e deve essere sempre dettato da sentimenti di profonda amicizia e di solidarietà per la Germania, appaia scevro da qualsiasi incertezza e non si presti ad alcuna polemica. In altre parole, nel quadro dell'Asse -occorre far comprendere l'Italia continua a lavorare pacificamente, nella coscienza della sua forza e delle sue possibilità.

Del resto, ripeto, tutto è andato bene e tutti si sono portati bene. Non viene segnalato alcun episodio poco simpatico nei nostri riguardi, anche i nostri numerosi gruppi di ·lavoratori agricoli (notevole la circostanza che, nei giorni scorsi, non sono state poche le domande di lavoratori offertisi, qualora il con· flitto fosse scoppiato anche per noi, per entrare subito in servizio dell'Esercito

tedesco) continuano tranquillamente, e senza nessun incidente, il loro lavoro

nelle campagne.

Dovrei anzi dire, a seguito della particolare cordialità manifestata ieri

dallo stesso Fiihrer, il quale, prima di partire per il fronte, ha voluto chiamare

l'Ambasciatore italiano per ringraziare ancora il Duce di quanto aveva e ha

fatto per la Germania (occorre riconoscere che Hitler, in questi scambi di vedute

con l'Italia, in momenti estremamente drammatici, si è personalmente condotto

molto bene), dovrei dire, ripeto, che il momento più pericoloso sia passato e

che, per varie circostanze e per la tempestiva « ,chiarificazione » italiana, il pe

riodo più delicato sia trascorso senza che, nei rapporti italo-tedeschi, si produ

cesse decisiva frattura.

P. S. Leggo la lettera del Fiihrer consegnata stamane al Duce da von Mackensen. Trovo questi contatti diretti ottimi e utili. Mi permetto suggerire che essi, di tempo in tempo, siano continuati e che quindi questi rapporti epistolari non siano lasciati cadere. Le lettere del Fiihrer, ora che egli si è trasferito definitivamente al campo, possono essere elementi necessari per conoscere le sue direttive di azione e di marcia.

2) Sono stato lieto di apprendere ieri 'Che le spedizioni di carbone per l'Italia, cosa assolutamente necessaria per la tanto auspicata creazione delle nostre indispensabili scorte, continuano regolarmente e che le Autorità di Berlino hanno veramente impartito in proposito opportune disposizioni alla periferia. Penso, che, per praticità, gran parte di quel carico potrà avviarsi, via acqua, con le maone renane, verso Rotterdam, per esservi tranquillamente imbarcato. E, almeno, per ora, l'interruzione dei traffici tedeschi con la Francia, ha permesso una disponibilità rilevante di vagoni anche per gli invii via terra.

3) Molto opportunamente Attolico ha suggerito a Mastromattei l'idea di aprire le frontiere a quanti altoatesini desiderino andarsi a battere per la Germania. Naturalmente li faremo raggiungere dalle famiglie e l'esodo sarà grandemente facilitato. Quelli che rimarranno in Alto Adige dopo una tale occasione, di poter combattere per la «patria tedesca» dovranno calare le ali per sempre (1).

23

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. SEGRETA 5718/2600. Parigi, 4 settembre 1939.

Faccio seguito alla mia lettera del 2 settembre n. 5681/2582 (2) e continuo la mia cronaca.

Nel pomeriggio del 2 settembre Pietri, messo al corrente da Bonnet delle telefonate avvenute fra questi e V. E. mi fa chiedere di andare da questo Ambasciatore d'Inghilterra per indurlo ad insistere presso il suo Governo affinchè accetti una qualsiasi formula che, sospendendo le ostilità, non implichi un

ritiro delle truppe tedesche dal territ<Jrio polacco. Rispondo che non ho istruzioni per fare qualsiasi passo, ma che posso soltanto vedere Phipps a titolo amichevole e !imitarmi a sondare le acque. Vado infatti da Phipps coll'aria di chiedergli notizie e lo trovo scettico e freddo sulle possibilità di ulteriori tentativi. Mi dice che il Governo inglese non 'può rinunziare alla sua richiesta circa il ritiro delle truppe tedesche. Gli abbietto che la formula dell'armistizio non implica il ritiro delle truppe e che con un ·PÒ di buona volontà si potrebbe trovare una qualsiasi via di uscita di carattere pratico. Naturalmente tutto questo a titolo personale, ragione per cui, dopo un breve e cordiale scambio di idee, tronco subito la conversazione.

Tornato all'Ambasciata, mi dicono che De Monzie chiede di vedermi in serata. Mi incontro con lui verso le 21,30 appena terminato il Consiglio dei Ministri. Vengono anche Mistler e Pietri. Mi raccontano quanto è accaduto nel Consiglio circa la proposta di V. E. Tranne qualche inutile discussione con i soliti oppositori, tutti si erano mostrati disposti ad accettarla, sempre, però esigendo il ritiro delle truppe tedesche. Poi erano venute notizie disastrose circa l'avanzata germanica in Polonia ed i Ministri si erano mostrati più ragionevoli circa detto ritiro, vedendone anche la materiale impossibilità. Bisognava trovare una formula di ripiego. De Monzie telefona a Bonnet il quale gli dice che ha proposto a V. E. la formula del ritiro simbolico e fa pregare me di telegrafare a V. E. nello stesso senso. Vado all'Ambasciata alle ore 23 per telegrafare (miei 203 e 204) (1).

La mattina seguente apprendo l'ultimatum inviato dall'Inghilterra alla Germania con scadenza per le ore 11 della mattina stessa. Mi viene riferito che nella notte, mentre Bonnet si stava adoperando con V. E. per l'accettazione della formula del ritiro simbolico, gli inglesi improvvisamente verso le ore 23 avevano convocato un Consiglio dei Ministri straordinario, nel quale avevano deciso di mantenersi fermi sull'esigenza del ritiro delle truppe tedesche e di rompere gli ultimi indugi e le ultime discussioni. Bonnet, avuta tale notizia, aveva telefonato immediatamente a Londra o forse Halifax gli aveva telefonato prima. Certo è che avvenne tra i due un drammatico colloquio, nel quale Bonnet cercò ancora una volta di far pazientare il Governo inglese e di continuare le trattative per una formula soddisfacente di armistizio. Ma, a quanto mi viene assicurato, i due non si poterono assolutamente intendere. D'altra parte gli inglesi avevano già inviato a Henderson, a quanto sembra, l'ultimatum per la Germania e avevano quindi messo i francesi di fronte al fatto compiuto. È così che si spiega la notevole differenza di ore tra l'ultimatum inglese e quello francese,. consegnato da Coulondre alle ore 12 del 3 settembre con scadenza alle ore 17. Bonnet non aveva avuto materialmente il tempo; dopo di aver dovuto piegare al fatto ·compiuto inglese, di aggiustare le sue ore su quelle del Governo di Londra.

Tutto ciò naturalmente ha lasciato una profonda impressione negli uomini di Governo francesi e in quegli ambienti politici che hanno potuto sapere come si sono svolte le cose nella notte sul 3 settembre. Ma naturalmente la Francia non aveva alcuna possibilità di non conformarsi all'atteggiamento di

2 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

Londra. E così è cominciata questa guerra fredda e cerebrale che non si sa ancora come potrà essere praticamente condotta. È perciò che vi è ancora chi spera che 'le cose possano trovare nei prossimi giorni una via di accomodamento, nonostante la dichiarazione di guerra, sopratutto se la Polonia, in seguito a una rapidissima avanzata tedesca, si inducesse a chiedere la pace (1).

(l) -A questo punto il documento porta la seguente annotazione a matita: • Si». (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 606.

(l) Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 616 e 617.

24

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5712/2596. Parigi, 4 settembre 1939 (per. giorno 8).

Rimetto, qui unito, copia della nota in data 3 settembre corrente, con la quale questo Ministro degli Affari Esteri mi ha comunicato il testo della notifica relativa allo stato di guerra esistente tra la Francia e la Germania.

ALLEGATO

IL SEGRETARIO GENERALE DEL MINISTERO DEGLI ESTERI FRANCESE, LÉGER, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

L. s. N. Parigi, 3 settembre 1939.

En conformité de l'article 2 de la Convention 3 de La Haye du 18 octobre 1907, j'ai l'honneur de vous faire parvenir ci-joint la· notification relative a l'état de guerre existant entre la France et l'Allemagne.

ANNESSO

NOTA

Parigi, 3 settembre 1939.

L'agression que le Gouvernement allemand, au mépris des méthodes de règlement pacifique des différends auxquelles il s'était engagé à recourir, et des appels à la libre discussion ou à la médiaton que lui adressaient les voix les plup autorisées, a commise contre la Pologne, le Ier septembre, en violation des engagements les plus librement acceptés tant envers la Pologne elle-meme qu'envers tous les Etats signataires du Pacte de renonciation à la guerre du 27 aout 1928, a mis la République Française en face de ses obligations d'assistance à la Pologne, obligations résultant de traités publiés et connus du Gouvernement du Reich. ·

L'effort supreme tenté par le Gouvernement de la République Française et par le Gouvernement Britannique en vue de maintenir la paix par la cessation de l'agression s'est heurté au refus du Gouvernement allemand.

En consequence, par suite de l'agression dirigée par l'Allemagne contre la Pologne, l'état de guerre se trouve exister entre la France et l'Allemagne à dater du 3 septembre 1939, à dix-sept heures.

La présente notification est faite en conformité de l'article 2 de la Convention III de La Haye du 18 octobre 1907, relative à l'ouverture des hostilités.

(l) Il presente documento porta il visto di Mussolini.

25

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. PER CORRIERE AEREO 3211/1386 Bucarest, 4 settembre 1939

(per. giorno 6).

Questo Ministro di Spagna mi ha informato di aver rimesso a questo Ministro degli Affari Esteri il messaggio del Generale Franco qui unito in copia (all. n. l) accompagnandolo con la nota che parimenti accludo in copia (all.

n. 2) (1). Il Ministro degli Esteri ha risposto con la nota di cui all'allegato n. 3 (2). Avendo tuttavia il Marchese de Prat domandato al Signor Gafencu che

il Governo romeno facesse una dichiarazione pubblica nel senso del messaggio del Caudillo, il Ministro degli Esteri gli ha risposto di non potere aderire a tale richiesta dovendo evitare, nella sua qualità di alleato, quaLsiasi gesto che possa contribuire ad impedire ad aUri Stati di venire eventuaLmente in soccorso deHa PoLonia.

26

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI

T. P. R. 19030. Roma, 5 settembre 1939, ore 4.

Vostro telespresso n. 354 del 16 luglio u. s. (3).

PregoVi riferire per corriere aereo esatta composizione delegazione irakiana che si è recata Riad, indicandomi i militari che ne facevano parte e fornendomi su di essi le informazioni che potrete raccogliere in modo assolutamente discreto.

Mi saranno pure gradite ulteriori informazioni circa intese ·che sarebbero intervenute fra Irak e Saudia su questioni confinarie e di tribù nonchè su questioni militari. A quanto sembra accordi raggiunti durante permanenza Riad missione irakiana sarebbero ora in esame presso codesto Governo per ratifica. Gradirò mi teniate al corrente dell'eventuale perfezionamento, di tali accordi.

Presente comunicazione e indagini da esperire dovranno mantenere carattere riservato.

27

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. P. R. 1945/267 (4). Roma, 5 settembre 1939, ore 4.

Pregovi trasmettere dott. Pennachio delegato Banca Italia seguente telegramma S. E. Azzolini:

« Chiedete Banca di Francia se sarebbe disposta acquistare circa 3 tonnellate oro in verghe da spedirsi Parigi contro cessione dollari o franchi svizzeri. Rispondete massima urgenza ».

(l) -Non pubblicati. (2) -Non pubblicata. (3) -Non pubblicato. (4) -Il numero del protocollo generale è errato: probabilmente manca una cifra.
28

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, TALAMO

T. P. R. 19512/182. Roma, 5 settembre 1939, ore 4.

Telegramma di V. E. 190 (1).

Prego telegrafarmi se codesto Presidente del Consiglio mantiene per viaggio in Italia data originariamente scelta oppure se -come ritengo più opportuno egli non pensi differire sua visita ad epoca ulteriore.

29

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 652. Tokio, 5 settembre 1939, 01·e 5 (2) (per. ore 18).

Telegramma di V. E. n. 262 (3).

Comunicazione Ambasciatore del ,Giappone conferma in massima quanto aveva riferito con mio telegramma n. 612 (4). Nuova conferma se ne è avuta oggi da questo Ministero della Guerra. Circa però rapporti con Russia esso parla per ora solo di «un atto di normalizzazione » e non «di patto». Per tale scopo sarebbero stati chiesti i buoni uffici di Ribbentrop.

30

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 653. Tokio, 5 settembre 1939, ore 10 (per. ore 18).

Ambasciatore di Francia ha avuto istruzioni di fare di tutto anche a costo di sacrifizi, per mantenere buoni rapporti con Giappone agendo specialmente su militari. Pare che all'uopo Ambasciata abbia avuto autorizzazione distribuzione decorazioni in abbondanza.

31

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 654. Tokio, 5 settembre 1939, ore 10,50 (per. ore 18).

Vice Ministro ha dato copia a me (come al tedesco, all'americano e al polacco) di un promemoria consegnato all'inglese e al francese, di cui mi ha detto che sarà forse pubblicato il riassunto dalla stampa.

Vi si chiede che Inghilterra e Francia si astengano da misure le quali possano pregiudicare posizione giapponese circa questione cinese.

Oltre a ciò si dà amichevole avviso ai belligeranti di ritirare le loro truppe e le loro navi da guerra dalle regioni della Cina che si trovino sotto controllo giapponese (leggi concessioni).

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 73. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Ora locale •. (3) -Vedi D. 9. (4) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 175.
32

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 72. Montevideo, 5 settembre 1939, ore 11,16 (per. ore 18,40).

Mio telegramma 69 (1).

Questo Governo ha dichiarato neutralità Uruguay di fronte conflitto europeo confermando possibilità procedere consultazione fra Paesi americani previsti accordi Buenos Aires anno 1936 e Lima anno 1938.

33

IL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 128. Alessandria, 5 settembre 1939, ore 12,50 (per. ore 17,15).

Questo Presidente del Consiglio mi ha detto che Sua Maestà il Re Faruk scriverà una lette:t:a autografa a Sua Maestà i:l Re lmperatore per ringraziarLo dell'opera svolta dall'Italia a favore della pace.

34

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 83. Teheran, 5 settembre 1939, ore 14,06 (per. giorno 6 ore 0,45). Questo Ministro Affari Esteri mi ha ieri manifestato grande soddisfazione di

S. M. Scià e di questo Governo per attitudine presa da R. Governo di non entrare nell'attuale conflitto perchè ciò ha significato mantenimento pace nel Mediterraneo e in tutto il Medio Oriente.

Questa dichiarazione si riferiva certamente alle preoccupazioni causate dall'accordo anglo-turco. Predetto Ministro mi ha poi annunziato dichiarazioni ufficiali Persia assoluta e stretta neutralità che sono state infatti diramate stamani.

Non mi è sembrato rassicurato sul recente accordo russo-tedesco in quanto ritiene non (dico non) possa avere portata semplicemente negativa nè consacrare assenteismo dell'U.R.S.S., ma significa una ripresa della grande politica Russa d'espansione.

Risulta che questo Governo avrebbe richiamato alcune classi e che concen tramento di truppe sia stato effettuato con prevalenza verso la frontiera sovietica (Meshed e Dyevi sul Caspio) ed anche nella Vibrasciraz.

Quest'ultimo avrebbe più che altro scopo mantenere tranquille tribù suscettibili subire influenza inglese.

(l) Non pubblicato.

35

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 129. Mosca, 5 settembre 1939, ore 14,15 (per. ore 18).

Nella cronaca avvenimenti bellici stampa sovietica pur mantenendo attitudine formalmente neutrale rivela chiaramente simpatia per parte tedesca. Tale impressione si riceve da trasmissioni radiofoniche. Non vi è nessun commento conflitto, ma in comizi operai vengono ripetute accuse contro Inghilterra e Francia e si esprime piena approvazione politica illustrata da ultimo discorso Molotov al quale si attribuisce il merito di aver mantenuto U.R.S.S. estranea guerra.

36

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. P. R. 19589/272. Roma, 5 settembre 1939, ore 14,50.

Vostro 209 (1). Autorizzate Banca Francese e Italiana per l'America del Sud ad entrare in trattative essendo noi in linea di massima disposti ad eseguire forniture richieste.

37

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

.

T. 112. Atene, 5 settembre 1939, ore 15,25 (per. ore 17,25).

Mio telegramma n. 110 (2).

Questo Ministro Jugoslavia mi ha detto che iniziativa per una dichiarazione collettiva di neutralità dell'Intesa balcanica è fallita per l'opposizione Governo turco. Mio collega jugoslavo condivide mia impressione che ritardo frapposto da questo Governo a fare una dichiarazione esplicita di neutralità come hanno già fatto Governi romeno e jugoslavo sia dovuto a scambio di vedute in corso a questo proposito fra Governi greco e turco.

(l) -Vedi D. 5. (2) -Vedi D. 10.
38

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 210. Parigi, 5 settembre 1939, ore 15,45 (per. ore 18,50).

Secondo informazioni che trasmetto con ogni riserva esercito francese avrebbe già iniziato offensiva su fronte Sarre con l'obiettivo aggirare linea Siegfried.

39

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 211. Parigi, 5 settembre 1939, ore 15,45 (per. ore 16,50).

Secondo fonte che devo considerare attendibile, due o tre giorni sono i Governi romeno, turco e greco avrebbero fatto scandagliare Belgrado suggerendo occupazione preventiva Bulgaria in caso attacco tedesco contro Romania o italiano contro Salonicco.

Belgrado avrebbe respinto tale suggerimento dichiarandosi garante atteggiamento Bulgaria.

40

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 212. Parigi, 5 settemqre. 1939, ore 15,45 (per. ore 16,50).

Secondo le notizie qui giunte Ministro Olanda a Londra sarebbe stato convocato al Foreign Office dove gli avrebbero detto che Olanda commetterebbe grosso errore se credesse commerciare comodamente colla Germania e salvare suo Impero coloniale a spese Inghilterra e Francia. Se essa persistesse nell'idea trafficare col nemico, inglesi sarebbero decisi procedere blocco rigoroso Olanda

41

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 121. Ankara, 5 settembre 1939, ore 17,25 (per. giorno 6, ore 5).

In mancanza di qualunque manifestazione ufficiale da parte di questo Governo, atteggiamento Turchia deve desumersi da indizi e da attento esame stampa specialmente di carattere ufficioso.

Si dice che Russia avrebbe informato Turchia che se navi da guerra inglesi venissero autorizzate a entrare nei Dardanelli Governo sovietico chiederà presenza nel Bosforo di sue unità del Mar Nero. Dei posamine turchi sarebbero pronti eseguire sbarramento Dardanelli. Finora nulla è stato fatto benchè .piro

scafi turchi abbiano interrotto loro linee nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Notizia diffusasi della ripresa di servizi marittimi italiani nel Mediterraneo e quella della riapertura traffico confine franco-italiano sono segnalati come sintomi tranquillizzanti e tali da far dubitare della veridicità della notizia data dalla « United Press » secondo cui inglesi e francesi avrebbero mandato una nota all'Italia per chiederle di definire sua posizione.

In genere la stampa commenta che data assenza Italia la guerra è molto lontana dalla Turch,ia. Ufficioso « Ulus » dedica odierno articolo fondo all'Italia e scrive che tutta l'attenzione è ora rivolta su Roma e sul vero significato della sua « neutralità » ma fa tre ipotesi: o è una manovra oppure una minaccia per il futuro oppure frutto di divergenze di vedute e di metodi fra il Duce e il Ftihrer sul modo di risolvere i problemi europei. Propende per la terza ipotesi, perchè l'assenza dell'Italia dal conflitto impedisce l'applicazione di quel piano fulmineo di guerra che era attributo alle Potenze dell'Asse ed aggiunge: « Se la Germania ha accettato da sola, malgrado l'opposizione deil'Italia, la responsabiiltà di una guerra ed ha dichiarato al mondo che non ha bisogno dell'aiuto dell'Italia, nessuno può considerare la neutralità italiana come una violazione di impegni o un tradimento! ».

Trattato di commercio tedesco-turco di cui al mio telegramma n. 105 (l) non è stato prorogato perchè il Governo turco non ha accettato proposta di von Papen.

42

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 206. Sofia, 5 settembre 1939, ore 20,08 (per. ore 22,45).

Mio telegramma posta 0158 (2).

Nonostante voci corse Consiglio dei Ministri ieri non ha preso decisioni pubblicare neutralità Bulgaria mentre soltanto radio bulgara comunicava tale atteggiamento accompagnato «Volontà inflessibile pace con giustizia». Procedimento che distaccasi da contemporanei comunicati Consiglio Ministri jugoslavo-romeni proclamanti neutralità rispettivi Governi è qui parso significativo indipendenza condotta politica bulgara.

43

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 296. Budapest, 5 settembre 1939, ore 21,30 (per. il giorno 6, ore 6,20).

l. -Secondo questo Vice Ministro Affari Esteri caduta Varsavia sarebbe imminente: prevista questa sera o domani. Negli ambienti ufficiali del resto perfettamente sereni, benchè notizie fossero prevedute, notasi malcelata preoccupazione per i possibili sviluppi situazione e future intenzioni tedesche.

Negli ambienti militari si avverte sempre maggiore aumento sentimenti ammirazione per Esercito tedesco.

2. -Grave apprensione regnerebbe a Bucarest: Vice Ministro mi ha detto essere stato segnalato che stamane stesso Re Carol si sarebbe recato da Hitler per assicurare Germania lealtà della Romania e sua intenzione osservare pienamente accordi Trattati Commercio. Notizia però non era stata controllata.

Se forse Germania potrebbe essere ancora disposta pace, Inghilterra sarebbe invece decisa proseguire guerra ad ogni costo: Ministro d'Inghilterra, mi ha detto Voernle, ha detto ieri a Ministro degli Affari Esteri che la guerra sarà lunga, fino completa vittoria e senza pietà.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Riferimento errato •· Si tratta del T. 115. vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 509. (2) -Vedi D. 16.
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IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 46. Riga, 5 settembre 1939, ore 22,24 (per. giorno 6, ore 7,30).

Persistono circolare qui, favorite da propaganda anglo-francese, voci già segnalate [mio telegramma n. 42 del 24 agosto scorso (l)] secondo cui patto russo-tedesco condurrebbe verosimilmente ad intese militari che permetterebbero ad U.R.S.S. occupare Stati Baltici. Tali dicerie vengono denegate in questi circoli governativi, dicesi dietro assicurazioni che sarebbero state chieste ed ottenute a Berlino (vedi anche mio telegramma n. 45 in data odierna) (2). Ma è evidente che al sollievo causato dal fallimento dei negoziati anglo-francòsovietici è subentrata diffidenza ed apprensione anche nei riguardi intese fra Reich e U.R.S.S .. Tuttavia Governo lettone non ha finora creduto opportuno richiamare riserve nè sembra quindi aver preso misure eccezionali difesa alla frontiera orientale.

Nervosismo popolazione tradizionale ostile sia ai tedeschi che ai russi è implicitamente confermato dagli appelli alla calma del Governo e manifestato dal ritiro dei depositi dalle Banche per acquistare oggetti preziosi nonchè dall'accaparramento di derrate alimentari subito infrenato da provvedimenti di polizia.

Stampa locale severamente controllata mantiene tuttavia ,contegno marcatamente imparziale verso parti in conflitto, salvo simpatie prudentemente espresse da organi varie minoranze etniche.

45

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, VON RIBBENTROP

L. 6088. Roma, 5 settembre 1939.

Mi permetto di scriverVi su una questione di natura assai delicata, ma lo faccio in virtù dei nostri rapporti politici e personali basati sulla più schietta e cordiale comprensione.

In uno dei nostri recenti incontri Vi parlai di von Papen e mi lamentai con Voi per alcune attività da lui svolte in Turchia particolarmente in relazione alla impresa albanese, che apparivano essere, in base a precise notizie, in contrasto con le finalità della nostra azione politica.

Recentissime informazioni mi confermano ora in maniera sicura che von Papen continua a svolgere presso il Governo turco un'azione di natura dannosa e pericolosa.

Mi risulta infatti che il Vostro Ambasciatore in Turchia, nel corso di un colloquio da lui avuto in questi giorni con il Ministro degli Esteri Saracoglu, si è avventurato in una discussione circa l'inammissibile e assurda idea di un regolamento, tra la Turchia e l'Italia, della questione delle Isole dell'Egeo (ed in particolare dell'Isola di Castelrosso).

Indipendentemente dal fatto che non esiste nessuna ragione di «regolamento» della questione delle Isole Egee, già regolata da molti anni con Patti che nessuno può pensare di discutere, attiro tutta la Vostra attenzione ancora una volta sull'attività di von Papen e Vi prego di voler seriamente considerare l'opportunità di porre un termine a queste sue iniziative, le cui conseguenze possono assumere carattere di gravità, e non vi nascondo che una eventuale misura nei riguardi di von Papen -sulla cui lealtà verso lo stesso Nazismo abbiamo fondate ragioni di sospetto -sarebbe indubbiamente vantaggiosa per Voi e per noi (1).

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 209. (2) -Non pubblicato.
46

L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, FRANÇOIS-PONCET, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. Roma, 5 settembre 1939.

Mon Gouvernement m'a prié de Vous dire combien il avait sincèrement apprécié la décision adoptée par le Gouvernement italien de s'abstenir de toute iniziative militaire. Le Gouvernement français a vu avec plaisir dans cette attitude une preuve de la maitrise et de la sagesse du Gouvernement Royal, le témoignage d'une haute conscience des intérèts essentiels de l'Europe, une précieuse raison d'espérer que ces intérèts pourront ètre sauvegardés.

M. Daladier, Président du Conseil, a tenu, du reste, à rendre hommage devant le Parlement aux nobles efforts que le Gouvernement italien a déployés afìn d'arrèter la guerre. Les paroles qu'il a prononcées montrent que la pensée qui a animé le Gouvernement italien a rencontré la parfaite compréhension et la pleine estime du Gouvernement de la République.

Celui-ci aurait été heureux que l'initiative italienne pùt ètre couronnée de succès.

Le fai·t que !es évènements en aient décidé autrement n'a.moindrit en aucune manière le sentiment de gratitude que le Gouvernement français conserve à l'égard du Gouvernement italien.

La France a été contrainte d'engager des opérations envers l'Allemagne. Son Gouvernement est résolu à les poursuivre dans le respect scrupuleux des droits de l'Italie.

(l) Il presente documento. di cui si conserva negli Archivi di Palazzo Chigi solo una minuta. fu trasmesso a Berlino con Telespr. da Roma n. 6089, in data 5 settembre, firmato Anfuso, non pubblicato. Vedi, per la corrispondente parte tedesca, Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D (1937-1!J45), VII, D. 553.

47

L'AMBASCIATORE DI SPAGNA A ROMA, CONDE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. Roma, 5 settembre 1939.

Al parteciparme anoche telegraficamente el Ministro de Asuntos Exteriores que en el Boletin Oficial de hoy seria publicado el Decredo disponiendo la neutralidad de Espafia en el actual conflicto, afiade el Sefior Beigbeder que como prueba de especial consideraci6n hacia Italia habia anticipado confidencialmente esta noticia al Embajador de Su Majestad el Rey Emperador.

48

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6612/2059. Berlino, 5 settembre 1939 (per. giorno 7). Mio telespresso n. 6574/2040 del 4 corrente (1). Ho domandato a Weizsacker se nei discorsi scambiati fra il nuovo Ambasciatore sovietico e il Ftihrer -discorsi che come è noto non sono stati pubblicati -ci fosse stato niente di specialmente interessante. Il Segretario di Stato mi ha risposto di no. Analogamente per le conversazioni che sono seguite e che del resto sono state molto brevi. Si è però, da entrambe le parti, come preso atto della « nuova situazione » creata col patto germano-sovietico. Ho ulteriormente domandato cosa vi fosse di vero sulla speciale importanza della missione comunemente attribuita al Capo della Missione militare sovietica che ora rimp.iazza l'ordinario addetto militare. Come è noto questo posto è ora tenuto dal generale Massimo Purkajev che, così per l'elevatezza del suo grado, come per la sua asserita eccezionale competenza militare, è ritenuto uno degli assi delle forze armate sovietiche. La scelta di una tale personalità al posto di Berlino ha fatto sorgere il dubbio che dietro di essa si celi il desiderio di avere qui un elemento adatto ad assicurare una eventuale cooperazione militare germanormsa in Polonia. Ho domandato a Weizsacker se tutto questo fosse vero. La risposta è stata negativa, ma non sicura e non posso ritenerla quindi come conclusiva.

(l) Non pubblicato.

49

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6613/2060. Berlino, 5 settembre 1939.

Desidero richiamare l'attenzione della E. V. sulla tendenza -che mi sembra

ormai evidente -da parte del Governo tedesco a volersi affermare in questa

guerra come scrupoloso custode ed osservante sia della neutralità, sia delle

cosidette leggi internazionali della guerra.

Non saranno sfuggite a V. E. la ostensività e la premura con cui la Germania ha proceduto nei riguardi di tutti i neutri. Ambasciatori e Ministri sono stati appositamente rinviati in sede, latori di messaggi e assicurazioni speciali, formali e solenni per i Sovrani dei rispettivi paesi (vedi ad es. Biilow-Schwante a BrJ.Ixelles): in taluni casi ricorrendosi addirittura all'invio di Ambasciatori straordinarii come ad es. nel caso di von Hassell (ora nuovamente in circolazione) andato a Copenaghen e a Stoccolma. In altri casi ancora, la Germania ha persino fatto comprendere ch'essa non si sarebbe sentita in materia neanche limitata dalla regola di una stretta reciprocità. Es. l'Egitto, al quale è stato dichiarato or è una settimana che, ove mai esso si fosse trovato a partecipare a un conflitto soltanto in conseguenza e base del trattato che lo lega all'Inghilterra, i cittadini egiziani avrebbero potuto continuare a rimanere ciò non astante in Germania godendovi il trattamento di neutri.

La neutralità ed i neutri sono infine costante oggetto di considerazione e di rispetto da parte della stampa. Nella Diplomatisch-Politische Korrespondenz di avantieri si parlava addirittura dei paesi neutri -anche iiJ. considerazione del fatto -apertamente riconosciuto -che parecchie grandi potenze ne fanno parte -come di un fattore decisivo nella situazione.

Il terzo Reich tiene anche, analogamente, ad affermarsi come rispettoso delle cosidette « leggi internazionali »· « Intendo --ha detto il Fiihrer al Reichstag il 1° settembre -che le azioni necessarie siano condotte in modo da non contraddire a quello che vi dissi, in questo Reichstag, come proposta fatta al Mondo. Ciò significa che non intendo fare la lotta contro le donne ed i bambini. Ho pertanto dato alla mia aeronautica l'ordine di limitarsi, nei suoi attacchi, agli obiettivi militari »: analogamente, salvo casi di ritorsione, per i gas tossici. Una speciale assicurazione in proposito è stata persino data alla Polonia.

Ancora ieri, quando il Segretario di Stato Weizsacker smentiva all'Incaricato d'Affari americano il siluramento dell'Athenia, adduceva che «prima di tutto, è stato dato ordine alla Marina tedesca di attenersi alle « regole internazionali » della Guerra marittima ed agli accordi firmati dalla Germania; inoltre, che nessun bastimento da guerra tedesco si trovava in quelle acque ». Sintomatico l'ordine dato alle ragioni. La seconda sarebbe bastata. Si è data invece come prima la volontà della Germania di attenersi alle «regole internazionali».

Tutto questo è indubbiamente sintomatico, e fa parte di un piano prestabilito. Non si vuole una estensione del conflitto, e si realizza che -rebus sic stantibus -molti paesi possono essere più utili alla Germania come neutri che come nemici. Esempio tipico la Romania. Perchè non avere i petroli romeni

quasi a domicilio e senza scomodi -e cioè attraverso le ordinarie vie commerciali -piuttosto che essere obbligati a prenderli, occupando -con enorme dispendio di forze e di mezzi -il paese?

Questo è un ragionamento che andrà, naturalmente, bene fino a un certo punto, fino a quando cioè la Germania avrà merci da dare in cambio -per tal modo pagandoli -agli altri paesi. Dopo, quando per l'effetto della scarsezza della mano d'opera nelle officine civili, le cose incominceranno a cambiare e gli oggetti di scambio diminuiranno, la situazione diventerà certo più difficile. Ma, almeno sino a quel momento, la Germania si guarderà bene dal disturbare i neutri, tanto più che -· richiamo ancora una volta quanto diceva la Diplomatisch-Politische Korrespondenz -per lo stesso fatto che comprendono parecchie grandi potenze, essi costituiscono nella situazione attuale un fattore decisivo. A che cosa servirebbero ad es. per la Germania una Ungheria ed una Bulgaria alleate e in armi se non ad eccitare l'ostilità della Romania e degli altri paesi dell'Intesa Balcanica?

Anche -quindi -considerata da questo solo punto di vista, l'attuale astensione dell'Italia dal conflitto è tutt'altro che inutile alla Germania. Inter alia, essa garantisce, direi automaticamente, la neutralità della Jugoslavia, della Grecia, dell'Egitto, della Turchia... Non senza ragione l'inviato spedale del Journal da Ankara scrive -secondo un telegramma interno del D.N.B., non destinato alla pubblicazione -quanto segue:

«Nei circoli ufficiali turchi... si è d'opinione che la neutralità italiana rappresenti un appoggio per la Germania e in certo senso un'improvvisata linea di Sigfrido, per eliminare un fronte di attacco. La questione è tuttavia se Roma rimanga neutrale per aiutare Hitler in un'azione successiva. In Turchia si considera questa neutralità come un ultimo sforzo della Germania di neutralizzare il conflitto (leggi localizzare). La Germania dispone attualmente di due corazze: la linea Sigfrido e la neutralità italiana».

50

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5728/2604. Parigi, 5 settembre 1939 (per. giorno 9).

Lavai mi ha dato il testo delle dichiarazioni da lui fatte al Senato nella seduta del 3 corrente e che sono state in parte censurate sulla stampa (mio telespresso n. 5710/2594 del 4 corrente (1). Le invio in allegato a V. E.; le parole censurate sono quelle sottolineate.

ALLEGATO

J'ai signé en 1935 les accords de Rome avec M. Mussolini pour la sauvegarde de la Paix en Europe. Ces accords sont détruits. Je rappelle que la raison qui les avait déterminés est aujourd'hui plus vivante que jamais et je demande au Gouvernement de s'en souvenir pour agir.

(l) Non pubblicato.

51

IL CONSOLE GENERALE AD INNSBRUCK, ROMANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 15360/510. Innsbruck, 5 settembre 1939 (per. giorno 9). Mi onoro riferire a V. E. sulla situazione politica in questa regione, in relazione ai gravi eventi degli ultimi giorni. La fase della situazione che va dal 23 agosto (conclusione del patto russotedesco) al 31 dello stesso mese è stata febbrilmente seguita in tutti i ceti con grandissima attenzione e con la non celata speranza di una maggiore arrendevolezza inglese. Ma tale speranza è subito svanita allorchè l'Inghilterra ha risposto mediante la firma del trattato con la Polonia: allora è subentrata una ansia vivissima, giustificata del resto dai seri preparativi qui effettuati e culminati nella quasi totale mobilitazione di mezzi e di uomini e nell'invio dell'intera guarnigione del Tirolo in Slovacchia. La popolazione, e specie il ceto rurale, ha così vissuto ore di attesa contenuta ma evidentemente penosa, ed ha sentito come un incubo il fatale avanzarsi del temuto evento finale: ma ciononostante non rinunziava a confidare in un qualche fatto nuovo, imprevisto e miracoloso, che recasse la salvezza, e quasi per istinto volgeva gli sguardi verso Roma. In questa atmosfera è giunta il l o settembre la notizia dell'inizio delle ostilità tedesco-polacche, seguita, dopo altri due giorni di ansiosa speranza in una circoscrizione del conflitto, da quella della dichiarazione di guerra da parte della Gran Bretagna e della Francia. In un simile stato d'animo tali notizie, !ungi dal provocare entusiasmo, sono state accettate con passiva rassegnazione come l'ingrato annuncio di una nuova gravissima prova cui veniva chiamata anche l'Austria, dopo appena un anno e mezzo dal violento ribaltamento della propria vita. Così non si è verificata qui alcuna manifestazione di popolo che sottolineasse l'inizio di quella nuova era sulla quale la Germania poggia le sue più grandi speranze. Nessun imbandieramento delle finestre, nessun grido di saluto e di augurio alle truppe partenti che, a differenza di quanto era avvenuto nel 1914, sfilavano tra il freddo silenzio degli astanti: e, cosa forse anche più significativa, nessun discorso da parte dei capi nazisti, nessuna pubblica riunione indetta dalle Autorità. Solo la gioventù, composta di studenti secondari, è inebriata e sogna con entusiasmo il raggiungimento delle mete prefisse: il resto della popolazione -compresi i nazisti, a quanto mi viene assicurato -serba ancora vivissimo il ricordo dell'ultima guerra e si rammarica di doverne vivere e combattere un'altra, che le sarebbe stata risparmiata ove l'« Anschluss » non fosse avvenuto; misura il potenziale di resistenza dei contendenti e fa considerazioni e pronostici che non sempre rivelano un'assoluta sicurezza nelle forze tedesche. Da ciò può arguirsi che il nazismo potrà forse trovarsi in un non lontano avvenire nella necessità di fronteggiare qualche difficoltà all'interno, specie nei territori aggregati di recente, come l'Austria, ·dove il vecchio mondo sarà portato a profittare delle circostanze per tentare di far capolino e di muovere i suoi tentacoli. Esso infatti già da qualche tempo avrebbe cominciato ad

aizzare sommessamente il residuo comunismo, del quale, come ho avuto occasione di riferire altre volte, vi sarebbe qualche traccia anche nel Tirolo.

Per quanto riguarda l'atteggiamento dell'Italia, è da notare che, mentre la stampa locale ha riprodotto in grassetto le parole pronunciate dal Fiihrer al Reichstag circa l'Italia, ha del tutto omesso il telegramma di Hitler al Duce. Inoltre, questi giornali hanno alterato il comunicato del nostro Consiglio dei Ministri del 1° corrente, in quanto hanno eliminato la frase: «Dichiara e annuncia al popolo che l'Italia non prenderà iniziativa alcuna di operazioni militari», ed hanno modificato il periodo: «Rivolge un alto elogio al popolo italiano per l'esempio di disciplina e di calma di cui ha dato, come sempre, prova », facendolo suonare così: «Che il popolo italiano, il quale è pienamente consapevole della grandezza dell'ora, attenda con signifi,cativa disciplina l'ulteriore sviluppo della situazione, associato con la più profonda simpatia alla giusta lotta della Germania, appare ,con grande evidenza dal contegno degli Italiani». Infine, non hanno fino ad ora pubblicato le nostre informazioni relative all'azione di primo piano svolta dal Duce nel generoso tentativo di salvare la pace. In queste condizioni, soltanto i meglio informati hanno potuto rendersi conto del nostro atteggiamento, mentre gli altri, dato anche il ben noto ambiente locale, si son fermati ad un'impressione molto superficiale nei nostri riguardi, innestandovi perfino le sopite aspirazioni per l'Alto Adige, che nell'occasione tornano a riaffiorare.

52

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1746/640. L'Aja, 5 settemb1·e 1939 (per. giorno 19).

Mio telegramma n. 27 del l o corrente (l).

Un comunicato diramato dall'Ufficio stampa governativo ha dato notizia che questo Ministro britannico aveva ;ripetuto il l o corrente, in forma ufficiale, assicurazioni drca ~l rispetto da parte della Gran Bretagna della neutralità del territorio olandese. Da alcuni giorni articoli della stampa e dichiarazioni in tono ufficioso andavano ripetendo che in verità simili assicurazioni non erano necessarie, e non erano nemmeno desiderate, poichè il rispetto della neutralità olandese ,costituiva un assioma che non doveva nemmeno essere messo in dubbio; che la situazione giuridica dei Paesi Bassi era differente da quella del Belgio che di recente aveva chiesto ed ottenuto nuovi affidamenti da parte dell'Inghilterra e della Francia. Tuttavia la notizia del passo compiuto da questo Ministro britannico ha prodotto favorevole impl'essione, non solo presso l'opinione pubblica che in questi torbidi momenti non si sofferma su sottigliezze giuridiche, ma anche negli ambienti governativi che vi hanno visto una manifestazione della buona volontà britannica ed un elemento comunque utile per riafforzare la situazione politica del paese. Il comun~cato-stampa non dice in quale forma si,a stato esperito 11 passo britannico, ma da informazioni assunte presso questo Ministero degli Affari Esteri ho appreso essersi trattato di una semplice dichiazione verbale, fatta contemporaneamente alla comunicazione dell'avvenuta rottura col Reich. Le dichiarazioni fatte qualche giorno prima dalla Germania

erano state invece fatte in termini più precisi ed in forma solenne durante una udienza che il Ministro di Germania aveva espressamente sollecitato dalla Regina.

In ogni modo il passo britannico ha permesso al Presidente del Consiglio di dichiarare nel suo discorso al Senato: « ancora di recente abbiamo ricevuto dalle due parti belligeranti nuove assicurazioni circa il rispetto della nostra neutralità».

Il discorso del Presidente del Consiglio è .~tato pronunziato quando già si era avuta notizia che qualche infrazione al rispetto della neutralità olandese già si era verificata (i'l sorvolo di aeroplani stranieri nel cielo olandese) ma nè egli, nè gli altri oratori che hanno preso la parola nella seduta, hanno creduto di far ·cenno a tale circostanza. Come ho già rifedto, appena avutasi notizia del passaggio dei suddetti aeroplani questo Governo ha segnalato l'accaduto a Berlino, Londra e Parigi, chiedendo che fosse verificato se l'infrazione dovesse essere imputata alle rispettive forze aeree, e pregando che fossero adottate le opportune misure affinchè 1'1nconveniente non avesse a ripetersi. Da Berlino è stato subito risposto escludendo assolutamente che l'infrazione potesse essere addebitata alle forze aeree germaniche, e sono state ricordate circostanze di fatto (come i manifestini caduti in territorio olandese analoghi a quelli lanciati da aeroplani ingiesi .sulle regioni tedes•che lungo la vicina frontiera) che potevano facilmente far dedurre a quale nazionali-tà appartenessero gli apparecchi trasgressori. Da parte britannica non è finora pervenuta nessuna risposta ufficiale, ma questo Ministro inglese, nel ricevere ieri un gruppo di giornalisti, ha detto sembrargli impossibile che un'infrazione avesse potuto essere compiuta da aviatori britannici, i quali hanno severe istruzioni di rispettare la neutralità dei territori non belligeranti~; che in ogni modo le competenti autorità stavano procedendo ad un'accurata inchiesta e se fosse per avventura risultato che una infrazione era stata commessa, il Governo britannico non avrebbe mancato di presentare vivissime scuse e prendere ogni possibile misura per evitare il ripetersi dell'accaduto. Nel corso della conversazione il Ministro britannico -sempre per controbattere l'ipotesi che l'infrazione fosse dovuta ad apparecchi britanici -ha detto anche che gli aeroplani trasgressori erano stati segnalati in gruppi di tre, mentre di solito gli aviatori britannici non viaggiano mai in simile formazione, ma « they start singly and they return singly ». Avendo un giornalista osservato che era stato segnalato anche il passaggio di aeroplani isolati, il Ministro ha risposto ·che anche in tal caso non poteva trattarsi di aeroplani britannici, a meno tuttavia ·che non fosse avvenuto che qualche aviatore a causa del tempo nuvoloso avesse sbagliato rotta e fosse allora « by accident » passato proprio là dove aveva istruzioni di non passare.

(l) Non pubblicata

53

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A PANAMÀ, BORGIANNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 40. Panamà, 6 settembre 1939, ore 9,44 (per. ore 21 ).

Governo Panamà diramati ieri notte inviti nazioni americane convocando questa città ventuno corrente conferenza Ministri esteri.

54

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 141. Copenaghen, 6 settembre 1939, ore 13,46 (per. ore 18,30).

Durante sua breve .sosta Copenaghen ho avuto occasione incontrare Ministro di Polonia a Berlino col quale intrattengo da quando ero Varsavia cordiali rapporti. Siccome iersera radio tedesca ha attaccato violentemente Lipski accusandolo aver fatto Copenaghen dichiarazioni che fin alla sera del venerdì Governo polacco non era al corrente della ultima proposta tedesca ritengo opportuno riferire che a me egli ha chiaramente detto che nel pomeriggio venerdì aveva comunicato Ribbentrop che il Governo polacco stava esaminando con favorevole disposizione proposte tedesche e che «entro poche ore » avrebbe dato risposta definitiva al Foreign Office. Lipski ha avuto espressioni ammirazione e riconoscenza per l'attività spiegata dall'Ambascia.to.re Attolico e da tutto l'insieme di quanto mi ha detto debbo desumere che allo inizio sua missione in Germania egli aveva con successo lavorato per un intimo avvkinamento della Polonia alle Potenze dell'Asse.

Secondo lui situazione cominciò •Cambiare nel febbraio 1938 alla venuta di Ribbentrop al potere e fu completamente capovolta dopo il rifiuto tedeS<:o consentire comune frontiera ungaro-polacca.

55

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 123. Ankara, 6 settembre 1939, ore 14,49 (per. ore 19).

Mentre il richiamo di 4 classi, di cui a mio telegr~mma n. 119, (l) è in corso, è stato predisposto il .richiamo di altre 2 classi. Queste misure di carattere militare sono prese in .sordina. La preoccupazione per l'atteggiamento dell'U.R.S.S. si fa sempre più viva e palese. La stampa ha rieevuto is.truzioni di illustrare al pubblico che la Turchia non entrerà in conflitto se non sarà compromessa la sicurezza nei Balcani e nel Mediterraneo: ciò che per ora non è prevedibile. Viene anche pubblicato che (2) Assemblea Nazionale sarà mantenuta per il momento come fu già deciso in precedenza, non essendovi alcuna ragione urgente per una sua convocazione straordinaria. Ma si seguono col più vivo interesse tutte le mosse dell'U.R.S.S., i suoi richiami di classi e la destinazione di truppe •Sovietiche, ancorchè ieri l'Ambasciatore dei Sovieti abbia avuto col Presidente della Repubblica un ·colloquio durato un'ora cui assisteva il Ministro degLi Affari Esteri. Nulla è ancora noto circa tale colloquio.

Von Papen si propone protestare per il tono sempre più antitedesco assunto da tutta la stampa turca.

3 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. I

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII: D. 628. (2) -Manca probabilmente un gruppo: c vacanza •.
56

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A CARACAS, TALLARICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 56. C::rracas, 6 settembre 1939, ore 17 (per. ore 24).

Con decreto odierno questo Governo ha dichiarato stretta neutralità secondo convenzione dell'Aja 1907 e principi diritto internazionale.

Presidente Venezuela aderito appello Presidente Colombia per effettività solidarietà panamericana di fronte guerra europea. Dicesi sia in corso iniziativa Argentina stesse misure restrittive.

Mentre è possibile che questo Governo aderisca iniziativa panamericana carattere teorico anche per dare soddisfazione opinione pubblica generalmente ostile Germania, sembra poco probabile si lasci indurre partecipare atteggiamenti concretati in contraddizione dichiarata neutralità.

57

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 655. Tokio, 6 settembre 1939, ore 18 (per. giorno 7, ore 2,50).

Telegramma di V. E. n. 255 (1). Generale Itagaki vi ringrazia e conferma gli immutabili sentimenti lieto che nuovo Ministro della Guerra abbia sue stesse idee.

Quest'ultimo nella visita fattagli dall'Addetto Militare ha confermato sua amicizia per Fitalia e ha detto che Giappone deve per ora rimanere neutrale ma con l'Asse Berlino-Roma.

58

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 620. Berlino, 6 settembre 1939, ore 21,3.5 (per. giorno 7, ore 7,35).

Con riferimento alle varie comunicazioni ministeriali Pffi'Venutemi ultimo corrier,e segnalanti -in relazione presente conflitto -nervosismo ed eventuali velleità bulgare e ungheresi, sono autorizzato a dichiarare Ge,rmania non aver in questo momento altro desiderio che il mantenimento nei Balcani della più assoluta tranquillità.

(l) Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 512.

59

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LIMA, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 116. Lima, 6 settembre 1939, ore 21,40 (per. giorno 7, ore 5).

Sviluppi riunione dip1lomatici americani Buenos Aires scopo unificare atteggiamento loro paesi di fronte conflitto europeo continuano interessare questa opinione pubblica e stampa locale dopo aver messo rilievo messaggio Presidente Colombia a tutti mandatari paesi americani e risposta favor.:!vole di questo Presidente per azione concorde sulla ba.se principi solidarietà continentale, accoglie con soddisfazione iniziativa Stati Uniti convocare Panamà conformemente sistema consultazioni previsto conferenza Buenos Aires e Lima tutti Governi americani scopo immunizzare questo emisfero da conflitto europeo.

60

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (Pubbl. GRAZZI: in principio della fine. Faro, Roma, 1945)

T. 113. Atene, 6 settembre 1939, ore 21,55 (per. giorno 7, ore 1,40).

Metaxas mi ha convocato stamane per pregarmi di rendere noto al Duce quanto altamente popolo greco ed egli personalmente apprezz1no azione da lui svolta per salvare pace europea.

Metaxas mi ha detto che tale azione ha, se possibile ancora, accresciuto ammirazione ·che egli ha sempre nutrito per l'opera e la persona del Duce. Ha concluso esprimendo voto che quanto il Duce ha fatto in questi giomi per salvare pace sia auspicio di un prossimo miglioramento delle relazioni fra l'Italia e la Grecia le quali potrebbero tanto efficacemente collaborare nel campo politico, economico e culturale.

61

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 193. Belgrado, 6 settembre 1939, ore 22,10 (per. ore 23,40).

Parlandomi delle ripercussioni eccezionalmente benefiche che l'atteggiamento da noi assunto nell'attuale conflitto hanno avuto anche e specialmente per la Balcania, le cui sorti dipendono ormai sopratutto dalle decisioni di Roma, Cincar-Markovié mi ha accennato al lavoro da lui compiuto per favorire il consolidamento di una zona di sicurezza coi Paesi vicini. È soddisfatto di essecre riuscito a ridurre le diffidenze della Turchia e della Romania nei confronti della Bulgaria per la quale il Governo Jugoslavo si sarebbe reso in certo modo garante.

Non si preoocupa della Grecia, che ritiene non suscettibile di decisioni autonome, stretta come è fra il controllo inglese e l'alleanza turca. Quanto all'Ungheria starebbe adoperandosi, ·con ogni sollecitudine, per un appianamento della s1tuazione con Bucarest ·che permetterebbe Ùna contemporanea intesa formale ungaro-jugoslava. La formula proposta in ultimo luogo da Budapest che parla di «minoranze» potrebbe difficilmente essere accettata dal Governo romeno per ovvie ragioni in un accordo bilaterale. Riterrebbe preferibile tornare a formulazione del genere di quella dell'Intesa di Belgrado dello scorso anno. Almeno per ora escluderebbe opportunità di dichiarazioni comuni circa atteggiamento dei Paesi Balcanici.

62

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 115. Bucarest, 6 settembre 1939 (-p_er. giorno 9).

Le deliberazioni votate dal Consiglio della Corona di oggi (miei telegrammi

n. -286 (l) e n. 287) (2) sebbene non modifichino sostanzialmente -a mio modo di vedere -l'atteggiamento reale di questo Paese di fronte all'attuale conflitto, quale ho riferito col mio telegramma per corriere n. 0108 del 30 agosto u. -s. (3), costituiscono nondimeno una esplicita affermazione che impegna in modo formale il Governo romeno ad una stretta neutralità di fatto.

Tale stato di neutralità è stato del resto osservato fino dall'·inizio delle ostilità, nè hanno finora trovato alcuna conferma le voci in senso contrario ·Che vanno circolando ·con molta. insistenza, quali il passaggio attraverso il territorio romeno di a1rmi e materilali da guerra diretti in Polonia, l'imminente stabilimento di una base franco-britannica a Costanza ed altre del genere.

Ciò nondimeno il Governo tedesco annetteva particolare interesse ad ottenere una dichiarazione specifica di neutralità, che gli ·consentisse di vigilare all'osservanza delle norme internazionali al riguardo, e che gH permettesse di poter legittimamente contare sui rifornli.menti provenienti da questo Paese, essenziali per la Germania, .sopratutto nell'attuale momento.

Per parte sua il Governo romeno, desideroso di evitare ogni impegno e di conservare la sua posizione -almeno spirituale -intermedia non già fra Germania e Francia-Inghilterra-Polonia, ma bensì fra l'alleanza con queste ultime e la neutralità, -si era finora astenuto da un'esplicita dichiarazione in proposito.

La richiesta tedesca, formulata d'altronde in forma cortese e riguardosa, come lo prova anche il segreto assoluto che la circonda e che il mio collega tedesco mi ha vivamente pregato di mantenere -è stata tuttavia prontamente accolta, sia pure attraverso una formula che consentirà al Ministro degli Esteri di minimizzare alquanto la dichiarazione del Consiglio della Corona di fronte ai Governi di Parigi e di Londra.

La ragione fondamentale di questa pronta condiscendenza è, come è ovvio, pur sempre la medesima -e cioè che la paura è il cominciamento della saggezza -, nè le vittorie tedesche che portano le bandiere del Reich ancora più vicino alle frontiere romene, hanno certo contribuito a diminuire in questo Governo tale non ·innaturale sentimento.

È però probabile che nel caso in questione abbiano anche avuto nell'atteggiamento romeno influenza notevole e la tensione dei rapporti con l'Ungheria con le ·Conseguenti misure militari adottate da ambo le parti, e la comunicazione ch.f questo Ministro di Germania ha fatto, dietro autorizzazione del suo Governo, al Presidente de! Consiglio ed al Ministro degli EstE:ri per smentire ufficialmente la voce secondo la quale il Reich avrebbe avuto l'intenzione di incoraggiare od aiutare l'Ungheria ·in una ipotetica azione offensiva contro questo Paese.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 467.
63

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO

L. s. N. Roma, 6 settembre 1939.

Vi ringrazio di avermi tenuto cosi cordialmente al corrente delle Vostre intenzioni, circa l'atteggiamento della Spagna nell'attuale crisi europea.

Desidero subito dirvi che approvo pienamente la Vostra dichiarazione ufficiale di neutralità e credo che la potrete conservare sino alla fine della guerra. Voi avete certamente v·eduto la dichiarazione italiana che l'Italia non pren

derà iniziativa alcuna di operazioni militari. Intendo attenermi a questa linea di condotta, ma potrebbero, nel corso degli avvenimenti, determinarsi circostanze tali da costringermi a rivederla. Ecco perchè io non posso non rendere efficienti al massimo livello le forze militari del mio Paese.

Qui potete aiutarmi, facilitandomi nel Vostro Paese i rifornimenti di materie prime quali ferro, rottami metallici, rame. Coll'Ambasciatore Gambara potrete esaminare il problema nei suoi aspetti concreti.

Vi prego, caro Franco, di accogliere insieme coi miei voti per una rapida ricostruzione della Spagna l'espressione della mia immutabile amicizia per Voi e per il Vostro Paese (1).

64

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. DEL MESSICO A ROMA, MAPLES ARCE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 6 settembre 1939.

Tengo el honor de notificar al Gobierno de Vuestra Excelenda, por instrucciones expresas de mi Gobierno, que el Presidente de los Estados Unidos Mexicanos, Excmo. Sefior Generai Lazaro Cardenas, hizo el dia de ayer la siguiente declaraci6n:

«La naci6n entera se une a mi para lamentar profundamente que un grupo de grandes Estados haya recurrido a la lucha armada para solucionar sus diferencias, sobreponiendo la violencia al imperio de la ley y de la justicia.

«Ante el estado de guerra existente, el Gobierno que presido dedara su resoluci6n de permanecer neutra! en la contienda, sujetando su conducta a las normas establecidas por el Derecho Internacional y a los preceptos contenidos en los Tratados vigentes, que determinan al respecto tanto las ogligaciones de México como las de las naciones beligerantes.

« En este grave momento, México reafirma sus convicciones juridicas sobre el arreglo pacifico del los conflictos internacionales, y leal al espiritu de solidaridad continental, ofrece acudir a todo llamado y participar en todo esfuerzo tendiente a restablecer la paz, limitar la extensi6n de las hostilidades o disminuir siquiera los estragos de la destrucci6n y la muerte »·

(l) Il presente documento fu trasmesso a Madrid con Telespr. da Roma n. 6249 in data 7 settembre, non pubblicato.

65

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO (Pubbl. GRAZZI: in principio della fine. Faro, Roma 1945)

R. PER CORRIERE AEREO 6814/1078. Atene, 6 settembre 1939 (per. giorno 8). Faccio seguito al mio telegramma odierno n. 113 (1). Nel colloquio cordiale che ha seguìto alle espressioni di Metaxas delle quali ho avuto l'onore di riferire a V. E. col telegramma soora citato, avendo il Pre-· sidente tornato ad insistere .sul suo vivo desiderio di un riavvicinamento fra l'Italia e la Grecia fondato sulla reciproca fiducia, ho creduto bene di fa.rgli parola, premettendo naturalmente che parlavo di mia iniziativa personale e non per istruzioni ricevute, dei preparativi militari che la Grecia ha effettuato e sta effettuando sopratutto al confine albanese e che niente sembra giustificare. Metaxas, dopo avermi detto che la cifra di oltre 200.000 uomini alle armi, cui io avevo accennato, è grandemente esagerata ed avermi assicurato, dicendosi disposto a darmene anche, ove oc-corresse, assicurazione scritta, che la Grecia non ha alle armi, in tutto il territorio, più di 110 mila uomini, ha detto che perchè egli pensasse ad attaccare l'Italia dovrebbe essere impazzito. Ma il concentramento alla frontiera greco-albanese di 5 divisioni italiane lo ha costretto a prendere delLe misure precauzionali, misure che egli sarebbe disposto a revocare immediatamente .se una parte almeno delle forze da noi concentrate alla frontiera greca venisse ritirata. Egli sarebbe, anzi, lietissimo di poter congedare i richiamati la cui presenza sotto le bandiere impone alla Grecia una considerevole spesa. Pur evitando nel modo più assoluto di dire a Metaxas cosa alcuna che potesse dargli l'impressione che il Governo fascista avrebbe consentito a modificare la dislocazione delle nostre forze in Albania, gli ho promesso che avrei,

secondo il desiderio che egli esprimeva, riferito quanto precede a V. E. Vedrà l'E. V. se convenga o no di ritirare, magari temporaneamente, una aliquota

delle nostre truppe dalla frontiera greca, ciò che ci renderebbe possibile di esigere il mantenimento dell'impegno espressamente assunto da Metaxas di smobilitare almeno parzialmente l'esercito greco e di accertare in tal modo il grado di sincerità delle sue ripetute dichiarazioni.

Sarò grato, comunque, a V. E. se, su questo argomento della concentrazione delle nostre truppe di Albania alla frontiera greca, volesse impartirmi istruzioni per mia norma di linguaggio, giacchè è certo che l'argomento tornerà in un modo o nell'altro ad essere qui nuovamente sollevato.

(l) Vedi D. 60.

66

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LIMA, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3333/1004. Lima, 6 settembre 1939 (per. giorno 26).

Rifer.: Mio telegramma odierno in chiaro n. 114 (1).

A seguito del mio telegramma in chiaro indicato al riferimento ho l'onore di qui unito trasmettere, per opportuna documentazione, il testo integrale del decreto presidenziale (5 settembre 1939) relativo alla dichiarazione ufficiale di neutralità del Perù nei confronti dell'attuale ·conflitto europeo.

Nel ritaglio allegato (2) sono contenuti anche i testi delle Convenzioni e dichiarazioni su cui è basato l'esercizio della predetta neutralità e cioè: convenzioni quinta e tredicesima firmate all'Aja il 18 ottobre 1907 relative ai diritti e doveri delle Potenze e delle persone neutrali, rispettivamente in caso di guerra terrestre e marittima; dichiarazione di Londra del 26 febbraio 1909 sopra le leggi della guerra navale.·

È interessante notare che nella premessa al decreto di cui si tratta, il comunicato ufficiale, riportato da tutti i giornali locali odierni, dichiara che il Perù ha creduto adottare, nei confronti del conflitto europeo, un atteggiamento assolutamente neutrale senza pregiudizio tuttavia delle disposizioni che potranno essere adottate nel futuro in virtù degli accordi di Buenos Aires del 1936 e delle Dichiarazioni di Lima del 1938.

(Vedi mio telegramma n. 116 in data odierna) (3).

67

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SANTIAGO, OTTAVIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6946/463. Santiago, 6 settembre 1939.

Come ho avuto occasione di telegrafare il popolo cileno ha seguito ·Con enorme interesse il precipitare degli avvenimenti europei. L'inizio delle operazioni militari sul fronte germano-polacco hanno prodotto vivissima sensazione. La

dichiarazione di guerra di Francia ed Inghilterra e le prime notizie dei combat

timenti sono state annunciate da edizioni speciali dei giornali che si sono rapi

dissimamente diffuse fra il pubblico. Lo stato dell'opinione pubblica può defi

nirsi come segue: la propaganda anti-totalitaria delle potenze democratiche

condotta sistematicamente in questi ultimi t'empi, i:n special modo da parte degli

Stati Uniti, ha fatto nell'opinione pubblica larga presa. Il Governo di Fronte

Popolare. ha favorito ai propri fini tale propaganda. Cosicchè si può affermare

che la maggioranza della opinione pubblica è sfavorevole agli stati totalitari e

specialmente oggi alla Germania. Tuttavia esistono correnti filo-tedesche abba

stanza profonde che traggono origine da un'amicizia che può dirsi tradizionale

tra i due Paesi e che rimonta ai primi albori dell'indipendeJ:?-za del Cile. Un'abile

azione che questa Ambasciata di Germania è andata conducendo è riuscita a

persuadere molti dleni della giustizia della causa per cui la Germania sta lot

tando. L'abolizione del corridoio e l'incorporazione di Danzica alla Germania

vengono considerate come cause giuste. Nel valutare lo stato dell'opinione pub

blica si deve inoltre tener conto del peso ,che ha nella vita cilena la numerosa

e stimata collettività germanica qui stabilitasi da lunghi anni e sopratutto del

l'importanza per i ceti commerciali cileni di non precludersi la possibilità di

continuare il vastissimo commercio finora svoltosi con la Germania. Ricordo

che la Germania figura al secondo posto (dopo gli Stati Uniti) nel commercio

estero cileno.

Come è noto il Governo cileno ha proclamato la neutralità assoluta. Con

temporaneamente però un comunicato del Consiglio dei Ministri ha voluto riaf

fermare la sua solidarietà «panamericana » dichiarando di aderire all'iniziativa

che va prendendo consistenza, sotto il patrocinio di Washington, di una consulta

degli Stati Americani per « studiar,e la situazione creatasi con lo stato di guerra

in Europa».

Lo scoppio delle ostilità e la dichiarazione di neutralità hanno prodotto in

Borsa un forte rialzo, che è giunto oggi anche agli ottanta punti, dei titoli indu

striali e specialmente minerari.

Allo scopo di adattare il commercio estero ed interno del Cile alla nuova

situazione creata dalla guerra, è stata istituita con deliberazione del Consiglio

dei Ministri una « Junta Economica » composta dei titolari dei seguenti Dica

steri: Esteri, Finanze, Industria, Difesa, Agricoltura e da un rappresentante

dell'industria mineraria. Fra le attività che vengono assegnate alla « Junta » v'è

quella di accertare le importazioni, di sviluppare la Marina Mercantile e di

preparare un piano per l'incremento dell'agricoltura e dell'industria mineraria.

Sono state inoltre adottate misure tendenti ad impedire il rialzo dei prezzi

e l'accaparramento delle merci.

La stampa, nella sua maggior parte, si mostra favorevole alle potenze occidentali. Le notizie catastrofiche antigermaniche date dalla United Press e dalla Havas si susseguono a getto continuo. Più volte quest'Ambasciata ha fatto presente la situazione quasi monopolistica che le predette due Agenzie hanno nei riguardi di questa stampa. Specialmente la United Press domina il campo pubblicitario di questo Paese. I giornali cileni sono in generale composti con i comunicati della predetta Agenzia o con i loro raffazzonamenti. Anche la maggioranza delle stazioni radio sono al servizio della propoganda antigermanica.

'40

L'Ambasciata di Germania è attivissima nel diramare smentite e nel cer

care di diffondere i comunicati della D. N. B. e della Transocean, ma non vi

è dubbio che i mezzi al servizio della propaganda antitotalitaria sono di gran

lunga superiori a quelli di cui può disporre quella totalitaria.

La collettività italiana ha seguito e segue gli avvenimenti con serenità, con

spirito patriottico e con fiducia nella politica del Duce. Attraverso il nostro

~ornale L'Italia e con ogni mezzo a loro disposizione le RR. Autorità si

sforzano di illustrare e chiarire ai connazionali ed all'opinione oubblica in ge_

nere lo svolgersi degli avvenimenti e sopratutto a smentire la pioggia di notizie

false che le Agenzie e le stazioni radio rovesciano gior-nalmente.

Da vari connazionali sono pervenute domande di servizio militare volon

tario.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 59.
68

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 657. Tokio, 7 settembre 1939, ore 5,15 (per. ore 16).

Abe ha oggi riunito Corpo Dipl'Omatico per la prima volta Ministero Esteri. Gli ho detto che amicizia e comprensione Italia per Giappone restavano immutate e che questo poteva quindi far pieno affidamento anche per avvenire su nostra collaborazione. Generale ha ringraziato e si è rallegrato che malgrado avvenimenti l'amici:zia fra i due paesi fosse rimasta così solida. Avendo egli aggiunto ·cortesi parole sulla mia opera gli ho detto che questa si era svolta secondo direttive R. Governo e che appunto come conseguenza di quanto gli avevo prima dichiarato avrei continuato adoperarmi per rendere rapporti fra i due Paesi più intimi. Generale me se n'è mostrato grato, e mi ha assicurato che qualunque proposta gli avessi presentato per rafforzare amicizia fra l'Italia e Giappone sarebbe stata da lui esaminata con il m'lssimo ir.teresse.

69

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 658. Tokio, 7 settembre 1939, ore 7,40 (per. ore 16).

Alto Funzionario nazionalista del Ministero degli Affari Esteri ha comunicato: affermazioni di questa stampa secondo cui attuale Gabinetto seguirà nuova politica devono rilevarsi non come un avvicinamento all'Inghilterra e alla Francia, bensì come regolamento relazioni con la Russia. Rendere normali relazioni con Russia .non sarà facile non tanto a causa questioni pendenti quanto perchè Giappone è colà considerato nemico tradizionale, e conviene quindi mutare se possibile quell'antico stato d'animo. Bisogna tuttavia giungervi non solo per porre fine alle preoccupazioni suscitate nell'opinione pubblica da continui gravi incidenti di frontiera, ma anche come necessaria premessa per riprendere i negoziati per il Patto a tre. Prova degli immutati intendimenti del Governo verso Inghilterra e Francia è recente promemoria (mio telegramma n. 654 (1)]. Scopo promemoria è anche di far comprendere all'opinione pubblica nipponica, fuorviata dalla campagna di anglo-filia sempre molto attiva, ·che politica Giappone non è mutata e che Inghilterra e Francia rimangono suoi nemici.

È rincrescevole che dirigenti nipponic.i non siano più arditi e decisi, ma ciò è anche frutto della lunga amicizia con l'Inghilterra e dell'antica ammirazione. Si crede però che si vada verso il peggio nelle relazioni con essa in quanto non accetterà «amichevole consiglio» del promemoria.

È previsto per metà ottobre costituzione di un Governo centrale Nankino che si ha fiducia indebolirà ancora più Chang-Kai-Shek con cui si è sempre decisi di non trattare, nè direttamente nè indirettamente, per un'eventuale pace.

Posizione Italia i:n Europa è fortissima e ha una politica anche più abile della tedesca.

70

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 659. Tokio, 7 settembre 1939, ore 7,50 (per. ore 16).

Conversazioni fra l'Ambasciatore del Giappone e Molotov procedono bene, nonostante che fino ad ora Ribbentrop non sarebbe intervenuto.

71

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTI I CONSOLATI IN GERMANIA (2)

T. 520/2R./C. Roma, 7 settembre 1939, ore 12.

Prego riferire con rapporto assolutamente obiettivo circa impressioni che nella opinione pubblica germanica ha determinato l'atteggiamento dell'Italia nella crisi europea.

72

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A BANGKOK, PEREGO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 47. Bangkok, 7 settembre 1939, ore 13 (per. ore 19,45).

Questo Governo h~ proclamato ufficialmente la «stretta ed imparziale» neutralità del Siam. Ministro Affari Esteri assicuratomi che Governo è deciso mantenere neutralità ad ogni costo naturalmente rispetto ai franco-inglesi, dato che un intervento nipponico orienterebbe subito Siam verso Giappone.

(l) -Vedi D. 31. (2) -Tra i consolati in Germania erano allora compresi quelli di Vienna, Breslavia, Graz, Innsbruck, Klagenfurt.
73

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A HSING KING, GUADAGNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 85. Hsing King, 7 settembre 1939, ore 15 (l) (per. ore 4,50).

Questo Governo mi prega comunicare ufficialmente a V. E. che Manchukuo intende assumere cir.ca attuale conflitto in Europa stesso atteggiamento Giappone

e . cioè stretta neutralità e cooperazione con Governo Tokio per definire al più presto possibile incidenti Cina.

74

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. 521/266 R. Roma, 7 :settembre 1939, ore 15,45.

Telegrafate quanto vi risulta -e vi è possibile a,ccertare-circa trattative che sarebbero attualmente in corso tra Russia e Giappone per la conclusione di un accordo.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 116. Bucarest, 7 settembre 1939 (per. giorno 9).

Riferimento telegramma filo n. 284 de1l'8 corrente (2) e precedenti.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto oggi, nel corso di una conversazione, che il Governo romeno sta esaminando, congiuntamente con quello jugoslavo, il progetto di massima del Governo di Budapest per un accordo relativo alle minoranze.

Gafencu ha aggiunto ·che il testo proposto dall'Ungheria non ha incontrato il gradimento del Governo di Belgrado, ma che egli sta studiando una formula accettabile da ambedue i Governi, romeno e jugoslavo, per farne oggetto di controproposta a Budapest.

Per parte sua questo Ministro d'Ungheria mi ha detto che, dopo un colloquio non conclusivo da lui avuto in proposito con questo Presidente del Consiglio parecchi giorni or sono, non ha più ricevuto alcuna comunicazione da parte di questo Governo.

(l) -Ora locale. (2) -Vedi D. 87 che, però, è in data 8 settembre. Evidentemen1e i due telegrammi furono redatti insieme nella notte tra il 7 e 1'8.
76

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 117. Bucarest, 7 settemb?"e 1939 (per. giorno 9).

Nel corso di una conversazione avuta oggi con lui, questo Ministro Affari Esteri, parlandomi nuovamente dell'atteggiamento dei vari Stati di questo settore, mi ha detto sostanzialmente:

l) che la Jugoslavia si attiene e intende attenersi a stretta neutralità; 2) che in Bulgaria si osserva un ravvicinamento alla Jugoslavia e non si manifestano per ora intenzioni aggressive;

3) che la Turchia viene confermando l'atteggiamento inizialmente assunto e cioè di neutralità fino a che il .conflitto rimanga al di fuori della penisola balcanica e del Mediterraneo Orientale -di intervento accanto alla Gran Bretagna e alla Francia qualora il conflitto dovesse estendersi a tali settori;

4) che a Va11savia non si ritiene che la Russia intenda intervenire militarmente nel conflitto ai danni della Polonia.

Circa le intenzioni dell'Ungheria Gafencu mi è apparso meno preoccupato del solito, probabilmente per assicurazioni ricevute in proposito da questa Legazione di Germania.

Gafencu mi ha infine ripetuto che se l'Italia si manterrà, come egli spera, fuori del conflitto, essa potrà esercitare una sempre crescente influenza politica ed economica in questo settore. Gafencu ha anche accennato alla possibilità che in tale ipotesi l'Intesa balcanica si avvicini -come sistema politico -all'Italia. Non mi ha però spiegato in qual modo tale ultima eventualità possa realizzarsi fino a tanto almeno che taluni dei membri della Intesa, e soprattutto la Turchia, mantengano il loro attuale atteggiamento sia verso l'Italia che verso i paesi vicini e conservino le garanzie accettate e gli impegni internazionali assunti.

77

L'ADDETTO MILITARE D'UNGHERIA A ROMA, SZABO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 7 settembre 1939.

Ho l'onore di presentare qui allegato un promemoria contenente un colloquio avuto coll'Addetto militare polacco a Roma la sera del giorno 6 seL tembre corr.

Col presentare il Promemoria credo di adempiere un dovere verso l'Italia, verso l'Asse ed indirettamente verso la mia Patria.

Il Promemoria potrebbe non interessare l'Italia per il tentativo delle Potenze occidentali di avvicinarsi all'Italia, ma certamente può servire come un'indice (l) sintomatico.

Di questo Promemoria come soldato dovrei presentare un rapporto anche ai miei superiori militari. Ma data la deHcatezza del contenuto, mi astengo di questo, fin quando non avrò il benestare di V. E.

Di questo Promemoria non sa ancora nessuno e non ne parlerò mai a nessuno.

In quest'occasione debbo dichiarare, che:

l) l'iniziativa non è stata presa da me,

2) non ho avuto intenzione inmischiarmi in cose che escono dalla mia competenza.

3) e che sono deciso di far ·conoscere tutto a V. E. solo dopo una lunga meditazione (1).

ALLEGATO

PROMEMORIA. Roma, 7 settembre 1939.

Il giorno 6 corr. ore 20 l'Addetto militare polacco a Roma mi ha fatto una visita nel mio ufficio. Dopo un lungo colloquio sulla situazione militare della Polonia, mi comunicò che egli -per incarico del suo Ministro a Roma e di un personaggio di grado molto alto di una potenza occidentale -dovrebbe espormi quanto segue:

l) Le potenze occidentali vorrebbero sapere per tramite di una persona non ufficiale le rivendicazioni italiane per poter poi avvicinarsi all'Italia. La persona di cui sopra dovrei essere io.

2) Io risposi: Secondo me, le rivendicazioni furono chiaramente delucidate nei discorsi di S. E. il Duce.

Poi gli domandai perchè non si rivolgono per tutto questo direttamente al Governo italiano e perchè hanno scelto me per una simile cosa delicata che esce dalla mia competenza.

3) La risposta:

Quando François Poncet è arrivato a Roma, aveva carta bianca e pieni poteri per trattare coll'Italia. L'accoglienza fredda, la dimostrazione al Parlamento gli hanno reso impossibile qualsiasi trattativa.

Nelle condizioni attuali non si pensa di fare un passo ufficiale presso il Governo Italiano temendo una risposta negativa o richieste esagerate. Questo non permette il prestigio delle potenze occidentali in parola.

Da parte della Francia si penserebbe di esaminare tutte le rivendicazioni italiane, non concernenti l'integrità territoriale della Francia.

La mia persona fu scelta :

a) perchè sono ungherese,

b) perchè non sono persona ufficiale,

c) perchè hanno visto che S. E. il Duce durante le grandi manovre mi ha fatto il grande onore di parlarmi più volte di quanto ne ha fatto cogli altri addetti militari.

A questo argomento ho aggiunto, che il fatto che S .E. il Duce mi ha onorato di rivolgere la parola durante le manovre, non può essere una ragione sufficiente di pensare che io possa rivolgermi a Lui con una simile domanda.

Secondo l'Addetto militare polacco in caso di un insuccesso o se la diplomazia italiana pubblicasse la proposta fatta in questo promemoria, la diplomazia occidentale negherebbe in modo assoluto la loro iniziativa e dichiarerebbe che i governi non hanno autorizzato mai nessuno di cominciare un approccio simile.

Per guadagnare tempo, ho domandato tempo di riflettere fino alle ore 13 del

giorno 7 corr.

A tale ora avrei dato la risposta di occuparmi o no della questione.

Inoltre ho accennato, che probabilmente dopo 4-5 giorni dovrei domandare un'udienza per altre ragioni presso S. E. il Capo del Governo. In quest'occasione potrei riferire a S. E. il Duce: (naturalmente solo in caso se mi fosse pronunciato favorevole per l'intervento prima quella data).

Così ho guadagnato sufficente tempo per accettare o no la proposta secondo il desiderio del Governo Italiano senza che questo fosse stato compromesso. Ore 16 del giorno 7 corr. ebbi un secondo colloquio coll'Addetto militare polacco:

l) Per verificare tutto ciò che è stato riferito in precedenza appellandomi all'onore di un ufficiale polacco, gli ho chiesto se il personaggio delle potenze occidentali fosse autorizzato ad agire da parte del suo governo o lui agisce per propria iniziativa.

L'Addetto militare polacco mi assicurò che sia il governo francese e quello inglese che gli davano l'incarico di intraprendere il passo. 2) Ho meglio chiarito anche la questione delle rivendicazioni italiane.

Non si vuole parlare della Corsica, di Nizza e di Savoia, ma si è disposto di esaminare tutte le questioni non metropolitane. Qui aggiunse che la buona volontà esiste non solo da parte della Francia, ma anche da parte dell'Inghilterra (1).

(l) Sic.

(l) Il presente documento porta il visto di Mussolini.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6666/2073. Berlino 7 settembre 1939 (per. giorno 10).

~ venuto oggi a vedermi -· in visita di presentazione -il nuovo Ambasciatore sovietico, Signor S.kvarcev. Egli mi ha fatto in complesso un'impressione abbastanza buona. Non è antipatico. Come «homo oeconomicus » evita di parlare troppo di politica.

Ciò non ostante, abbiamo avuto --attraverso un interprete inglese -una conversazione abbastanza lunga, durante la quale parecchi punti sono stati toccati.

Mi è parso di comprendere -intanto -che la Russia si attenda, come conseguenza della sua riconciliazione ,con la Germania, anche un conseguente riavvicinamento all'Italia. Ne ho approfittato, anche in base a ricordi personali, per rammentare che l'Italia, come ha fatto di tutto per impedire che i rapporti germano-russi diventassero cattivi, così ha anche fatto di tutto per incoraggiare il loro ritorno alla normalità e alla cordialità.

Per quanto riguarda il resto della conversazione, ci sono due punti che

reputo meritevoli di esser riferiti all'E. V.

l) Il grande interesse ,che la Russia annette al contegno della Turchia, di

cui non si sa spiegare le attuali esitazioni;

2) Il fatto che -ad una mia domanda se la Russia (in caso di sfascia

mento polacco e quindi, per esempio, di intervento lituano per Vilna, ecc.)

abbandonerebbe la sua attuale neutralità per partecipare attivamente ad una

nuova sistemazione della Polonia -il Signor Skvarcev, invece di rispondere

corso ulteriore ».

negativamente oppure addurre -come ha fatto ad altre mie domande -la sua ignoranza, ha preferito rispondere che « egli sperava di poter entrare in avvenire in buone relazioni personali con me e che forse avrebbe riparlato con me di questa questione più in là».

Tale risposta -senza per questo volerle dare alcun valore decisivo -mi sembra peraltro mo'lto sintomatica e costituisce a mio avviso un indizio abbastanza chiaro di quello che potrebbero essere gli eventuali atteggiamenti della Russia nel caso da me prospettato.

(l) II presente documento porta la seguente annotazione marginale: • Atti, non dare

79

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 6670/2077. Berlino, 7 settembre 1939 (per. giorno 10).

Mentre perdura, in certo modo, il silenzio sul fronte occidentale, è inteTessante notare come in Germania, crollata la speranza della localizzazione di un conflitto, non sia ancora del tutto svanita l'illusione di vedere evitato, almeno nelle sue conseguenze più gravi, un conflitto armato franco-tedesco.

Mentre qui infatti tutta J.a documentazione relativa allo scoppio della conflagrazione è rivolta contro l'Inghilterra, sulla quale si fa ricadere in pieno tutta la responsabilità di quanto è avvenuto, verso la Francia si continua a mantenere un atteggiamento di grande dserbo. Persino nelle pubblicazioni relative allo «stato di guerra» si è sempre evitato di scrivere in chiare lettere come l'Ambasciatore di Francia abbia presentato, nella giornata del 3, una vera e propria dichiarazione di guerra.

Ora si cevca in tutti i modi, ripeto, di evitare la guerra guerreggiata. V. E., dalla richiesta rivoltaci dai Tedeschi di impedire sulla nostra stampa pubblicazioni, inspirate ad ironia, relative alla inattività f.rancese sul fronte, avrà potuto facilmente rilevare questo stato d'animo. In altre parole si cerca qui di disgiungere l'azione inglese da quella francese e ci si cuUa ancora nella speranza che Parigi possa limitarsi ad una guerra formalmente dichiarata ma praticamente inattuata.

80

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. SEGRETA 6709. BerLino_ 7 settembre 1939 (1).

La Tua lettera personale del 5 settembre n. 6095 (2) mi è arr~vata (oggi 7 sett.) proprio quando mi accingevo -essendomi stato detto che non potevo recarmi a conferire ~ a scriverTi ulteriormente in materia di «atmosfera"

data del Post-Scriptum.

Ciò che io ti avevo già scritto in proposito in mie precedenti, e che confermo, si riferiva -come hv ben chiarito nei miei diari -agli ambienti « responsabili» e soprattutto a quelli del Fiihrer. Orbene, per quanto riguarda il Fiihrer, la situazione che nei giorni 25-26 è stata nettamente vicina alla rottura ha potuto essere ripresa e ripresa bene. Donde, le mie segnalazioni ·confortanti ed incoraggianti.

Bisogna esser stati qui, però, per ·rendersi conto di quello che ha dovuto avvenire nell'animo di questi signori in quei giomi. Auspice Ribbentrop, il quale ha sempre -per quanto in maggim-e o minore mala fede -accreditato la voce e dato a tutti l'assicurazione, che noi fossimo-non ostante le obbiezioni sollevate ma mai portate alla loro logica conclusione -pronti a marciare al primo cenno della Germania, qui tutti si erano formati l'idea che l'attitudine italiana sarebbe stata al momento opportuno di docile acquiescenza alle decisioni tedesche.

La sorpresa, quindi, dei messaggi del 25 e del 26 è stata immensa, i più benevoli trovando che le nostre comunicazioni fossero, per Io meno, alquanto tardive. In quei momenti -e il fido Magistrati che mi seguì istante per istante, lo sa-io ho ,sinceramente temuto per l'esistenza stessa dell'Asse. Basti il pensare che il primo messaggto del Duce arrivò qualche ora dopo la conclusione del patto di alleanza definitiva anglo-polacco. Ciò significa che i Tedeschi ricevettero al tempo stesso ben due colpi gravissimi, da una parte realizzarono cioè che l'Inghilterra interveniva sul serio, dall'altra compresero finalmente che l'Italia non poteva seguirli. E si sospettò che questa nostra determinazione fosse ess'a stessa la conseguenza dell'annuncio dell'alleanza anglo-polacca. Senonchè, grazie al tenore ed al calore dei messaggi successivi del Duce e grazie ad un più realistico apprezzamento della situazione, il Fiihrer e, con lui, lo stesso Ribbentroo, si sono, come dire, miracolosamente ripresi. Sicchè in ·chiusura, i rapporti poterono essere ristabiliti su basi ed in termini che, ne-lle circostanze, potevano veramente essere giudicati per ottimi.

Ma tutto ciò sempre in relazione a quello che era prima e che avrebbe potuto, date le circostanze, essere. Quindi se, da una parte il .saggio contegno del Fiihrer ha permesso di non rompere, dall'altra sarebbe assurdo negar·e che la nostra situazione nei riguardi della Germania si sia resa estremamente delicata e che le reazioni che gli avvenimenti delle ultime settimane hanno avuto nel gran pubblico siano state tanto più varie quanto più lontane dalle fonti della responsabilità e della verità.

Questo, a tutti noi che stiamo qui, non ha recato sorpresa. Aggiungo che, in un primo momento specialmente, hanno contribuito a rendere più delicata la situazione così le notizie, portate indistintamente qui da tutti i Tedeschi provenienti dall'Italia, sullo stato d'animo non dico astensionista ma persino nettamente antitedesco della gran «massa» italiana, sia il contegno delle stesse colonie italiane in Germania dove si sono avute manifestazioni individuali in perfetta e anzi soverchia .rispondenza con il primo risentimento della popolazione tedesca in rapporto alla guerra. Ho dovuto, qui a Berlino, intervenire con la minaccia dello scioglimento della mensa del Fascio, del ritiro della tessera fascista ai mormoratori, con speciali raduni e catechizzazioni, con circolari severe ai Consoli etc. etc.

E deve dichiarare che neanche da parte tedesca si è rimasti, ai fini delle necessarie ·chiarificazioni, inattivi.

Ie.ri Liotta mi segnalava -mettendole quasi in connessione con certi rifiuti da lui ricevuti per forniture da parte dell'Aeronautica tedesca -l'esistenza di uno stato di malumore nei nostri riguardi. Devo dire subito, per scrupolo di verità. che i rifiuti dell'Aeronautica tedesca (che non datano da ora) possono trovare una spiegazione anche nel fatto che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, qui Liotta non ha mai «ingranato». D'altra parte. devo dire pure che gli altri due Addetti Militari mi dichiarano di trovare nei Ministeri tedeschi rispettivi un. perfetto spirito di cameratismo e la massima cortesia. Ciò premesso, devo poi aggiungere che lo stesso Liotta, in altro promemor: a inviatomi oggi a conferma di quello di ieri sul malumore esistente contro di noi, ammette egli stesso che da parte tedesca non si manca di reagire. Egli dice in proposito precisamente così:

«Il giorno 5 corr. un socio tedesco della Deutsch-Italienische Gesellschaft, Direttore di stabilimento, è stato espulso dalla stessa Società italo-tedesca 'Per essersi abbandonato a volgari insulti e a considerazioni offensive verso l'Italia.

Il mattino del giorno seguente, 6 corr., il Segretario della Deutsch-ltalienische Gesellschaft ha convocato tutto il personale degli Uffici della Società facendo akune comunicazioni ·che così si possono riassumere:

«In molti ambienti tedeschi persone male informatè criticano il contegno dell'Italia e usano frasi ingiuriose verso il Paese nostro amico. Queste persone non comprendono o non sanno che l'Italia ha tutte le proprie coste aperte alle offese dal mare e che essa non può quindi prendere in questo preciso momento un'iniziativa di guerra. Queste stesse persone traggono la falsa deduzione che l'amicizia fra l'Italia e la Germania sia troncata, il che è completamente falso perchè l'Italia continua a mantenere una condotta di sincera amicizia verso la Germania.

Comunico che ieri ho espulso un socio tedesco dalla Deutsch-Italienische Gesellschaft per offese da lui formulate verso l'Italia.

Ordino a tutto il personale di riferirmi il nome di qualsiasi socio che con la propria parola e col proprio contegno mancasse di rispetto verso l'Italia, danneggiando in tal modo l'interesse degli amichevoli rapporti tra i due Stati amici. La Direzione prenderà immediati provvedimenti contro tali soci.

È anzi nostra intenzione di organizzare fra breve un trattenimento per dimostrare pubblicamente che la Deutsch-Italienische Gesellschaft continua nello svolgimento della propria attività nell'interesse dell'amicizia tra la Germania e l'Italia ».

D'altra parte, Giuliani che ha continui contatti con il Fronte del Lavoro mi informa che in «riunioni ·cameratesche » tenute per spiegare l'entrata in guerra della Germania così è stato chiarito l'atteggiamento dell'Italia:

« Soltanto chi non è vicino alla politica può ritenere che l'Italia si allontana dalla Germania. Il fatto stesso che l'Italia non ha dichiarato la neutralità, come hanno fatto il Giappone e la Spagna, vuol dire che non è neutrale e significa che l'Italia senza dubbio è d'accordo col Fiihrer e si riserva di mtervenire al momento opportuno.

4 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

L'atteggiamento dell'Italia impedisce l'estensione dal conflitto. Infatti un

suo intervento obbligherebbe diversi paesi a prendere parte al conflitto.

I dirigenti del Fronte del Lavaro, pur non dicendolo nei loro discorsi, ri

tengono però che più tardi si verificherà l'intervento dell'Italia ».

Come si vede, anche da parte tedesca, qualcosa di utile •si sta facendo.

Comunque, io mi sono, appena ricevuta la Tua lettera, recato subito da

Weizsacker per parlare a titolo personale con lui della questione «onde preve

nire il formarsi di stati d'animo contrari non solo alla verità, ma all'evidente

comune interesse dei due Governi».

Ho trovato in Weizsacker non solo la massima comprensione, ma anche il

maggiore desiderio di cooperare.

Non solo egli ha ammesso la opportunità di quella propaganda da «bocca

a bocca » da Te suggerita, ma ha anche promesso:

a) di far ristudiare l'opportunità della pubblicazione del noto telegramma

del Fiihrer, nonchè

b) di intensificare l'azione di stampa intesa a mettere in valore l'apporto

e le simpatie italiane.

È inutile dirTi che io continuerò a occuparmi, con tutto il sommo interesse

che essa rkhiede, della questione. Ma ho tenuto a farTi presente come questa

nostra azione debba esser svolta da una parte •con fermezza, ma d'altra parte

anche con tatto e delicatezza (1).

(l) -Il presente documento fu redatto il 7 settembre, ma spedito 1'8, come risulta dalla (2) -Non rintracciata.
81

IL MINISTRO CONSIGLIERE A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. R. PERSONALE S. N. Berlino, 7 settembre 1939.

Entriamo domani nella seconda settimana di guerra.

Per ora, militarmente, il piano tedesco si va realizzando con indubbia precisione ed inaspettata velocità. Dopo soli sei giorni dall'inizio delle ostilità, le due branche della tenaglia, ·che vorrebbe spezzare in due la Polonia e soffocare l'Esercito polacco, si vanno chiudendo inesorabilmente nella stessa direzione di Varsavia. Il Gruppo di Armate Nord (Generale von Bock) ha già passato il Narew e si va avvicinando alla stessa linea del Bug, ultima possibilità per i Polacchi di proteggere la Capitale, mentre il Gruppo di Armate Sud (Generale Rundstedt, che Tu hai conosciuto durante le manovre del 1937, svoltesi alla presenza del Duce) ha già raggiunto e sorpassato la catena collinosa della Lysa Gora. Praticamente la difesa polacca è stata fino ad ora estremamente deficiente. I soldati, secondo qui sento costantemente affermare e come dimostra la bella difesa della Westerplatte, a Danzica, la cui guarnigione si è arresa solamente oggi, si battono bene e con coraggio: ma il Comando è stato assolutamente insufficiente come coordinazione tra le varie Armi, come dislocazione dei mezzi

logistici, ecc. E anche la insufficiente protezione antiaerea, che ha permesso al tedeschi di tenere permanentemente sotto il bombardamento disturbatore principali centri e nodi ferroviari, ha concorso a questo rilassamento, che si verifica con velocità impreveduta persino dai più ottimisti tra i Tedeschi, dell'intera organizzazione difensiva polacca. Oggi quindi la stessa Capitale è potenzialmente minacciata e le truppe polacche del centro, attualmente in rapida ritirata nel grande corridoio compreso tra la Vistola e la Warthe, rischiano di rimanere tagliate fuori.

Tutti questi clamorosi successi, ottenuti con perdite relative, e l'occupazione di centri quali Bromberg, Kattowiz, Cracovia e di zone industriali e minerarie di indubbia importanza, hanno contribuito a « rialzare il tono » del popolo, rimasto, come sai, tanto profondamente colpito dalla notizia, giunta in forma così sgradevolmente improvvisa ed impreveduta, della dichiarazione di guerra da parte di Inghilterra e di Francia. Si comincia così a notare, per quanto vagamente, un senso di maggiore ottimismo. E a questa ripresa ha contribuito l'altra considerazione, basata su pratiche constatazioni, che la minaccia della spada anglo-francese non è poi così incombente e spaventosa come si poteva in un primo momento pensare e temere. Gli inglesi hanno commesso un grave errore nel lanciare un po' troppo leggermente, il giorno 4, sulle basi di Cuxhaven e di Wilhelmshaven, quella loro grossa squadriglia da bombardamento, la quale, senza provocare alcun grave danno, ha finito per perdere, per molte circostanze favorevoli alla protezione antiaerea, circa metà dei suoi effettivi. Il risultato è stato che questi ambienti navalì ed aeronautici hanno tirato un gran sospiro di sollievo e si sono sempre più persuasi della grave difficoltà per l'Inghilterra di « toccare » la Germania. Oggi quindi, ripeto, si nota una qualche maggiore serenità.

Resta tuttora <però ancora un fallace stato d'animo. I Tedeschi sono sempre gli ultimi ed i più tardi ad adattarsi alle nuove situazioni. Crollata, in forma brusca e clamorosa, la speranza di veder localizzato il conflitto, alligna ancora ora qui la « g,rande illusione » di vedere la Francia dubbiosa ed incerta dal precipitarsi di fatto nella sanguinosa battaglia. La circostanza che, nei primi quattro giorni dopo la dichiarazione di guerra, l'Esereito francese è rimasto praticamente con le armi al piede, ha contribuito ad alimentare questo stato d'animo dei Tedeschi, i quali, inspirandosi al cortese esempio di Fontenoy, vorrebbe,ro addirittura che nessuno tirasse per ilprimo! E persino gli organi dirigenti continuano ad insistere nella linea prescelta di non stuzzicare e provocare reazioni francesi, sempire nella speranza ·che, una volta perduta la causa polacca, Parigi riesca a liberarsi dalle imposizioni qi Londra ed a considerare più realisticamente la situazione.

Abbiamo avuto in proposito episodi sintomatici. Tu sai già come l'Ufficio Stampa della Wilhelmstrasse ci abbia pregato di evitare che nella stampa italiana l'inazione bellica francese venisse fatta oggetto di ironici ,commenti. E ieri questo Ambasciatore del Belgio, Davignon, mi ha raccontato che la protezione antiaerea belga ha in questi giorni costretto due apparecchi francesi, che avevano violato la neutralità, ad atterrare. Apparecchi ed equipaggi sono stati internati. Orbene i Tedeschi hanno persino rinunziato a porre in rilievo questa flagrante violazione, da parte francese, della neutralità

belga, e hanno taciuto assolutamente sulla notizia! Tutto ciò per cullarsi ancora nella illusione che le forze armate francesi non abbiano ancora rice~ vuto ordini decisivi di attaccare la Germania!

Io mi rifiuto di credere che questa illusione sia vera e sincera «in alto loco ». Ma evidentemente si vuole far giungere a gradi e lentamente, e attraverso il compenso costituito dai grandi successi sul fronte polacco, l'opinione pubblica tedesca a realizzare che la Germania, entrata in conflitto con la Polonia sul nome di Danzica, si trova oggi a fronteggiare una seconda guerra mondiale.

Qualche altra considerazione sui rapporti itala-tedeschi.

Si conti:nua ad andare bene. È evidentemente normale che molti si domandino e domandino, a bocca più o meno amara, quale sia esattamente il contegno e l'atteggiamento dell'Italia: ma non si può affermare che esistano qui reazioni antiitaliane. Desidero anzi in proposito metterti in guardia contro quelle informazioni, che spesso sono frutto di sensazioni personali e superficiali (alle volte il nostro carattere è un po' impressionabile: così, ad esempio, vi sono connazionali che trovano che il facchino non è stato con loro cortese alla stazione, che qualche individuo, nella strada, ha osservato con insistenza il loro distintivo fascista, e così via, e da ciò desumono e predicono grossi e inevitabili guai per gli Italiani in Germania!) e che vorrebbero dipingere e presentare un quadro tedesco che non mi sembra esatto. Naturalmente sarebbe un po' strano pretendere oggi dimost:mzioni pubbliche di entusiasmo per l'Italia, ma non si è registrato fino ad oggi il minimo incidente. Vivo da oltre sei anni in Germania e conosco qualche sintomo. Ricordo troppo bene e per aver personalmente vissuto quel periodo, quanto avvenne nel 1934, per non sapere che il Tedesco, quando è veramente di cattivo umore, si mette a scrivere, anonimamente o no, a ,coloro che ne sono la causa e l'oggetto e cioè, nella fattispecie, all'Ambasciata italiana. Non ho dimenticato le lettere che d giungeV'ano allora e che erano piene dei soliti epiteti ingiuriosi, a ricordo del 1914. Orbene, fino ad oggi, la posta in arrivo alla nostra Rappresentanza non è fortunatamente gravata da simili epistole! Ed anche nella vita privata non ho fino a questo momento avuto occasione di segnalare e di riscontrare alcun sintomo preciso di disagio e di malcontento.

Ad ogni modo, ed avendo letto la lettera che, in tal materia, hai diretta ad Attolico, penso che si potrà studiare la maniera, attraverso una pubblicazione in Germania di documenti ufficiali o con altro mezzo, di dare finalmente all'opfnione pubblica tedesca il testo del telegramma finale di Hitler al Duce a chiara conferma delle parole pronunziate dal Cancelliere al Reichstag. Oggi stesso l'Ambasciatore ne intratterà Weizsiicker e Te ne scriverà. Ma, ripeto, tutto, come mi confermano anche i nostri Addetti Militari che trovano sempre presso le Autorità militari del Reich la più cortese accoglienza, procede tranquillamente. Ed in Paese autoritario (che ha poi tutto il più assoluto interesse ad essere e ad apparire, nelle attuali contingenze, sempre strettamente legato all'Italia di Mussolini) non bisogna andare troppo dietro al così detto « uomo della strada», specie quando la strada contiene ottantacinque milioni di individui, tra i quali non sarà diffi.cile trovare una certa aliquota che, come Ti ho detto nella mia lettera precedente, può fare il naso ed il muso lungo per l'atteggiamento italiano (non è difficile prevedere che i nasi ed i musi più lunghi si riscontreranno nelle antiche provincie austriache).

Aggiungo, in tal materia, un'ultima considerazione. Leggo, in telegrammi provenienti da Parigi e qui naturalmente non pubblicati, come rinasca colà la Legione garibaldina, a sostegno della «causa latina». Bisognerà stare attenti che i Francesi, abilmente speculando .sulla cosa, non facciano credere al Mondo, ed anche ai Tedeschi che gli Italiani hanno formato un Corpo Volontario a sostegno della Francia. Le conseguenze in Germania, nel campo dei rapporti italotedeschi, potrebbero essere gravi. Se ciò avvenisse, mi permetterei suggerire la opportunità che, almeno sulla carta e formalmente, si pensasse alla creazione di un qualche nucleo di nostri Volontari in Germania. Questa creazione avrebbe qui, nel momento da noi ritenuto più favorevole ai nostri scopi, i risultati migliori.

Come avrai notato, la Germania non ha proceduto alla « mobilitazione generale». Il sistema del reclutamento, anche per la mancanza di molte classi militarmente istruite, è stato fatto «ad personam », e si è tenuto conto, nella maggior parte dei casi, della specializzazione degli individui. In certo modo la circostanza ,che la Germania, nel periodo del suo disarmo, si è basata per quindici anni sulla Reichswehr, Esercito di mestiere, ha contribuito a staccare ancora oggi le Forze Armate dall'afflusso generale ed amorfo dei cittadini. Così qui, in questo primo momento della guerra, si è cercato, con l'abolizione di misure militari di carattere generale, di evitare la disorganizzazione delle grandi branche produttive del Paese. Oggi, per la potenza del fuoco e della motorizzazione, le necessità dell'Esercito operante sono divenute infinitamente maggiori e non è più valido e v'ero l'assioma che «per ogni combattente occorre un altro uomo nelle retrovie ». Attualmente ne occorrono ,per lo meno cinque o sei, e la Germania è quindi partita in guerra con una massa di combattenti che può essere calcolata al massimo in tre milioni o poco più, tutti però potentemente armati, mentre nel Paese sono rimasti ai loro posti di produzione tutti gli altri.

Molto interessante e .sintomatico mi è parso, in proposito, un discorso pronunciato in questi giorni dal Dottor Ley, nel quale il Capo del Fronte del Lavoro ha dichiarato che lo Stato, anzichè inviare un cittadino nell'Esercito può tenerlo nell'officina, nel qual caso l'operaio riceverà lo stesso trattamento economico fatto al soldato.

Il risultato di tutto ciò è che, fino a questo momento, in Germania gli uomini dai trenta anni in su non sono stati, se non eccezionalmente, chiamati alle armi. Persino gli operai delle costruzioni, come constato nel cantiere del Palazzo della nostra nuova Ambasciata, sono rimasti, in gran parte, ai loro posti. In altre parole, degli uomini validi in Germania è ora nelle Forze Armate un'aliquota che può essere ,calcolata al quindici o al diciotto per cento.

Per mantenere inoltre, per quanto possibile, identica la fisionomia del Paese, il Governo ha persino rinunciato a misure che sembravano necessarie. Così non è stata sospesa la 'Circolazione delle automobili private, ma si è solamente, anche questo nella pratica e senza decreti resi di pubblica ragione, limitato il consumo della benzina. Ed i locali pubblici, teatri, cinematografi, caffè, sono rimasti tutti aperti. Sono stato così l'altra sera ad una prima rappresentazione teatrale anche 'per vedere taluni aspetti dello spirito pubblico. Teatro gremito e molta

ilarità. Non una sola persona in uniforme. Si direbbe che si vuoi far considerare

la guerra come un fenomeno lontano dal quale la terra tedesca non può essere

toccata, e si vuole in qualche modo far dimenticare l'incubo costituito dalla

totale oscurità che, a protezione antiaerea, afferra ogni sera, inesorabilmente, le

città germaniche.

Altro fenomeno interessante è l'« anonimità » di questa guerra: il pubblico

tedesco ignora persino i nomi dei Comandanti delle grandi Unità de'l suo

Esercito!

Ma fino ,a quando? Può questo sforzo, indubbiamente interessante e carat

teristico, durare a lungo? In altre parole, potranno i nt:rvi tedeschi rimanere

molto tempo fasciati in questo voluto e preteso rivestimento di normalità di

esistenza?

Molto dipenderà, naturalmente, dalla forza di penetrazione e di scoppio

dei proiettili delle ,artiglierie del Generale Gamelin (1).

(l) Il presente documento porta il seguente Post-Scriptum in data 8 settembre: • Gli articoli della Frankfurter Zeitung e della DAZ di questa mattina sono una prima prova positiva dell'interessamento di Weizsiicker ».

82

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4699/1686. Budapest, 7 settembre 1939.

Come appare anche dalla stampa, e come ho già telegrafato, l'opinione ungherese ha seguito con unanime ammirazione l'azione di pace del Duce e col più vivo interesse l'atteggiamento dell'Italia. Non sono mancate in principio alcune voci di fonte ebraica, incoraggiate dalla propaganda antitedesca, ma nessuna eco se ne è avuto nella stampa.

Persona vicinissima al Reggente ha riferito che Horthy si sarebbe espresso nei termini più entusiastici a riguardo del Duce e dell'atteggiamento italiano, aggiungendo che « almeno in Europa vi è un genio che ragiona e che potrà così al momento opportuno far con la sua altissima autorità valere la sua parola».

83

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

TELESPR. 4842 (2). Zagabria, 7 settembre 1939.

Per cognizione, mi pregio informare che l'attuale stato di guerra fra Germania e Polonia-Francia-InghiHerra, non ha determinato m conseguenza dell'atteggiamento italiano, grande impressione fra questo pubblico. Naturalmente ne risente la vita economica ed un po' la situazione di rifornimento di certi generi a causa di accaparramenti spiccioli.

4234/1077 del 12 settembre 1939, non pubblicato.

L'attenzione ed i commenti sono an1matissimi con gran prevalenza di

simpatia verso la Polonia (istinto slavo e convergenza propagandistica demo

eratica-massonica-ebraica).

Si fa notevole parte nei commenti all'attitudine dell'Italia, giudicandola

assennata e lungimrrante.

I fattori ufficiali non hanno mai come in questo momento esaltato la figura

del Duce. I circoli di:rigenti del Partito Rurale diffondono idee di calma e di

necessità che i croati non debbono pensare ad altro che a sistemarsi secondo il

conseguito reggimento autonomo.

La stampa è abbastanza obbiettiva per quanto riguarda gli organi governativi, cattolici, e quello ufficioso del Partito Rurale; quella demo-massonico-ebraica mette specialmente in evidenza i comunicati anglo-franco-polacchi ovvero quelli con essi convergenti.

(l) -Il presente documento porta il seguente Post-Scriptum: • Ho visto più volte, durante la crisi, von Hassell, estremamente cortese e desideroso di • riattaccare » contatti. Fu lui a venire all'Ambasciata, in forma più o meno misteriosa, nel pomeriggio del 31 agosto, per far conoscere come l'Ambasciatore polacco Lipski incontrasse difficoltà per essere ricevuto da von Ribbentrop e per cercare di far facilitare l'incontro». (2) -Il presente documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. da Belgrado
84

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PITTALIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8927/768. Monaco di Baviera, 7 settembre 1939 (per. giorno 11).

Risposta al telegramma n. 520 in data odierna (1).

Non si può dire 'che la soluzione di forza data da Hitler alla questione di Danzica e del Corridoio, per quanto nelle voci correnti fosse già da tempo data per iscontata e come ormai imminente, abbia trovato generale consenso di massa almeno in Baviera.

Occorre infatti aver presente che quest'ultima è assai poco lungimirante di sua natura, e che per Danzica nessuno o quasi ha ritenuto che valesse la pena di andare incontro ad un conflitto sanguinoso.

Allo scoppiare di esso na,turalmente affiorò subito l'interrogativo: « e l'Italia? ».

Bisogna aggiungere ,che i Bavaresi, da buoni montanari, sono particolarmente diffidenti, e, come ebbi già occasione di riferire spesso, questa peculiare loro diffidenza non era giunta ancoll."a a disarmare del tutto nei nostri riguardi, ed anche in tempi recenti. Ho pure riferito più volte come anche la fiamma dell'irredentismo alto-atesino sia stata, in un passato non ancora abbastanza remoto, troppo a lungo e insistentemente agitata in Baviera per non conservare tuttora qualche favilla sotto la cenere.

Allo scoppiare del conflitto si è verificato, di conseguenza, nei confronti dell'Italia un doppio fenomeno:

l) da un lato il malcontento per una guerra assolutamente non desiderata e non popolare ha portato ad una grande attesa verso Mussolini (la cui personalità è giunta, se possibile, in questi animi ad un prestigio ancor più alto) ed una vera simpatia, fatta di ansia e di fede insieme, ha accompagnato l'opera di pace e di conciliazione voluta e svolta dal Duce fino all'ultimo :sta:1te;

2) d'altro canto l'incertezza si è acuita quando, nel pathos di trovarsi già spronfondati nella guerra, con maggior impazienza si attendeva la comunkazione che l'Italia entrava subito in campo. E questa opinione pubblica non è certo stata fin d'allora abbastanza illuminata sull'atteggiamento italiano e sulle circostanze che dovevano spiegarlo: da parte tedesca nè la stampa nè la radio hanno dato pubblicazione e nemmeno cenno di esistenza del telegramma del FUhrer al Duce, telegramma che perciò si può senz'altro considerare come ignorato dalla grande massa. La sola frase di Hitler al Reichstag non è certo apparsa sufficiente a precisar subito la situazione, nè ha di fatto dato luogo ad immediate interpretazioni popolari chiare ed inequivoche. L'entrata in guerra, poi, della Francia e dell'Inghilterra è venuta ad aumentare la sensazione di disagio del popolo e quindi anche di dubbio nei confronti dell'Italia.

Questa, dirò così, la reazione immediata e quella immediatamente successiva all'aprirsi del ·COnflitto. In questi ultimi due giorni mi sembra di riscontrare un notevole cambiamento di opinione pubblica che anch'esso assume un duplice aspetto:

l) da un lato le notizie dei fulminei successi delle armi tedesche hanno rinfrancato le masse, e già l'atmosfera si manifesta, quasi ora per ora, sempre più alleggerita dalla pesantissima cappa che l'opprimeva in quei primi giorni.

2) dall'altro lato, e mentre la fede in una vittoria rapida ed esclusiva aumenta il senso di orgoglio di questo popolo, e, ciò che mi pare particolarmente notevole, tutti, o quasi, appaiono qui credere che Francia ed Inghilterra nemmeno abbiano mostrato di iniziare una loro vera azione bellica, va sempre più facendosi strada nei riguardi italiani l'idea (anche malgrado le già accennate mancanze di pubblicità da parte germanica) che l'atteggiamento nostro sia stato convenuto fra i due Capi.

Per concludere, lo stato d'animo nei nostri confronti mi sembra oggi possa

riassumersi nelle due parole: « attesa e riserva ».

(l) Vedi D. 71.

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L'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4835/1241. San Sebastiano, 7 settembre 1939 (per. giorno 15).

Ora che il ·Conflitto europeo ha assorbito tutta l'attenzione degli ambienti

ufficiali, dell'opinione pubblica e della stampa spagnuola, si può dare uno sguar

do complessivo all'impressione qui suscitata dalla nuova fase in cui sono entrati

i rapporti fra Germania e U.R.S.S.

Gli ambienti spagnuoli, con cui ho avuto occasione di intrattenermi al ri

guardo, da una parte, ufficialmente dichiarano di aver dato al patto russo-ger

manico l'interpretazione esatta, rendendosi conto della netta separazione esL

stente fra l'inamissibilità di una propaganda comunista in Germania (leggi

Komintern) e la possibilità di un riavvicinamento pohtico-economico fra la

Germania stessa e il Governo dell'U.R.S.S. Una cosa, si è detto, è l'ideologia

politica, che non può essere materia di espoTtazione, ed altro l'insieme delle re!azioni di fatto sul terreno politico-militare-economico. Ma, d'altra parte, anche le sfere ufficiali, come la massa dell'opinione pubblica, si sono effettivamente trovate disorientate. Quest'ultima, particolarmente, ha infatti senz'altro ed istintivamente messo insieme i termini apparentemente inconciliabili della lotta triennale sostenuta dalla Spagna ·contro il comunismo, appoggiata anche dalla Germania e coronata dall'adesione della Spagna stessa al patto Anti-Komintern, e del patto russo-germanico, per intravedere un c<1mbiamento di direttive, nella poliHca germanica, che tocca direttamente la Spagna.

Fra questi due elementi, la stampa, evidentemente ispirata, ha cercato di conciliare le diverse tendenze e di ristabilire un certo equilibrio ed una maggiore obiettività di orientamento.

Considerando con sguardo d'assieme i vari commenti della stampa spagnuola agli atti diplomatLci recentemente conclusi fra la Russia e la Germania, si può rilevare come la nota dominante dell'atteggiamento di questa stampa sia quella di aperto favore nei riguardi degli atti stessi.

Tale atteggiamento, come è ovvio, è l'espressione della simpatia della stampa spagnuola nei .confronti delle Potenze dell'Asse e della politica da questa seguita e, reciprocamente, dell'avversione per le democrazie, e, di riflesso, per il loro giuoco diplomatico.

Lo scacco subìto dalla diplomazia franco-inglese nelle sue trattative con la Russia, viene sottolineato con ironici commenti, come con pungente ironia vengono illustrati gli atteggiamenti di delusione e di risentimento della stampa e dei circoli politici franco-inglesi nei confronti della condotta del governo sovietico.

Considerando analiticamente i commenti in questione una categoria notevole di essi appare costituita dalle note editoriali dei redattori di politica estera dei principali giornali nelle quali gli accordi summenzionati vengono studiati astraendo da ogni pregiudiziale di carattere ideologico: cioè, in termini di « Realpolitik » : nei loro presupposti e nei loro impulsi geografici economici, nei loro riflessi immediati e mediati sulla distribuzione delle forze nel campo internazionale e, quindi, sull'equilibrio dell'Europa e del mondo.

È opportuno, inoltre, far menzione di un'altra categoria di commenti, in generale, sostanzialmente favorevole ai patti in questione, dettati più che dal freddo raziocinio, da una valutazione politica in cui sono prevalenti le note di carattere sentimentale ed ideologico: in tali commenti la considerazione del termine: Russia, come sistema di forze nell'equilibrio internazionale, non esclude quella del « Komintern » come sistema di principi ideologici, aggressivamente in movimento: così che, ipotizzandosi la possibilità che, grazie a questi patti, la Russia non soltanto non sia frenata, ma anzi maggiormente indotta ad agire come « Komintern », si perviene alla formulazione di riserve più o meno ampie nei confronti dei patti in questione e dei loro possibili sviluppi.

E così, se qualche giornale (El Alcazar, 24 agosto u. s.) ritiene di poter impiantare il suo commento agli accordi in questione sull'affermazione che la politica internazionale è realtà tale da non dover essere confusa con la politica interna degli Stati, qualche altro giornale (El Pensamiento Navarro, 25 agosto

u. s.) rifiuta di accordare legittimità alla distinzione «sottile come inconsistente fra Komintern e la Russia sovietica, fra patti e posizioni internazionali», per

formulare, quindi, nei confronti dei noti patti, riserve più o meno larghe, par

ticolarmente per ciò che questi renderanno possibile di fare alla Russia « nefanda

e nefasta».

Così pure, il falangista Arriba Espafia, pur approvando gli atti diplomatici

in parola, esprime la più larga diffidenza nei confronti di Mosca « che non sente

e non può sentire una pace europea e giusta ».

Contro i pericoli dell'introduzione, grazie ai patti summenzionati, nel vecchio

continente « del peso e dell'azione di una potenza, la quale oltre ad avere carat

tere asiatico, persegue finalità che contraddicono apertamente con quelli che

si considerano come postulati della civiltà cristiana», apertamente si esprime

su EL Correo GaLlego il noto scrittore di diritto e politica internazionale Ca

millo Barcia Trelles.

« Il nostro concetto della Russia rossa non varia in conseguenza del patto

in questione» afferma perentoriamente da parte sua El Noticiero Universal

di Barcellona, ed aggiunge: « detto patto non proclama una purificazione e una

rettifica di indirizzi della politica della Russia».

E il giornale El Comercio si lascia andare anche a compiangere «i miliziani ingannati portati al delitto dai capi moscoviti, miliziani i quali ora dalle loro carceri non potranno non piangere sul loro disinganno vedendo Stalin al braccio di Hitler e di Ribbentrop ».

Dai richiami ora fatti sembra, dunque, potersi affermare che da una certa parte la stampa spagnuola si crede di dover più o meno esplicitamente subordinare una valutazione positiva nei riguardi degli atti diplomatici in questione alla condizione che essi non indicano menomamente sull'atteggiamento antiKomintern della Germania e, comunque, non rendano possibile alla Russia come Komintern -di allargare la ,sfera della sua attività nel mondo degli Stati: quindi, alla condizione che gli effetti dei patti stessi limitino il loro raggio di azione al settore economico e eventualmente a quello strettamente di politica estera.

È a tal riguardo assai sintomatico il richiamo agli accordi in passato intercorsi fra la Russia sovietica e l'Italia fascista, accordi i quali, sia per la loro portata, che per il loro carattere sostanziale si vorrebbe servissero da precedenti, diremmo vincolativi, nei confronti della portata e degli effetti dei patti testè stipulati fra la Germania e la Russia sovietica.

A questi dubbi, a queste preoccupazioni che affiorano nei commenti anzidetti e che rispecchiano il pensiero dell'uomo della strada, hanno voluto rispondere alcuni articoli apparsi su questa stampa, come quello de El Diario Vasco, «La ferma posizione antibolscevica del Reich »: articoli in cui assiomaticamente si afferma che i patti in questione non modificano nemmeno di una linea l'atteggiamento anti-Komintern della Germania, giungendosi, talvolta, fino a tratteggiare la possibilità che detti patti possano fungere da strumento atto ad operare una progressiva « costituzionalizzazione » della Russia comunista nel senso della trasformazione del suo regime in un regime affine a quello fascista o nazionalsindacalista: è così ad es. che il noto giornalista Francisco Melgar crede di poter ipotizzare l'avvento di una «Russia guadagnata alla idea fascista».

In definitiva, quindi, la stampa spagnuola si esprime, nei riguardi dei recenti accordi russo-tedeschi nelle forme seguenti: commenti incondizionatamente favorevoli agli accordi stessi; analisi di carattere obiettivamente politicodiplomatico; commenti, in cui analizzandosi i rapporti fra Komintern e Russia, si condiziona ogni valutazione positiva nei riguardi degli accordi in parola alla possibilità che sia evitato che il Komintern possa trarre da essi alimento aUa sua azione; e si fa l'ipotesi di un effetto 15enefico che potrebbe derivare da detti accordi nel senso di una eliminazione progressiva del Komintern e della sua attività.

Allego il testo dei principali articoli pubblicati (1).

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L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2261/659. Rio de Janeiro, 7 settembre 1939 (per. giorno 24).

Il giorno tre corrente, il Consiglio dei Ministri sotto la presidenza del dottor Getulio Vargas, e presenti il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale e il Capo di Polizia, deliberarono che il Brasile s! sarebbe mantenuto neutrale di fronte all'attuale conflitto europeo. Nel comunicato ufficiale alla stampa fu dichiarato che i ministri applaudirono all'unanimità l'esposizione lunga e dettagliata degli avvenimenti fatta dal Presidente che, di accordo con le tradizioni e gli interessi del Brasile, indicò gli orLentamenti e le norme da osservare.

Il giorno cinque fu pubblicata una ·circolare del Ministero degli Affari Esteri, approvata dal Presidente, con la quale si sono stabilite le regole generali che dovranno essere osservate per garantire la neutralità della Nazione.

Tali norme -di cui fu trasmesso un riassunto telegrafico alla Stefani Sermo -riguardano particolarmente la permanenza e il passaggio di navi da guerra e mercantili nelle acque territoriali brasiliane, e non si allontanano di malto da quelle adottate dagli altri paesi.

È da rilevare che nella circolare è stabilito il divieto (art. 4) della formazione, nel territorio brasiliano, di corpi di combattenti per servire qualsiasi paese 5elligerante, come pure della istallazione di uffici od agenzie di arruolamento (alistamento), ·sia di cittadini dei paesi belligeranti, sia di brasiliani o di cittadini di altri paesi. È vietata anche la raccolta di offerte (la parola donativos in portoghese si può riferire tanto a denaro quanto a derrata) o la rimessa di fondi alle nazioni belligeranti, eccetto per i servizi della Croce Rossa.

Pure la parola portoghese alistamento ha tanto il significato di arruolamento quanto quello di reclutamento. Non sarebbe quindi, da escludere che il divieto possa intendersi rivolto non soltanto per l'azione di agenzie o uffici particolari ma addirittura per quella delle autorità consolari.

È evidente che, seppure non si sentisse la necessità di fare pubblicam·ente un atto di ostilità verso le autorità dei paesi stranieri, obbligate a comunicare ai loro connazionali gli ordini di mobilitazione, si troverebbe il modo, come un

funzionario superiore del Ministero della Giustizia dichiarava ad una persona di fiducia di questa R. Ambasciata, di impedire, a mezzo della censura, la pubblicazione degli avvisi di convocazione dei riservisti stranieri.

Si afferma che, oltre le decisioni già prese, ogni ministro ha già preparate altre misure che avrebbero il loro sviluppo a seconda della condotta degli stranieri qui residenti.

(l) Non pubblicati.

87

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 284. Bucarest, 8 settembre 1939, ore 0,50 (per. ore 3,45).

Mi riferisco al mio telegramma 283 (1). Con telegramma in chiaro in riferimento trasmetto a V. E. dichiarazione Consiglio dei Ministri comunicata questa notte alla stampa. Dichiarazione sebbene confermi atteggiamento pacifico Romania non parla tuttavia esplicitamente di neutralità. Documento va per altro" posto sopra tutto in rapporto a situazione con Ungheria.

In esso infatti, forse per controbattere infondate proposte ungheresi per minoranze, viene riaffermata volontà romena perseguire politica favorevole minoranze e intenzione rinnovare patto di non aggressione, mentre in pari tempo si tende a giustificare ultime misure militari di cui al mio telegramma per corriere aereo di ieri n. 0112 (2).

88

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 289. Bucarest, 8 settembre 1939, ore 0,50 (per. ore 3,45).

Mio telegramma n. 287 (3).

Questo mio collega di Germania si è meco dichiarato molto soddisfatto per dichiarazioni Consiglio Corona circa neutralità Romania. Come riferito, è stata decisa su richiesta di questo Ministro di Germania dietro istruzioni suo Governo. Mio collega di Germania per altro mi ha pregato mantenere segreto più assoluto, essendo desiderio sia suo che del Governo romeno che dichiarazioni appaiano emanate spontaneamente dal Consiglio della Corona.

In tal senso si è espresso meco Gafencu, che mi ha detto trattarsi conferma

giuridica della posizione di neutralità assunta fin dall'inizio da questo Governo.

o o

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
89

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 525 R/339. Roma, 8 settembre 1939, ore 3,30.

Vostro n. 620 (1). Fate sapere agli ambienti competenti che solo l'atteggiamento attuale dell'Italia può soddisfare il desiderio germanico di fare regnare nei Balcani la più assoluta tranquillità.

90

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LONDRA, CROLLA, E ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. PER CORRIERÈ 20003 P. R. Roma, 8 settembre 1939, ore 9.

Governo giapponese ha fatto pervenire ai Governi britannico e francese promemoria ove chiedesi che Inghilterra e Francia si astengano da misure che possano pregiudicare posizione giapponese circa questione cinese e si dà amichevole avviso ai belligeranti di ritirare le loro truppe e le loro navi da guerra dalle regioni della Cina sotto controllo giapponese, cioè dalle Concessioni.

Gradirò conoscere quanto potrà risultarvi circa quest'ultimo punto ed eventuale seguito che codesto Governo riterrà darvi.

91

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 215. Peitaiho, 8 settembre 1939, ore 10 (per. giorno 9, ore 14).

Alessandrini mi telegrafa avergli quel Ministro degli Affari Esteri smentito notizia mediazione britannica tra Cina e Giappone.

Egli ha confermato determinazione continuare resistenza e crede che eventuali trattative non potrebbero avvenire che attraverso conferenza 9 Potenze, spiega che in Cina occorre tenere imparzialità verso interessi britannici ma anche verso quelli degli altri Paesi che firmarono Patto delle 9 Potenze.

Parrebbe confermare tale dichiarazione vivo risentimento che si rileva a

Chungking contro Gran Bretagna, sia per sua linea di condotta a Tientsin, che

per il sospetto di una intesa tra Roma (2) e Tokio.

Si cerca diffondere la frase « non vogliamo prestarci ad una Monaco Orientale » e si parla di una più intima intesa con la Russia.

Corre però per il Paese un vivo desiderio di pace, accresciuto dal timore

che la situazione internazionale isoli il pericolo per il cinese nel suo conflitto

con il giapponese. (3).

(l) -Vedi D. 58. (2) -Sic. Probabilmente: «Londra"· (3) -Sic.
92

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 214. Peitaiho, 8 settembre 1939, ore 10,40 (per. giorno 9, ore 14,50).

Primo chiaro gesto con cui Tokio, dopo smarrimento provocato da patto russo-tedesco mostra voler approfittare della nuova situazione internazionale per spingere a fondo sua politica in Cina, è costituito dal memorandum rimesso ieri dal Console Generale giapponese a Shanghai ai colleghi di Francia, d'Italia e di Gran Bretagna.

Lo riassumo qui appresso: l) Governo giapponese non intende essere coinvolto guerra europea ma è deciso concentrare suoi sforzi questione cinese; 2) Esprime fermo desiderio che Governo francese e Governo. inglese vogliano astenersi prendere misure capaci pregiudicare posizione Giappone riguardo Cina; 3) Nei riguardi poi delle regioni cinesi attualmente da esso controllate Governo giapponese teme presenza ivi di truppe e navi da guerra di Paesi impegnati nella guerra europea potrebbe provocare incidenti e creare situazione in contrasto con politica non intervento; 4) Pertanto Governo giapponese considera necessario dare Stati Uniti d'America e Potenze belligeranti consiglio ritirare forze suddette; 5) Dopo ritiro di tali forze Giappone farà tutto ciò che è possibile per garantire in Cina vita e beni sudditi delle Potenze belligeranti. In considerazione azioni private Autorità giapponese non ha escluso che potrebbe prendere sollecite decisioni al riguardo. Presa di posizione Giappone è anche motivata dalle intenzioni manifestate dall'Ambasciata d'Inghilterra di far presidiare da truppe americane i settori che le truppe inglesi dovessero abbandonare: con che si vuole ignorare la parità dell'Italia nel Settlement internazionale, che mi riservo tuttavia di tutelare con ogni mezzo.

93

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 38. Kabul, 8 settembre 1939, ore 12 (per. giorno 9, ore 19).

Governo Afganistan mi ha comunicato ufficialmente dichiarazione neutralità Afganistan a datare 6 settembre.

94

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 526/341 R. Roma, 8 settembre 1939, ore 14.

Risulta da fonte attendibilissima che l'Ambasciatore di Germania a Brusselle

in una riunione di suoi connazionali avrebbe pronunciato la seguente frase:

«Ho il dispiacere di annunciarvi che l'Italia non adempie ai suoi obblighi nei

riguardi della Germania ».

Fate rilevare in codesti ambienti responsabili quanto infondate e inopportune siano tali espressioni ed attirate la loro attenzione sull'opportunità che il predetto Ambasciatore osservi un maggiore controllo di linguaggio.

95

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A BANGKOK, PEREGO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 49. Bangkok, 8 settembre 1939, ore 14,15 (per. giorno 9, ore 1,40).

Avuto colloquio ·Con Capo del Governo.

l) Neutralità Siam verrà difesa con le armi.

2) Interessato a fondo atteggiamento italiano presente e futuro (Ministro inglese gli aveva già insinuato che Italia avrebbe finito per gravitare verso anglo-francesi).

3) Sua fiducia vittoria tedesca e intervento italiano.

4) Ha detto che i due incrociatori ordinati cantieri possono continuare ad essere armati in ogni eventualità. 5) Ritiene che Giappone sia rimasto arbitro situazione. Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

96

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI (Pubbl. GRAZZI: in principio della fine. Faro, Roma 1945)

T. P. 20163/135 P. R. Roma, 8 settembre 1939, ore 16,30.

Comunicate a Metaxas che in seguito al ·colloquio avuto con lui avete ricevuto ordine di venire a Roma per conferire col Duce e con me.

Partite immediatamente.

(l) Vedi D. 112.

97

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A HSING KING, GUADAGNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 86. Pechino, 8 settembre 1939, ore 18 (per. giorno 9, ore 1,50) (1).

Miei telegrammi nn. 67 e 68 dell'ottobre 1937.

Lega tribù mongole interno creata due anni or sono sotto l'egida giapponese ha deciso ora stabilire nuovo Stato unitario con capitale Kalgan sotto la presidenza noto Principe Teh. Dichiarazioni ufficiali affermano Governo unitario sarà in grado di opporsi più efficacemente dilagare influenza comunista proveniente Mongolia esterna. Decisione odierna è considerata come un provvedimento preso in conseguenza patto di non aggressione russo-tedesco ed allo scopo rinforzare fronte antibolscevico Estremo Oriente.

Giappone conserva stretto controllo sulla futura politica nuovo Governo.

98

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. 527/272 R. Roma, 8 settembre 1939, ore 22.

L'atteggiamento recentemente assunto dalla stampa giapponese nei nostri confronti non è intonato ai sentimenti di amicizia esistenti tra i due paesi. Attirate su ciò l'attenzione di codesti ambienti responsabili, facendo comprendere che ci attendiamo maggiore consapevolezza e comprensione da parte di codesta stampa.

99

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA

T. 528 R/392. Roma, 8 settembre 1939, ore 22.

Mettetevi in contatto col Caudillo ed esaminate con lui l'opportunità di un eventuale rinvio del suo viaggio in Italia dato il nuovo stato di cose determinatosi in Europa. È ovvio che il Governo ed il popolo italiani sarebbero e saranno lietissimi di accogliere in qualunque momento il Generalissimo; ma forse allo stesso Caudillo apparirà opportuno, nell'attuale situazione europea, di soprassedere a tale viaggio. Confermate in ogni modo a Franco i nostri sentimenti di profonda amicizia e telegrafate il risultato del Vostro colloquio.

(l) Il presente telegramma fu trasmesso via Pechino.

100

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 225. Parigi, 8 settembre 1939, ore 22 (per. ore 24).

Telegramma di V. E. n. 267 (l) e mio telegramma 216 (2).

Bonnet mi ha fatto chiamare in questo momento per dirmi che era stato informato della nostra richiesta alla Banca di Francia e della risposta negativa dataci. Desiderava sapere se fosse ·cosa che ci premeva molto poichè in tale caso avrebbe fatto (3) presso la Banca di Francia. Ha aggiunto che in ogni modo ·soluzione pÒtrebbe essere facilitata se ci assumessimo noi trasporto dell'oro a New York, stante rischi che tale trasporto incontrerebbe se eseguito su navi

francesi.

'Prego pormi in grado di rispondere.

101

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 227. Parigi, 8 settembre 1939, ore 22 (per. ore 24).

Questo Ambasciatore di Spagna ha fatto ieri per incarico di Franco nuovo

insistente passo Governo francese invocando cessazione ostilità e regolamento

pacifico conflitto. Nelle conversazioni Ambasciatore Bonnet si lasciò scappare

un « bisognerebbe anzitutto convincere gli inglesi » e finì per ammettere che

sarebbe utile sorgesse da qualche parte una proposta pratica nella quale iniziare

discussioni. Mi risulta anche che il bellicista antifascista Léger Segretario Ge

nerale del Quai d'Orsay non cela ormai sue preoccupazioni per disastro polacco

e per sue conseguenze.

Nonostante il malumore contro l'Inghilterra che cresce e si generalizza nei

diversi ambienti, questi partiti politici continuano ad essere lavorati da agenti

inglesi i quali non indietreggerebbero di fronte a qualsiasi mezzo pur di evitare

che la Francia adotti una politica più indipendente nell'attuale conflitto. Ieri

correva persino voce entrata Herriot nell'attuale Gabinetto ·come Ministro degli

Affari Esteri. Questa eventualità appare però oggi sventata sopratutto per con

tegno amichevole verso Italia che Daladier, maggioranza Gabinetto e Stato Mag

giore sembrano decisi a mantenere fermamente.

s -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

(l) -Vedi D. 27. (2) -Non pubblicato. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Due gruppi indecifrabili •.
102

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 152. Washington, 8 settembre 1939, ore 23,33 (per. giorno 9, ore 12,30).

Avvenimenti europei seguìti da questo Governo con maggiore attenzione

come risulta dai quotidiani telegrammi Stefani speciali inoltrati sotto il con

trollo questa Ambasciata.

Desiderio prevalente popolo americano, e che esso non nasconde, è non

immischiarsi conflitto europeo data esperienza fatta in occasione guerra mon

diale. Se però nel 1914 partigiani intervento contro Imperi Centrali rappresen

tavano metà totalità americana, si osserva ora che quasi tutto il popolo ameri

cano è contrario Germania e sopratutto persona Hitler.

Cambiamento nell'atteggiamento neutralità assunto da questo Governo è

probabile qualora sorti guerra si volgano favorevoli tedeschi e ciò specialmente

per timore che una Germania vittoriosa in Europa faccia sentire sua influenza

anche negli Stati Uniti.

Altamente lodata è opera svolta dal Duce ed apprezzata vigile attesa assunta

dall'Italia.

Viene espressa viva speranza che Italia possa rimanere estranea conflitto

anche se esso ,si prolunghi. In questi circoli industriali e commerciali è stata

appresa con viva soddisfazione notizia ripresa comunicazioni marittime linee

italiane e si prospettano vantaggi che potrebbero derivare Italia qualora Stati

Uniti potessero far affluire porti italiani merci che prima ostilità venivano dirette

in Francia ed Inghilterra per ulteriore inoltro Paesi neutrali Europa.

103

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

APPUNTO. Roma, 8 settembre 1939.

Il Consigliere dell'Ambasciata di Germania Barone von P l essen mi ha stamattina, a titolo personale e confidenziale, lungamente parlato dell'attuale situazione in cui si trova il suo Paese. Egli mi ha detto che non riesce a comprendere come e perchè la Germania si trova in guerra con la Francia e con l'Inghilterra. « È cosi assurdo --mi ha detto Plessen -che in pochi giorni sia stato distrutto il lavoro di avvicinamento di contatti e di comprensione che la Germania aveva cercato di svolgere con le due Potenze occidentali. Noi non vogliamo fare la guerra alla Francia e non sappiamo perchè dobbiamo batterci coi francesi su di una questione che non li tocca. Confido che dopo la presa di Varsavia avvenga in Europa qualcosa che ponga termine a questo tragico equivoco in cui è caduto il popolo tedesco. Desidero dirvi senza ombra di adulazione poichè voi conoscete i miei sentimenti da molti anni, che l'atteggiamento di Mussolini, la Sua chiaroveggenza, la Sua ferma decisione di rimanere estraneo al

conflitto, ha ingigantito la Sua personalità nel cuore del popolo tedesco. N o i tedeschi abbiano visto e seguìto l'opera di Mussolini giorno per giorno ed abbiamo constatato come Egli con molta accortezza abbia previsto quello che sarebbe accaduto. La Sua attuale astensione è un servizio che Egli rende alla causa dell'Europa e della Germania e speriamo che da qualsiasi occasione propizia Egli possa trarre la possibilità di pacificare la Germania con le due Potenze occidentali, con le quali, ripeto, l'idea di una guerra è estranea nel popolo tedesco».

« Proprio oggi, ha concluso Plessen, ricorre il 25o anniversario della mia ferita nella Grande Guerra. Non desidero celebrarne un altro e supratutto non desidero che il popolo tedesco riveda gli orrori del dopoguerra che tutti abbiamo vissuto».

Tengo a sottolineare che il Barone von Plessen mi ha parlato a titolo strettamente amichevole (1).

104

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 120. Atene, 8 settembre 1939 (per. giorno 9). In una conversazione avuta oggi con questo Addetto militare bulgaro, che l'ha riferita al Col. Mondini, questi addetti militare e navale britannici non hanno dissimulato la loro amarezza per il collasso del fronte polacco. Essi avrebbero inoltre detto al loro collega bulgaro che, essendo impossibile decidere la guerra sul Reno, non rimarrebbe se non la costituzione di un fronte balcanico destinato ad attaccare la Germania sulle frontiere sud-orientali, ;fronte nel quale dovrebbe essere attratta anche la Bulgaria. L'Addetto militare bulgaro si è limitato a rispondere che la Bulgaria non ha nessun motivo di attaccare la Germania. È certo ad ogni modo che il fatto che la Grecia non abbia finora proceduto a nessuna pubblica dichiarazione di neutralità, suscita un certo nervosismo e contribuisce a dar credito alle voci di pressioni esercitate sugli Stati balcanici da parte franco-inglese. Si parla anche molto di una prossima venuta ad Atene

del Generale Weygand, che alcuni affermano trovarsi a Costantinopoli, altri a Bucarest.

105

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 118. Bucarest, 8 settembre 1939 (per. giorno 9). La notizia che continua a circolare nella stampa estera della presenza in

Romania del Generale Weygand, malgrado indagini da me svolte al riguardo, non ha trovato finora alcuna conferma.

(l) Il presente documento porta il visto di Mussolini.

106

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6876/1092. Atene, 8 settembre 1939 (per. giorno 11).

Mi risulta che questo Incaricato d'Affari sovietico si è rEX:ato ieri a trovare l'Addetto Militare bulgaro e gli ha chiesto informazioni sulla composizione e forza dell'esercito greco. L'Addetto Militare gli ha dato qualche schiarimento su punti di carattere non riservato ed ha chiesto telegraficamente a Sofia istruzioni sull'opportunità di fornire al sovietico maggiori informazioni.

Parlando sulla situazione militare, il sovietico ha chiesto al bulgaro in qual modo secondo lui sarebbe possibile per la Francia e la Gran Bretagna prestar soccorso alla Polonia. Avendo il bulgaro accennato, come a una possibile ipotesi, al trasporto di truppe franco-inglesi attraverso i Dardanelli in Romania e di là in Polonia, il sovietico ha energicamente affermato che mai il suo paese permetterebbe una simile cosa, che verrebbe a toccare vitali interessi dell'U.R.S.S. «Del resto -ha aggiunto -sarà bene che in Romania si ricordino che noi non abbiamo mai rinunziato alla Bessarabia ».

107

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4737/1906. Sofia, 8 settembre 1939 (per. giorno 13).

Sono andato segnalando all'E. V. fin dall'inizio della crisi in atto i diversi elementi dell'atteggiamento bulgaro.

Essi si possono riassumere ora come segue: neutralità vigilante favorevole nel suo complesso all'azione germanica, marcato consenso all'atteggiamento italiano sull'indice del quale l'atteggiamento bulgaro tende sempre maggiormente a regolarsi, diffidenza verso tutti i vicini, convinzione crescente che ogni azione franco-inglese nei Balcani non possa essere che pregiudizievole per la Bulgaria.

A sua volta la propaganda francese e inglese, e come ho segnalato sopratutto quest'ultima, comincia a far sentire i suoi effetti, senza essere finora sufficientemente controbattuta dalla propaganda germanica. La propaganda franco-inglese tende a sviluppare i seguenti punti: tendenziale abbandono dell'Asse da parte dell'Italia, inutilità dell'azione germanica, se anche vittoriosa, contro la Polonia giacchè la Germania rimanendo comunque bloccata nel continente europeo dovrebbe finire col cedere alla pressione franco-inglese, pericolosa situazione della Bulgaria che, isolata da altri contatti, potrebbe ad ogni momento essere fatta oggetto di un'azione avversaria su tutti i fronti, per prevenire ogni suo futuro atteggiamento in favore dell'Asse.

Tale ultimo argomento intimidatorio, accompagnato da qualche voce tendente a diminuire la fiducia del Paese nella capacità di questi Comandi militari, viene accreditato anche ·con le notizie diffusesi, e da me segnalate per ultimo con mio telecorriere 0158 del 4 corrente (1), circa gli ostacoli frapposti dalla Jugoslavia al transito di armi destinate alla Bulgaria. Queste ed altre voci corse sulla fede di alcune pubblicazioni della stampa estera di una presunta mobilitazione jugoslava, concorrono ad alimentare sospetti sulla condotta del vicino Stato slavo, la cui attitudine ostile aggraverebbe la situazione della Bulgaria.

Da ciò consegue che da uno o due giorni, anche negli ambienti di questo Ministero degli Affari Esteri ed in quelli militari, si nota qualche accenno di nervosismo.

Per quanto riguarda l'atteggiamento Italiano, fino ad altre istruzioni di V. E., continuo a porre massimamente in luce l'operato moderatore del Governo Fascista e le deliberazioni dell'ultimo Consiglio dei Ministri di cui al telegramma di V. E. n. 517 (2).

108

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4741/1910. Sofia, 8 settembre 1939 (pe1·. giorno 12).

Riferimento: Telegramma per corriere di V. E. n. 19125/C del 2 corrente (3).

Le dichiarazioni del Ministro di Bulgaria in Berlino segnalate col telegramma per corriere sopracitato di V. E., corrispondono esattamente all'atteggiamento assunto da questo Governo, su cui ho riferito all'E. V.

Un solo elemento addotto dal signor Draganov, quello relativo ad una smobilitazione della Turchia sul fronte bulgaro, non troverebbe riscontro fra quelli in possesso di questo Governo, che, come sono andato segnalando, continua tuttora ad attribuire consistenza e principalissimo valore alla minaccia turca in Tracia.

109

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4742/1911. Sofia, 8 settembre 1939 (per. giorno 12).

Riferimento: Telegramma per corriere di V. E. n. 19286/C del 3 corrente (4).

Come ho già riferito a V. E., qui si continua a credere a sostanziali intese anche militari turco-romene, se pure non si manchi di tener conto degli ostacoli che, nella situazione attuale, potrebbero impedire alla Romania di metterle in atto. Ad ogni modo non è forse privo di interesse di rilevare che, in questo

n. -108 del 30 agosto 1939, vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 467.

momento, tale opinione sembra volersi accreditare proprio da fonti evidentemente influenzate dalla propaganda franco-inglese, nel suo indirizzo intimidatorio verso la Bulgaria, già da me segnalato all'E. V.

(l) -Vedi D. 16. (2) -Non pubblicato. Contiene testo comunicato del Consiglio dei ministri del l settembre. (3) -Non pubblicato. Contiene ritrasmissione del Telegramma per corriere aereo da Berlino n. 124 del 30 agosto 1939, vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 462. (4) -Non pubblicato. Contiene ritrasmissione di Telegramma per corriere da Bucarest
110

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI GRAN BRETAGNA, HALIFAX, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. (1). Lcmdra, 8 settembre 1939.

I beg you to believe that only pressure of work has hitherto prevented me from writing to you personally to let you know how much I have valued your co-operation in these dark and difficult days.

It has been a very real pleasure to feel that I could rely on your personal help in trying as we did together to find a just and peaceful settlement of the problems which confronted us, and I should like to thank you for the support which you personally lent to us in this attempt. I would also take this opportunity of saying how highly the Prime Minister and I appreciated the sincere and sustained effort of Signor Mussolini to bring about a peaceful solution, and we were fortunate in having, through you, the means of ·exchanging views with him.

I was very sorry that it was impossible for us to accept unconditionally Signor Mussolini's proposal, but for reasons which are well known to you and which I feel sure you will appreciate, we could not withdraw the condition that we had put to the German Government in our communication to them of September 1st, namely that they should first evacuate Polish territory.

I should like to say also of what value it has been to me to know the frank and cordial spirit in which you have worked with Sir Percy Loraine. He has on many occasions made known to me how great a pleasure it was for him to be able to deal with you on a personal and friendly basis, and not merely as between Ambassador and Minister for Foreign Affairs.

The historian of the future may be able, in the light of knowledge at present withheld from us, to point to things that we should or should not have done, and which might conceivably have averted the outbreak of war, but he will not be able to deny the sincerity of the efforts which we have jointly made in the cause of peace.

Whatever the future may hold, I trust that we may be able to continue in the same spirit our collaboration, and that in the end we may have for reward the establishment of a real and lasting peace in Europe and the world. Meanwhile I would thank you again for your most valuable help and support and assure you that it is my earnest desire to continue, so far as we may, to work together not only in the common interests of our two countries, but also in the wider interests of international understanding.

(l) Questa lettera, elencata tra i documenti dell'Archivio riservato del Gabinetto di Ciano fu prelevata da Mussolini e non restituita. La copia che viene qui pubblicata ci è stata gentilmente concessa dagli editori della raccolta dei documenti britannici mercè il cortese interessamento di Miss Margaret Lambert.

111

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AUHITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 664. Tokio, 9 settembre 1939, ore 8,20 (per. ore 16,30).

Generale Ueda Ambasciatore in Manciuria e Comandante Armata del Kuantung è stato sostituito da Generale Umezu. Ragione vera e non dichiarata è accanita russofobia di Ueda non più confacente presente momento.

112

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A BANGKOK, PEREGO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 50. Bangkok, 9 settembre 1939, ore 12,10 (peT. o1·e 18,35).

Seguito mio telegramma n. 49 (1).

Nonostante possano esservi ancora motivi di sospettarlo, ritiene che anglofrancesi non oseranno più ormai effettuare progettata spedizione per forzare Siam aggregarsi alloro sistema difensivo, e ciò sopratutto per non provocare Giappone. Riassumo altro aspetto colloquio: intervento Giappone è elemento determinante per sviluppo ostilità anche in questo settore. Miei telegrammi n. 40, 41 (2), 46 (3) presupponevano tale giudizio. Singapore è oggi forse il più delicato centro vulnerabile dell'Impero britannico dato che la difesa di questo è preparata alla perdita iniziale del Mediterraneo ed al giro dei rifornimenti per il Sud Africa.

Infatti cadendo Singapore in mano Giappone, Australia Nuova Zelanda e probabilmente Unione Sud Africa non più suffi.cientemente protetti dalla flotta dovrebbero riconsiderare proprio atteggiamento.

Indie rimarrebbero pure aperte alla minaccia navale nipponica ed entrerebbero fatalmente in crisi. Le formidabili riserve di materie prime dell'Impero verrebbero a mancare a causa deficenza ·controllo della marina da guerra sulla marina mercantile. Pertanto nostro eventuale intervento costituisce estremo bisogno Impero britannico e vera incognita sopratutto se messa in rapporto con immancabile reazione Giappone ( 4).

113

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 632. Berlino, 9 settembre 1939, ore 12,59 (per. ore 17,10).

Segnalo alla E. V. che ierisera in molti ambienti si sono diffuse qui voci circa una imminente partenza V. E. per Parigi.

Secondo alcuni viaggio avrebbe per scopo trattare un eventuale armistizio tra Francia Germania ma secondo i più esso invece sarebbe il segno del decisivo riavvicinamento franco-italiano.

Quest'ultima ipotesi trova la sua origine in notizie trasmesse da radio straniere tra le quali quella di Tokio (telegramma d'i questa Ambasciata 629) (l) relativa a pretese conversazioni di V. E. con Lavai e conseguente offerta francese all'Italia.

Per conto mio ho ridicolizzato in tutti i modi tali voci che però ripeto sono qui molto diffuse.

(l) -Vedi D. 95. (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, DD. 132, 133. (3) -Non pubblicato. (4) -Sic.
114

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA

T. 529/395 R. Roma, 9 settemb1·e 1939, ore 14,30.

Riferendomi alle istruzioni telegrafatevi ieri (2) e qualora -com'è da .presumersi-il Caudillo concordi nell'opportunità di rinviare la sua visita in Italia, sottoponete a Franco il seguente progetto di comunicato:

« Com'è noto, alla fine di settembre, il Caudillo avrebbe dovuto venire in Italia in visita ufficiale. A causa degli avvenimenti internazionali tale visita, vivamente attesa dal popolo italiano, sarà rinviata ad una data da stabilirsi. »

Nel riferire sul Vostro colloquio comunicate altresì .se tale comunicato è approvato dal Caudillo e a quale data se ne ritiene opportuna la contemporanea pubblicazione nei due Paesi.

115

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 131. Mosca, 9 settembre 1939, ore 14,30 (pe'r. ore 17,40).

Diversi indizi mostrano che il Governo sta prendendo misure intensa preparazione militare. Cito fra gli altri: l) Ultimi tempi richiamo specialisti appartenenti anche alle classi molto anziane; 2) Ordini agli enti tecnici tenere pronti automezzi disposizione dell'autorità

milìtare. Ordine circa requisizione è già in corso;

3) Severe limitazioni forniture benzina ad automezzi u.so privato;

4) Intensa requisizione cavalli;

5) Chiamata donne per ragioni di servizio ausiliario militare.

In questi ambienti diplomatici si fa molta speculazione sulle intenzioni del Governo sovietico nei riguardi Polonia e sul contenuto accordo segreto che si sospetta esistere fra Berlino e Mosca.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 99.
116

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 116 Atene, 9 settembre 1939, ore 15,30 (per. ore 17,50).

Mio telegramma posta 0120 (1).

Avendo fatto sondare da persona di fiducia questi circoli francesi, comunico che generale Weygand trovasi attualmente Costantinopoli donde si recherà Parigi. Circa sua venuta Atene non si è ottenuta nè conferma nè smentita.

117

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 208 Sofia, 9 settembre 1939, ore 16,40 (pe1'. ore 19,30).

Mio telegramma n. 161 (2).

Mi risulta che Rtistti Aras suo passaggio Sofia ha avuto effettivamente colloquio. Riservomi riferire. Apprendo peraltro avrebbe fatto dichiarazioni rassicuranti che Turchia non prenderebbe iniziative militari.

Tali dichiarazioni sono tuttavia accolte con qualche scetticismo data abituale leggerezza dichiarante.

118

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 636. Berlino, 9 settembre 1939, ore 18,03 (per. giorno 10, ore 0,20).

Mio fonogramma 635 (3).

Come ho fatto noto con il fonogramma Maresciallo Goering non ha avuto, in un discorso durato ben 2 ol:'e e che ha toccato infiniti argomenti, alcun accenno all'atteggiamento ed alla situazione dell'Italia.

Ciò mi sembra in certo modo sintomatico.

Aggiungo che il discorso ha corrisposto in certo modo, ai voti e desideri dei molti i quali credono o sperano che una volta liquidata questione con la Polonia sia ancora possibile, con un qualsiasi mezzo, ed eventualmente con una nuova offerta da parte tedesca, di impedire la guerra guerreggiata con l'Inghilterra e sopratutto con la Francia.

(l) -Vedi D. 104. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Riferimento errato». Si tratta del T. per corriere 161, non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
119

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. GRAZZI: n principio della fine. Faro, Roma 1945).

T. 117. Atene, 9 settembre 1939, ore 18,15 (per. ore 20,50).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 135 (1).

Metaxas ha accolto la mia comunicazione con manifestato vivissimo compiacimento.

Mi ha detto di non aver nulla da modificare o da aggiungere a quanto già dettomi, tranne incaricarmi di esprimere al Duce suoi migliori personali sentimenti.

Domani, non essendovi aeroplani per l'Italia, sarò a Roma lunedi 11 corrente.

120

IL MINISTRO A PORTO PRINCIPE, PORTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 212. Porto Principe, 9 settembre 1939, ore 20,30 (per. giorno 10, ore 19,30).

Governo San Domingo ha dichiarato sua neutralità attuale conflitto europeo. Uguale dichiarazione è attesa tra breve da parte Governo Haiti. Entrambe Repubbliche prese misure ,per impedire speculazioni su generi prima necessità. Non vi sono da segnalare manifestazioni di sorta.

121

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 188. Buenos Aires, 9 settembre 1939, ore 20,45 (per. giorno 10, ore 5).

'J;elegramma di V. E. n. 19272/C (2).

Cantilo mi ha ripetuto anche stamane che Argentina intende mantenersi neutrale; tale sua intenzione è ribadita anche da indirette informazioni. Inoltre essa trova conferma in alcune dichiarazioni fattemi dallo stesso Cantilo circa prossima conferenza panamerkana di Panamà, che devesi iniziativa Washington, a fini apparentemente giuridici ma sostanzialmente politici.

Cantilo mi ha detto: «che conferenza dovrà avere programma strettamente giuridico in attinenza allo stato di neutralità adottato dalle due Americhe (limite acque territoriali in relazione guerra sottomarina; regolamento per navi, aerei

ecc.); che comunque egli (e lo ha sottolineato con intenzione) non si recherà a Panama, facendovisi rappresentare dal noto giurista dottor Melo; che suo esempio sarà seguito dai Ministri degli Esteri del Brasile e dell'Uruguay e probabilmente da quello del Cile; che egli non consentirebbe che a Panama entrassero in discussione questione politiche o militari»; che egli infine darà istruzioni al dottor Melo di « attenersi alla stessa linea di condotta seguita dall'Argentina alla Conferenza di Lima». I primi 4 punti mi sono confermati da buona fonte; indagherò sull'esattezza del 5° punto tuttavia la propensione del Cantilo per lo stato di neutralità, anche se genuina, si trova in troppo forte contrasto coll'atteggiamento del Presidente de]la Repubblica (mio telegramma

n. 179 del 3 corrente) (l) e con quello della stampa (che si è fatta unanimamente paladina della causa degli alleati, insinuando anche possibilità che Argentina esca fuori sua neutralità) per poter essere presa alla lettera o considerata come definitiva. Inoltre sono all'opera potentissime forze anglo-sassoni. Per quanto si riferisce passo fatto qui recentemente dagli S. U. d'America le ragioni sono state rivolte: l) alla sintomatica ripresa dei negoziati (improvvisamente trasferiti da Washington a Buenos Aires) per la conclusione di un prestito di commercio al quale Argentina è estremamente interessata; 2) e a concretare conferenza Panama.

(l) -Vedi D. 96. (2) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. da Rio de Janeiro 117 del 30 agosto 1939. Vedi D.D.I., Serie VII, Vol. XIII, D. 453.
122

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 68. Helsinki, 9 settembre 1939, ore 21,30 (per. ore 24).

Presentandosi opportunità vendere a queste Autorità Militari importanti partite materiale di guerra e specialmente cartucce e mitragliatrici gradirei conoscere d'urg·enza se possano darsi affidamenti di massima circa possibilità vendita predetto materiale e Hbertà trasporto attraverso Germania.

123

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 194. Belgrado, 9 settembre 1939, ore 22,50 (per. giorno 10, ore 0,45).

Secondo notizie attendibili ma non controllate risulterebbe che in seguito a rimostranze jugoslave per ingenti forniture tedesche di materiale bellico alla Bulgaria, da Berlino si sarebbe fatto sapere essere disposti riprendere con Belgrado trattative interrotte per forniture militari.

(l) Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 640.

124

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 209. Sofia, 9 settembre 1939, ore 23 (per. giorno 10, ore 4). Questo Addetto Militare telegrafa oggi a Stato Maggiore informazioni dategli da Stato Maggiore bulgaro circa affermata mobilitazione jugoslava e circa possibili operazioni franco-inglesi a Salonicco. Questo Ministro di Germania mi ha detto essere egli stesso possesso notizie previsto invio batterie ed aeroplani britannici Salonicco ma che notizie stesse non gli risultavano confermate. Mi ha soggiunto sua impressione personale che

Inghilterra possa tuttora pensare estensione conflitto Mediterraneo ma sembragli che non valuti gravissime difficoltà e conseguenze tale mossa.

125

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 132. Mosca, 9 settembre 1939, ore 23,20 (per. giorno 10, ore 4).

Secondo informazioni raccolte da Addetto Militare sarebbe imminente passaggio delle truppe sovietiche in territorio polacco.

126

IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO AGLI ESTERI, BASTIANINI, AL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI

T. 20267 P.R./62. Roma, 9 settembre 1939, ore 24. Seguito telegramma n. 60 (l). Comunico seguenti informazioni circa atteggiamento attuale Governo irakiano nella presente crisi internazionale che potrete far conoscere oralmente e confidenzialmente a codesto Governo, per l'eventualità che non ne abbia già notizia da altre fonti: l) Primo Ministro Irak Nuri As-Said ha diffuso la sera del l corrente dalla radio Bagdad messaggio al popolo irakiano per definire politica Irak nelle presenti circostanze. Egli ha dichiarato che Irak adempirà impegni trattati d'alleanza con Gran Bretagna. Ha soggiunto che Irak non è costretto a partecipare guerra in nessun fronte e che non interverrà militarmente se non aggredito. 2) Influente deputato vicino Primo Ministro avrebbe detto che non soltanto Irak ma tutti i popoli arabi si schiererebbero a fianco Gran Bretagna; e che parlamento Bagdad si pronuncierà unanime per collaborazione con Potenza alleata.

3) Stampa Irak è tutta inspirata nel senso di netta opposizione alla Germania.

(l) Non pubblicato.

127

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 9 settembre 1939.

L'Ambasciatore di Spagna è venuto a dire che interesserebbe al suo Governo di conoscere l'atteggiamento del Governo Italiano nei riguardi della lista di contrabbando di guerra, emanata dal Governo di Londra, lista che per il suo carattere generico renderebbe praticamente impossibile il commercio.

128

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 5760/2620. Parigi, 9 settembre 1939.

Bonnet mi ha chiamato oggi per l'a questione della vendita dell'oro alla

Banca di Francia di cui al mio telegramma odierno n. 225 (1).

Era evidente il suo desiderio di renderei un servigio.

Mi ha detto poi della prossima venuta a Parigi di François-Poncet, dell'incontro Giannini-Alphand e di varie questioni amichevolmente regolate in questi giorni specialmente a Gibuti ed a Tunisi.

Mi ha chiesto le mie impressioni sulla situazione, ciò che mi ha dato occasione di ripetergli il «finis Poloniae » che tante volte ha invano risuonato in questi ultimi giorni alle orecchie dell'Inghilterra e della Francia. Gli ho aggiunto che il testamento di Pilsudsky aveva bene avvertito la Polonia della necessità di basare la sua sicurezza sull'amicizia con la Germania, ma che tutto è stato inutile, perchè ancora una volta la Polonia è stata attratta da quella sua irresistibile vocazione per il suicidio che l'ha dominata in tutta la sua storia.

Ho creduto in seguito di mettere in guardia Bonnet contro le perduranti mene di alcuni agenti della propaganda inglese a Parigi, i quali cercano di sobillare l'opinione pubblica contro l'Italia eccitandola a chiedere una più esplicita definizione del nostro atteggiamento.

A questo proposito informo V. E. che il Regio Addetto militare, Generale Visconti-Prasca, ha avuto proprio oggi una conversazione con una alta personalità militare francese, la quale gli ha formalmente assicurato che in questi giorni è stato addirittura il Governo britannico il quale ha fatto pressioni sul Governo francese per provocare una dichiarazione netta sull'atteggiamento politico militare italiano, asserendo essere preferibile l'entrata immediata dell'Italia in guerra piuttosto che una neutralità sospetta. Lo Stato Maggiore inglese vedrebbe nell'entrata in guerra dell'Italia a fianco della Germania la possibilità di risoL vere a suo vantaggio molti problemi mediterran~i, d'intervenire con la flotta e di fare uscire dall'inerzia l'esercito francese togliendogli ogni velleità di fare una guerra finta.

Lo Stato Maggiore francese si sarebbe risolutamente opposto a questi tentativi inglesi di provocazione verso l'Italia che potrebbero avere come risultato di accrescere il carico militare della Francia già abbastanza grave, ed avrebbe fatto anche presente «che l'Inghilterra è già abbastanza impopolare in Francia perchè convenga di accrescere questa impopolarità».

Gli inglesi avrebbero finito per aderire al punto di vista militare francese di accettare come beneficio la neutralità italiana in qualunque modo essa si presenti.

Ritornando alla mia conversazione con Bonnet, egli ha riconosciuto con me la delicatezza della situazione (la quale è rispecchiata anche negli ordini dati alla censura francese per ciò che riguarda fa trattazione nella stampa delle questioni italiane) ed ha ammesso il gran servigio che l'Italia rende ancora una volta alla pace determinando, almeno per ora, la limitazione del conflitto.

Quanto agli sviluppi ulteriori di questo, Bonnet e la maggior parte degli uomini politici ragionevoli di Francia non hanno perduto ancora tutte le speranze di interromperlo ad una scadenza più o meno lunga. Ma tutto dipende, come sempre, dall'Inghilterra, ·Contro la quale, come ho già detto a V. E., il malumore del pubblico aumenta e si diffonde a misura che la gente comprende l'assurdità dell'attuale situazione militare e l'impossibilità di colpire efficacemente la Germania.

È noto a V. E. che si sta preparando un rimaneggiamento del Ministero francese per procedere alla formazione del cosiddetto Gabinetto di guerra. Stamane nei corridoi della Camera circolava con insistenza la voce della nomina di Herriot a Ministro degli Esteri. Ho creduto bene perciò nel mi.o colloquio con Bonnet di ritornare a lamentarmi delle malefatte dell'Unione popolare italiana, il cui Presidente onorario è appunto Herriot, e gli ho ricordato la ridicola e per noi offensiva consegna di una medaglia d'oro fatta un mese fa a Lione dai nostri fuorusciti allo stesso Herriot. Ho infine attirato l'attenzione del ministro sulle solite buffonate garibaldine che si compiono sotto gli auspici del Ministro Sarraut. Gli ho detto che occorre che in Francia si comprenda una buona volta come questi atteggiamenti, i quali del resto hanno un carattere puramente esibizionista, sono ormai del tutto estranei alla mentalità dell'Italia fascista, anzi hanno la forza di irritarci più che ogni altra cosa, poichè sono in sostanza un ignobile fenomeno di indisciplina che può giungere perfino al tradimento dei nostri interessi nazionali.

Bonnet ha preso buona nota di tutto ciò. Ma forse tutto quanto sarà possibile di ottenere in tale materia consisterà nell'evitare la formazione di una speciale legione italiana antifascista, annegando invece i fuorusciti italiani nel «mare magnum » del volontarismo internazionale.

(l) Vedi D. 100 spedito peraltro in data 8 settembre.

129

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4766/1922. Sofia, 9 settembre 1939 (per. giorno 13).

Nel corso di un colloquio avuto stamane con il Regio Primo Segretario, questo Direttore Generale degli Affari Politici gli ha detto che la Bulgaria continua a modellare il suo atteggiamento su quello dell'Italia, e spera non vi siano pericoli troppo immediati per la sua neutralità.

La minaccia profilatasi alcune settimane or sono di una aggressione turcoromena tendente ad impadronirsi delle posizioni strategiche bulgare al primo delinearsi di un conflitto generale ed allo scopo di assicurare la continuità territoriale turco-romena, gli sembra tramontata per effetto dell'accordo germano-sovietico; egli ritiene inoltre che la Romania non abbia alcun desiderio di divenire un possibile nuovo campo di battaglia permettendo ad eventuali divisioni turche o britanniche il passaggio sul suo territorio per raggiungere la Polonia.

Il Ministro Altinov pensa che il conflitto potrà allargarsi ai Balcani nel solo caso di un intervento dell'Italia: intervento peraltro che egli teme possa essere provocato dall'Inghilterra che, per potere vincere la guerra, ha bisogno di trovare nuovi fronti e di portare la lotta nel Mediterraneo. Egli tuttavia spera ancora in una mediazione pacifica del Duce, o quantomeno nella possibilità di distaccare la Francia dall'alleanza britannica; informazioni pervenutegli anche recentemente da Parigi gli farebbero infatti ritenere che quella opinione pubblica, una volta liquidato con onore e possibilmente con il minimo dispendio di forze il conflitto con la Germania determinato dagli impegni assunti con la Polonia, non sarebbe disposta a seguire fino alle sue estreme conseguenze la politica britannica in una guerra di sterminio contro la Germania.

Tale sarebbe, a detta del Ministro Altinov, anche il pensiero dei circoli germanici: e lo stesso Ribbentrop gli avrebbe accennato, durante la recente sua visita a Berlino al seguito di Kiosseivanov, ad un piano dell'Asse per isolare la Gran Bretagna staccando Parigi da Londra.

130

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1546/718. Copenaghen, 9 settembre 1939.

Mio telegramma n. 141 del 6 corrente (1).

Il Nationaltidende del 6 corr. ha pubblicato quanto segue:

«Il Ministro polacco a Berlino Lipski, di passaggio da Copenaghen ha detto ieri sera davanti a giornalisti inglesi e danesi che lui per la prima volta nella notte fra giovedì e venerdì aveva saputo che la Germania aveva preparato un progetto di 16 punti per il regolamento della questione di Danzica per averlo letto nella riproduzione di un giornale. In conseguenza in nome del suo Governo fece una demarche ». Alla nostra domanda se egli avesse pi:eni poteri per trattare, egli ha risposto: « Io avevo i più vasti pieni poteri che un Governo possa dare: queLli che vengono dati ad un Ambasciatore. La Polonia non conosceva la proposta prima che la stessa venisse proclamata respinta dalla Polonia. Feci subito un passo che non ebbe seguito ».

So che Lipski si è lamentato di questa pubblicazione non autorizzata, mé\ mi risulta ugualmente che questo Ministro di Polonia afferma nella maniera più

risoluta che il Governo polacco ha avuto notizie delle ultime proposte tedesche

solo quando esse furono pubblicate, come già respinte, dal Governo tedesco.

Lipski nel dire a me che si era recato da Ribbentrop nel pomeriggio del venerdì si è sbagliato di un giorno. Siccome a me ha detto che le trattative già intavolate con la sua comunicazione a Ribbentrop furono poche ore dopo troncate con sua meraviglia dal comunicato tedesco, vuoi dire che il suo colloquio con Ribbentrop ebbe luogo nel pomeriggio del giovedì; ed il fatto che egli aveva preannunziato per dentro « poche ore » una risposta del Governo polacco al Governo inglese, significa che il Governo inglese si era fatto tramite delle proposte stesse.

(l) Vedi D. 54.

131

L'ADDETTO NAVALE A LISBONA, MONICO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, CAVAGNARI

TELESPR. 409. Lisbona 9 settembre 1939.

L'incaricato di Affari del Giappone -che doveva essere sostituito dal nuovo Ministro a Lisbona fin dal 5 c.m. -è rientrato ora da un interessante viaggio in Inghilterra, nel Belgio ed 1n Francia (per le previste sue visite di congedo ai capi missione giapponesi in quelle capitali).

Il suo successore è per ora sempre a Londra e non sa quando potrà assumere l'incarico in questa sede.

Riassumo quanto mi ha detto il signor Takeshi Yanagisawa.

All'annuncio del trattato russo-tedesco c'è stato effettivamente in Giappone un movimento antitedesco per la delusione provata per l'improvvi•so colpo di scena. Esso va ora diminuendo. Ma ne hanno approfittato gli inglesi con una « corte» spudorata ai giapponesi. Questi però non si fidano e ..... ne approfittano più che possono.

Tokio ha sempre considerati i Soviets come il nemico n. l, e-sull'esperienza di questi ultim1 anni -gli inglesi come il nemico n. 2; forse perchè, mentre i primi sono turbolenti e violentemente aggressivi nella loro politica anti-nipponica in Estremo Oriente, i secondi hanno sempre cercato di salvare le apparenze, per la loro scuola di ipocriSia politica e di opportunismo che solo nell'ultimo decennio è stata compresa dal Giappone.

Il nuovo Governo potrà forse rivedere le sue posizioni nei confronti dei russi, se questi, sia in Cina e sia nella Siberia nord orientale, dimostreranno un pò di buona volontà per una vera conciliazione e saranno disposti a trattare.

Egli conviene che la crisi europea è di enorme vantaggio per gli interessi giapponesi in Asia. Ed infatti, Inghilterra e Francia cedono -almeno in questo primo periodo -in ogni settore, cercando di far dimenticare i vari contrasti di ieri e i gravi danni che hanno causato al Giappone nella sua campagna in Cina. Naturalmente aizzano contro «la traditrice Germania» i più noti esponenti antisovietici, con una così spudorata ·campagna che provoca già qualche benefica reaz~one, ciò che spiega la prudenza del governo in questi ultimissimi giorni.

I due Ambasciatori giapponesi a Berlino ed a Roma (che avevano per scopo principale della loro missione il rafforzamento del patto anticomunista), in seguito

al trattato di non-aggressione russo-tedesco -da cui sono stati sorpresi all'im

provviso -non potevano non dare le dimissioni. Ma sono purtuttavia fautori

sempre convinti di una più stretta collaborazione coll'Asse, di marca anti-inglese,

per cui sono disposti a lavorare per un capovolgimento del fronte giapponese

in politica estera, e cioè per un'intesa concreta nippo-italo-sovietico-tedesca

contro l'Inghilterra.

L'Ambasciatore giapponese a Londra sarà molto probabilmente richiamato a

Tokio per assumervi l'incarico di Ministro degli Esteri. Egli è di sentimenti

decisamente anti-1nglesi, pur essendo un diplomatico consumato e prudentissimo.

Pertanto la nuova s1tuazione creatasi a Tokio col nuovo Governo non è

ancora chiara e forse non sarà ben definita fino aUa nomina del nuovo Ministro

degli Esteri, o meglio ancora, finchè gli avvenimenti in Europa non consentiranno

un orientamento pr·eciso.

· Sulla situazione in Inghilterra ed in Francia (che egli ha attraversate nei

giorni critici: tra il 30 agosto ed il 3 settembre) egli racconta:

«Ho notato uno spirito di vera rassegnazione in tutti e sopratutto nei mobilitati. Nessun inglese, nessun francese appariva proprio convinto deUa necessità di questa guerra. Ho assistito -in Francia -al rude trattamento di un polacco che è stato assalito da vari richiamati che gridavano inferociti: è per causa vostra che dobbiamo fare questa guerra! ».

«Ho notati in Francia un disordine, una confusione, un tormento indescri

vibili.

Sopratutt.o nelle stazioni ferroviarie, ho assistito ad episodi che rivelavano il caos di ordini e contrordini, con ritardi enormi nelle comunicazioni, e con un disagio per tutti che provocava proteste e scenate molto inopportune in un momento tanto grave».

Egli ritiene che i provvedimenti militari presi, o in corso, di carattere antiinglese in Cina, non saranno revocati « perchè il Giappone deve tutelare i suoi interessi a qualunque costo, indipendentemente da ciò che può avvenil'e in settori lont:;mi ». Anzi, egli crede che saranno se mai intensificati, anche per il dispetto delle false notizie in merito lanciate dalla Gran Bretagna e dalle Agenzie della sua potente rete di propaganda.

132

IL MINISTRO A GUATEMALA, BOMBIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1697l 488. Guatemala, 9 settembre 1939 (per. giorno 30 ). Seguito mio telespresso n. 1682/481 del 6 settembre (1). Dopo il proclama del Presidente della Repubblica, il 7 corrente il Governo ha emanato il decreto di neutralità. Il decreto consta di un solo articolo che dice : « Si dichiara la neutralità di Guatemala nel presente conflitto europeo ».

6 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

L'ulteriore atteggiamento di questo paese sarà determinato da quello degli Stati Uniti N.A.

Questa stampa ha già avuto qualche spunto di critica alla suggestione apparsa nella stampa de l'America del Sud circa il mantenimento della neutralità a prescindere da qualsiasi atteggiamento degli yankees.

Si afferma da organi ispirati da Washington, che se gli Stati Uniti dovessero in seguito considerare che i loro interessi li obbligano a prender diverso atteggiamento, questi interessi non sono soltanto nordamericani, ma di tutto il continente, e dai quali i paesi latino-americani non potrebbero rendersi estranei.

(l) Non pubblicato.

133

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SANTIAGO, OTTAVIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 106. Santiago, 10 settembre 1939, ore 1,23 (per. ore 11,15).

Telegramma di V. E. n. 19272/C (1).

Come ebbi a comunicare con mio telegramma n. 101 (2) Cile ha aderito iniziativa Stati Uniti d'America consultazione Nazioni americane. Idea di tale consultazione, limitata Nazioni del Pacifico, sorse in· un primo tempo ad iniziativa Colombia. Ebbesi poi azione Stati Uniti d'America tendente a creare gruppo di Stati promotori e la riunione poi di delegati di tutte le Nazioni americane.

Tale gruppo è stato formato dagli Stati Uniti d'America, Cile, Perù, Equatore, Colombia, Argentina, Brasile, Panamà e credo Paraguay con approvazione di tutti gli Stati americani. Riunione fissata Panamà fra il venti ed il trenta settembre.

Argentina ha chiesto breve rinvio per ragioni di distanza. Sembra assicurato l'intervento tutti i Ministri esteri ad eccezione Stati Uniti d'America, Brasile ed Argentina che invieranno delegati.

Scopo della Conferenza è l'adozione di misure che assicurino la neutralità e la protezione del commercio. Per assicurare neutralità verrà preso in considerazione il rafforzamento del « sistema di consulta stabile » della «conferenza Buenos Aires-Lima».

Per protezione commercio verrebbe fra l'altro presa in esame proposta di stabilire sistema convogli nelle acque territoriali di eiascun stato e l'invio di merci a rischio dei committenti, durante il viaggio fuori delle acque territoriali.

Si accenna anche ad un sistema di pattuglie fuori acque territoriali caldeggiato dagli Stati Uniti d'America.

Governo di Washington cercherà inoltre ottenere impegni tali che gli permettano di rimpiazzare su questi mercati nazionali belligeranti. Presso questo Ministero degli Affari Esteri mi è stato detto che Cile seguirà a questo riguardo linea realistica del proprio tornaconto.

Verrebbe infine presa in esame ipotesi che Stati Uniti entrino in guerra; in tal caso, secondo quanto mi ha detto questo Direttore Gen. Affari Politici,

è da ritenere che tutti gli Stati Sud Americani formerebbero blocco per sostenere principio neutralità. Non mi risulta che siano stati fatti passi per ottenere dichiarazioni sulla crisi europea al di fuori Conferenza Panama.

(l) -Non pubblicato. Contiene ritrasmissione del Telegramma da Rio de Janeiro 117 del 30 agosto, vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 453. (2) -Non pubblicato.
134

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 20455/61 P.R. Roma, 10 settembre 1939, ore 3 (1).

Telegrafate quanto Vi risulta -e Vi è possibile accertare -circa trattative tra Russia e Giappone per la conclusione di un accordo.

135

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

T. 20358/344 P.R. Roma, 10 settembre 1939, ore 4.

Clodius ha comunicato Giannini che verrà a Roma lunedì prossimo con pochi delegati per esaminare questioni urgenti contingenti trasporti operai e progetti Alto Adige.

136

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 154. Washington, 10 settembre 1939, ore 8,17 (per. giorno 11, ore 5).

Telegramma di V. E. n. 19272/C (1).

Da vari sondaggi da me fatti non è risultato che il Governo degli Stati Uniti abbia compiuto veri e propri passi per ottenere dichiarazione comune dalle due Americhe relativamente al conflitto europeo.

Colleghi del Brasile e dell'Argentina mi hanno detto però che i loro Governi contano di partecipare alla Conferenza convocata in Panama entro il mese corrente. In quella Conferenza (di cui ha preso l'iniziativa il Governo del Panama per suggerimento degli Stati Uniti America del Nord, data la sua centrale posizione geografica che permetterà l'intervento di personalità dei vari Paesi americani) si prenderanno in esame e verranno stabilite norme a cui dovranno attenersi i Paesi dell'Americçt Latina per proteggere la loro neutralità e per far in modo che i loro traffici marittimi col Nord America e coll'Europa non abbiano a .soffrire per via dell'attuale conflitto.

Necessità di adottare delle norme comuni in materia è tanto più sentita dai Paesi americani in quanto durante la guerra mondiale ciascun Governo aveva preso -per conto suo -disposizioni separate ed alle volte contrastanti fra loro.

(l) -Nei documenti n. 134 e n. 135 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione. (2) -Non pubblicato. Contiene ritrasmissione del Telegramma da Rio de Janeiro 117 del 30 2;;osto 1939, vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 453.
137

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 7.. Krzemieniec, 10 settembre 1939, ore 22,10 (per. giorno 15, ore 5,45).

È molto commentata in questi circoli diplomatici la partenza per l'U.R.S.S. di questo Ambasciatore sovietico il quale era stato ricevuto dal Ministro Beck. Qui è rimasto Incaricato d'Affari.

Nei corridoi questo Ministero Affari Esteri si mostra di considerare con tranquillità le notizie sui provvedimenti militari sovietici.

138

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

APPUNTO (1). Roma, 10 settembre 19.39.

l. -L'atteggiamento dell'Italia, che non è un atteggiamento di neutralità, è più utile che un intervento in guerra il quale, del resto, non è stato sollecitato dallo stesso Hitler perchè l'intervento italiano attirando sull'Italia le forze francoinglesi e dei loro alleati avrebbe probabilmente annullato l'effetto del successo militare della Germania ·in Polonia.

2. --Se è nell'interesse germanico di avere i bacini danubiani e balcanico tranquilli, condizione sine qua non perchè ciò sia possibile è la continuazione dell'atteggiamento attuale dell'Italia. 3. --È chiaro per ragion.i strategiche ed economiche che un intervento dell'Italia non può avere come direttiva l'ovest ma bensì l'est e cioè la sola direttrice di marcia che permetta di trovare le materie prime necessarie per poter fare e continuare la guerra. 4. --La posizione attuale dell'Italia le permette una certa latitudine di movimento specie sul terreno politico e diplomatico che potrebbe essere di grande giovamento alla Germania stessa. 5. --Poichè l'Italia intende rimanere per un tempo illimitato in questo atteggiamento e anche per il fatto dell'imminente inverno, è stretto dovere morale della Germania di illuminare sia pure in forma riservata la popolazione tedesca in modo che non si parli di mancata esecuzione di Patto di Alleanza. 6. --A tale scopo sarà opportuno di fare conoscere al popolo tedesco quel telegramma che Hitler ha mandato a Mussolini e che è conosciuto nel mondo intero.

7.-L'Italia nell'attuale situazione può aiutare economicamente la Germania.

8. --L'Italia impegna già oggi da sette ad ottocentomila francesi ed inglesi sulle sue frontiere metropolitane e coloniali. 9. --Significherebbe essere più cattolici del Papa se l'Italia prendesse l'iniziativa di operazioni belliche contro i francesi sulle sue frontiere terrestri quando tutte le manifestazioni ufficiali e ufficiose tedesche tendono a mettere la Francia fuori causa. 10. --Se fosse noto dn Italia lo stato d'animo tedesco basato sulla falsa conoscenza dell'accaduto, l'opinione pubblica reagirebbe in modo irresistibile. 11. --Discorso Goering.

(l) Direttive di Mussolini, impartite in occasione di un'udienza a Ciano ed Attolico.

139

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1779/649. L'Aja, 10 settembre 1939.

La notizia dell'inizio delle operazioni militari alla frontiera tedesco-polacca, diffusasi nella mattinata del 1° settembre, ha rappresentato per l'opinione pubblica olandese -l'opinone degli uomini politici e quella dell'uomo della strada -un brusco ed inatteso richiamo ad una realtà sgradita e considerata sino allora impossibile. La caduta dell'ottimismo, nel quale gli olandesi si erano cullati fino alla sera del 31 agosto, è stata quanto mai repentina ed ha provocato un moto di disorientamento e di sbandamento che si è andato accentuando nei giorni successivi.. Tutte le varie versioni circa le responsabilità del conflitto sono state riportate con obiettività e senza prendere partito e, se l'uomo della strada ha approfittato dell'occassione per dare sfogo alle sue congenite antipatie anti-germaniche, la stampa ha affettato di volersi chiudere in un ,cauto riserbo, dettato in verità più da prudenza che da sentimento, quasi a dimostare la meticolosa cura con la quale l'Olanda intende mantenere la sua neutralità ed evitare di offrire il minimo pretesto a coloro che penserebbero di trovare in atteggiamenti olandesi un motivo per sospetti o rimproveri. Il colpo è stato ancora più brusco in quanto la lettura dei sedici punti del noto memorandum tedesco, che qui è stato conosciuto la sera del 31 agosto; aveva rafforzato H senso di ottimismo, dando a tutti la sensazione che essi potevano costituire una base ragionevole di negoziati e che la Polonia avrebbe potuto finire per rassegnarsi alle inevitabili concessioni.

L'atteggiamento dell'Italia ed il comunicato circa la seduta del Consiglio dei Ministri sono stati conosciuti e commentati con viva soddisfazione in tutti gli ambienti. I motivi di tale soddisfazione sono diversi: la convinzione che l'assenza di una Grande Potenza costituisce un fattore importantissimo per la limitazione delle zone di guerra; il significato dato all'atteggiamento italiano da buona parte di quest'opinione pubblica, che, orientata in senso non favorevole alla Germania, ha creduto di vedere nella posizione assunta dall'Italia una manifestazione significativa; ed infine il convincimento radicato nell'animo di tutti che la diplomazia italiana ha ancora una parola importante da dire per la soluzione del conflitto e che l'azione di Roma, restando in disparte dal conflitto armato, potrà avere maggior peso e maggiori probabilità di successo. La stampa, e forse più ancora l'uomo della strada, avevano seguito con grande attenzione, e con la fiducia di chi attende il miracolo, gli sforzi del Duce per addivenire ad una soluzione pacifica del contrasto; ogni suo atto, ogni suo gesto, per così dire ogni indizio che potesse far prevedere o presumere che la sua opera si sarebbe svolta in una determinata direzione, erano seguiti, commentati, direi quasi scrutati con pazienza ed interesse vivissimo. Qui si contava, e si conta tuttora, sul decisivo illimitato prestigio che emana dalla personalità del Duce, e la messianica fiducia in Lui non è ancora cessata. Questa stampa continua a registrare tutta l'attività diplomatica che ha per centro l'opera instancabile del Duce, e si abbandona quindi volentieri. alla speranza che ad un'iniziativa italiana possa essere affidato il compito di localizzare virtualmente, od addirittura arrestare il conflitto europeo.

Nel desiderio di scrutare l'azione e l'atteggiamento dell'Italia è naturale che la stampa italiana sia seguita e letta con attenzione raddoppiata. Assai diffusamente e talora per esteso vengono riprodotti gli articoli più importanti del Popolo d'Italia e del Giornale d'Italia. Vengono pubblicate di frequente corrispondenze da Roma nelle quali si mette in rilievo la calma e la compostezza che regnano in Italia, e si illustra obbiettivamente la vera portata de1 nostro atteggiamento, comprendendosi chiaramente che esso non significava nè poteva significare :una dichiarazione di neutralità assoluta, ma rappresentare una posizione di attesa che deve dare all'Italia le maggiori possibilità, così per la tutela dei propri interessi nazionali come per fare sentire il suo peso nella risoluzione di tutti i problemi che oggi interessano l'Europa, e nello stesso tempo metterla in una si.tuazione particolarmente favorevole per potere ad un determinato momento far sentire ancora una volta la voce della ragione alle parti ora in conflitto armato. Nei loro articoli e corrispondenze tutti i giornali olandesi senza eccezione non mancano di rendere omaggio alla obiettività, imparzialità e serenità che dimostra in questo momento la stampa italiana, scrivendo che essa dovrebbe servire d'esempio per la stampa di altri paesi.

140

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 134. Mosca, 11 settembre 1939, ore 0,10 (per. ore 6) (1).

Telegramma di V. E. n. 61 (2). Voci di possibile accordo fra l'U.R.S.S. e Giappone devonsi considerare premature.

Mi risulta che mio collega giapponese è personalmente favorevole normali rapporti fra Mosca e Tokio e che egli abbia fatto di sua iniziativa qualche approccio in tal senso.

Senonchè finora suo governo non gli avrebbe dato necessarie istruzioni. Fatto stesso che il signor Togo in questi ultimi tempi non ha veduto Molotov sembra escludere che siano in corso negoziati di particolare importanza.

(l) -Nei documenti n. 140 e n. 141 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione. (2) -Vedi D. 134.
141

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 133. Mosca 11 settembre 1939, ore 1,08 (per. ore 6).

Mio telegramma n. 131 (1). Mio collega tedesco mi ha informato confidenzialmente che avendo veduto Molotov questo pomeriggio gli ha chiesto quale portata avessero misure militari sovietiche alla frontiera polacca. Molotov ha risposto in modo vago che si trattava di misure precauzwnali e gli ha lasciato capire ,che passaggio frontiera non era escluso ma che nessuna decisione era stata finora presa al riguardo.

142

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 667. Tokio, 11 settembre 1939, ore 7,35 (per. ore 15,10).

Non ho finora risposto Vostro telegramma 266 (2) perchè informazioni in proposito erano state da me già trasmesse con telegramma n. 658 (3) e 659 (4) che si erano incrociati con quello suddetto.

Telegraferò di nuovo appena mi sarà riuscito sapere qualche ,cosa di più.

Per ora militari confermano soddisfacente andamento trattative.

143

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

T. 531 R. Roma, 11 settembre 1939, ore 8.

Per Vostra opportuna conoscenza, e per gli accertamenti che vi sarà eventualmente possibile compiere al riguardo, vi informo che secondo una autorevole segnalazione, il Principe Paolo di Jugoslavia, in una sua recente conversazione con ,codesto Min1stro di Fmncia, gli avrebbe raccomandato a più riprese di diffidare dell'atteggiamento politico italiano.

(l) -Vedi D. 115. (2) -Vedi D. 74. (3) -Vedi D. 69. (4) -Vedi D. 70.
144

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 126. Ankara, 11 settembre 1939, ore 11,24 (per. ore 19).

Il 2 corrente il Ministro di Turchia a Sofia ha fatto un passo presso Ki:osseivanov per dissipare l'impressione e il 'sospetto determinati dalle recenti manovre turche in Tracia ed assicurare il Governo bulgaro delle amichevoli intenzioni di questo governo.

Il 9 conente il Ministro di Bulgaria in Ankara ha assicurato Saracoglu sulle intenzioni pacifiche della Bulgaria. Questo scambio di assicurazioni non ha, secondo 11 signor Christov, che un significato puramente formale.

Lo stesso signor Christov mi ha confidato di aver trovato Saracoglu in preda ad un grande nervosismo per l'atteggiamento sovietico che egli non riesce a comprendere e per le notiz1e della parziale mobilitazione dell'esercito sovietico.

Saracoglu gli ha anche detto che si sentiva più rassicurato sulle intenzioni dell'Italia, poichè tutte le misure prese dal Governo Fascista gli davano l'impress1one che la neutralità italiana si consolidava.

145

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 127. Ankara, 11 settembre 1939, ore 11,25 (per. ore 15,10).

Mio telegramma 123 (1).

Mi r1sulta che dopo il suo recente colloquio col Presidente della Repubblica, questo Amba,sciatore sovieti1co ha affermato di aver ottenuto atSsicurazioni che per quanto concerne il passaggi:o dei Dardanelli la Turchia rispetterà e fairà rispettare la convenzione di Montreux.

146

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 648. Berlino, 11 settembre 1939, ore 14 (per. ore 19) (2).

Telegramma di V. E. n. 341 (3).

Amba·sciatore di Germania a Bruxelles smentisce !recisamente frase a lui attribuita e insiste presso questo Ministero degli Affari Esteri per conoscere la fonte.

Segue rapporto ( 4).

(l) -Vedi D. 55. (2) -Nei documenti n. 146 e n. 147 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione. (3) -Vedi D. 94. (4) -Non rintracciato.
147

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 647. Berlino, 11 settembre 1939, ore 14,59 (per. ore 19).

Telegramma di V. E. 344 (1).

Dato che Minicstro Clodius parlerà costà con S. E. Giannini anche della

questione dei trasferimenti dell'Alto Adige, perme.ttomi suggerire che sia con

vocato costà anche Prefetto Mastromattei e Console Generale Germania a

Milano.

In tal senso mi sono espresso anche con questo Ministro Affari Esteri. Qui si ritiene che fino all'ammontare massimo di 5.000 lire potrebbero essere ·concessi agli Alto Atesini, partenti marchi così detti turistici (non registrati) che non importerebbero quindi versamenti in pregiata.

148

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 305. Budapest, 11 settembre 1939, ore 20,12 (per. giorno 12, ore 1).

Vice Ministro degli Affa'fi Esteri mi ha oggi nuovamente smentito varie voci

corse recentemente su presunta pressione tedesca sul Governo ungherese: quanto

azione verso la Romania, mi ha confermato ,che anzi Govemo tedesco consiglie

rebbe all'Ungher1a di non suscitare complicazioni.

Non gli risulta vi fossero stati sconfinamenti tedeschi. Si è però lamentato

in genere di quakhe recente gesto, da parte Germania, considerato poco ami

chevole; come quello pubblicato nei giornaU del Reich, le dichiarazioni anti

ungheresi del Capo Propaganda Slovac,chia. Sembrava potesse essere allontanata

ipotesi di cui al mio telegramma n. 301 (2); ,comunque nessun reparto polacco

si era presentato frontiera. Secondo informazioni in suo possesso era probabile

che Esercito polacco, forte ancora di drca 2 milioni di uomini, si ritirerebbe m

Romania. 'Generale Weyga,nd ,sarebbe efiettiv;a:mente Bucarest 'Per prendere

eventuale Comando di queste truppe data difficoltà attuale per l'Inghilterra

inviare Corpo di spedizione in Oriente.

Se ciò si verificasse è da prevedere ,che la Germania vi si rtvolg,erà contro; in questo solo caso, si potrà secondo Vornle, determinare quale potrà essere atteggiamento ungherese.

Mentre egli mi ha smentito notizia di un viaggio Ministro degli Affarl Esteri in Germania, mi risulta che Capo Ufficio Informazioni di questo Ministero Difesa Nazionale è stato venerdì per tre giorni a Ber:lino.

(l) -Vedi D. 135. (2) -Non pubblicato.
149

IL CONSOLE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 181. Gine·vra, 11 settembre 1939 (per. giorno 15).

Questo Ministro di Grecia mi ha detto che suo Governo, come quello turco, sarebbero rimasti neutra>li finchè la .situazione nel Mediterraneo non venisse turbata.

Ha aggiunto che paesi neutri guardavano con estrema fiducia all'azione del Duce.

150

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE RISERVATISSIMA. Roma, 11 settembre 1939.

On September 7th Count Ciano communicated to Sir P. Loraine certain impressions which he had formed as regards the Turkish attitude towards Italy. Sir P. Loraine is authorised to inform His Excel1ency, in the stridest confidence, that as fue result of the l'eport of Count Ciano's observations which Sir P. Loraine telegraphed to London, His Majesty's Ambassador at Angora was authorised to speak to the Turkish Mini1ster for Foreign Affairs on the subject of Italo-Turkish relations and has done so.

Sir P. Loraine is now able to inform Count Ciano that in the 09inion of His Maje,sty's Government the suggestion that the Turki1sh Government are creating an atmosphere of hostility to in their country is unfounded.

151

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA. Roma, 11 settembre 1939.

In the war which has been forced upon them His Majesty's Government in the United Kingdom intend to use their best endeavours to facilitate innocent neutra! trade so far as is consonant with their determination to prevent contraband goods reaching the enemy. They will be compelled to use their belligerant rights to the full, but they will at ali times be ready to consider sympathetically any suggestions put forward by neutra! Governments designed to facilitare their bona fide trade.

2. In arder to secure their objects, His Majesty's Government have establlshed contraband contro! bases at Weymouth, Ramsgate, Kirkwall, Gibraltar and Haifa. Vessels bound for enemy territory or neutra! ports affording convenient means of access thereto are urgently advised to cali voluntarily at the appropriate base, in order that their papers may be axamined, and that, when it has been established that they are not carrying contraband of war, they may be given a pass to facilitate the remainder of their voyage. Any vessel which does not call voluntarily will be liable to be diverted to a Contraband Control base if an adequate search by His Majesty's Ships at sea is not practicable.

3. -Every effort will be made to expedite the examination of vessels, particularly those which call voluntarily for the purpose. Vessel can greatly contribute to this end by having their papers in good order and free from ambiguity, and by ensuring that manifests, etc; are drawn up in the EngHsh language. A stowage plan of cargo would also be helpful. 4. -As regards vessels calling at British ports, other than contraband bases, in the ordinary course of trade, notice is given that, before clearance can be given, the Customs will require full particulars, not only of goods to be landed including transit and trans-shipment goods, but also of goods remaining on board. Delay will be avoided if such vessels are ready to furnish the Customs with full and true particulars in writing of all such goods. The particulars should include the nature and quantity of each item of cargo, the names of the consigner consignee and shipper, the country of origin and the countries of immediate and ultimate destination.

ALLEGATO

Roma, 11 settembre 1939.

Possible delay to all vessels, whether of British ownership or not, proceeding on voyages liable to interception by His Britannic Majesty's contraband control, would be minimised if such vessels carried a spare copy of their manifests for use by competent authorities.

Delay is also likely to be diminished by ensuring that all manifests and duplicates should be typewritten or written as clearly as possible. The attention of all persons concerned is also drawn to the undesirability at present of shipping goods destined for neutral countries in Europe to order or without naming the consignee, as this practice may lead to difficulties and delay.

152

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO

TELESPR. 231262/38. Roma, 11 settembre 1939.

La R. Lega~ione in Sofia ha riferito, in data 23 agosto u. s., (l) di essere stata riservatamente informata che il signor Ghencev, funzionario della Corte bulgara, si sarebbe recato, sufJ.le fine dello 1scorso mese, in Turchia per un brevissimo soggiorno. Nel ristrettissimo ambiente nel quale la notizia è stata conosciuta, si ritiene che il signor Ghencev, non uso a viaggiare se non talvolta a seguito del Sovrano, potrebbe essere stato incaricato di qualche riservata mis sione informativa, 'relativa alla situazione turea.

Vi prego di farmi conoscere quanto Vi risulti al riguardo.

(l) Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 189.

153

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, PERCY LORAINE AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 11 settembre 1939.

With reference to our telephone conversation this morning, I am writicng to confirm the ,expression of regret which I have been instructed to convey to Your Excellency on behalf of His His Majesty's Governement, that Mr. Lloyd George's article in the « Sunday Express » of yesterday (of whkh I enclose an extract) should have been published. As I added, His Majesty's Government entirely dissociate themselves from the views expressed therein; but, since at present the newspapers are not bound to submit to prior censorship, they cannot ~ccept any responsibility for the appearance of such views. (Incidentally the very same artide contained an attack on the recent policy of His Majesty's Government with regard to the Russian negotiations).

I think Your Excellency will agree with me that there 1s nothing to be gained by giving publicirty in Ita'ly to Mr. Lloyd George's opinions, the more so if it be remembered that he has aged considerably of late, that he speaks for no one except himself and that his views now ,carry no weight in England. AsI informed Your Excellency, the British press have been asked to exercise particular discretion in their references to Italy, and this warning was in fact repeated as recently as last week. Lord Halifax thinks that Your Excellency will bave observed that our journallists bave taken it to heart, but Mr. Lloyd George is of course in a different category (1).

154

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. DEL CILE A ROMA, INFANTE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 897. Roma, 11 settembre 1939. Tengo el honor de poner en ,conocimiento de Vuestra Excelenc1a que el

Supremo Gobierno de la Republica de Chile ha decretado la neutralidad en el actual conflicto europeo.

155

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Berlino, 11 settembre 1939. Abbiamo avuto il di,scorso Goring, prJma importante manifestazione ora,

toria tedesca della guerra. Oratove, il Maresciallo, «temperamentvoll » e di sicuro successo sulle masse. Nessun elemento nuovo, ma indubbiamente una

felice divulgazione a carattere popolare di quanto è avvenuto e della posizione e delle possibilità tedesche nella guerra. Successo grandissimo. Un Tedesco mi ha detto « è più importante il discorso di Godng che non la presa di Varsavia »!

La verità è ·che il discorso, come Ti ho telegraficamente accennato, ha accontentato in certo modo e interpretato le speranze, confesse o segrete, dei molti che insistono nel ritenere possibile, un giorno liquidata completamente (e la cosa, dato il ritmo degli avvenimenti, può sembrare effettivamente imminente) la questione polacca, un « accomodamento » con gli avversari occidentali e sopratutto con la Francia. Se qualche sommessa critica, tra la marea delle lodi, vi è .stata al discorso Gt:iring, è stata quella di elementi maggiormente « duri» che vorrebbero in esso vedere, proprio per la volontà dimostrata dal Maresciallo di non rompere tutti i ponti e di dichiarare la Germania sempre « berei!t » (pronta) alla pace, un indebolimento della situazione tedesca, che essi immaginano (scuola Ribbentrop) forte in quanto intransigente.

Sta di fatto, ripeto, che questa sensazione che tutto non sia perduto e che si possa ancora evita,re «la guerra dei lunghi anni » è generale e fa sì che la atmosfera si sia, con i successi polacchi, e come Ti ho precedentemente accennato, in certo modo alleggerita dopo la scossa dei pdmi giorni. Nessuno sembra realizzare che Albione, messo in moto il suo grande impero che non ha come quello francese, carattere indigeno ·e di colore, ma, in buona parte, caratteTe metropolitano e bianco (l'esempio di quanto è avvenuto in Sud Africa è molto significativo), non può evidentemente fermare la macchina e sarà costretta con ogni verosimiglianza a procedere, e sempre con ritmo crescente, sulla strada segnata. La deliberazione del Consiglio di Gabinetto inglese di ieri che parla dei primi tre anni di guerra, è molto chiara.

Tutti qui puntano naturalmente sulla Francia che, messa al bivio di giocare definitivamente tutte le forze deHa sua non abbondante gioventù per una causa che in Germania si pretende essere sostanzialmente iJnglese, potrà forse reagire all'imposizione di Londra. La circostanza che il 2 settembre la proposta Mussolini per un armistizio ed un'immedia1ta conferenza è naufragata per l'intransigenza britannica, « mentre la Francia vi si era mostrata favorevole», ha lasciato qui grande strascico e consolidato molte speranz.e. E quindi, si dice, il vero lavoro sarà quello di cer.care di separare i due Alleati. Naturalmente, al momento venuto, e quando eventualmente, portata a termine la «punizione» polacca, il Fiihrer dovesse fare, cosa ·che sembra probabile, un ultimo « gesto » ed un'« ultima offerta » l'Italia potrebbe far •leva ed agire nel senso voluto su Parigi per ottenere l'auspicata soluzione pacifica.

Se l'Inghilterra in questo caso -si continua -cederà e farà macchina indietro, tanto meglio, dato che la Germania ancora oggi, come fanno capi'I"e le parole di Goring, nulla ha contro il popolo inglese; altrimenti la si isolerà in Europa con la rinnovazione del « blocco continentale » e cose simili.

Tutto ciò fa prevedere una non lontana nuova presa di contatto con noi, mentre nel frattempo si continua ad agire per rendere l'amicizia russo-tedesca, in vista anche della situazione militare creatasi nella Polonia orientale (si pongono qui stamane in grande rilievo le notizie relative alle prime « rivolte » di contadini ucraini alle spalle polacche, rivolte che potrebbero anche provocare

qualche intervento da Oriente «per far regnare l'ordine in Polonia » ... ), sempre più precisa e fattiva e non si perde la speranza di mantenere il Giappone, una volta sfogato il suo malumore per quanto è avvenuto, in una linea non sostanzialmente ostile ad un riavvicinamento con Mosca. Tutto ciò farebbe da « cornice» utile alla presentazione della eventuale estrema offerta del Fiihrer alla quale ho sopra accennato.

Ora non posso credere .che Hitler possa veramente farsi solide illusioni sull'accettazione di questa sua rinnovata offerta di pace. Riconosco però che comunque essa potrebbe essere utile dal punto di vista interno, perchè iJ. rifiuto di Inghilterra e di Francia darebbe .la prova provata della volontà di attacco contro la Germania delle due Potenze occidentali, ponendo il popolo tedesco nella «necessità» di difendersi, con ogni mezzo, contro la «aggressione» tentata ai suoi danni.

Frattanto si procede nella guerra polacca, sempre molt.o bene, e si punta ora verso la regione petrolifera galiziana. L'occupazione di Varsavia (riva sinistra della Vistola) ha provocato grande soddisfazione per quanto non abbia dato luogo ad alcuna pubblica dimostrazione e si sia qui mantenuta quella linea, voluta o forzata, ancora non è dato di bene comprendere, dell'assoluta astensione delle masse da qualsiasi forma di manifestazione collettiva. Ho chiesto come mai, a differenza di quanto avrebbe fatto qualsiasi altro paese del mondo, non fosse stata data disposizione di esporre le bandiere per la conquista a mano armata della Capitale avversaria. Mi è sta·to risposto: « le bandiere le esporremo una volta sola, quando tutto sarà finito»!

Si continua nello sforzo di far vedere la guerra il meno possibile. Sempre poche uniformi nelle strade. Nessuna nei pubblki ritrovi. Non pubbli-cazione sui giornali di partecipazioni di morte relative a caduti in guerra. Non gramaglie per i parenti. Non visite agli ospedali. Non saluti a chi parte o a chi arriva. Tutto ciò mi fa ritornare alla mente, esempio piccolissimo ma probante, quanto avvenne nei riguardi della Legione Condor inviata quasi misteriosamente in Spagna!

Nulla di nuovo nei nostri riguardi, se si fa eccezione del fatto, importante, che, come Ti ho segnalato, Goring ha taciuto il nome dell'Italia nel suo discorso. Vi è stata in proposito una circostanza interestsante. Nel dis•corso effettivamente pronunciato, come abbiamo inteso aHa radio, egli, nel fare il giro di orizzonte, giunto alla situazione es:istente ai confini meridionali della Germania (leggi Italia) ha detto: «Il sud è in ogni modo aperto». Nel discorso scritto invece, e dato alla stampa (testo ufficiale del D. N. B.), le parole sono le seguenti: « Sul sud non ho bisogno di dir nulJa; vi sono colà ma i nostri amici». Modifica interessante e sintomatica.

Ad ogni modo questa battuta è s•empre, data la mole del discorso, troppo semplice e modesta e il signor Maresciallo poteva dire ben di più. Evidentemente con lui occorrerà rompere quel ghiaccio che, come ricordi, cominciò a formarsi nel maggio per le note circostanze. Mi riservo di fare qualche cosa nei prossimi giorni (1).

Alla W1lhelmstrasse cortesia e cordialità. Weizsacker, contro il quale il

Destino si è accanito in modo strano, facendo di suo figlio proprio uno dei primi

caduti di q_uesta guerra da lui non voluta, mi ha oggi inviato una lettera di tono

accoratamente caldo. w.oermann parJ.a in tono cameratesco. E, fatto nuovo ed

interessante, Bismarck ha riassunto, dopo la lunga parentesi che aveva fatto

sorgere tante voci sul suo conto, la Direzione degli Affari Politici di Europa e

desidera «tenere i contatti».

Con i Militari anche tutto normalmente. A seguito della telefonata e delle

parole che mi dicesti per l'occupazione di Varsa.via, anche Roatta, che tiene con

tatti molto seguìti, si espresse in termini gratulatori con il Comando delle Forze

Armate, e subito dopo giunsero all'Ambasciata, con le dovute :!\orme, due Uffi

ciali di grado elevato per pr·esentare .i ringraziamenti.

Altrettanto alla periferia, dove nessuna novità è segnalata dai consolati,

anche nel campo dei nostri lavoratori agricoli. Gli Italiani, sorpassato· bene il

primo momento di dubbio, sono calnù e disciplinati. Come ho comunicato in via

ufficiale, l'evacuazione della nostra collettività dalla Saar si è svolta nel migliore

dei modi.

Non Ti intrattengo della situazione militare perchè la conosci, con i tanti elementi in Tuo possesso, molto meglio di me. Rotto l'incantesimo del «primo colpo di fucile » ad occidente, si cerca evidenterr.ente. da parte francese, di tastare la situazione ·e di prendere contatti. Certo Gcring ha ragione quando dice che su 230 chilometri, quanti sono quelli che dividono Basilea dal Lussemburgo, protetti da grandi opere di fortificazione e guardati da più diecine di divisioni, è ben difficile sperare di aveTe successi decisivi di sfondamento. E quindi i Franco-Inglesi non possono non essere in crisi di incertezza: violazione del Lussemburgo, del Belgio e dell'Olanda, o addirittura, magari con l'eventuale complicità della Turchia, diversivi lontani, nel vicino Oriente, tipo il Salonicco dell'ultima guerra? Quanti interrogativi... (1).

(l) Il presente documento porta il visto di Mussolini.

(l) Nota autografa di Magistrati: "Vedrò il Maresciallo questa sera stessa: riferirò"·

156

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5792/2639. Parigi, 11 settembre 1939.

La R. Ambasciata è venuta a conoscenza che, in occasione della richiesta del visto di controllo sulla carta d'identità, previsto dalle nuove disposizioni in vigore, numerosi connazionali si vedono dalle locali autorità di polizia, specialmente a Parigi e nelle località della periferia, invitati a sottoscrivere uno stam. pato del •Cui contenuto non è data loro conoscenza ma che risulta essere, a seconda dei casi, una domanda di arruolamento volontario nell'Esercito francese oppure una dichiarazione quale rifugiato politico.

Ho fatto fare proteste verbali presso i singoli Commissariati di Polizia e ho diretto a questo Ministero degli Affari Esteri la nota di cui accludo copia. Unisco pure in copia la lettera personale da me inviata al Ministro Bonnet.

Mi riservo di far conoscere all'E. V. il seguito che da queste Autorità verrà dato alla mia protesta.

ALLEGATO l.

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI FRANCIA, BONNET

NOTA 5792. Parigi, 9 settembre 1939.

Il est signalé à l'Ambassade d'Italie que dans de nombreuses Mairies et Gendarmeries de Province et surtout dans la plupart des Commissariats de Police de la Région Parisienne, les ressortissants italiens qui se présentent ces jours-ci pour faire viser leur carte d'identité, conformément aux nouvelles dispositions en vigueur, se voient invités à signer un imprimé dont le contenu ne leur est pas indiqué.

Croyant avoir accompli les formalités réquises pour le visa de leur carte, les intéressés apprennent par la suite, en consultant le bulletin qui leur est remis, qu'ils figurent avoir souscrit soit un engagement militaire soit une déclaration de réfugié politique. Ce qui établit la bonne foi des intéressés c'est le fait que la plupart d'entre eux sont déjà en instance au Consulat Général et à la Préfecture de Police pour obtenir le visa de rapatriement.

Le procédé indiqué ci-dessus est employé sur una vaste échelle, notamment auprès des Commissariats des 3o, 14o, 17o, 18o arrondissements de Paris et par ceux de Courbevoie, Levallois-Perret et Charenton-le Pont.

En faisant toutes réserves quant à la légalité des engagements et déclarations ainsi reçus, l'Ambassade Royale proteste de la façon la plus énérgique contre les agissements de fonctionnaires de Police qui ne peuvent pas correspondre aux directives des Autorités Centrales. L'Ambassade a l'honneur de prier le Ministère des Affaires Etrangères de vouloir bien intervenir d'urgence afin que les Autorités locales auxquelles les ressortissants italiens sont appelés à s'adresser s'abstiennent de toute action tendant à provoquer de la part de ces derniers, d'une manière directe ou indirecte la souscription d'engagements ou de déclarations auxquelles rien ne peut les astreindre.

L'Ambassade Royale saura gré au Ministère des Affaires Extrangères s'Il voudra bien lui donner toutes assurances à ce sujet.

ALLEGATO 2.

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI FRANCIA, BONNET

L. P. 12725. Parigi, 11 settembre 1939.

Permettez-moi d'attirer Votre attention sur le contenu de la Note, dont copie ci-jointe, que j'ai envoyée en date d'hier à votre Département.

Les pressions des Autorités de Police dont il est question dans cette Note se sont généralisées au point de créer une situation particulièrement grave au sein de la collectivité italienne.

Ainsi qu'il est à Votre connaissance, les dispositions de la Convention francoitalienne d'établissement excluent d'une façon formelle toute obligation à service ou à prestations militaires.

Aussi vous serai-je particulièrement reconnaissant de vouloir bien intervenir personnellement afin que cet etat de choses ait à cesser.

(l) Il presente documento porta il visto di Mussolini.

157

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 4803/1714. Budapest_ 11 settembre 1939.

Il Mintstro di Bulgaria che è venuto oggi a vedermi mi ha a lungo parlato della situazione. Mi ha confermato quanto risulta al R. Ministro a Sofia (telespresso n. 230682/C A.E.M. Uff. Il del 7 settembre) (l) che la Bulgaria ha scarsa fiducia nella Jugoslavia. Questo addetto militare jugoslavo avrebbe detto giorni fa che tutta l'opinione pubblica jugoslava è favorevole alla Francia: se il Governo segue attualmente una politica di neutralità, è certo però che se l'Italia e la Germania dovessero immischiarsi di questioni balcaniche, la Jugoslavia si schiererebbe •Contro di loro.

Il Capo di Stato Maggiore bulgaro nei suoi colloqui avuti qui recentemente, aveva avuto l'impressione che il Governo ungherese avesse fiducia che la Jugoslavia, in caso di attacco alla Romania, non interverebbe in suo soccorso: ma avendo domandato quali erano gli elementi che determinavano una tale opinione, gli era stato soltanto risposto che la Jugoslavia sapeva che se si fosse mossa, Italia e Germania lo avrebbero impedito.

Al Ministro di Bulgaria, come del resto consta a me, risultava intanto dei continui e seguiti •Contatti fra questo Ministro di Jugoslavia e quelli di Romania e di Grecia.

Il Patto russo-tedesco avrebbe risvegliato in Bulgaria la simpatia per la Russia, il popolo sentendosi sempre sentimentalmente legato alla Russia per la gratitudine allo Zar liberatore Alessandro II, simpatie per la Russia che ora si riversano anche sulla Germania.

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IL MINISTRO A CITTA DEL MESSICO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1729/353. Città del Messico, 11 settembre 1939 (per. giorno 2 ottobre).

Gli avvenimenti culminati nel conflitto europeo hanno naturalmente in questi giorni eccitata la più viva attenzione ed il più vivo interesse di questo Governo, di questa stampa e di questa pubblica opinione. Le notizie più sensazionali, spesso esagerate e tendenziose, non di rado infondate e menzognere, provenienti dalle principali agenzie di tutto il mondo e dalle fonti più svariate hanno trovato su questa stampa larga eco ed i più svariati commenti.

L'atteggiamento di questo Governo è stato consacrato dalla dichiarazione di neutralità della quale ho inviato il testo con mio telespresso in data 6 settembre

n. 1709/347, (2), dopo averne data telegrafica notizia a codesto Ministero.

7-Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

Sono ora allo studio provvedimenti vari connessi con l'attuazione di tale neutralità, dei quali andrò via via dando conoscenza a V. E. Tra l'altro è stato senz'altro disposto che cessi il funzionamento di tutte le stazioni radiotelegrafiche delle navi belligeranti che hanno cercato rifugio in porti messicani (si tratta sopratutto di navi mercantili tedesche).

La dichiarata neutralità di questo Governo è stata trovata opportuna e ben accolta, si può dire, da tutti i settori di questa pubblica opinione, con una sola eccezione. Il noto Lombardo Toledano Segretario Generale della C. T. M. (Confederazione dei Lavoratori di Messico) ha dichiarato e pubblicato nel suo giornale che il Governo del Messico anzichè rimanere neutrale dovrebbe cooperare in tutti i modi con le democrazie allo scopo di schiacciare definitivamente l'idra del Nazismo.

Per quanto fino a poco tempo fa il I;ombardo Toledano sia stato considerato quasi come l'eminenza grigia di questa Amministrazione; e per quanto la Confederazione di cui egli è l'anima conti, come ho ripetutamente riferito, un numero non indifferente di aderenti, è da ritenere che l'atteggiamento di quell'agitatore non modificherà per nulla le direttive dell'Amministrazione.

È quindi a prevedersi ,che per un periodo di tempo indefinito il Messico rimarrà neutrale, e che tale esso si manifesterà nella prossima Conferenza di Panama, circa la quale riferirò.

Credo si possa affermare che la maggioranza di questa pubblica opinione, ed in particolare delle persone che parteciparono o sono vicine all'Amministrazione, ha simpatia per le potenze ocddentali e per la Polonia: non tanto per odio alla Germania quanto per avversione a Hitler, al suo regime, ai suoi metodi. Non mancano tuttavia elementi e gruppi simpatizzanti per la Germania nazista, sopratutto nell'esercito.

È interessante ricordare che, come è noto a codesto Ministero, da tempo sono stati conclusi con la Germania vistosi scambi in compensazione; il Messico mandava petrolio contro macchinario di vario genere da ricevere dalla Germania. In queste operazioni il Messico è rimasto largamente creditore ed i circoli responsabili si domandano in qual modo e quando questo Paese potrà rivalersi. Un pezzo grosso dell'Amministrazione mi ha detto senza ambagi l'altra sera che il Messico potrà forse, a un momento dato, pensare a mettere la mano sui vapori tedeschi che hanno cercato rifugio in acque messicane: ciò peraltro non come misura odiosa verso la Germania sibbene solo per proteggere gli interessi dell'economia e della finanza messicana, per quanto possibile d'accordo con Io stesso Governo tedesco.

Ciò comunque appartiene all'avvenire. Mi sembra per ora interessante rilevare in modo particolare i seguenti punti: l) Come ho detto, è da prevedersi che il Messico rimarrà, per un lungo periodo almeno, neutrale. 2) Le simpatie del Messico sono orientate, nella maggioranza, verso Fran eia, Inghilterra e Polonia.

3) Una svolta decisiva nell'atteggiamento del Messico si prevede al momento e nell'eventualità che gli Stati Uniti entrino nel conflitto. Non è da escludere che in tale caso e in tale momento il Messico riveda la sua posizione in senso

ostile alla Germania. A questo riguardo sarà istruttiva la prossima Conferenza di Panama.

4) È infine da notare che, finora almeno, non si può dire che una vasta opera di propaganda sia stata effettuata in questo Paese da nessuno dei belligeranti. Propaganda è fatta dall'Europa e dagli Stati Uniti attraverso la radio, in un senso o nell'altro, e attraverso le varie agenzie di notizie internazionali. Ma una vera e propria propaganda originata qui non è finora possibile ravvisare.

Bisogna anche osservare che fino ad oggi non si è avuto qui incidente di sorta connesso con il conflitto europeo. Una piccola manifestazione inscenata da alcuni scamiciati comunisti l'altra sera dinanzi alla L2gazione di Germania non ha avuto conseguenza nè ripercussione alcuna. Le pode»ose comunità tedesca, inglese e francese di questa Capitale conservano una grande calma almeno esteriore, nè hanno originato incidenti.

Nei riguardi dell'Italia, la stampa ha diffusamente pubblicato le notizie più svariate di previsioni e ,calcoli sull'atteggiamento definitivo che essa assumerà nel conflitto. Non sono mancati commenti editoriali ispirati, occorre riconoscerlo, a molta moderazione e a grande ansietà di prevedere quelle che saranno le finali decisioni del Governo Fascista. N o n si è mancato di sottolineare gli sforzi del Duce per impedire la catastrofe, fino all'ultimo momento. Si parla ancora di tentativi che egli starebbe compiendo per cercare di comporre, o abbreviare,

o circoscrivere il conflitto.

Anche qui molti ravvisano nel Duce l'unica speranza che la guerra sia breve e non totalmente catastrofica per l'Europa. Tutto sommato si guarda all'Italia con un misto di simpatia, di ansietà, di speranza, ed anche di timore.

È stato particolarmente notato in questi ultimi giorni come i giornali più avanzati (sopratutto El Nacional organo del P. R. M. -Partito della Rivoluzione Messicana e più ancora El Popular, organo del sopraricordato Lombardo Toledano e della C. T. M.) i quali fin d~l loro nascere e ancor più in questi ultimi mesi non avevano mancato occasione per vilipendere in tutti i modi il Nazismo e Hitler, il Fascismo ed il Duce, hanno fin dall'inizio del conflitto cospicuamente abbandonato il loro tono nei riguardi dell'Italia, riservando il loro furore per il Nazismo. Trattandosi di periodici cui sono a capo individui senza coscienza e senza senso di responsabilità (sopratutto il secondo), viene fatto di domandarsi se, per avventura, così notevole attenuazione della loro ostilità contro il Fascismo italiano, non sia conseguenza di ordini ricevuti dall'alto: o da questo Governo o più probabilmente da centri internazionali da cui più o meno palesemente simili organi ricevono direttive ed insinuazioni.

Debbo osservare che il telegramma Ministeriale n. 517/C (1), contenente il testo del comunicato del nostro Consiglio dei Ministri, da me ricevuto soltanto il mattino del giorno due corrente e da me subito inviato ai vari giornali è stato pubblicato in rilievo da tutti i giornali il mattino del giorno 3.

Così sarà certamente di tutto quanto codesto Ministero mi vorrà comunicare per pubblicazione. Mi permetto a questo riguardo far rilevare che questo Paese, per quanto lontano, ha un certo peso in questo continente. Di più, come è ben noto a co

desto Ministero, da circa un anno esso ci va fornendo abbondanti quantitativi

di petrolio: e costituisce un campo propizio per molte nostre esportazioni non soltanto oggi ma in un futuro immediato e in un futuro lontano. Mi permetto quindi suggerire l'opportunità che, nei limiti del possibile, e secondo gli sviluppi delle circostanze, mi siano periodicamente inviati per telegrafo o per posta aerea tutti gli elementi atti ad opportunamente illuminare questo Governo e questa opinione pubblica circa la condotta dell'Italia nel presente conflitto.

(l) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del Telespr. da Sofia 4551/1839 del 30 agosto, vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 478. (2) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 675. Tokio, 12 settembre 1939, ore 12,30 (per. giorno 13 ore 8,30).

Qualunque sia il risultato definitivo presenti conversazioni giapponesi a Mosca e cioè anche se si giunga per ora soltanto a una normalizzazione è da tener conto che il principale oggetto negoziati è di intendersi sia pure in modo non formale e in limiti più ristretti corrispondenti a una specie di patto di non aggressione.

160

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 130. Ankara, 12 settembre 1939, ore 13,16 (per. ore 19,30)

Le impacciate dichiarazioni del Presidente del Consiglio alla Grande As

semblea nazionale di ieri sono commentate nei senso che non intervento del

l'Italia nella guerra salvaguarda per ora la sicurezza nel Mediterraneo e lo

statu quo nei Balcani. Si nota anche per quanto riguarda firma definitiva trat

tato tripartito anglo-franco-turco, firma dei definitivi trattati anglo-turchi e

franco-turchi, Presidente del Consiglio si è limitato a dire che « le conversa

zioni continuano nell'atmosfera più amichevole»; ciò che fa ritenere che fir

ma non sia imminente.

Significativo anche il fatto che le dichiarazioni del Presidente del Con

siglio sui rapporti con U.R.S.S. che «sono e resteranno amichevoli» e sui con

tatti con l'U.R.S.S. che «sono abituali e cordiali come sempre» sono state

sottolineate dagli applausi dell'Assemblea Nazionale.

Notizia prossima partenza del Ministro degli Affari Esteri per Mosca non

è smentita.

roo

161

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. P. RISERVATISSIMO 533/278 R. Roma, 12 settembre 1939, ore 19,15.

Adoperatevi nei modi che riterrete più opportuni -e con la massima cautela -allo scopo di ostacolare lo sviluppo e l'eventuale conclusione dei negoziati in corso per un accordo fra il Giappone e la Russia. Allo stato degli atti un accordo di tal genere non ci interessa.

Riferite appena possibile circa l'azione che avrete esplicata al riguardo.

162

IL MINISTRO A STOCCOLMA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 36. StoccoLma, 12 settembre 1939, ore 20,20 (per. ore 24).

Governo inglese ha qui ufficialmente dichiarato suo intendimento rispettare neutralità della Svezia. Formula usata è analoga quella cui si è attenuto Governo germanico nel rilasciare ultimamente uguale assicurazione.

163

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 210. Sofia, 12 settembre 1939, ore 21,30 (per. giorno 13, ore 2).

Presidente del Consiglio mi ha dato lettura del telegramma Ministro di Bulgaria Mosca che informa movimento truppe sovietiche particolarmente regione della Ucraina e confini Lettonia Polonia. Detto agente ritiene intendimento de·l Governo sovietico non lasciare pregiudicare sorte regione Ucraina polacca e regione Nord del Niemen.

164

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

T. 20753/353 P. R. Roma, 12 settembre 1939, ore 23.30.

Vostro 648 (1). Potete far sapere che l'informazione relativa alla frase pronunziata dall'Ambasciatore di Germania a Bruxelles è di fonte diplomatica.

(l) Vedi D. 146.

165

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA

T. 20766 P. R./399. Roma, 12 settembre 1939, ore 23,30.

Il Daily Herald dell'll corrente asserisce che a Madrid è diffusa la voce che Spagna e Francia firmeranno un patto di amicizia, essendo scomparsi, mercè gli sforzi comuni del Maresciallo Pétain e di codesto Ministro degli Esteri, gli ultimi ostacoli che si frapponevano a un tale accordo.

Benchè l'informazione appaia del tutto inverosimile, accertare quanto possa eventualmente esservi di vero e che cosa abbia potuto dare origine all'asserzione del predetto giornale.

166

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI

(Pubbl. GRAZZI: Il principio della fine. Faro, Roma 1945)

APPUNTO (1). Roma, 12 settembre 1939 (2).

I. -L'Italia ha già dichiarato in data l sett. che non intende di' assumere iniz. alcuna di operaz. militari.

II. -Q. decis. del Cons. dei Ministri che vale in generale vale particolarmente nei confronti della Grecia.

III. -Anche nell'eventualità che l'Italia non può escludere, data la sua posizione di Gr. Potenza, di un suo intervento nel conflitto, l'Italia non prenderà iniz. di operaz. nei confr. d. Grecia.

IV. --P. dimostrare in modo concreto i sentimenti da cui è animato il Governo Italiano e in modo spec. il Duce nei rig. d. Grecia, sarà ordinato il ritiro delle truppe italiane a 20 Km. dal confine greco-albanese. V. --Il Duce non esclude la possibilità, nonostante le vicende attuali, di riprendere e stabilizzare quella politica d'intesa fra Italia e Grecia che ebbe consacrazione in appositi accordi di carattere diplomatico.
167

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 168. Sofia, 12 settembre 1939 (per. giorno 14).

Circa operazioni in Polonia Presidente del Consiglio mi ha accennato alcune maggiori difficoltà che terreno presenterebbe attuale fase avanzata esercito tedesco che segnerebbe tempo rallentamento in attesa nuova più ampia manovra

cit. p. 66.

accerchiante verso est. Condizioni Polonia sarebbt:ro secondo sue informazioni disperate e non dubita completa vittoria tedesca che, anche con riferimento indicazioni di cui mio telegramma 210 del 12 c. m. (1), ritiene potrebbe determinare riduzione Stato polacco a territorio circa 8 milioni abitanti, con assegnazione ex Polonia tedesca e austriaca alla Germania, ed Ucraina alla Russia. Nessun accenno mi ha fatto, nè sembra tenerne alcun conto, riflessi che su Romania potrebbe provocare eventuale concorso sovietico soluzione questione polacca.

Osservo tuttavia a tale riguardo che nelle sue conversazioni questo Ministro di Germania mi ha dato impressione non prevedere soluzione conflitto tedesco-polacco oltre reintegrazione antiche frontiere germaniche. Presidente Consiglio spera peraltro che .conflitto possa concludersi rapidamente impedendo estensione conflitto, cui localizzazione afferma tutte Potenze non combattenti sono massimamente interessate.

Mi ha dichiarato a quel momento sarà determinante operato Italia, che sarà in grado agire anche su altra parte in conflitto, parttcolarmente Francia, per nuova sistemazione Europa.

In proposito mi ha chiesto cosa vi sia di vero voci corse nostre conversazioni con Francia che contemplerebbero fra l'altro anche eventualità condominio Tunisi. Gli ho detto tali voci mi riuscivano nuove; se anche sembrerebbero se mai atte indicare desiderio Francia revisione sua attuale politica.

(l) Il testo del presente documento, rimasto ad Atene nell'Archivio della Legazione e con esso disperso, è stato desunto dalla copia fotografica pubblicata nel volume del Grazzi

(2) Il Grazzi nel volume citato p. 167 afferma che questo aonunto fu redatto 1'11 settembre anzichè il 12, come egli scrisse sotto la detbtura di Mussoiini.

168

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 209. Budapest, 12 settembre 1939 (per. giorno 14).

Mio telegramma n. 305 dell'll settembre (2).

Il Conte Csaky mi ha confermato, secondo sue informazioni la presenza a Bucarest del Generale Weygand diretto in Polonia; si troverebbero in Romania anche ufficiali di Stato Maggiore inglesi e polacchi. Egli ritiene, tuttavia, che la Romania non violerebbe la neutralità e non consentirebbe quindi che le armate polacche si ritirassero in armi e fossero ricostitite nel suo territorio.

Il Ministro di Romania mi ha smentito invece che il Generale Weygand sia a Bucarest; mi ha ripetuto che la Romania ha tutto l'interesse a restare neutrale; che il patto con la Polonia è valevole ·solo in funzione della Russia (e così la Polon~a aveva in marzo già dichiarato che se l'Ungheria avesse attaccato la Romania, non vi sarebbe stato « casus foederis »).

Egli riteneva che il Governo romeno avrebbe certamente disposto per il

disarmo e l'internamento di eventuali contingenti polacchi che si rifugiassero

in territorio romeno.

Quanto alla questione della Transilvania egli riteneva che anche se la Ger

mania per dannata ipotesi volesse un giorno attaccare la Romania, non avrebbe

mai concesso la Transilvania all'Ungheria, data la presenza di settecentom1la sassoni nella regione; questo gli era stato spesso dichiarato anche recentemente da giornalisti tedeschi di solito perfettamente informati ddl'opinione del Go

verno.

(l) -Vedi D. 163. (2) -Vedi D. 148.
169

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 14. Krzemieniec, 12 settembre 1939 (per. giorno 17).

Mio telegramma n. 10 (1).

Ieri sera questo Nunzio Apostolico ha riunito Rappresentanti Potenze Neutre proponendo la firma di una dichiarazione collettiva constatante che gli aeroplani tedeschi avevano neHa mattinata bombardato e mitragliato popolazione civile questa città aperta. Ho dichiarato che non avrei firmato tale documento sembrandomi che esso non si confacesse con stretta neutralità cui convocati erano tenuti; del resto reputavo il mio compito esaurito avendo già telegraficamente informato E. V. dell'accaduto. Ministri di Spagna e Bulgaria hanno aderito al mio punto di vista. In conclusione convenuti si sono limitati redigere processo verbale della seduta col quale si dava atto che Rappresentanti Potenze Neutre avevano già o avrebbero informato rispettivi Governi del luttuoso avvenimento. Mi sono opposto che di tale verbale si desse comunicazione ufficiale al Governo polacco, come il Nunzio aveva intenzione di fare. Vittime incursione aerea tedesca sono numerosissime, mentre molte abitazioni private sono state distrutte. Oggi città è completamente deserta, popolazione locale essendosi rifugiata nei boschi.

170

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. ASSOLUTAMENTE SEGRETA 6767. Berlino, 12 settembre 1939.

Nel grande discorso pronunciato da Goring sabato scorso dinanzi agli operai della Rheinmetall-Borsig, il Maresciallo, come conosci, non ha usato che una indiretta allusione nei riguardi dell'Italia, senza farne il nome. Ciò, come ho avuto occasione di telegrafarTi, mi è sembrato un po' sintomatico ed ho ritenuto quindi necessarto avere una presa di contatto diretta con lui per conoscere le sue idee nell'attuale momento, particolarmente nei nostri confronti.

Gli ho fatto quindi ieri sapere che desideravo vederlo e dopo poche ore egli mi ha inviato la sua macchina personale con un Ufficiale di ordinanza che mi hanno condotto al suo Quartier Generale, sitÒ ad occidente di Berlino, ad alcune diecine di chilometri dalla Capitale.

Il Maresciallo mi ha ricevuto nel suo treno speciale, nei suo studio dove erano esposte numerose grandi carte geografiche sulle quali venivano segnati, d'ora in ora, gli sviluppi della situazione.

Gli ho detto ·che avevo de,siderat:o di vederlo in forma personale e privata perchè, avendo vissuto in Germania sei anni, ricordavo il periodo nel quale la Germania non possedeva neanche un aeroplano da guerra. Ora siccome non mi era sfuggita la grande, per non dire decisiva, azione svolta dall'aviazione da guerra del Reich nella campagna polacca, avevo desiderato fargli a voce le mie felicitazioni per quanto egli aveva creato ed avevo voluto udire dalla sua voce dettagli delle operazioni compiute.

La conversazione, che è durata circa un'ora e mezza, ha avuto tono molto cordiale. Ne riassumo qui appresso i punti principali, riferendo quanto H Maresciallo mi ha detto :

l) Situazione bellica. Il Maresciallo, dopo una lunga esposizione e commento alle azioni svolte ed alle posizioni raggiunte dall'Esercito germanico, ha aggiunto: «Siamo così giunti alla fase finale di questa che vorrei definire «battaglia » anzichè guerra, data la velocità e la sincronizzazione con le quali il complesso delle operazioni si è svolto. Essa è stata una battaglia di annientamento per·chè tra poche ore, o al massimo, tra pochi giorni, tutte le divisioni dell'Esercito polacco che erano schierate ad occidente della Vistola dovranno arrendersi o saranno distrutte. Tutti i loro contrattacchi sono sistematicamente respinti e il cerchio si va chiudendo. Già ora è giunta la notizia che nella zona di Radom le truppe polacche hanno abbassate le armi. Per il numero di uomini impiegato, ·che dalle due parti può essere calcolato a milioni, questa battaglia è senza dubbio una delle maggiori della Storia. Essa è stato un esempio classico della nuova concezione strategtca basata sulla celerità delle grandi unità motorizzate. La collaborazione tra le divisioni celeri e coranate e l'Aviazione da combattimento, che in molti punti da sola è riuscita a far retrocedere e a far quindi rientrare nella morsa le truppe polacche in ritirata, è stata perfetta. Ciò ha permesso di recidere nettamente grandi territori dando così alle divisioni normali di fanteria in marcia il modo di intervenire in seguito per il rastrellamento e per la distruzione di tutti i r.eparti nemici rimasti sorpassati dalle nostre unità celeri. Il soldato polacco si è senza dubbio, almeno in un primo momento, battuto bene. II Comando è stato quasi inesistente nè si è mai saputo precisamente da dove impartisse i suoi ordini. Solamente nella zona nord esso ha tentato qualche contrattacco in forza. Ora la marcia continua. I Polacchi, con metodi di guerra condannabili, cercano di organizzare, come si sta svolgendo nella zona di Varsavia, una guerriglia, armando i dvili i quali cercano di arrecare danni alle truppe tedesche sparando nelle strade e dalle case. Ma ciò non potrà durare a lungo perchè già altri nostri reparti motorizzati, inviati di rinforzo nella zona nord, sono riusciti a traversare il Narew ad Oriente e cominciano a lanciarsi sulla stessa direttiva di Siedlce, tagliando così nettamente alle spalle le resistenze polacche sulla destra della Vistola, di fronte a Varsavia. La marcia sarà proseguita su Lublino. Anche al sud la nostra avanzata su Leopoli, che sarà occupata tra uno o due giorni, procede rapidamente. Il Gover

no polacco continua a rifugiarsi da città in città e a quanto sembra si è in parte stabilito a Krzemieniec ossia quasi alla frontiera sud-orientale russa.

Sul fronte occidentale nulla di molto notevole e vorrei dire calma quasi assoluta. Questa notte partirò anch'io per il fronte orientale per vedere e felicitare i miei reparti. La nostra Aviazione, come Vi ho detto, è stata veramente ottima. Essa ha sempre dominato il cielo polacco e l'aviazione avversaria non è stata in condizione di compiere la minima azione sulle frontiere tedesche. Sono esattamente tre le bombe polacche cadute su una piccola stazioncina nel nostro territorio! Tutti i nostri reparti di qualsiasi specialità, osservazione, bombardamento e combattimento hanno fatto del loro meglio ed il Ftihrer li ha particolarmente elogiati. Naturalmente hanno anche pagato il loro tributo di sangue. Certamente non ignorate che tutti gli aviatori i quali hanno dovuto abbandonare i loro apparecchi e si sono lasciati discendere con i paracadute in territorio avversario sono stati barbaramente massacrati.

Ora, dato che la battaglia di annientamentu volge al termine, cominciamo a spostare qualche unità verso Occidente. Già una parte delle batterie di protezione antiaerea stanno attraversando la Germania e oggi ho dato l'ordine che altre tre formazioni aeree di combattimento si trasportino nei campi delle città occidentali.

Del resto, ripeto, ad Occidente siamo tranquilli anche nel campo aereo. Vi dirò che la sola Ruhr, ossia il nostro territorio maggiormente industriale, è protetto da un numero di batterie superiore a quello che, secondo i nostri calcoli, l'intera Inghilterra possiede. Del resto le prime esperienze già dimostrano come ben difficilmente gli aerei avversari potranno veramente toccarci. L'esempio del solo bombardamento inglese fino ad oggi compiuto, quello sulle nostre basi navali di Wilhelmshaven e di Cuxhaven, sta a dimostrare come sia pericoloso provarcisi. Il solo lieve danno arrecato a una nostra nave da guerra è stato causato da un aeroplano inglese abbattuto che è caduto sul suo ponte! Quanto ai Francesi le loro ricognizioni aeree sono molto circospette. Noi non facciamo nulla contro di loro, ma abbattiamo sistematicamente i loro apparecchi che entrano nel nostro cielo; tre ieri, e tre l'altro ieri.

Sentiamo dire che i Franco-Inglesi vorrebbero tentare qualche cosa attraverso il Belgio. Le nostre Divisioni, che aumentano sempre di numero, e che raggiungeranno tra breve, come ho anche detto nel mio discorso, per lo meno il numero di 60 o 70, saranno pronte a riceverli. Ma per ora, ripeto, nulla si vede di preciso all'orizzonte.

2. Germania e Russia e situazione generale. Un elemento veramente di primaria importanza nella situazione attuale è stato costituito dal nostro riavvicinamento con la Russia. Ricordo la ·conversazione avuta in proposito con il Duce a Palazzo Venezia nello scorso aprile, allorchè egli mi disse: « Perchè non trovate la maniera di avvicinarVi a Mosca? ». Ora ciò è· avvenuto e si va sempre meglio. Avete visto le misure militari ordinate dal Kr.::mlino. Penso che tra sette od otto giorni i Russi si faranno sentire! E (e qui il Maresciallo ha fatto il gesto di mette11si la mano in tasca) si prenderanno un pezzo di Polonia! Vedremo se l'Inghilterra avrà il coraggio di dichiarare la guerra alla Russia! Del resto la storia dimostra esattamente due cose:

l) che sempre i momenti di buona relazione tra Germania e Russia sono stati favorevoli a quest'ultima, perchè soltanto i Tedeschi hanno la possibilità di comprendere i Russi e di favorire la loro organizzazione;

2) che sempre quando i Tedeschi ed i Russi sono stati d'accordo, la Polonia non ha avuto più ragione di essere. Una Poloma pù.ò esistere solamente quando i suoi due grandi vicini sono avversari L'uno dell'altro.

Per noi l'amkizia con la Russia può significare tante e tante cose e l'Inghilterra lo sa. Vedremo quindi se veramente, una volta esaurita la questione polacca, Londra vorrà insistere nel farci la guerra a tutti i costi. Reagiremo come sappiamo fare noi (e qui il Maresciallo ha dato uno o due pugni sul tavolo). Non si dica e non si creda che noi non ci prepariamo per una lunga guerra. Io ho dato già disposizioni che prevedono un periodo di almeno quattro anni e ho voluto quindi che le restrizioni fossero immediatamente piuttosto forti per potere magari alleggerirle in un secondo momento. Se l'Inghilterra lo vuole, noi faremo la guerra con tutti i mezzi, perchè sappiamo che è una partita di vita o di morte. E la posta finale per noi sarà la distruzione di questo Impero britannico. Cosa può farci Londra? Veramente può illudersi sul blooco? E non sa che per questo abbiamo creato l'autarchia i:n Germania? Noi abbiamo molti buoni amici che ci rendono largo il resptro, e specialmente l'Italia e la Russia. Tutto l'Oriente europeo è fermo e non ostile e può darci mo:te cose. Ad ogni modo, in caso di necessità, noi andremo a prenderei le materie prime là dove esse sono, con ogni mezzo.

Del resto oggi nei nostri riguardi la situazione europea, ripeto, non è cattiva. Cosa fa la Spagna? Siamo sicuri che essa, dopo quanto abbiamo fatto per lei, vorrà mantenere un atteggiamento benevolo nei nostri riguardi, ma (e qui altro pugno sul tavolo) la notizia che il Governo di Franco ha con tanta cura fatto pubblicare di aver apposto i sigilli sugli apparecchi radio delle navi germaniche rifugiatesi nei porti iberici, e ciò evidentemente per ingraziarsi Londra e Parigi, mi è molto disp1aciuta!

Gli Stati nordici vanno bene. Del resto il nostro controllo sul Baltico è assoluto. Passando alla situazione orientale e sud-orientale devo dire che la Romania, la cui situazione del resto, come superstite figlia di Versailles e perchè circondata da ben quattro elementi che possono diventarle ostili, è estremamente pericolosa, dichiara di volersi mantenere in ottime rel.azioni con noi. E fa bene. Si dovrebbe supporre che anche la Jugoslavia farà altrettanto. Oggi però mi è stata data la notizia che il Governo di Belgrado vorrebbe comunicarci che da ora in poi il commercio tedesco-jugos,lavo non dovrà più svolgersi secondo il normale clearing esistente. Esso vuole divise. Se ciò fosse confermato, considererei quella dichiarazione come un gesto non amichevole e scortese.

Ad ogni modo ciò non è preoccupante, perchè, ripeto, quello che sopratutto ci tranquillizza è la nostra situazione con l'Italia e con la Russia. ,Alla pretesa guerra di blocco inglese stiamo già rispondendo. Fino ad oggi abbiamo già affondato 13 piroscafi brHannici. Ora mi è giunta la notizia che una grossa petroliera inglese è andata a fondo. E fino adesso non registriamo nessuna perdita nel nostro naviglio subacqueo. La nostra marina è naturalmen.te ancora piccola ma molto bene addestrata e saprà farsi sentire sulle linee di comunicazione del commercio britannico.

L'Inghilterra ci fa la guerra di propaganda. Ma ha già commesso un errore nei nostri riguardi interni. Quello di voler differenziare e dividere il Fiihrer dal Popolo tedesco. Evidentemente questa mossa è la conseguenza dell'odio ebraico contro di noi. Gli ebrei, e 2000 anni della loro storia lo dimostrano, non hanno mai una visione generale ed alta dei problemi. Essi si fermano a mezzo metro dal loro naso e cioè hanno sempre la loro attenzione rivolta alle « Kleinigkeiten » (piccolezze) e ai mezzi subdoli e contorti. È possibile che il signor Chamberlain, che ha tradizione di governo, possa farsi oggetto di quei sistemi propagandistici ebraici?

Tutti vedranno che Fiihrer e Popolo tedesco sono una cosa sola.

3. Germania e Italia. Ho seguito tutto lo scambio di corrispondenza avvenuto tra il Duce e il Fiihrer. Dite al Duce, quando Vi è possibile, che abbiamo compreso la sua situazione, molto difficile. È chiaro, che, nella guerra attuale, se l'Italia fosse entrata subito, essa sarebbe stata oggetto di maggiori attacchi da parte della Francia e dell'Inghilterra che non noi. Ricordo di aver parlato con il Maresciallo Balbo sulla situazione della Libia. Evidentemente la vostra Colonia poteva essere oggetto di seri attacchi, dato che, mentre il difficile problema della Francia doveva essere il trasporto delle sue forse coloniali dall'Africa ai porti metropolitani, il problema stesso si rovesciava ai vostri danni allorchè quelle truppe l'estavano in Africa e voi dovevate a vostra volta trasportare truppe bianche dall'Italia in Africa. Ma con tutto ciò le vostre possibilità ed i vostri armamenti sono già tali da non rendere veramente preoccupante e decisiva quella situazione. Sulle Alpi la vostra situazione di difesa ad Occidente è, a quanto mi si dice, molto buona.

Devo dirvi ad ogni modo che l'Italia, nella sua posizione di attesa, può esserci veramente di grande utilità e tutti qui cominciano a capirlo. A questo proposito Vi dirò che a tutti noi diciamo che l'attuale situazione dell'Italia è il frutto di una decisione comune del Duce e del Fiihrer. Qualcheduno dà segni di scetticismo, ma la maggioranza, ve lo posso assicurare, se ne mostra subito convinta.

Oggi l'Italia, con il suo atteggiamento, ci serve grandemente oltre che per il grande respiro che può darci al Sud, anche perchè cristallizza in certo modo la situazione sud-orientale e può tenerla ferma al nostro vantaggio. Occorrono però due cose, ed io Vi sarò grato se vorrete riferire queste mie parole al Duce:

l) che l'Italia non dia mai all'Inghilterra e alla Francia una qualsiasi assicurazione ,che essa non entrerà, per nessun motivo ed in nessun momento, nel conflitto, a fianco della Germania. In questo caso la situazione diventerebbe difficilissima perchè subito i Franco-Inglesi, liberi dalla grave preoccupazione, cercherebbero di imporvi la loro volontà, in ogni circostanza;

2) che essa, in relazione a quanto sopra, faccia comprendere senza reticenze a Parigi e Londra che la sua neutralità intende di non essere disturbata e soffocata dai pretesi controlli, s.opratutto navali, franco-inglesi. Altrimenti essi finirebbero per imbottigliarvi nel Mediterraneo con grave nostro svantaggio.

A Voi personalmente rivolgo una preghiera. So che negli ambienti dei diplomatici neutrali di Berlino si va dicendo che «mai e poi mai l'Italia potrà sostenere in qualche modo la Germania, perchè praticamente la collaborazione effettiva dei due Paesi si dimostra impossibile e innaturale». Vi sarà grato se

ogni qualvolta se ne presenterà l'occasione, vorret.:~ demolire questa supposizione.

Dite anche al Duce che noi siamo sicuri che egli cercherà di fare tutto H possibile per noi. Attraverso e d'accordo con l'Italia noi possiamo ottenere molte cose. Tra l'altro possiamo avere una via mascherata di pagamenti all'estero in modo da poter ottenere materie, come il caffè ad esempio, che possono in parte rimanere, in pagamento, in Italia.

Le lettere del Duce relative ai vostri fabbisogni sono state date a me per essere studiate e considerate.

Per il carbone posso dirvi che, specialmente ora che abbiamo anche il bacino slesiano, grandi difficoltà di approvvigionamento non dovrebbero esservi. Vi sono però difficoltà di carattere estrattivo e di trasporto. Insisto nell'attirare la vostra attenzione sull'opportunità che voi inviate operai e carri ferroviari per il vostro carbone.

Viceversa mi ha recato una qualche sorpresa il vostro fabbisogno di 7 milioni di tonnellate di carburante per 12 mesi. Ciò rappresenta un totale superiore al fabbisogno dell'intera Germania. È esatta veramente la parola «tonnellata»

o viceversa si tratta di altra misura?

Per le batterie antiaeree la vostra richiesta era sta~? certamente molto grande. Sempre secondo i nostri ·calcoli, l'intera Inghilt· n d non possiede 150 batterie antiaeree di grosso calibro. Ad ogni modo, come sapete, io ero disposto ad inviarvene subito 30, ed altre 30 dopo poche settimane e cioè alla fine delle operazioni polacche, per poi fare seguire mano a mano il resto. Tutte sarebbero state affidate, almeno in un primo periodo, ad artiglieri tedesC'hi già pratici del delicato materiale.

Ad ogni modo sono sicuro che in questo periodo di neutralità, come già mi è dato rilevare, l'Italia aumenterà le sue forze. Mi è piaciuta molto la frase che mi è stata riferita essere stata pubblicata dal giornale del Duce quale consegna al Popolo italiano nell'attuale momento «Lavorare e tacere~. Così il Duce potrà avere il suo popolo alla mano per qualsiasi evenienza al momento opportuno.

Sono sicuro che il Duce avrà concordato con il Ftihrer, a proposito dell'ultima lettera inviatagli dal nostro Capo, nel ritenere che la fine del Nazionalsocialismo segnerebbe, molto pl'obabilmente, la fine del Fascismo. Le nostre due Rivoluzioni sono indubbiamente legate. E poi ricordate che l'Inghi:lterra mai, per quante promesse e assicurazioni possa oggi darvi, dimenticherà l'Abissinia, inizio della sua decadenza.

Quello che vi posso dire, a conclusione di questa nostra conversazione, è che noi non vogliamo, esaurita la questione polacca, la guerra a fondo contro le Potenze occidentali ma se l'Inghilterra, come vi ho sopra accennato, la vorrà, l'avrà e questa volta la vinceremo.

Il Maresciallo accompagnato dai suoi più tntimi collaboratori, tra i quali il Segretario di Stato Korner, con cui ho anche avuto una conversazione, è partito in nottata, con il suo treno, per il fronte orientale (1).

lO~

(l) Non pubblicato.

(l) Il presente documento porta il visto di Mussolinl.

171

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6824/2117. Berlino, 12 settembre 1939 (per. giorno 18).

Ho avuto oggi una conversazione con questo nuovo Ambasciatore sovietico, signor Skvarcev, il quale, pur non parlando nessun'altra lingua se non la propria e pur non essendo mai uscito fino ad oggi fuori dei confini del suo paese, ha l'aria di persona cordialmente compita e desiderosa di allacciare relazioni. Proviene, come è noto, dagli ambienti industriali sovietici, apparendo particolarmente specializzato nel campo della lavora7ione dei tessili.

Mi ha chiesto con insistenza quali fossero le impressioni italiane circa la inattività franco-inglese sul fronte occidentale e circa l'atteggiamento della Francia. Da akuni accenni, per quanto molto vaghi, alla situazione della Polonia orientale ed alla parziale mobilitazione ordinata da Mosca, mi è sembrato capire che effettivamente i governanti sovietici si preparino a fare qualche cosa.

Mi ha poi parlato con vivo interesse delle relazioni itala-sovietiche esprimendo l'augurio che esse, nell'attuale situazione, diventino sempre migliori. E mi ha, come industriale, parlato con soddisfazione dell'incrociatore leggero recentemente costruito dai nostri cantieri di Livorno per l'Unione Sovietica ed inviato nel Mar Nero. Ha poi concluso dichiarando che in Russia vi è anche molto interesse, oggi, per l'industria aeronautica italiana.

172

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5814/2647. Parigi, 12 settembre 1939.

È venuto a vedermi codesto Ambasciatore di Francia il quale mi ha detto che ha avuto colloqui col Presidente della Repubblica, con Daladier, con Bonnet e col generale Gamelin ai quali ha spiegato la situazione dell'Italia trovando in tutti la massima comprensione.

François Poncet si è mostrato in particolare modù soddi·sfatto dei suoi rapporti con V. E. esprimendosi nei termini più elogiativi per la Vostra opera politica in questi difficili momenti.

173

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. AD ATENE, FORNARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7092/1110. Atene, 12 settembre 1939 (per. giorno 14).

È venuto stamane a vedermi questo Ministro di Jugoslavia per restituirmi la visita da me fattagli giorni addietro. Egli, nel corso della conversazione, ha tenuto ad esprimere la sua grande ammirazione per l'opera svolta dal Duce In favore della pace. Ha poi aggiunto di aver sentito ora parlare, da fonte seria, di una Sua nuova iniziativa per assLcurare, in modo speciale, la pace nei Balcani: di tale iniziativa, se la notizia era vera, particolarmente egli si rallegrava come rappresentante della Jugoslavia. Mi chiedeva se potevo dirgli qualcosa in proposito e se il viaggio a Roma del Ministro Grazzi non dovesse collegarsi con tale iniziativa.

Gli ho risposto che lo ringraziavo per le sue espressioni, ma che nulla mi risultava circa la notizia che apprendevo da lui per la prima volta.

Nel corso della conversazione, il signor Vukcevié mi ha ripetuto quanta influenza tranquillizzatrice avesse avuto nei Balcani l'atteggiamento italiano. Ha escluso la possibilità della formazione di un fronte balcanico contro la Germania, con forze reclutate in Romania, Turchia, Grecia e Jugoslavia inquadrate e affiancate da contingenti franco-inglesi, soggiungendo di essere in grado di smentire anche, per quanto riguardava sia il suo paese che la Grecia, le voci di pressioni effettuate in proposito dalle Potenze occidentali.

Per quel che concerneva la Turchia, non vedeva come QUesta avrebbe potuto combattere contro la Germania da sola, non potendo contare in tale circostanza sull'appoggio dei suoi alleati balcanici. A tale proposito mi ha detto che effettivamente la Turchia aveva man:Lfestato, dopo gli accordi con la Gran Bretagna, ma prima della crecente crisi europea, propositi aggressivi contro la Bulgaria, ma si era incontrata con la più energica opposizione della Jugoslavia e, in misura mLnore, della Grecia, verso la quale av·eva effettuato, ma senza risultato, forti pressioni: per attenerne l'adesione ad accordi bilaterali con Inghilterra e Francia.

Aveva però l'impressione che, dopo lo scoppio della guerra e visto l'atteggiamento dell'Italia, i propositi della Turchia fossero del tutto mutati e ci si avviasse ad Ankara verso un cauto allentamento dei vincoli stretti con le Potenze democratiche. Di tale impressione egli trovava conferma nel « moderatissimo » discorso pronuncia·to ieri dal Presidente del Consiglio turco alla G.A.N. e anche nel viaggio Saracoglu a Mosca.

174

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4802/1713.. Budapest, 12 settembre 1939 (per. giorno 14).

Riferimento: Telespresso n. 19287 P.R./C/ (A.E.M. -Uff. II) del 3 settembre

u.s. (1).

Quanto il R. Ministro a Sofia ha riferito coincide con quanto è stato oggetto anche di miei vari rapporti: come ho potuto sapere qui, l'alto ufficiale bulgaro, la cui presenza avevo segnalato col mio telegramma per corriere n. 0201 del 19 agosto (2), deve, come mi ha poi detto lo stesso Conte Csaky [mio telegr.

p. corr. n. 0206 del 25 agosto u.s. (3)] identificarsi precisamente nello stesso Capo

Vol. XIII, D. 469.

di Stato Maggiore bulgaro. Egli venne a Budapest da Vienna, anche per non

susci,tare commenti e sviare eventuali sospetti, data l'estrema prudenza della

Bulgaria nei contatti con gli ungheresi.

Come mi ha confidato questo Ministro di Bulgaria, 11 Capo di Stato Maggiore aveva pa.rlato al Generale Werth, Caoo di Stato Maggiore della Honvèd, ma non erano state prese intese concrete, forse perchè «gli ungheresi non avevano dato l'impressione di essere preparati», fermo restando tuttavia che se dovesse sorgere una complicazione in cui fosse implicata la Romania, bulgari e ungheresi dovrebbero agire di concerto.

È previsto che il Capo di Stato Maggiore bulgaro torni ancora a Budapest.

(l) Si tratta di telegramma per corriere e non di Telespresso. Non pubblicato. Contiene ritrasmissione del T. per corriere da Sofia 152, del 30 agosto 1939, vedi D.D.I., Serie VIII,

(2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 110. (3) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 227.
175

IL MINISTRO A BUDAPEST VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4806/1717. Budapest, 12 settembre 1939 (per. giorno 15). Il R. Addetto militare con suo rapporto in data del 12 settembre, ha riferito, al Comando del Corpo di Stato Maggiore, quanto segue: « Stamane è venuto a farmi visita l'Addetto militare jugoslavo, ten. col. Vukcevi6, il qua~e mi ha intrattenuto sulla situazione internazionale, ma forse aveva lo scopo recondito di appurare quanto fosse a mia conoscPnza sulla situazione militare ungherese. Dal ·complesso della conversazione, ho potuto chiaramente capire come in Jugoslavia l'orientamento dell'opinione pubblica e delle sfere responsabili sia decisamente antitedesco, per la generale convinzione che la Germania di oggi costituisce un grave peri<colo per tutta l'Europa, al quale bisogna assolutamente opporre una barriera, tanto più ora che il patto russo-tedesco ha riportato sulla scena anche il pericolo bolscevico, fino a ieri aspramente combattuto e arginato. Il collega jugoslavo mi ha detto che è molto apprezzato anche a Belgrado l'attuale atteggiamento italiano, ma egli pensa che purtroppo esso non potrà durare a lungo e che, se non si apre entro breve tempo qualche nuovo spiraglio per lanciare proposte di pace, tutta l'Europa finirà col gettarsi in una terribile avventura, di cui non si può neppure intravedere la fine. Altra preoccupazione egli mi ha manifestato, per il momento in cui la Germania avrà definitivamente liquidata la partita sul fronte est, perchè allora ~-i renderanno disponibili ingenti forze tedesche, che non potranno trovare impiego sul teatro di guerra occidentale, in cui le esistenti linee fortificate non permetteranno operazioni manovrate. Ci si deve quindi chiedere in quale direzione tali truppe saranno impiegate, tanto più che potranno facilmente sorgere altre questioni, sia pure di natura economica. Ad esempio, la Romania potrà fornire alla Germania petrolio, grano eçc., ma Berlino come pagherà? E se non pagherà come si metteranno le cose? La Germania non potrebbe essere invogliata a lanciarsi, spingendovi anche l'Ungheria, ad un'azione di forza contro la Romania, per trarne poi i frutti principali? Il ten. col. Vukcevié ha poi accennato alla grande importanza che avrebbe il perdurare dello stato di amicizia tra il suò Paese e l'Italia, fra i quali non vi

sono contrasti, nè di tradizione storica, nè di attuali interessi. Nell'ammettere

che in passato Francia e Inghilterra hanno svolto in Ungheria (l) attiva pro

paganda contro di noi, egli ha però soggiunto che nello stesso senso ha lavorato

non poco anche la Germania, specialmente nel periodo dell'Anschluss.

Egli ha concluso dicendo che, nell'attuale situazione, anche la Jugoslavia

ha dovuto prendere le sue misure militari precauzionali, per essere in grado

di difendere decisamente quelli che sono i suoi vitali interessi.

In sostanza, il tono generale del suo discorso è stato quello di marcare molto

il pericolo tedesco e la necessità per tutti di difendersi da esso~.

176

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 4820/1722. Budapest, 12 settembre 1939.

La notizia della partenza per la Germania del Conte Csaky e delle richieste

germaniche trapelate subito in certi ambienti, mi era stata segnalata da un mio

informatore, di solito molto ben informato.

Questi mi ha precisato che domenica sera ebbe luogo presso il Reggente una

seduta di tre ore .alla quale parteciparono il Presidente del Consiglio, il Ministro

degli Affari Esteri, n Ministro della Dife,sa Naztona1e e il Capo di Stato Maggiore

della Honvèd.

Dopo di che il Reggente, a notte inoltrata, avrebbe ricevuto una commissione

composta di alti ufficiali dell'Esercito.

Secondo la stessa fonte, sembra che n Reggente si sia dichiarato nettamente

contrario alle richieste germaniche, mentre Csaky avrebbe voluto trovare una

formula per conciliare gli interessi ungheresi con quelli germanici, trovandosi

però di fronte al fermo proposito del Regg,ente di non compromettere in alcun

modo la neutralità dell'Ungheria.

In alcuni ambienti politici si vorrebbe accusare Csaky di eccessiva remis

sività verso la Germania.

Malgrado la segretezza in cui la notizia del viaggio e delle richieste tedesche è stata tenuta, essa è tuttavia trapelata e si nota in conseguenza da due giorni un aumento di perplessità e di malcelato nervosismo nell'opinione pubblica (2).

177

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

R. 4821/1723. Budapest, 12 settembre 1939 (per. giorno 14).

Facendo seguito al mio rapporto n. 4819/1721 in data 12 corrente, (3) mi onoro riferire che nel corso della conversazione il Conte Csaky mi ha confermato risultargli secondo le sue informazioni, che l'Inghilterra avrebbe preparato un

8 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

corpo di spedizione da sbarcare eventualmente a Costanza ed i cui contingenti

principali starebbero già concentrandosi in Francia. A suo parere invece la

Romania, malgrado gli sforzi dell'Inghiltena, non consentirebbe il riarmo ed

il rifugio delle forze polacche.

Secondo le sue informazioni i tre quarti dell'esercito polacco sa·rebbe ancora

efficiente; Varsavia resisterebbe e « gli stessi tedeschi non avrebbero una com

pleta fiduc!a nella stessa linea di Sigfrido ».

Quanto all'atteggiamento ungherese per il caso che reparti polacchi voles

sero penetrare in territo:Ì'io ungherese, Csaky mi ha confermato che essi sarebbero

disarmati ed internati in un campo di concentramento che a tale scopo il Ministro

ungherese della Difesa Nazionale stava preparando nell'interno dell'Ungheria.

(l) -Sic. Probabilmente: c Jugoslavia •. (2) -Il presente documento porta il visto di Mussolini. (3) -Non rintracciato. vedi D. 168.
178

IL MINISTRO A KAUNAS, DI GIURA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. 54. Kaunas, 13 settembre 1939, ore 0,30 (per. ore 12,15).

Miei telegrammi 43 (l), 44 (2), 46 (3) e 48 (4).

Questo mio ,col1ega di Germania mi ha riparlato dell;;t netta benevolenza

con la quale Governo tedesco considera presentemente rivendicazioni nazionali

Lituania su Vilna e mi ha dichiarato che questa Legazwne di Germania non

perde ormai alcuna occasione favorevole per diffondere tale notizia in questi

ambienti responsabili.

Predetto mio collega· ha nuovamente ed espHcitamente riconosciuto grandissimo valore fornitole di fronte opinione pubblica mondiale di una vigorosa spinta alle varie riv~mdicazioni nazionali esistenti contro Polonia.

A questo riguardo viene sempre più largamente prospettata ad opera Governo di Kaunas temuta eventualità che fra quelle rivendkazioni nazionali abbiano .a trovarsi incluse anche queile sovietiche su territorio Russ.ia bianca e Ucraina contenuti nell'attuale stato polacco ciò che rappresenterebbe come qui si afferma «pericolosa spinta bolscevica verso Europa centrale».

179

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. 678. Tokio, 13 settembre 1939, ore 5,30 (per. giorno 14, ore 13).

Nell'ignoranza del programma fissata visita Generale Terauchi ed Ammiraglio Osumi (entrambi già Ministri della Guerra e della Marina) mi permetto far presente che farebbe qui ottima impressione se essi potessero essere ricevuti

dal Duce e se Vice Ministri Guerra e Marina offrissero loro pranzo. Mancata udienza susciterebbe qui rincrescimento da parte dei Ministeri Guerra e Marina, potrebbe prestarsi a false interpretazioni ed essere sfruttata da propaganda a noi

avversa.

(l) -Vedi D.D.T., Serie VIII, Vol. XIII, D. 315. (2) -Vedi D.D.T., Serie VIII, Vol. XIII, D. 416. (3) -Vedi D.D.T., Serie VIII, Vol. XIII, D. 523. (4) -Vedi D.D.T., Serie VIII, Vol. XIII, D. 570.
180

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. 212. Sofia, 13 settembre 1939, ore 9,39 (per. ore 11,30).

Presidente del Consiglio dei Ministri nonostante ultime dichiarazioni Assemblea Presidente del Consiglio turco e notizie visita Saracoglu a Mosca, continua considerare con sospetto atteggiamento Turchia.

Mi ha detto esere informato da Parigi che quello Ambasciatore di Tuvchia avrebbe dichiarato a Bonnet che Russia starebbe esercitando forte pressione sulla Turchia per il mantenimento neutralità. Dal che Presidente del Consiglio desume:

l) che si confermer,ebbe Turchla abbia finora effettivamente nutrito propositi aggressivi, ciò che sarebbe del r,esto anche stato ammesso da Mavrudis in un colloquio avuto rec,entemente con Ministro di Bulgaria Atene;

2) che interessi Russia, riguardando evidentemente situazione Stretti, potrebbero anche non estendersi altri settori Mediterraneo orientale. Tale ultimo riguardo mi ha fatto accenno possibilità azione Inghilterra, cui presterebbe intenzione estensione conflitto, sia Salonicco, come già mi accennò questo Ministro di Germania a termini mio telegramma 209 (1), sia anche, secondo informazioni pervenutegli, Cavala e Porto Lagos. Ritiene Inghilterra possa sperare con sua azione nei Balcani determinare proprio favore atteggiamento Jugoslavia ove causa Potenze democratiche conterebbe ampie simpatie. Crede non di meno che nonostante interpretazione data visita Generale Weygand in Turchia, Francia considererebbe eventualità con freddezza. Nega aver visto Aras. Mi ha parlato invece di un colloquio di esso con questo Ministro di Turchia ·che avrebbegli riferito dichiaraz1oni rassicuranti di cui al mio telegramma n. 208 (2).

Ritiene comunque definizione posizione Turchia non sarebbe imminente. Nulla di nuovo vi sarebbe stato, nonostante voci corse, nei rapporti fra Bulgaria e Romania. Qualche preoccupazione anzi desterebbero informazioni di maggior denso concentramento turco in Tracia, forse 3 divisioni, nel settore Est della frontiera presso il Mar Nero, ciò che potrebbe anche indicare predisposizioni turche eventuali azioni militari in appoggio Romania.

Frattanto atteggiamento Bulgaria rimane di calma vigile e serena, rivolta con fiducia verso Italia, cui attitudine Presidente del Consiglio ritiene in ogni eventualità destinata identificarsi con quella della Bulgaria.

(l) -Vedi D. 124. (2) -Vedi D. 117.
181

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. 248. Parigi, 13 settembre 1939, ore 14,35 (per. ore 16).

Mio rapporto n. 2620 del 9 corrente (1).

Mi è stato assicurato da buona fonte che per evitare nostro legittimo risentimento Daladier avrebbe deciso di non, dico non, costituire una speciale « legione italiana » disseminando inVJece nostri volontari e pseudo volontari nelle varie unità francesi o straniere.

182

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. 657. Berlino, 13 settembre 1939, ore 14,35 (per. ore 19,15).

N o tizie qui pervenute alla Wilhelmstrasse da Angora dimostrano come la situazione dei rapporti della Turchia con le potenze dell'Asse, tenda ad un certo miglioramento.

A Berlino si comprende sempre più quale importanza abbia per tutta la situazione sud~orientale l'attuale atteggiamento italiano.

183

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. 51. Riga, 13 settembre 1939, ore 20,55 (per. giorno 14, ore 1,30).

Annunzio 11 corrente immediato richiamo tre classi riservisti lettoni (probabilmente 40.000 uomini) subito dopo quello della mobili!tazione province occidentali U.R.S.S. ha sembrato confermare nota diceria allarmista minaccia per Stati Baltici.

Munte.rs mi ha naturalmente di nuovo smentito tale rnterpretazione e dichiarato trattarsi semplice provvedimento precauzionale di carattere generale. Nessuna particolare misura militare risultava infatti essere stata finora

presa da parte dei Sovieti verso frontiera lettone. D'altra parte notizie caotica situazione Polonia facevano prevedere imminente aumento fuggiaschi anche verso Lettonia.

Pel momento Munters si mostrava sopratutto preoccupato rovinoso ristagno commerdale, per difficoltà trovare itinerari oltre merci onde esportare consueto mercato britannico ed altrove sovrabbondanti pr·odotti agricoli lettoni e procurare merci che Germania ed U.R.S.S. non sono in grado di fornire.

Varie industrie hanno già dovuto ridurre giornate lavorative e richiamo riservisti può avere anche scopo prevenire disoccupazione e mene comuniste all'interno.

(l) Vedi D. 128.

184

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. 354/279 R. Roma, 13 setteml:ire 1939, ore 21,45. Ambasciatore Shiratori mi informa che, d~etro suo suggerimento, il suo Governo gli ha dato istruzioni di far pervEmire al Governo fascista la seguente dichiavazi:one, come risposta formale alle recenti dichiarazioni fattegli, sia da me personalmente, sia per il tramite dell'E.V.: «Il Governo giapponese ha la ferma determinazione che la sua amicizia verso l'Italia non debba essere p11egiudicata da quanto è accaduto nei tempi recenti. Tanto il Governo quanto ii popolo giapponese apprezzano profondamente la buona volontà manifestata ,e l'aiuto loro dato dall'Italia, senza ,tener affatto conto dei suoi propri interessi e quantunque essa non fosse in alcun modo impegnata a far ciò da obblighi contrattuali. Se in avvenire accadesse che l'Italia dovesse venire a trovarsi in una situazione egualmente ardua e difficile nelle sue relazioni con altri Paesi, il Governo giapponese considererà il suo onore impegnato a far tutto quanto è possibile per reciprocare l'amichevole atteggiamento che l'Italia ha adottato verso il Giappone nell'ora del biJSogno ». Ambasciatore Shiratori aggiunge di avèr avuto istruzioni confermare in questa occasione le analoghe dichiarazioni fattemi il 20 ottobre 1937 dal signor Hotta (1), come impregiudicate dalle presenti condizioni politiche europee. Ho preso atto con vivo compiacimento di tali comunicazioni e del gesto

di riconfermata amicizia con il quale codesto Governo ha autorizzato Ambasciatore Shiratori a concludere sua missione a Roma.

V.E. vorrà da parte sua ,confermare a codesto Ministro Esteri che ho molto apprezzato iniziativa, aggiungendo che, per sottolinearne in modo adeguato importanza e significato, converrebbe che Governo Nipponico desse pubblicità alla dichiarazione fattami da Shiratori a suo nome, in quei modi e forme che riterrà più opportuni.

185

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. PER coRRIERE s. N. Bucarest, 13 settembre 1939 (per. giorno 14). Parlandomi del prossimo viaggio di Saraco~lu a Mosca, questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto constargli per notizie dirette da Ankara, che non

è ancora certo che sarà firmato in tale occasione un patto di non aggressione fra la Turchia e l'U.R.S.S.

Gafencu ha aggiunto che la Romania, dati i suoi rapporti con la Turchia, vedeva comunque di buon occhio questa probabile ripresa dei vincoli cordiali sempre esistiti fra Mosca e Ankara e che egli sperava che il viaggio di Saracoglu pote,sse fornirgli un'occasione per sondare il Governo sovietico nei riguardi di questo paese.

(l) Vedi GALEAZZO CIANO, L'Europa verso la catastrofe, p. 213, Milano, Mondadori, 1948.

186

IL MINISTRO A BUCAREST, GIUGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 124. Bucarest, 13 :settembre 1939 (per. giorno 14). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha parlato oggi a lungo-della situazione internazionale e della posizione assunta dall'Italia, alla quale si deve se il conflitto non si è esteso a tutto il settore del Mediterraneo e dell'Europa sudorientale, e se permangono sia pure tenui fili di speranza di sollecito componimento. Gafencu mi ha poi ripetuto che ·nello stato attuale di cose l'Italia è destinata ad esercitare una crescente influenza politica ed economica in questo settore europeo e che tale aumento di influenza è vivamente auspicato dal Governo romeno, desideroso di riavvcinarsi economicamente e politicamente all'Italia. Gafencu ha aggiunto che per quanto concerne le forniture già in corso sospese per il sopraggiungere delle ostilità in Europa, e in genere per intensificare gli scambi tra i due Paesi -, il Governo romeno è in massima disposto a

rivedere le condizioni di pagamento di prima delle ostilità e ad accogliere quelle modificazioni che verranno da noi ritenute necessarie.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. PER cORRIERE 96. Parigi, 13 settembre 1939 (per. giorno 15). Telegramma per corriere di V.E. n. 20003/Pr dell'8 corrente (1). Questo Governo ha chiesto spiegazione a quello giapponese circa 1a portata del promemoria concernente le forze militari e marittime delle Concessioni. Secondo il punto di vista del Quaì d'Orsay le richieste giapponesi, tendenti al ritiro delle forze militar( e navali inglesi e francesi dalle Concessioni (vi resterebbero quelle di polizia) e che verrebbero giustificate dal timore di incidenti con le truppe giapponesi, sulle quali il Governo di Tokio avrebbe un controllo relativo, sarebbe in contrasto non solo con gli accordi del 1901, ma anche con quanto è stato fatto fino all'entrata in guerra della Cina nel 1917: dal '14 a tale epoca coabitarono infatti nelle Concessioni, senza incidenti, truppe dei due gruppi belligeranti.

Il Governo francesè pur non avendo ancora preso posizione, è del parere che non possa cedere alle fi.chieste giapponesi, dato che, allorchè sarà definiti

H8

vamente stabilito i:n Cina un qualsiasi governo, occorrerà rivedere tutte le posizioni europee in quel paese: converrà allora aver ancora in mano materia per trattare.

Risulta d'altra parte al Quai d'Orsay che il Governo di Washington ha fatto presente a quell'Ambasctatore del Giappone che non poteva ammettere la ri-· chiesta di Tokio dato che il ritiro delle forze militari inglesi e francesi avrebbe leso gli interessi americani.

(l) Vedi D. 90.

188

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

TELESPR. 1764/644. L'Aja, 13 settembre 1939 (per. giorno 20). Questa opinione pubblica non si è lasciata distrarre dal conflitto europeo per attenuare in qualche modo le proprie preoccupazioni per l'avanzata del Giappone in Cina, che viene considerata sempre più minacciosa per la posizione dei Paesi Bassi nel Pacifico. Qui specialmente si teme che Gia_ppone e Russia finiscano coll'intendersi e che, allo scopo di cacciare l'Inghilterra dall'Estremo Oriente, finiscano col trovare un compromesso, che li unirebbe contro la Gran Bretagna, da ambedue considerata come nemica. Le attuali difficoltà europee sembrano essere un ottimo stimolante per il Giappone per condurre. ·a :liondo l;1 propria campagna in Cina e per realizzare ivi tutti i suoi obiettivi: ne può essere un sintomo il «consiglio» dato dal Giappone alla Francia e all'Inghilterra di ritirare le proprie forze armate dalla Cina. Molto realisticamente, il Nieuwe Rotterdamsche Courant ritiene che la Francia e l'Inghilterra non siano, nelle circostanze attuali, in condizione di difendersi efficacemente contro attacchi militari e marittimi del Giappone, specialmente perchè, cercando di resistere a una eventuale pressiOJ?:e nipponica, rischierebbero di yeder formarsi una coalizione germano-russo-giapponese, che tramuterebbe l'attuale guerra europea in conflitto mon::liale. Comunque, l'avvenire è considerato pieno di gravi pericoli per le Indie Olandesi, e, in questa situazione, non si trova di meglio che spingere il Governo a prendere misure per assicurarne la. difesa.

189

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

TELESPR. 5813/2646. Parigi, 13 settembre 1939 (per. giorno 3 ottobre). Mio telegramma n. 246 (1). Corre voce che Bonnet sarebbe nominato Ambasciatore in !spagna al posto

di Pétain. L'eventuale allontanamento di Bonnet dal Ministero degli Esteri

sarebbe dovuto, sempre secondo le voci correnti, anche a press1oni inglesi. Non so quanto vi possa essere di esatto in tutto questo. Certo è che l'opera umana e saggi,a esplicata fino all'ultimo momento da Bonnet per evitare la guerra, e il fatto di essere egli stato l'unico a fare resistenza alle ingiunzioni inglesi durante la notte sul 3 settembre nel suo colloquio telefonico con Halifax, lo hanno reso poco simpatico ai guerrafondai britannici ora dominanti.

(l) Non pubblicato.

190

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

TELESPR. 5815/2648. Parigi, 13 settemrbe 1939 (per. giorno 3 ottobre).

Telegrammi per corriere di V.E. n. 19781 e 19916 del 7 corrente (1).

Questo R. Addetto MilitaTe mi riferisce quanto segue:

«Una personalità dello Stato Maggtore francese ha dichiarato che il Co

mando francese riteneva fosse necessaria una forte pressione sugli Stati neutri,

specialmente sul Belgio e sulla Svizzera, per creare una situazione che li costringa

a uscire dalla neutralità.

Viene segnalata a questo proposito l'attività dell'Intelligence Service nel Belgio.

È da notare che rilevanti quantità di truppe motorizzate sono state collocate

in corrispondenza della frontiera belga e che si è intensificato lo sgombero della

popolazione francese a quella frontiera.

Anche le truppe francesi dislocate nell'Alta Savoja e lungo il lago di

Ginevra sono del tipo motorizzato o di: cavalleria.

Se ne può arguire che qualora si presentasse l'occasione di entrare nel

Belgio o in Svizzera le truppe francesi cercherebbero di guadagnare al più presto

il maggiore spazio possibile per allargare il presente teatro di operazione costi

tuito dal « vicolo cieco~ della Sarre~

Faccio però le mie riserve sulle reali intenzioni del Comando e del Governo francese, almeno fino a che non vi siano importanti modifiche nell'attuale situazione generale politico-militare.

191

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

TELESPR. 4810/1936. Sofia, 13 settembre 1939.

Riferimento: Telegramma per corriere di V. E. n. 20108/C dell'8 corrente (2).

Le comunicazioni del Regio Ambasciatore in Berlino relative ai desideri della Germania circa la conservazione della neutralità nei Balcani in generale e

130 del 5 settembre, non pubblicato.

D. -58.

in Bulgaria in particolare, corrispondono a quanto costantemente mi ha ripetuto specie negli ultimi tempi questo Ministro di Germania, che nell'atteggiamento assunto dall'Italia nell'attuale conflitto vede, secondo l'opinione del resto qui corrente, la precipua garanzia di tale conservazione.

Il Signor von Richthofen mi ha altresì testè precisato, a seguito di una sua recente conversazione con questo Presidente del Consiglio, che la neutralità bulgara, nelle linee che furono a suo tempo definite da questo Governo, rimarrà autonoma, cioè svincolata da ogni altro eventuale sistema balcanico di neutralità, che, secondo alcune voci corse, potrebbe delinearsi forse con finalità che sembrano ripetere in parte dai tramontati progetti di blocco balcanico.

Tali precisazioni coincidono del resto con le frequenti riaffermazioni anche ultimamente fattemi dal medesimo Presidente del Consiglio, di assoluta indipendenza dell'atteggiamento bulgaro nel confronti dell'attitudine dei propri vicini balcanici, del che altresì una testimonianza sarebbe costituita dal fatto stesso che questo Governo non ha creduto, ,come segnalai (1), di uniformarsi al procedimento seguito dalla Jugoslavia e dalla Romania per la proclamazione della proprLa neutralità.

(l) Non pubblicato. Il primo contiene ritrasmissione di T. per corriere da Berna 29 del 2 settembre, vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 602, il secondo ritrasmissione di T. da Berna

(2) -Non pubblicato. Contiene ritrasmissione di T. da Berlino 620 del 6 settembre, vedi
192

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

TELESPR. 4819/1941. Sofia, 13 settembre 1939.

Nel parlarmi della situazione jugoslava questo Presidente del Consiglio mi ha detto di ritenere dilsastroso per la compagine interna jugoslava il recente accordo serbo~croato, tanto più che esso non costituirebbe che una tappa di un ulteriore allentamento del vincolo unitario. A tale riguardo Maéek nasconderebbe a,ppena le sue intenzioni.

Sta di fatto, osserva Kiosseivanov, che a parte i larghissimi poteri del Bano, che lo assomiglierebbe quasi ad un capo di Stato, per cui il passo ad una dichiarazione di totale indipendenza della Croazia non sarebbe molto lungo, una sperequazione sarebbe sandta a favore dei croati, ai quali sarebbe garantita una partecipazione al potere centrale e al parlamento jugoslavo, mentre i serbi sarebbero estromessi dalla direzione della Banovina e dal Sabor croato.

Tali condizioni, sempre secondo Kiosseivanov, desterebbero in Serbia tali reazioni, specie nell'elemento militare, che non sarebbero da escludere conseguenze gravi, forse anche un colpo di Stato.

Il complesso di queste circostanze, a giudizio del Presidente del Consiglio bulgaro, potrebbe gravemente pesare sulla futura libertà di azione della politica generale jugoslava, producendo quel collasso su cui evidentemente non contava l'Inghilterra, che seeondo Kiosseivanov avrebbe voluto essa vinc,ere la tenace opposizione del Principe Reggente all'accordo, nella speranza invece di eliminarne i rischi, con la composizione del contrasto serbo-croato

Il Presidente del Consiglio mLsoggiungeva di vedere comunque una testi

monianza della sfiducia in cui lo Stato Maggiore serbo terrebbe i croati, nello

invio, che egli mi ha affermato, di unità di truppe croate in Macedonia, che

sarebbero sostituite in Croazia da unità di truppa dei distretti macedoni.

In tali giudizi, che per dovere di informazione riferisco a V.E., conviene

naturalmente di tener conto del diffuso sentimento antiserbo degli ambienti

bulgari, elemento che secondo mi diceva testè anche Questo Ministro di Germania

potrebbe avere influito anche sulle valutazioni di questo Stato Maggiore, relative

ai provvedimenti militari jugoslavi, segnalati per ultimo all'E.V. con mio tele

gramma n. 209 (1). Infatti secondo il signor von Richthofen, l'Addetto aeronau

tico germanico in Belgrado, che in questi giorni travasi a Sofia, giJ avrebbe

esposto che la portata di quei provvedimenti militari sarebbe stata notevolmente

esagerata, giacchè a giudizio di quell'ufficiale, essi non oltrepasserebbero i limiti

di ragionevoli misure precauzionali.

(l) Vedi D. 42.

193

IL MINISTRO A KAUNAS, DI GIURA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1771/420. Kaunas, 13 settembre 1939 (per. giorno 25).

Miei telegrammi nn. 49 (2) e 53 (3).

Ad aumentare l'ansia trepidante con la quale questo paese segue di giorno in giorno lo svolgersi degli avvenimenti in Europa giungono ora le notizie che l'atteggiamento di «neutralità» assunto dall'U.R.S.S. nell'attuale conflitto armato tedesco-polacco non si limiterebbe _ad essere spltanto tale. I segni di manifesta attività dati dall'U.R.S.S., con una apparente connivenza con la Germania e con la mobilitazione di truppe avvenuta lungo la frontiera russa dal Baltico al Mar Nero, cominciano a destare inquietudine negli ambienti di Governo lituani. Questi paventano ora le possibili conseguenze nei riguardi della stessa Lituania di una prossima ripresa dell'espansione della Russia, nel senso di un suo eventuale ritorno nelle provincie orientali polacche e sopratutto negli Stati baltici. Tale stato d'animo negli ambienti lituani contrasta sempre più con quell'ottimismo ufficiale con il quale Kaunas aveva rècentemente salutato l'avvenuta conclus:ione del patto di non aggressione germano-sovietico. Per ora, questi dirigenti continuano a seguire lo sviluppo degli eventi, e non tralasciano occasione per ribadire quello atteggiamento di scrupolosa neutralità che questo Stato si sforza, e si sforzerà, di perseguire.

Un articolo di fondo comparso ieri sul quotidiano ufficiale di questo partito nazionalista Lievutos Aidas rispecchia in larga misura quello che è l'atteggiamento di questo Governo tendente a dare, con evidente intenzione, una interpretazione rassicurante alle ultime mosse che caratterizzano l'attività dell'U.R.S.S. L'articolo che si intitola « La posizione dei Sovieti » afferma che la mobilitazione

ora decretata dalla Russia sovietica appare sin da adesso come un elemento della più grande importanza nel gioco delle forze che si svolge oggi in Europa. Il giornale ricorda come la «politica ufficiale» dei Sovieti sia nota a tutti e com'essa consista nel «mantenere buone relazioni con tutti gli Stati astraendo decisamente da ogni considerazione di natura ideologica». Il giornale afferma quindi che « le relazioni tra i Sovieti e l'Italia Fascist'a sono state strette ed amichevoli specie negli ultimissimi tempi, e che le relazioni con il III Reich, non buone nel passato, sono migliorate O'I'a a taJ. punto da far prevedere un notevole beneficio per ambedue gli Stati. I Sovieti si sono sempre attenuti ad una linea politica mirante alla pace, e perciò, anzichè concludere un accordo con l'Inghilterra e con la Francia, hanno stipulato il recente patto di non aggressione con il III Reich. La marcia dei tedeschi in Polonia assume oggi un aspetto molto diverso da quello che essa avrebbe avuto se i Sovieti avessero concluso un accordo con la Francia e con l'Inghilterra. La Polonia sa di non poter contare oggi su di alcun appoggio dall'Oriente, ed è per questo che la Germania marcia· con tanta sicurezza verso il cuore della Polonia. La politica sovietica conserva senza dubbio dei grandi segreti, tanto che Mosca appare oggi, come ier:, agli occhi di molti come una sfinge: ma non bisogna considerare la odierna mobilitazione sovietica come un preparativo per un'aggressione, ma bensì come una misura preventiva atta a meglio tutelare la neutralità attiva dell'U.R.S.S. L'attuale politica sovietica appare basata sulla realtà, e bisogna ritenere che essa miri alla pace e non alla guerra».

(l) -Vedi n. 124. (2) -Vedi D.D.I, Serie VIII, Vol. XIII, D. 620. (3) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8146/1675. Washington, 13 settembre 1939 (per. giorno 2 ottobre).

Telegramma per corriere di V. E. n. 16299/C del 30 luglio u. s. (1). Mi r.ifer1sco in parte al mio rapporto del 31 luglio u. s. n. 6884 incrociatosi con il predetto telegramma per corriere (2).

Circa l'inter·essamento degli Stati Uniti alle forme di regime interno dei Paesi centro e .sud-americ:ani, non vi è dubbio che in questi ultimi anni, con il tanto ,parlare che qui si è fatto di democrazia, regimi totalitari, dittature, l'attenzione di questa op1nione pubblica si è a più riprese portata sul problema del regime interno degli stati americani di lingua spagnuola, rilevandosi una contradizione fra il regime democratico a cui si ispira in forma quasi dogmatica l'organizzazione politica degli Stati Uniti, ed i regimi invece a carattere personale spesso militare e :arbitrario, che sono tradizione del Centro e Sud America e che anzi in questi ultimi anni hanno avuto tendenza a diffondersi anche maggiormente.

Ma a questi accenni di pubblicisti e giornalisti non ha invece corrisposto l'azione politica concreta del Dipartimento di Stato il ~uale invece ha conservato

m materia un prudente ed assoluto riserbo e solo in casi eccezionali, come p€r esempio per Cuba, ha preso posizione pubblica a favore o contro le fazioni in lotta, mai compromettendosi con proprie dichiarazioni sui regimi delle Repubbliche dell'America spagnuola. Occorre infatti riievare che, malgrado le anzidette premesse ideologiche, gli Stati Uniti non hanno avuto a lamentarsi eccessivamente, ad eccezione del Messico, dei regimi dittatoriali dell'America Latina e che in certi casi, anzi, come per il Brasile, forse il Paraguay ed il Cile, essi vi hanno forse dato più che una sempHee tacita approvazione. In fondo, quello che preoccupa Washington non è tanto la questione del principio democratico, ma la possibilità di avere dei capi di Governo e di Stato che, dittatori o no, siano sensibili alle lusinghe politiche, sopratutto finanziarie, del Nord America. Si tratta di una politica più realistica di quanto non sembri.

Se qualche volta, poi, vi è stata insistenza sulla questione del regime, è stato piuttosto per timore che i dittatori del Sud o Centro-America si rivolgessero contro gli Stati Uniti come conseguenza di ispirazione italiana o germanica con concreti vantaggi sopratutto economici a tutto detrimento della penetrazione commerciale nord-americana.

Circa il punto specifico poi di un patto che verrebbe promosso dal S·egretario di Stato signor Hull fra le sei repubblitche centroamericane a difesa dei sistemi democratici e contro la diffusione dei princ~pi totalitari, nulla qui di preciso è trapelato e credo quindi che la questione debba essere guardata sotto il profilo sopra indicato e al lume della situazione genera1e sopraesposta.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. AEREO 4328/1108. Montevideo, 13 settembre 1939. Nella conversazione che ho avuto con lui, questo Ministro degli Affari Esteri, dottor Guani, mi ha comunicato che, contrariamente a quanto era stato progettato in un primo momento, di incaricare cioè il Ministro dell'Urugu.ay in Messico e nell'America Centrale, signor Ugo Pefia, di rappresentare il Governo uruguayano alla Conferenza di Panamà il cui inizio è fissato per il 23 corrente, è stato oggi deciSio di affidare tale incarico al dottor Fedro Manini Rios, ex Minrstro degli Affari 'Esteri e già Capo della Delegazione uruguayana alle Conferenze di Buenos Aires e di Lima. Egli partirà domani, accompagnato dal dottor Josè Mora Otero, Direttore degli Istituti Internazionali presso questo Ministero degli Affari Esteri. A proposito della riunione di Panamà, il dott. Guani mi ha affermato che l'ordine ·del giorno relativo comprende quattro punti-base, e cioè: l) La neutralità delle nazioni americane; 2) Il possibile rafforzamento di ta·le neutralità; 3) La protezione della pace nel continente americano; 4) La cooperazione economica int·eramericana. Nel corso della conversazione, il dottor Guani ha sottolineato l'utilità derivante dall'esame che sarà fatto a Panamà di tutti i requisiti essenziali di una

vera neutralità collettiva americana di fronte ai conflitti extra-continentali.

Tale esame dovrebbe ispirarsi alle decisioni della Conferenza di Lima del

dicembre 1938, la cui 1ndole -mi ha fatto presente il Ministro -è anzitutto

precauzionale e difensiva, basate come esse sono sul proposito di preservare

quanto più ,sicuramente possibile le energie continentali da ogni ingerenza per

niciosa e da qualsiasi connivenza i cui risultati imprevedibili si desidera ad ogni

costo evitare.

Quanto all'applicazione pratica della neutralità, di cui 1sa,rà trattato a Panamà, il dottor Guani ha accennato alla perfetta identità di vedute esistente tra questo Governo e quello di Buenos Aires. A tale riguardo, sarà fra l'altro difeso analogamente dalle due Repubbliche il concetto secondo il quale al commercio tra paesi neutrali e belligeranti di generi alimentari destinati alle popolazioni civili non debbono essere applicate restrizioni. Così pure per ciò che concerne i crediti per forniture di tali generi.

Il dottor Guani ha poi tenuto a mettere in rilievo la grande importanza che può assumere la Conferenza di Panamà in quanto stimolerà sicuramente, su basi di equa reciprocità, la cooperazione economica fra tutte l'e nazioni d'America, procurando di concertare convenienti patti commerciali bilaterali, capaci di attenuare i gravi disturbi economici che <l'interruzione dei rapporti con i mercati europei verrà a causare ad esse. A questo proposito, il Ministro ha accennato a vari importanti prodotti, -quali f11a altri il petrolio, il cotone, lo zucchero, -che potranno facilmente essere procurati in avvenire da determinati paesi americani anzichè dall'Europa.

Il Ministro si è mec.o mostrato molto ottimista circa i risultati che nel complesso avrà modo di raggiungere la Conferenza in parola, fiss~ndo pri:ncipi effettivi e ben deHneati circa la neutralità e fomentando un considerevole sviluppo d-ell'intercambio interamericano.

Quanto a quest'ultimo, i competenti nutrono qui dubbi molto fondati in quanto, come è noto, a prescindere da ciò che in materia potrà essere raggiunto dagli altri paesi dell'America Latina, per quello che particolarmente concerne l'Uruguay, non si vede quaH prodotti esso potrebbe offrire in cambio. Se si pensa infatti che l'organizzazione di questi scambi dovrebbe avere per perno gli Stati Uniti d'America, è facile vedere che l'Uruguay, per l'affinità della sua produzione caratteristi:ca nulla può offrire di ciò che il Nord America già non produca in abbondanza.

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L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 680. Tokio, 14 settembre 1939, ore 2 (per. ore 12). Non so se intendiate normaHzzazione o patto. Normalizzazione come mi è stato da ultimo confermato ieri sia dal Minis,tero degli Affari Esteri sia d~ quello

deHa Guerra procede favorevolmente benchè -entrambi escludono si pensi ora stipulare patto. Circa normalizzazione vi sarebbero quindi più gravi difficoltà ad ostacolarla (vedi anche· mio telegramma n. 664) (l). Ad ogm modo potre1 sempre tentare, ma mi accorrerebbero maggiori i!struzioni.

Questione adesso fondamentale per il Giappone è la Gina. Separatasi Russia dall'Inghilterra è stato qui esaminato ,con quale dei due accordarsi. Malgrado odio per Russia e risentimento per Germania si è ratificato negoziato con Mosca anche perchè convinti: restare così con Asse. In sostanza ciò appa:dva qui implicitamente confermato da nostre dichiarazioni (telegramma di V. E. n. 248 secondo capoverso) (2).

Bisognerebbe indurre militari a non concludere con Russia ma bisognerebbe anche dare loro altro modo per facilitare soluzione cinese. Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo. (3).

197

IL MINISTRO ALL'AVANA, PERSICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 36. L'Avana, 14 settembre 1939, ore 5,46 (per. giorno 15, ore 5,45).

Ho avuto oggi colloquio con questo Ministro degli Affari Esteri Campa circa

atteggiamento questo Governo nella prossima conferenza inter:americana di Pa

nama del 21 corrente.

Egli mi ha detto che punto di maggiore importanza programma ricevuto

da Washington è queHo che si riferisce «linea di difesa americana». Questo

Governo su questo punto sosterrà tesi che concetto dovrà essere inteso in senso

ampio, ossia che in una zona da determinarsi, anche fuori delle acque territo

riali, mari americani non dovranno essere campo di atti belligeranti, visita navi

ecc. Saranno nominati de,legati Martinez Fraga Ambasciatore Cuba in Washing

ton e Senatore Casanova.

198

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 631. Tokio, 14 settembre 1939, ore 7,10 (per. ore 15).

Seguito a quello precedente (4). Una via potrebbe essere avviarli accettare

proposte Inghilterra pur esponendosi i'l meno possibile.

Questa adesso senza manifestare opposizione a prosecuzione negoziati con

Russia sta offrendo al Giappone, se ne ottiene promesse mantenimento status

quo e rispetto interessi inglesi in Cina, di rifornirlo essa o fa,r,lo rifornire dal

l'America e cessare rifornimento Chang-Kai-Shek. Ma se qui si nota anche

solo che non ci opponiamo a soluzione dell'Inghilterra se ne dedurrà che siamo

passati dalla sua parte.

Non so se tale interpretazione e relative conseguenze che potrebbe trarne Giappone nella sua politica o verso Germania o verso noi .converrebbe al Regio Governo.

Altra via sa,rebbe indurlo a non concludere con 1a Russia pur senza portarlo tratta.re con Inghilterra per quanto l'una cosa non escluda in modo assoluto l'altra, date condizioni ora offerte dalla Gran Bretagna, e su ciò permettomi attirare l'attenzione di V. E. Non so però quale so1uzione potremmo indicargli per la Cina. Se anche accettassimo proposte qui fatteci (mio telegramma 637 (l) è r.imasto senza risposta) ciò non servirebbe al Giappone per sua politica verso Cina. Aggiungo cominciare ora dubitarsi qui che si voglia da noi avere più stretti rapporti per concordare una politica comune al fine di tutelare interessi che la consigliano.

Intanto in ,attesa vostre istruzioni farò esprimere ai mHitari dubbi sulla sincerità russa e avvalorarli con lista mat,eriale di guerra diretto a Vladivostok (telegramma per corriere 14180 in data 5 luglio scorso) (2).

Quantunque Gilappone sia informatis,simo sulla Russia gradirei qualunque notizia utile al mi,o lavoro per il quale non vedo ancora chiare ragioni da addurre qui e fatti da celare.

(l) -Vedi D. 111. (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 180. (3) -Vedi D. 198. (4) -Vedi D. 196.
199

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 666. Berlino, 14 settembre 1939, ore 13,40 (per. ore 16,40).

Noto tanto negli ambienti uffidali che nel pubblico un progressivo migliorac mento di atmosfera nei nostri riguardi.

Mentre infatti si 'comprende sempre più importanza, a vantaggio pratico della Germania, deU'atteggtamento attuale di astensione dell'Italia dalla guerra, dall'al:tro si guarda al Duce ed al nostro Paese come unico grande mezzo per facilitare nel campo internazionale una eventuale rapida soluzione pacifica del conflitto.

200

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 250. Parigi, 14 settembre 1939, ore 14,15 (per. ore 15,55).

Mio telegramma n. 246. (3).

Daladier non avendo potuto formare Gabinetto U:1ione Nazionale facendovi entrare elementi di sinistra Herdot (a'l quale non si sarebbe voluto ricorrere anche per un riguardo verso l'Italia) (mio telegramma n. 227), ( 4) Blum e Faure. ha dovuto escludere anche ·elementi destra come Flandin, Pietr:i e Pétain.

Ha fatto quindi p1ù 'che altro un rimaneggiamento tecnico di cui la più spiccata pel'sonalità di sinistra è Delbos.

Allontanamento di Bonnet dagli Affari Ested è dovuto molteplici ragioni di cui anche quella riferita con mio rapporto del 13 corrente n. 2646, (l) ma sopratutto necessità per Daladier di assumere responsabilità diretta in questa prima fase diplomatica della guerra.

Nuovo Segretario di Stato Affari Esteri Champetier de Ribes è un cattolico popolare che ci è stato ostile sopratutto durante guerra spagnola. Al Quai d'Orsay aumenterà quindi influenza del Segretario Generale Léger il quale anche all'epoca d;i Bonnet era del resto in diretti rapporti con Daladier.

A meno che gli avvenimenti attuali non abbiano fatto riflettere tutta questa gente dovrebbe essere prevedibile che la nostra azione politica incontrerà qui maggiori difficoltà.

Mi riservo di Tiferi~re dopo aver preso primi contatti.

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 436. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 101.
201

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 138. Mosca, 14 settembre 1939, ore 16 (per. ore 17,45). Attiro l'attenzione di V. E. su mio telegramma Stefani 67. È molto significativo contemporanea pubblicazione comunicato Tass circa sconfinamento e cattura aeroplano polacco in territorio sovietico e dell'editoriale della Pravda che spiega debolezza militare della Polonia con suo passato politico di oppressione minoranze specialmente ucraine e bianco russe, rivolgendo anche sintomatiche accuse di sfruttamento di quelle popolazioni da parte dei « latifondisti polacchi». Si prevede sviluppo campagna di stampa basata

su argomenti che al momento opportuno potranno servire come giustificazione di un intervento sovietico.

202

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 51. Oslo, 14 settembre 1939, ore 20,40 (per. ore 23). Programma prossLma conferenza di Copenaghen ancora ignorasi ma ovvio tratterà questione neutralità. Rappresentante Norvegia se si discuterà principio libertà traffico dei neutri con ambo belligeranti sosterrà tale principio intendendo commercio con essi potrà continuare nei limiti normali secondo diritto internazionale. Circoli finanziari temono parte dei belligeranti applicazione sistema lista nera che però paralizzerebbe detta libertà traffici commerciali. Tuttavia per ora

non se ne parla. Inoltre qui è questione mettere certo quantitativo navi norvegesi disposizione Belgio che scarseggia naviglio.

(l) Vedi D. 189.

203

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 8. Krzemieniec, 14 settembre 1939, ore 22 (per. giorno 15, ore 0,30).

Mio telegramma n. 4 (1).

Beck ha ricevuto stasera Corpo Diplomatico al quale ha fatto succinta

dichiarazione sulla gravità della situazione. Il Ministro degli Affari Esteri ha

aggiunto che sperava non si sarebbe stati obbligati dalle circostanze ad ulteriore

spostamento di sede, dato che a parte la possibilità di attacchi aerei la località

scelta era abbastanza lontana dal fronte (con tale frase questo Ministro Affari

Esteri sembrava voler escludere almeno per il momento il pericolo di compli

cazioni con l'U.R.S.S., la cui frontiera è qui molto prossima). Beck ha continuato

annunzia:ndo che egli non si sarebbe più recato presso lo Stato Maggiore cre

dendo poter svolgere più utile attività rimanendo in contatto colle missioni

diplomatiche.

204

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 125. Atene, 14 settembn~ 1939 (per. stesso gi!YI"no).

Ad ogni buon fine, mi onoro informare codesto Ministero che, nel coroo di una conversazione su argomenti vari, questo Incaricato d'Affari di Jugoslavia ha chiesto &l Primo Segretario di questa R. Legazione se ci fossero giunte notizie cir·ca un patto di non aggressione che sarebbe stato proposto dai russi alla Turchia e che avrebbe costituito il principale motivo del viaggio di Saracoglu a Mçsca, aggiungendo che la cosa gli era stata segnalata da fonte generalmente bene informata.

Il comm. Fornari ha risposto che nulla in proposito risultava finora a questa

R. Legazione.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI GRAN BRETAGNA, HALIFAX

L. 6398. Roma, 14 settembre 1939.

Ho ricevuto la Vostra lettera dell'8 settembre (2) e tengo a ringraziarVi per le cortesi parole che mi indirizzate. Anche per me è stata cosa gradita il pbter mantenermi in contatto diretto e personale con V. E. durante i giorni che hanno preceduto lo scoppio della guerra e per quanto i nostri sforzi per il man

g -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. t

tenimento della pace in Europa non siano stati coronati da successo, pure ho molto apprezzato lo spirito di collaborazione di cui Voi ed il Vostro Governo avete dato prova nei nostri confronti.

Voi ricordate nella Vostra lettera la cordialità dei contatti che hanno avuto luogo tra me e Sir Percy Loraine, ed osservate che tali contatti si sono svolti su basi personali ed amichevoli e non semplicemente tra un Ambasciatore ed il Ministro degli Esteri. Ciò risponde a realtà, ed è in gran parte dovuto al buon volere che ha animato Sir Percy Loraine nella sua assidua attività. Mi è gradito assicurarVi che anche per l'avvenire i nostri contatti saranno di tale natura.

Il Duce -cui ho dato immediata conoscenza della Vostra lettera -e che ha gradito quanto di,te a nome del signor Chamberlain e Vostro -segue lo sviluppo dei gravi eventi che perturbano l'Europa con l'attenzione e l'animo che Voi conoscete. Egli -oltre a tutto -vede già con profonda preoccupazione quali possano essere le conseguenze di questa guerra nel campo sociale e riconosce in essa un elemento particola"tmente favorevole per un risveglio di tutte le forze distruttrici della civiltà europea. A suo avviso non è sufficiente per combattere questo pericolo, ·colpire negli organizzatori e negli organizzati del sovversivismo internazionale i portatori di bacilli: i bacilli stessi del sovvertimento sociale si trovano ormai nel clima, nel disordine e nei dolori che il conflitto ha provocato e più ancora provocherà.

Voi -pur rimettendo ad altri tempi e ad altra sede ogni considerazione sull'accaduto -esprimete il Vostro desiderio di continuare a collaborare nello stesso spirito per l'interesse comune dei nostri due Paesi e per quello più vasto di una intesa internazionale. Questo è esattamente anche il nostro punto di v1sta. E ritengo opportuno assicurarVi che il Duce intende compiere tutto quanto può e potrà, non solo per evitare ogni allargamento del conflitto, ma altresì per limitarlo e risolverlo non appena esisteranno le condizioni obiettive che permettano di assicurare almeno un ventennio di pace ai popoli europe1 che di tale pace hanno, senza distinzione alcuna, il più grande bisogno.

(l) -Non pubblicato. · (2) -Vedi D. 110.
206

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 6865/2136. Berlino, 14 settembre 1939. Il patto di non aggressione tra la Germania e l'U.R.S.S. deve essere riuscito evidentemente sgradito al gruppo dei teorici del Nazionalsocialismo che fanno capo ad Alfred Rosenberg e che, come è noto, hanno fatto sempre oggetto dei loro studi le possibilità di espansione germanica verso Oriente. Mi sembra utile, in proposito, trascrivere qui appresso quanto il cav. uff. Zanchi, del nostro Ufficio Stampa, mi comunica a seguito di una conversazione da lui avuta col prof. Pau! Rohrbach che è appunto uno dei « teorici » del gruppo Rosenberg: « Il Rohrbach mi ha detto che nessuno nelle sfere dirigenti tedesche prende sul serio il riavvicinamento della Germania all'Unione Sovietica. Si tratta sol

tanto, secondo lui, di una mossa eseguita sotto la pressione delle circostanze, e destinata semplicemente a rafforzare temporaneamente la posizione tattica della Germania nel campo internazionale.

Secondo il Rohrbach, non esistono accordi precisi fra la Germania e l'Unione Sovietica per l'eventuale spartizione della Polonia. Naturalmente, ha aggiunto, se l'Unione sovietica vorrà profittare della circostanza del momento per ricuperare i territori polacchi a popolazione prevalentemente russa ed ucraina (Russia bianca, Galizia, Volynia), nessuno vi si opporrà.

Ma le direttive politiche della Germania rimangono immutate: esse sono dirette ad ottenere presto o tardi la dissoluzione della Grande Russia e la costituzione di una Ucraina indipendente dal Mar Nero fin quasi al Mar Baltico. La carta russa, di cui ora si vale la Germania, verrà abbandonata appena la cosa sarà ritenuta possibile».

207

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2888/992. Lisbona, 14 settembre 1939 (per. giorno 20).

Questo Ministro di Ungheria mi ha detto di aver udito circolare ,con insistenza in questi ambienti la voce di un progetto di accordo tra gli Stati «neutrali» per la difesa dei loro interessi comuni. N~l'accordo dovrebbero entrare Italia, Spagna, Portogallo, il cosidetto gruppo di Osio, Romania, Ungheria, Svizzera, Belgio, Olanda ecc. Da parte nostra e spagnuola si starebbero facendo passi appunto per indurre il Portogallo a partecipare. Il mio collega di Ungheria ha finito col domandarmi se ciò fosse vero. Gli ho risposto che non solo non avevo alcuna notizia di passi simili ma ignoravo completamente anche che circolasse la voce di un accordo di questo genere.

A proposito di tali voci raccolte dal Ministro predetto è da notare che il signor Pangal MiniJstro di Romania -che mosur-a qui le stesse tendenZ~e ad occupar,si di grande politica già nlevate dalla R. Ambasciata !n San Sebastiano, e che del resto dimostra sentimenti di molta amicizia per il nostro Paese [mio telegramma n. 153 in data 2 corr. (l)] -mi ha succ,essivamente fatto un accenno ma 1n forma di desiderio, di voto, che l'Ital'ia possa un giorno farsi promottke di una inteS;a in cui partecipino la Romania e gli altri Stati Bakanici. Vi sono lnfine le idee espostemi dallo ~stesso Presidente Sal:azar e di cui al mio telegramma n. 145 in data 30 agosto u.s. (2). Tutto ciò, verosimilmente può aver dato corpo a1le voci qui raccolte da1l Ministro di Ungheria, in un ambiente che, specie in questi tempi, è ric,chicssimo di voci di ogni genere.

Nella stessa conversazione Wodianer mi ha parlato con morta preoccupazione della campagna antiungherese scatenatasi nella stampa slovacca. Ba'Se della sua preoccupazione era l'argomento che ciò non avviene certamente senza

perlomeno iJ. consenso del Governo dl Reich. Egli esprimeva la sua fiducia che

il Governo fa,scista ne1la sua politica di costante amicizia verso l'Ungheria,

avesse già fatìlo pervenire una parola in proposito a quello tedesco.

Infine Wodianer ha espresso i consueti timori 0irca l'attività del partito

Nazi di Ungheria.

(l) -Vedi D,D,L, Serie VIII, Vol. XIII, D. 595. (2) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 485, che, però, è in data 31 agosto.
208

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 684. Tokio, 15 settembre 1939, ore 6,40 (per. ore 14,45).

In seguito confidenzia,le discorso, ,con relativi argomenti in appoggio, fatto

per mia istruzione da questo Addetto ,Militare e che per brevità non riferisco,

Stato Maggiore ha convenuto su falsità e astuzia Russia, (nelle quali concorda

anche diretto,re Affari Polittci Ministero degli Affari Esteri) e ha assicurato

non consentirà che negoziati vadano oltre l'egolamento frontiera mongolo-man

cese nonchè questione Sakhalin. Ho fatto allusioni a pressioni tedesche per

conclusione acc'O'rdo.

Insinuazioni Addetto Militar,e hanno trovato più favorevoLe orecchio in

quanto militari serbano odio per Rus,sia e risentimento per Germania. Inghil

terra oltre a quanto riferito t~oon mio telegramma n. 680 (l) ha promesso che

Ln caso accordo riconoscerà Manciukuo e Governo Cina settentrionale.

209

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

T. 137. Ankara, 15 settembre 1939, ore 11,13 (per. ore 14,15).

Questo Ambasciatore dell'l,ran che è generalmente bene informato, mi ha

riferito avergli detto Ismet Inanti che farà il possibile per tenere la Turchia

al di fuori del conflitto. Tale atteggiamento sarebbe anche voluto da Londra

e Pa,rigi ,le quali ora non avrebbero interesse a spingere la Turchia in guerra

per ,evitar,e comp11caz.ioni nel Medite:rraneo e nei Balcani.

L'ambasciatore dell'Iran mi ha 'POi confermato che l'ignoranza in cui oggi si è delle intenzioni dell'U.R.S.S. tiene questi circoli politici in orgasmo. Sembra anzi che la 'recente visita del Generale Weygand ad Anka,ra (visita che ha conservato carattere privato) abbia avuto ,per Lscopo di assumere informazioni sull'atteggiamento sovietico. Se ciò è vero, Weygand è dovuto partire deluso.

(l) Vedi D. 196. Si tratta però del T. 681, vedi D. 198 che è il seguito del T. 680.

210

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A HSIN KING, GUADAGNINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 89. Pechino, 15 settembre 1939, ore 16 (per. giorno 16, ore 3,45).

Mio teleg·ramma n. 87 (1).

Sostituzione generale Ueda (2), sebbene non completamente inaspettata, ha causato in questi ·circoli moLti commenti. Data attuale situazione in Estremo Oriente, rich1amo Ueda e .conseguenti mutamenti negli alti ranghi esercito Kuangtung, sono ,stati naturalmente messi in relazi.one con la mutata poli:tica nuovo Gabinetto di Tokio e indirettamente con la firma patto di non aggressione russo-tedesco. Si prevedeva cioè cambiamento mdicale politica Giappone nel Manciukuo con particolare riguardo a quella verso Russia [mio telegramma n. 81 (3)]. Risulta in modo skuro che Generale Umezu abbia avuto alcuni incarichi precisi:

l) mitigare sfera d'influenza violenti sentimenti anUsovietici ora pre

valente tra ufficiali deH'esercito Kuangtung;

2) arrestare al più presto attuale conflitto sul fronte mongolo il quale senza dare ri•sultati .apprezzabi'lii è stato ed è ·causa ingenti perdite di uomini e materiaLe bellko meglio utHizzabili aLtrove;

3) ottene,re consenso esercito Kuangtung •all'inizio trattative con i sovieti per delimitaz1one definitivi .confini russi, anche.. se ciò do.,nrà costare sacrifici terrttori ora in .cont,estazione.

In questi ambienti militari si ritiene che la sostituzione di alti ufficiali (fra gli altri Capo e Vice Capo di Stato Maggiore) con altri non •provenienti dall'esercito Kuangtung sia una manovra delle autorità militari di Tokio per ottenere un maggiore cont:roHo suHe velleità di indipendenza dell'esercito stesso. Comunicato Tokio.

211

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. SEGRETISSIMO 260 ( 4). Parigi, 15 settembre 1939, ore 21,10 (per. ore 21,20).

Daladier mi ha pregato oggi nel massimo segreto di chiedere a V.E. se Governo italiano sarebbe disposto autorizza,re fabbricazione e quindi cessione alla Francia di un migliaio di trimotori bombardamento. Fabbricazione potrebbe figura.re per ·conto altro Stato e poi si combinerebbe modo miglrore perchè apparecchi passassero in Francia senza destare sospetti. Daladier per maggiore sicurezza vuole trattare affare esclusivamente con R. Governo e sol

tanto per mio tramite. Domani mi manderà per,sona di fiducia per comunicarmi dettagli sua richiesta. Non ho quindi informato questo Addetto Aeronautico. Prego V.E. telegrafarmi ordini circa rispost2• di massima che potrò dave

Daladier.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 111. (3) -Vedi D.D.I., Serie VIII. Vol. XIII, D. 253. (4) -Nei documenti n. 211, n. 212, n. 213, n. 214, n. 215 il numero di Protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione.
212

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 259. Parigi, 15 settembre 1939, ore 21,20 (per. ore 22,50).

Sono stato stamane prendere congedo da Bonnet. Mi ha detto che ha da,to a Fvançois-Poncet delle «istruzioni scritte» concordate con Daladier circa le conversazioni che Ambasciatore di F!l'ancia potrà avere con V.E. nei riguardi delle questioni Italo-francesi. Tali conversazioni potranno cominciare in qualunque momento V.E. lo crederà opportuno.

213

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 261. Parigi, 15 settembre 1939, ore 21,20 (per. ore 22,50).

Stato Maggiore f~ancese ha informato questo Regio Addetto Militare che è stata tolta una divisione da,I nostro fronte per mandarla sul fronte tedesco.

214

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 256. Parigi, 15 settembre 1939, ore 21,25 (per. ore 22,50).

Daladier mi ha fatto ~chiamare oggi ,per dirmi chè, di fronte alla possibilità attacco tedesco ~contro la Romania, la Francia intenderà prendere misure atte ad adempiere, ove necessar,io, agli impegni che la legavano alla Romania stess~., Governo francese aveva perciò deciso di inviare per ora un forte contingente di truppe in Siria agli ordini del MaPesdallo Weygand. Daladier desiderava informare di ciò Gov<erno italiano, prima ancora di dare ordini della spedizione, nella fiducia che ,l'Italia non avrebbe visto in tale decisione nulla di preoccupante nè di imbarazzante per la sua propria situazione.

215

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 257. Parigi, 15 settembre 1939, ore 21,25 (per. giorno 16, ore 0,15).

Mia prima conversazione odierna con Daladier nella sua nuova qualità di Ministro degli Affari Esteri si è svolta in modo mo'Ho cordiale. Dopo comunicazione di ·cui al mio telegramma 256 (l) mi ha detto aver apprezzato moltissimo quanto Duce ·e V.E. hanno fatto perr paoe, ma che ora dado era t•ratto e bis•ognava andare in fondo. Trattavasi non di guerra contro Hitler nè contro hitlerrismo nè nazismo, come con espressioni diverse dicevano gli inglesi, ma contro eterno germanismo che ancora una volta tenta invadere e germanizzare Europa. Egli l'aveva fatto osservare a Chamberlain esortandolo a cambiare in questo senso impostazione suoi discorsi di guerra. Mi sono limitato ad ascoltare e poi gli ho detto sperare che in ogni modo da questa guerra nascerà una nuova coscienza e duratura solidarietà Europa basate sulla forza dei grandi Stati e non su quel pulviscolo di nazioni nate a Versailles che prima o poi hanno finito perr cadere nell'orbita di altre nazioni ed illudendosi di poter godere di indipendenza assoluta, mentre s.ituazione loro non era ·Che relativa, hanno finit·o per determinare attuale ·conflitto.

Daladier ne è convinto. Mi ha detto oggi essere persuaso della utilità per tutti che l'Italia rimanga nella sua posizione di non •belligerante ed evitare complicazioni pericoli di cambiamento nell'attuale neutr<tlità Balcani che Francia approva e sostiene. Qui però si è molto preoccupati per richiesta passaggio truppe fatta giorni sono da Slovacchia a Ungheria e da questa rifiutato.

Ugualmente molto impensieriti •si è per atteggiamento U.R.S.S., tanto nei riguardi Romania che Polonia. Daladier mi ha detto icnfine che questa guerra determinerà anche in Francia un radicale cambiamento sociale e politico con una sostanziale trasformazione delle vecchie situazioni prima delle quali quella parlamentare.

Dietro la piccola contesa di Danzica si agitano grandi questioni umane che oltrepassano i problemi politici europei.

216

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 677. Berlino, 15 settembre 1939, ore 21,59 (per. ore 23,55).

Sono informato che ·ogni idea di premere ·sull'Ungheria per facilitare passaggio truppe è stato, dopo il noto tentativo, definitivamente abbandonato.

(l) Vedi D. 214.

217

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 678. Berlino, 15 settembre 1939, ore 21,59 (per. giorno 16, ore 0,50).

Telespresso 06089 Gabinetto (1). Weizsacker mi assicura di aver già provveduto a fare qualche pressione precisa e ·categorica a von Papel!l di non occuparsi dell'Italia.

218

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. P. RISERVATISSIMO 535/284 R. Roma, 15 settembre 1939. ore 23,15.

Vostri 680 e 681 (2). ,, Sospendete ogni azione diretta ostacolaTe normalizzaziOI!le ·rap}Jorti russonipponici di ·cui alle mie precedenti 1struzioni.

Basterà per il momento Vi limitiate a seguire da vicino corso attuali trattative fra Mosca a Tokio, segnalandomene telegraficamente ogni ulteriore sviluppo. Interessano naturalmente in egual misura tutte 1e notizie che Vi riusciTà

raccogliere sulle offerte britanniche e conseguente reazione giapponese.

219

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 126. Atene, 15 settembre 1939 ( per. giorno 16).

Questo Ministro di Ungheria mi ha detto che Mavrudis gli ha mostrato telegramma del Ministvo di Grecia a Mosca, dail quale risuUerebbe che la Russia av.rebbe già mobilitato oltre 4 milioni di uomini, concentrati per la maStSima parte alla :llrontiera polacca.

Le forze russe alla frontiera romeno-sovietica sarebbero, invece, esigue.

220

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. GRAZzr: Il principio della fine. Faro, Roma 1945)

T. PER coRRIERE 129. Atene, 15 settembre 1939 (per. giorno 16).

Mio telegramma filo n. 122 (3).

Metaxas mi ha accolto colla più viva cordialità ed ha ascoltato con vivissimo compiacimento lettura da me datagli delle comulllkazioni dettate dal Duce.

n. -6088 del 5 settembre, vedi D. 45. Il T. del 6 settembre 1939 con cui von Ribbentrop impartì a von Papen le istruzioni di astenersi dall'occuparsi delle relazioni italo turche si trova riprodotto in Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII, The war years September 4, 1939 -March 18, 1940, D. 16, Washington, U. S. Government

Printing Office, 1954.

Mi ha detto essere convinto egli pure che attuale patto itala-greco dovrebbe

essere sostituito con nuovo documento di più vasta e pratica portata e non più

collegato con Ginevra come attuale e mi ha chiesto se po.tevo comunicargli qual

che formula usata in altri trattati analoghi stipulati dall'Italia, affinchè egli

potesse studiare quale fra esse gli ,sembrasse più consona ai rapporti itala-greci.

Gli ho detto che ben volentieri gli av,rei, a titolo personale, comunicato quakuna

di tali formule; ma che doveva -rimanere inteso che tale comunicazione avveniva

soltanto a titolo personale e non ufficiale dovendo ogni eventuale proposta partire

dal Governo greco per essere esaminata da quello fascista e non viceversa. Me

taxas ne ha completamente convenuto, facendo naturalmente riserva di ottenere,

prima di iniziare trattative, approvazione del Re. Ha tenuto a ricQnfermarmi, in

maniera categorica, nel corso deJ.la conversazione che la Grecia non è vincolata

da nessun impegno all'infuori di quelli, noti a tutti, derivanti dal Patto balcanico.

Abbiamo convenuto essere necessa•rio conservare il più assoluto segreto da

ambe le parti sulla possibilità di eventuali negoziati per un nuovo patto itala

greco. Metaxas però ha espresso deside,rio di informare il pubblico dell'avvenuta

chiarificazione dell'atmosfera itala-greca ed ha .natura,lmente aderito subito alla

mia richiesta che nessun comunicato sarà diramato senza essere stato preventi

vamente approvato dal Duce e da V.E.

(l) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione della lettera di Ciano a Ribbentrop (2) -Vedi DD. 196 e 198. (3) -Non pubblicato.
221

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 127. Bucarest, 15 settembre 1939 (per. giorno 16).

Riferimento: Telegramma ministeriale per .corriere n. 19058 del 1° cor

rente (1).

Questo Ministro d'Ungheria mi ha detto che Gafencu lo ha convocato al Ministero per comunieargli un pmgetto di controproposte romene alla proposrta ungherese di cui al d1spaccio succitato. Il Ministro degli Affari Esteri romeno ha informato Bardossy che tali controproposte erano conosciute ed accettate anche dal Governo jugoslavo.

Bardossy mi ha detto ·che egli r.tteneva il testo romeno troppo vago ed anodino e pertanto difficilmente accettabile da Budapest, dove tuttavia egli si è affrettato a trasmetterlo.

222

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 132. Berlino, 15 settembre 1939 (per. giorno 17, ore 11,50).

Ho domandato a Weizsacker cosa si pensasse qui del viaggio di Saracoglu a Mosca. Mi ha risposto che sa·rebbe troppo presto volerne tirare delle conseguenze sicure. Comunque, il fatto è considerato come un buon «sintomo», ed

una riprova del peso che rl'U.R.S.S. possa avere, quasi automaticamente, sullo atteggiamento turco, il quale peraltro è lungi dal potersi ancora considerare come definitivamente chiarito.

(l) Non pubblicato. Contiene ritrasmissione del T. per corriere da Budapest 275 del 30 agosto 1939, vedi D. D. I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 455.

223

L'AMBASCIATOHE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 133. Berlino, 15 settembre 1939, (pe1·. giorno 18).

In previsione di possibili sconfinamenti di truppe polacchE: in Romania o di istallaz;ione in territorio romeno di sedicenti Governi polacchi, il Governo tedesco ha fatto sapere a Bucarest ch'esso considererebbe tanto l'una che l'altra cosa come una violazione della neutralità romena.

Il Governo di Buca·rest ne ha preso atto, dando precise assicurazioni circa la lealtà delle sue intenzioni e dei suoi procedimenti.

224

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 134. Berlino, 15 settembre 1939 (per. giorno 18).

Telegramma per corriere di V. E. n. 20258 P. R./C del 9 corrente (1).

La cosiddetta « m1ssione militare sovietica» a Berlino che aveva già fatto tanto parlare di sè e dato occasione a tante Hlazioni e deduzioni, è rientrata a Mosca. Ritengo che essa abbia preferito rimpatriare avendo constatato che la propria presenza qui non veniva dagli stessi tedeschi sover·chiamente messa a profitto.

Mi risulta che, a cominciare dall'Ambasciatore, si principia, da parte dei Sovietici, a risentke dell'Lsolamento in cui si trovano. Essi vedono pochissimi diplomatici. Quanto ai tedeschi, tutti sono al fronte. Weizsacker riceve, specialmente dopo il lutto, il meno possibile.

Cir·ca l'atteggiamento Ulltimo che la Russ.ia sarà per prendere in caso di sfasciamento polacco nulla ancora di positivo è dato prevedere. L'Ambasciatore Skvarcev ha dichiarato recentemente a qualche collega che la Russia intende rimanere neutra 1n ogni caso, Ie misure militari prese essendo soltanto precauzionali ed intese ad impedire eventuali sconfinamenti di truppe polacche. Richiesto, tuttavia, da me ·cosa si pensasrse in proposito qui, Weizs1:icker si è limitato a dire essere suo «sentimento personale » che la Russia non possa, alla lunga, disinteressarsi completamente nè dei Russi Bianchi nè degli Ucraini. Una risposta analoga è stata data oggi stesso alla stampa estera dal Barone Braun von Stumm.

13S

(l) Non pubblicato.

225

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5847/2659. Parigi, 15 settembre 1939.

Mi viene assicurato che nella prima riunione del Consiglio supremo di guerr;a franco-inglese, tenutasi in territorio francese con l'ilntervento di Chamberlain e di Daladier, più che i problemi di guerra gli inglesi avrebbero voluto esaminare lo stato delL'opinione pubblica in Francia certo non del tutto soddisfacente per l'Inghilterra.

Ciò del resto risulta abbastanza chiaro dalle parole pronunziate da Chamberlain ai Comuni: « Come era naturale, al principio della Conferenza ebbe luogo uno scambio di vedute sullo stato attuale dell'opinione pubblica dei due paesi... ».

Oggi un autorevole parlamentare mi ha anche accennato al sentimento anti-inglese che si va manifestando in alcuni settori della Camera.

Tutto ciò, ·Come è ovvio, ha però nel momento attuale solo un valore sintomatico da tenersi in conto secondo la piega che prenderanno gli avvenimenti futuri, ma non incide per ora in alcun modo serio sui rapporti franco-ingles•i, sulla forza persuasiva di cui dispone l'Inghilterra nei riguardi della Francia e sull'impossibilità di ·isolarsi in cui quest'ultima si trova se vuole difendere la sua situazione politica nel mondo.

È perciò ·Che il recente discorso di Goering è stato inabile e sopratutto prematuro. Se vi è }n Germania ·Chi si illude, ·come riferisce il R. Ambasciatore a Berlino col suo telegramma 20526 P. R., (l) che subito dopo occupata la Polonia sia possibile ai Governi di Francia e d'Inghilterra, anche .con la migliore buona volontà di una parte dell'opinione pubblica francese, di concludere una pace gene,rale, dò dimostra ancora una volta con quanta leggerezza sia stata sempre vista dai tedeschi la situazione politica internazionale.

È ora impossibile dire quanto tempo occorrerà per poter influire tanto a Parigi che a Londra in senso favorevole ad una pacificazione, ma certo non sarà possibile farlo alla distanza di un mese o poco più dall'inizio deUe operazioni militari tedesche in Polonia.

226

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. P. SEGRETO RISERVATISSIMO 5896/2685. Parigi, 15 settembre 1939.

Mio rapporto n. 11343/5962 del 24 dicembre 1938.

Bonnet mi ha detto incidentalmente nel colloquio di oggi che, quando egli il 5 dicembre scorso s'incontrò con Ribbentrop venuto a Parigi per firmare la dichiarazione franco-tedesca del 6, si lamentò degli incidenti sorti con l'Italia e gli chiese il parere del Governo ·tedesco in proposito.

Ribbentrop gli rispose testualmente: «Io sono venuto qui apposta a dirvi che non faremo la guerra alla Francia per l'Alsazia-Lorena. Immaginatevi un pò se ve la faremmo per le questioni italiane » (1).

(l) Riferimento errato. Si tratta del Telegramma con cui Palazzo Chigi trasmetteva a Parigi un Telegramma da Berlino, forse il 636 del 9 settembre, vedi D. 118.

227

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. P. SEGRETO RISERVATISSIMO 5897/2686. Parigi, 15 settembre 1939.

Nel colloquio che ho avuto stamane con Bonnet abbiamo naturalmente parlato del recente passato. Egli ha rievocato gli sforzi da lui fatti per giungere ad un accordo con la Germania e particolarmente i suoi rapporti personali con Ribbentrop che fino a un certo momento gli avevano fatto credere nella efficienza della dichiarazione franco-tedes.ca del 6 dicembre 1938.

Ho potuto così riparl.are accademicamente dello scambio di lettere avvenuto fra lui e Ribbentrop nello scorso lugJ.io, e Bonnet mi ha mostrato irl testo di tali lettere.

Gli ho chiesto di prendere copia per mia documentazione personale ed egli ha volentieri consentito, aggiungendo anzi di non avere alcuna difficoltà a comunicare tali let:tere al Governo italiano.

Trasmetto dunque a V. E. qui accluse le copie (2):

l) deLla dichiarazione scritta consegnata da Bonnet a Welczeck il lo luglio 1939 perchè questi la facesse pervenire a Ribbentrop (mio rapporto del 4 luglio n. 4470/2003) (3);

2) della lettera scritta il 13 luglio da Ribbentrop a Bonnet; 3) della risposta di Bonnet in data 21 luglio (mio rapporto n. 4963/2229 del 25 luglio u. s.) ( 4).

Tali documenti sono assolutamente autentici ed inaltemti avendoli Bonnet presi e consegnati a me in copia originale dal suo archivio privato nel momento stesso in cui ne parlavamo. Detti documenti sono stati da me restituiti a Bonnet dopo averli fatti copiare.

Dalla lettura di essi risulta chiaro .che le informazioni fornite in via ufficiosa al R. Ambasciatore a Berlino (mia lettera particolare a V. E. del 19 agosto scorso n. 5484/2475) (5) erano menzognere.

228

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 4872/1734. Budapest, 15 settembre 1939 (per. giorno 19).

È venuto a vedermi il Consigliere deHa Legazione di Ungheria in Polonia, signor de Kristoffy che, come da mia comunicazione telefonica del 13 corrente

mi aveva pregato di far conoscere all'E. V. che quel R. Ambasciatore ed i fun

zionari della R. Ambasciata e del R. Consolato a Leopoli si trovavano in ottima

salute a Krzemieniek

Egli che era giunto da questa ultima località quel giorno stesso mi ha a

lungo narrato vari partkolari di queste ultime settimane.

Immagino che V. E. ne sarà dettagliatamente informata: tuttavia ne riferisco, ad ogni buon fine all'E. V. Circa l'origine e le prime fasi del conflitto mi ha ripetuto cose ormai universalmente note: i noti 16 punti di Hitler furono comunicati effettivamente al Governo polacco per mezzo dell'Inghilterra; ma il Governo polacco non avrebbe mai potuto darvi la sua adesione, in particolare per la forma in cui essi furono presentati e cioè non come base di trattative, ma come condizioni de accettare senza dtscussione: H:tler infatti aveva invitato il Governo polacco ad inviare a Berlino un plenipotenziario soltanto per sottoscrivere quelle condizioni.

Anche perchè si sapeva che continuavano le conversazioni fra Germania e Inghilterra l'inizio dell'azione tedesca colse in fondo di sorpresa il popolo polacco, che fino all'ultimo momento avrebbe sperato che, sopratutto grazie alla opera del Duce, la pace fosse salvata. Così giunse a tutti inaspettatato H primo allarme per l'attacco aereo che i tedeschi iniziarono le prime ore del 1° settembre sui sobborghi di Varsavia. Nei primi due giorni il bombardamento si limitò ai sobborghi della capitale ma poi più tardi i vari quartieri della città furono colpiti. Le batterie contraeree polacche spararono malissimo nei primi giorni, ma molto meglio in segui.to riuscendo ad abbattere numerosi apparecchi tedeschi. L'aviazione polacca che probabilmente si sarà limitata a combattere nelle prime linee evitava di accettare il combattimento nell'interno del paese.

Anche il corpo diplomatico in generale non avrebbe mai previsto un crollo così repentino, poichè tutti si aspettavano che l'esercito polacco avrebbe potuto resistere almeno un mese prima ,che Varsavia potesse essere rag:giunta. Vi era infatti la fiducia che i mezzi motorizzati dell'eser,cito tedesco non avrebbero potuto trovare facile impiego data la mancanza di strade: d'altra parte il tempo sereno ne ha facilitato gli spostamenti come ha potuto far rendere al massimo l'aviaztone germanica.

Anche per questo e forse perchè il Governo polacco non voleva, in precedenza, per ragioni di prestigio nemmeno ammettere la possibilità dello sgombero della capitale, esso non aveva per nUilla previsto l'eventualità dell'abbandono di Varsavia: e, come certamente risulterà all'E. V. la partenza del corpo diplomatico è avvenuta senza nessu!i<o preparazione. Prima partì il Governo in due treni che vennero ripetutamente bombardati dall'aviazione tedesca; i membri del corpo diplomatico seguirono in automobile.

Il signor de Kristoffy mi ha detto che i polacchi si battono con eroica tena

cia e l'odio verso i tedeschi è indescrivibile; lo spirito del popolo sarebbe tuttora elevatissimo, con la ferma decisione di resistere fino all'estremo: la popolazione di Varsavia stava partecipando alla lotta, così come l'esercito.

Anche i tedeschi hanno avuto e avrebbero tuttora perdite fortissime; vi sarebbero stati reggimenti interamente distrutti. Benchè non confessata, forte sarebbe la delusione nei polacchi per il mancato intervento inglese.

n signor de Kristoffy mi diceva anche che gli ucraini ,lavorati da tempo, come noto, dalla propaganda tedesca dopo l'accordo russo-tedesco avevano immediatamente dato la loro adesione al Governo di Varsavia ed erano attualmente anch'essi fieramente antitedeschi.

Secondo le sue informazioni il corpo diplomatico si era già da ieri trasferito a Cernauti in Romania: il signor de Kristoffy raggiungerà quindi questa città domani o domenica.

L'ho vivamente ringraziato del suo cortese interessamento e l'ho pregato di far sapere al R. Ambasciatore e a tutti i funzionari della R. Ambasdata le ottime notizie delle :rispettive famiglie.

(l) -Il presente rapporto porta il visto di Mussolini. Vedi GEORGES BoNNET, Fin d'une Europe, n. 37 Genève, Cheval Ailé 1948. (2) -Non pubblicate. Vedi LE LIVRE J AUNE FRANçAIS Documents Dinlomatiques 1938-1939, DD. 150, 163, 168, Paris Imprimerie Nationale, 1939. · (3) -Vedi D. D. I., Serie VIII, Vol. XII, D. 464. (4) -Vedi D. D. I., Serie VIII, Vol. XII, D. 673. (5) -Vedi D. D. I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 113.
229

L'ADDETTO NAVALE A BERLINO, PECORI GIRALDI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, CAVAGNARI

TELESPR. P. SEGRETO 45 S. R. P. (1). Berlino, 15 settembre 1939.

l. S. E. Raeder mi ha ricevuto stamane onde permettermi di rimettergH personalmente la fotografia di V. E., per la quale egli ha ringraziato in modo molto sentito.

2. -Durante la conversazione il Grande Ammiraglio ha preso in esame l'attuale situazione politica, e, venendo a parlare dell'Italia, mi ha detto che comprendeva benissimo i vantaggi derivanti dalla nostra attuale posizione. «Non v'è dubbio. ha continuato, che la. neutralità italiana conviene oggi alla Germania come all'Italia». - 3. -Continuando a parlare su questo argomento il Grande Ammiraglio mi ha poi dato incaTko di sottoporre a V. E., in forma assolutamente personale e riservata, il quesito se all'Italia fosse possibile, pur senza trasgredire palesemente le leggi sulla neutralità, venire incontro alle seguenti necessità tedesche:

a) ottenere dai piroscafi italiani in navigazione in Atlantico ed in Mediterraneo, nella :fiorma più appropriata e più riservata, informazioni drca movimenti di unità da guerra e convogli. franco-inglesi (2);

b) cedere alla Germania alcuni sommergibili in costruzione, facendoli all'ultimo momento modificare nella sagoma e nell'allestimento perchè non possano in nessun modo essere presi per italiani -la Marina tedesca potrebbe impegnarsi a restituire a suo tempo all'Italia i smg. qualora in seguito dovessimo entrare in guerra anche noi;

c) permettere a smg. tedeschi che in avvenire dovessero operare nel Mediterraneo (per il momento questa eventualità non è realizzabile) di rifornirsi clandestinamente in alcune rade italiane dove non si svolga traffico mercantile.

4. S. E. Raeder mi ha detto di comprendere assai bene la delicatezza delle varie questioni -egli perciò desidera soltanto che esse siano s·ottoposte all'esa

ma di V. E. perchè possiate con comodo fargli conoscere il Vostro punto di vista, prima che eventualmente l'argomento venga discusso fra i due Mintsteri degli Esteri.

5. -Ho .assicurato il Grande Ammiraglio che avrei subito riferito a V. E. quanto dettomi ed ho tenuto intanto a convenire con lui ,che gli atti di cui sopra rappresenterebbero per l'Italia una trasgires.sione assai grave a1le leggi sulla neutralità. 6. -Desidero infine aggiungere che S. E. Raeder ha evitato di accennare ad un'altra questione, della quale mi risulta egli avesse in un primo tempo intenzione di parlarmi -quella di far tra.s:florma!re in posamine i piroscafi tedeschi rimasti in Italia -ma si vede che all'ultimo momento al Grande Ammiraglio è apparso chiaro che una tale trasformaz1one anche se occulta avrebbe senza dubbio provocato delle complicazioni internazionali.
(l) -Il presente documento proviene dall'Archivio del Ministero della Marina. (2) -A questo punto il presente documento porta la seguente annotazione a matita: • Sì ».
230

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. (1). L'Aja, 15 settembre 1939.

Questa stampa ha dato notizia della riunione a Brusselle dei rappresentanti

degli Stati del gruppo di Oslo, annunziando ,che in tale convegno sarebbero stati

esaminati problemi di interesse comune nell'attuale momento specialmente per

quanto concerne il traffko con gli Stati belligeranti, ma senza tuttavia precisare

quali argomenti sarebbero stati trattati. Nei due gio,rni che è durato il conve

gno sono state pubblicate pochissime notizie circa lo svolgimento dei lavori, ed

anche questi ambienti ufficiali si sono chiusi in un grande riserbo. Lo stesso

Ministro degli Affari Esteri, col quale ho conversato ieri, si è limitato a

qualche frase vaga circa la necessità di frequenti prese di contatto fra gli

Stati che si trovano di fronte agli stessi problemi e specialmente tra Belgio

ed Olanda che si trovano pressochè nella stessa situazione, mentre la posizione

degli Stati scandinavi è alquanto differente. Ha detto che egli non era ancora al

corrente dei risultati raggiunti, non essendo ancora ritornato da Brusselle il

direttore generale Lampigg che vi si era recato per partecipare alla riunione.

Anche il R. Addetto Comme11ciale non ha potuto ottenere esaurienti informa

zioni da questo Ministero degli Affari Economici. Da altra fonte ho saputo ,che il

convegno di Brusselle è stato provocato dall'arrivo di un lungo memoriale

(quattordici pagine dattilografate) ,che suppongo sia stato inviato a tutti i

Governi degli Stati di Oslo, e nel quale venivano ind;cate le misure che si pro

poneva adottare il Governo britannico € che costituirebbero un gravissimo in

tralcio per le relazioni commerciali con la Germania e pel traffico marittimo.

Di questo memoriale il Ministro van Kleffens non mi ha fatto neppure cenno, e

nessuna notizia in proposito è finora nemmeno apparsa in questa stampa. Probabilmente queste aut,orità desiderano che non trapelino notizie a riguardo per non allarmare quest'opinione pubblica e gli ambienti commerciali e marittimi, che già risentono gli effetti dello stato di guerra esistente fra le grandi potenze vicine ed ogni giorno attraverso la stampa esprimono voti perchè la libertà di traffico degli Stati neutrali venga salvaguardata al possiblle e sembrano nutrire qualche fiducia nell'azione che al riguardo potrà svolgere questo Governo. Come ho già riferito, il Governo già si è preoccupato degli intralci prodotti alla navigazione dalla maniera come gli inglesi applicano il diritto di visita e rimostranze sono state presentate a Londra. Particolare impressione ha suscitato il caso del transatlantico «New Amsterdam » a bordo del quale vi sono personalità autorevoli olandesi e straniere, e che è trattenuto già da tre giorni mentre oltre mille passeggeri ne attendono impazienti l'arrivo a Rotterdam per potere a loro volta imbarcarsi per Nuova York.

(l) L'originale del presente documento ritrasmesso per conoscenza alle Ambasciate a Londra, Berlino, Parigi, Brusselle e alle Legazioni a Copenaghen, Stoccolma, Osio, Helsinki con 'l'elespr. da Roma 2333448, in data 27 settembre, non è stato rintracciato: ma sembra se ne possa stabilire il numero di protocollo: 1780/650, che si desume dal riferimento postoall'inizio del 'l'elespr. dall'Aja 1807/662 in data 19 settembre, vedi D. 329.

231

IL MINISTRO A BOGOTÀ, BERTELÈ AL MINISTRO DEGLI ES·TERI, CIANO

TELESPR. AEREO 1816/328. Bogotà, 15 settembre 1939 (per. giorno 17 ottobre).

Mio teLegramma n. 12 in data 7 corrente (1).

Ad ogni buon fine trasmetto copia della Nota n. 1534 indirizzatami da questo Governo in data 6 ·conente, per comunicarmi eh~ con uno speciale decreto era stata proclamata la completa neutralità della Colombia nell'attuale conflitto europeo, neutralità ·che sarà basata sui principi del diritto internazionale e sulle norme consacrate nelle convenzioni in materia.

A nome del Governo fascista ho dato atto a questo Governo, per iscritto, di tale dichiarazione, in conformità alle istruzioni impartitt>mi da V. E. col telegramma n. 14, in data 10 corrente (2).

Sebbene la stampa e l'opinione pubblica, imbevuta di preconcetti democratici, non sia per nulla neutrale nei propri sentimenti e nelle proprie manifestazioni, ma sia quasi unanimemente ostile alla Germania, il Presidente della Repubblica mi ha confermato, in un recente incontro, che questo Governo manterrà una neutralità rigidissima, attenendosi strettamente alle norme internazionali. Come è stato ripetutamente dichiarato, non si permetterà che sul territorio colombiano si compia alcun atto contra.rio alla neutralità, come dare aiuto a sottomarini appartenenti a Paesi belligeranti, impiegare stazioni radiotelegrafiche per comunicare ,con navi belligeranti, ecc. Nè vi è motivo di dubitare della sincerità di tali dichiarazioni, per quanto sia ovvio che le misure di cui si tratta saranno applicate con particolare zelo da parte delle singole Autorità quando si trattasse di ostacolare gli interessi germanici.

Dal colloquio col Presidente della Repubblica, ho tratto però la netta impressione che, nell'eventualità -qui ritenuta remota ed improbabile -che

gli S.tati Uniti partecipassero in futuro al conflitto, la neutralità di questo Paese sairà puramente nominale, e del tutto favorevole alla potente Repubblica nordamericana.

Nell'ipotesi poi che si verificassero atti di guerra neHe zone vicine al continente americano, e specialmente contro il Canale di Panamà, che qui è ritenuto una via di comunicazione di importanza vitale anche per la Colombia, non savebbe da escludere che anche la neutralità benevola per gli Stati Uniti fosse riconosciuta insufficiente, e che la Colombia potesse schierarsi apertamente dal lato degli Stati Uniti, ai quali la legano ior.ti interessi economici e finanziari, comunanza di principi ideologici e proclamati sentimenti di solidarietà americana.

Gli effetti di tale atteggiamento non sarebbero trascurabili per gli interessi qui posseduti dalle Potenze europee interessate. Dal punto di vista generale risulterebbero inoltre -in tal ipotesi -ancora più rafforzati i legami esistenti tra questo Paese e gli Stati Uniti, ed accresciuto, in modo deprecabile, l'influsso già grandissimo esercitato da essi su questa parte dell'America Latina.

ALLEGATO

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DELLA COLUMBIA, LOPEZ DE MESA, AL MINISTRO A BOGOTÀ, BERTELÈ

L. D. 1534. Bogotà, 6 settembre 1939.

Tengo la honra informar a Vuestra Excelencia que, habiendo sido notificado mi Gobierno por los de la Gran Bretafia, Francia y Polonia del estado de guerra existente entre esas naciones y Alemania, ha expedido con fecha de boy el decreto numero 1776, por el cual se declara que Colombia observara completa neutralidad en el actual conflicto europeo. Las providencias que hayan de tomarse al efecto se basaran en los principios del Derecho Internacional y en las normas consagradas en las Convenciones sobre la materia.

Ruego a Vuestra Excelencia se digne hacer conocer de su illustrado Gobierno la disposici6n indicada.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato,
232

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 140 (1). Mosca, 16 settembre 1939, ore 1,35 (per. ore 6,50).

Ambasciatore di Germania mi ha annunziato che arriverà quanto prima a Mosca signor Schnurre incaricato discutere con queste Autorità modalità applicazione dell'accordo commerciale e forse anche possibilità aumentare forniture materie prime sovietiche alla Germania.

ro-Documenti dip!omatici-Serie IX-Vol. I

(l) Nei documenti n. 232 e n. 234 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione.

233

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 141. Mosca, 16 settembre 1939, ore 1,37 (per. ore 6.50). Vengo informato che trattative condotte da questo Ambasciatore del Giap

pone hanno condotto ad un accordo per un armistizio sul fronte mongolo-mancese come preludio regolamento conflitto nippo-sovietico.

234

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 139. Mosca, 16 settembre 1939, ore 2,18 (per. o1·e 9). Sulla visita a Mosca del Ministro degli Affari Esteri turco di cui hanno parlato radio italiana e tedesca nessuno sembra possedere finora notizie precise. Questo stesso Ambasciatore di Tur,chia ha affermato con apparenza di sincerità di non aver ricevuto alcuna informazione dal proprio Governo. Unico dato di fatto che mi risulta da fonte seria è che alcuni giorni or sono (prima delle recenti dichiarazioni fatte dal Governo all'Assemblea Nazionale ad Ankara) Molotov ha fatto chiamare Ambasciatore di Turchia e gli ha chiesto quale attitudine suo Governo intendeva mantenere di fronte conflitto anglofranco-tedesco. Alla risposta piuttosto vaga dell'Ambasciatore Molotov gli avrebbe fatto serio ammonimento nel senso che Turchia doveva mantenersi strettamente neutrale. È quindi lecito pensare che in seguito alle pubbliche dichiarazioni Presidente del Consiglio turco Governo sovietico abbia voluto affrettare visita del Ministro degli Affari Esteri (in linea di massima già decisa da alcuni mesi come restituzione della visita di Potemkin ad Ankara) allo scopo di rinnovare con maggiore forza monito predetto di attenersi categoricamente alla neutralità. Intanto non mi pare da escludere che ritardo entrata in azione delle truppe sovietiche in Polonia (che imponente mobilitazione di questi ultimi tempi faceva ritenere come imminente) debba spiegarsi con l'incertezza tuttora esistente nei

riguardi dell'attitudine turca e delle ripercussioni che potrebbe avere nel Vicino Oriente azione sovietica contro un'alleata dell'Inghilterra.

235

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 690. Tokio, 16 settembre 1939, ore 8 (per. ore 14,15).

Con mio telegramma 680 (l) avevo segnalato impressioni di un minor interesse dell'Italia per il Giappone. Mi risulta ora tali impressioni derivare da

notizia qui avuta secondo cui Italia avrebbe proposto 31 maggio a Germania conclusione patto a tre con Russia che Germania avrebbe rifiutato pur avendolo poi stipulato per conto suo.

(l) Vedi D. 196.

236

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 73. Helsinki, 16 settembre 1939, ore 16 (per. gio1·no 17, ore 18) Questo Ministro Affari Esteri mi ha detto stamane ritenere esatte notizie della stampa circa imminente entrata in scena esercito sovietico. Senso generale pietoso verso situazione Polonia non esclude constatazione che Stato polacco fu fatto a suo tempo con impegni leggeri incorporandovi popolazioni etnicamente disparate. Secondo questo Ministro Esteri piano russo-tedesco prevederebbe sopravvivenza piccolo Stato polacco con frontiera assai ridotta ed aprirebbe porta alla Russia per risolvere questione Bessa.rabia. Circa eventuale ripercussione azione sovietica su politica russo-finlandese e su questione Baltico questo Ministro Affari Esteri mi ha detto non nutrire per il momento preoccupazioni. Assicuraziòni avute in questi giorni da Molotov in via confidenziale consentono, anzi, miglioramento nei rapporti con i Sovieti e non ritiene pertanto che questi insi

steranno inopportunamente su Aland. Se poi contro le sue previsioni ciò si verificasse, resistenza Finlandia -egli

ha soggiunto - sarebbe inflessibile ed andrebbe sino a prevedere conflitto armato.
237

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SANTIAGO, OTTAVIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 121. Santiago, 16 settembre 1939, ore 17,30 (per. ·giorno 17, ore 2,15). Delegazione Cilena partita oggi e che giungerà Panamà notevole ritardo ha ricevuto istruzioni sostenere principio assoluta neutralità e di opporsi iniziative di carattere politico o militare che provengono da altre delegazioni tendenti a creare stato pre-belligeranza. Notizia circa speciali accordi intervenuti fra Potenze A.B.C. viene qui

smentita pur ammettendo che tre Ambasciatori Straordinari hanno proceduto consultazioni.

238

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 317. Budapest, 16 settembre 1939, ore 20,50 (per. ore 22 ).

l. -Secondo le notizie assunte dal Regio Addetto M.ilitare presso questo Servizio informazioni sarebbe segnalato incremento mobilitazione jugoslava: una divisione sarebbe stata mobilitata e concentrata frontiera ungherese nel triangolo fra Danubio e Tibisco (in prossimità quindi anche Romania); un'altra alla frontiera tedesca.

2. --Germania avrebbe sospeso trasporto materiale di guerra per la Jug~slavia; se ne dedurrebbe certa tensione Germania e Jugoslavia. 3. --In questi ambienti militari si prevederebbe intervento armato russo in Ucraina polacca dove sarebbero in corso sollevazioni. 4. --Sarebbero confermati spostamenti truppe romene verso la frontiera russa e polacca, anche provenienti da quella ungherese. 5. -Anche il Comando Supremo polacco sarebbe a Kuty senza possibilità facile comunicazione con le varie unità dell'esercito che agirebbero quindi di loro iniziativa:. 6. --Governo tedesco avrebbe protestato presso Governo romeno per avere consentito trasporto durante la guerra Romania tesoro polacco.
239

IL CONSOLE A BRATISLAVA, LO FARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 40. Bratislava, 16 settembre 1939, ore 21 (per. giorno 17, ore 0,20).

Qui si approfondisce impressione Ucraina essere prezzo dell'accordo tra il Reich ed i Sovieti. Questo Ministro di Germania ha detto oggi con singolare disinvoltura ad un collega che «capi ucraini propendono per soluzione russa».

240

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. SEGRETO 263. Parigi, 16 settembre 1939, ore 21,30 (per. ore 23,45). Mi riferisco al mio telegramma n. 260 (1). Daladier mi comunica quanto segue: «A parte trattative attualmente in corso direttamente con " Isotta Fraschini , per fornitura 500 motori già autorizzati da R. Governo, Governo Francese sarebbe acquirente: l) di tuttt aeroplani da bombardamento Fiat " R. 20 , che il R. Governo potesse cedere immediatamente alla Francia e in seguito di tutti quelli che potrebbero essere da noi consegnati prima di luglio 1940.

2) Di una quantità corrispondente alle nostre possibilità di forniture di motori "Alfa Romeo , 18 cilindri potenza 1330 50 H.P., e di motori "Piaggio ,

P. 12 cilindri 18, potenza 1330 50 H.P. 3) 300 apparecchi scuola mono-motori potenza 200 o 300 H.P. con coeffi

ciente acrobatico. 4) di 300 triposti bimotori di perfezionamento da 600 a 800 ».

Se Governo italiano fosse disposto entrare in trattative, queste potrebbero essere condotte o da persona di assoluta nostra fiducia che venisse a Parigi o da signor Peyrecave della " Renault , persona di fiducia di Daladier.

(l) Vedi D. 211.

241

IL MINISTRO A BOGOTÀ, BERTELÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 14. Bogotà, 16 settembre 1939, ore 21,42 (per. giomo 17, ore 6,35).

Faccio seguito al mio telegramma n. 13 (1).

Ministro di Argentina mi ha detto oggi di aver comunicato riservatamente a questo Ministero degli Affari Esteri che secondo Governo argentino dalla Conferenza Panamericana di Panamà dovrebbe rimanere escluso tutto ciò che possa avere relazione con quest1oni politiche o militari.

242

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 149. Copenaghen, 16 settembre 1939, ore 22,05 (per. giorno 17, ore 0,15).

Ministro di Romania mi ha detto confidenzialmente risultargli che i francoinglesi hanno consigliato al suo Governo mantenere nei riguardi della Germania atteggiamento oltremodo prudente e di accedere volonterosamente alla sua richiesta rifornimenti. Sturza pensa che gli anglo-francesi vogliano cosi evitare che un attacco intempestivo Romania da parte della Germania dia a questa ultima motivo nuovo facile successo.

Sturza è stato in questi giorni a Berlino: mi ha detto che quel suo collega è convinto che il giorno in cui tedeschi vedranno che la guerra con la Polonia non è che un episodio e che vera guerra è quella con i franco-inglesi scoppierà in Germania rivoluzione ma che tale non è opinione Ministro di Grecia e Ministro Jugoslavia con i quali egli ha anche parlato. Questi ultimi ritengono però che l'Inghilterra per maggiore suo prestigio visto che non può contare su aiuti francesi sul fronte ovest cercherà trovare diversivo in una spedizione nei Balcani allo scopo prolungare guerra e profittare conseguenti complicazioni.

243

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 688. Berlino, 16 settembre 1939, ore 22,55 (per. giorno 17, ore 2,15).

Seguito mio telegramma n. 678 (2) von Papen ha dato precise assicurazioni scritte che non si· occuperà più di questioni italiane.

(l) -Riferimento probabilmente errato. (2) -Vedi D. 217.
244

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI

T. 21339/27 P.R. Roma, 16 settembre 1939, ore 23.

Vostro 68 (1).

Potete in linea di massima dare affidamento codeste Autorità Militari circa possibilità fornitura materiale bellico facendo però presente che singole richieste dovranno essere esaminate caso per caso.

245

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 689. Berlino, 16 settembre 1939, ore 23,05 (per. giorno 17, ore 2,20).

Accordo russo-giapponese annunziato oggi ha sorpreso tutti, compresi tedeschi. È vero che Ribbentrop aveva raccomandato così alla Russia come al Giappone di intendersi, ma è vero anche che Giappone ha voluto agire da sè senza mediazione germanica. Ignoro se Ribbentrop sia stato tenuto al corrente da Molotov, ma quanto meno ciò deve essere accaduto all'infuori questo Ministero degli Affari Esteri.

Avvenimento ha fatto molta sensazione, venendo comunemente interpretato in questi circoli diplomatici e politici come facilitante un intervento sovietico in Polonia. Opinione prevalente è che Russia si prepari -più che ad un intervento armato vero e proprio -a trarre profitto dal disfacimento polacco che a battaglia Kutno-Varsavia finita -dopo di cui non sembrerebbero dover più esistere delle forze polacche organizzate -si dovrebbe ritenere come virtualmente iniziato.

In questo caso si dà come sicuro che allo stesso titolo della Lituania la quale occuperebbe Vilna e la regione adiacente -l'U.R.S.S. occuperebbe al nord le regioni abitate dai russi bianchi e a sud la Volinia e la Podolia.

Generalmente si escludono mire russe sia sulla Bessarabia sia su qualche sbocco marittimo a spese degli Stati baltici. Si aggiunge pure che Russia e Germania troverebbero modo comunicare direttamente attraverso un corridoio da crearsi in territorio polacco al di sotto della Lituania.

Reich ha idee ben chiare pe1.· quanto riguarda la Galizia. Da una parte sembra evidente che la Germania intenda tenerla per sè, magari incorporandola nel Protettorato slovacco, dall'altra c'è chi si domanda se Russia potrebbe consentire-nonostante l'evidente interesse a non aumentare i suoi guai ucraini -a privarsene in maniera definitiva. Quest'ultima ipotesi mentre solleva le più grandi preoccupazioni in Ungheria -che paventa alquanto un eventuale accorpamento con l'U.R.S.S. -fa d'altra parte risorgere lo spettro del Panslavismo in Europa.

È evidente che degli accordi in materia fra Germania e U.R.S.S. devono esistere ed io mi domando se non converrebbe che noi chiedessimo in proposito al Governo tedesco una qualche informazione ufficiale.

(l) Vedi D. 122.

246

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

T. 21392/136 P.R. Roma, 16 settembre 1939, ore 24.

Governo giapponese ha fatto pervenire ai primi del ·Corrente mese ai Governi britannico e francese promemoria ove chiedesi che Inghilterra e Francia si astengano da misure che possano pregiudicare posizione giapponese in Cina e si dà amichevole avviso ai belligeranti di ritirare le loro truppe e le loro navi dai territori cinesi sotto controllo nipponico, cioè dalle Concessioni (1).

Copia di tale promemoria è stata consegnata anche all'Ambasciatore degli Stati Uniti a Tokio.

Da notizie da fonte francese (2) risulterebbe che codesto Governo ha fatto presente a codesto Ambasciatore del Giappone che non poteva ammettere la richiesta di Tokio, dato che il ritiro delle forze franco-britanniche avrebbe leso interessi americani.

Telegrafate quanto potrà possibilmente risultarvi al riguardo.

247

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. 21393 P.R./288. Roma, 16 settembre 1939, ore 24.

Vostro 678 (3).

Quest'Ambasciata del Giappone ha molto insistito affinchè visita Missione giapponese fosse, date le circostanze, mantenuta entro limiti assolutamente privati. Missione, dopo 10 giorni trascorsi .a Napoli, è giunta a Roma ove, sempre d'accordo con predetta Ambasciata, è stato disposto sommario programma accoglienze. Sottosegretario alla Guerra ha offerto una colazione, Società Amici del Giappone un pranzo. Generale Terauchi e Ammiraglio Osumi sono stati ricevuti da me, da Generale Pariani e da Ammiraglio Cavagnari. Dopo 24 ore permanenza a Roma, Missione ha proseguito per Firenze, Venezia, Torino. Ammiràglio Osumi è ripartito oggi per il Giappone, Generale Terauchi per la Germania.

Accoglienze sono state, ripeto, mantenute in questi limiti dietro pressanti richieste questa Ambasciata del-Giappone, cui è stato fatto ripetutamente presente che saremmo stati lieti da parte nostra fare accoglienze maggiori e più adeguate personalità Missione.

(l) -Vedi DD. 31, 90, 91. (2) -Vedi D. 187. (3) -Vedi D. 179.
248

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 21399/63 P.R. Roma, 16 settembre 1939, ore 24.

Stampa francese commenta in vario modo articolo delle Isvestia che attribuirebbe alla Germania responsabilità della guerra.

Prego inviare quanto prima sunto articolo in questione.

Fate pure conoscere Vostre osservazioni in relazione anche Vostro telegramma n. 138 del 14 corrente (1).

249

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL RE, VITTORIO EMANUELE III

T. URGENTISSIMO S. N. Roma, 16 settembre 1939 (2).

Dai rapporti dei prefetti, della P. S., dell'Arma, dei federali, etcetera risulta che il popolo italiano passata l'emozione delle prime giornate va ritrovando il suo normale equilibrio. I fenomeni, del resto parziali, di sbandamento si ebbero per effetto dello sgombro delle città, per l'oscuramento totale delle medesime, per i richiami alle armi, per l'incetta dei generi. Tutto ciò diede luogo a un mucchio di voci che come tutte le voci dei tempi eccezionali sorgono, si diffondono e muoiono e sono credute soltanto da quella aliquota di deficienti, che esiste in qualsiasi società nazionale. La ripresa della navigazione oceanica, la fine dell'oscuramento, le misure contro gli accaparratori e altri provvedimenti hanno fatto tornare la calma che era stata turbata soltanto dalle nervose folle delle grandi città. Molti inconvenienti mi sono stati segnalati riferentisi al richiamo delle classi, a .una troppo generalizzata requisizione di automezzi e di animali e si sta provvedendo. Dalle richieste che i francesi ci fanno richieste urgentissime, che vanno dai vagoni portati (3), agli autocarri, agli strumenti ottici, alle navi cisterne è dimostrato che, anche quando si è pronti, il più resta da fare. Comunque ho mandato il generale Pariani a fare una minuta ispezione di almeno 10 giorni per vedere come vanno o non vanno le cose e mettetvi riparo. La spedizione tedesca in Polonia è stata meno rapida di quaz;tto si pensava dai sottotenenti. È però da escludersi che le isole polacche possano non essere sommerse alla fine dalla massa germanica. È probabile un intervento della Russia per fare bottino dell'Ucraina. Sul fronte ovest i tedeschi continuano nella loro tattica: rispondere se attaccati. Può darsi che colla liquidazione della Polonia vi siano -malgrado le dichiarazioni ovvie di Chamberlain -possibi!Ltà di negoziati diplomatici.

(l) -Vedi D. 201. (2) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (3) -Parola di dubbia interpretazione. Probabilmente si tratta di cisterne. Vedi DD. 5, 36.
250

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO. Roma, 16 settembre 1939.

Ho ricevuto stamane l'Ambasciatore François-Poncet di ritorno da Parigi. Egli mi ha detto che aveva conferito in Francia con Daladier e con le altre personalità eminenti del Governo e che dopo questi colloqui si era formato la convinzione che in Francia si era ormai abbandonata ogni idea di giungere, in tempo relativamente breve, ad un accordo con la Germania e che ci si preparava a condurre la guerra fino all'esaurimento di una delle due parti. Ciò nonostante egli restava sempre d'avviso che non bisognava scartare aprioristicamente la eventualità dL un accordo: pertanto se Hitler, vinta la guerra in Polonia, avesse presentato delle proposte ragionevoli, egli, François-Poncet, avrebbe raccomandato al suo Governo di esaminare attentamente l'eventualità di un'intesa. Questa intesa appariva tanto più possibile se il Duce, che personalmente e come Capo dell'Italia fascista rappresenta l'unica forza efficiente oggi in Europa, avesse voluto prendere in mano la direzione dei negoziati. Egli però sentiva il dovere di aggiungere che il Duce avrebbe invece dovuto astenersi da qualsiasi intervento se fin da principio le proposte di Hitler non fossero. apparse tali da rendere possibile l'intesa. La carta del prestigio mussoUniano è troppo importante per essere sciupata invano.

François-Poncet non saprebbe dire oggi quali dovrebbero essere le condizioni, nè quale aspetto si dovrebbe dare internazionalmente all'Europa del dopo guerra per assicurare aL Popoli un lungo periodo di pace. È però d'avviso che L'unica soluzione pratica sia di dar vita a un Direttorio europeo di Grandi Potenze.

Per quanto riguarda i rapporti tra la Francia e l'Italia, il signor FrançoisPoncet ha detto che a Parigi si è molto apprezzato l'atteggiamento assunto dal Governo fascista e che ogni sforzo verrà fatto perchè tale atteggiamento venga consolidato nel tempo. Pertanto la Francia cercherà con ogni cura di evttare qualsiasi incidente che potrebbe compromettere le relazioni fra i due Paesi, così come eviterà di porre l'Italia di fronte a domande precise circa il suo atteggiamento e le sue intenzioni. Ho risposto a François-Poncet che prendevo atto con vivo compiacimento -come già avevo fatto con l'Ambasciatore d'Inghilterra -di quanto mi veniva comunicato: dovevo infatti sottolineare che qualstasi tentativo di mettere l'Italia con le spalle al muro, avrebbe avuto come unica conseguenza quella di irrigidire il nostro atteggiamento e di costringerci a prendere posizione esattamente contro quel Paese che avesse voluto imporci una linea di condotta.

François-Poncet ha detto che si rendeva assolutamente conto di quanto io gli dicevo, e che questa nostra situazione era stata compresa da tutti a Parigi. Particolarmente favorevole all'atteggiamento italiano si era mostrato il generale Gamelio, il quale personalmente aveva avuto occasione di dirgli che dalla neutralità l'Italia sarebbe sortita potenziata militarmente ed economicamente, e che questo rafforzamento della posizione italiana non poteva che riuscire gradito alla Francia.

François-Poncet ha poi aggiunto che il Governo francese era pronto ad

affrontare la discussione per giungere ad una soluzione dei problemi ancora

in sospeso tra Francia e Italia. Egli ha avuto istruzioni in merito e può iniziare

negoziati in qualsiasi momento, con la speranza di giungere rapidamente ad una

soddisfacente intesa. Però, in considerazione degli eventi attuali, la Francia

non prende l'iniziativa di proporre negoziati: lascia all'Italia di scegliere il

momento propizio.

Il signor Françoi,s-Poncet mi ha esposto quindi la preoccupazione del Governo francese per eventuali complicazioni nei Balcani. Mi ha chiesto se avevo notizia circa l'eventuale intervento della Russia, che da molti indizi sembrava ormai probabile al Governo francese. Ho risposto che non avevo elementi precisi di giudizio, ma che era innegabile che alcuni indizi avevano in questi ultimi giorni attirato l'attenzione su tale possibilità.

François-Poncet ha detto che il Governo francese ha serie ragioni per temere che la Germania, battuta la Polonia, pensi di procedere ad una rapida azione per occupare la Romania. Qualora ciò avvenisse è evidente che tutto l'equilibrio balcanico ne sarebbe scosso e che la guerra si estenderebbe automaticamente a quel settore. L'Italia stessa non potrebbe disinteressarsi all'avvenimento dati gli interessi predominanti che l'Italia ha nella Penisola balcanica. La Francia, nell'eventualità di un attacco tedesco in Romania, si propone di inviare un Corpo di spedizione nei Balcani per fronteggiare la calata germanica. A tal fine sta concentrando forze in Siria agli ordini del Generale Weygand. Comunque il Governo francese, in considerazione degli interessi italiani nella regione balcanica, tiene a far sapere che non prenderà iniziative, sia pure di controffensiva, nei Balcani senza previo accordo col Governo fascista.

Ho preso atto di quanto il signor François-Poncet mi ha comunicato -e, rispondendo ad una sua domanda, ho detto che fino ad ora nulla a noi risulta della intenzione germanica di attaccare la Romania.

Dopo avere esaminato col signor François-Poncet alcune questioni di secondaria importanza, ci siamo lasciati con l'intesa di mantenere fra noi quei contatti che sono impost1 dalla situazione evitando che di essi, per evidenti ragioni, venga data pubblicità a mezzo della stampa.

Il signor François-Poncet ha tenuto a dare a tutto il colloquio un carattere di cordialità ispirato particolarmente alla fiducia che la Francia ripone nella lealtà dell'atteggiamento italiano (1).

251

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 16 settembre 1939.

Il Ministro d'Ungheria ha chiesto di conoscere se il Governo italiano continuerà a mantenere la propria Rappresentanza diplomatica presso il Governo

polacco nel caso in cui esso si stabilisca in Francia o in altro paese che gli

consenta di esercitare le sue funzioni.

Ha pure chiesto di conoscere quale sarà l'atteggiamento del R. Governo nel caso in cui i tedeschi costituiscano in Polonia un Governo polacco, e trattino con esso.

Gli ungheresi desiderano conformare il loro atteggiamento al nostro.

(l) Il presente documento porta il visto di Mussolini. In calce, Ciano aggiunse la seguente annotazione: « Analoga comunicazione per quanto concerne l'eventualità di un attacco tedesco contro la Romania, mi è stata fatta, nel pomeriggio, dall'Ambasciatore inglese.Ciano»,

252

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LONDRA, CROLLA

T. PER CORRIERE 536 R. Roma, 16 settembre 1939.

Risulterebbe (l) che codesto Governo, nell'intento normalizzare rapporti anglo-nipponici, avrebbe offerto al Governo giapponese, in cambio mantenimento status quo e rispetto interessi britannici in Cina:

l) riconoscimento del Manciukuò,

2) riconoscimento del nuovo Governo nella Cina Settentrionale,

3) chiusura dei rifornimenti a Chang-Kai-Shek,

4) rifornimenti diretti al Giappone o per il tramite degli Stati Uniti.

Interessa conoscere quanto potrà possibilmente risultarvi in proposito. Telegrafate.

253

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 193. Ginevra, 16 settembre 1939 (per. giorno 18).

Krauel mi ha detto di aver ricevuto copia di una comunicazione dell'Ambasciatore tedesco in Spagna che riferisce di una sua conversazione col Generalissimo Franco.

·Nel corso del colloquio, Franco ha detto all'Ambasciatore che, qualora l'Inghilterra e la Francia vincessero la guerra, tutta la rivoluzione nazionalista spagnola potrebbe essere rimessa in causa e che questo fatto determinava la neutralità benevola della Spagna nei confronti della Germania.

In base ad altre comunicazioni, Krauel ha appreso che la Spagna rifornisce di mezzi bellici la Francia. Il Governo spagnolo giustificherebbe tali forniture affermando che, qualora le sospendesse, i :franco-inglesi impedirebbero i rifornimenti alla Spagna di certe determinate materie prime indispensabili alle industrie di guerra.

(l) Vedi D. 198.

254

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 128. Bucarest, 16 settembre 1939 (per. giorno 20). Mio telegramma per corriere n. 0127 del 15 corrente (1). Anche questo Ministro degli Affari Esteri mi ha informato della controproposta fatta anche a nome del Governo di Belgrado a quello di Budapest. Gafencu mi ha anche dato lettura del testo da lui rimesso a questo Ministro d'Ungheria nel quale, dopo un preambolo che afferma le pacifiche intenzioni dei contraenti, si manifesta il desiderio dei Governi di vegliare alla migliore convivenza delle varie nazionalità nell'ambito dello Stato, e si dichiara che ciascun Governo prenderà all'uopo le misure necessarie a promuovere le buone relazioni con gli altri Stati contraenti. Nel darmi lettura del documento in questione, Gafencu mi ha fatto rilevare che i Governi romeno e jugoslavo sono andati più avanti di quanto avessero consentito a Bled, in quanto consentono porre ufficialmente la questione delle minoranze in rapporto con le relazioni con l'Ungheria. Il Ministro degli Affari Esteri si è peraltro !agnato meco delle dichiarazioni alquanto minatorie fatte per la Romania in questi giorni dal Conte Csaky dinanzi alla Commissione Parlamentare degli Esteri, e del suo rinnovato tentativo di

discriminare fra Romania e Jugoslavia, tentativo, a giudizio di Gafencu, destinato a fallire, data la solidarietà al riguardo di questi due ultimi Paesi.

255

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 111. Ankara, 16 settembre 1939 (per. giorno 25). Il Segvetario GeneraJe presso questo Ministero degli Affari Esteri che vidi il 4 corrente, rispondendo ad una mia domanda se fosse vera la notizia della prossima partenza di Saracoglu per Mosca, mi disse che si trattava della restituzione della visita fatta ad Ankara da Potemkin nella scorsa primavera, ma che non era decisa. Soggiunse: " Sarà comunque una smentita alle voci di divergenza di vedute o di raffreddamento dei rapporti fra la Turchia e l'U.R.S.S. ,. Questa dichiarazione di Menemencoglu è interessante e spiega la campagna di stampa orchestrata subito dopo le dichiarazioni di Refik Saydam alla Grande Assemblea Nazionale e intesa a celebrare la "solida e sincera, amicizia turcos<wietica. Convalida anche il dubbio che la notizia -apparsa da prima su due giornali di Istanbul e non smentita della prossima partenza di Saracoglu sia

stata una manovra di assaggio. Essa è riuscita poichè oggi si annuncia ufficialmente che l'invito sovietico è giunto e che Saracoglu partirà per Mosca.

L'attuale stato d'animo dei dirigenti la politica turca nei riguardi dell'equivoco atteggiamento sovietico è un misto di sospetto e di allarme. Partendo dalla constatazione che il conflitto in Europa è scoppiato appena la Russia ha rotto i negoziati per la sua eventuale partecipazione al cosidetto " fronte della pace , qui si vuoi credere e far credere che col patto di non aggressione tedesco-sovietico l'U.R.S.S., non ha però dato mano libera alla Germania -ed anzi all'Asse nei riguardi dei Balcani, del Mar Nero, del Mediterraneo. Ma non se ne è sicuri. Ed allora si lancia l'ipotesi che esistano nel patto clausole segrete con cui la Germania si impegna a non turbare lo statu quo nei Balcani e nel Mediterraneo e si aggiunge che se anche tali clausole non esistano è escluso che la Russia dei Sovieti si disinteressi delle sorti delia Balcania e del Mediterraneo nel caso in cui queste regioni fossero minacciate dall'espansione tedesca ed italiana.

Accanto a queste ipotesi, che per essere favorevoli. alla Turchia vengono ventilate ed illustrate, ce n'è un'aUra che si formula in segreto e che costituisce la vera preoccupazione dei Turchi. E cioè che il patto tedesco-sovietico sia tanto completo da indurre la Russia, prima o dopo, a prendere nella questione polacca in ispecie e nel conflitto europeo in genere una posizione decisamente contraria all'Inghilterra. In questo caso come si troverebbe la Turchia, legata alla Gran Bretagna e alla Francia da una dichiarazione di assistenza sia pure per ora limitata ad alcune zone? e quale seguito darebbe alle trattative tuttora in corso per la conclusione di patti definitivi?

La Turchia è senza difesa sulle frontiere orientali, ha sul suo territorio da 2 a 3 milioni di curdi le cui frequenti rivolte pare siano state alimentate dai Sovieti, non può pertanto fare politica contraria all'U.R.S.S. Ecco perchè da un lato rivolge caldi appelli alla " tradizionale amicizia e alla solidarietà , fra le due rivoluzioni kemalista e sovietica e dall'altro invia il Ministro degli Esteri a Mosca, nel preciso momento in cui l'U.R.S.S. manifesta l'intenzione di intervenire in Polonia, per mettere in fase con gli ultimi sviluppi della situazione la sua politica generale.

(l) Vedi D. 221.

256

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 5. Teheran, 16 settembre 1939 (per. giorno 27).

Mio telegramma n. 83 del 5 corrente (1). Confermo che questo Governo teme una aggressione da parte U.R.S.S. in seguito al recente accordo russo-tedesco, con duplice obiettivo:

l) Trasformare, secondo le vecchie aspirazioni czariste, il Mare Caspio in lago interno russo portando la frontiera alla linea di displuvio della lunga catena dell'Elburz.

2) Effettuare una minaccia sull'India attraverso la facile linea da Mosced

ed una minaccia ancora più seria sui pozzi petroliferi iraniani ed irakiani appoggiandosi alla ferrovia trans-iraniana.

Questo sarebbe il piano dello Stato Maggiore tedesco, attualmente allo studio a Mosca, e dovrebbe rappresentare la maggior minaccia all'Impero britannico nel caso questo si ostinasse a prolungare il conflitto.

Per quanto tali voci, che qui circolano con grande insistenza, siano incontrollate, è però accertato che la preoccupazione iraniana è condivisa largamente da questa Legazione inglese e che l'Iran, posto al bivio fra U.R.S.S. e Gran Bretagna, si stia decisamente orientando verso quest'ultima.

Molto significativa appare la nomina di un nuovo Ambasciatore sovietico a Teheran signor Filimonov di tendenza nazionalista, e l'allontanamento dello attuale Incaricato d'Affari israelita d'origine polacca, che gestiva l'Ambasciata da circa un anno, nonchè di tutto il personale dell'Ambasciata.

Fra lo Scià ed i Sovieti esiste una vecchia questione tuttora pendente dal giorno in cui, col colpo di mano su Teheran del 1921, egli abbandonava il reggimento dei Cosacchi per mettersi al servizio inglese.

Riaffiora quindi in tutta la sua profondità storica il contrasto secolare fra Russia e Gran Bretagna ai confini dell'India.

(2) -alla frontiera del Belucistan, con movimento dimostrativo sull'Afganistan (l) -Vedi D. 34. (2) -Probabilmente: Mesced.
257

IL MINISTRO DI BULGARIA A ROMA, POMENOV, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 81. Roma, 16 settembre 1939 (l) (per. giorno 17).

J'ai l'honneur, d'ordre de mon Gouvernement, de porter à la connaissance de Votre Excellence la déclaration suivante adoptée par le Conseil des Ministres: "Etant donnée la situation internRtionale et la développement des événements, la Bulgarie continuant sa politique pacifique restera neutre,.

258

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATISSIMO 6903. Berlino, 16 settembre 1939 (per. giorno 20).

Alcune brevi note sulla situazione quale l'ho trovata al mio ritorno.

Atmosfera. Mi sembra sensibilmente migliorata. Le dichiarazioni Goring a Magistrati (2) sono a mio p2rere importanti. Riterrei anzi ch'esse non dovessero essere lasciate cadere e che un seguito qualunque potrebbe opportunamer,tr= esser loro dato nella parte, almeno, suscettibile di una utile risposta (un messaggio in proposito potrebbe anche essere affidato al nuovo Addetto Aeronautico colonnello Teucci, in modo da accreditarlo subito come organo di colle

gamento ufficioso. Una risposta mi sembrerebbe, per esempio, particolarmente

opportuna in materia di batterie antiaeree).

Per tornare all'atmosfera, nessun dubbio, ormai, che tutta la parte intelli

gente dell'opinione pubblica tedesca si sia resa conto che, se non esistesse una

Italia neutra, bisognerebbe crearla.

Per quanto riguarda la massa, è stato d'altra parte provveduto con l'intensificazione dell'azione stampa, azione che, incominciata dopo la mia prima conversazione con Weizsacker, ha continuato ininterrotta in mia assenza. Anche l'altro giorno, di passaggio da Monaco, Pittalis mi segnalava in proposito taluni buoni articoli locali. Veglierò a che questa azione continui. Weizsacker me ne ha dato già affidamento ieri ed io mi propongo di avere una apposita, diretta conversazione in materia con Braun von Stumm. Weizsacker mi ha comunque rassicurato che, dai sondaggi da lui fatti gli è risultato lo stato d'animo da me denunciatogli essere meno esteso di quello che si credeva anche nelle masse popolari. Io ho tuttavia domandato a W eizsacker la pubblicazione del noto telegramma. Egli ne deve naturalmente riferire al " quartiere generale ". ove crede che -in ragione stessa della data -possano essere sollevate delle obiezioni. Siamo rimasti, in ogni modo, di accordo che avremmo riparlato della cosa al suo ritorno dal fronte, ove anch'egli. si recava per la sepoltura del figlio.

Situazione politica interna ed estera. La massa popolare tedesca sembra essersi ripresa dallo stato di abbattimento e di desolazione dei primi giorni ma, non astante tutto, è lungi dall'essere entusiasta. Le notizie sulle perdite filtrano, non ostante i divieti e le pene di morte, abbondantemente (il primogenito di Braun von Stumm ha perduto una gamba). Il giorno in cui fu annunciata la presa -verificatasi poi non esatta-di Varsavia, l'Ambasciatore Davignon si trovava a pranzo all'Eden, che era pieno di commensali anche perchè gli alberghi sono gli unici posti dove si possa mangiare relativamente bene. Quando la Radio dette l'annuncio, non uno solo dei. tanti tedeschi presenti scoppiò in un applauso o in un urrah! Non uno solo intonò un inno. Finora, nessuna bandiera è stata mai esposta. Immagino che ciò avverrà il giorno in cui l'autorità superiore ... lo comanderà. Ma persino questa organizzazione ufficiale -ora che Goebbels sembra ecclissato -fa in questo momento difetto.

D'altra parte, si incomincia a realizzare che le disposizioni franco-inglesi sono tutt'altro che favorevoli. Il discorso di Goring è stato utilissimo all'interno, ma all'estero non ha prodotto effetto alcuno. L'Inghilterra appare sempre più dura. La stessa Francia, col suo ultimo rimaneggiamento ministeriale, ha dato segni di sicuro irrigidimento. L'accantonamento di Bonnet alla Giustizia e la riesumazione di Delbos sono trovati molto significativi..

Nonostante, quindi, ci sia sempre qualcuno che si domandi perchè la Francia dovrebbe combattere per gli Inglesi ecc. ecc., le illusioni circa una pace imminente cominciano a diminuire. Il che però non significa che, nei limiti in cui esse permangono, non si guardi sempre all'Italia come all'unico intermediario capace di portare a buon fine un'opera di riconciliazione. Questo mi è stato confermato ancora ieri da Weizsacker, cui io ho rinnovato quei discreti accenni in materia cui il Duce e l'E. V. mi avevano autorizzato, accenni che non mancheranno, naturalmente, di essere trasmessi a chi di dovere.

Sostegno ed appoggio al " sistema " della neutralità. L'argomento, invece, che ho trovato adesso all'ordine del giorno è quello della necessità di rafforzare la posizione e l'azione dei neutri. In questo tutti guardano all'Italia e dai più opposti punti di vista.

La Germania vi guarda dal punto di vista dell'interesse proprio. Essa spera di poter sfruttare i neutri a suo profitto. Anche in ciò essa si fa qualche illusione ma in ogni modo, nel momento, questa è -decisamente -la sua politica. Essa vorrebbe che i neutri mostrassero i denti all'Inghilterra. I piccoli Paesi, da sè, molto poco possono in questo senso. Ma l'Italia potrebbe sostenerli e capitanarli. Un chiaro accenno in proposito mi fu fatto ieri da Weizsacker il quale mi disse testualmente : « Poichè l'Italia fa una politica di "indipendenza" essa potrebbe servire di esempio e di sprone ai Paesi minori, onde rafforzarne la neutralità e quindi la resistenza alle imposizioni dell'Inghilterra ». La stessa tesi era apertamente sostenuta dal giornalista tedesco più accreditato (il Megerle della Borsen Zeitung) in sue conversazioni con " neutri ".

Analogo sentimento ho trovato in colleghi tipo Davignon, il quale per es. mi ha detto di avere già richiamato l'attenzione del proprio Governo sulla necessità di contatti con l'Italia in materia di neutralità. Non solo i piccoli Paesi si sentono impotenti di fronte all'Inghilterra -che accenna a voler stringere la morsa del blocco in ragione inversa delle sue possibilità militari specie terrestri -ma essi cercano un appoggio nei confronti della stessa Germania, la quale con le sue contromisure e con l'esigere da tuttì i Paesi (vedi per il Belgio missione Ritter) la continuazione e anzi l'intensificazione del commercio di pace anche in tempo di guerra, si prepara ad essere fastidiosa ed opprimente non meno dell'Inghilterra.

Non solo, ma se le mie informazioni sono esatte --ed io ne avrò conferma nei prossimi giorni -all'Italia guarda anche l'America. Tanto che gli Americani del Sud quanto quelli del Nord pensano a continuare almeno una parte del loro legittimo commercio attraverso l'Italia. È quindi verso di questa che tutti, quasi naturalmente, fanno capo e gravitano per l'azione politica necessaria a garantire e rafforzare l'indipendenza dei neutri. Si fa osservare in proposito che una combinazione di sforzi fra l'America del Nord ad es. e l'Italia sarebbe quanto mai feconda di risultati. Non si può aveJ:e idea del timore che si ha dell'azione inglese in questo campo. Essa è considerata come solo agli inizi. Per ora, naturalmente, l'Inghilterra cerca di far accettare determinate restrizioni solo "in principio, promettendo a tutti esenzioni e tacite tolleranze; dopo, una volta accettatone il principio, applicherà le restrizioni anche nella pratica, strozzando ugualmente -allo scopo " umanitario " di diminuire la durata della guerra -amici e nemici. E si teme che la Francia non esiterà a mettersi sulla stessa via. La nomina di Coulondre a Capo Gabinetto di Daladier è ritenuta in proposito molto sintomatica. Coulondre, oltrechè sostenitore della " resistenza ad oltranza", è anche un antico specialista del Quai d'Orsay in materie commerciali. Ai tempi delle Sanzioni, egli dirigeva-contro il volere di Lava!-l'azione sanzionistica antitaliana di Ginevra.

Dal campo della utilità pratica commerciale si passa poi a quello puramente e prettamente politico. Quanto più si fa strada l'idea che l'Inghilterra si opponga ad una rapida pace e quanto maggiormente, quindi, aumentano le probabilità

di una guerra lunga, tanto più si ritiene necessario che i neutri si uniscano:

a) per assicurare a se stessi un minimo di vita possibile;

b) per costituire un tale blocco di forze-specie se l'America non entra

in guerra -da poter a suo tempo imporre ai belligeranti una giusta pace.

Per tutto questo-ripeto-e da tutte le parti, si guarda all'Italia.

Questa la nota dominante del giorno (1).

(l) -Il presente documento è senza data; da un'annotazione dell'archivista risulterebbe spedito il 16 settembre 1939. (2) -Vedi D. 170.
259

L'AMBASCIATORE A BRUSSELLE, LOJACONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4062/1028. Brusselle, 16 settembre 1939 (per. giorno 19).

La neutralità del Belgio nel conflitto delle Potenze occidentali contro la

Germania è seguita con tanto più scrupolosa attenzione -almeno da parte del

Governo-quanto maggiori sono le forze che tendono a deviarla.

La prima e più solenne manifestazione di neutralità si è svolta con le misure di mobilitazione graduale dell'Esercito, sul cui carattere di accentuata ostentazione, anche dopo ravvisati e sufficienti elementi di garanzia nelle dichiarazioni preventive dei belligeranti e nella impostazione delle operazioni di guerra, ho già riferito a V. E.

L'impulso dato alle fasi della mobilitazione verso Est non era stato ancora sufficientemente corretto e controbilanciato verso Ovest alla data del mio ultimo rapporto (n. 3948/1005 del 31 agosto u. s.) (2). Rimaneva dal lato della frontiera francese un va,rco aperto non soltanto nel senso militare ma sopratutto nel senso sentimentale. Il Governo, deciso a tamponarlo con i mezzi militari per quel che poteva valere (sommersi come erano nella marea dei sentimenti filofrancesi) non mancò ai suoi imperiosi doveri e vi provvedette appena che potè. Si assistette dunque, nel momento in cui tutto il Paese trepidava per le sorti dell'Europa, al fatto nuovo del trasferimento della persona stessa del Re sulla linea di resistenza delle truppe spiegate contro quella frontiera francese su cui per venti anni si era invariabilmente collocato il cosidetto evento fatidico del soccorso degli eserciti repubblicani accorrenti al suono della Marsigliese per liberare il suolo belga dalla invasione del consueto barbaro.

Che il giovane Re, pensoso degli interessi sostanziali e non delle inclinazioni sentimentali del suo Paese, abbia guadagnato in popolantà con questo atteggiamento, non si può affermare. E sarà fortuna se nel corso dei lunghi ed imprevedibili avvenimenti che si preparano nel mondo, egli potrà ricondurre le sue truppe agli accantonamenti di pace senza dovere esperimentare il tormento di una difesa del territorio a dispetto della volontà dei relativi abitanti, i quali non desiderano che accogliere con festoni, bandiere ed archi di trionfo gli eventuali invasori occidentali.

II -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. I

Mentre la neutralità terrestre tiene puntate le batterie e gonfia di sospiri nostalgici i petti delle popolazioni francesizzanti, la neutralità aerea, già apertamente violata con un vero e proprio combattimento aereo anglo-belga, si avvia alla chiara dimostrazione della sua natura sui generis a causa del carattere di rapidità transeunte delle relative violazioni. Se si eccettui il caso di una reazione da parte delle aeronavi belligeranti, che giungano fino all'audacia di stendere al suolo gli aeroplani della difesa territoriale neutra, si deve ritenere che in mille altri casi meno anormali le squadre aeree passeranno senza lasciare traccia e solleveranno tutt'al più un senso di stupore e di rancore, per soddisfare il quale non sarà certo mai il caso di dichiarare una guerra.

Con ciò non si vuole minimamente accettare la tesi ardita della Gran Bretagna che vorrebbe assimilare gli strati atmosferici alle acque territoriali, assegnando un minimo di distanza oltre il quale i cieli, come le acque, dovrebbero rimanere liberi. Troppa differenza fisica vi è tra i due casi, giacchè la navigazione aerea comporta, per forza di gravità, la caduta dei ,corpi sulla terra sottostante qualunque sia l'altezza dalla quale quei corpi cadano o vengano lasciati cadere; mentre lo stesso non avviene tra le navi e le coste. Ma anche lasciando integra la concezione della sovranità illimitata dello Stato sui cieli sovrastanti al proprio territorio, è d'altra parte troppo evidente che il passaggio di una squadra aerea non lascia su quel territorio alcuna delle tracce che vi lascerebbero un corpo d'armata terrestre. Si diffonde dunque, molto realisticamente, la concezione che la neutralità aerea deve essere difesa " cum granu salis" e cioè adoperando è vero -tutti i mezzi di segnalazione, di avvertimento, di caccia e di tiro che sono disponibili nell'istante medesimo dell'incursione; ma non certo col ricorso estremo alla guerra una volta che l'incursione sia passata senza lasciare tracce di distruzione e di sangue.

Sempre più grave e sempre più relativa diviene la difesa della neutralità se dal terreno delle operazioni militari si passa a quello economico. È su questo terreno che il Belgio subirà la più gelida doccia sugli ardori della sua adorazione della forza britannica e non vi sarà propaganda, per quanto immaginosa da parte di quel filtro di menzogne che è il Ministro dell'Informazione britannico, che potrà controbilanciare l'effetto di una riduzione di pietanze alla mensa di questi fanatici della forchetta, che sono i Belgi.

È ormai di dominio pubblico che la pressione britannica ha incominciato a esercitarsi sul Belgio e sugli altri Stati neutri del Nord per obbligarli a conformarsi al sistema del blocco antigermanico. La riunione degli Stati di Osio, avvenuta a Bruxelles in questi giorni, ha avuto per oggetto lo studio dell'atteggiamento comune da tenere di fronte alle esigenze della guerra economica. Le quali, da una parte, spingono gli Stati neutri a risolvere i problemi dei rifornimenti e dei trasporti per conservare lo standard di vita e di lavoro delle popolazioni e, dall'altra parte, li collocano di fronte alla necessità o alla minaccia di mandare a gambe per aria i suddetti problemi e di addivenire alla autolimitazione dei propri bisogni e delle proprie produzioni per assicurare alla Gran Bretagna la ermeticità del blocco diretto contro la Germania non soltanto attraverso i mari ma anche attraverso le frontiere dei neutri stessi.

Il sistema non è nuovo essendo passato attraverso la lunga elaborazione del 1914-18 e trova i neutri del Nord-Europa -che furono i soli neutri della Grande Guerra -già disgraziatamente pregiudicati dall'adattamento di allora che mal si presta ad improvvisare nuovi atteggiamenti. Il solo elemento nuovo della situazione è costituito dal Belgio che trova intollerabili -come suole sempre avvenire -quei metodi di cui nella guerra precedente si valse, se non direttamente, almeno attraverso la sua maggiore alleata navale. Sembra: che l'azione del Belgio sia intesa a tonificare anche quella degli altri componenti del gruppo di Oslo.

Animatore della resistenza sarebbe in Belgio il Ministro degli Affari Economici; signor Sap, fiammingo, simpatizzante per la Germania. In un colloquio avuto con me a proposito del permesso di esportazione di alcune macchine destinate ai nostri cantieri, il signor Sap non mi nascose il giudizio che faceva sulla situazione incoerente della Francia, costretta ad uscire dalla linea Maginot e ad iniziare una guerra offensiva contro il più potente esercito di Europa: guerra offensiva da alimentare con 10 soldati francesi contro l tedesco in difensiva, mentre la situazione demografica era già tanto sfavorevole alla popolazione francese. Tutto ciò-secondo il signor Sap-(ed anche secondo me) per seguire la politica di prepotenza e di predominio dell'Inghilterra sulla Europa. La quale Inghilterra, incapace di vincere per terra la Germania, dovrebbe finire con perdere, attraverso il dissanguamen,to della Francia, l'unico appoggio sul continente e si vedrebbe ridotta, a lungo andare, all'uso del blocco come unico e cronico metodo di guerra; del che l'Europa, tagliata fuori dall'Inghilterra, verrebbe a soffrire meno di quanto non debba soffrire la stessa Inghilterra, tagliata fuori dall'Europa.

Questi concetti del signor Sap, l'impegno preso con la Germania di mantenere il volume degli scambi come indice di una completa neutralità [mio telegramma

n. 65 del 3 settembre (l)] e l'interesse sostanziale del Belgio di assicurare, non soltanto l'alimentazione del suo popolo, ma anche l'afflusso delle materie prime che alimentano le sue ricche industrie ed il suo commercio di esportazione, come base della prosperità nazionale, spiegano il proposito di questo Governo di difendere la libertà della propria economia.

La risposta del Governo belga al passo compiuto dall'Ambasciatore inglese per l'adesione dei neutri al sistema del blocco affermerebbe in principio: la libertà dei neutri di commerciare con tutti i Paesi compresi i belligeranti, salvo -verso questi ultimi -il contrabbando di guerra adottato dai neutri stessi; la libertà dei porti belgi; la libertà degli approvvigionamenti del Paese; la liberazione delle navi belghe trattenute in porti britannici in attesa di visita. Tuttavia il signor Spaak mi ha dichiarato che, pur affermando nettamente tali principi di libertà, il Governo belga, senza irrigidirsi in atteggiamenti estremi e pericolosi, consiglia e si propone di trattare con i belligeranti il sistema più equo per assicurare i rifornimenti del Paese non soltanto in linea di alimentazione, ma anc}J.e in linea di produzione industriale.

Intanto è stata annunziata la costituzione di « delegazioni per gli acquisti» da inviare in Inghilterra, Francia, Germania, Olanda e Stati Uniti le quali cercheranno di profittare delle more delle discussioni con l'Inghilterra per procedere agli accaparramenti di materie prime necessarie all'economia belga. È infatti

diffuso in tutti il senso della inanità delle resistenze ad oltranza contro le imposizioni britanniche se i negoziati auspicati dal Belg:o non dovessero sortire esito felice. In vista di questi negoziati, la tesi delLa difesa integrale della libertà dei neutri appare evidentemente non come una linea di arresto di una inverosimile intransigenza belga ma piuttosto come una linea di partenza per muovere incontro alle richieste inglesi con la speranza di incontrarsi sopra una linea tanto più ravvicinata ad una .equa risultante mediana quanto più arretrato e totalitario è il caposaldo di partenza della tesi belga. A questa tesi secondo una frase dello stesso Ministro degli Esteri signor Spaak -non mancano piramidi di argomenti giuridici, infelicemente inutili contro l'unico argomento valido costituito dalla forza. Perciò le speranze di una moderazione inglese nello uso del torchio contro la vita economica dei neutri limitrofi alla Germania non sono eccessive; e si pl"evede l'avvento di duri giorni per l'economia del Belgio esposta al razionamento delle materie prime, al marasma delle industrie ed al malessere conseguente del ceto operaio.

La neutralità del Belgio, colpita in petto nel 1914 da mano violenta, nel rapimento di una lotta eroica e sanguinosa, non intravede nel 1939 che le malinconie del deperimento organico, premuta sulla pancia dalle spire della guerra britannicamente concepita.

(l) -Il presente documento porta il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. D. 1., Serie VIII, Vol. XIII, D. 516.

(l) Vedi D. D. 1., Serie VIII, Vol. XIII, D. 638.

260

IL CONSOLE GENERALE A VIENNA ROCHIRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 10100/1854. Vienna 16 settembre 1939 (per. giorno 20).

Mi viene ri:Derito che i tedeschi mandano armi e munizioni alla Bulgaria con i piroscafi via Danubio. Mi riservo di assumere ulteriori informazioni al riguardo.

261

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4882/1956. Sofia, 16 settembre 1939, (per. giorno 21). Telecorriere E. V. n. 20104/C dell'8 corr. (1). Kiosseivanov mi ha detto di essere effettivamente informato che da parte jugoslava si sarebbe assicurato il Governo di Ankara delle intenzioni pacifiche del Governo bulgaro. Da quanto egli mi ha detto parrebbe però che tali assicurazioni sarebbero state date di fronte ad una affermazione turca di intenzioni

vedi D. 61.

aggressive della Bulgaria a proposito delle quali il Governo di Ankara avrebbe fatto intravedere a quello di Belgrado l'opportunità di considerare un'azione preventiva contro di essa.

(l) Non pubblicato. Contiene ritrasmissione del T. da Belgrado 193 del 6 settembre 1939,

262

IL MINISTRO A BAGDAD, GABBRIELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1082/459. Bagdad, 16 settembre 1939.

Continuano a circolare voci di profonde divergenze in seno al Gabinetto, già segnalate telegraficamente a V. E. alcuni giorni sono (1). Tali div,ergenze sarebbero determinate dal fatto che quest'Ambasciata britannica, fa,cendo p~essione su Nuri Said, vorrebbe che il Governo irakiano prendesse le seguenti decisioni:

l) affidare all'Inghilterra il comando generale dell'esercito irakiano;

2) dichiarare immediatamente la mobilitazione generale nel paese;

3) consentire l'invio di truppe irakiane speci-almente in Palestina e in Egitto.

Il Ministro della Difesa generale Taha el-Hascimi si opporrebbe recisamente all'atteggiamento del Presidente del Consiglio ùisposto a cedere alle pre-tese della Potenza Alleata. Egli sostiene:

l) che la cessione del comando dell'esercito irakiano all'Inghilterra non si può conciliare col trattato di alleanza del 1930 nè coll'indipendenza dell'Iraq riconosciuta in tale trattato;

2) che l'Iraq non ha bisogno, almeno per il momento, di ordinare la mobilitaz~one generale data la sua posizione geografica e la distanza ,che lo separa dal teatro attuale della guerra europea e poichè una sua eventuale mobilitazione generale getterebbe l'allarme negli Stati vicini;

3) che l'esercito kakiano, in virtù del patto dl alleanza, non può essere mandato a combattere fuori del ter~itorio irakiano; e che anzi J.'Inghilterra, secondo l'accordo stesso e in vista dei suoi diretti interessi in Iraq, è obbUgata a difendere il territorio irakiano contro qualsiasi aggressore.

Questa presa di posizione del Ministro della Difesa viene approvata dalla opinione pubblica del paese, contraria a qualsiasi partecipazione al conflitto e dall'esercito che manifesta tendenze nazionaliste e perciò antibritanniche.

Si parla con insistenza di un prossimo rimaneggiamento ministeriale e del ritorno al potere di Giamil Midfai e di altri presidenti del Consiglio come Nagi Sueidi i quali in questi u'ltimi giorni hanno fatto ritorno a Bagdad dal Libano.

Se si farà ricorso a Giamil Madfai -la di cui presenza è invocata ogni qualvolta si tratti di calmare le acque agitate -significa che effettivamente il barometro della situazione politica segna tempesta.

(l) Non pubblicato.

263

IL MINISTRO A S. JOSÉ DI COSTARICA, SCADUTO MENDOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1154/393. San José di Costa Rica, 16 settembre 1939

(per. giorno 5 ottobre).

Mio n. 31 (1).

Di seguito alLa mia comunicazione indicata in riferimento, mi onoro r1mettere, qui unita, a V. E. copia della nota circa la neutralità del Nica.ragua, diretta da quel Ministero degli Affari Esteri al Reggente la R. Legazione in Managua.

Circa l'opinione pubblica in Nicaragua, il gr. uff. Campari riferisce che. come nella guerra passata, essa è favorevole alla Francia, all'Inghilterra e alla Polonia ma che il Governo ha proibito ogni dimostrazione.

ALLEGATO

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI DEL NICARAGUA, BARQUERO, AL REGGENTE LA LEGAZIONE IN MANAGUA, CAMPAR!

NoTA. Managua, 9 settembre 1939.

Tengo el horror de avisar a Su Sefioria que el Sefior Presidente de la Republica ha proclamado la Neutralidad de Nicaragua ante el conflicto armado que desgraciadamente existe entre varios paises de Europa.

Tal neutralidad se sugetarà estrictamente a los canones del Derecho Internacional.

264

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 213 Sofia, 17 settembre 1939, ore 1,15 (per. ore 5,25).

Presidente del Consiglio ha voluto particolarmente parlarmi istruzioni diramate Rappresentanze Estere dal suo Governo rese pubbliche da odierno comunicato Agenzia Telegrafica pubblica, per confermare neutralità Bulgaria, situazione internazionale. Mi ha detto:

l) che aveva tenuto provvedere tale riconferma date contrastanti voci

rinnovatesi all'Estero questi ultimi giorni su atteggiamento Bulgaria, e adot

tare procedimento fondato intendendo distaccarsi, oltre che nel tempo anche

nella forma, da procedimenti seguiti da altri Stati balcanici 'Per dichiarare loro

neutralità, di modo risulti ancora una volta autonomia della Bulgaria;

2) che istruzioni comunicato hanno precisato la situazione internazionale

creata, implicando pertanto una riserva di fronte nuove situazioni future.

Mi ha pregato espovre quanto precede a V. E. a prescindere da passo uffi

ciale ordinato costì a codesto Ministro Bulgaria.

(l) Non pubblicato.

265

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 214. Sofia, 17 settembre 1939, ore 1,15 (per. 5,25).

Presidente del Consiglio mi ha detto oggi che secondo notizie pervenute Comando bulgaro frontiera turca par11ebbe ·Confermato invio unità turche in Grecia. Risulterebbe infatti che sarebbero stati inviati regioni di Kilkis al nord Salonicco, mal celati cannoni da campagna da Lule Burgas. Ufficiali sanitari e pezzi di artiglieria pesante. Individui dette unità militari avrebbero inviato da detta località notizia proprie famiglie.

Kiosseivanov dicendomi non possedere maggiori precisazioni e soggiungendo non sapere spiegare tali misure se non con intendimenti forzare atteggiamento greco, tornando su quanto già dettomi a termine mio telegramma

n. 212, (l) mi ha affermato ritenere da parte inglese si pensi creare corpo di armata Intesa democratica in Europa orientale nonostante evidenza di rischi operazioni militari relative. Poneva in sicura relazione visita in Tur·chia Generale Weygand .che mi ha detto affermerebbesi insistentemente si sarebbe recato segretamente anche in Grecia.

Era informato che Ministro di Jugoslavia a Parigi avrebbe dichiarato quel Ministro di Bulgaria Governo francese avrebbe fatto sondaggi presso le 4 Potenze Intesa Balcanica per presentire se fossero disposte ad una azione contro la Bulgaria, al che da parte jugoslava si sarebbe risposto negativamente.

Mi ha ripetuto ritenere che inglesi possano sperare con un'azione militare nei Balcani determina.re favorevole atteggiamento Jugoslavia, ove perdurerebbe specie nell'Esercito malumore per politica interna ed estera Governo, tanto che correva anche voce possibile colpo di Stato Jugoslavia per costituire nuova Reggenza con elementi militari favor·evoli Inghilterra e Francia.

Crede che atteggiamento turco sarà moderato da parte russa, ma dubitando interesse russo si eserciti anche fuori zona degli Stretti non ritiene tuttora impossibile, presentandosi l'opportunità, Turchia si associ ad una iniziativa inglese in Tracia occidentale e in Macedonia.

Mi ha dichiarato che Bulgaria attende ·comunque tranquilla eventualità, convinta di poter contare su Italia e Ge,rmania.

Non mi sorprenderebbe peraltro Presidente del Consiglio possa tentare in parte aggravare esposta situazione nell'intento ottenere da noi qualche maggiore si·curezza.

266

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 537/365 R. Roma, 17 settembre 1939, ore 1,30.

Ambasciatori di Francia e di Gran Bretagna mi hanno oggi comunicato che secondo notizie da fonte attendibile venute in loro possesso, la Germania si preparerebbe, non appena liquidata la Polonia, ad occupare la Romania (2).

Prendete contatto con Weizsacker e cercate di farci sapere quanto ci sia di vero in tali voci.

(l) -Vedi D. 180. (2) -Vedi D. 250.
267

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 538/366 R. Roma, 17 settembre 1939, ore 1,30.

Durante trattative Giannini-Clodius, questo ultimo ha sollevato numerose difficoltà drca l'immediatezza dell'entrata in vigore dell'accordo per l'Alto Adige.

Prendete immediato contatto con codeste Autorità e fate loro presente che, sopratutto in considerazione della situazione caotica e persino pericolosa che si è creata negli ambienti allogeni, è opportuno ,che l'accordo per l'Alto Adige abbia la sua pronta esecuzione secondo quanto era stato concordato.

268

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 215. Sofia, 17 settembre 1939, ore 1,50 (per. ore 3,10).

Mio telegramma per corriere 93 del 29 agosto (1). Corso colloquio odierno Presidente del Consiglio mi ha incidentalmente fatto accenno ad assicurazioni appoggio che Bulgaria avrebbe ottenuto da Ungheria caso attacco romeno.

Non essendomi presentata possibilità provocare maggiori precisazioni mi riservo prima opportunità tornare sulla cosa.

269

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. Roma, 17 settembre 1939 (2).

Vostro telegramma n. 689 (3).

D'accordo circa convenienza chiedere opportunamente informazioni su accordi fra Germania e U.R.S.S.

(l) -Riferimento errato. (2) -Il presente Telegramma non fu spedito ed è perciò serza data e senza numero; fu redatto probabilmente il 17 settembre in risposta al T. 689, pervenuto a Palazzo Chigiil l 7 settembre alle ore 2. (3) -Vedi D. 245.
270

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

T. PER CORRIERE 21363 P. R. Roma, 17 settembre 1939, ore 8,50.

Messaggero pubblica da Budapest, in data 15 corrente, quanto segue:

« È segnalato da Belgrado che nella capitale jugoslava circola la voce se

condo la quale il Governo jugoslavo avrebbe inviato a Mosca una personalità

per .svolgervi una missione speciale. Si giudica qui che, se la notizia è esatta,

tale missione deve essere di eccezionale importanza, perchè tra Jugoslavia e

Unione Sovietica non esistono rapporti diplomatici».

PregoVi comunicarmi quanto Vi risulta al riguardo.

271

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 691 (1). Berlino, 17 settembre 1939, ore 12,45.

Notizia della decisione sovietica di intervenire militarmente nella Polonia

orientale è stata appresa dal pubblico tedesco a mezzo delle trasmissioni radio.

Stampa non ne ha ancora data notizia. S.i nota qui senso di generale soddisfa

zione.

Si prevede che la linea sulla quale, grosso modo, verranno ad arrestarsi

le truppe tedesche in avanzata verso l'Oriente, sarà quella di Bialistok che è già

stata occupata, Brest Litowsk, Kowel, Leopoli. Le avanguardie tedesche sono

già a Wlodzimierz in direzione di Kowel. Anche come attività aerea tra Ger

mania e Russia si prevede questa linea di demarcazione.

Buona parte degli uomini politici del Governo polacco risulta essere già in territorio romeno. Trasmetto ora qui appresso il testo della nota consegnata ieri sera a Mosca all'Ambasciatore polacco, nota estremamente importante per il suo. contenuto:

«La guerra polono-tedesca dimostra l'intima debolezza dello Stato polacco. In soli 10 giorni di operazioni militari la Polonia ha perduto tutti i suoi centri industriali e culturali. Varsavia ha cessato di essere la capitale dello Stato. Il Governo polacco si sgretola e non dà alcun segno di vita. Stato e Governo polacchi non esistono praticamente più. Perciò tutti i trattati conclusi tra l'Unione Sovietica e la Polonia hanno cessato di avere qualsiasi valore. Siccome ormai la Polonia si trova senza alcuna direzione abbandonata a sè stessa, essa costituis·ce un comodo campo ad ogni sorta di sorprese le quali potrebbero rappre

sentare un pericolo per lo Stato sovietico. Per questa ragione l'Unione Sovietica

non può più mantenere la propria neutralità nella maniera come aveva fatto fino

a questo momento. Il Governo di Mosca non può tollerare che i propri fratelli

ucraini e bianco-russi viventi nel territorio polacco siano abbandonati senza

alcuna protezione. Per queste considerazioni il Governo sovietico ha ordinato

al Comando Supremo dell'Armata Rossa di oltrepassare il confine allo scopo di

proteggere le popolazioni e i loro averi nell'Ucraina e nella Russia Bianca occi

dentale. Al tempo stesso il Governo ha preso tutte le misure al fine di liberare

la popolazione polacca da questa terribile guerra nella quale essa è stata tra

scinata dal proprio stolto Governo».

In questo momento, il Capo dell'Ufficio Stampa di questa Ambasciata sovie

tica conferma questo testo.

Al tempo stesso il Governo sovietico ha fatto consegnare a tutti i Capi Mis

sione diplomatici residenti a Mosca una dichiarazione nella quale è detto che

l'Unione Sovietica attuerà nei rapporti dei terzi Stati una politica di neutra

lità (1).

(l) Contemporaneamente con T. 143 da Mosca, non pubblicato, Rosso trasmetteva identico testo della nota del Governo sovietico all'Ambasciatore polacco Vedi inoltre Les Ré!ations Po!acco-A!!emandes et Po!acco-Soviétiques au cours de !a période 1933-1939. Recuei! de documents ojjìcie!s, D. 175, Paris, Flammarion, 1940.

272

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 144. Mosca, 17 settembre 1939, ore 14,10 (per. ore 20).

Telegramma in chiaro n. 143 (2).

Ho diretto a Molotov nota con la quale accuso ricevuta della sua comuni

cazione e lo assicuro di averla telegraficamente portata a conoscenza del Regio

Governo. Prego telegrafarmi istruzioni circa risposta che Regio Governo intende

dare alla dichiarazione di neutralità fra U.R.S.S. e Italia.

273

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 694. Berlino, 17 settemb1·e 1939, ore 15,28 (per. ore 17,20).

Telegramma di V. E. 365 (3).

Woermann a cui in assenza Weizsacker ne ho potuto domandare risponde

-a titolo personale -in maniera nettamente negativa. Ma ne ha promesso tut

tavia conferma ufficiale appena possibile.

2) risulterebbe, peraltro in modo non sicuro, che alle Rappresentanze diplomatiche a Mosca delle Potenze neutrali sarebbe stata consegnata, insieme alla dichiarazione di neutralità, copia della nota rimessa all'Ambasciatore polacco».

.170

(l) Nota dell'Ufficio cifra: « La R. Ambasciata a Berlino ha aggiunto: l) che il testo sopra riportato le è stato consegnato dalla locale Ambasciata sovietica e non risulta che finora sia stato comunicato al Governo tedesco;

(2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 266 .
274

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 695. Berlino, 17 settembre 1939, ore 15,28 (per. ore 18,10)

Iersera in una conversazione privata il dottor Ley, dopo aver raccontato alcuni episodi del fronte, ha dkhiarato che tra la Russia e la Germania era stata fatta una intesa in base alla quale la Germania si sarebbe fermata alla Vistola. Sarebbe stato inoltre concordato che per l'Ucraina si sarebbe costituito uno Stato indipendente sotto protettorato russo-tedesco. Russi sarebbero entrati in azione proprio in seguito tale accordo.

Ley inoltre ha detto che la Russia avrebbe agito sul·la Turchia per far sì che quest'ultima non uscisse dalla sua neutralità.

Ha infine dichiarato che in Germania si è molto contenti della posizionP assunta dall'Italia che si manifesta ogni giorno di più di chiara utilità per la Germania.

275

IL RE VITTORIO EMANUELE III AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. URGENTISSIMO S. N. Pisa, 17 settembre 1939, ore 15,55 (per. ore 20).

Vi ringrazio molto per le noti·zie della situazione del Paese (1). Anche nel ristretto ambiente militare 1ocale si sono avvertiti inconvenienti per il richiamo delle classi. Spero che il generale Pariani nella sua i·spezione possa rendersi conto di tutto e in particolar modo della quantità di munizioni per le artiglierie che esistono effettivamente. Grazie pure per le notizie della guerra; voglio augurarmi che liquidata la Polonia Voi potrete negozial'e dip1omaticamente e se malgrado l'affondamento delle loro navi mevcantili gli inglesi vorranno trattare si potrà forse giungere a qualche soluzione buona.

276

IL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 101. Gedda, 17 settembre 1939, ore 18,10 (per. ore 21,30).

Questo Governo, al quale a suo tempo feci conoscere oralmente informazioni di cui al telegramma n. 62 (2), mi ha comunicato che gli risultava sol

tanto messaggio diffuso da Nuri Said Pascià alla radio Bagdad e nulla circa quanto avrebbe detto deputato influente irakeno. Questo Governo ha aggiunto che si ritiene impegnato soltanto da sue dichiarazioni fatte direttamente.

(l) -Vedi D. 249. (2) -Vedi D. 126.
277

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 146. Mosca, 17 settembre 1939, ore 20 (per. giorno 18, ore 13).

Telegramma di V. E. n. 63 (1). Ultimo articolo pubblicato da Isvestia sulla situazione europea risale al 30 luglio scorso ed è stato a suo tempo riassunto con telegramma Stefan.i

n. 43. Testo dell'articolo venne inviato a codesto Ministero con mio telespresso 1124 del 31 luglio (2) contenente ampi commenti ai quali mi richiamo. Se la stampa francese ha creduto utile di riesumare predetto articolo per scoprirvi sintomi di spirito antitedesco osservo ·che simili interpretazioni, oltre ad essere troppo unilaterali (giacchè polemiche erano dirette principalmente contro Inghilterra), devono anche considerarsi superate dagli avvenimenti. Infatti dopo la firma del trattato tedesco-sovietico non è più stata fatta da questa stampa alcuna menzione di responsabilità germanica.

Circa mio telegramma n. 138 (3) osservo che sue predizioni appaiono confermate da avvenimenti odierni.

Fra miei colleghi diplomatici non manca chi vuole vedere in talune frasi della nota di Molotov all'Ambasciatore di Polonia una manifestazione di diffidenza e preoccupazione sovietica nei riguardi della Germania.

Io sono invece incline a spiegare tali frasi con la necessità in cui Governo sovietico si è trovato di dover conciliare il proprio intervento in Polonia coi principii ideologici sempre proclamati in materia di guerra.

È ovvio che Governo sovietico pubblicamente non poteva approvare azione militare tedesca e tanto meno ammettere proprie aspirazioni nazionali di ingrandimento territoriale senza sconfessare dottrina tradizionale del comunismo.

Doveva quindi giustificare proprio intervento sue aspirazioni coi due argomenti avanzati da Molotov, e cioè:

l) necessità di prevenire complicazioni alla frontiera sovietica;

2) dovere dell'U.R.S.S. di proteggere popolo fratello ieri oppresso e oggi abbandonato alla propria sorte.

Comunque punto essenziale della situazione rimane sempre incognita della esistenza o meno di un accordo segreto fra Mosca e Berlino circa futura sorte dei territori già polacchi e in proposito mi riferisco al mio telegramma n. 145 (4).

(l) -Vedi D. 248. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 201. (4) -Vedi D. 278.
278

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 145 (1). Mosca, 17 settembre 1939, ore 20,55 (per. giorno 18, ore 11,40).

Mio telegramma in chiaro 143 (2).

Nota di Molotov all'Ambasciatore di Polonia è caratterizzata da linguaggio

sprezzante verso n Governo polacco che viene ormai considerato come inesistente.

Come era facile prevedere (mio telegramma n. 138 del 14) (3) Governo sovietico

giustifica proprio intervento armato con necessità di proteggere minoranze

ucraine e russo-bianche. Molto sintomatica frase finale in cui è detto che Go

verno sovietico int•ende prendere m~sure necessa:de liberare popolazione polacca

dalla guerra e darle possibilità di vivere pacificamente. In qual modo U.R.S.S.

intenda mettere in atto tale proposito sarebbe azzardato profetizzare, ma la

menzione del solo «popolo polacco» fa pensare che si ha comunque in vista

distacco delle popolazioni ucraine e russo-bianche. Questione capitale impor

tanza è quella di sapere se fra Governi tedesco e sovietico esiste accordo segreto

circa sistemazione frontiere ex-Polonia. Finora mi è stato impossibile accertare

questo punto sul quale mi riuscirebbe molto utile conoscere quanto risulta al

R. Governo.

279

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 147. Mosca, 17 settembre 1939, ore 21,52 (per. giorno 18, ore 8,30).

In via strettamente confidenziale mio collega tedesco mi ha dato seguenti informazioni: egli è stato chiamato al Kremlino alle ore due della notte scorsa e vi ha trovato riuniti a consiglio Stalin, Molotov, Voroscilov, i quali gli hanno annunziato decisione presa di far passare truppe sovietiche in territorio polacco alle ore sei del mattino.

Ambasciatore di Germania ha fatto presente le difficoltà di avvertire in tempo comando truppe tedesche per evitare possibili incidenti ma gli è stato risposto che ordine già dato alle truppe non poteva più essere fermato. Ritengo che è stato allora concordata una linea che dovrebbe segnare demarcazione fra sfera d'azione militare tedesca e sovietica. Tale linea passerebbe perpendicolarmente da Bialistock, Brest-Litowsk e Leopoli. È stato poi discusso progetto di nota all'Ambasciatore di Polonia sulla quale Ambasciatore di Germania ha fatto qualche osservazione ottenendo alcune modifiche di forma.

Nota è stata inviata alle tre di notte all'Ambasciatore di Polonia che la avrebbe respinta.

Ambasciatore di Germania esclude esistenza di preoccupazioni sovietiche nei riguardi della Germania. Dalla sua conversazione ho avuto impressione che due Governi agiscono secondo accordo di massima prestabilito. Ho ugualmenie avuto impressione ,che secondo tale accordo U.R.S.S. annetterebbe oppure assumerebbe protezione di territori polacchi abitati da popolazione russo-bianca e ucraina e Germania quelle abitate da popolazione tedesca mentre sarebbe mantenuta in vita una Polonia ridotta.

Mio collega mi ha detto che Kvemlino è ansioso di conoscere risposta inglese e francese alla comunicazione fatta stamane all'Ambasciata di Francia e Inghilterra con formula idenhca a quella della comunicazione fatta all'Ambasciata d'Italia ed a tutte le altre Rappresentanze diplomatiche.

(l) -Nei documenti n. 277 e n. 278 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 201.
280

L'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. 256. S. Sebastiano, 17 settembre 1939, ore 23 (per. giorno 18, ore 17).

A vostro 6249 del 7 corr. (1).

Ieri sera trovato Franco a La Corufia.

Consegnatogli lettera del Duce. Molto grato espressioni in questa contenute, ha assicurato formalmente suo personale interessamento per assicurare facilità rifornimenti materie prime desiderate materiali nella maggiore possibile quantità. Mi ha autorizzato prendere opportuni diretti accordi coi Ministri competenti per concretare piano onde iniziare al più presto invii. Cordialissimo ed affettuoso. Risponderà personalmente al Duce.

Cir,ca conflitto calorosamente espresso sua solidarietà con contegno Italia e avuto accenno molto chiaro che tale solidarietà aumenterebbe eventualità Mediterraneo venisse interessato. Naturalmente, in materia, ascolto, taccio e riferisco.

Stamane con Beigbeder in Burgos concretato modalità lavori per questione rifornimenti. Si formerà Commissione mtsta composta da lui e suo esperto, da me e da Rallo. Di quanto giornalmente concretato si passerà di volta in volta ad ordine esecutivo. Ovunque massimo spirito comprensione.

Tra due giorni passerò quindi a Burgos ove mi tratterrò sino a compito assolto, mentre Ambasdata al completo si trasferirà a Madrid ove tutto è stato già disposto.

(l) Non pubblicato. Contiene la trasmissione a S. Sebastiano della lettera di Mussolini a Franco del 6 settembre 1939. Vedi D. 63.

281

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 697. Berlino, 17 settembre 1939, ore 23,39 (per. giorno 18, ore 3).

Entrata in scena della Russia pone questione polacca in tutta una luce nuova. Mentre finora programmi tedeschi sembravano implicare la sopravvivenza di una Polonia ridotta ma indipendente, il sopraggiungere dell'U.R.S.S. crea la possibilità di una vera e propria «spartizione».

Da quanto mi è dato sapere da una conversazione telefonica avuta questo pomeriggio con Ribbentrop non sembra che in proposito vi siano fra i due Governi dei piani già completi e definitivamente stabiliti. Rlbbentrop mi ha, da una parte, dichiarato che le truppe tedesche terranno la linea Leopoli-Brest Litowsk-Bialistok, dall'altra che la Russia è «genericamente» interessata nella Russia bianca e nella Ucraina. Alla mia domanda se essa si proponga di raggiungere la frontiera ungherese, Ribbentrop ha risposto di non poterlo ora dire, aggiungendo peraltro che «tutte queste questioni saranno discusse e risolute in pieno accordo fra i Governi dell'U.R.S.S. e tedesco». Domani mattina avrò comunque su tutta la situazione una conversazione con Weizsacker e ciò per espresso desiderio di Ribbentrop che lo ha incaricato di mettermi al corrente di tutto, manifestando tuttavia il desiderio di riprendere d'ora innanzi con me anche i contatti diretti. Ribbentrop mi ha pure comunicato di essersi già messo in relazione telefonica con V. E. Ritengo tutto ciò sintomatico di possibili sviluppi nuovi della situazione attuale anche sul terreno politico diplomatico.

Intanto notizia possibile spartizione Polonia sembra aver avuto in questa colonia americana una ripercussione particolarmente sfavorevole.

282

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 698. Berlino, 17 settembre 1939, ore 23,39 (per. giorno 18, ore 3 ).

Sembra che Lituania esiti a compiere azione di forza e tenda piuttosto a prevalersi dello Stato di «possesso giuridko » a cui essa non ha ancora per quanto riguarda Vilna, rinunziato.

Vi è invece chi pensa (ma la voce non mi risulta avere particolare fondamento) che la Romania dopo di essersi dichiarata -come oggi ha fatto sciolta da ogni sua obbligazione nei riguardi della Polonia, si prepari a profittare della situazione essa stessa, occupando qualche piccola regione di frontiera popolata da romeni. Ciò non mi sembra per altro verosimile, non fosse altro che per lo stato di vero e proprio terrore in cui, dati gli avvenimenti, la Romania vive in questo momento.

283

L'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. 259 (1). S. Sebastiano, 17 settembre 1939, ore 23,45 (per. giorno 18, ore 21,40).

Risposta a 392 e 395 dell'8 e 9 corrente (2).

Franco conviene perfettamente su rinvio a data da precisare sua visita in

Italia. Conviene pure su testo compilato costì per comunicazione alla stampa.

D'accordo che comunicato ogni caso dovrà apparire contemporaneamente su

stampa spagnola e italiana mercoledì mattino 20 corrente.

284

IL MINISTRO A KAUNAS, DI GIURA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 57. Kaunas, 17 settembre 1939 (per. giorno 24, ore 12).

A seguito mio telegramma n. 56 (3).

Questo Ministro degli Affari Esteri ad Interim, che aveva espresso desi

derio parlarmi, ha tenuto a dichiararmi che nessun accenno era pervenuto

finora al Governo lituano circa possibilità per Lituania, in relazione attuale

situazione, per ricuperare Vilna.

Egli ha aggiunto che, comunque, questo Governo non avrebbe accettato ora invito del genere data situazione generale così incerta e mutevole da un giorno all'altro e data mancanza fiducia qui esistente riguardo simili promesse. Ha riferito altresì che Governo lituano si domandava quale «prezzo» sarebbe stato chiesto alla Lituania per permesso eventualmente accordatole ricuperare Vilna oppure per riconoscimento occupazione eventualmente effettuata di propria iniziativa. Ha riaffermato Nazione lituana considerava più che mai vivo problema Vilna, ma che sua principale aspirazione era quella salvaguardare sua stessa attuale integrità indipendenza che era pronta difendere all'estremo. Ha fatto presente che Lituania considerava tuttora valevole retrocessione Vilna accordatale dai russi nel 1920. Nei riguardi Russia mi ha poi, in via riservata personale, confidato opinione che dopo rivendicazione parte Russia Bianca ed Ucraina contenute nei presenti mandati polacchi, (4) U.R.S.S. avrebbe rivendicato suo antico litorale baltico diviso oggi tra Lettonia ed Estonia.

Ha concluso che Lituania soltanto sarebbe verosimilmente riuscita salvare esistenza nazionale rispondendo essa, del resto, anche sua antica realtà storica durante secolare esistenza Granducato lituano.

(l) -Nei documenti n. 283 e n. 293 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo la data di spedizione. (2) -Vedi DD. 99 e 114. (3) -Non pubblicato. (4) -Sic.
285

IL MINISTRO CONSIGLIERE A BERLINO, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. s. N. BerLino, 17 settembre 1939

Continuo a riferirti alcune impressioni personali sulla situazione e sui suoi progressivi sviluppi.

n «fatto nuovo» è costituito dall'ingresso dei Russi in Polonia e dall'accordo russo-nipponico di Mosca, che lo ha immediatamente preceduto. Dico « fatto nuovo » un po' impropriamente, perchè esso si è verificato esattamente secondo il previsto e, vorrei dire, l'annunciato. Mi riferisco in modo particolare a quanto mi disse Goering, lunedì scorso,: « penso che tra sette o otto giorni i Russi si faranno sentire!» (pagina 5 della mia lettera a Te diretta) (1). L'intervento è stato così, matematico e tra brevi giorni sarà messa la parola « fine » alla questione polacca. Militarmente essa certamente continuerà, in quadro minore, ad ,esistere ancora per qualche mese attraverso le azioni di rastrellamento e di occupazione del Paese nelle vaste zone ancora non battute dalle colonne tedesche lanciate a raggiera. Ma strategicamente e politkamente la cosa è esaurita. Ed è già cominciato il trasporto di grosse Unità da Oriente verso Occidente, le quali si disporranno, in situazione di attesa, nel retrofronte ed a ridosso della frontiera belga. Si calcola infatti che le 38 Divisioni già in posizione sulla linea fortificata occidentale siano sufficienti alla difesa. In totale, quindi, a quanto sembra, delle 110 divisioni formate dai Tedeschi, una ventina continueranno ad occuparsi dell'Oriente, una quarantina, divise in quattro Armate costituiranno la protezione del Muro fortificato, e tutte le altre rimarranno di riserva. Mi ritornano alla mente le parole di Goering: « quello che è veramente importante per la Germania è di avere un unico fronte! ».

Tutto ciò ha prodotto qui soddisfazione, spécie perchè effettivamente la vittoria militare, per la concezione brillante ed ardita dello Stato Maggiore Generale che ha dimostrato come le antiche qualità manovriere e organizzative germaniche siano tuttora viventi, è stata netta e completa, anche se l'avv,ersario, sopratutto per difetto nei Capi (non uno solo di questi ha finito per farsi ammazzare in combattimento) 1se non per valore dei soldati (i prigionieri, a giudizio di tutti, tengono contegno fiero e militare), si è dimostrato assolutamente inferiore e non ha quindi ,costituito, nella sua resistenza, la prova vera ed effettiva delle decisive qualità belliche dell'Esercito del Terzo Reich.

Ma la vittoria non ha qui provocato la «psicologia del vincitore». Vorrei anzi dire che qui regna piuttosto, oggi, la «psicologia del liquidatore». Tutti, a cominciare dai militari, come mi conferma lo stesso Roatta, che è ieri rientrato da una visita al fronte, dove, insieme con l'Addetto militare nipponico, si è spinto fino alla zona ad Oriente di Varsavia e quindi al di là della Vistola, sarebbero infinitamente lieti « se la cosa finisse qui», ossia si potesse riportare a casa le bandiere adornate di lauri, senza iniziare adesso la « lunga guerra » imposta dall'Inghilterra. È proprio questo sentimento, quello che i,npedisce che qui si

12 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

g101sca appieno della grande vittoria riportata ad Orlentè. E anzi la sensazione,

che si fa strada sempre più, che la guerra, velocissima e brevissima, di Polonia

non sia che il «preludio» alla vera guerra, quella della resistenza e dell'esauri

mento, rende perplessi 'e silenziosi. Si continua così nella linea, già accennatati

altra volta, della « riservatezza » collettiva nei confronti della campagna: sem

pre nessuna manifestazione pubblica e nessuno scoppio di vero entusiasmo.

E si ha l'impressione che «l'estrema» offerta pacifica del Ftihrer sia oramai

molto prossima.

L'Esercito, in questo tutti sono concordi, si è battuto benissimo. Lo spirito di iniziativa delle Divisioni celeri e corazzate, alcune delle quali hanno perfino compiuto marcie, in terra avversaria, di oltre duecento chil•)metri in un solo giorno, è stato grande. Ed i giovani Ufficiali, che fino ad ieri erano definiti inesperti ed improvvisati, hanno dato, nel complesso, ottima prova. Tutte le categorie sociali hanno dato il loro contributo di sangue, senza distinzione. Dagli Hohenzollern (nelle truppe celeri, questo tributo delle classiche, tradizionali famiglie militari e nobiliari germaniche non è stato indifferente: basta leggere le partecipazioni mortuarie nei giornali, ora che nè è stata ammessa la pubblicazione, per rendersene conto), ai Gerarchi del Partito (l'Obergruppenftihrer delle S.A., Meyer Quede, di Kiel, è caduto sul campo come semplice tenente di Fanteria) ai figli del popolo, tutti, per la verità, hanno concorso con slancio al sacrificio. Gli S.S., quando è stato il momento, si sono fatti falciare a testa alta alla Westerplatte e a Gdynia.

L'aviazione ottima ed organizzatissima.

Questa prima prova quindi, dal punto di vista del collaudo della Nazione dopo la lunga crisi materiale e spirituale del dopoguerra, è andata bene. E, come non era difficile prevedere, il successo militare ha molto contribuito a « ristabilire» una situazione psicologica che non era certamente delle migliori nelle prime giornate del conflitto, all'indomani della dichiarazione di guerra francoinglese. Ma, ripeto, siamo sempre lontani dalla vera spinta ideale, capace di far affrontare a cuor leggero la grande prova che solamente ora si inizia.

Ciò spiega lo sforzo, tuttora continuo e costante, di voler evitare fino all'evitabile, per non dire all'inevitabile, qualsiasi fatto o circostanza che possa condurre a rompere l'« incantesimo » dell'inazione che, nel complesso, sostanzialmente continua ad esistere sul fronte occidentale. Ancora oggi, per quanto il signor Bonnet abbia lasciato, segno dell'irrigidimento francese, il Quai d'Orsay, non si trova nella stampa e non si ode in pubblico una sola parola contro la Francia. È di ieri la cerimonia funebre, descritta da tutti. i giornali e fotograficamente riprodotta, per il seppellimento a Saarbrticken di due «valorosi » ufficiali aviatori francesi abbattuti nel cielo tedesco: il Comando militare tedesco locale ha, a poche centinaia di metri dalla prima linea francese, deposto corone e ha fatto eseguire salve d'onore sulle tombe.

Solamente contro l'Inghilterra ed i suoi Governanti si fa agire la propaganda di massa. Nei cinematografi, affollatissimi, nella rappresentazione delle visioni della guerra polacca, si descrive sempre la popolazione di Polonia vittima e mezzo dell'odiosa e subdola istigazione britannica. Notevole, a proposito dei cinematografi e di quel certo «ristabilimento » della situazione psicologica, al quale ho sopra accennato, la circostanza che il pubbHco applaude ora con

calore all'apparizione sulla tela della figura del Fiihrer ed alle scene riproducenti

l'ingresso delle truppe tedesche nelle città polacche.

Nei nostri riguardi, tutto sempre bene e vorrei dire sempre meglio. Nei mi

litari lo schieramento alpino e subalpino delle nostre Forze ad Occidente e lo

imbarco delle nostre divisioni per la Libia produce ottima impressione. La pub

blicazione in forma periodica, sui principali giornali, di articoli e corrispondenze

sull'atteggiamento italiano (buonissima, nella sua semplicità a carattere di di

vulgazione popolare, la corrispondenza della Deutsche Allgemeine Zeitung di ieri

e buono l'articolo del Direttore della Frankfurter Zeitung di oggi) si è dimostrata

molto utile.

Parole, che non si sentivano pronunciare da settimane, riaffiorano. Particolarmente interessante mi è sembrata in proposito la stessa lettera, scritta tutta di suo pugno, inviatami l'altro ieri, dal fronte, da Goering, ed il cui testo Ti è stato comunicato da Attolico. In essa il Maresciallo, che ancora otto giorni fa taceva, nel suo discorso di Berlino, il nome d'Italia, parla di « nostra Alleanza » e di «solidità dell'Asse». Credo che, dato il crescente prestigio del Maresciallo e le importantissime funzioni a lui oggi affidate, feci bene a rompere il ghiacdo ed a riprendere direttamente i contatti, contatti che occorre ora ad ogni modo mantenere.

Praticamente deve essere corsa di nuovo una certa parola d'ordine di venire incontro, per quanto possibile, alle nostre richieste: l'Aviazione ci darà i motori Daimler Benz e la Fiat mi comunica ora di aver già ottenuto dalla Stahlwerke le prime 3000 tonnellate di acciaio ad essa necessarie.

Da parte nostra, nella situazione itala-tedesca e senza menomamente compromettere la nostra situazione di attesa e la nostra libertà di manovra, varie cose possiamo fare allo scopo di evitare che ·Si creino qui situazioni psicologiche ai nostri danni. In questi giorni, del resto, come leggo anche in Rapporti dei nostri Consolati della zona occidentale, è opinione diffusa in molti luoghi che l'Italia aiuti sostanzialmente l'Esercito tedesco. Si parla sopratutto di aviatori e di artiglieri italiani, presenti nelle file germaniche. E lasciamo che se ne parli! Nessun male. E perchè, in realtà, eventualmente non pensare all'invio in Germania, iniziativa lecita ed umanitaria. data l'attuale deficienza tedesca di medici, di qualche sezione della nnstra Croce Rossa? I nostri medici, i quali dovrebbero essere scelti con una certa cura, potrebbero, tra l'altro, fare utili esperienze dal punto di vista professionale, e l'impressione in questo popolo, il quale, occorre sempre ricordarlo, ha sempre e sente su di sè la condanna dell'isolamento, sarebbe senza dubbio molto profonda. Ho constatato ieri, in una conversazione avuta con il Capo di S. M. delle S. A. Lutze, quale ottimo effetto abbia avuto nelle file delle Formazioni del Partito la circostanza che il piccolo gruppo di nostri Ufficiali della Milizia sia rimasto, in servizio, in Germania.

Una piccola cosa gratuita che qui farebbe buon effetto: come conosci, ogni qual volta (e la cosa avviene frequentemente) Sir Percy Loraine e FrançoisPoncet si recano a vederTi, ne nasce in tutti i Paesi una pioggia di comunicati, riprodotti anche nella nostra stampa, e qui letti a bocca amara. Perchè non fare altrettanto per le visite di von Mackensen? Qui sarebbero molto lieti di apprendere da Roma che anche l'Ambasciatore dèl Reich è spesso ricevuto dal nostro Ministro degli Esteri.

Per ritornare alla attuale situazione, confermo che qui effettivamente la sensazione che l'attuale atteggiamento dell'Italia arreca alla Germania effettivi vantaggi si va sempre più generalizzando. Negli ambienti responsabili poi si va sempre più radicando un altro desiderio ed un'altra speranza circa il nos1;ro Paese: che esso nella sua qualità di unica grande Potenza europea rimasta fuori dal conflitto, si faccia centro e testa di tutti i Paesi neutrali, ne favorisca il blocco e se ne renda, in certo modo, l'autorevole interprete. Tutto ciò, naturalmente, per resistere alla pressione britannica che inesorabilmente non potrà

non diventare ogni giorno più pesante dato che Londra, fin dai primi giorni della guerra, ha dato chiara prova, specialmente qui nel Nord, di voler passare sopra a qualsiasi ostacolo o convenzione pur di raggiungere lo scopo prefissosi.

Cir,ca i Neutrali, la Germania ha un'altra speranza, che può forse apparire, in certo modo fondata, specialmente oggi dopo l'ingresso in Polonia della Russia, la quale, checchè se ne dica, sarà da ora in poi, proprio perchè compartecipe e quindi schiava del bottino, legata al carro ed alla sorte tedesca (potrà l'Inghilterra dichiarare la guerra ai Soviet o incasserà a cuor leggero?).

Qui si pensa che, con risolvere in modo estremamente rapido e brillante la

questione polacca, la Germania ha già dato prova delle sue capacità. Ora sta

all'Inghilterra « che ha dichiarato la guerra » di mostrare le proprie. H Mondo,.

che oggi è ancora indubbiamente nella sua gran parte, moralmente pervaso

dall'influenza e dalla potenza britanniche, attenderà in un primo tempo, fiducioso

circa i positivi effetti della politica « wait and see »: ma poi-qui si spera-esso

comip.cerà a diventare scettico e ad identificare l'inazione inglese con l'impotenza.

Ciò spiega quello sforzo tedesco, un pò pesante ed un pò «grosso», e che non Ti

sarà sfuggito, di agire in ogni modo con i guanti nei confronti dei Terzi. Oggi è

la Germania la paladina dei diritti delle Nazioni e la sostenitrice delle norme

della vita internazionale!

Illusione? (1).

(l) Vedi D. 170.

286

L'ADDETTO NAVALE A PARIGI, MARGOTTINI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA MARINA, CAVAGNARI

TELESPR. RISERVATO 573 (2)~ Parigi, 17 settembre 1939.

l. A dispetto dell'incidente occorso tra l'A.N. Americano ed il sottoscritto e forse anche proprio in conseguenza di questo, in questi giorni sono stato oggetto di particolari cortesie da parte degli Addetti Militari, Addetti Navali aggiunti e personale civile dell'Ambasciata d'America.

2. Nel giro di una settimana ho pertanto avuto modo di parlare a lungo coi colonnelli Fuller e Summer Waite, col C.F. Hillenkoetter, col Consigliere della

Ambasciata Murphy e ieri, per ultimo, col Segretario Mac Arthur che per essere stato lungamente al Consolato di Napoli ha particolare simpatia «sentimentale» per il nostro Paese pur essendo perfettamente ligio, ed anzi attivo e convinto collaboratore, dell'Ambasciatore Bullitt.

3. Dall'insieme di tutti questi contatti deriva che secondo questa Ambasciata d'America si possono fare con grande approssimazione le seguenti previsioni:

a) Gli S.U.A. sono ancora sostanzialmente e decisamente ostili a qualsiasi forma di intervento diretto americano nel conflitto. Purchè nella guerra al traffico non sorgano incidenti che possano scatenare un'ondata passionale di risentimento negli Stati Uniti, malgrado l'antipatia che è diffusissima contro la Germania in genere ed Hitler in particolare, si può avere la quasi certezza che e,ssi non potranno entrare nel conflitto altro che dopo le prossime elezioni presidenziali.

b) Vi sono invece fortissime probabilità che durante la prossima Sessione del Congresso la legge di neutralità sia emendata e sia tolto «l'embargo» sulle esportazioni di armi e materiali da guerra ferma restando, naturalmente, la clausola del « cash & carry ».

Rilevo che queste concordi opinioni mi sono state espresse prima che fosse nota la conclusione del Trattato nippo-sovietico: il nuovo orientamento politico nipponico può certo modificare sostanzialmente i termini> della questione poichè la levata dell'embargo precluderebbe agli S.U.A. la possibilità di negare ai giapponesi i rifornimenti americani anche se il Giappone venisse a trovarsi in guerra ufficialmente dichiarata e riconosciuta.

c) Al di fuori delle questioni ideologiche che vengono agitate in America unicamente a fini propagandistici per trascinare l'opinione pubblica a seguire la volontà del Governo, i due punti fondamentali che determinano l'atteggiamento americano sarebbero:

la netta avversione americana alla campagna anti ebraica, che crea nel loro paese grave problema interno;

la netta avversione americana alle economie controllate il cui eventuale estendersi è giudicato decisamente nocivo per il commercio ed il benessere economico degli S.U..A.

(l) -Il presente documento porta la seguente annotazione au~ografa: « Con il Giapponesi fa, naturalmente, ogni sforzo per riannodare gli antichi rapporti di amicizia. Credo che anche Oshima aiuti in questo senso. Ora il generale Terauchi, qui giunto ieri sera e accolto con onori, sarà ospite di v. Ribbentrop ». (2) -Il presente documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. da Parigi numero 6008/2736 in data 20 settembre 1939, firmato Guariglia. non pubb!icato.
287

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 319. Bucarest, HJ settembre 1939, ore 0,50 (per. ore 3). Notizia ingresso Polonia truppe russe che mentre telegrafo stanno avanzando presso frontiera romena della Bucovina non era attesa da questo Governo come pure accordo russo-giapponese di ieri. Ancora iersera Gafencu mi ha espresso infatti sua opinione che difficilmente Russia si sarebbe mossa almeno per ora. Appena avuta, notizia ha suscitato qui vivissima apprensione. Governo

romeno ha subito confermato suo atteggiamento neutrale dandone comunicazione a questo Ministro Germania.

288

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 320. Bucarest, 18 settembre 1939, o1·e 0,50 (per. ore 3).

Mio telegramma n. 319 (1).

Questo Segretario Generale Affari Esteri nel confermarmi neutralità Romania di fronte intervento armato Russia ha detto Governo romeno non ritiene applicabile trattato alleanza polacco-romeno sia perchè Governo polacco non ha richiesto intervento romeno sia perchè sopratutto Stato polacco appare ormai in pieno disfacimento. Segretario Generale Affari Esteri ha aggiunto che nemmeno Francia Inghilterra, unite alla Polonia da ben altri legami, non hanno, per quanto finora sembra, intenzione dichiarare guerra a Governo sovietico.

289

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 691. Tokio, 18 settemb1·e 1939, ore 2,30 (per. ore 11,30).

Mi è tanto più facile ritirarmi in quanto non mi ero a fondo impegnato in a t tesa di istruzioni. Già prima di ricevere telegramma di V. E. 284 (2) Vi avevo inviato altre notizie circa quanto Vi interessava. Non mancherò continuare tenerVi informato.

290

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 693. Tokio, 18 settembre 1939, ore 5,35 (per. ore 11,30).

Ministro Esteri mi ha negato voce stampa odierna circa prossima conclusione patto di non aggressione nippo-sov.ietico. Di vero vi è finora che oltre delimitazione della frontiera mongolo-mancese vi sono altre varie questioni pendenti da regolare.

Ignora se sia esatto che generale Terauchi si è recato Berlino. In caso affermativo vi è andato come semplice privato e senza alcuna missione quindi del Governo giapponese.

(l) -Vedi D. 287. (2) -Vedi D. 218.
291

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 161. Washington, 18 settembre 1939, ore 5,53 (per. giorno 19, ore 4,30).

Telegramma di V.E. n. 136 (1).

Presso Dipartimento di Stato mi viene .confermato .che è stato fatto presente

a questo Ambasciatore giapponese che il Governo degli Stati Uniti non poteva

ammettere richiesta Tokio <Circa ritiro forze internaz:onali dai territori cinesi

sotto il .controllo nipponico.

Tale ritiro, è fatto presente, non ha avuto luogo durante la guerra mondiale

ed ora, a parere di questo Governo, sarebbe chiesto da Giappone per avere più

libertà d'azione.

292

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 695. Tokio, 18 settembre 1939, ore 8,15 (per. ore 21).

Telegramma di V. E. n. 279 (2).

Ministro degli Affari Esteri si è riservato riflettere e decidere. Si è mostrato preoccupato delle interpretazioni arbitrarie che a suo comunicato potrebbero essere date da stampa giapponese in un momento .così delicato. Mi ha citato grossolano e grave travisamento di una sua intervista. Gli ho fatto notare .come mia proposta riguarda un comunicato e non intervista e come non vi fosse necessità ripetere testuali dichiarazioni codesto Ambasciatore Giappone.

Ho fatto parlare al Ministero Guerra perchè cer~hi influire e vincere prevedibfle consueto ostruzionismo di questo Ministero degli Affari Esteri cui massimo ideale è equidistanza formale da tutti.

293

L'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. 258. S. Sebastiano, 18 settembre 1939, ore 9,30 (per. ore 21,40).

A vostro 399 del 12 corrente (3).

Parlato al riguardo molto lungamente con Beigbeder. Notizie Daily Herald dell'll corrente assolutamente false. Effettivamente giorno 5 settembre Pétain presentato Beigbeder un vero e proprio patto amicizia già firmato da parte

francese tra cui eranvi contemplati impegno bilaterale non aggressione -ritiro delle forze armate da confini -scambio notizie militari -nomina commissione franco-spagnola per definire questioni marocchine in sospeso e altre clausole di minore importanza.

Beigbeder ricostruitami penosa scena avvenuta suo Gabinetto con Pétain logicamente risoltasi con netto e categorico rifiuto. Patto non voluto ritirare da Pétain-trovasi in mano Beigbeder. Non verrà mai data risposta a tale documento -ritenuto da spagnoli offensivo nella forma e nella sostanza. Come non verrà accettato accordo di nessuna specie e genere fino a quando Governo francese non avrà interamente adempiuto a clausola patto Jordana-Bérard. Di fatto inadempienze da parte francese sono ancora moltissime, quali restituzione gioielli, muli, automobili, espulsione Negrin e capi movimento rosso rifugiati in Francia e altri. Intanto ai confini Pirenei -zona Gr:>rona spagnola -inviati rinforzi truppe come pure in Marocco.

(l) -Vedi D. 246. (2) -Vedi D. 184. (3) -Vedi D. 165.
294

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 696. Tokio, 18 settembre 1939, ore 11 (per. ore 19,15).

Da alto funzionario di questo Ministero degli Affari Esteri : Armistizio con Russia denunciato sostanzialmente come patto di non aggressione.

Il suo valore principale sta nel fatto ,che i sovietici hanno fondamentalmente mutato politica Estremo Oriente in quanto che vogliono ora intendersi Giappone per aver mano libera in Occidente e tra l'altro occupazione Bessarabia dopo finite operazioni Polonia.

Si crede quindi che Mosca non aiuterà più Chang-Kai-Shek.

Patto formale non aggressione è desiderato ma non può pigliarsene qui iniziativa per ovvie ragioni politica interna malgrado le vittorie tedesche abbiano fatto perdere agli anglofili molto rinate speranze. Si vorrebbe iniziativa venisse da Mosca e che Berlino si adoperasse promuoverla.

Quando fosse firmato Patto di non aggressione sarebbe chiesto ritiro sottomarini da Vladivostok e possibilmente loro invio nell'Oceano Indiano. A questa condizione irriducibile potrebbe divenire amica Russia, alla quale si aprirebbe largo campo espansione Asia. Intanto sua dichiarazione di guerra all'Inghilterra è molto attesa. Mentre si è convinti che con aumentare vantaggi Germania diminuiscono probabili interventi altri Paesi si guarda sempre con attenzione all'Italia cui mire si credono dirette massimamente all'Egitto. Anche però nel caso sua partecipazione guerra Giappone non entrerebbe immediatamente.

Circa questa ultima affermazione rammento come già durante conflitto etiopico manifestata convinzione che ove fossimo giunti a un conflitto con Inghilterra, Giappone quando anche non si fosse preoccupato dell'America e della Russia non sarebbe intervenuto se non dopo aver visto flotta inglese così impegnata in Mediterraneo da non addivenire invio di grandi rinforzi alla propria squadra in Estremo Oriente.

295

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

r. 324. Bucarest, 18 settembre 1939, ore 14,30 (per. ore 19,20).

Mio telegramma n. 321 (1).

Presidente della Repubblica e Governo polacco nonchè Maresciallo Rydz Smigly si trovano da questa notte in Romania. Governo romeno ha deciso internare Maresciallo; sta invece studiando questione Presidente della Repubblica e membri del Governo. Questa Legazione di Germania insiste perchè non sia consentito membri del Governo polacco uscire Romania; Governo romeno desidererebbe invece che ne partissero al più presto sia perchè gli ripugna prendere misure contro ex alleato, sia perchè teme pericoli presenza centro propaganda polacca in Romania. A tale proposito Gafencu mi ha chiesto confidenzialmente, pregandomi di non menzionarlo, mio parere personale circa possibilità che i membri del Governo polacco possano, quali per~one private, trovare eventualmente ospitalità in Italia, ciò che sarebbe accettato domani da Germania in quanto sarebbe evitata possibilità che essi svolgano attività politica.

Continua avanzata truppe russe lungo frontiera Ucraina. Viene segnalata grande affluenza profughi che chiedono ingresso in Romania.

296

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 124. Atene, 18 settembre, 1939, ore 14,40 (per ore 16,50).

Mavrudis mi ha detto oggi che azione russa in Polonia suscita qui grande preoccupazione sia per allargamento conflitto sia per pericolo che ogni espansione della Russia ha sempre rappresentato per i paesi balcanici.

297

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN l. Atene, 18 settembre 1939, ore 20.

Trasmetto testo comunicato che Governo greco desiderebbe pubblicare,

qualora il Duce e V. E. nulla abbiano in contrario:

« Le Gouvernement Royal itailien et le Gouvernement Royal héllenique,

ayant jugé utile dans la présente situation de l'Europe, de porter leur attention

sur l'état actuel des rapports entre les deux pays, ont été heureux de constater

que ces rapports continuent d'étre sincérement amicaux et de s'inspirer d'un esprit d'entière confiance réciproque.

Une preuve tangible de ces sentiments a été fournie par la décision adoptée

par le Gouvernement Royal italien d'éloigner ses forces militaires de la frontière

gréco-albanaise, ainsi que par les mesures analogues que le Gouvernement Royal

héllenique, de son còté, est en train d'adopter ».

Poichè questo Governo desidera vivamente che la pubblicazione avvenga al

più presto prego V. E. telegrafarmi sue istruzioni.

(l) Non pubblicato.

298

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 149. Mosca, 18 settembre 1939, o1·e 20,40 (per. giorno 19, 01·e 4,30).

Questo pomeriggio questo Ministro Bulgaria mi ha informato a titolo confidenziale che il suo Governo gli ha dato istruzioni di segnalare al Governo sovietico esistenza di un piano d'azione anglo-francese nei Balcani il quale si appoggerebbe sulle quattro potenze dell'Intesa Balcanica.

Tale piano comporterebbe invio di corpo di spedizione al comando generale Weygand. Sua finalità immediata sarebbe: di ridurre alla impotenza Bulgaria e di guadagnarla alla causa anglo-francese. Mio collega Bulgaria ha chiesto vedere Molotov e spera potere fare comunicazione entro domani.

Nel riferire quanto precede per debito di informazione osservo che se anche piano effettivamente esiste, attitudine Romania e della Turchia non potrebbe non essere oggi influenzata dal fatto recentissimo dell'entrata in azione dell'U.R.S.S. contro Polonia.

Mi riservo riferire ulteriormente dopo il colloquio Ministro di Bulgaria con Molotov.

299

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 268. Parigi, 18 settembre 1939, ore 21,25 (per. giorno 19, ore 0,10).

Salvo contrarie decisioni inglesi qui non si avrebbe per ora alcuna intenzione di reagire all'azione russa in Polonia, e pur protestando· si prenderebbe atto della dichiarazione di neutralità fatta a Mosca ai Rappresentanti Diplomatici esteri. Quai d'Orsay annette importanza all'informazione giuntagli da Roma (?) circa esistenza di accordo russo-tedesco per cui Russia si riserverebbe libertà d'azione nel caso di avanzata tedesca verso sud-est europeo.

300

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 273. Parigi, 18 settembre 1939, ore 21,30 (per. ore 22,50).

Telegramma di V. E. 295 (l)

In seguito intervento Ambasciata, queste autorità polizia hanno ricevuto

istruzioni non sollecitare dagli italiani nè arruolamenti nè firme di documenti

implicanti impegni militari.

Saranno annullati impegni sottoscritti nei giorni passati presso commissa

riati polizia che li avevano arbitrariamente sollecitati.

301

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 702. Berlino, 18 settembre 1939, ore 22,45 (per. giorno 19, ore 2,10).

Ho visto stasera Weizsacker, che però non mi ha detto granchè di nuovo nè

di interessante.

La linea militare tedesca rimane quella già annunziata. Tutto il resto sarà

occupato dai russi «che non sono soliti abbandonare quello che occupano».

Richiesto se ciò prelude ad una vera e propria nuova « spartizione » della Polonia, Weizsacker -pur non escludendo a priori che da parte tedesca si pensi ancora alla possibile sopravvivenza di un nucleo nazionale polacco ha aggiunto di nulla poter prevedere. Il suo linguaggio mi ha confermato nell'opinione che niente sia stato ancora concretato e deciso. Una cosa però è certa ed è che ormai un qualunque riassetto di quella parte dell'Europa dipende oltre dalla Germania anche dalla Russia.

Richiesto se nuova situazione militare possa portare a sviluppi di carattere politico-diplomatico suscettibili di interessare anche l'Italia, Weizsacker mi ha risposto credere logicamente di sì. Egli riterrebbe come naturale che -una volta finita la battaglia di Kutno -la Germania facesse una qualche dichiarazione che, facendo stato della nuova situzione militare, chiarisse -alla stregua di essa -ipropositi tedeschi. Egli mi ha detto però che su questo punto chiederà precisazioni a Ribbentrop.

Weizsacker ha ammesso come definitivo l'accorpamento della Russia all'Ungheria e alla Slovacchia, nonchè la rinunzia ad ogni possibilità di contatti territoriali tedesco-romeni, ma ha fatto comprendere che questo è il «prezzo>> dell'aiuto russo. Per queste ragioni stesse ha escluso qualunque mira tedesca sulla Romania (telegramma a V. E. n. 694) (2).

Weizsacker ha infine minimizzato ogni pericolo del panslavismo, dato che se la Russia ha mostrato di voler intervenire in una spartizione territoriale, non ha però mostrato di voler affrontare delle azioni belliche. Egli si .rende conto della difficile situazione creatasi per l'Ungheria, ma fa comprendere che ciò non costituisce una preoccupazione per la Germania.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 273.
302

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 540/372 R. Roma, 18 settembre 1939, ore 23.

Fate conoscere a codesto Governo che i contatti tra me e gli Ambasciatori di Francia e Gran Bretagna, di cui spesso la stampa internazionale dà notizia, avvengono sempre su loro richiesta e vi si trattano questioni di ordinaria amministrazione in relazione alla situazione attuale.

Aggiungete che non c'è neppure l'ombra di negoziati diplomatici tra l'Italia e le Potenze sunnominate. n colloquio che questa mattina ho avuto con FrançoisPoncet si è svolto in relazione allo sconfinamento di alcuni apparecchi italiani alla frontiera sud-est francese.

Sottolineate come questi contatti, che valgono a farci conoscere lo stato d'animo di questi paesi, possono essere utili alla stessa Germania.

303

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. GRAzzr: Il principio della fine. Faro, Roma 1945)

T. 125. Atene, 18 settembre 1939, ore 23 (per. giorno 19, ore 4,50).

Mio fonogramma n. l (1).

Testo trasmesso a codesto Ministero è stato redatto in collaborazione fra

questo Ministero degli Affari Esteri e questa R. Legazione, beninteso sotto

espressa riserva delle decisioni del Duce e di V. E., in sostituzione altro testo

consegnatomi da Metaxas 16 corrente e che non ho ritenuto accettabile.

Nonostante che nella mia comunicazione di cui al mio telegramma n. 122 (2)

abbia, in conformità degli ordini del Duce, espressamente dichiarato a Metaxas

che noi non chiedevamo nessuna contro partita da parte greca, questo Governo

per ragioni di politica interna annette specialissimo valore annunziare al pubblico

alleviamento misure militari assai impopolari nel paese ed a rassicurare popola

zione distretti frontiera.

Questo Governo gradirebbe che pubblicazione, la quale dovrebbe avvenire

contemporaneamente in Italia e in... (3) si facesse al più presto, allo scopo di

tagliare corto alle dicerie di ogni genere che circolano in questo momento

nel paese.

(l) -Vedi D. 297. (2) -Non pubblicato. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •· Probabilmente: c Grecia •.
304

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 326. Bucarest, 18 settembre 1939, ore 23,35 (per. giorno 19, ore 6).

Mio telegramma n. 324 (1).

In seguito a nuovo più deciso esplicito intervento di questo Ministro di Germania dietro istruzioni telefoniche di Ribbentrop questo Presidente del Consiglio ha stabilito rifiutare permesso di transito all'ex Presidente Moscicki, al Maresciallo Rydz Smigly, a Beck ed alle altre personalità ufficiali polacche rifugiate in questo paese assegnando invece loro residenza obbligata in separata località di provincia. Questo Governo ha comunque richiesto al Governo tedesco di voler consentire che dette personalità siano in secondo tempo lasciate libere di lasciare la Romania.

305

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 54. Belgrado, 18 settembre 1939 (per. giorno 20).

L'incalzare degli avvemmenti in corso ha soffocato a Belgrado l'eco delle dichiarazioni recentemente fatte dal Conte Csàky nei riguardi della Jugoslavia. Tuttavia, pur senza provocare ripercussioni entusiastiche, tali manifestazioni hanno prodotto qui impressione assai favorevole, soprattutto in quanto contribuiscono a placare le perplessità dell'opinione pubblica circa le intenzioni magiare. A questo Ministero degli Esteri si ha tendenza a considerare le dichiazioni di Csàky come destinate a sostituire, sul momento, quell'intesa formale che, per le note ragioni, non ha potuto ancora essere raggiunta e della quale, tuttavia, le circostanze presenti e quelle che si profilano al futuro fanno apparire, soprattutto per Budapest, tutta la particolare utilità.

306

IL CONSOLE A BRATISLAVA, LO FARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 32. Bratislava, 18 settembre 1939 (per. giorno 21).

Com'è noto, l'Ambasciatore sovietico a Berlino ha comunicato avanti. ieri al Ministro di Slovacchia nella stessa Capitale che il Governo dell'U R.S.S. riconosce de jure la Repubblica slovacca. La nomina di un Ministro sovietico a Bratislava sarebbe imminente.

Pare che questo crisma -dato dalla grande potenza slava alla «protezione »

del Reich sullo Stato slovacco alla vigilia di mettere in marcia l'Armata Rossa

sia stato chiesto da Berlino per evitare equivoci sulle posizioni al di qua dei

Carpazi.

È interessante tuttavia registrare che i primi giudizi di questi ambienti governativi sono nel senso che il riconoscimento sovietico rafforzerebbe le posizione del Popolo slovacco nei confronti tanto della Germania quanto dell'Ungheria, e che in ogni caso Budapest deve rinunziare alle sue aspirazioni annessionistiche cui avrebbe potuto prestare carattere di attualità il fatto che la Slovacchia perde ormai importanza come base di operazioni del Reich contro la Polonia.

(l) Non pubblicato.

307

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTI I CONSOLATI IN GERMANIA (l)

TELESPR. 232132/C. Ronw, 18 settembre 1939.

Mi riferisco ai telespressi circolari del R. Ambasciatore a Berlino n. 6524 (2), 6551 (3) e 6576 (4) in data 2 e 4 settembre. Confermo le istruzioni contenute in tali dispacci a cui quindi tutti i R. Uffici dipendenti dalla R. Ambasciata dovranno attenersi strettamente.

308

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTERO DELLA GUERRA, SORICE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 835 EO. (5). Roma, 18 settembre 1939.

D'ordine del Duce, Vi trasmetto copia di un appunto che l'Ammiraglio Canaris -capo del servizio informazioni tedesco -ha consegnato al capo del

S.l.M. italiano nel corso della riunione avvenuta il 16 corrente a Monaco.

ALLEGATO

IL CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI TEDESCO, CANARIS,

AL CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARI, CARBONI

APPUNTO. Monaco di Baviera, 16 settembre 1939.

I. ITALIA

I due Governi mantengono la politica dell'Asse.

Stampa prevalentemente favorevole alla Germania.

Neutralità armata dell'Italia si ripercuote favorevolmente sulla Germania: impegna forze nemiche, ma non tedesche; elimina il necessario appoggio tedesco in caso di entrata in guerra dell'Italia; ristagnamento della zona mediterranea. Informazioni, per esempio, da fonte jugoslava che l'Italia sia già in attive

trattative con potenze nemiche circa concessioni politiche (Gibuti, cannoni per il canale di Suez, ecc.) non confermate e attualmente inverosimili. Per contro è da ritenere che l'Italia si faccia compensare la neutralità da potenze nemiche in moneta spicciola quotidiana.

II. BALCANI, TURCHIA, MEDITERRANEO

Turchia in avvicinamento progressivo all'Unione Sovietica. In conseguenza neutralità italiana, eventualità di alleanza con l'Inghilterra e la Francia non é data. Crescente volontà di mantenimento della neutralità fino a che gli interessi turchi non siano minacciati.

Jugoslavia all'esterno correttamente neutrale, all'interno più propensa alle potenze nemiche. Per forza di cose legata fino a nuovo avviso alla neutralità.

Bulgaria nettamente a fianco dell'Asse, non ancora pronta all'intervento.

Romania circondata da tre potenze con aspirazioni territoriali e, in mancanza di un aiuto della Francia e dell'Inghilterra immediatamente realizzabile, fortemente interessata al mantenimento della neutralità.

Ungheria. Determinate tendenze ad una neutralità che si allontana sempre più dalla Germania. Tuttavia legata alla Germania in considerazione della posizione • geografica e degli interessi. Certa assicurazione che l'Ungheria non si scaglierà contro la Romania senza il consenso tedesco.

Unione Sovietica. Atteggiamento dell'Unione Sovietica propenso alla Germania anche nella stampa. Comportamento anche nei nostri confronti fino ad un certo punto oscuro. Molti segni di un prossimo intervento contro la Polonia, all'uopo da noi incoraggiati. Forte pressione sulla Turchia e Romania.

Lituania. Ancora fedele ad una corretta neutralità. Problema di Vilna indimenticato. Esita ancora a realizzare mil.itarmente i suoi fini nei confronti della Polonia.

III. STATI NEUTRALI EUROPEI

In nessuno degli altri Stati europei tendenza ad abbandonare la neutralità. La forte pressione economica inglese ha provocato specialmente presso gli Stati di Oslo un atteggiamento difensivo; al riguardo, i Paesi Bassi maggiormente condiscendenti nei confronti dell'Inghilterra.

IV. STATI UNITI D'AMERICA

Con tutta probabilità v'è da aspettarsi in base al Congresso riunito per il 21 settembre l'abrogazione della legge sulla neutralità. In seguito a ciò libertà di rifornimenti armi alle potenze nemiche. Aumento delle tendenze di ostilità alla Germania. Mantenimento della neutralità, però non è escluso che essa venga soppressa nel caso che gli interessi americani venissero pregiudicati (Guerra sottomarina senza riguardi).

V. AMERICA LATINA

Alcuni Stati dell'America latina, come Panama, Cuba, ecc. si attengono all'esempio americano e lo seguiranno.

Numero preponderante degli Stati dell'America latina per il mantenimento della neutralità, anche nell'eventualità di un intervento degli Stati Uniti. Non si possono fare al momento sicure previsioni.

VI. AsiA ORIENTALE

Giappone. Politica non chiara. I ponti non sono stati spezzati, in ogni caso, con le potenze dell'Asse. Tendenze ostili verso l'Inghilterra perdurano. Sulle possibilità di ripresi contatti con l'Unione Sovietica primi deboli indizi.

Cina. Atteggiamento della Germania è immutato in relazione ai rapporti esistenti col Giappone. Qualche segno che Cina cerchi di avvicinarsi alla Germania in quanto ritiene la situazione cambiata in seguito alla conclusione del patto russo-tedesco.

(l) -Il presente telespresso è diretto anche ai consolati a Innsbruck, Praga, Vienna, Breslavia, Klagenfurt, Graz, allora com!)resi fra q_uelli in Germania. (2) -Vedi D. D. I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 606. (3) -Non pubblicato. · (4) -Vedi D. 19. (5) -Il numero di protocollo è di dubbia interpretazione.
309

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. N. (1). Sofia, 18 settembre 1939 (per. giorno 22).

Sono andato segnalando all'E. V. nelle scorse settimane l'atteggiamento di questo Governo nelle attuali congiunture.

Esso può nel suo complesso considerarsi soddisfacente per i nostri interessi, e tale lo stima altresì questo Ministro di Germania. Una neutralità dndipendente e riservata, che ripara una vigile attesa con lo sguardo rivolto particolarmente verso di noi, e con una tendenza sempre sostanzialmente favorevole all'Asse, che si manifesta fra l'altro nell'intendimento di mantenere i legami economici con la Germania, provvedendola dei necessari rifornimenti: tale si presenta oggi in definitiva l'attitudine della Bulgaria, che conferma la determinazione della politica bulgara, quale si concretò, dopo un lungo periodo di indecisione, al momento della visita di Kiosseivanov a Berlino alla fine del giugno scorso.

Nondimeno, benchè calma e fiducl.osa, la condotta del Governo bulgaro non è naturalmente, priva di preoccupazione per il prossimo avvenire. Alcuni elementi verificatisi durante quest'ultima settimana e da me segnalati a V. E. sembrerebbero infatti indicarlo.

Anzitutto la rinnovata dichiarazione della neutralità bulgara, che se pur

fatta nel quadro che mi espose il Presidente del Consiglio ed io riferii a V. E. (2),

lascia tuttavia adito a pensare a qualche pressione da parte di altri Stati balcanici

e forse non solo di quelli, di cui del resto era già precedentemente corsa voce,

per promuovere più che una nuova assicurazione bulgara, un atto più che fosse

possibile conforme a quelli compiuti da altri Governi balcanici per proclamarsi

neutrali, quasi ad adombrare una conformità di indirizzo, che invece questo

Governo si mostra ;inteso ad evitare. Sta di fatto che in questi ultimi tempi

Kiosseivanov ha avuto replicati colloqui con i Ministri di Jugoslavia e di Turchia,

e mi ha egli stesso ammesso che l'argomento era stato toccato.

In secondo luogo, ed in contrasto con lo scrupolo manifestato da questo

Governo di mantenersi svincolato, in perfetta indipendenza, da impegni vicini o

lontani, le intese con l'Ungheria, alle quali mi accennò il Presidente del Con

siglio (3), e che, se pure meritano un maggiore accertamento sulla loro reale

conststenza, rivelano nondimeno una premura del Governo bulgaro di riassicu

rarsi nei confronti della Romania.

Finalmente, e qui forse si manifesta H punto di maggiore interesse che

sembra preoccupare questo Governo, le numerose notizie di volta in volta

segnalatemi da qu,esto Governo e da questo Stato Maggiore (1), che, rivelandomi

al ricontrollo di incerta consistenza, sembrano, come ho scritto a V. E., denunciare

il desiderio del Governo bulgaro di destare in noi sospetti ed eventuali riflessi

di fronte a minacce che da parte di altri Stati balcanici, e particolarmente la

Turchia, potessero sorgere nei riguardi di questo Paese.

Che il pericolo su cui ha in speciale modo insistito nei suoi colloqui con me

il Presidente del Consiglio, e cioè un'azione concertata anglo-turca avente le

sue basi nella regione di Salonicco, presenti aspetti di verisimiglianza è anche

possibile. Opportunamente si ricorda come la presenza nel Gabinetto di guerra

britannico di Winston Churchill, possa supporre suggerimenti che rinnovino

disegni non molto disformi da quello di infelice esito di Gallipoli, a cui il nome

di Churchill è legato. Ma l'accentuarsi della riserva dell'atteggiamento turco in

questi ultimi giorni di fronte all'attitudine sovietica, il precipitare degli avven

menti, e lo stesso tono alquanto moderato in cui si mantengono i rapporti bulgaro

turchi permettono di dubitare che questo Governo consideri davvero quel pericolo

comprovato da elementi certi ed attuali.

Che d'altra parte la Bulgaria possa ricercare qualche maggiore chiarimento

sull'atteggiamento Italiano, o, ciò che è lo stesso, possa considerare con qualche

ansietà il divenire di tale atteggiamento nello sviluppo della situazione interna

zionale, lo manifesta anche la stampa non già nei suoi commenti che sono sempre

sviluppati sulla base della assoluta continuità del sistema politico italiano, quanto

in notizie sparse ma frequenti, e talvolta in estratti più o meno esattamente

stralciati qua e là dalla nostra stampa stessa, intesi in qualche modo ad ingenerare

il dubbio di una possibile conversione di tale sistema. Aggiunga V. E. che per sua

parte la propaganda anglo-francese, ,che va ogni giorno più organizzandosi, inten

sificandosi e stringendosi, senza per ora trovare un ostacolo suffiCiente nella

propaganda tedesca, concorre ad accreditare tali dubbi.

Sta di fatto che almeno un paio di volte, e lo ho segnalato a V. E., il Presidente del Consiglio mi ha avanzato delle domande, intese implicitamente ad accertare dalle risposte i lineamenti dell'atteggiamento italiano di fronte a determinate evenienze. Privo di particolari istruzioni ho usato, in circostanza di sì gran momento e responsabilità, ogni necessaria cautela limitando senza parerlo le risposte ad affermazioni generiche di interesse sempre desto e presente dell'Italia, la cui partecipazione è indispensabile ad ogni sistemazione futura.

È credibile peraltro che questo Governo, più o meno convinto e più o meno sinceramente, e ancora più sforzato dagli avvenimenti che dalla propria convinzione a far convergere la sua politica verso l'Asse, possa essere per andare ricercando presso di noi, come la Potenza la cui condotta più si considera determinante per la situazione dei Balcani, una maggiore sicurezza, di mano in mano che il corso degli avvenimenti si andrà sempre maggiormente riflettendo sulla regione balcanica.

13 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

(l) -Il numero del presente rapporto, desunto da una copia, manca: esso è forse 4905. come si deduce dal R. da Sofia 4989 del 22 settembre, vedi D. 392. (2) -Vedi D. 264. (3) -Vedi D. 268.

(l) Vedi DD. 109, 124, 184, 255.

310

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 327. Bucarest, 19 settembre 1939, ore 4 (per. ore 9,30).

Ambasciatore Arone telegrafa quanto segue:

Mi riferisco al mio telegramma n. 20 (1).

Beck è arrivato qui ieri notte insieme al Presidente della Repubblica e

altri membri del Governo polacco. Sono andato stamane a trovarlo.

Era disfatto e commosso. Mi ha detto le truppe polacche erano riuscite in questi giorni a contenere offensiva tedesca ma che «la coltellata alle spalle » inferta alla Polonia dall'U.R.S.S. obbligava Governo lasciare territorio della patria. Ha tenuto a sottolineare che aggressione sovietica era giunta inaspettata e che Governo polacco aveva avuto sentore del passaggio di frontiera da parte dei russi solo quando questi ultimi erano già entrati in Polonia. Alla mia domanda se e quali reazioni avrebbero in Romania aggressione sovietica contro la Polonia Beck ha risposto «senza restrizioni avrebbe da parte sua evitato di trascinare questo paese ad azione che avesse potuto esporre ad immense perdite~.

Ho poi sondato Beck sui progetti Governo polacco per quanto riguarda sua futura sede. Egli ha evitato precisare azione dicendo che tutto ciò era per il momento in esame ma che fra due o tre giorni una decisione sarebbe stata presa. Intanto egli insieme alle Alte Personalità del Governo partiva oggi per Bucarest dove sperava che anche Corpo Diplomatico potesse recarsi. Gli ho detto al riguardo che non avevo obiezioni a recarmi a Bucarest dove peraltro contavo rimanere solo due o tre giorni desiderando andare a Roma per riferire e ricevere istruzioni.

Malgrado reticenza di Beck non sembra essere dubbio che Governo dovrà

finire per trasferirsi in Francia a breve scadenza essendo impossibile che rimanga

in Romania dove Governo preoccupato mantenere propria neutralità ha già fatto

intendere che non avrebbe consentito lo svolgersi di attività diplomatica polacca

sul suo territorio.

311

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 322. Budapest, 19 settembre 1939, ore 5,20 (per. giorno 20, ore 5,20).

Un telegramma del Ministro ungherese Bucarest, come mi ha riferito Csaky, segnala oggi viva inquietudine Romania per il continuo affluire di ingenti forze militari russe alla frontiera della Bessarabia.

(l) Non pubblicato.

312

L'AMBASCIATORE ATOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 698 (1). Tokio, 19 settembre 1939, ore 6,30 (per. ore 14).

Capo di Gabinetto Ministero della Marina ha dichiarato a questo Addetto Navale che a sua idea una intesa con Inghiterra è impossibile quali che siano concessioni cui questa sia disposta.

313

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 702. Tokio, 19 settembre 1939, ore 8,20 (per. ore 16,20).

Ministero della Guerra ripete che anche quando accordo con Sovieti si estenda al regolamento delle questioni pendenti esso non giungerà sino a prendere forma di non aggressione. Si preoccupa molto dell'accrescimento potenza russa in Europa ed esprime convinzione che anche altrove ci se ne preoccupi.

314

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 706. Berlino, 19 settembre 1939, ore 13,06 (per. ore 15,30).

Vari indizi mi ,confermano nella impressione ,che «accordo» fra Russia e Germania circa assetto definitivo da dare alla Polonia sia meno completo di quanto viene dichiarato.

Pare che qui si sia rimasti sgradevolmente sorpresi dell'occupazione di Vilna e che non si sappia ancora se Russia consenta o meno il possesso definitivo di Leopoli.

In relazione a quest'ultimo punto, interesserà a V. E. di conoscere che questo Ministro slovacco sembra per sua parte escludere che i russi possano arrivare al confine slovacco. Secondo il Ministro essi si fermerebbero a quello ungherese. Devo ritenere, anche in base alla citata mia conversazione iersera con Weizsacker, che ciò rispecchi più i propositi e l'aspettativa tedesca ,che non un accordo già definitivamente raggiunto fra Germania e Russia.

(l) Nei documenti n. 312, n. 313 e n. 317 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione.

315

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 204. Buenos Aires, 19 settembre 1939, ore 13,41 (per. ore 20,30).

Mio telegramma n. 188 (1).

Giusta informazioni dottor Melo avrebbe ricevuto istruzioni sostenere a Panama sopratutto tesi che stato di neutralità non deve impedire nazioni americane esercitare libero ed indiscriminato commercio.

Tesi similare è stata esposta ieri da ufficioso Naci6n (mio telegramma stampa 126) ed oggi da organo cattolico.

Aggiungo che stesso dottor Melo avrebbe chiarito che predetta tesi contrasterebbe soltanto in apparenza interessi nazioni democratiche giacchè Stati totalitari non potrebbero in pratica avvantaggiarsi ammessa libertà commercio, alleati avendo dominio mare.

316

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI

T. 21679 P. R./152. Roma, 19 settembre 1939, ore 16,35.

Vostro fonogramma n. l del 18 corrente (2). Testo approvato. Comunicato verrà pubbl1cato dai giornali italiani del pomeriggio domani 20 settembre.

317

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 697. Tokio, 19 settembre 1939, ore 18 (per. ore 23,20).

Vostro 287 (3).

Neanche inglesi avevano fino a ieri risposto a promemoria giapponese. Essi intanto propendono per riapertura conversazioni circa Tientsin ma giapponesi dicono vi sono ormai questioni più importanti da regolare.

318

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 320. Budapest, 19 settembre 1939, ore 22 (per. giorno 20, ore 5).

Legazione d'Ungheria presso il Governo polacco è stata ritirata. Tutto il personale è stato richiamato.

tembre 1939, vedi D. 187.

(l) -Vedi D. 121 (2) -Vedi D. 297. (3) -Non pubblicato. Contiene ritrasmissione del T. per corriere da Parigi 96 del 13 set
319

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 331. Bucarest, 19 settembre 1939, ore 23,20 (per. giorno 20, ore 5,20).

Nelle giornate di ieri e oggi sono affluite in Bucovina molte migliaia di profughi e circa 10.000 soldati polacchi che sono stati disarmati e internati. Circa 250 aeroplani militari e civili hanno atterrato nei campi d'aviat'.ione romeni'.

Presidente della Repubblica, Maresciallo R. Smigly, circa 30 membri Governo polacco hanno raggiunto residenza assegnata loro in Oltenia e in Moldavia.

Questa capitale si mantiene esteriormente calma, ma viva preoccupazione regna esclusivamente ambienti politici. Si teme fra l'altro che viaggio Ministro Esteri turco sia preludio accordo fra Ankara e Mosca che consenta a quest'ultima una maggior libertà d'azione nei riguardi della Romania.

320

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 19 settembre 1939.

Questo Ministro di Panamà ha comunicato in data odierna di aver avuto istruzioni telegrafiche che lo incaricavano di portare a conoscenza del Governo Fascista che il Governo della Repubblica in data 11 corrente ha dichiarato la propria neutralità.

321

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA,

T. PER CORRIERE 21609 P. R. Roma, 19 settembre 1939.

Risiedono, com'è noto, a Parigi le Missioni Militari di parecchi Paesi dell'America Latina per acquisti di materiale bellico in Europa. Risulterebbe che, in dipendenza dello stato di guerra, le Missioni stesse si sarebbero ora trasferite in centri più o meno lontani dalla Capitale. A Parigi o altrove, è comunque certo che la loro attività è attualmente pregiudicata dalla circostanza ~che le industrie belliche francesi, inglesi e tedesche, verso le quali le ordinazioni sudamericane in gran parte si orientavano, non sono più in grado di dar corso, per ragioni ovvie, alle richieste di fornitura.

Parrebbe perciò interessante per noi approfittare del momento favorevole per accrescere e consolidare i nostri contatti e assicurare alle nostre industrie ogni possibile ordinazione.

Per meglio e più rapidamente ottenere ,tale risultato, sarebbe indubbiamente utile se le Missioni stesse, lasciando Parigi ~che non rappresenta più un utile centro di lavoro, fossero indotte a possibilmente trasferirsi in Italia, ove la loro attività potrebbe svolgersi in piena tranquillità.

Ciò premesso, l'E. V. potrà, sia direttamente, sia per il tramite del Generale Visconti Prasca, far sapere quanto precede ai Capi delle rispettive Missioni militari, ,cui vorrà asstcurare ch'esse godranno in Italia di tutte quelle facilitazioni che potranno valere ad agevolare il loro compito.

Le pratiche di cui trattasi dovrebbero essere svolte con una qualche sollecitudine per evitare che le Missioni interessate pensino e trovino una sistemazione in Paesi neutrali, quali la Svizzera, l'Olanda o il Belgio, ove risiedono uffici analoghi di altre Nazioni.

Perchè mi sia possibile svolgere eguale azione direttamente presso i Governi dell'America Latina, prego V. E. di volermi cortesemente comunicare quante Missioni Sudamericane trovansi attualmente in Francia e il rispettivo Paese di appartenenza.

322

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 210. Budapest, 19 settembre 1939 (per. giorno 20). Mio telegramma n. 293 del 4 c. m. (1). Il Governo romeno, come mi ha detto stamane anche 11 Ministro di Romania, ha presentato al Governo ungherese, d'accordo con quello jugoslavo, una controproposta a quella ,che H Governo di Budapest recentemente trasmise a Bucarest circa un eventuale accordo per le minoranze. H testo, che Csaky mi ha mostrato, contiene nel proemio una frase sul mantenimento della pace, il non ricorso alla forza e la non aggressione, e parla poi anche di diritti delle nazionalità. Mentre Bossy mi sembrava molto ottimista e aveva l'aria di dire che si trattava di piccole divergenze di forma, Csaky mi ha dichiarato che egli non potrebbe mai accettare un testo simile, confermandomi la sua opinione che un accordo sul traHamento delle minoranze debba comunque precedere qualsiasi patto politico o di non aggressione. Egli si riservava di esprimersi in questo senso col Ministro di Jugoslavia: mi ha ripetuto che d'altra parte il Governo jugoslavo gli aveva fatto recentemente conoscere che nelle attuali circostanze trovava superfluo un accordo sulle questioni minoritarie, mi ha aggiunto che non si rendeva conto che il testo attuale, così come era concepito, potesse essere accettabile da parte degli jugoslavi, soprattutto in relazione al problema croato. È apparso ieri nei giornali un comunicato di Belgrado riportato dall'Agenzia Telegrafica Ungherese, secondo cui la stampa ufficiosa di Belgrado constatava che sembravano verificarsi favorevoli condizioni preliminari per una collaborazione culturale ed economica fra Ungheria e Jugoslavia, preconizzando la prossima conclusione di un accordo.

Csaky mi ha detto di conoscere tale comunicato, ma di non sapere nulla al riguardo.

(l) Vedi D. 7.

323

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 211. Budapest, 19 settembre 1939 (per. giorno 20). Ho domandato a Csaky se era esatto che, ,come appariva dai comunicati radio, la nota di Molotov circa l'intervento in Polonia era stata comunicata anche al Governo ungherese, risultandomi che ancora le relazioni diplomatiche fra Ungheria e U.R.S.S. non erano state ristabilite: Csaky mi ha detto che effettivamente egli non ne aveva ricevuto nessuna diretta comunicazione, ma che ora era già in corso il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con l'U.R.S.S. Infatti oggi stesso il Reggente aveva nominato quale Ministro a Mosca il sig. Christoffy, già consigliere della Legazione d'Ungheria a Varsavia. Le trattative erano state ultimamente condotte per mezzo del Ministro di Ungheria a Parigi. conte Khuen Hedervary, ,che era in relazione con Suric a proposito di una certa questione riguardante l'immobile della Legazione d'Unghe

ria a Mosca. Probabilmente a lui era stata comunicata la nota di Molotov.

324

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 212. Budapest, 19 settembre 1939 (per. giorno 20;.

Il Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che erano stati notati recentemente alcuni movimenti e concentramenti di truppe alla frontiera slovacca: il Governo ungherese aveva, come del resto dappertutto, rafforzato le formazioni alla frontiera: intanto però il Governo germanico era intervenuto per impedire che gli slovacchi compissero intemperanze, ed anzi a tale scopo aveva inviato un generale con questo speciale incarico di sorveglianza.

Gli slovacchi avevano poi fatto sapere al Governo ungherese che vi era penuria di viveri (l'Esercito tedesco avrebbe completamente spogliato il paese): sopratutto in considerazione della presenza delle minoranze ungheresi, il Governo di Budapest aveva quindi disposto per l'invio di granaglie e altri generi.

325

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 179. Sofia, 19 settembre 1939 (per. giorno 22).

Nuovo Ministro di Ungheria con cui ho avuto oggi colloquio, mi ha lungamente parlato atteggiamento ungherese di fronte avvenimenti in corso, confermando quanto già noto e insistendo affermazione Ungheria non assumerebbe

iniziative da cui possa derivarle grave responsabilità estensione conflitto nel

sud-oriente europeo. Non ha mancato peraltro manifestarmi suoi dubbi circa atteg

giamento germanico nei confronti rivendicazioni nazionali ungheresi verso Ro

mania, esprimendosi nel senso che linea di condotta tedesca nei riguardi di que

st'ultima a suo giudizio non ancora definita potrebbe per ultimo determinarsi

favorevole ad essa. Ha quindi molto insistito su amicizia italiana per Ungheria,

unico elemento sicuro e fondamentale politica estera ungherese.

· Circa contatti ungaro-bulgari di cui mio telegramma per corriere n. 0152 (l)

e precedenti, si è mostrato piuttosto riservato escludendo però possa parlarsi di

intese, ma trattandosi invece di un naturale parallelismo di interessi di fronte

determinate evenienze, che comunque non richiederebbero preventivi accordi.

Mi ha accennato tuttavia scambio di informazioni in corso fra i due Stati

Maggiori.

Circa fase conclusiva conflitto tedesco-polacco mi ha espresso opinione che

circostanze potrebbero presto manifestarsi favorevoli ad estendere revisione con

fini orientali prevista imminenti accordi tedesco-sovietici, anche, con intervento

Italia, al sud-oriente europeo.

326

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 55. Belgrado, 19 settembre 1939 (per. giorno 23).

Telegramma per corriere di V. E. n. 21318 P. R. del 16 corr. (2).

L'informazione del Times risponde piuttosto ad alcuni pii desideri britannici che alla realtà. Nei primissimi giorni del conflitto, vi fu qui qualche preoccupazione per un certo numero di vagoni delle ferrovie jugoslave che si trovavano in territorio germanico. Tali preoccupazioni vennero da Berlino prontamente ovviate ed attualmente il movimento ferroviario jugoslavo-tedesco funziona normalmente con scambio paritario di vagoni. Non si comprende quali potrebbero essere i prodotti minerari jugoslavi dei quali qui si esigerebbe dalla Germania il pagamento in contanti. In particolare per quelli di rame delle miniere di Bor, che sono sfruttate da una società francese, il .pagamento in valuta è sempre stato richiesto. Quanto alla questione dei prodotti alimentari, non posso che confermare che a Belgrado si ha l'intenzione ben ferma di mantenere integralmente i propri impegni verso il Reich e, nei limiti delle possibilità, piuttosto di largheggiare, che di restringere, preoccupati di mantenere, per il futuro, un mercato dell'importanza di quello tedesco. Del resto, a chiarimento della situazione effettiva, basterà accennare come il 28 corrP.nte si riunirà in sessione ordinaria il Comitato economico permanente jugo-tedesco.

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 469. (2) -Non pubblicato.
327

IL MINISTRO A KAUNAS, DI GIUFA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 58. Kaunas, 19 settembre 1939 (per. giorno 25).

Mio telegramma n. 53 (1).

Direttore degli Affari Politici mi ha stamane riconfermatc che unico atteg

giamento consono interesse vHale Lituania era ribadire sua neutralità anche se

ben armata e vigilante. Mi ha confidato che mentre tedeschi avrebbero effetti

vamente fatto conoscere anche vari passi ufficiali al Governo lituano loro bene

vola disposizione verso rivendicazione Vilna autorità sovietiche si sono costan

temente astenute da qualsiasi apprezzamento in proposito. Mio interlocutore ha

soggiunto che nonostante ogni indagine fatta eseguire a Mosca per conoscere

reale portata accordo germano-sovietico nulla ne era riuscito a trapelare.

Peraltro Lituania, qualora avesse accettato suggestione tedesca occupare

Vilna, avrebbe rischiato trovarsi eventualmente contro opposta azione sovietica.

Egli ha concluso ,col ripetere ,convincimento che russi possano prendere la mano

ai tedeschi, come da diversi sintomi parrebbe già risultare qui, ed ha qualificato

specialmente precaria attuale situazione Estonia Lettonia.

328

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GUERRA, SORICE

TELESPR. 6437. Roma, 19 settembre 1939.

Nota di codesto Ministero n. 83326 del 18 sett. (2).

In relazione a quanto è stato fatto presente con la nota su riferita, questo Ministero esprime parere contrario alla prosecuzione dei contatti iniziati con le autorità militari francesi per eventuali forniture di materiale bellico.

Mentre infatti nulla si oppone ad eventuali forniture di carattere commerciale o para-militare per quanto riguarda le forniture militari occorre tener presente che l'industria italiana è interamente adibita alla produzione dei materiali occorrenti alle forze armate.

329

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1807/662. L'Aja, 19 settembre 1939.

Mio telespresso del 15 corrente n. 1780/650 (3). Fra i progetti di collaborazione discussi nella recente riunione di Bruxelles sarebbe stata esaminata anche la possibilità che taluni Paesi, i quali dispongono

di una cospicua flotta mercantile, pongano a disposizione di altri degli Stati membri del gruppo di Osio talune delle navi; e praticamente che la Norvegia mettesse una parte del suo tonnellaggio a disposizione degli altri Stati, e specie del Belgio che nelle attuali circostanze ne avrebbe particolare bisogno.

Sarebbe stata anche ventilata la proposta di concentrare tutte le provenienze transoceaniche in un solo porto, nella specie Anversa, dove le merci sarebbero state depositate in una specie di punto franco per essere poi distribuite ai diversi Stati di Osio.

Circa l'atteggiamento di fronte alle richieste e pretese tedesche ed inglesi, specie per quanto concerne il diritto di visita esercitato dagli inglesi, salvo qualche vaga affermazione di principio e di analoga e solidale resistenza, non sarebbe stata presa nessuna decisione concreta. Conviene a tale proposito ricordare che, appena qualche giorno dopo la riunione di Bruxelles, si è avuto un nuovo convegno a Copenaghen ristretto questa volta ai soli Stati scandinavi, e poi l'invio di missioni commerciali a Londra da parte della Svezia e della Danimarca. Nel frattempo anche il Belgio da parte sua ha inviato suoi speciali delegati commerciali per trattative a Londra, Parigi, Berlino, ed anche a L'Aja. Il Governo olandese non ha inviato pel momento nessuna missione e continua a trattare con Berlino e Londra pel normale tramite diplomatico.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicata. (3) -Si tratta probabilmente del D. 230.
330

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 4964/1771. Budapest, 19 settembre 1939 (per. giorno 25). Ho avuto una lunga conversazione del Conte Csaky che mi ha intrattenuto a lungo sulla situazione. Era stato poco prima dal Reggente insieme col Barone Villani e col Mistra d'Ungheria a Belgrado, barone Bessenyey. Egli mi ha annunciato, come ho già telegrafato, che il Capo di Stato Maggiore Generale Werth aveva allora comunicato al Reggente che le prime pattuglie sovietiche erano giunte nel pomeriggio di oggi alla frontiera ungherese, in direzione della regione di Korosmezo, cioè presso la frontiera romena. Un ufficiale si era presentato alla linea di frontiera ungherese prendendo corretti contatti. Il grosso delle truppe sovietiche era, alle diciannove, a una distanza di circa otto chilometri dalla frontiera ungherese. Le truppe tedesche si trovavano a Stryi, mentre sembrava che a Stanis[au fossero truppe russe, ma ciò non era accertato. Mentre dunque le avanguardie sovietiche sono già stasera ai Carpazi, noto che il Ministro di Germania, a cui ne avevo domandato, mi escludeva stamane stessa che truppe russe dovessero raggiungere il confine ungherese; dichiarando assurde le voci di pretesi possibili contrasti tra i due paesi, pensava poi che tutto fosse già stabilito anche nel dettaglio in perfetto accordo, fra Germania e U.R.S.S. Csaky aveva invece l'impressione ,che non s~ potesse affermare con sicurezza

l'esistenza già di un preciso accordo fra tedeschi e russi sopratutto circa la Galizia orientale.

Così, secondo Csaky, si spiegherebbe la recente offerta fattagli da von Ribbentrop di una parte di tale regione, offerta che aveva dt>clinato; come ora si comprenderebbe anche perchè i tedeschi abbiano, nel marzo scorso, dopo le note vicende, lasciato che gli ungheresi, occupassero la Carpatalia: se oggi si trovasse ancora nella regione Volosin, si sarebbe già affrettato a fare atto di omaggio e di sottomissione ai Sovieti.

Csaky mi ha detto che l'Ungheria preferirebbe certamente non avere una frontiera comune coi Sovieti: fra i due, megHo sarebbe se la Germania occupasse tutte le antiche provincie Galiziane già appartenute all'Austria, fino alla frontiera romena, non solo perchè già l'Ungheria ha in comune con la Germania una così lunga frontiera, ma anche perchè è evidente la preoccupazione ungherese che i russi, come era un loro antico sogno, non minaccino poi di penetrare oltre i Carpazi, rivendicando i ruteni della Carpatalia.

Non si conoscono del resto le intenzioni tedesche e russe nemmeno nei riguardi di tutta la sistemazione della Polonia: impossibili a prevedersi, quando si pensi, mi diceva Csaky, che solo von Ribbentrop, Goering e Keitel erano, con Hitler, al corrente di tutto. Il corrispondente di un importante giornale tedesco a Budapest avrebbe dkhiarato a un mio collega che me lo ha ripetuto che la Germania avrebbe intenzione di costituire due protettorati con capitali Varsavia e Leopoli: tutta l'antica Galizia austriaca, passerebbe alla Germania; ciò quindi collimerebbe col pensiero del Ministro di Germania; se ne potrebbe dedurre che l'occupazione at

tuale da parte dei russi della Galizia orientale fosse solo temporanea, allo scopo di tagliare la ritirata agli ultimi resti dell'esercito polacco.

V. E. potrà essere a conoscenza di maggiori elementi per giudicare delle rispettive posizioni e intenzioni, tedesche e russe: comunque è questo evidentemente un punto di capitale importanza, se si pensi a quelli che potrebbero essere gli interessi tedeschi tendenti al Mar Nero, accanto alle aspirazioni panslaviste intese a riunire gli slavi del nord con quelli del sud: punto cruciale questo anche per le conseguenze di eccezionale portata che ne deriverebbero anche per l'Ungheria.

L'attuale incertezza delle intenzioni russe e degli eventuali accordi coi te

deschi in proposito, aumenta quindi e giustifica la preoccupazione del Governo

ungherese.

Intanto nei popoli slavi si notano già gli effetti dell'avvenimento: il Ministro

di Bulgaria stamane era veramente esultante, mentre in Jugoslavia -che ha

aumentato come noto le sue misure militari -già si riparlerebbe di riconoscere

il Governo dei Sovieti e di riprendere con esso le relazioni diplomatiche, risve

gliandosi il ricordo 'degli antichi legami.

Quanto alla Romania, essa si era affrettata a prendere atto della dichiara

zione russa, e come mi ha detto stamane il signor Bossy, «non essendo state

richieste di aiuti della Polonia » (l) non si sentiva più legata dal trattato con

essa ed aveva solo concentrato truppe alla frontiera. A quanto risultava da un telegramma giunto a Csaky stasera il continuo affluire di truppe russe al confine della Bessarabia aveva destato la più seria inquietudine a Bucarest.

Mi ha detto tuttavia ritenere, almeno con gli elèmenti attualmente in suo

possesso, che i russi non avrebbero ora attaccato la Romania, penetrando in Bes

sarabia, non essendo interesse della Germania di provocare un allargamento del

conflitto.

(È questo anche il parere del Ministro di Germania).

È un fatto però che, a quanto pare, la mobilitazione russa supera le pro

porzioni delle forze che l'occupazione della Polonia avrebbe potuto richiedere.

Poichè, come altre volte, Csaky mi aveva confermato che seguendo i sug

gerimenti di Roma e di Berlino, anche recentemente ripetutegli dall'E. V., non

aveva nessuna intenzione di muoversi contro la Romania, gli ho chiesto che

cosa poi farebbe se si dovesse presentare l'eventualità di una penetrazione russa

in Bessarabia: mi ha detto che anche in questo caso pensava che non si sarebbe

mosso, se così gli fosse ancora consigliato, specialmente da Roma, ma che d'altra

parte non sapeva ora dirmi precisamente che cosa avrebbe fatto il Governo

ungherese in questa circostanza: era invece certo che, anche se l'Ungheria

réstasse ferma, qualora la Russia entrasse in Bessarabia, la Bulgaria sarebbe

subito passata alla azione in Dobrugia.

Quanto alla Turchia, secondo Csaky, essa sarebbe del tutto da considerare

passata ora a fianco della Russia e della Germania.

Il Governo ungherese non ha preso notevoli nuove misure militari; oltre

la mobilitazione dei noti corpi d'armata verso la frontiera romena e delle bri

gate di cacciatori di frontiera, sono state rafforzate tutte le formazioni al confine,

sopratutto in Rutenia per accogliere i profughi polacchi e alla frontiera slovacca.

(l) Sic.

331

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESRR. 4967/1772. Budapest, 19 settembre 19~9 (per. giorno 2 ottobre).

Accanto alla penosa impressione per il comportamento di certi capi militari come il Maresciallo Rydz Smigly, sarebbe ora generale fra i polacchi il risentimento verso l'Inghilterra.

Mi è stato riferito che giorni fa, in una casa ungherese, il Ministro di Polonia si sarebbe assai vivacemente espresso col Ministro di Francia rimproverando all'Inghilterra e alla Francia lo sfacelo del suo Paese, lasciato senza i promessi appoggi. Il Ministro di Francia si sarebbe schermito dicendo che i comandanti dell'esercito polacco non avevano voluto seguire i consigli dei tecnici militari francesi.

Csaky mi ha poi raccontato di aver avuto ieri un colloquio col Ministro d'Inghilterra, venuto a chiedergli quale atteggiamento avrebbe assunto l'Ungheria in seguito all'intervento sovietico.

Egli gli avrebbe a un certo punto domandato se era esatto -come gli aveva detto von Ribbentrop -che il generale Ironside, dopo la sua ispezione in Polonia, aveva espresso il parere che l'esercito polacco non era tale da opporsi efficacemente ad un esercito organizzato e moderno.

Il Ministro d'Inghilterra avrebbe risposto cinicamente che ciò era esatto,

ammettendo quindi che il Governo inglese era perfettamente al corrente delle

condizioni dell'esercito polacco; ed avrebbe anzi aggiunto che dopo la Polonia,

anche altri piccoli Stati avrebbero subito la stessa sorte; ma poi l'Inghilterra

avrebbe pensato a ricostituirli, dopo lo schiacciamento della Germania.

Csaky avrebbe risposto che comunque H suo paese non poteva annoverarsi

fra essi.

332

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 4973/1778. Budapest, 19 settembre 1939 (per. giorno 22).

Secondo il Ministro degli Affari Esteri, l'odierno discorso del Fiihrer non poteva lasciar prevedere nessuna possibilità di soluzione pacifica: Gsaky si domandava poi quale fosse esattamente la posizione della Francia nel conflitto attuale. Accennatone al Ministro di Francia, questi gli aveva recisamente confermato la ferma decisione francese di lottare in perfetta unione con l'Inghilterra: ma intanto il Fiihrer mostrava anche nel discorso di oggi di voler agire sul Governo e sul popolo francese. Forse i tedeschi si facevano delle illusioni: ma era molto incerto su questo punto.

Quanto alla condotta delle operazioni attuali in Polonia, il Ministro di Germania mi diceva che non pensava che si sarebbe continuato ad assalire Varsavia, perchè ormai tutto era completamente crollato.

333

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 708 (1). Tokio, 20 settembre 1939, ore 10,35 (per. giorno 21, ore 5,30).

Questi ultimi giorni stampa locale mostra risentimento verso Stati Uniti per loro misure navali nel Pacifico. Portavoce Ministero Affari Esteri ha manifestat·o meraviglia per atteggiamento americano. Stampa ha anche messo in rilievo intervista Consigliere giapponese a Washington tornato ieri l'altro il quale prevede possibilità entrata in guerra Stati Uniti. Tale campagna di stampa sarebbe dettata anche da supposizione che America voglia sostituire Inghilterra in Cina nel campo economico e specialmente nella protezione Chang-Kai-Shek.

334

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 705. Pechino, 20 settembre 1939, ore 11 (per. ore 23,45) (2).

In relazione a voce corsa in proposito Ministero degli Affari Esteri esclude fin da ora che Giappone possa ammettere che difesa militare conc;essionE' in

glese e francese sia assunta da truppe americane. Ciò con riferimento noto promemoria giapponese. Comunicato Roma e Taliani.

(l) -Nei documenti n. 333, n. 339 e n. 340 il numero di !,lrotocollo non corrispondeall'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di spedizione. (2) -Il presente documento fu trasmesso da Pechino.
335

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 208. Belgrado, 20 settembre 1939, ore 12,45 (per. ore 16).

Telegramma per corriere di V. E. n. 21363 P. R. del 17 corrente (1).

Notizia segnalata è per il momento inesatta. Mi comta peraltro che questo Governo sta attentamente considerando, di fronte alla nuova situazione che si è andata delineando in questi ultimissimi giorni, convenienza di stabilire con Mosca relazioni adeguate alla situazione stessa. Macek che ho visto stamane mi ha detto di essere personalmente fautore convinto di tale opportunità ma che la cosa incontra ancora difficoltà da parte Principe Reggente. Di fronte alla schiacciante vittoria tedesca in Polonia, avanzata russa alle frontiere balcaniche produce in questa opinione pubblica piuttosto un senso di sollievo.

336

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 715. Berlino, 20 settembre 1939, ore 14,06 (per. ore 18,20).

Per Gabinetto. Telegramma di V. E. n. 366 (2).

Come R. Ambasciata ha già comunicato con telegramma n. 659 (3) anche qui si ritiene che entrata in vigore accordo per Alto Adige non debba essere ulteriormente procrastinato.

Accenno fatto ieri dal Fiihrer in materia di confini è in fondo incoraggiante in questo senso. Da quanto mi ha detto Mackensen il 13 corrente, Himmler stesso avrebbe proprio quel giorno date assicurazioni e istruzioni nella stessa direzione. Si attende tuttavia ritorno da Bucarest di Clodius (mio telegramma

n. 658 ( 4) il quale sarà qui sabato e, agli inizi della settimana prossima, i tedeschi si riservano far una proposta di carattere concreto per facilitare soluzione. Grossa questione resta sempre quella della assoluta necessità di «fissare ~> un corso del marco secondo accordo del 22 giugno. Segue rapporto.

337

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T 152. Mosca, 20 settembre 1939, ore 14,20 (per. ore 17,40).

Mio telegramma n. 150 (5). Mi risulta che questo Ministro Estonia si è recato ieri da Molotov per contestare accuse mosse dalla stampa sovietica a uomini

di Governo Estonia di aiutare segretamente sottomarini polacchi. Ministro Estonia s1 e mostrato soddisfatto e tranquiLlizzato dopo conversazione nella quale Molotov gli avrebbe fatto dichiarazioni rassicuranti.

(l) -Vedi D. 270. (2) -Vedi D. 267. (3) -Non pubblicato. (4) -Non pubblicato. (5) -Non rintracciato.
338

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. 21755/315 P. R. Roma, 20 settembre 1939, ore 17,45.

Codesto Governo ha comunicato suo assenso intese Giannini Alphand ed ha chiesto che negoziati siano iniziati al più presto. Esperti ferroviari marittimi riunirannosi prossimamente Roma.

339

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 699. T'okio, 20 settembre 1939 ore 18 (per. giorno 21 ore 13,45).

Ambasciatore d'Inghilterra mi invia per conoscenza soltanto oggi un foglio non intestato in cui è detto che corre voce che nella riunione Consolati difesa Shanghai 14 corr. autorità giapponesi avrebbero proposto:

l) che forze francesi ed inglesi fossero informate doversi ritirare o essere disarmate; 2) che presente piano difesa considerato come non esistente e che un piano di polizia lo sostituisse entro Settlement internazionale.

Foglio aggiunge che Governo inglese e1sita prestar :fede a tali notizie, ma gradirebbe essere assicurato che autorità giapponesi Shanghai non hanno intenzioni loro attribuite.

L'accompagnatoria di tale foglio non chiede risposta.

Ministero degli Affari Esteri dice che è vero e che vi è stato proposto nuovo piano di cui al n. 2, ma che per quanto riguarda n. l intormazione non è completamente esatta.

Comunicato Roma e Taliani.

340

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 703. Tokio, 20 settemb1·e 1939, ore 18 (per. ore 23,45).

Ministro della Guerra prevede costituzione Governo centrale Cinese, non potrà avvenire prima fine anno. Comunicato Roma e Taliani.

341

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 222. Shanghai, 20 settembre 1939, ore 18 (per. ore 23,45).

Alessandrini telegrafa che armistizio russo-giapponese e entrata truppe so

vietiche in Polonia hanno prodotto a Chungking disordine e ,costernazione. Im

previsto sviluppo guerra europea ,ha obbligato alla immobilità gruppi comunisti,

durante sessione Consiglio del popolo, nè le parole pronunciate dal Generalissimo

alla chiusura di esso, per riaffermare necessità resistenza ad ogni costo sono a

diminuire preoccupazioni dell'Assemblea.

Nel disagio generale si rilevano due sintomi: ritorno simpatia per Gran

Bretagna nella impossibilità, data attuale situazione. qualsi:Isi altra reazione

politica e quindi di scarsa importanza; di importanza notevole, invece, atteggia

mento nuovo dell'Ambasciatore U.R.S.S. che avrebbe dato consigli di prudenza

e di arrendevolezza.

342

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 704. Pechino, 20 settembre 1939, ore 19 (per. ore 23,45) (1).

Vostro 288 (2). Ministero deila Guerra dice che aveva già conoscenza delle pressioni fatte fare da questo Ministro degli Affari Esteri mezzo codesta Ambasciata, perchè preoccupato che visita, se in forma ufficiale, avrebbe fatto riparlare stampa di nuovi negoziati patto. Non credeva però che forma privata potesse escludere udienza Duce di cui sarebbero stati onoraUssimi. Non vi è alcun progetto invio di Terauchi a Mosca di cui stampa ha parlato. Mio collega tedesco mi si è mostrato malcontento perchè Ammiraglio Osumi non è andato a Berlino. Lo attribuisce a pressioni di Corte intrighi di quell'Addetto Navale.

343

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 163. Washington, 20 settembre 1939, ore 20,09 (per. giorno 21, ore 8,30).

Da conflitto Presidente degli Stati Uniti tende condurre politica larga conciliazione nazionale. Sua azione è facilitata da insufficienza capi repubblicani nonchè da numerose coincidenze programma di questi con quello attuale amministrazione. N e risulta che posizione partito e anche personale Roosevelt si sono notevolmente rafforzate.

Giova anche circostanza che amministrazione da tempo aveva studiato e predisposto misure in caso di guerra europea in ~odo che scoppio conflitto non ha portato scosse violente nè dannose. Governo fronteggiando completamente situazione ha diffuso un senso di fiducia ·e di calma, reagendo energicamente ad aumenti prezzi materie alimentari verifìcatisi come immediato sbalzo speculativo.

Applicazione legge neutralità e misure :sorv.eglianza e rafforzamento connessevi, compiute da organi amministrativi su precise istruzioni con estrema rigidità e meticolosità, hanno smorzato sospetti di immediate compromissioni con belligeranti.

(l) -Il presente documento fu trasmesso da Pechino. (2) -Vedi D. 248.
344

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 164. Washington, 20 settembre 1939, ore 20,09 (per. giorno 21, ore 8,30).

Opinione generale, specialmente nel Middle West e nel West, sempre profondamente isolazionista. A parte avversione Germania ancora aumentata dal trattato con la Russia, e profonde simpatie per Francia e Inghilterra, anche se moderate da critiche per loro azioni politiche che hanno reso più insidiosa possibile crisi, inducono sempre più preoccupazioni su conseguenze economiche, ed anche militari che vittoria germano-russa fatalmente avrebbe per questo Continente.

Accordo tedesco-russo ha ammutolito sezioni estremiste filo-bolsceviche.

Dal punto di vista economico, conflitto ha ravvivato situazioni .con aumenti di prezzi prodotti agricoli e metallici con inizio di riassorbimento di mano d'opera, che suscita alcuni incidenti gravi e sconta, a parte questione armi, maggiori esportazioni per il Sud America ed altri paesi da cui sono destinati scomparire prodotti germanici e in parte inglesi.

Radio e stampa, sotto influenza Governo anche per ragioni tattiche di politica interna sopra accennata, sono state energicamente invitate a scrupolosa obbiettività in rappresentazioni fatti.

345

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 207. Buenos Aires, 20 settembre 1939, ore 21,20 (per giorno 21, ore 3,20).

Alta personalità americana ha detto ieri confidenzialmente persona di intera

mia fiducia che :

l) legge neutralità verrà con ogni probabilità emendata; .

2) bisogna attendersi entrata m guerra Stati Uniti specie se Inghilterra

sia per trovarsi in difficile .situazione:

14 -Documenti dipLomatici-Serie IX-Vol. I

3) se operazioni militari franco-inglesi vanno « oggi» a rilento ciò devesi esclusivamente ristrettezza fronte. Impressione mio informatore è che personalità americana voleva riferirsi possibile irruzione franco-inglese attraverso Belgio Olanda e forse anche Italia.

346

IL MINISTRO A KAUNAS, DI GIURA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 59. Kaunas, 20 settembre 1939 (per. giorno 25).

Direttore Affari Politici ha tenuto comunicarmi stamane che nella conversazione avvenuta ieri ·fra Ministro di Lituania a Mosca e Molotov questi' avrebbe rinnovato formale assicurazione per rispetto neutralità Lituania promettendo altresì fornire quantitativi di materie prime occorrenti a questo Paese che ora per alcune circostanze gli difettano come petrolio carbone. Mio interlocutore ha colto occasione per farmi presente atteggiamento costante reale amichevole tenuto dalla Russia dall'anno 1918 ad ora verso Lituania pur avendo questo Governo sempre impedito fermamente qualsiasi propaganda comunista. Ha soggiunto risultargli che scarse truppe sovietiche rimaste Vilna mantenevano contegno corretto avendo ricevuto severi ordini astenersi qualsiasi offesa o danni alle persone ed alle proprietà. Mi ha confidato inoltre che poteva «giurarmi sui suo onore» risultargli in modo assolutamente sicuro che U.R.S.S. avrebbe presa all'ultimo momento la mano alla Germania e che avanzata truppe sovietiche non sarebbe stata portata a conoscenza Governo tedesco che soltanto poche ore prima sua effettuazione costituendo quindi forte colpo nonchè grave preoccupazione per Governo tedesco (1), il quale avrebbe poi cercato celarli dietro dichiarazione ufficiale di perfetto accordo e di previa intesa C'On U.R.S.S.

347

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 7007/2188 (2). Berlino, 20 settembre 1939 (per. giorno 26).

Dai contatti avuti in questi giorni con i Rappresentanti diplomatici, qui residenti, dei principali Paesi Balcanici, ho avuto ·conferma del come l'intervento russo in Polonia, con i suoi eventuali sviluppi e le sue possibili conseguenze abbia creato un grave stato di nervosismo. Tutti nel complesso si attendono che, dinanzi alla nuova situazione, le Potenze occidentali vogliano reagire con una qualche azione, non ancora ben definita (si parla di interventi in Romania, in

Tracia, ecc.) nell'Oriente meridionale europeo. Particolarmente seguito è l'atteggiamento della Turchia.

Reputo utile riferire che questo Ministro di Bulgaria, signor Draganov, che è rientrato in questi giorni a Berlino da Sofia, mi ha detto di aver avuto una conversazione con il Ministro di Gran Bretagna nella Capitale bulgara, suo antico amico. Il Rappresentante inglese gli ha dichiarato:

l) che per parare all'eventualità di una incetta da parte della Germania dei petroli romeni, la Gran Bretagna si è affrettata a compiere grossi acquisti di oli minerali in Romania, per togliere di mezzo senz'altro i depositi colà esistenti;

2) che la Gran Bretagna, qualora veramente dovesse convincersi della poca volontà della Francia di condurre a fondo la guerra, a causa della situazione esistente sulle frontiere franco-tedesche, sarebbe obbligata a compiere uno sforzo per provocare una guerra tra le Potenze occidentali e l'Italia. La Francia, così, avrebbe un obiettivo e non potrebbe più esimersi dall'inazione.

Sembra anzi che su questo punto il Ministro di Gran Bretagna a Sofia sia stato ancora più esplicito. In sostanza, l'Inghilterra si appresterebbe-attraverso un largo piano di mobilitazione balcanica-a costringere l'Italia a prender posizione ed entrare-magari contro-in guerra.

In proposito il Ministro Draganov mi ha detto anche constargli da fonte militare bulgara che gli Inglesi avrebbero già preparato una larga base aerea in Tracia, fra Cavala e Portolagos, nonchè uno sbarco a Salonicco e Cavala. D'altra parte, sarebbe contemplata una azione diretta in Romania attraverso i Dardanelli.

L'intervento russo è però sopraggiunto a sconvolgere tutti questi piani. La Turchia, questa estate -secondo informazioni provenienti dal Segretario Generale al Ministero degli Esteri greco -aveva proposto, di pieno accordo con l'Inghilterra; la formazione di tutto un fronte balcanico anti-italiano e antitedesco che sarebbe andato dalla Grecia alla Turchia e quindi attraverso volens nolens-la Bulgaria, sino alla Rumania. Ma ·cosa farà la Turchia adesso? Se la Turchia negasse il passaggio dei Dardanelli non resterebbe all'Inghilterra che agire sulla Grecia, la quale, preferibilmente si lascerebbe violare.

A mia osservazione che tutto questo poteva forse rispondere a concezioni antecedenti alle decisioni dell'Italia ed era quindi praticamente superato, il Draganov ha insistito dicendo che una qualche cosa nei Balcani gli Inglesi bisogna pur che la facciano. Essi hanno necessità di creare un altro fronte. Se non ci riescono, essi dovranno concludere -il che nel caso di un paese come l'Inghilterra sembra poco probabile e anzi impossibile --alla inutilità di continuare la guerra attuale.

Ho osservato da parte mia che questa e non altra potrebbe-dopo tuttoessere la conclusione ineluttabile degli eventi. In questo caso, soggiungeva Draganov, l'azione dell'Italia diventerebbe essenziale per cercare di trovare una via onorevole per la pacificazione fra le parti contendenti.

Nel ·Corso della conversazione Draganov ha anche aggiunto che le relazioni bulgaro-jugoslave sono in questo momento tutt'altro che limpide. Es&ste in Jugoslavia un partito militare di «mano bianca» che cerca di sabotare l'amicizia

fra i due Paesi. La Bulgaria ne vedrebbe proprio ora le conseguenze in ogni sorta di ostacoli frapposti alle forniture bulgare e ai relativi trasporti anche per via fluviale.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Gruppo indecifrabile •. (2) -Nei documenti n. 347, n. 348 e n. 374 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo la data di spedizione.
348

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7018/2198. Berlino, 20 settembre 1939.

L'ex Ministro della Guerra giapponese, .generale Terauchi, è giunto, come è noto, due giorni or sono a Berlino, e nella giornata di oggi sarà ricevuto da von Ribbentrop e probabilmente dallo stesso Fiihrer al Quartiere Generale del fronte orientale.

Questa visita del generale Terauchi in Germania vuole mostrare che i rapporti tra Tokio e Berlino, dopo la grave scossa subita con la ·conclusione del patto di non aggressione tedesco-sovietico vadano in qualche modo migliorando. Se qualora infatti il generale fosse ripartito dall'Europa per il Giappone senza toccare la terra tedesca, si sarebbe dovuto concludere per un peggioramento della situazione e l'Inghilterra ne avrebbe tratto profitto. Questo Ambasciatore giapponese, generale Oshima, di cui sono note le tendenze tedescofile ed anglofobe, si è recato quindi nei giorni scorsi a Roma ed ha concorso a persuadere il suo Governo e lo stesso generale sulla opportunità della visita in Germania.

·Ora i giapponesi anglofobi, per facilitare in qualche modo una vera distensione di rapporti tra Mosca e Tokio, vorrebbero in certo modo persuadere la Germania ad adoperarsi presso il Governo sovietico perchè questo ad un certo momento finisca per compiere un qualche gesto amichevole nei confronti del nuovo Governo cinese di Wang Ching Wei. Ciò sarebbe un gravissimo colpo per il Governo di Chang Kai Shek e l'azione giapponese in Cina ne sarebbe grandemente facilitata.

La Wilhelmstrasse ha già avuto sentore di questa pressione giapponese e di questa domanda che verrà, con ogni probabilità, fatta oggi da Terauchi e da Oshima a von Ribbentrop, ma si mostra un pò scettica circa le possibilità del successo di una eventuale azione tedesca presso il Governo sovietico.

Ad ogni modo, come si vede, l'Ambasciatore Oshima, per quanto non sia sicuro al cento per cento di rimanere in Germania, non ha rotto i ponti con i tedeschi ed ha continuato a mantenere il suo atteggiamento con von Ribbentrop. Egli infatti anche negli scorsi giorni si è recato al Quartiere Generale per incontrarsi con lui.

Quanto al generale Terauchi aggiungo che egli, secondo quanto è stato detto da Oshima, ha riportato un'ottima impressione delle forze armate italiane, da lui visitate, in varie città dell'Italia settentrionale, nel corso del suo recente soggiorno nel nostro Paese.

Per la Germania Terauchi non è un elemento nuovo. Egli infatti ebbe a prestare qui nell'anteguerra due anni di servizio presso un RE>ggimento tedesco a Stettino, dal 1912 al 1914.

212'~

349

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7031/2203. Bertino, 20 settembre 1939.

Il discorso ,che il Fiihrer ha pronunciato ieri, sulla piazza del mercato di Danzica, è stato ascoltato da tutto il popolo tedesco più con attenta gravità che con entusiasmo (1). Che anzi esso si può ,considerare rivolto non a suscitare entusiasmi, ma appunto a radicare sempre più profondamente nella 'COscienza di una massa di ottantadue milioni di uomini il senso della gravità dell'ora. Nessun accenno a possibili schiarite della situazione, ma una dialettica intesa a prospettare le più dure conseguenze come una deduzione logica della illogicità altrui. L'offerta di pace è, nel discorso, indiretta e, mentre mira a togliere al popolo tedesco le sue illusioni in proposito dal punto di vista internazionale, si presenta come passiva e non sostenuta da concessioni precise. L'offerta di pace -se offerta vi è -consiste, sostanzialmente, nella solenne dichiarazione che non vi sono scopi bellici della Germania contro la Francia e contro l'Inghilterra. È quindi il disconoscimento della necessità di una guerra da parte di queste due Potenze contro il Reich.

Per quanto riguarda la Polonia, ogni possibile soluzione viene scardinata da ogni influenza franco-britannica in essa. Hitler ha voluto disancorare completamente -e ciò in omaggio al principio di competenza territoriale e di sfere di influenza tanto caro alla Germania -il conflitto con la Francia e con l'Inghilterra dalla questione polacca, le cui sorti, dopo la parola detta dalle armi, non potrebbero più essere oggetto di trattative internazionali.

Il Fiihrer ha parlato meditando ogni frase, e con foga minore della consueta nei punti essenziali del discorso. Alcune insolite incertezze nell'eloquio (a un certo punto ha nominato Pilsudsky invece di Rydz-Smigly, altre volte ha corretta a mezzo o ripetuta una frase) dimostrano, da una parte, che il discorso non è stato forse accuratamente preparato come Hitler fa di abitudine, dall'altra che l'oratore, dopo diciotto giorni trascorsi fra le truppe al fronte orientale, risentiva dei disagi fisici sopportati e ancora più del travaglio interno vissuto in questi ultimi mesi.

La prima parte del discorso è dedicata a Danzica, ispirata alla fierezza di averla restituita al vecchio ceppo tedesco, e materiata dei noti argomenti hitleriani contro la brutalità ma anche la stupidità del trattato di Versailles. Segue, secondo la tecnica tradizionale dei discorsi del Fiihrer, la particolareggiata storia delle trattative tedesco~polacche, presentata secondo la visuale germanica e con l'immancabile ritorsione delle critiche: nei panni della Germania, l'Inghilterra, la Francia o l'America non avrebbero avuta tanta pazienza nè tanta condiscendenza; le acerbe accuse al Governo polacco rimangono nello schema delle accuse rivolte da Hitler, volta a volta, ai Governi di Schuschnigg e di Benes, dopo la

«Non si può dire che sia l'arrivo che il discorso abbiano suscitato nella popolazione un entusiasmo degno della storica giornata, malgrado la propaganda spettacolosa e un larghissimo intervento di pubblico >.

risoluzione delle questioni austriaca e cecoslovacca. E nello stesso schema si possono inquadrare, con l'aggiunta delle atrocità commesse da bande polacche, gli accenni al martirio delle popolazioni di razza tedesca.

La critica ai metodi e all'ipocrisia delle potenze democratiche e il paragone con il Governo autoritario sono seguite dall'accenno all'Italia amica e al Duce, per la sua proposta di mediazione, accenno che è collocato dalla stampa, nella pubblicazione del discorso, in massima evidenza.

A questo punto Hitler trova accenti di straordinaria fierezza quando afferma che Governo e Regime nazionalsocialista non si lasciano imporre degli ultimatum e quando esalta il valore dell'armata germanica. Qui dice le parole che tutto il Popolo si aspettava di udire e che voleva udire, e, forte del successo ottenuto, si concede il lusso di ironizzare brevemente con i detrattori stranieri della potenza militare germanica. Per quel che riguarda la condotta della guerra, la formula ripetuta da Hitler è quella che aveva già esposta Goring. La Germania non sarà la prima a infrangere le norme sull'umanizzazione della guerra, ma « se gli altri vogliono altrimenti, si può agire anche altrimenti» perchè la pazienza può avere un limite.

Il passo relativo alla possibilità che si ha ora « di parlare ragionevolmente e tranquillamente con rappresentanti (si noti: non « con i » rappresentanti) del popolo polacco » viene subito dopo il rilievo sulla disfatta polacca, e precede immediatamente il riferimento all'accordo con la Russia, riferimento privo di c:alore e improntato a freddo realismo, all'identità di un interesse negativo fra i Regimi russo e tedesco: quello di non sacrificare alcun uomo per gli interessi delle democrazie occidentali.

Dall'intesa con la Russia il Fiihrer vuoi dedurre una prova della limitazione delle mire politiche tedesche. Mire limitate, ma indeflettibili, ciò che può essere affermato forse anche perchè lo intenda la Russia. « Germania e Russia stabiliranno in ogni modo in Polonia, al posto d'un focolare d'incendio, una situazione che si potrà valutare soltanto come una distensione». Quali sono i termini di questa situazione che Berlino d'accordo con Mosca vorrebbe creare? Come ho detto nel mio fonogramma di ieri sera n. 709 (1), ritengo che il programma positivo sia ancora in elaborazione, e che potrà essere enunciato solo dopo precisi accordi evidentemente ancora non intervenuti -con la Russia. Si potrebbe fare intanto una constatazione di carattere negativo; non risulta dalle parole di Hitler la volontà di formare uno Stato ucraino più o meno indipendente. L'Ucraina è lasciata al fato che la Russia le assegnerà. Tenendo presente invece la possibilità esposta da Hitler di parlare « con rappresentanti del popolo polacco » e lo « stato di distensione » da instaurare, si può ritenere che Hitler non escluda di poter formare fra Germania e Russia un piccolo Stato ·cuscinetto, abitato esclusivamente da Polacchi, da ricavare, eventualmente, dalla sola zona di oc<'upazione tedesca. Tutto, peraltro, potrà dipendere dagli sviluppi futuri. Ove la Francia e specialmente l'Inghilterra non raccogliessero gli spunti pacifici avanzati o da avanzare anche questo stato ·cuscinetto potrebbe essere tenuto in >:erbo come pegno, quando che sia, di una possibile .Pace.

Dopo l'accenno, per vero dire brevissimo e certo volutamente oscuro, alla

futura sistemazione del territorio polacco, Hitler ammonisce l'Occidente a di

sinteressarsene e a riflettere che, in esso come a Sud, egli e la Nazione tedesca

non hanno alcun scopo bellico. Hitler si è sforzato di ristabilire gradatamente

strette relazioni di fiducia con gli ex-avversari della guerra mondiale. A questo

punto egli accenna una seconda volta nel discorso all'Italia e va rilevato che,

come nella prima, tiene a nominare il Duce: lo fa con una frase di alta espres

sione, alludendo alla stretta relazione con lui «umana e personale».

Verso la Francia, Hitler ripete gli argomenti noti, senza tuttavia particolarmente insistervi. Non si può parlare davvero di un appello alla Francia, ma di un freddo riferimento a un atteggiamento preso, che il Fuhrer ·Conferma senza passione ma con la convinzione d'aver fatto, da parte sua, tutto ciò che era nelle sue forze.

Contro l'Inghilterra il Fuhrer è invece sferzante. Non esita a nominarne con dispregio Ministri, ritorcendo il dispregio loro verso sè stesso e il suo Regime: fa contrasto in questo passo del discorso duramente aspro e ironico l'accenno umano al poitu francese. È qui che il discorso raggiunge il suo centro. Della questione di regime posta dall'Inghilterra alla Germania Hitler approfitta per affermare che la generazione che guida oggi il Reich è come quella di Federico il Grande. Passaggio rapidissimo. Il Partito delle camicie brune è posto quasi in seconda linea. Ha avuto un compito educativo; dalla Germania di BethmannHollweg ha fatto rinascere la Germania fridericiana. «Noi combattiamo per la nostra esistenza nazionale». Non guerra di regime, quindi, e non voluta dal regime. Guerra di difesa nazionale, per la quale non è al regime che si può far risalire la colpa. Sulla condotta di questa guerra il Fuhrer ·Conferma in questo passo del discorso quanto ha rilevato più sopra. Particolarmente interessante, peraltro, è l'affermazione nuova che «potrebbe venir presto il momento in cui la Germania applichi un'arma nella quale essa non può venire attaccata» e che allude probabilmente all'impiego di un mezzo di distruzione modernissimo e finora sconosciuto alle altre potenze.

Il resto del discorso, innestato sulla promessa di non capitolare, è dedicato dal Fiihrer -eco evidente delle voci giuntegli in proposito -al «fronte interno». La guerra potrà essere lunga e dura, bisogna sopportarla come sarà, avvenga ciò che vuole, e i figli dovranno affrontare gli stessi sacrifici dei padri e degli avi. Guerra « senza scopo » ripete Hitler verso la fine del discorso, pregando Iddio di far riflettere « gli altri » (?!) su ciò e sulle benedizioni invece di una pace che «essi» hanno abbandonata.

Mentre dunque, dal punto di vista internazionale il discorso non getta alcun ponte e appare piuttosto ispirato all'inutilità ma anche all'ineluttabilità del conflitto, poichè secondo Hitler l'Inghilterra lo vuole, la Francia l'asseconda e la Germania non cederà; dal punto di vista interno il discorso di Danzica corrisponde al sentimento che i dirigenti cercano in questo momento di inculcare nella Nazione e sul quale i suoi nemici non dovrebbero illudersi: non patriottismo a base di urrà, ma rassegnazione ad accettare resistendo la .sorte non voluta, rassegnazione senza entusiasmo ma anche -specialmente per quanto riguarda l'esercito -senza debolezza.

(l) Nota di Attolico: • Il R. Console Generale a Danzica riferisce in proposito quanto segue:

(l) Non pubblicato.

350

IL CAPO DEL GOVERNO UNGHERESE, TELEKI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. P. Budapest, 20 settembre 1939 (per. giorno 26).

Sono molto riconoscente per l'amichevole sollecitudine con cui -malgrado le ingenti fatiche inerenti alla Vostra alta carica --Vi siete occupato della domanda di mia cugina la Baronessa Eotvos, figlia del defunto grande scienziato ungherese Lorant Eotvos -concedendole il permesso di soggiorno nella provincia di Bolzano.

Vi ringrazio sentitamente -anche a nome della Baronessa.

A questa occasione vorrei dirVi quanto Vi sia grato per la Vostra preziosa e continua opera svolta nell'interesse del mio paese e specialmente per le comunicazioni amichevoli fattemi recentemente, come pure per il messaggio mandato per tramite del Barone Villani.

L'Ungheria conserva la sua perfetta calma e segue con attenzione e tranquillità gli eventi mondiali; ma si capisce che la nuova frontiera ungaro-russa ci crea certe preoccupazioni.

Dalla Polonia numerose persone -appartenenti in gran parte alle classi'

sociali superiori -varcano la frontiera fuggendo il regime sovietico.

Grazie mille per avermi fatto conoscere il punto di vista italiano concer

nente le questioni economiche. Il nostro atteggiamento sarà conforme al Vostro;

però vista la situazione speciale dell'Ungheria, dovremo andare un pò più oltre

facendo certe concessioni, però non essenziali.

Siate persuaso che faremo tutto per mantenere la situazione attuale e per

assicurare la tranquillità che ora regna in Ungheria (l)

351

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4943/1974. Sofia, 20 settembre 1939 (per. giorno 23).

Questo Ministro di Germania nel manifestarmisi soddisfatto dell'atteggia

mento adottato dalla Romania nelle attuali congiunture e della condotta da essa

tenuta nei riguardi delle personalità e membri del Governo polacco rifugiatisi

in territorio romeno, mi ha espresso tuttavia insistentemente il dubbio che i

doveri di uno Stato·neutrale possano consentire, dato ll tempo oramai trascorso,

il proseguimento delle personalità medesime per trasferirsi nel territorio di un

altro Stato belligerante.

Ne riferisco ad ogni buon fine non avendo elementi certi per ritenere se si

tratti di un'opinione personale del signor von Richthofen o non piuttosto di

un punto di vista del suo Governo.

(l) Il presente documento porta la seguente annotazione a matita: • Nessun seguito •.

352

L'ADDETTO NAVALE A LISBONA, MONICO AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, CAVAGNARI

TELESPR. SEGRETO 424. Lisbona, 20 settembre 1939.

Mi ha detto (l) che attende fra giorni il nuovo Ministro e che rientrerà pertanto in Giappone col primo mezzo possibile. Ritiene che l'Ambasciatore a Berlino, generale Oshima non rimpatrierà molto presto specie dopo il colloquio avuto recentemente a Roma con Shiratori.

Ha ricordato che in una riunione dei due Ambasciatori suddetti avvenuta a Como tre mesi fa -lui presente -era stata discussa la questione del rafforzamento del patto anti-Komintern. E soprattutto Oshima aveva dichiarata l'opportunità di rivedere il problema per un netto cambiamento di fronte, trasformando il patto anti-Komintern in un patto anti-inglese in ,cui, secondo lui, avrebbe dovuto partecipare anche la Russia.

L'Incaricato di Affari del Giappone ritiene molto probabile un nuovo passo avanti nell'intesa russo-nipponica, visto ·che i Soviets hanno dimostrato finora molta arrendevolezza e spirito di comprensione.

Ritiene prossimo il richiamo dell'Ambasciatore giapponese a Londra per il nuovo incarico di Ministro degli Esteri.

Il Giappone non ,cambierà per nulla le sue direttive militari nella Cina.

« Tanto è vero -egli ha detto -che a Pechino sta ricominciando una violenta 'campagna anti-inglese ». Pertanto non sarà ritirato un soldato dalla zona di Hong-Kong; ma potrà avvenire il contrarlo.

Parlando di Macao, egli ha detto che il Governatore Tamagnini (che è rientrato in sede) ha avute personali direttive da S. E. Salazar di essere particolarmente deferente, per non dire arrendevole, con le autorità giapponesi che occupano le zone cinesi circostanti la colonia e verso i giapponesi residenti a Macao stesso.

Egli ritiene che questo Governo sia molto preoccupato per la situazione in cui si è venuta a trovare la colonia di Macao. «Tanto vero -egli ha aggiunto -che mi servo spesso, e sempre con successo, di tale preoc.cupazione per avere partita vinta in molte questioni che devo trattare con questo Governo. Ad esempio, in una per noi assai importante e recente, relativa alle possibilità minerarie petrolifere della colonia lusitana di Timor, ho buone ~peranze ».

Parlando della situazione ·europea, egli ha espresso il parere che la Turchia finirà con lo schierarsi -almeno in potenza -a favore della Germania, oltre che per i suoi legami con la Russia, per la speranza di riprendere almeno in parte i territori perduti nella guerra mondiale.

Il signor Takeshi Yanagisawa ritiene sempre più difficile la posizione delle potenze democratiche. Che, se la Francia dovrà subire i danni· di un terribile martellamento di tutto il suo territorio e di nuove catastrofi come quelle del primo periodo della guerra mondiale, l'Inghilterra, secondo lui, non è in una

l'oggetto di questo Telespresso.

situazione migliore, data la probabile guerra senza quartiere al suo traffico marittimo fatta sopratutto-ed in grande stile -dalla ultrapotente arma aerea tedesca, rafforzata da quella russa.

(l) È sottinteso: • L'incaricato d'affari del Giappone a Lisbona • come è specificato nel

353

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 153. Mosca, 21 settembre 1939, ore 2 (per. ore 8,30).

Mio telegramma n. 149 (1).

Ministro di Bulgaria ha veduto Molotov questa sera e gli ha esposto preoc

cupazione del suo Governo per sospettato piano anglo-francese diretto a crea

zione di un blocco turco-greco-romeno-jugoslavo avente come comune obiettivo

iniziale soffocazione della Bulgaria.

Molotov che non aveva alcuna notizia di simile piano si è riservato esami

nare specialmente situazione in occasione dei suoi prossimi colloqui con Ministro

degli Affari Esteri turco atteso a Mosca 23 corrente.

354

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 142. Ankara, 21 settembre 1939, ore 13,10 (per. ore 16,20).

Mi risulta che in questi circoli politici la nuova della recente intesa italagreca è stata accolta con soddisfazione almeno in apparenza. Governo greco aveva tenuto al corrente questo Governo delle trattative.

Tutti i giornali riportano con grande rilievo il comunicato italiano.

355

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37 Tallinn, 21 settembre 1939, ore 13,52 (per. ore 20,30).

Apparizione di navi da guerra russe in Mar Baltico ha provocato vivo fermento popolazione.

Governo dichiara essere stato preventivamente informato da Autorità sovietiche. Tratterebbesi ricerche sottomarino polacco «Orz.el », prima rifugiato porto Tallinn e poi sfuggito sorveglianza Autorità locali ritornando in mare aperto.

Spiegazione Governo è ritenuta poco rassicurante. Si teme sotto quel pretesto che navi russe non (dico non) abbandonino acque territoriali estoni, procedano blocco effettivo costa come a preparatoria graduale occupazione paese.

Dimostrazione navale e pretesi concentramenti truppe frontiere dovrebbero servire convincere definitivamente Autorità estoni inutilità qualsiasi resistenza.

(l) Vedi D. 298.

356

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 727. BerLino, 21 settembre 1939, ore 14,50 (per. ore 18).

Nessuna notizia ancora sul risultato negoziati che si stanno svolgendo a Mosca fra Germania e U.R.S.S. circa delimitazione definitiva linea rispettiva occupazione militare. Da notare però che ieri si riteneva qui possibile che i tedeschi dovessero arretrare fino alla linea Vistola-Narew-San assai più ad occidente linea Brest Litowsk, con conseguente assegnazione Russia gran parte della Galizia già in possesso dell'antica Austria-Ungheria.

Intanto ricomparsa russa in Europa comincia ad avere suoi effetti anche in altro scacchiere. Ungheria sta negoziando per ripresa relazioni diplomatiche con

U.R.S.S. ed ha già chiesto gradimento per nuovo Ministro a Mosca. Non è invece confermata -almeno per ora -ripresa relazioni da parte

della Jugoslavia. I circoli ucraini di Berlino sono in piena crisi di scoraggiamento.

357

L'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. 21/9/I (1). S. Sebastiano, 21 settembre 1939, ore 16 (pe'!". ore 21,15).

Riferimento lettera Duce (2).

Questo Ministero Esteri d'accordo con mia richesta 60.000 tonnellate minerale ferro partitamente. Di queste 20.000 tonnellate già pronte per consegna. Per minerale rame e rottami riservasi risposta circa possibile consegna non nascondendo però esistere forte difficoltà di fronte mia richiesta di 20.000 tonnellate rottami e 60.000 minerale rame.

Nell'occasione ho chiesto anche fornitura 200.000 tonnellate benzina avio 600 silver Sfrux e 6000 tonnellate gomma grezza. Beigbeder per aderire mia richiesta ha fatto presente necessità conseguire credito di carattere politico da Stati Uniti. Detta fornitura ammonterebbe a circa 12 milioni di dollari

D. -363 Gambara si riferisce ad esso indicandolo col numero 21/1.

Ha prospettato altresì difficoltà transito Gibilterra. Per intanto egli ha disposto accertamenti proprie disponibilità locali ai fini di vedere consegna immediata di una aliquota da precisare. Sabato verrà esaminata su proposta Beigbeder questione credito da Consiglio dei Ministri e probabilmente domenica potrò telegrafare decisioni adottate.

(l) -Il numero di questo telegramma che fu trasmesso via radio, è incerto: infatti nel (2) -Vedi D. 63.
358

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 143. Ankara, 21 settembre 1939, ore 16,20 (per. ore 22).

Mio telegramma per corriere del 15 corr. n. ll1 (1). Saracoglu parte stasera ,per Stambul e Mosca accompagnato da questo Ambasciatore sovietico. Sembra che la data viaggio sia stata anticipata su quella prevista dai Turchi in seguito insistenti pressioni russe di questi giorni.

La visita si concluderebbe con la firma di un atto che riaffermerebbe volontà russa e turca di salvaguardare lo statu quo nel Mar Nero. Intere,sse dimostrato dall'U.R.S.S. a consultarsi con la Turchia e la forma assunta dall'inteTVento attivo della Russia in Polonia fanno qui sperare che la spinta tedesca verso i Balcani e il Mar Nero ne risulti arrestata. Ma non si è del tutto rassicurati sulle vere intenzioni sovietiche, tanto che si continua di nuovo a prendere misure precauzionali di carattere militare per la difesa degli Stretti anche dalla parte del Mar Nero.

359

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 144. Ankara, 21 settembre 1939, ore 17,40 (per. giorno 22, ore 2,20).

Da fonte tedesca risulterebbe che accordo definitivo turco-anglo-francese verrebbe firmato prossimamente. Esso si differenzierebbe in modo sostanziale dalle « dichiarazioni comuni » che l'hanno preceduto.

Infatti mentre nelle dichiarazioni si parlava di assistenza reciproca in caso di aggressione nel Mediterraneo, l'accordo definitivo contemplerebbe solamente una garanzia unilaterale della Fran.cia e Inghilterra alla Turchia ove questa fosse attaccata.

Da fonte romena risulterebbe che accordi anglo-franco-~urchi sono ormai fissati nella forma definitiva; il ritardo nella firma dipenderebbe da difficoltà riferentisi fra i due Governi esclusivamente alla parte finanziaria. Essi conterrebbero la garanzia della Turchia alla Romania in caso di aggressione alle frontiere balcaniche di quest'ultima. In seguito obiezioni della Jugoslavia si sarebbe

vietato di parlare nella formula definitiva di Paesi balcanici o di sicurezza nei Balcani, ma si sarebbe adottata approssimativamente la seguente formula: « La Turchia estenderebbe la sua garanzia in caso di aggressione a quei Paesi che Inghilterra e Francia hanno già garantito e che si trovino in zone in cui la Turchia è direttamente interessata».

Saracoglu avrebbe assicurato questo Ambasciatore Romania che di qualunque genere che potranno essere le richieste di Mosca la Turchia salvaguarderà gli impegni già contratti e fra questi quelli della libertà di passaggio degli Stretti -per la Romania in caso di una guerra in cui la Romania sia coinvolta. Quest'ultima notizia mi è stata data da Stoica in via confidenziale.

(l) Vedi D. 255, che, però, è in data 16.

360

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTE LE RAPPRESENTANZE NELL'AMERICA LATINA

T. URGENTISSIMO 545 R./c. Roma, 21 settembre 1939, ore 18.

In occasione imminente conferenza Panama, Governo Stati Uniti, parallelamente ad azione in corso per modifica legge neutralità americana, eserciterà indubbiamente pressioni su Governi Sudamerica per indurii adottare atteggiamento neutralità favorevole democrazie.

Nell'informarmi che codeste Rappresentanze diplomatiche tedesche hanno ricevuto istruzioni di controbattere tale azione, Governo tedesco prega Governo Fascista svolgere analoga azione fiancheggiamento.

V. E. (V. S.) vorrà in conseguenza, senza tuttavia, per ragioni opportunità, associarsi ai passi tedeschi, svolgere, in modo e forma indipendenti, azione parallela presso codesto Governo, sopra tutto insistendo su tesi che diritto e dovere dei neutri consiste, in contrasto con pretese anglosassoni, nella regolare prosecuzione dei traffici normali coi Paesi belligeranti.

Appoggerete naturalmente Vostra azione su tendenze prevalenti in Argentina e altrove, secondo cui stato neutralità non deve impedire Nazioni americane eserdzio libero commercio con Paesi in conflitto.

Informate di quanto precede Vostro collega tedesco.

361

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA

T. 546/405 R. Roma, 21 settembre 1939, ore 18. Ho telegrafato alle RR. Rappresentanze nell'America Latina quando segue:

« (come nel telegramma n. 545/C (l) diretto alle RR. Rappresentanze nella America Latina)».

Quando precede per Vostra conoscenza personale.

Aggiungo che nel farmi la comunicazione a cui il soprascritto telegramma ha dato luogo, questa Ambasciata di Germania ha informato anche che il Governo del Reich si rivolgerà in modo simile al Governo spagnolo, i cui sforzi tendenti alla localizzazione del conflitto, espressi specialmente nel radio-discorso di Franco del 4. settembre, Governo tedesco riconosce di grande interesse.

Quando Vostro collega tedesco riceverà le istruzioni così preannunciate, potrete chiedergli se desideri che svolgiate azione analoga a quella richiesta alle Regie Rappresentanze nell'America Latina e regolarVi opportunamente in conseguenza.

(l) Vedi D. 360

362

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 38. Tallinn, 21 settembre 1939, ore 19,10 (per. ore 21,25).

Mio telegramma n. 37 (1). Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che giudica situazione grave, ma non ritiene pericolo occupazione russa. Suo Governo ~nsa volentieri che l'U.R.S.S. vorrà probabilmente rinviare operazioni militari nel Baltico, sino a quando Germania non apparirà fortemente impegnata in guerra su fronte occidentale. D'altra parte, però, il signor Selter dichiara ignorare se questione Stati Baltici abbia formato oggetto trattative russo-tedesche. Non è tuttavia in grado escludere ta'le ipotesi.

363

L'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. 29. S. Sebastiano, 21 settembre 1939, ore 19,30 (per. ore 0,10).

Beigbeder mi ha espresso la volontà di Uquidare al più presto questione regolamento debiti di guerra dando alla questione stessa una soluzione di carattere squisitamente politico. Mi ha sollecitato al riguardo trattare con noi e quindi esclusivamente tale regolamento; e ha promesso inviarmi entro prossima settimana una lettera contenente concrete proposte da sottoporre V. E. Poichè mi risulta esistano tuttora negoziati che si trascinano costì da mesi e avendo impressione che Beigbeder abbia ambizione di risolvere lui stesso la questione del debito di guerra Spagna verso l'Italia mi permetto chiedere V. E. autorizzazione continuare le conversazioni al riguardo con questo Ministro degli Affari Esteri per eventualmente poi procedere alla definizione regolamento stesso. In tal caso pregherei che negoziazioni Roma fossero sospese in attesa proposte Beigbeder. Con l'occasione tengo far presente V. E. limitare a un solo ente la condotta dei negoziati per evitare sovrapposizione e interferenze dannose

sotto ogni punto di vista. Proprio in questo momento mi riferiscono che collateralmente alla mia richiesta materie prime· in seguito alle istruzioni Duce (vedi radio 21/I) (l) la Safni sta negoziando col Ministero Industrie per altre centocinquanta mila tonnellate di minerale ferro. Molto facilmente Beigbeder mi chiederà schiarimenti onde accertare se si tratta di due distinte richieste o se di una sovrapposizione. Per mia parte cercherò abbinare le due cose ma certamente la doppia richiesta ad enti differenti e fatta da distinte persone non potrà sembrare troppo seria. Sarei pertanto molto grato Vostra parola che definisca, stando così le cose, inequivocabilmente il contegno da tenere. Posso garantire che Addetto Commerciale col quale sono in stretti contatti è molto a posto e padrone materia da trattare.

(l) Vedi D. 355.

364

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 168. Washington, 21 settembre 1939, ore 20,14 (per. giorno 22, ore 6,30).

Riassunto messaggio odierno Presidente degli Stati Uniti trasmesso per Stefani speciale 339 (2). Mentre cosiderazioni e induzioni anche dopo riunione di ieri alla Casa Bianca ,con i capi maggioranza e opposizione indicavano tendenza per modificazione pura e semplice legge neutralità anno 1937 e ritorno a norme tradizionali diritto internazionale, sistema proposto oggi da Presidente è più razionale e riesuma alcune formule già precedentemente respinte in luglio da congresso. Sostanzialmente comporta:

l) parziale revisione atto neutralità:

2) revoca «embargo » armi;

3) introduzione generale della formula «cash and carry »;

4) allontanamento navi e persone americane da zone pericolose da determinare caso per caso in via amministrativa; 5) riaffermazione comunque diritto Stati Uniti d'America fare appello norme tradizionali leggi internazionali su guerra marittima.

365

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 169. Washington, 21 settembre 1939, ore 20,18 (per. giorno 22, ore 6,30).

In quadro politica generale è stata sottolineata da particolare acclamazione affermazione da Presidente espressa di poter risparmiare Stati Uniti partecipazione guerra. Da rilevare anche accenno rafforzamento continentale due Americhe, con tac'ita inclusione Canadà, per cui in Conferenza Stampa, giorni fa Presidente ne ha riaffermato intangibilità.

Previsioni ambienti politici circa prossimi lavori congresso sono tuttavia confuse ed incerte. Malgrado appello generale a considerare questione al di sopra lotte partito, esistono ancora vari elementi anche personali che interferiscono. Generalmente si sconta però almeno la revoca embargo e il divieto alle navi americane navigare in zona di guerra. Da punto di vista specialmente parlamentare è anche da rilevare impegno consultazione permanente per affari esteri dei delegati maggioranza e minoranza.

In ambienti germanici si prevede cessazione embargo cui efficacia militare non potrebbe però a loro avviso risentirs'i che fra un anno per necessarie trasformazioni attrezzatura industriale America.

(l) -Vedi D. 357. (2) -Non pubblicato.
366

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 731. Berlino, 21 settembre 1939, ore 21.

Notizia assassm10 Ciilinescu ha provocato qui viva impressione.

Da parte tedesca si sottolinea che Calinescu era attualmPnte in particolari buoni rapporti con la Germania e che poteva essere considerato il Capo del Partito Neutralista romeno contrario alla Polonia. Egli, proprio in questi giorni, aveva impartito severe misure circa manovre dei profughi polacchi in Romania e aveva avuto degli alterchi con Beck impedendo ingresso in Romania della seconda parte delle riserve auree polacche.

In tali condizioni si presume che assassinio sia conseguenza di un qualche complotto facente capo all'azione di una Potenza straniera che qui si identifica con l'Inghilterra.

Si smentiscono, nel modo più categorico, notizie diffuse da radio inglese circa insurrezioni che sarebbero scoppiate in Boemia. Al contrario colà regna maggiore tranquillità ed Autorità tedesche preparansi organizzazione nel Protettorato visita giornalisti stranieri per constatarlo.

367

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LONDRA, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 499. Londra, 21 settembre 1939, ore 21,50 (per. giorno 22, ore 1,20).

Telegramma per corriere di V. E. 20003 (1).

Fino ad oggi Governo britannico non ha risposto ufficialmente all'« amichevole invito » del Governo giapponese di ritirare dalla Cina le proprie truppe e le proprie navi. Questo Ambasciatore giapponese mi ha detto ritenere che ritardo risposta Governo britannico è dovuto anche alle conversazioni in corso

con Parigi e Washington ed ai tentativi recentissimamente fatti per indurre

governo degli Stati Uniti intervenire nella questione.

Stesso Ambasciatore mi ha soggiunto che egli non dispera di ottenere accet

tazione Governo britannico, a patto però che possa essere escogitata formula

atta a salvare apparenza e compromettere meno possibile prestigio Inghilterra.

(l) Vedi D. 90.

368

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 340. Bucarest, 21 settembre 1939, ore 21,50 (per. giorno 22, ore 2).

Oggi alle ore 14 questo Presidente del Consiglio è stato assassinato da gruppi individui ritenuti ex Guardie di Ferro. Particolari dell'attentato vengono comunicati alla «Stefani ».

Scomparsa Ciilinescu priva Romania, nell'attuale momento, di un uomo ritenuto di pochi scrupoli ma dotato di freddo coraggio e di tenace energia.

Tragico destino che lo abbattuto incombeva su di lui da quando alcune centinaia di membri della disciolta Guardia di Ferro giurarono di vendicare in lui il loro capo ed i loro compagni.

Ma, da un lato la spietata reazione della Polizia che sembrava aver distrutto

o atterrito gli ex Guardisti, dall'altro gli innegabili risultati conseguiti in molti campi dal regime attuale, che stavano creando al Presiàen•e una certa popolarità, gli avevano ispirato prop·rio in questi ultimi tempi il grave errore di un senso di maggiore sicurezza, inducendo a diminuire molte precauzioni ed a uscire senza scorta e senza eccezionale vigilanza. La capitale è rimasta completamente calma. Sono state subito prese importanti misure di sicurezza.

A seguito avvenimenti è tuttora riunito un Consiglio dei Ministri sotto la presidenza del Re.

369

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 732. Berlino, 21 settembre 1939, ore 22,35 (per. giorno 22, ore 1,20).

Ho domandato oggi a Weizsacker se vi fosse nulla di nuovo nella situazione che potesse interessarci. Egli mi ha risposto di no, pur assicurandomi tuttavia che al «Quartiere Generale » è sempre vivo il desiderio di opportuni C0'1tatti con Roma.

D'altra parte, vi è chi ritiene come possibile una «entrata del Fi.ihrer » a Varsavia, nel qual caso non sarebbe da escludere che Hitler sviluppasse ulteriormente in quell'occasione l'annunzio già adombrato a Danzica di una nuova sistemazione polacca capace di rappresentare una distensione per l'Europa.

15 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

A mia domanda tuttavia se tra Berlino e Mosca si convenisse su questo

punto Weizsacker ha risposto negativamente dicendo che per ora conversazioni

vertono soltanto sopra linea militare.

In proposito mi ha confermato notizia che ho telegrafato stamane aggiun

gendo all'occorrenza campi petroliferi già polacchi resterebbero fuori zona

tedesca.

370

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 341. Bucarest, 21 settembre 1939, ore 23 (per. giorno 22, ore 4,30).

Questo Ministro degli Esteri che ho visto stamane poche ore prima ucci

sione di Calinescu e che ho trovato in preda a viva agitazione mi ha formalmente

pregato di far noto a V. E. la profonda preoccupazione di questo Governo per

la grave situazione che va determinandosi in Europa Orientale e che costituisce

grave pericolo per la civiltà europea.

L'esercito sovietico, mi ha detto Gafencu, avanza in Polonia nel nome della

rivoluzione comunista ed è arrivato alle frontiere ungheresi tagliando le comu

nicazioni fra Germania e Romania attraversando territori polacchi e quelli

ruteni.

Sono stati segnalati al Governo romeno incendi e distruzioni di proprietà ad opera di sovversivi polacchi incoraggiati dalla presenza delle truppe bolsceviche. I soldati polacchi battuti e dispersi finiranno, con ogni probabilità, coll'ingrossare ranghi comunisti. Polonia e Romania hanno esercitato finora una funZione di antemurale contro bolscevismo. Romania non potrà ormai più esercitare da sola tale funzione, sebbene il popolo sia immune dal contagio comunista. Non si tratta soltanto pericolo che oggi incombe su Bessarabia, ben difficilmente difendibile attuale situazione, ma della graduale avanzata del bolscevismo verso cuore Europa.

Nel domandarmi di trasmettere a V. E. tale messaggio del Governo romeno, Gafencu mi ha peraltro domandato che su esso venga mantenuto riserbo, data grave situazione che obbliga Governo romeno massima prudenza verso Russia e lo spinge anzi ricercare migliori relazioni giungendo, ove sia possibile, fin ad un patto di non aggressione. Gafencu ha aggiunto che egli si era o si sarebbe espresso nello stesso senso con altri Rappresentanti Grandi Potenze europee, ma che sua comunicazione era sopratutto rivolta al Governo Fascista a cui si indirizzano sole speranze neutri verso cui guardano tutte le Potenze balcaniche compresa stessa Turchia che sarebbe oggi, secondo suo convincimento, disposta riavvicinarsi ad Italia.

Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

(l) Vedi D. 376.

371

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO AL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI

T. 547 R./230. Roma, 21 settembre 1939, ore 24.

Accertate se antica frontiera tra Romania e Polonia è interamente occupata da truppe sovietiche e telegrafate d'urgenza esito vostro controllo.

372

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 56. Belgrado, 21 settembre 1939 (per. giorno 23).

A questo Ministero degli Esteri mi è stata espressa vivissima soddisfazione per il contenuto ed i termini del comunicato che annuncia il ritiro delle truppe dalla frontiera greco-albanese. Tale sentimento è pienamente e largamente condiviso in ogni settore di questa opinione ·pubblica. Il chiarimento intervenuto nelle relazioni italo-greche, che stronca molte tendenziose interpretazioni qui diffuse circa le intenzioni attribuite alla presenza di nostre forze militari in Albania, produce un grande e generale senso di sollievo in questo paese che interpreta l'avvenimento come una dimostrazione precisa della volontà del Duce di salvaguardare, comunque abbiano a svolgersi gli avvenimenti, una zona di resistenza per la sicurezza e la pace, cominciando da questi paesi contigui ed essenzialmente mediterranei.

373

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.PER CORRIERE 205. Ginevra, 21 settembre 1939 (per. giorno 23).

La notizia dell'accordo italo-greco ha prodotto in questi ambienti grande impressione e commenti molto favorevoli circa l'azione diplomatica italiana.

Il sig. Husnu, amico personale di Saracoglu e corrispondente qui della Agenzia d'Anatolia, reduce proprio ieri da Angora, ha affermato a mio collaboratore -e comunico per notizia -che anche il Governo turco avrebbe finito fatalmente con l'orientarsi verso Roma, data la complicata situazione in cui si viene a trovare la Turchia dopo l'intervento dell'U.R.S.S. in Polonia.

374

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7006/2187. Berlino, 21 settembre 1939.

Ho domandato a questo Ministro di Jugoslavia, signor Andrié, cosa vi fosse di vero nelle voci di supposte interruzioni di forniture tedesche al suo paese. Egli mi ha detto che non si tratta di interruzioni, bensì di ralle:1tamenti, in buona parte, almeno spiegabili con la nuova situazione creata dalla guerra.

Informazioni sostanzialmente non difformi mi sono state date sullo stesso punto da Weizsacker.

375

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5000/1780. Budapest, 21 settembre 1939 (pe1·. giorno 27 ).

Mio rapporto n. 4969/1774 in data del 19 corrente (1).

Ho avuto una lunga conversazione col Ministro di Ungheria a Belgrado barone Bessenyey qui di passaggio. In sostanza non mi ha che confermato quanto Csaky mi aveva detto a proposito della Jugoslavia e della situazione jugoslava.

Precarietà dell'accordo serbo-croato; decisa contrarietà del Reggente Paolo alla Germania cui forse poteva legarlo l'avversione al regime bolscevico determinata in lui anche dalle parentele di famiglia: l'accordo russo-tedesco ha eliminato anche questo punto di contatto.

Macek è considerato da Bessenyey persona molto accorta, ottimo conoscitore di uomini, preparato anche in problemi internazionali_ acuto. Fenomeno generale nei Balcani: paura, paura di tutto. A Belgrado non solo della Germania ma anche dell'Italia. Tutti i Balcani guardano a Roma sperando che la presente situazione non abbia a modificarsi e l'Italia possa continuare nell'atteggiamento attuale.

376

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 342. Bucarest, 22 settembre 1939, ore 0,35 (per. ore 8,30).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (2). Ho chiesto a Gafencu se avesse precisi elementi che facessero ritenere prossima una azione della Russia contro Romania. Ministro Esteri ha risposto non

aver precise indicazioni a parte freddezza rapporti, del resto preesistente e finora voluta da persone autorevoli Romania per non dispiacere a Germania.

Mi ha riferito che Molotov ha mosso lagnanze al rappresentante romeno a Mosca per grande quantità aeroplani militari polacchi che avrebbero atterrato in Romania e che costituirebbe, in mano a quest'ultima, minaccia per Russia.

Gafencu a soggiunto che tale notizia è destituita di fondamento e che aerei militari polacchi qui giunti sono poco più di 50 e per la più parte in cattive condizioni.

Ho chiesto poi che cosa avrebbe fatto garanzia Francia e Inghilterra di fronte eventuale attacco russo.

Gafencu si è limitato a scuotere spalle.

Ho infine domandato suo avviso circa rapporti turco-sovietici, di particolare attualità in questi giorni. Gafencu mi ha risposto che constavagli che Ministro Esteri turco negozierà patto di non aggressione con Governo sovietico.

Gafencu ha però aggiunto aver assolutamente fiducia nella lealtà dei turchi ed essere persuaso che Saracoglu non solo non si presterà ad indebolire posizione Romania di fronte sovietici ma anzi svolgerà azione anche in favore di questo paese.

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 370.
377

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATO 734. Berlino, 22 settembre 1939, ore 9,45 (pe1·. ore 12,20).

Ad ogni buon fine informo che S.A.R. Principe d'Assia è stato l'altro ieri chiamato al fronte dal Ftihrer.

378

IL MINISTRO A S. JOSÈ DI COSTARICA, SCADUTO MENDOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 34. S. José di Costa Rica, 22 settembre 1939, ore 9,50 (per. giorno 23, ore 10,15).

Telegramma di V. E. 545 (1). Ho intrattenuto Ministro degli Affari Esteri poco prima sua partenza per Panama esprimendomi secondo le istruzioni di V. E.

Sebbene come ho riferito col mio rapporto 392 del 16 corrente (2) questo Governo risenta influenza Washington, questo Ministro degli Affari Esteri ha concordato su internazionalismo paesi neutrali e mi ha fatto comprendere che, qualunque sia linea condotta formale che Costarica ed altre piccole repubbliche dovranno adottare, attività Argentina riesce sostanzialmente gradita in quanto essa potrà indurre Stati Uniti America addivenire soluzione transazione per

mantenere facciata solidarietà continentale. Questo Ministro Affari Esteri mi ha espresso compiacimento ripresa traffico marittimo italiano di cui vede importanza per continuazione scambi con Europa dai quali dipende in parte economia vari paesi americani.

Non ho potuto informare Ministro Germania poichè risiede Guatemala e qui vi è soltanto Console onorario.

(l) -Vedi D. 360. (2) -Non pubblicato.
379

IL MINISTRO A CITTA DEL MESSICO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 47. Città del Messico, 22 settembre 1939, ore 11,55 (per. ore 21).

Ho già agito ed agisco in conformità telegramma di V. E. n. 545 (1).

380

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 153. Copenaghen, 22 settembre 1939, ore 12,23 (2).

Mio telegramma n. 151 (3).

M~nistro degli Affari Esteri mi ha detto che trattative tra gli Stati gruppo Osio e Inghilterra per il riconoscimento diritto loro libertà normale commercio anche con paesi belligeranti procedono favorevolmente.

Per quanto riguarda particolarmente Danimarca unica difficoltà non ancora risolta dipende da definizione «normale commercio>>.

Inglesi vorrebbero fissare normalità su media statistiche ultimi anni mentre danesi vorrebbero fosse tenuto conto progressivamente incremento loro traffici commerciali e impegni in corso con la Germania.

381

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 709. Tokio, 22 settembre 1939, ore 15 (per. ore 23,30).

Inghilterra sta facendo ogni sforzo anche pecuniario per ottenere nomina di un Ministro degli Affari Esteri anglofilo. Questa Ambasciata lavora in senso opposto.

(l) -Vedi D. 360. (2) -Manca l'indicazione dell'ora di arrivo. (3) -Non pubblicato.
382

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A HSING KING, GUADAGNINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 90. Hsing King, 22 settembre 1939, ore 18 (per. ore 23,30).

Questi ambienti ufficiali sopratutto militari sembra vogliano diminuire importanza recente accordo russo-giapponese per una tregua nel conflitto sulla frontiera mongolica. L'accordo concluso avrebbe carattere e portata puramente locale; ulteriocre sviluppo e regolamento generale questioni pendenti fra la Russia e il Giappone non sono qui nè previste nè desiderate.

Viene decisamente smentito che l'accordo stesso sia stato determinato dalla situazione europea e che possa significare mutamento fondamentale politica giapponese nei riguardi Russia. Pare ad ogni modo ac,certato che approvazione accordo sia stata imposta alla Kuang Tung Army dal Governo di Tokio per mezzo Generale Ueda che sarebbe quindi riuscito in questa parte suo incarico [mio telegramma n. 89 (1)]. D'altra parte tale consenso dato a malincuore non ha per ora modificato violenti sentimenti contro Governo sovietico prevalenti nella Kuang Tung Army che continua a considerare Russia come nemico ereditario e prossimo, riconoscendo soltanto diritto di priorità alla liquidazione Inghilterra conflitto in Cina.

383

IL MINISTRO A QUITO, AMADORI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 34. Quito, 22 settembre 1939, ore 19,20 (per. giorno 23, ore 7,05).

A telegramma circolare n. 545 (2).

Ho rappresentato a questo Ministro Affari Esteri, che partirà domani mattina per Panamà, concetto italiano sui diritti commevciali dei neutrali e ne ho :fatto valere importanza per interesse pace e commercio Stati America Latina.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha risposto che riconosce valore di questa posizione italiana.

Mi ha detto che punto di vista Equatore sarà diretto conferenza Panamà da due direttive: sua neutralità assoluta e indipendente, però nel quadro della collaborazione continente americano.

Da conversazione ho tratto impressione che questo Ministro Affari Esteri di tendenza conservatrice agirà Conferenza Panamà in modo difendere autonomia e totalità della neutralità Equatore, cioè in senso favorevole tesi italiana.

Egli però agirà praticamente seguendo circostanze conferenza ed evitando eccessiva responsabilità personale.

(l) -Vedi D. 210. (2) -Vedi D. 362.
384

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LIMA, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 132. Lima, 22 settembre 1939, ore 20,55 (per. ore 7 (l)).

Accuso ricevuta telegramma di V. E. n. 545 (2) cui istruzioni mi attengo scrupolosamente.

Informo frattanto che un membro delegazione Argentina diretto a Panamà durante breve sosta Lima ha detto che sua delegazione difenderà punto di vista prevalente Argentina di cui è questione nel telegramma di V. E. suddetto.

Egli ha aggiunto che Argentina è decisa mantenere Panamà, come già nella Conferenza di Lima, atteggiamento indipendente e se necessario di opposizione di fronte eventuali pressioni Stati Uniti Nord America.

Per quanto riguarda punto di vista Perù mi riferisco al mio telegramma

n. 122 (3) seconda parte aggiungendo che i suoi principali mercati europei di esportazione sono Germania e Inghilterra.

385

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 212. Belgrado, 22 settembre 1939, ore 21,45 (per. ore 23,30).

Cincar Markovié mi ha detto stamane che sarebbe stato deciso in Consiglio dei Ministri di ridurre notevolmente gli effettivi militari sulle varie frontiere della Jugoslavia in considerazione che situazione appare ormai tale da non richiedere misure inizialmente prese. Mi ha accennato che V. E. avrebbe fatto parola a Christié delle truppe jugoslave dislocate alla frontiera Giulia. Si è messo subito in relazione col Ministro della Guerra in argomento e mi farà comunicazione in proposito.

386

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 210. Benos Aires, 22 settembre 1939, ore 21,50 (per. giorno 23, ore 6,35).

Anche presso Ministeri tecnici risulta confermato che Argentina si attiene e sostiene principio libertà ,commercio senza discriminazioni nei riguardi belligeranti.

In base a tale atteggiamento Consigliere Commerciale ha prospettato ufficio controllo commissario affari esteri attuale opportunità attenuare note restrizioni che colpiscono alcune nostre importazioni principalmente tessuti.

È notevole gli sia stato risposto che questione sarà attentamente esaminata. Unica difficoltà addotta è stata necessità in cui troverebbesi oggi Argentina di servirsi oltre che del carbone pure dei tessuti come contro partite sue esportazioni in Inghilterra.

Altra indiretta manifestazione di questa neutralità Argentina è data sua riluttanza soddisfare richiesta nord-americana fortemente appoggiata questi commercianti che mercato Argentina sia aperto qualsiasi importazione suolo. Il che comproverebbe desiderio questo Governo mantenere quanto possibile suo intero cambio anche con tutti i mercati europei.

(l) -Sic. Probabilmente: "giorno 23. ore 7 ». (2) -Vedi D. 360. (3) -Non pubblicato.
387

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LONDRA, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 501. Londra, 22 settembre 1939, ore 22 (per. giorno 23).

Mi riferisco al telegramma di V. E. 536 per corriere (1). Ho veduto oggi questo Ambasciatore giapponese e, tenendo presente quanto comunicatomi da V. E. con il telegramma per corriere succitato, gli ho chiesto se poteva darmi qualche informazione circa situazione che si veniva creando in Estremo Oriente a seguito degli ultimi avvenimenti internazionali.

S.higemitsu mi ha detto aver notificato al Governo britannico costituzione del nuovo Governo centrale della Cina con sede a Shanghai 50tto la presidenza dell'ex-discepolo di Sun Yat Sen, Wang Ching Wei. Shigemitsu. ha aggiunto egli aveva fatto presente al Foreign Office opportunità che riconosca subito nuovo Governo Shanghai, « prima che sia troppo tardi per salvaguardare interessi inglesi nella Cina centrale», ma che esso continuava a mostrarsi restio, pur dando chiari segni di aver ora mitigato sua politica nei confronti degli sviluppi dell'azione giapponese in Estremo Oriente. Avendo chiesto se da parte inglese si fosse parlato in questi ultimi giorni di un possibile riconoscimento Manciukuò e del Governo della Cina settentrionale, Shigemitsu lo ha recisamente negato. Ha aggiunto che il Giappone sarebbe lieto di vedere Inghilterra avviarsi sulla strada di un « sano realismo» ma che ancora di ciò non s1 vedevano segni positivi. «Fino ad oggi», ha ripetuto Shigemitsu, «l'Inghilterra non è disposta a riconoscere nuova situazione in Cina. È chiaro tuttavia che essendo impegnata sempre più a fondo nella guerra in occidente, l'Inghilterra sarà costretta a disimpegnarsi entro certi limiti delle sue posizioni in Estremo Oriente. Governo giapponese non intende quindi forzare o precipitare avvenimenti ma avvalersi in pieno della situazione presente per far sentire il peso della propria forza e indurla gradualmente a cedere».

Ho chiesto infine a Shigemitsu se gli risultasse che l'Inghilterra continuava a rifornire Chang-Kai-Shek. Mi ha risposto che l'atteggiamento britannico rimaneva invariato in linea di principio, ma che di fatto i rifornimenti a Chang-Kai-Shek erano praticamente

quasi del tutto cessati, ciò --a suo avviso -perchè l'Inghilterra non poteva più concedersi un simile lusso nel momento in cui abbisognava essa medesima di rifornimenti di ogni genere per la condotta della guerra. S.higemitsu mi ha detto per ultimo risultargli che il Governo britannico si tiene attualmente nel più stretto contatto con il Governo degli Stati Uniti per tutto quanto concerne politica Estremo-Oriente, e che occorre presumere pertanto che nessuna decisione sarà presa circa Giappone se non previo accordo con Washington.

Non mancherò di cercare di controllare quanto comunicatomi da Ambasciatore giapponese circa attuale stato dei rapporti fra Londra e Tokio, e telegrafare quelle ulteriori notizie anche da altre fonti mi sarà possibile ottenere al riguardo.

(l) Vedi D. 253.

388

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 208. Ginevra, 22 settembre 1939 (per. giorno 24).

Questo Ministro di Grecia Polychroniades è venuto a vedermi per dirmi tutta la sua soddisfazione per il comunicato relativo ai rapporti itala-ellenici.

Polychroniades che, come Vi è noto, è stato per vari anni Ministro ad Angora ed è stato certo uno dei più attivi artefici dell'accordo greco-turco, mi ha detto che sperava ora che anche i rapporti itala-turchi potessero esser posti su una base altrettanto fiduciosa.

Secondo il delegato greco, la Turchia si sente ora direttamente minacciata dall'accordo germano-sovietico ed essa dovrebbe necessariamente rivolgere i suoi sguardi verso Roma. Finora la politica estera kemalista è stata tutta dominata dalla ossessione di una possibile aggressione italiana ed unicamente con l'eccesso di diffidenza verso l'Italia si spiega l'atteggiamento fìlobritannico preso dal Governo di Ismet Inonii prima della grave crisi attuale Ma il fatto che le truppe sovietiche sono entrate in Polonia e stanno alla frontiera romena obbliga la Turchia ad una revisione della sua posizione internazionale. Se gli uomini politici di Angora sapranno vincere la loro innata diffidenza verso la oolitica italiana e si terranno alle realtà militari che dominano la situazione attuale, non vi è dubbio che essi si ispireranno all'esempio greco.

Oggi l'Italia -ha detto il Ministro Polychroniades -è la più grande nazione balcanica. Essa ha una funzione storica da compiere che, nel presente momento, diviene di natura essenziale. Nel secolo scorso fu l'Austria-Ungheria ad opporsi alla marcia dello slavismo verso il Sud. In questo secolo sarà l'Italia, nazione latina e cattolica, che si opporrà ai tentativi di espansione del germanesimo e dello slavismo, il quale ultimo porta sulle baionette la bandiera della rivoluzione sociale. Polychroniades ritiene che le nazioni balcaniche devono ormai fatalmente orientarsi verso l'Italia e far blocco con essa sia per ragioni storiche che per ragioni contingenti e cioè difesa dei loro interessi mediterrànei e della loro neutralità.

389

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE AEREO 132. Bucarest, 22 settembre 1939 (per. giorno 24). Miei telegrammi nn. 337, 339 e 348 (1).

Trascrivo qui di seguito due telegrammi pervenutimi dall'Ufficio di questa

R. Legazione distaccato in Cernautzi circa la situazione all'antica frontiera polacco-romena.

Telegramma n. 1 del 20 corrente. «Dai primi elementi raccolti mi risulta che situazione militare alla frontiera polacco-romena sarebbe la seguente: le truppe sovietiche hanno atteso 24 ore prima di occupare Cuty permettendo così continuazione esodo oltre frontiera di civili e militari polacchi. Ciò sembra per permettere allontanamento da regioni occupate di quegli elementi che per loro nazionalità costituirebbero tra breve una minoranza. Frontiere sono state chiuse e punti principali si trovano nelle mani delle truppe sovietiche. Truppe motorizzate sarebbero in marcia per completare l'occupazione della frontiera sino all'Ucraina subcarpatica. All'avanzata non è stata opposta nessuna resistenza. Sono stato riservatamente informato che nei villaggi occupati dalle truppe sovietiche si sta svolgendo attivissima propaganda bolscevica da parte di elementi che sono al seguito delle truppe.

Il perfetto stato dell'armamento delle truppe polacche rifugiatesi in Romania fa dedurre che esso non sia mai stato utilizzato. Mi risulta inoltre che ufficiali polacchi stanno qui svolgendo propaganda fra gli elementi ci'{ili rifugiatisi in Romania per indurii a recarsi in Francia e costituire in quello stato una legione polacca. Tale attività è però già a conoscenza delle autorità romene che stanno anche energicamente provvedendo per farla cessare».

Telegramma n. 2 in data odierna: «Data la ermetica chiusura della frontiera non mi è possibile fornire dettagliate informazioni sull'avanzata delle truppe sovietiche nell'Ucrania subcarpatica. Anche taluni corrispondenti stranieri, fra cui quello della Reuter, benchè muniti di autorevoli commendatizie non sono riusciti a varcare la frontiera. Mi risulta tuttavia che colonne motorizzate russe avrebbero proseguito la loro marcia verso la frontiera senza però occupare quella zona che a forma di triangolo scende da Cuty in territorio romeno. L'avanzata è resa difficile dal territorio montagnoso e dalla impraticabilità delle strade a causa delle recenti pioggie. Sembra che le truppe sovietiche avanzino esortando i pochi nuclei di resistenza polacchi, che non ebbero possibilità di riparare in Romania, a non opporre resistenza. L'avanzata sarebbe caratterizzata da manifesto desiderio delle truppe d'occupazione di non inimicarsi le popolazioni della zona il che, unitamente all'opera di propaganda svolta da emissari sovietici e segnalata col telegramma n. l, mi fa ritenere che il Governo di Mosca voglia considerare l'occupazione della zona di frontiera con la Romania come definitiva.

Date le energiche misure adottate dalle autorità romene è cessata in questa zona la circolazione di ufficiali polacchi in uniforme. Essi sono stati disarmati, vestiti in abito civile e quindi avviati ai campi di concentramento. Malgrado le provvidenze adottate da questo Governo a favore dei rifugiati mi viene segnalato un vivo malcontento fra gli ufficiali polacchi per la severità di trattamento cui essi ritengono essere soggetti. Tali manifestazioni hanno avuto forma più grave nel campo di Storojinetz dove la guarnigione è stata d'urgenza rinforzata da un reggimento di guardie di frontiera.

(l) Non pubblicati.

390

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 7106/2217. Berlino, 22 settembre 1939 (per. giorno 25). Il Console Generale Renzetti ha avuto in data 20 corrente una conversazione con Lutze, il quale ha dichiarato di ritenere che la Germania ha solo una via da seguire: quella di dare al più presto e con tutte le proprie forze un colpo all'Inghilterra. Inutile, ha detto Lutze, fare delle proposte di pace agli inglesi; inutile e dannoso, poichè essi considerano tali proposte soltanto quali un atto di debolezza. Il bel discorso di Goring, egli ha continuato, ha avuto il torto di contenere proprio delle offerte di pace. Noi dobbiamo fare presto, io l'ho dichiarato anche al Fiihrer, ha poi detto Lutze, che l'America potrebbe schierarsi, da un momento all'altro, a fianco dell'Inghilterra e inviarle 5000 aviatori ben istruiti. La pace non ci servirebbe, poichè tra qualche anno si dovrebbe incominciare un'altra volta; bisogna rendersi conto di 'Ciò e marciare senza scrupoli e con tutta celerità. Lutze e gli altri, continuando la conversazione, hanno affermato di essere certi che il popolo tedesco si manterrà concorde e disciplinato e hanno poi dichiarato che il Vaticano è sempre contro la Germania. Era presente anche il Sottosegretario Grauert che è un profondo ,conoscitore dei problemi amministrativi ed economici: egli è stato mandato a Cracovia per :Jrganizzare ed attrezzare quella zona in maniera da farle rendere il massimo. I danni prodotti dai polacchi nelle zone occupate dai tedeschi sono gravissimi: in molte zone non esiste più il bestiame, le case sono state bruciate, g1i strumenti da lavoro distrutti. Da parte tedesca si sta facendo il possibile per rimediare alle conseguenze di tali condizioni specie per quanto è semina dei cereali e allevamento del bestiame.

391

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4973/1985. Sofia, 22 settembre 1939 (per. giorno 26). La notizia dell'assassinio del Presidente del Consiglio romeno, Càlinescu, confermata qui nel tardo pomeriggio di ieri, non ha mancato di destare una profonda impressione ed è stata, naturalmente, messa subito in relazione alla delicata situazione internazionale in cui è venuta a trovarsi la Romania.

Questa Agenzia Telegrafica nel suo ultimo bollettino di ieri ha pubblicato una vasto notiziario sull'avvenimento che la stampa di oggi tuttavia si astiene dal commentare diffusamente.

L'Utro, in una breve nota osserva soltanto che questo sanguinoso episodio potrebbe avere grandi conseguenze per la situazione internazionale e per l'avvenire della Romania: lo Zorà, segnalando più particolarmente che il nuovo Gabinetto romeno è caratterizzato dall'assunzione al Governo di elementi militari, afferma che ciò indicherebbe la gravità della situazione interna della Romania.

Peraltro, in questi circoli politici si ha il convincimento che la fisionomia prevalentemente militare del nuovo Gabinetto sarebbe indizio di un rafforzamento del governo personale di Re Carol, e dell'immutato indirizzo del governo stesso.

Molti rappresentanti esteri, fra i quali il Ministro di Germania ed io, si sono recati personalmente dal Ministro di Romania a porgere le loro condoglianze per l'accaduto.

Il signor Filotti nell'illustrare il tragico avvenimento si è attenuto esattamente a quanto riportato nei comunicati ufficiali romeni, smentendo quanto diffuso da agenzie estere circa possibili complicità straniere, e dando assicurazioni sulla perfetta tranquillità del Paese.

Nondimeno in mia presenza il Presidente del Consiglio bulgaro, che si è anche egli recato per brevi istanti alla Legazione di Romania a presentare le proprie condoglianze, nel riferirsi all'incursione di alcuni dei congiurati nella centrale radio di Bucarest, e alla tentata radiodiffusione da parte dei medesimi dell'annuncio dell'uccisione di Calinescu, ha espresso al signor Filotti qualche dubbio che l'atto potesse rivelare l'esistenza di un più vasto complotto, che avrebbe atteso l'annuncio stesso per esplodere anche in provincia.

Sembrerebbe per vero, come qui si crede, che successivi comunicati romeni su agitazioni verificatesi in Bucovina, possano dare qualche ragione all'opinione P.spressa da Kiosseivanov.

392

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 4989. Sofia, 22 settembre 1939.

Con il telegramma per corriere n. 0178 del 20 corrente (l) e con il rapporto odierno n. 4988/1996 (2) ho riferito a V. E. circa i commenti di questa stampa sulla dichiarazione itala-ellenica.

Dopo l'incertezza del primo momento, la stampa, come rileverà V. E., si è nel suo complesso rapidamente orientata in senso favorevole alla dichiarazione stessa, conformandosi d'altronde all'atteggiamento ufficiale di neutralità del Governo.

In realtà la dichiarazione stessa, in quanto importantissimo contributo alla pace balcanica, e anche questo Ministro di Grecia, che negli ultimi tempi mi

segnava una certa riserva, ha tenuto espressamente a compiacersene in partico

lare modo con me, costituisce un rilevantissimo elemento di tranquillità pure

per la Bulgaria, che dovrebbe quindi chiaramente ravvisarvi un nuovo sviluppo

dell'azione italiana, intesa a riparare i Balcani e il Mediterraneo dai danni del

conflitto, con cui si compie la revisione di tanta parte dei maggiori errori dei

Trattati di Pace. Nè in questo senso ho mancato per mia parte a contribuire

ad orientare la stampa.

Tuttavia questi circoli politici hanno contemporaneamente avvertito Je

notizie relative ai più recenti ·contatti della Regia Rappresentanza in Belgrado

con quel Governo, ricavandone l'impressione che la nostra attività diplomatica

in quella Capitale possa essere in istretta relazione con quella testè svolta in

Atene. Richiamandosi pertanto anche al punto di vista talvolta espresso in

questi ultimi tempi dalla stampa Italiana sulla necessità di coordinare nelle

attuali congiunture l'azione delle Potenze rimaste estranee al conflitto, si parla

con qualche insistenza di un'azione del Governo Fascista rivolta ad alcune Po

tenze dell'Intesa Balcanica, intesa, a quanto si <;Uppone, a sostituire tale peri

clitante organismo con un nuovo sistema balcanico che, diretto dall'Italia, assi

curi la pace in questa regione d'Europa, invigilandone le sorti in ogni evenienza

dei futuri sviluppi della situazione europea.

Di tali illazioni la stampa si rende interprete con l'affermazione, fatta dal

quotidiano Zorà del 21 corrente, che « l'Italia desidera rafforzare la sua posi

zione rafforzando quella degli Stati neutrali, specialmente di quelli che sono

interessati, alla pari di Roma, a che il Mediterraneo e l'Europa sudorientale non

siano toccate dalla guerra» e che «sarebbero in ·corso trattative per la firma

di un accordo tra l'Italia e gli Stati balcanici per assicurare la pace in questa

>oarte dell'Europa».

Lo stesso argomento riprende, con maggiore autorità, l'ufficioso Dnes del

21 corrente, che afferma che «prossimamente viene atteso un pieno accordo

fra l'Italia e i Paesi balcani·ci, perchè sia assicurata una pace costante in questa

parte d'Europa», e che «una intesa fra l'Italia ·e i Paesi balcanici, assicurerà

pienamente la pace nei Balcani e nel Mediterraneo ». Lo stesso Zorà del 22 cor

rente torna infine sull'argomento, parlando dell'azione dell'Italia per «un vasto

accordo che avrà come scopo la decisione degli Stati dell'Europa sudorientale

e quelli che si trovano lungo le coste del Mediterraneo di rimanere neutrali

nell'attuale conflitto europeo».

Ora, se da una parte tali previsioni contribuiscono a tranquillizzare nei confronti dei rischi di un conflitto la stessa Bulgaria, che nel mantenimento della pace balcanica troverebbe altresì la migliore garanzia dell'atteggiamento neutrale a cui ha attualmente determinato di attenersi, d'altra parte è credibile che questi circoli politici non possano considerare senza qualche preoccupazione l'eventualità di una stabilizzazione balcanica, che si considera potrebbe precludere anche più gravemente che nel passato, le sorti delle rivendicazioni nazionali, nell'interesse delle quali la Bulgaria si è da qualche tempo determinatamente avvicinata all'Asse, facendo assegnamento sull'estensione alla regione dei Balcani dell'azione revisionista di esso.

Tanto più agevole nell'alimentare riserve anche maggiori sull'azione dell'Italia, riesce perciò in taluni ambienti il concorso della propaganda straniera

interessata, con l'assumere ora la stessa dichiarazione italo-ellenica come punto di partenza di nuove ipotesi ed illazioni intese ad accreditare incertezze sugli sviluppi dell'atteggiamento italiano anche rispetto al sistema dell'Asse. Particolarmente la dichiarazione in argomento è stata così posta in relazione coro alcune voci di un asserito possibile accordo italo-franco-britannico per il Mediterraneo, che per quanto mi risulterebbe, promanerebbero da fonte britannica, e precisamente dalla Radio Press, presumibilmente qui diffuse dallo stesso ufficio informazioni della Legazione d',Inghilterra.

Ho già riferito all'E. V. particolarmente con mio rapporto del 18 corrente

n. 4905 (1), come lo stesso Presidente del Consiglio mi abbia lasciato scorgere una certa ansietà di approfondire gli intendimenti dell'Italia: nè so se non avrò occasione di rivederlo prossimamente anche prima che gli sviluppi della situazione generale e di quella balcanica si vadano manifestando con ancora maggiore evidenza.

Sarei quindi assai grato a V. E. di ogni indicazione che nel frattempo ritenesse ·comunque del caso di farmi tenere, per mia opportuna norma di linguaggio.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
393

IL MINISTRO A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 84. Montevideo, 23 settembre 1939, ore 0,14 (per. ore 7,50).

Telegramma di V. E. 545 (2). Fatta da me comunicazione questo Ministro Affari Esteri secondo gli ordini da V. E.

Ministro mi ha dichiarato aver dato istruzioni a Delegazione uruguayana Conrferenza Panamà di sostenere tesi secondo ·CUi generi alimentari e materie prime destinate popolazioni civili paesi belligeranti non (dico non) deve esser considerato contrabbando guerra neppure condizionale.

Ho comunicato quanto precede a questo Incaricato d'Affari di Germania.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha aggiunto che Delegazione uruguayana presenterà a Panamà dichiarazione diretta a effettiva applicazione postulati enunciati in varie precedenti conferenze circa umanizzazione guerra nonchè proposte creazioni uffici speciali interamericani per raggiungere sviluppo operazioni economiche fra paesi americani allo scopo di rendere questi ultimi per quanto possibile indipendenti da Europa.

394

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 548/388 R. Roma, 23 settembre 1939, ore l.

l) È chiaro -e questo punto di vista è certamente condiviso anche dal Governo del Reich -che l'attuale atteggiamento italiano è per la Germania

di utilità maggiore e più vasta di quanto non sarebbe stato un nostro immediato intervento nel conflitto. La dichiarazione italiana di non prendere iniziative di carattere militare è valsa a localizzare il conflitto che da un nostro intervento sarebbe stato automatJcamente esteso a tutta l'Europa danubiano-balcanica, con grave danno della Germania cui necessita la neutralità di quei Paesi dai quali deve trarre le materie necessarie alla continuazione della guerra.

2) Che questo stato di cose sia utile alla Germania è stato compreso dai Governi franco-inglese, come è provato ormai da molti indizi. Tali Governi si preparano a svolgere un'azione per impedire il cristallizzarsi della situazione attuale e stringere il cerchio intorno al Reich.

3) In considerazione di quanto precede, l'Italia intende, salvo che gli eventi non consiglino diversamente, mantenere l'atteggiamento attuale. Ritiene che sarebbe possibile e vantaggiosa la costituzione di un blocco dei neutri comprendente gli Stati dell'Europa danubiano-balcanica, blocco al quale verrebbe dato un carattere prevalentemente commerciale e che non Impegnerebbe l'Italia oltre tale limite, salvaguardando per ogni evenienza quelli che sono i maggio:ri interessi politici. La costituzione di tal blocco sotto l'egida dell'Italia rappresenta per la Germania la migliore garanzia della neutralità di tali Stati, che potranno in tal modo opporre maggiore resistenza alle immancabili pressioni francobritanniche. Ciò è anche corrispondente ai desideri germanici espressi in una recente nota della Corrispondenza Politico-Diplomatica la quale dice che è opinione della Germania che, nell'interesse europeo, tutti i Paesi i quali non partecipano àl conflitto non siano disturbati nel loro lavoro nazionale ed afferma che il Reich, mentre si attende che queste Nazioni non si mettano in opposizione agli interessi germanici, non ha intenzione di compiere su di esse pressione alcuna.

4) Qualora la Germania fosse d'accordo, sarebbe nostra intenzione di iniziare al più presto le trattative per la costituzione del blocco in parola, e ciò al fine di precedere gli inglesi che si propongono di dare agli Stati sqmmenzionati un orientamento politico in senso ostile al Reich.

5) L'esistenza del blocco dei neutri di cui sopra costituirebbe nel sud-est europeo una forza analoga a quella che nel nord-est europeo è costituita dagli Stati del gruppo di Oslo.

6) Fateci conoscere vostro pensiero e se ritenete opportuno intrattenere della questione codesto Governo.

(l) -Si tratta probabilmente del D. 309. (2) -Vedi D. 360..
395

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 284. Parigi, 23 settembre 1939, ore l (per. ore 3,45).

Questo Ambasciatore di Spagna m'informa che rappresentante Flandin, chiedendogli di non far assolutamente suo nome, gli ha rivolto vive premure perchè Governo spagnolo si unisca ad altri Paesi neutrali per concertare al più presto possibile intervento diretto a sospendere operazioni militari e ad iniziare trattative per riorganizzazione politica economica europea. Tratterebbesi secondo Flandin, costituire una lega di neutri che fosse in grado per la sua forza di far sentire sua voce tanto a Berlino quanto a Londra. In Francia, secondo Flandin, simile iniziativa troverebbe terreno assai favorevole in autorevoli ambienti politici. Ambasciatore di Spagna ha riferito tutto ciò a Franco, ma ignora se suo Governo intende prendere iniziativa per la consultazione dei neutri.

Intanto Flandin dal quale sa che egli desidera far giungere anche a V. E. il suo invito a prendere in considerazione possibilità costituzione di un fronte unico neutrale chiede un pronto intervento per l'inizio di negoziati di pace e di ricostruzione europea.

Egli mi ha fatto ripetere viva preghiera tacere suo nome. Nel comunicare quanto precede a V. E. per debito d'ufficio pregherei farmi conoscere se ritenete opportuno far pervenire per mio tramite a Flandin qualche comunicazione circa eventuale atteggiamento italiano in proposito.

396

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 350. Bucarest, 23 settembre 1939, ore 1,55 (per. ore 10,15).

Attentato Calinescu ha profondamente turbato questa opinione pubblica, in un primo momento per inattesa aggressione e poi per fulminea drastica repressione contro attentatori e -a quanto mi viene riferito -per analogo trattamento in corso di applicazione in tutto il territorio del Regno contro elementi dell'ex Guardia di Ferro. Nonostante numerose voci tendenti far apparire uccisione Presidente del Consiglio dei Ministri come dovuta ad istigazione straniera, voci raccolte anche da Agenzie estere, ritengo tuttavia che versione ufficiale che addossa responsabilità a residui movimento legionario i quali hanno voluto vendicare uccisione Codreanu, sia esatta e che attentato sia effettivamente dovuto azione individuale elementi irriducibili vecchia Guardia di ferro.

Data situazione internazionale uccisione Presidente del Consiglio dei Ministri è stata riprovata da opinione pubblica la quale tuttavia stenta invece approvare sistema repressione sanguinaria mes&a in vig0re da attuale Ministro dell'Interno. Nel paese regna ordine, ma segnalaz10ni non ancora tutte controllate che mi pervengono dalla provincia circa uccisione da parte della polizia di parecchie diecine di ex-legionari i cui cadaveri vengono esposti nelle pubbliche piazze, confermano mia prima impressione che attuale Gabinetto, nella sua formazione evidentemente provvisoria, intenda stroncare nel più breve tempo qual· siasi velleità di rivolta, colpendo senza pietà antichi legionari anche se già messi nell'impossibilità di svolgere qualsiasi attività politica perchè in prigione od in campi di concentramento. Circa esecu2'ione attentatori e loro complici Governo ha diramato stasera comunicato che trasmetto con telegramma in chiaro (1).

16 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. I

(l) Non pubblicato.

397

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 223. Shanghai, 23 settembre 1939, ore 5 (per. giorno 24, ore 1,25).

A titolo di notizia e quale sintomo dell'attuale stato d'animo del Governo

di Chung King informo che ieri Sung ha convocato Alessandrini per dirgli:

l) che il Governo nazionale aveva seguito con simpatia e comprensione

opera Duce per la pace;

2) che egli desidera far pervenire al Duce ed a V. E. suoi deferenti me

mori saluti. Dato le nuove condizioni della politica generale pregava la E. V.

di voler considerare interesse di migliorare le relazioni italo-cinesi consentendo

la regolarizzazione della rappresentanza diplomatica presso i due Paesi.

398

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 713. Tokio, 23 settembre 1939, ore 7,05 (l) (per. ore 23,20).

Di fronte. a buona volontà che sembra Sovieti vadano dimostrando nei negoziati in corso e di fronte al fatto che Giappone ha ripristinato i rapporti con la Russia anche per far passare nel suo territorio macchinari germanici (quale ad esempio quello per estrazione benzina dal ·carbone) comincia farsi strada nel Ministero della Marina e anche più in quello Guerra l'idea che si potrebbe giungere a un patto di non aggressione sempre che però Russia avesse precedentemente e positivamente provato di voler porre termine a qualsiasi aiuto a Chang-Kai-Shek.

399

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 127. Rio de Janeiro, 23 settembre 1939, ore 13,10 (per. giorno 24 (2)).

Telegramma di V. E. n. 545/C (3).

Ho rivolto a questo Ministro Affari Esteri opportune premure nel senso orientare la politica 'brasiliana alla ·COnferenza Panamà su una linea di fermezza e dignità. Le assicurazioni da parte sua sono state precise e formali e non dubito che a Panamà questi signori, se necessario, alzeranno anche le voci. Ma saranno parole.

Ministro Affari Esteri stesso lascia trasparire che il Brasile è in questo momento sotto la pantofola degli Stati Uniti America del Nord e che il verbo definitivo viene da Washington (mio telegramma n. 117) (1). Questo Ministro degli Affari Esteri ha accennato (in via però del tutto estemporanea) alla desiderabilità che l'Italia, gruppo di Oslo e gruppo di Panamà cerchino adottare una politica comune sulla questione degli scambi internazionali.

Mantengo opportuni contatti con questa Ambasciata di Germania.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: ««Ora locale». (2) -Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo. (3) -Vedi D. 360.
400

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 40. TaHinn, 23 settembre 1939, ore 13,55 (per. ore 18,30).

In Estonia non è stata ancora adottata alcuna misura mobilitazione probabilmente per evitare gesto che potrebbe essere qualificato come provocatorio da Governo sovietico.

Comunicato Tass 20 settembre relativo missione flotta sovietica del Baltico viene interpretato come presa di posizione Governo sovietico per giustificare probabile colpo di mano in questa zona. Essa servirebbe documentare pretesa violazione neutralità da parte del Governo estone col dare asilo e soccorso sottomarini polacchi.

Condizioni vita minoranze russe potrebbero fornire anche altri pretesti. Infine misure militari russe rappresentate prima da perlustrazioni flotta del Baltico e successivamente da collocamento mine zona Leningrado contribuiscono aumentare preoccupazioni popolazione.

Comincia esodo verso Svezia alcune famiglie sopratutto della vecchia aristocrazia russa.

401

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 716. Tokio, 23 settembre 1939, ore 18 (pe1·. giorno 24, ore 1,25).

Attuale maggiore preoccupazione politica estera giapponese sembra essere sui rapporti con America specialmente per timore rappresaglie economiche come conseguenze propria azione in Cina.

Un ufficiale superiore di Marina giapponese ha confidato all'Addetto navale che quanto trattiene Ministero della Marina da un contegno più energico non è nè questione militare nè politica bensì quella economica intesa sopratutto del rifornimento materie prime. Mentre Esercito per giustificare i piani più decisi si fonda su possibile maggiore autarchia, Marina pare dubiti di tali possibilità

-o quanto meno di quella di effettuarli con necessaria rapidità.
(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 453.
402

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 41. Tallinn, 23 settembre 1939, ore 19,18 (per. ore 19,45).

Corrispondente Stefani ha già trasmesso notizia partenza Ministro degli Affari Esteri per Mosca allo scopo di firmare accordo commerciale.

Certo trattative commerciali tra U.R.S.S. ed Estonia possono essere molto interessanti in momento attuale tanto da richiedere presenza Mosca Ministro degli Affari Esteri. Ho accennato tali trattative in mio telegramma n. 39 (1).

Esse non escludono tuttavia conversazioni di natura politica che potrebbero assumere particolare importanza in virtù situazione generale e specialmente in rapporto questione Stati Baltici, secondo ho telegrafato a V. E.

403

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 56. Oslo, 23 settembre 1939, ore 20 (per. ore 22,50).

Fino ad oggi Inghilterra non aveva dato assicurazione alla Norvegia data ad altri Stati scandinavi voler rispettare loro neutralità. Circoli politici ne erano preoccupati, stampa si fece interprete loro apprensione.

Oggi Ministro d'Inghilterra ha inviato a questo Ministro degli Affari Esteri lettera con ·CUi dice Inghilterra rispetterà neutralità Norvegia in quanto sarà pur rispettata dalla Germania.

404

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 744. Berlino, 23 settembre 1939, ore 20,45.

Prime impressioni riportate da ambienti tedeschi su discorso Duce sono ottime. Di esso si nota sopratutto la precisione di linguaggio e la stringata logicità dei concetti e delle conseguenze che se ne traggono. Ha molto colpito in proposito la frase relativa alla circostanza che se bene hanno fatto i franco inglesi a non allargare il conflitto dichiarando la guerra alla Russia, essi hanno al tempo stesso fatto però cadere, così agendo, il presupposto morale della guerra contro la Germania.

L'Ufficio Stampa della Wilhelmstrasse mi dice che discorso, per quanto testo sia giunto in ritardo, avrà su questa stampa domani mattina degna presentazione. Testo del discorso verrà ora trasmesso anche Quartier Generale.

(l) Non ,l)ubblicato.

405

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 549/389 R. Roma, 23 settembre 1939, ore 21.

Interesserebbe conoscere impressione suscitata sia negli ambienti responsabili sia presso le masse popolari dal carattere che esercito sovietico sta dando all'occupazione dei territori polacchi considerati come nuovo campo espansione principi sociali propri del regime bolscevico ed interesserebbe altresì sapere quali sono le previsioni di carattere politico e interno circa la collusione dei due Regimi che si trovano ad avere frontiere comuni.

406

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 214. Belgrado, 23 settembre 1939, ore 21,20 (per. ore 22,45).

Mi risulta che è qui attesa prossimamente commissione inglese incaricata di concretare possibili acquisti.

Si tratterebbe di un tentativo sostituirsi al mercato tedesco. Commissione avrebbe precedentemente operato senza risultato in Ungheria non sembrerebbe che in Jugoslavia possa attendere migliori risultati data decisione mantenere inalterati impegni presi con Germania. Peraltro qui si ha tendenza, che corrisponde effettivamente esigenze economiche del Paese, ad addivenire principalmente a scambio contro materie prime.

407

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 746. Berlino, 23 settembre 1939, ore 22,30 (per. giorno 24, ore 3).

Telegramma di V. E. 388 (1).

Piano contemplato da V. E. mi sembra rispondere pienamente sia agli interessi nostri sia a quelli della Germania. Richiamo in proposito conversazioni Weizsacker di cui al mio rapporto del 16 corrente 6903 (2), a cui ha seguito una conversazione ·analoga del Sottosegretario di Stato Woerman con Magistrati (3).

Riterrei quindi che si potrebbe intrattenere senz'altro della cosa questo Governo.

Prima, ho tuttavia ritenuto utile presentire Weizsacker il quale è personalmente in pieno accordo ma si è riservato a sua volta di compiere opportuni sondaggi più in alto (4):

(l) -Vedi D. 394. (2) -Vedi D. 258. (3) -Vedi D. 286. (4) -Le corrispondenti note di Weizsacker si trovano riprodotte in Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D (1931-1945), VIII, D. 407.
408

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 57. Riga, 23 settembre 1939, ore 23,50 (per. giorno 24, ore 12,15).

Vivo allarme ha provocato qui noto comunicato Tass circa supposti aiuti da parte Governi Stati baltici a sommergibile polacco, e smentita appostavi dall'Agenzia ufficiosa Lettonia è stata pronta e netta, ma scevra ogni tono polemico. Timore qualsiasi motivo di contrasto con Germania e U.R.S.S. è ovvio anche in sollecitudine con la quale Governo lettone ha cessato riconoscere questa Rappresentanza diplomatica polacca. D'altra parte prudente .condotta Lituania nei riguardi Vilna incontra piena approvazione di queste sfere ufficiali.

Non sorpreso da crollo polacco, ma visibilmente impressionato da profonda avanzata sovietica con forzato consenso ~edesco, Munters mi ha ammesso oggi sue gravi apprensioni per sorte avvenire Stati baltici. Egli si espresse con me senza reticenze anche circa esose esigenze britanniche nella ,}imitazione e controllo commercio neutri cui disastrose conseguenze pratiche opinione pubblica vari paesi non sembra ancora realizzare adeguatamente. Munters scorge nei possibili sviluppi guerra economica serio pericolo per paeSi neutrali di questa zona essere coinvolti conflitto non astante necessità mantenere loro scambi commerciali con entrambe le parti belligeranti sia implicitamente riconosciuta da recente patto non aggressione.

È frattanto evidente preoccupazione Governo e classi abbienti Lettonia che tali .circostanze nonchè crescente prestigio e baldanza U.R.S.S., sua continuità con Lettonia e povertà delle infide popolazioni rurali russe e polacche possano creare minaccia interna ed esterna incoraggiando qui latente corrente comunista.

Munters mi ha tuttavia dichiarato che attitudine U.R.S.S. verso Lettonia

in particolare è stata finora corretta anzi quasi amichevole.

Ma ha voluto accentuare possibile pericolo sociale per Romania ed

Ungheria.

409

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 160. Mosca, 23 settembre 1939, ore 23,55 (per. giorno 24, ore 6). Pubblicazione avvenuta stamane della linea di demarcazione fra occupazione tedesca e sovieUca ha prodotto in questi ambienti diplomatici profondissima impressione a causa inattesa estensione dei territori lasciati all'U.R.S.S. Particolarmente proccupati se ne mostrano rappresentanti Paesi Baltici che si sentono ormai soggetti a formidabile pressione russa. Ambasciatore di Germania continua ad affermare che si tratta di accordo

provvisorio di carattere puramente militare ma non diplomatico. Baltici si preoccupano sopratutto intensa azione di bolscevismo che fin dal primo giorno viene esplicata nei territori occupati dagli agenti politici che accompagnano marcia delle truppe rosse. Ho l'impressione che neppure mio collega tedesco sia esente da preoccupazioni del genere. Ministro di Lituania mi ha detto che in forza trattato di Mosca del 1920 fra U.R.S.S. e Lituania suo Governo si considera giustificato a rivendicare Vilna e territori che erano stati occupati con forza dalla Polonia e ai quali non aveva mai rinunziato. Qualche vago sondaggio presso il Governo sovietico è stato fatto in proposito ma per il momento a Kaunas si giudica prudente di non insistere troppo su tale rivendicazione.

410

L'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, PHILLIPS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PRO-MEMORIA. Roma, 23 settembre 1939.

In accordance with Article XXIV of the Naval Treaty signed at London on March 25, 1936, the Governments of the United Kingdom, Canada, Australia, New Zeland and India have notified the Government of the United States that, in consequence of the sta,te of war which exists between them and Germany, they have suspended, insofar as they are concerned, all of the obligations under the above mentioned Treaty.

It will be recalled that Paragraph 2 of Article XXIV of this Treaty provides that, in the event of a suspension by one Party of its obligations under the Treaty, the other Contracting Parties shall consult together at the earliest moment with a view to agreeing as to the obligations of the Treaty, if any, which each of the High Contracting Parties may suspend.

In view of the suspension of their obligations under the Treaty by severa! parties to the Treaty, it is the intention of the United States Government to give notice that it considers it necessary to suspend the Treaty obligations as far as it is concerned.

The Government of the United States would be glad to have an indication of the Italian Government's intentions with regard to the suspension of its obligations under the Treaty.

411

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 134. Bucarest, 23 settembre l939 (per. giorno 27).

Riferimento: mio telegramma filo n. 342 del 21 c. rn. (1).

È stata notata in questi ambienti diplomatici !''improvvisa partenza per Istanbul di questo Ambasciatore di Tur,chia Suphi Tanrioer, recatosi in patria per incontrarsi col Ministro degli Esteri tur,co prima della partenza di quest'ultimo per Mosca.

È probabile che i·l Tanrioer abbia recato al suo Ministro il pensiero di questo Governo e le sue apprensioni per le intenziom future dell'Unione sovietica, data la fiducia che qui si nutre circa la lealtà del Governo turco nei riguardi di questo paese.

(l) Vedi D. 376 che, però, è in data 22 settembre.

412

IL CONSOLE A BRATISLAVIA, LO FARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 33. Bratislava, 23 settembre 1939 (pe1·. giorno 28).

Mio telegramma per corriere n. 031 del 18 c. m. (1).

L'accordo sulla delimitazione fra l'esercito germanico e quello sovietico

provoca qui generale sorpresa, nonchè disappunto presso la Missione Militare

tedesca in Slovacchia e questa Legazione di Germania, le quali -secondo mi

risulta personalmente-escludevano qualsiasi sostanziale ritirata della Reichswehr

dalle posizioni raggiunte in ·combattimento ed indicavano per l'Ucraina come

linea probabile la frontiera russo-austriaca del 1914.

Viene rilevato che il principio etnico ha avuto integrale applicazione nei

riguardi degli Ucraini (fiume San) e dei Russi Bianchi, mentre nei confronti

dei Polacchi è stata operata una vera e propria spartizione che prescinde dalle

stesse considerazioni etnico-nazionali accennate nel di~corso di Hitler a Danzica.

Se ne induce generalmente che il Reich si sarebbe, per momento, rasse

gnato a pagare ·caro l'accordo con l'U.R.S.S. pur di evitare contrasti ad Oriente

per tutta la durata della guerra ad Occidente: grave constatazione questa, che,

se ora fa prevalere l'inquietitudine di altri Paesi per possibili ricatti sovietici

(Rutenia Subcarpatica, Bessarabia), potrebbe alla lunga -nella sfera stessa

di diretti interessi del Reich --rinverdire seriamente le speranze panslaviste,

non del tutto sopite almeno tra Cechi e Slovacchi.

413

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1641/759. Copenaghen, 23 settembre 1939 (per. giorno 6 ottobre).

Miei telegrammi n. 146 e n. 152 del 13 e del 20 corr. (2).

I Presidenti del Consiglio ed i Ministri degli Esteri Nordici si sono riuniti

a Copenaghen il 18 e il 19 corrente.

Il convegno era stato preannunziato il 13 da un comunicato del Ministero

degli Esteri danese che ne fissava vagamente gli scopi dicendo che si trattava

di fissare quale attitudine tenere di fronte all'attuale situazione.

La stampa ha rilevato che il convegno è dovuto ad iniziativa danese e che è la prima volta che ad esso partecipano oltre che ai Ministri degli Esteri i Capi di Governo.

Il Governo islandese ha marcato il suo speciale interesse a questa eccezionale riunione delegando appositamente il proprio Ministro a Copenaghen signor Bjornsson.

Alla ·Chiusura dei lavori è stato diramato un comunicato che l'Ufficio Stampa del Ministero degli Esteri ha distribuito in un testo fraucese ai giornalisti stranieri appositamente convocati.

Trascrivo il testo di questo comunicato:

« Les Ministres d'État et les Ministres des Affaires Etrangères du Danemark, de la Finlande, de la Norvège et de la Suède, ainsi que le Ministre plénipotentiaire d'Islande à Copenhague, ont, au cours d'une réunion tenue à Copenhague les 18 et 19 courant, délibéré sur la situation de leurs pays respedifs pendant la guerre funeste qui a éclaté.

« Ils affirment de nouveau la ferme volonté de leurs pays de suivre une politique de neutralité strictement impartiale à l'égard des Puissances belligérantes. Dans le domaine de cette politique, ils ont l'intention de collaborer étroitement entre eux, et pour sa réalisation ils se proposent de coopérer avec d'autres pays animés des memes sentiments. Les pays nordiques sont convaincus qu'aucun des partis opposés ne désire voir engagés ces pays dans les opérations militaires.

«De meme qu'en 1914, où les trois pays scandinaves, par une note commune adressée aux Etats belligérants, ont soutenu le droit des pays neutres aux échanges ·commerciaux et à la navigation maritime, les pays nordiques sonlt actuellement déterminés a défendre. en vue d'assurer leur activité économique, le droit de maintenir leurs relations commercialE:s traditionnelles avec tous les États, meme avec les Puissances belligérantes. Ils se croient fondés à compter que, par des déliberations ouvertes avec le'l deux partis opposés, ils pourront se mettre d'accord avec ceux-ci, en vue d'obtenir le respect de ces relations commerciales.

« En ce qui concerne les multiples difficultés et pertes que la guerre causera en tout cas aux pays nordiques dans le niveau de la vie et la vie économique (1), ils ont l'intention, par une collaboration suivie, d'atténuer ces difficultés dans la plus large mesul'e possible. Ils ont décidé de mettre en rapport, dans le plus bref délai, les diverses commissions instituées par suite de la situation internatibnale, en vue d'entamer des déliberations dans les domaines où on le jugerait nécessaire.

Les Ministres participant à la présente réunion invitent les populations de leurs pays respectifs à supporter avec calme et sang-froid tous les soucis et toutes les privations qu'entrainera ce temps de guerre. Ils expriment la conviction qu'il n'est pas seulement dans l'intéret des pays nordiques, mais dans l'intéret de tous qu'i!l reste, pendant la guerre, un groupe d'Etats neutres, qui pourra faciliter la conciliation entre les peuples belligérants que doit nous apporter l'avenir ».

Il Ministro degli Esteri Munch che ho visto ieri (mio telegramma n. 153 del 22 corr.) (2) mi ha pregato di trasmettere a V. E. tale comunicato e di far rilevare che gli Stati nordici hanno espressamente rievocato il trattamentc

loro fatto nel corso della guerra nel '14 per quanto riguardava la loro libertà (per quanto controllata e limitata) di navigare e commerciare anche con i belligeranti, perché sperano e confidano che questo, che essi ritengono un loro diritto, venga rispettato anche nel corso della guerra attuale.

Munch mi faceva però notare che la esperienza della ultima guerra fa sì che molti problemi che allora si presentarono l'ultimo anno siano divenuti spinosi e attuali dopo solo pochi giorni di ostilità.

I discorsi pronunziati dai quattro Capi di Governo e dal Ministro di Islanda a Copenaghen alla fine del convegno li ho riassunti col mio telegramma n. 152 del 20 corr. (1). Rilevo nel discorso di Stauning, che come naturale è stato il primo e il più importante, che egli ha parlato non solo di libertà di commercio, ma anche della libertà di trasporti e dell'aiuto reciproco che i Paesi nordici posson darsi nel campo di rifornimenti.

La stampa danese ha seguito con molto interesse i lavori di questo eccezionale convegno, anche in relazione alle reazioni tedesche, che han svelato proprio in questi giorni il proposito del Reich di applicare a misure di blocco inglesi tendenti ad affamare la Germania, la pena del taglione. In genere si è rilevato che in questo caso chi avrà più da soffrire nei riguardi del commercio danese è l'Inghilterra, perchè la Danimarca ha con 1a Germania frontiere comuni ed il Baltico può considerarsi, data l'attitudine presa dalla Russia, un mare tedesco. Per quanto riguarda gli approvvigionamenti dei Paesi nordici, nell'ipotesi deprecata dell'applicazione di un blocco assoluto da parte dei due gruppi belligeranti, i giornali rilevano che i cinque Stati possono aiutarsi vicendevolmente e provvedere ai propri approvvigion;1menti sia nel campo agricolo che industriale. Ognuno ha il bestiame che gli abbisogna; la Danimarca può fornire zucchero e grano; l'Islanda lana e pesce; la Norvegia navi specializzate (Tank), rame, zolfo e salnitro; la Svezia zinco, nichelio, bismuto e ferro. La Danimarca potrà inoltre servire di transito per i Paesi europei e quelli nordici.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicati. (l) -Sic. (2) -Vedi D. 380.
414

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 287. Parigi, 24 settembre 1939, ore 1,10 (per. ore 3,30).

Mi riferisco al mio telegramma n. 284 (2).

Fra uomini Governo francese che fecero di tutto per evitare guerra ed ai quali devonsi aggiungere molti militari (restii ad affrontare enormi sacrifici di vite umane che richiederebbe una vera guerra guerreggiata) va facendosi strada concetto ,che occupazione buona parte della Polonia da parte della Russia ha cambiato profondamente situazione. Scopi di guerra dei francesi sono inesorabilmente modificati giacchè ad arrestare marcia germanesimo verso est ci ha pensato Russia ed a ricostituire integralmente Polonia nessuno può pensarci

più; essendo esclusa eventualità fare guerra alla Russia per costringerla a restituire territori occupati. Resta la sola questione morale o meglio personale nei riguardi di Hitler cioè mancanza di fiducia nell'esecuzione degli impegni assunti eventualmente da questi. A ciò si rimedierebbe o cercando un garante responsabile o meglio creando un nuovo sistema europeo tanto forte e tanto giusto da costituire di per sè stesso una sicura garanzia.

Alcuni ambienti politici francesi che in realtà coltivano inconfessata speranza cessazione ostilità a più o meno lunga scadenza, inclinano a mascherare eventuale cambiamento loro direttive politiche sotto la necessità comune di impedire ulteriore marcia bolscevismo alleato del neo-panslavismo sovietico.

Ad ogni modo sguardi maggioranza dirigenti francesi sono tuttora rivolti al Duce. Frase contenuta nel recente dispaccio di Daladier a codesto Ambasciatore di Francia circa fiducia della Francia nell'Italia è significativa. Oggi Ministro Armamenti Dautry e Ministro De Monzie mi dicevano in presenza dell'Ambasciatore di Spagna che il Duce è «le maìtre de l'heure » e che all'Italia spetta missione porre basi ricostruzione europea.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 395.
415

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 749. BerLino, 24 settembre 1939, ore 12,40 (per. ore 17,45).

Questo Addetto militare mi dice essere in possesso di informazioni secondo cui si sarebbe nell'attesa di un prossimo patto russo-turco. V'è chi pensa che ciò potrebbe preludere ad un blocco del Mar Nero.

Mi riservo di controllare.

416

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A CARACAS, TALLARICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Caracas, 24 settembre 1939, ore 20,02 (per. giorno 25, ore 5,30).

Rispondo al telegramma n. 545 (1). Ho creduto inutile e forse controproducente svolgimento azione diretta nel senso indicato nel telegramma di V. E. presso questo Ministro degli Affari Esteri che è troppo legato a politica nordamericana. Ho cercato viceversa provocare pressione su questo Governo da parte esponenti commercio ,caffè principalmente interessati mantenimento normali rapporti con Germania che è uno dei più grandi mer·cati di assorbimento caffè.

Questo Ministro tedesco ha concordato su tale linea di condotta e mi ha informato che anche egli si era astenuto da agire direttamente.

(l) Vedi D. 360.

417

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. 550/329 R. Roma, 24 settembre 1939, ore 21,30.

Nulla osta acchè teniate, beninteso in forma strettamente riservata, contatti con Flandin di cui al Vostro telegramma 284 (1).

418

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE IN SPAGNA, GAMBARA

T. 22301/409 P. R. Roma, 24 settembre 1939, ore 21,30.

È stato in questi giorni sollecitato questo Ambasciatore Spagna per·chè delegati spagnuoli vengano prontamente Roma per accertare consi•stenza debito al 30 giugno questo anno e avere quindi base concreta per riprendere negoziati per regolamento debiti guerra. Detti negoziati non sono continuati per mancanza istruzioni delegati spagnuoli che sono ripartiti a seguito nostra richiesta continuare trattative costì a mezzo speciale delegazione che verrebbe anche per negoziare nuovi ac·cordi commerciali. Non ho alcuna difficoltà che cerchiate con Beigbeder di risolvere questioni. Sono state impartite istruzioni Ministeri competenti perchè per l'avvenire tutte le trattative commerciali con Spagna abbiano luogo -come da voi richiesto (2) -unicamente tramite codesta Ambasciata.

419

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 138. Berlino, 24 settembre 1939 (per. giorno 26).

Mi trovo -in parte --di aver già risposto alla richiesta di cui al telegramma di V. E. n. 389 (3) rpervenutomi questa mane e ciò con mio rapporto di ieri n. 7138 (4).

La situazione creatasi attraverso la comunanza di frontiera con la Russia sovietica non manca naturalmente di preoccupare i tedeschi per i primi. Il problema non ha però ancora investito il gran pubblico. Di quello che i Russi facciano nel territorio occupato nessuno sa niente. Ad eccezione quindi che fra i cattolici -i quali hanno anche profondamente risentito il passaggio all'U.R.S.S. di milioni di correligionari -reazioni di massa non sono ancora possibili. Quanto alle classi dirigenti -per quanto il loro contegno sia, singolarmente,

già sufficientemente espressivo -esse sono per ora costrette a non vedere in quanto esse sono o direttamente responsabili della situazione o talmente legate ai responsabili da non poter per ora parlare.

Tuttavia, ripeto, non mancano già casi singoli molto significativi. Ma non si può, ancora, parlare di stati d'animo largamente diffusi. Continuerò a sorvegliare la situazione e informerò.

(l) -Vedi D. 395. (2) -Vedi D. 363. (3) -Vedi D. 405. (4) -Non rintracciato.
420

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 57. Belgrado, 24 settembre 1939 (per. giorno 27 ).

Telegramma per corriere di V. E. n. 21521 P.R./C. (1).

Ho l'impressione ·che anche a Cincar-Markovié, che me ne ha fatto cenno, le controproposte rumene a Budapest siano apparse formulate in modo assai generico, qualora l'atteggiamento ungherese in argomento dovesse essere rimasto, tutto malgrado, intransigente. Questo Ministro degli Esteri mi ha detto che comunque, continuerà ad adoperarsi a Bucarest perchè si faccia tutto il possibile per trovare modo di venire incontro, nei limiti del pos,sibile, ai desideri ungheresi. Qui, peraltro, ci si rende difficilmente conto che, nella grave situazione recentemente determinatasi, si possa, a Budapest, coll'insistere in questioni, più che di sostanza, di formula in argomento minoritario, ritardare una sistemazione di posizioni, ·che comprenderebbe anche quella jugo-ungherese e che appare superare in convenienza, molte altre considerazioni.

421

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 58. Belgrado, 24 settembre 1939 (per. giorno 27).

Mio telegramma n. 212 del 22 corrente (2).

Mi è stato letto il telegramma inviato a Christié per le comunicazioni da fare a V. E. Si premette che le misure militari prese in Jugoslavia nei primi giorni del conflitto lo sono state a titolo unicamente precauzionale e per ovviare alle preoccupazioni dell'opinione pubblica del paese. Si afferma che, in particoLare, nessun significato speciale deve essere attribuito specie per le misure prese alla frontiera dell'« amica Italia». Si conclude che, comunque, sono già in corso riduzioni assai notevoli degli effettivi militari.

15 settemhre 1939, vedi D. 221. (2J Vedi D. 385.

(l) Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. per corriere da Bucarest 127 del

422

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 226. Shanghai, 25 settembre 1939, ore 8 (per. ore 23).

Mio telegramma n. 1135 (1).

Il progetto giapponese di assumere il controllo delle strade extra Settlement e consiglio alle Nazioni in guerra di ritirare dalla Cina loro forze armate, cominciano a concretarsi attraverso gli scambi di vedute tra tutte le autorità militari allo scopo fissare un nuovo piano di difesa Shanghai.

Un piano per relative proposte definitive il Comando giapponese ha sottoposto ieri all'esame degli interessati.

La redazione di esse era già stata preceduta da passi ai quali avevo fatto procedere nel modo più amkhevole da parte Console Generale. e del Comando nostre truppe presso autorità consolari e militari giapponesi, per ripetere ciò che avevo già dichiarato ·che ogni soluzione avrebbe dovuto tener conto dei fiduciosi rapporti tra i nostri due Paesi e pienamente salvaguardare la dignità delle nostre forze armate.

Piano di cui si tratta contempla il trasferimento delle forze italiane nell'interno del Settlement (dal quale i comandi inglese americano ·ci avevano costantemente escluso) in contatto coi settori giapponesi.

In principio ritengo soluzione accettabile non solo perchè migliora la nostra situazione, ma pel'chè ci mette in condizioni di favore rispetto ad ogni futura eventualità; una delle quali potrebbe essere l'assedio del Settlment (la cui possibilità è facilmente rilevata dalla stessa redazione del piano) nel quale caso noi rimarremmo all'esterno appoggiati alle forze giapponesi.

Comunicato anche a Tokio.

423

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 723. Tokio, 25 settembre 1939, ore 8,50 (per. ore 23,45).

Vostro 279 (2). Circa proposta comunicato ho parlato, una volta con Ministro Esteri due con Vice Ministro, una con Direttore Generale Affari Europa e una con Segretario Particolare Ministro. Vincendo titubanza e tergiversazioni ero riuscito farmi presentare breve comunkato. Senonchè si è finto cadere dalle nuvole quando ne ho chiesto pubblicazione in giapponese pretendendosi fosse inteso che pubblicazione avvenisse in Italia, ma mi è stato facile provare che non poteva esservi stato errore. Ho domandato stamane nuovamente risposta precisa e definitiva quale che fosse. Mi si è obbiettato che considerato tempo trascorso sarebbe stato preferibile evitare qualsiasi pubblicazione. Ho replicato che non era colpa Ambasciata se questo Ministero Esteri aveva lasciato trascorrere una settimana senza nulla decidere e ho nuovamente insistito avvertendo

che per stasera dovevo telegrafare a Roma risposta Giappone. In realtà Gaimusho aveva paura pubblicazione ma aveva anche paura del nostro risentimento. In questo momento ricevo finalmente testo del comunicato che Ministro degli Affari Esteri consente sia pubblicato in Italia ma che si dke dispiacente non poter dare direttamente a questi giornali pur assicurando ·che non si opporrà alla sua pubblicazione qui qualora questa stampa ne riceverà notizia dall'Italia.

«In occasione sua .partenza signor Shiratori Ambasciatore del Giappone ha dichiarato al Conte Ciano che Giappone resta riconoscente verso Italia per grande amicizia che essa gli ha attestato e per preziosa collaborazione che essa gli ha dato nel corso conflitto cino-giapponese e che eccellenti relazioni fra i · due Paesi resteranno immutabili».

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 230. (2) -Vedi D. 184.
424

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 724. Tokio, 25 settembre 1939, ore 8,50 (per. ore 22,30).

Matsudaira Ministro Casa Imperiale e altri della Corte hanno fatto presente all'Imperatore come buona volontà che i Sovieti mostrano nei negoziati con il Giappone sia un ripiego temporaneo di cui si valgono ai fini aver la libertà d'azione in Occidente. Quando avranno portato colà a termine loro acquisti faranno sentire più forte proprio peso in Oriente. Espansione russa Polonia sta avendo per conseguenza rafforzamento posizione Stalin,. mentre Giappone aveva fatto fino ad ora affidamento su poca coesione interna come fattore importante a suo vantaggio in un eventuale conflitto con la Russia. Da tutto ciò hanno tratto ragione per criticare attuale Gabinetto.

Imperàtore chiesto chiarimenti Primo Ministro.

425

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 755. Berlino, 25 settembre 1939, ore 12,30 (per. ore 17,55).

Mi risulta che ieri stazioni trasmittenti tedesche hanno dato un commento all'attuale atteggiamento dell'Italia facendo risaltare vantaggi che da esso provengono alla Germania.

Trasmissioni hanno preso lo spunto dal discorso del Duce e ciò è stato qui molto utile ai nostri fini.

426

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI A TOKIO, AURITI, E A MOSCA, ROSSO

T. 554 R. (1). Roma, 25 settembre 1939, ore 16.

Secondo notizie comunicate da questo Incaricato d'Affari del Giappone trattative russo-giapponesi continuano procedere favorevolmente. Mentre da parte

russa si era sin qui insistito nel sostenere che armistizio avrebbe dovuto seguire riconoscimento da parte nipponica delle frontiere mongolo-mancesi e non precederlo, Mosca ha oggi invece aderito al ,criterio inverso sostenuto dai giapponesi: cioè preventivo armistizio e susseguente fissazione delle frontiere. Secondo stesso Incaricato d'Affari attuali trattative Togo-Molotov dovrebbero in breve giungere a conclusione e potrebbero essere immediatamente seguite dall'apertura di negoziati per un vero e proprio trattato di non .aggressione.

Quanto precede per Vostra informazione e controllo.

(l) Il telegramma diretto a Toltio porta il numero 295 e quello diretto a Mosca il numero 66.

427

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 720. Tokio, 25 settembre 1939, ore 18 (per. ore 23) (1).

Mio telegramma n. 717 (2).

Questa Ambasciata di Francia dice che spera molto da opera che Sawada potrà svolgere sia qui che a Parigi per migliorare rapporti ,con Giappone. Non esclude che Governo francese .per accattivarsi amicizia Giappone farà concessioni civca Cina. Ambasciata di Francia ha fiducia concludere accordo com· merciale.

428

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 58. Riga, 25 settembre 1939, ore 21,44 (per. giorno 26, ore 2,20).

Si specula qui sulla possibilità che, qualora regione di Vilna non venga ceduta a Lituania provincia orientale Lettonia detta Latgalia attraversata da importante linea Leningrado-Vilna-Varsavia con nodo ferroviario Daugavpils (Dvinsk) ed abitata da forte gruppo minoritario russo-polacco (mio telegramma

n. 57 del 23 corrente) (3) possa formare oggetto richiesta U.R.S.S. a questo Governo.

429

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 760. Berlino, 25 settembre 1939, ore 22,16 (per. giorno 26, ore 1,45).

Informazioni di fonte fiduciaria pervenute a questo Governo dicono che, nel recente incontro Daladier-Chamberlain, si sarebbe verificato un certo dissenso tra concezione francese e inglese circa condotta guerra. Francesi domanderebbero agli inglesi di far presto; inglesi preferirebbero andare piano.

Sarò grato V. E. sapere se e cosa risulta in proposito a noi.

(l) -Il presente telegramma fu spedito via Pechino. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 408.
430

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 139. Bucarest, 25 settembre 1939 (per. giorno 27).

Come sono venuto giorno per giorno riferendo all'E. V. la Romania, sotto

l'incalzare degli avvenimenti, ha dovuto adattare gradualmente la propria linea

di condotta alla realtà delle cose, mostrandosi tanto più docile ed arrendevole

alle richieste tedesche quanto più rapidamente e decisamente le sorti della

guerra nel settore orientale volgevano favorevoli alle armate del Reich.

Particolarmente significativa dell'atteggiamento romeno è stata la decisione

di questo Governo -qui ufficialmente giustificata come conforme alle regole

della neutralità ma in realtà (mio telegramma n. 326 del 18 corrente) (l) dovuta

a precisa ed esplicita richiesta del Governo tedesco -di procedere all'interna

mento del Presidente della Repubblica polacca, del Maresciallo di Polonia e dei

membri del Governo di Varsavia, decisione che ha valso a questo Ministro degli

Affari Esteri il ringraziamento personale del Ministro degli Esteri del Reich.

Ma tale atteggiamento si è naturalmente manifestato sopratutto nel campo economico, nel quale la Romania ha continuato a fornire alla Germania grande quantità di materie prime essenziali con tanta buona volontà e così soddisfacenti risultati da infondere in questi ambienti diplomatici ed economici tedeschi la persuasione che la collaborazione pacifica della Romania sia, allo stato delle cose, assai più conveniente per la Germania che una eventuale sia pur facile conquista.

La Romania era ·così giunta, alcuni giorni or sono, a considerare con minore apprensione l'arrivo delle truppe germaniche alla frontiera della Bucovina, ritenuto ormai imminente, quando l'entrata in campo della Russia portando invece a quella frontiera le truppe sovietiche, ha creato per questo paese una nuova e più grave preoccupazione, ulteriormente aggravata dall'arretram.ento degli eserciti tedeschi in Polonia per effetto della linea di demarcazione stabilita dall'accordo fra i due Governi.

Se, infatti, il pericolo tedesco significa per l'opinione pubblica romena guerra e occupazione militare, •come nel 1917, con la sperata risurrezione finale ad opera dei franco-inglesi, come nel 1918, la minaccia russa invece significa ancora guerra e occupazione ma con in più l'instaurazione del regime bolscevico, che questo paese ha avuto ed ha nuovamente alle porte, e cioè una distruzione di classi dirigenti dopo la quale non vi è per esse speranza di risurrezione. Per'Ciò l'intervento tedesco, •così temuto fino a ieri, sarebbe oggi considerato un male minore e preferibile a quello maggiore e più attuale dell'invasione sovietica.

E tanto più grande è divenuto il timore, in quanto l'arresto dell'avanzata germanica al San e alla Vistola è qui ritenuto un sintomo di disinteressamento

-o di impotenza da parte della Germania, in questo settore, nei confronti della Russia sovietica, che si teme pertanto libera ormai di rivendicare quella Bes

17 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

sarabia dove pur vive una forte minoranza tedesca di tradizioni antibolsceviche

e filo-romene, ancora in questi giorni eccezionalmente favorita da misure gover

native in suo favore.

E mentre non mancano appelli alla Germania perchè continui nell'intima

collaborazione, ieri subita ed oggi, sotto la sferza del pericolo, auspicata, e men

tre la vittoria franco britannica pur sempre desiderata, appare molto meno certa

e comunque molto lontana e separata da anni di sofferenze e di stragi, le spe

ranze più vive si rivolgono verso l'Italia -speranze di un'azione che porti alla

pace generale -speranze di una iniziativa che riunisca i paesi balcanici e assi

curi loro la conservazione della pace sotto l'egida di Roma.

Va, a tale proposito, registrata la viva soddisfazione con la quale è stata qui

ac,colta la notizia dell'accordo testè raggiunto tra il Governo fascista ed il

Governo ellenico -accordo che viene qui considerato come un importante

successo della politica di V. E. e dal quale si traggono favorevoli auspici per

una estensione dell'azione italiana a tutti gli Stati di questo settore europeo.

(l) -Vedi D. 304.
431

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 212. Ginevra, 25 settembre 1939 (per. giorno 27 ).

Questo Console Generale d'America, parlandomi della situaztone politica, mi ha fatto comprendere che in Inghilterra e in Francia si facevano molte illusioni sull'intervento eventuale degli Stati Uniti nella guerra europea. Se negli Stati dell'Est vi erano forti correnti propense ad un intervento, la massa degli Stati del Centro -agricoli -e dell'Ovest era decisamente avversa a partecipare ad un altro conflitto in Europa.

La mpdifica della legge sulla neutralità, che può sembrare effettivamente avere un contenuto favorevole al gruppo franco-inglese, ha nel fondo il significato essenziale di sottrarre i battelli americani ad ogni possibilità d'incidenti con i sottomarini tedeschi e quindi nel fondo anche tale revìsione -secondo il mio interlocutore -accentua il desiderio americano di restare neutrali.

432

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5034/2014. Sofia, 25 settembre 1939 (per. giorno 29).

Riferimento: mio telespresso del 20 corrente n. 4969/1982 (1).

Già con mio telespresso in riferimento avevo segnalato a V. E. l'evidente ripresa dell'attività sovietica in Bulgaria. Desta ora una certa impressione un

manifesto distribuito per fogli volanti del Partito comunista operaio bulga,ro. Ne allego la traduzione a V. E. (1).

Non occorre che io illus.tri a V. E. come la tesi del documento non può essere frutto di un'elaborazione dei modesti quadri dirigenti del comunismo bulgaro, ma meditata espressione delle direttive di questi organi della propaganda sovietica, a cui suppongo facciano probabilmente riscontro manifestazioni similari diffuse anche in altri Stati di Europa particolarmente quelli sudorientali.

La tesi, denunciando da una parte l'aggressività degli imperialismi francese ed inglese, e muovendo daJl'altra dalle immutate premesse sovietiche contro il Fascismo italiano e il Nazionalsocialismo tedesco, attraverso l'affermazione, che appare invero problema.tica al momento in cui l'esercito bolscevico occupa territori polacchi, della particolare sollecitazione dell'U.R.S.S. in difesa della libertà e indipendenza degli Stati minori, conclude invitando alla formazione di un blocco balcanico sotto la protezi<>ne sovietica. In altri termini non sarebbe più la dottrina panslava, ma in un quadro più ampio, la dottrina sociale del bolscevismo, quella che dovrebbe eliminare dai Balcani altre influenze, in particolare le più presenti, italiana e germanica, per sostituirvi, con un ritorno alla politica del passato, l'influenza russa.

Non voglio naturalmente sopravalutare la portata di una manifestazione di

propaganda, ma non credo neppure che essa sia da trascurare, non solo perchè

essa pare presentare i segni di una direttiva di ordine più generale, informata

ad una tesi non affatto priva di interesse, ma perchè credo che il ripresentarsi

della Russia, in questa ed in altre forme, alla ribalta della politica balcanica

merita ormai di essere attentamente considerata in rapporto a concl'ete pos

sibilità.

Fin dalla stipulazione del Patto tedesco-sovietico, con mio telespresso del

23 agosto scorso n. 4241/1795, (2) segnalavo all'E. V. le ripercussioni profonde

che l'avvenimento aveva destato nell'opinione bulgara, che nel riaccostamento

della Potenza germanica con la maggiore Potenza slava ravvisava la transazione

fra i due fattori formativi della nazione bulgara, nel cui quadro questa aveva

trovato per il passato il medio adatto per mantenersi e svilupparsi. È anche da

credere che la nuova posizione, che i Sovieti venivano ad assumere in conse

guenza dell'accordo, fosse QUi stimata dai più un utile temperamento alla temuta

invadenza germanica, apparsa, come riferii, minacciosa fin dall'atto dell'annes

sione austriaca, e che ad ogni modo ponesse termine alle preoccupazioni che

l'assenza della Russia dallo scacchiere orientale ha alimentato qui, in senso po

sitivo e negativo, in ogni tempo del dopoguerra.

Ora gli avvenimenti seguiti alla stipulazione del Patto tedesco-sovietico

non hanno potuto naturalmente se non rafforzare questo stato d'animo, su cui

hanno anche influito altre ripercussioni balcaniche nei confronti delle nuove

posizioni assunte dalla Russia, fra le quali l'affermata ripresa di rapporti con la

Jugoslavia, che ha destato qui alquanta impressione, dato l'assai particolare inte

resse che riscuote in Bulgaria ogni atto politico dello Stato vicino, ed essendo

questo il solo Stato balcanico che aveva finora evitato di mantenere relazioni

ufficiali con i Sovieti.

12) Non rintracciato.

La confinazione poi delle zone di occupazione tedesca-e sovietica in Polonia, con la copertura da parte delle truppe sovietiche di tutta la regione meridiona•le polacca finitima alla Romania e all'Ungheria ha provocato qui ragionamenti non molto dissimili da quelli del noto recente editoriale del Temps, considerandosi da molti che l'occupazione sovieHca verrebbe di fatto in gran parte ad arginare la pressione germanica nel sudodente europeo.

Ora il complesso di queste circostanze già parrebbe avviarsi ad essere operante, giacchè sembra in questi giorni manifesta da parte bulgara l'intenzione di annodare con i Sovieti più intimi contatti. Tale intenzione si rivelerebbe per ora con i seguenti elementi:

l) Già con mio telespresso 8 corrente n. 4740/1909, (l) segnalavo all'E.

V. alcune possibilità che si andavano delineando per una ripresa degli scambi commerciali bulgaro-sovietici. Contemporaneamente nel diffuso quotidiano Mir dal pubblicista Pavlov veniva condotta una ·campagna per illustrare i concreti aspetti di tali possibilità. Da una parte prin~ipalmente i petroli russi, che potrebbero sostituire gli acquisti bulgari attualmente in crisi in Romania,, dall'altra vari prodotti bulgari e in primo luogo vino ed uve, rileva il Pavlov, potrebbero opportunamente sostituire con una non trascurabile economia di costi, specie di trasporto, analoghi prodotti attualmente acquistati dai Sovieti in Grecia, presenterebbero una rilevante base di scambio. Certo è che la questione è allo studio e forse anche tanto inoltrata ·che la Radio di Londra ha già annunciato prossimo un accordo fra i due Stati. Mi riservo di seguire la cosa e di riferirne in particolare a V. E. Comunque l'importanza di tale ripresa di scambi e le varie possibilità, anche politiche, che vi sono implicite, sono da tener presenti.

2) Come segnalato con mio telecorriere odierno n. 0184 (2) trattative per forniture aeronautiche sovietiche alla Bulgaria, per cui parlasi di una visita del Colonnello Bojdev, Comandante dell'Aeronautica Militare bulgara a Mosca; questione questa che oltrepasserebbe i limiti di un semplice interesse commerciale. Anche rispetto a ciò mi riservo non appena possibile di riferire a V. E., ricordando frattanto che offerte di forniture belliche sovietiche alla Bulgaria, che allora le avrebbe rifiutate per timore di impegni con i Sovieti, già ebbero luogo per il passato, e lo segnalai a suo tempo all'E. V. per ultimo con mio telespresso n. 4587 l 1795 del 20 settembre 1938.

(l) Non rintracciato.

(l) Non pubblicato.

433

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2965/1034. Lisbona, 25 settembre 1939 (per. giorno 30).

Mio telegramma n. 153 in data 2 corr. (3) e mio telespresso n. 2888/992 in data 14 corr. (4).

Ho avuto una lunga conversazione con il mio collega di Romania, in occasione della mia visita di condoglianze in seguito all'assassinio del Presidente del Consiglio Calinescu.

Dopo la parte formale -da parte del signor Pangal molto calorosamente ricevuta -della visita, egli mi ha letto un telegramma ancora trascritto a lapis che conteneva l'annuncio dell'uccisione, la notizia della formazione del nuovo Governo e l'assicurazione che l'ordine regnava in tutto il paese. Conteneva anche l'indicazione che nove degli assassini erano stati :llucilati. Il Ministro commentò: «'Altri due sono stati uccisi subito sul posto, sono dunque undici in tutto i giustiziati».

Mi ha detto ,che conosceva il Presidente Calinescu ma non aveva mai avuto intimità con lui, visto che appartenevano «a due gruppi politici diversi». Era convinto che l'assassinio fosse dovuto ad una questione puré;mente interna, e cioè all'odio giurato delle Guardie di Ferro contro Calinescu. Escludeva che fosse da porre in relazione con l'atteggiamento di neutralità fermamente assunto e mantenuto dalla Romania. Riteneva che la costituzione del nuovo Governo romeno fosse provvisoria, sia perchè nella necessità del momento la Presidenza del Consiglio, la Guerra e l'Interno erano state affidate a Generali, sia perchè riteneva inevitabile la sostituzione del Ministro degli Affari Esteri. Ha ricordato esplicitamente che Gafencu è non soltanto sposato ad una francese che ha molta influenza, ma è stato sempre strenuo sostenitore della politica filo-francese della Romania.

«In tali condizioni, e per quanto egli esegua senza dubbio lealmente la politica ordinatagli dal Re, non è l'uomo più adatto per rassicurare completamente la Germania che tale politica di stretta neutralità è nel vero proposito del Governo e non subirà cambiamenti». Non ha fatto cenno alcuno sul probabile successore.

Circa gli ultimi avvenimenti ha detto chiaramente che sulla antica frontiera polacco-romena avrebbe preferito i tedeschi piuttosto che i Sovieti e ,che tale senza dubbio doveva anche essere l'opinione degli ungheresi. Benchè non abbia mai parlato della Bessarabia, i suoi timori dopo gli ultimi avvenimenti erano più che trasparenti nella prima parte di questa affermazione.

Ha preso lo spunto dalla notizia dell'accordo italo-greco per il ritiro delle truppe dalla frontiera albanese-greca, sottolineando come un nuovo indice della volontà di pace dell'Italia nei Balcani e nel Mediterraneo, e come un elemento di prim'ordine per la tranquillità di tutto il settore. Ha insistito sulla necessità che gli Stati della penisola Balcanica cerchino di diri!llere senza indugio le loro questioni. È entrato egli stesso a parlare di quelle che più interessano la Romania. Per la Transilvania non ritiene impossibile che si possa trovare un compromesso. Ha ricordato che vi fu ripetutamente nella storia il Principato di Transilvania. Il Re di Romania potrebbe assumere tale titolo e su tale base Romania e Ungheria accordarsi su tutte le misure e sistemazioni necessarie nel reciproco interesse. Pangal è arrivato sino alla parola «condominio». Ma ha soggiunto « purchè tuttavia gli ungheresi non vogliano profittarne per mire territoriali, ma si accordino lealmente con noi. N el primo caso nessun uomo politico romeno potrebbe favorire un tal progetto». Ho saputo in seguito che su questo punto aveva avuto ripetute ,conversazioni con questo Ministro di Ungheria, Wodianer, e ne riferisco separatamente.

Circa la Bulgaria mi ha detto che si era occupato a fondo della questione e anzi nel 1934 aveva fatto parte di una missione « ufficiosa > che si era recata a Sofia. I bulgari dtstinguono le loro rivendicazioni « maggiori» da quelle che ritengono più prossime o attuabili. Pangal mi ha detto che ripetutamente avevano parlato con i bulgari della necessità di un loro sbocco nell'Egeo (il che converrebbe molto anche alla Romania, specie per il caso in cui la Turchia volesse chiudere gli Stretti). Era stato considerato che la soluzione che sembrava presentare minori difficoltà poteva essere quella di un corridoio sulla frontiera greco-turca con sbocco al mare a Dedeagach.

Ho ritenuto di dover riferire le considerazioni svolte dal Ministro di Roma

nia come le ha dette, e per quello che valgono. Mi sembra interessante rilevare

che esse erano costantemente nel suo pensiero fattori per la eliminazione delle

principali difficoltà tra i paesi balcanici (anche se naturalmente di marca pret

tamente romena) allo scopo di creare una collaborazione ed una intesa che

dovrebbe appoggiarsi all'Italia. Ancora una volta Pangal ha ripetuto la speranza

che l'Italia promuova e si metta a capo di tale movimento.

Elemento importante è senza dubbio che sinora egli mi aveva parlato di

tali idee ed aspirazioni come di cosa personale. Questa volta mi ha detto espli

citamente che «questa era la direttiva in politica estera del Re di Romania»

quando egli era partito rientrando dal congedo (e cioè circa un mese fa): « ami

cizia e collaborazione con l'Italia ».

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 595. (4) -Vedi D. 207.
434

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO PER VIA AEREA 2967/1036. Lisbona, 25 ottobre 1939 (per. giorno 3 ottobre).

Miei telegrammi n. 2884/989 del 13 settembre e n. 2916/1006 del 20 set

tembre u. s. (1).

Mi è stato riferito in via strettamente confidenziale quale linguaggio il per

sonale di questa Legazione di Francia tenga ora nei riguardi della neutralità

italiana quando si trova a parlare in ambienti fidati. Giudica ora la neutralità

italiana come utile in un primo momento per la Francia, che può liberamente

procedere al trasporto di truppe di colore dall'Africa al territorio metropolitano,

utile però -e questo espressamente sottolineato-wltanto in un primo mo

mento. Quando i trasporti saranno completati sarà tuttavia giunta la ,cattiva sta

gione, e pertanto nulla potrà essere tentato sulle Alpi. Così (sono parole testuali)

« l'Italie aura gagné une manche». Ma una volta giunta la primé'vera, secondo

questi funzionari francesi, la Francia non potrà più tollerare la neutralità ita

liana e taglierà il nodo gordiano.

(l) Non rintracciati.

435

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 163. Mosca, 26 settembre 1939, ore 3 (per. ore 8,20).

Informatori serii mi hanno segnalato seguenti informazioni:

l) È atteso quanto prima arrivo a Mosca di von Ribbentrop che verrebbe a firmare patto militare sovietico-tedesco. U.R.S.S. avrebbe completa libertà d'azione verso Stati Baltici e Bessarabia mentre Germania stabilirebbe proprio controllo su Romania.

2) Ministro degli Affari Esteri Estonia dopo lungo colloquio con Molotov è ripartito .precipitosamente per Tallinn. Negli ambienti Legazioni baltiche si teme imminente azione militare sovietica su Estonia e Lettonia.

3) Comunicazioni ferroviarie fra U.R.S.S e Romania sono interrotte e frontiera romeno-sovietica è stata chiusa.

4) Governo sovietico intenderebbe presentare Ministro degli Affari Esteri turco richiesta categorica di impedire in qualsiasi caso passaggio nel Mar Nero delle flotte inglese e francese.

Si ha qui impressione che stiano maturando avvenimenti di capitale importanza.

436

IL MINISTRO A BOGOTÀ, BERTELÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 20. Bogotd, 26 settembre 1939, ore 10,30 (per. giorno 27, ore 19,45).

Rispondo al telegramma n...... (1).

Non ho mancato agire nel senso indicato. Ho notato però negli ambienti ufficiali una loro riserva anche cir.ca questione libertà traffici con belligeranti nella quale interesse Colombia è evidente. Si evita persino pronunciarsi su atteggiamento Argentina. Tale linea di condotta è determinata dal desiderio di uniformarsi al contegno degli S. U. A. in cui orbita si muove politica estera di questo paese. Se S. U. A. non difenderanno diritti commercio neutrali anche questo Governo eviterà di farlo cercando invece di collocare altrove e specialmente negli stessi Stati vicini quelle merci che fino ad oggi spediva ai belligeranti.

Mio collega Germania condivide queste impressioni.

437

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SANTIAGO, OTTAVIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 124. Santiago, 26 settembre 1939, ore 11,50 (per. giorno 27, ore 9,45).

Telegramma di V. E. 545 (2). Ho svolto presso questo Ministro Esteri azione di cui al vostro telegramma in riferimento.

• Sarà 545 •· Vedi D. 360.

Egli mi ha confermato quanto già ebbi a ·comunicare con mio telegramma

n. 117 (l) e cioè che Cile nell'accusare ricevuta lista contrabbando rimessa Governo inglese ha fatto riserva circa sua accettazione. Tale riserva verrà pubblicata domani stampa cilena. Ministro Esteri mi ha detto che Governo cileno non intende accettare arbitraria limitazione anglo-sassone suo commevcio con belligeranti ·e neutrali, ritenendola violazione propria sovranità.

Opportune istruzioni sono state date delegazione cilena Panamà.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •. L'archivista ha aggiunto la seguente annotazione:

(2) Vedi D. 360.

438

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. P. URGENTISSIMO 775 (2). Be1·lino, 26 settembre 1939, ore 13.

Tua telefonata odierna riservomi ulteriori precisazioni. ma da primi accertamenti mi risulta che vi siano probabilità per il noto viaggio. Interessato giungerà questa sera o domani a Berlino (3).

439

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 295. Parigi, 26 settembre 1939, ore 13,15 (per. ore 14,50).

Daladier mi ha fatto sapere a mezzo persona di sua fiducia che è imminente Decreto scioglimento partito comunista in Francia.

Questa decisione corrisponde non solo a fini politica interna ma va interpretata anche come atteggiamento di politica estera nei riguardi dell'U.R.S.S contro la cui avanzata nell'est europeo nè la Francia nè l'Inghilterra possono prendere altri provvedimenti.

440

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 164. Mosca, 26 settembre 1939, ore 14,05 (per. ore 19,20).

Mio telegramma n. 163 (4).

Ambasciatore di Germania mi ha informato in questo momento che von Ribbentrop arriverà a Mosca domani alle 4 pomeridiane. Mi propongo trovarmi aeroporto al suo arrivo.

(l) -Non pubblicato. (2) -La numerazione dei Telegrammi spediti da Berlino nei giorni 26 e 27 settembre è inesatta. C'è un altro T. 775 in data 27, inoltre i telegrammi di numero più basso risultano spediti più tardi di Telegrammi di numero più alto, vedi DD. 443, 444, 447, 456, 458 e 459. (3) -Come risulta dal Diario di Ciano (l p. 172), si tratta di von Ribbentrop. (4) -Vedi D. 435.
441

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. l. Madrid, 26 settembre 1939, ore 14,30 (per. giorno 27, ore 10,35).

Parlato oggi con Ministro degli Affari Esteri circa nota questione minerali e

benzina (1). Per minerali ferro riconfermo precedente comunicazione consistente

cessione da parte Spagna 600.000 (2) tonnellate detto minerale. Per rottami rame

e benzina non posso dare precisazioni perchè ancora in atto trattative ufficiose da

parte Ministro Affari Esteri con gruppo finanziario onde ottenere noto prestito.

Ministro degli Affari Esteri mi ha fatto presente che pure ammesso vengano risolte trattative prestito resterebbe pur tuttavia a superare gravi difficoltà ogni qualvolta trasporti in conseguenza recentissima Nota inglese pervenuta a questo Governo circa diritto visita da parte inglese naviglio nazioni neutrali onde garantire che merci trasportate non servano a rifornire Stati belligeranti (3). A tale nota posta in termini molto duri Spagna risponderà con energica protesta pur dando sottomano agenzia trasporti ordine aderire pretesa inglese. E dò per imprescindibili assolute necessità contingenti. In relazione quanto sopra Ministro Affari Esteri desidererebbe conoscere se uguale Nota sia stata consegnata a Italia onde poter eventualmente risolvere trasporti con esclusivo nostro naviglio.

Sempre in relazione a quanto sopra, Beigbeder prospettatami urgentissima necessità procedere a immediato imbarco minerale ferro concesso. Per questo Rallo prenderà opportuni accordi con Safni. Per benzina generale Longa riferirà costì dettagliatamente giorno 27 ,corrente.

Sarei grato urgente cortese riscontro per quanto attinente a Nota.

442

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 147. Ankara, 26 settembre 1939, ore 15,17 (per. ore 19).

Come risulta da ultimo telegramma Stefani da Stanbul, il linguaggio di questa stampa è divenuto addirittura apologetico nei riguardi dell'atteggiamento italiano al quale soltanto si attribuisce il merito del mantenimento della pace nel Mediterraneo e nei Balcani. Qualche riserva si nota esclusivamente nei fogli massonici ed ebraici. La notizia riportata dal Daily Express del ritiro di nostre truppe dal Possedimento dell'Egeo ha qui suscitato notevole e favorevole impressione. Per mia norma prego V. E. voler telegrafarmi se e quanto in essa vi sia di vero.

443

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 767. Berlino, 26 settembre 1939, ore 19,40 (per. giorno 27, ore 0,35).

Sembra che Romania prima dubitosa ed esitante di fronte alla Germania, ora si rivolga a quest'ultima per appoggio e sostegno nei confronti della Russia.

Germania per conto suo si mostra ora più che mai sicura di poter contare sulla Romania e cioè anche agli effetti politici. Una soddisfacente base per scambi commerciali fra i due Paesi è stata trovata per cui Romania riceve dalla Germania armi e materiale bellico in cambio di grano e petrolio.

(l) -Vedi DD. 63, 280. 357. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Gruppo di dubbia decifrazione •. Si trata di 60.000 tonnellate come si rileva dal D 357. (3) -Sic.
444

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE RISERVATO 768. Berlino, 26 settembre 1939, ore 19,40 (per. giorno 27, ore 2,30).

Da informazioni raccolte presso questo Ministro Estonia e controllate qui, mi risulta la bufera scoppiata in Polonia si sta ora allargando verso i Paesi Baltici.

Come è noto, un sottomarino polacco si era rifugiato a Tallinn. Le Autorità locali cominciarono a disarmarlo, ma durante notte esso riusciva a sfuggire. Flotta sovietica si presentò allora nelle acque territoriali estoni per farne ricerca.

L'incidente sembrava tuttavia chiuso tanto che Ministro degli Affari Esteri estone decideva --prendendo occasione da firma di un accordo commerciale di recarsi a Mosca con la visita che avrebbe dovuto durare vari giorni.

Se non che arrivato la mattina, egli si trovava di fronte ad una domanda ultimativa russa di demilitarizzazione delle isole estoni del Baltico, che lo costringeva ritornare Tallinn stessa sera. Sembra che Governo estone non veda peraltro possibilità resistere.

La cosa ha messo in subbuglio tutti Paesi Baltici.

Quanto alla Lituania essa ha deciso di continuare più che mai a restare ferma, rimettendosi interamente per Vilna al solito libito dell'U.R.S.S. Essa nelle attuali condizioni ha ottenuto promessa di simpatia ed appoggio tedesco, ma dubito che possa praticamente giovarle.

445

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LIMA, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 137. Lima, 26 settembre 1939, ore 20,40 (per. giorno 27, ore 6).

Mio telegramma n. 132 (1).

Ho preso contatto con questo Ministro di Germania e iniziato presso questo Governo azione parallela nel modo e forma indicatami. Anche questo Rappresentante della Spagna sta svolgendo analoga azione indipendente. Ministro di Germania mi ha detto che istruzioni suo Governo vertono sopratutto su necessità di indurre questo Governo adottare atteggiamento neutrale anche nel

caso che Stati Uniti America partecipino conflitto. Egli noterebbe pertanto qualche differenza con istruzioni da me ricevute. Ho risposto che a mio avviso istruzioni si integrano perfettamente: differenza soltanto formule.

Da fonte sicura e confidenziale mi risulta che questo Presidente della Repubblica ha telegrafato alla sua delegazione Panama di appoggiare completamente punto di vista Argentina.

(l) Vedi D. 384.

446

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'1'. 224. Sofia, 26 settembre 1939, ore 21 (per. giorno 27, ore 6).

Mio rapporto n. 1936 del 13 settembre (1).

Presidente del Consiglio mi ha comunicato oggi quanto appresso:

Segretario Generale Affari Esteri turco ha esposto Ministro di Bulgaria Angora, progetto, cui dovrebbe aderire Bulgaria, blocco balcanico avente scopo difesa attiva attuabile Balcani da ogni attacco o minaccia esterna. Il medesimo ha soggiunto che Jugoslavia e Romania concorderebbero progetto stesso.

A richiesta Ministro di Bulgaria se progetto fos·se rivolto difesa neutraUtà balcanica anche nei confronti Inghilterra e Francia, Segretario Generale avrebbegli risposto progetto non poteva naturalmente contrastare con impegni turco britannici dipendenti «da alleanza che verrà prossimamente stipulata con particolare riflesso situazione Mediterraneo». Stesso progetto è stato segnalato qui, con aggiunta eventuale partecipazione Ungheria, anche da Londra, ove affermerebbesi esso sarebbe « energicamente incoraggiato» da Italia.

Presidente del Consiglio mi ha dichiarato che Bulgaria, per ragioni più volte esposte, non è in grado accogliere suggestioni tur·che, intendendo attenersi, come già definito, neutralità indipendente: e ha chiesto mia opinione sulla questione.

Ho risposto che azione Italia per mantenere pace Europa, particolarmente Balcani, era già stata ampiamente definita e illustrata ma che nessuna informazione risultavami peraltro circa progetto comunicatomi.

Grato comunque eventuali istruzioni V. E. giudicasse del caso.

447

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLlCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 771. Berlino, 26 settembre 1939, ore 21,40 (per. giomo 27, ore 4,30).

Confermo mio fonogramma n. 775 ((2). Fiihrer arrivato improvvisamente stasera accompagnato da Ribbentrop che ho chiesto subito di vedere ma non so quando potrò veò.ere.

Intanto stamane si ammetteva senz'altro possibilità suo viaggio a Mosca ma

più che per concludere un'alleanza militare (d'altronde praticamente in atto) per

decidere questione divisione Polonia.

Concessione alla Russia di «mano libera » in Bessarabia e negli Stati Baltici non mi è stata espressamente confermata, ma neanche esclusa e potrebbe forse risalire ad accordi di principio presi già il 23-24 agosto.

Quanto a Romania non si vede in che ·cosa possa esattamente consistere libertà d'azione e\'entuale lasciata nei suoi confronti alla Germania fino a quando frontiere romene rimangono nelle mani della Russia.

Per la Turchia nulla si sa di preciso, si ritiene però che relazioni russoturche saranno d'ora in poi messe su basi contrattuali nuove, i cui riflessi non potranno essere che favorevoli alla Germania.

(l) -Vedi D. 191. (2) -Vedi D. 438.
448

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERl, CIANO

T. PER CORRIERE 214. Budapest, 26 settembre 1939 (per. giorno 28).

Mio telegramma per corriere n. 0210 del 19 settembre (1).

Il Vice Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che il Governo ungherese ha fatto sapere al Governo romeno di non poter accettare così come è il testo proposto recentemente.

Analoga comunicazione sarà fatta a questo Ministro di Jugoslavia.

449

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 185. Sofia, 26 settembre 1939 (per. giorno 29).

Mio telespresso n. 5034/2014 del 25 corrente (2).

Ho trovato President~ del Consiglio piuttosto preoccupato avanzata sovietica in Europa, che a quanto ritiene non sarebbe destinata arrestarsi posizioni ora raggiunte ma potrebbe implicare finalità totale revisionismo russo, dal Baltico ove crede possibile minaccia su Riga, a frontiere Caucaso che suppone possano formare oggetto discussioni corso attuali conversazioni con Saracoglu. Da ciò conclude necessità Bulgaria già da me segnalata, stabilire maggiori contatti con Mosca.

Mi ha esposto pertanto quanto appresso che permettemi completare mio telespresso surriferito:

l) Comandante Aeronautica Militare bulgara è partito per Mosca. Saranno esaminate possibilità forniture aeronautiche alla Bulgar:a, per quanto Presidente del Consiglio presuma fin da ora difficoltà riguardo pagamenti bulgari.

''

Scopo immediato viaggio sarebbe però proposta sovietica, che Bulgaria e

disposta accogliere, stabilimento aviolinea sovietica senza scalo Odessa-Varna

con !hl'Oseguimento fino Sofia.

2) Sono in corso trattative economiche bulgaro-sovietiche base forniture

sovietiche petrolio alla Bulgaria, la quale ha testè formulato che attendono ri

scontro. Presidente del Consiglio ritiene che data misura contropartite bulgare

difficilmente scambi potrebbero oltrepassare volume limitato. Mi ha soggiunto

questo Ministro d'Inghilterra gli ha mostrato speranza, che egli esclude, tali

scambi possano incidere commercio germanico.

Corrono già voci che caso raggiunto accordo commerciale bulgaro-sovietico

si richerebbe Mosca per firmarlo lo stesso Ministro delle Finanze bulgaro Bodji

lov, e parlasi anche possibile visita Kiosseivanov capitale sovietica.

(l) -Vedi D. 322. (2) -Vedi D. 432.
450

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 6071/2769. Parigi, 26 settembre 1939.

Posso assicurare V. E. che negli ambienti parlamentari francesi, anche quelli di sinistra, il discorso del Duce ai gerarchi della X Legione ha fatto ottima impressione. Essi hanno dato speciale importanza e valore alla frase: << La nostra politka è stata fissata nella dichiarazione del 1° settembre e non vi è motivo di cambiarla». Queste parole hanno dissipato l'incertezza che qui pesava ancora sull'effettivo pensiero del Duce, incertezza causata dal lungo silenzio in cui Egli si era chiuso.

Vi sono stati naturalmente spunti critici su alcune parti del discorso e dubbi sulla portata di alcune dichiarazioni, per esempio «decisioni di portata storica», «dinamismo dei popoli» ecc., ma l'impressione generale è stata assai soddisfacente ed ha confermato la maggior parete dei senatori e dei deputati nella fiducia che l'unica parola di saggezza e di salvezza possa ancora venire dal Duce.

Gli. ambienti parlamentari rappresentano in questo momento nella politica francese i più accessibili ad una azione tendente a ristabilire la pace. Essi sono in un certo disaccordo col Governo, il quale deve tener conto di altre necessità, ed essi temono anche che dal !hl'Obngarsi della guerra possano venire delle radicali trasformazioni delle istituzioni democratiche, come del resto Daladier non me ne fece mistero nel suo colloquio del 15 corrente (mio telegramma n. 257) (1). Particolarmente inquieti sono i socialisti (mio rapporto del 15 corr. n. 5846/ 2658) (2). È così che molti parlamentari si sono spinti perfino a criticare il fatto che la censura francese abbia soppresso un periodo importante del discorso del Duce, che a quanto mi dicono, si riferiva alla Russia. Cioè al cambiamento degli scopi di guerra, la cui moralità non era più giustificabile se si voleva accettare l'operato della Russia in Polonia e non quello della Germania. I deputati comunisti fanno mostra di ritenere che la Russia cercherà di prendere una inizia

tiva in favore della pace e quindi il discorso del Duce li ha lasciati perplessi ed anche un poco contrariati come se l'azione dell'Italia potesse un giorno far concorrenza a quella della Russia.

Da indagini che ho fatto personalmente mi è risultato che il discorso del Duce ha fatto ottima impres·sione anche su Daladier e sulla maggioranza dei membri del Gabinetto, i quali in sostanza tendono anch'essi ad una azione pacificatrice, ma ne sono tuttora ostacolati dai molteplici impegni in cui si sono irretiti in questi ultimi tempi, dall'azione dell'Inghilterra e sopratutto da gravissime considerazioni di politica interna. Se il Governo francese infatti, mi diceva ieri sera uno dei più autorevoli membri del Governo, concludesse ora la pace, la prima reazione dell'opinione pubblica sarebbe certo di soddisfazione. Ma in un secondo tempo i militari smobilitati che tornassero dal fronte si domanderebbero perchè il Governo ha esposto le loro vite e messo in moto tutta la pesante macchina militare della Nazione se doveva dopo qualche settimana accetta·re il fatto compiuto tedesco per non parlare di quello russo. Il popolo francese si preoccuperebbe del fatto che una nuova mobilitazione o una nuova guerra potrebbe ripetersi a breve scadenza, e gravi movimenti contro il Governo potrebbero verificarsi con la risultante di avere una rivoluzione all'interno dopo una guerra ingloriosa all'esterno. Certo a tutto questo potrebbe rimediare un Governo forte che avesse realmente nel pugno tutte le forze del Paese, ma tale non è ancora il caso del Governo di Daladier, nè questi, ove le circostanze gli dessero poteri realmente dittatoriali, saprebbe servirsene con quella assoluta energia di cui i dittatori hanno bisogno. Anche quindi fra gli uomini politici più avveduti in Francia, più consci della assurdità della attuale situazione miHtare, più capaci di comprendere l'inutilità di perseguire degli illusori scopi politici (specialmente dopo l'intervento russo che ha cambiato i termini del problema internazionale sia dal punto di vista morale che da quello politico), anche fra questi uomini, ripeto, i quali vorrebbero riprendere al più presto (vedi Flandin, mio telegramma n. 284 del 22 corr.) (l) negoziati rivolti ad una soluzione pacifica, sono gravissime le preoccupazioni che suscita una prematura offensiva di pace. Essi desiderano bensì lavorare assiduamente e giudiziosamente a prepararne il terreno, ma non potrebbero in questo momento far altro che unirsi al coro della retorica guerraiola e del «fino in fondo » che domina, sia pure artificialmente, l'opinione pubblica francese, se si verificassero altre offerte premature da parte della Germania o di mediatori troppo zelanti.

Il comunicato Havas che ha commentato il discorso del Duce è certo di ispirazione ufficiale, sebbene mi sia stato affermato che le parole « una volta per tutte» dopo le dichiarazioni di Daladier siano state inserite ad insaputa di costui. Ma credo di poter affermare a V. E. che la maggioranza dei Ministri francesi con a capo Daladier rimane ferma nella speranza di un intervento del Duce « al momento opportuno ». Quando potrà verificarsi tale momento è assai difficile dirlo ora poichè esso dipenderà soprattutto dal grado di maturazione dell'opinione pubblica francese e dagli elementi di stanchezza che interverranno in tale maturazione, elementi così militari che politici ed economici. Ma se non interverranno cambiamenti nella situazione generale, tutto fa prevedere che a

quel momento sarà al Duce che il Governo francese farà, direttamente o indirettamente, ricorso.

Intanto non appaiono ancora indizi che si voglia passare a far la guerra sul serio sul fronte occidentale, e certo tale situazione potrà essere la migliore via per giungere -quando che sia -alla pacificazione. Anche l'Ambasciatore d'Inghilterra, col quale ebbi ieri un lungo colloquio, si mostrò meco compenetrato dell'opportunità di mantenere le cose CQsì come stanno su questo fronte, ma insistette molto sul timore che da parte tedesca si volesse ad un certo momento prendere delle iniziative militari sul fronte occidentale. Gli feci parte delle mie impressioni personali sull'improbabilità di questa eventualità. Ma se noi fossimo in grado di dare confidenzialmente al Governo francese qualche più esplicita notizia circa le intenzioni tedesche di non prendere iniziative militari su questo fronte, contribuiremmo ad evitare che delle cause fortuite possano occasionare quell'urto dì masse che renderebbe impossibile ogni ulteriore tentativo di pacificazione, o lo ritarderebbe o potrebbe perfino risolversi in senso contrario ai nostri particolari interessi (1).

(l) -Vedi D. 215. (2) -Non pubblicato.

(l) Vedi D. 395 che è, però, in data 23 settembre.

451

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5105/1835. Budapest, 26 settembre 1939 (per. giorno 29 ).

Riferimento: mio tel. p. corriere n. 213 del 20 settembre (2).

La presenza delle truppe russe alla frontiera ungherese, benchè non ancora comunicata alla stampa, continua a destare un senso diffuso di preoccupazioni, di allarme e di disorientamento, senza però alcuna manife~tazione esteriore. Tutti gil ungheresi come mi disse Csaky, avrebbero preferito per mille evidenti ragioni evitare il contatto diretto con la Russia bolscevica, sia per comprensibili ragioni di politica interna, sia per l'attrazione dei ruteni verso la Russia. Si dice generalmente che la Germania ha dovuto pagare a caro prezzo il patto concluso con la Russia, e non ci si rende conto se i russi abbiano voluto tagliare alla Germania la via verso la Romania, mentre si teme che almeno una parte delle spese dovrà essere pagata o presto o tardi anche dall'Ungheria.

Anche nei circoli militari avrebbe destato vivissima sorpresa il fatto che la Germania ha ceduto all'U.R.S.S. anche territori per la conquista dei quali i tedeschi hanno dovuto sostenere gravi sacrifici di sangue.

Intanto degli avvenimenti approfitta la propaganda franco-inglese, sia valendosi del clero e dell'aristocrazia per le note aspirazioni legittimiste, sia alimentando l'antipa,tia per la Germania già così radicata nella popolazione, ed aumentata dal timore che all'Ungheria possa toccare la sorte della Cecoslovacchia, dell'Austria e della Polonia.

Gli inglesi (come già segnalato dal R. Incaricato d'affari col suo tel. per

corriere n. 0178 del l luglio) (l) lasciano accreditare la voce che in caso di vit

toria dell'Intesa, la Slovacchia sarà assegnata all'Ungheria.

L'antipatia verso la Germania è oggi aumentata da quando la Russia si trova alle porte, perchè al Reich se ne attribuisce la colpa. Se in alcuni ambienti si poteva pensare di approfittare della circostanza per avere la Transilvania, dopo la presenza delle truppe russe alla frontiera, le rivendicazioni in Romania, sono passate in seconda linea, nel timore che un eventuale confUtto possa provocare comunque la discesa dei russi nel bassopiano ungherese.

(l) -Nell'originale del presente documento accanto all'uìtimo periodo è segnato un grande punto interrogativo. (2) -Non pubblicato.
452

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. PER CORRIERE AEREO 5054/2022. Sofia 26 settembre 1939

(per. gionw 30).

Riferimento: mio telegramma per corriere n. 0183 del 25 corrente (2).

Nel trasmettere qui unito a V. E. la traduzione del già segnalato articolo dell'ufficioso Dnes sui rapporti bulgaro-jugoslavi (3), mi onoro di informare l'E. V. che di esso mi ha parlato stamane il Presidente del Consiglio avallandone pienamente la tesi, ciò che ne conferma il carattere ispirato. Il Presidente del Consiglio mi ha soggiunto che l'articolo stesso si presentava sopratutto opportuno per indirizzare un monito, sia pure amichevole, alla Jugoslavia nei confronti dell'atteggiamento assunto dal Governo di Belgrado, quale lo ha ultimamente rivelato la condotta seguita a proposito del transito del materiale bellico tedesco destinato alla Bulgaria, di cui ho riferito. Kiosseivanov mi ha precihato che elementi certi non possono ormai più far dubitare del già evidente ostruzionismo opposto nella circostanza dalle Autorità jugoslave.

453

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. PER CORRIERE AEREO 5060/2025. Sofia, 26 settembre 1939 (per giorno 2 ottobre).

Kiosseivanov mi ha fatto un quadro estremamente fosco della situazione romena.

Dal punto di vista interno egli ritiene, secondo informazioni ricevute, che il movimento della Guardia di Ferro, nonostante le crudeli repressioni, sarebbe tuttora attivo ed ancora in grado di determinare gravi avvenimenti. Crede che

frattanto anche la vita di Marinescu sia seriamente minacciata. Il paese si tro

verebbe in istato di generale disorientamento e disorganizzazione che si riper

cuote specialmente sull'.organismo militare, le cui condizioni di assoluta insuf

fi!Cienza, particolarmente per ciò che riguarda l'equipaggiamento e la preparazio

ne delle classi richiamate, sarebbero ben note anche allo Stato Maggiore ger

manico.

Dal punto di vista estero Kiosseivanov rittene assai possibile che si presentino o possano essere provocate, anche mediante disordini interni, circostanze

o pretesti favorevoli ad un intervento sovietico in Bessarabia e Bucovina. Crede che in tale caso la Romania non sarebbe in grado di opporsi, nè, secondo dichiarazioni anche di personalità responsabili, che gli sarebbero state riferite, ne avrebbe la volontà. Mi si è detto informato che il Governo romeno avrebbe commesso al Ministro degli Esteri turco il più ampio mandato di significare al Governo di Mosca la buona volontà della Romania, e le sue favorevoli disposizioni ad accogliere ogni suggestione o proposta sovietica, e questo mrebbe stato l'argomento del colloquio avuto da Saracoglu col Rappresentante diplomatico turco in Bucarest prima della sua partenza per l'U.R.S.S.

Kiosseivanov mi ha anche accennato ad alcune voci, che non pareva credere del tutto infondate, di una eventuale abdicazione del Re Carol e della formazione da parte del suo successore, il Principe Michele, che egli ritiene assai più popolare del padre, di un nuovo Governo che, con nuovi orientat?enti, fosse in grado di assicurarsi la collaborazione della Guardia di Ferro.

Riferisco quanto precede ad ogni buon fine, tenuto conto delle opportune tare che conviene di fare nei confronti di un'esposizione che non può naturalmente non essere influenzata dalla passione politica.

Fa conto invece di rilevare particolarmente quanto Kiosseivanov mi ha riferito circa l'attitudine bulgara nei riguardi della Romania, e cioè che essa rimarrebbe immutata, salvo l'evenienza di un collasso della compagine romena, nel quale caso la Bulgaria si riserverebbe di far valere i propri interessi nei riguardi della Dobrugia. Il Presidente del Consiglio ha soggiunto che nello stesso senso aveva risposto ad un quesito testè postogli da questo Ministro d'Inghilterra.

(l) -Vedi D.D.T., Serie VIII, vol. XII, D. 423. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
454

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO SEGRETISSIMO 729 (1). Tokio, 27 settembre 1939, ore 7,35 (per. ore 14).

Ho ragione di credere sicura notizia che Giappone ha qui recentemente stipulato un accordo militare segreto con il Siam, per il quale questo si impegna di impedire passaggio truppe Indocina attraverso suo territorio, nel caso attacco Singapore da parte Giappone. Prego segreto più assoluto.

18 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

(l) Nei documenti n. 454, n. 460, n. 461 e n. 462 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di pàrtenza.

455

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 177. Washington, 27 settembre 1939, ore 8,06 (per. giorno 28, ore 6,50).

Miei telegrammi 163 e 164 (1).

Sebbene ancora esito dibattito parlamentare per la riforma legge 1936 non possa prevedersi, è da ritenere, in base a tendenza qui prevalente, 'Che questo Governo intende applicare effettivamente neutralità più stretta.

Progetto di legge che realizza proposte messaggio presidenziale mostra chiaramente intenzione evitare qualsiasi possibilità di incidenti o contrasti con Paesi belligeranti.

Critiche apparse in Europa contro revoca embargo, che qui si tenta prospettare come misura almeno formalmente imparziale verso tutti i belligeranti, finiscono per rinforzare azione delle correnti favorevoli democrazia.

Atteggiamento Governo degli Stati Uniti nei riguardi nostri quest'ultimi tempi è molto prudente e sembra ispirato desiderio migliorare rapporti in vista della posizione assunta dall'Italia.

456

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 773. Berlino, 27 settembre 1939, ore 12,30.

Il Ministro von Ribbentrop è partito stamane alle ore 9, in apparecchio, di

retto a Mosca. Si conferma da più parti che Varsavia sarebbe sul punto di arrendersi. Sono in corso trattative per la consegna della città.

457

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 127. Atene, 27 settembre 1939, 'Jre 14,30 (per. ore 16,25).

Telegramma di V. E. n. 154 (2). Notizia è priva di fondamento ed è stata già smentita a Sofia anche da questo addetto militare bulgaro.

(l) -Vedi DD. 343 e 344. (2) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione di parte del T. da Sofia 214 del 17 settembre 1939, vedi D. 265.
458

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 775 bis. Berlino, 27 settembre 1939, ore 15 (per. ore 20).

Mie lettere 23 corrente e 25 corrente numeri 7119 (l) e 7185 (2).

Come risulta da mio telegramma 774 (3) questione futuro assetto Polonia è ancora allo stato fluido. D'altra parte vi è chi riconosce che l'offerta « ricostruzione di una Polonia etnica» rappresenta nelle circostanze l'unica possibilità che ancor rimane per tentare di far cessare la guerra, tentativo che, per ragioni già esposte, si presenta opportuno e anzi necessario in ogni caso.

Ove l'Italia fosse convinta di ciò, si insiste che essa non dovrebbe ta,rdare a farlo sapere, nella maniera diretta già indicata nelle mie lettere in riferimento.

459

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 774. Berlino. 27 settembre 1939, ore 15,20 (per. ore 23).

Ribbentrop restato a conferire con Fuhrer fino ore 1,30 stanotte è ripartito stamane per Mosca alle 9. Si è perciò scusato di non potermi vedere e ha incaricato Weizsacker di mettermi al cor-rente.

Si smentisce -preliminarmente -che fra Russia e Germania esi'sta già

o si voglia concludere una vera e propria alleanza: ciò che si stabi:lito fra i due paesi è un « parallelismo di azione militare ».

Mano libera Sovieti nei Paesi baltici, essa significa soltanto che Germania riconosce di aver nei Paesi baltici interessi piuttosto indiretti, i propri rapporti con quei Governi rimanendo regolati sulla base trattati di non aggressione già conclusi.

È ovvio poi che la Russia abbia in Bessarabia un interesse preminente e anzi e,sclusivo, ma non sembra che essa voglia almeno per il momento prevalersene (vedi dichiarazione neutralità nei confronti Romania oggi rinnovata) anche perchè in questo momento la sua attenzione si porta piuttosto sui Paesi baltici, (mio telegramma di ieri n. 771) (4) ove U.R.S.S. vuole assicurare possibilità integrare loro difese con mezzi propri.

Quanto ad interesse germanico in Romania, esso si identifica nel mantenimento stato neutralità attuale e regolare funzionamento sistema scambi già in atto. Ove questo equilibrio venisse turbato dall'Inghilterra, Germania naturalmente ne avrebbe motivo di lagnanze, ma la potenza più direttamente interessata, in ragione della sua stessa contiguità territoriale, sarebbe sempre la Russia.

Per quanto riguarda la Turchia sembra (la notizia non è sicura) che Saracoglu, già prima di partire per Mosca, abbia firmato una qualche cosa con gìi anglo-francesi, il tutto però riducendosi ad una assistenza unilaterale della Francia e dell'Inghilterra ove la Turchia fosse attaccata direttamente.

Se lo fosse, la Turchia avrebbe già compiuto un apprezzabile passo indietro.

Civca nuovo accordo russo-tedesco nulla si sa di preciso. Motivo principale viaggio Ribbentrop a Mosca è invece -come già ho telegrafato ieri di discutere con Russia assetto definitivo da dare alla Polonia.

Egli esporrà intenzioni della Germania -facilmente desumibili dal discorso dal Fiihrer e da tutti i precedenti già noti -e sentirà le intenzioni dei russi. Nel caso che questi non intendano per proprio conto contribuire ai confini Polonia nazionale, Germania si riserverà probabilmente libertà d'azione per la parte che la riguarda.

(l) -Non rintracciato. Vedi peraltro l'appunto di Weizsiicker relativo al suo colloquio con Attolico del 23 settembre 1939 in Documents on German Foreign PoUcy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII, D. 127. (2) -Non rintracciato. (3) -Vedi D. 459 che fu redatto prima, ma spedito dopo il presente telegramma. (4) -Vedi D. 447.
460

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

r. 728 CI). Tokio, 27 settemb1·e 1939, o1·e 16 (per. ore 23,50).

Questo Ministro degli Affari Esteri ha ricevuto notizia dai suoi rappresentanti diplomatici in Svizzera e nei Paesi Scandinavi secondo cui politica italiana sarebbe assai titubante nei riguardi della Germania. Tale considerazione si è aggiunta alle altre che Vi ho già telegrafato, (vedi da ultimo mio telegr. n. 726)

È però da prevedere che questo stato di panico e risentimento nel Ministero degli Affari Esteri si attenuerà. Primo Ministro è stato designato dai militari, parecchi Ministri parteggiano per loro, Ministro della Guerra rimane fermo nei suoi propositi anti-inglesi e lo stesso Ministro della Marina non è giudicato dai militari come anglofiio. Salvo gravi eventi in politica estera di natura da influire su quella interna, nessuno dei due gruppi è per ora così forte da prendere deciso sopravvento sull'altro.

Italia rimane in posizione buona e senza alcun paragone migliore della Germania (pur avendosi un poco impressione che essa è divenuta alquanto indifferente circa Giappone):

l) pevchè ha fatto in Cina politica diretta e leale,

2) perchè non si è accomunata con la Germania nella politica sovietica,

3) perchè stessi anglofili giapponesi hanno interesse farla apparire definitivamente staccata dalla Germania e quindi a non mostrarlesi ostili.

(2) ed hanno contribuito a far sì che con l'aiuto della propaganda inglese e dei gruppi anglofili di Corte, le antiche avversioni del Ministro degli Affari Esteri per Berlino e l'antica simpatia per Londra si siano vivamente accentuate di nuovo. È notevole l'abile lavoro compiuto da quei gruppi nel Ministero Esteri malgrado che il Primo Ministro sia uomo di fiducia dei militari. Gli si è fatto nominare un Ministro degli Affari Esteri, che, se vero, è amico dell'America, come si va dicendo, non può essere nemico dell'Inghilterra; gli si è messo a fianco quale vice-ministro Tani considerato abile opportunista; si è mandato a Parigi Ambasciatore colà desiderato; si insiste perchè Ambasciatore a Berlino sia sostituito e si trasferissero all'estero funzionari del Ministero germanofili. Anche Alto funzionario nazionalista, di cui è spesso cenno nei miei telegrammi parte, e dice che potrà tornare se quando Italia e con essa Stati minori interverranno.

(l) -Il 9resente telegramma fu trasmesso da Pechino. (2) -Vedi D. 461.
461

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 726 (1). Tokio, 27 settembre 1939, ore 18 (per. ore 23,05).

Fino a patto russo-tedesco opinione pubblica giapponese accomunava nel suo odio Gran Bretagna e Sovieti, mentre una delle difficolU. che trovava qui propaganda dell'Inghilterra derivava appunto da amicizia di Londra con Mosca. Conclusione patto ha avvantaggiato Giappone in quanto ha separato quei due Stati, ma lo ha posto in uno dei suoi allarmistici timori panici, maggiore che non molti dei precedenti. Governo giapponese deluso per non avvenuta conclusione patto coll'Italia e Germania e timoroso finire letteralmente col trovarsi isolato, ha cominciato trattative con Mosca.

Vi è stato anche indotto dalla volontà di cercare allontanare da ChangKai-Shek uno dei suoi sostenitori, di mettere termine alle spesso gravi perdite di uomini e ·materiali cagionatele dagli scontri alla frontiera mancese e infine di seguire una politica che non lo separasse dalla Germania oltre che dall'Italia. Senonchè dopo dissenso anglo-russo propaganda britannica ha potuto apparire paladina dell'ànti-comunismo e per sua attività contro Russia fondarsi sull'odio che più o meno rimane qui in tutti verso di questa, compresa Armata Kuangtung che non è 'certamente amica dell'Inghilterra. Propaganda fa valere pericolo rafforzare coesione interna regime sovietico, favorire sua potenza in Europa e suo

più pericoloso ritorno offensivo contro Giappone dopo finita guerra europea.

Per di più promette oltre che di riconoscere Governo Cina settentrionale

di porre· termine suoi aiuti Chang-Kai-Shek (ciò che russi in realtà non vi si

indurranno mai) e di favorire il rifovnimento Giappone. D'altronde se anche

Tokio volesse ora, pur senza previa intesa con Londra, riprendere e molto più

portare a fondo politica ostile a Mosca sarebbe impossibile vi riuscisse senza

finire con chiedere aiuti inglesi tanto più che è povero di rifornimenti oltre che

di capitali, e gli sarebbe difficile condurre a compimento quel suo piano.

Continua col numero successivo (2).

(l) -Il presente telegramma fu trasmesso da Pechino. (2) -Vedi D. 462.
462

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 727 (1). Tokio, 27 settembre 1939, ore 18 (per. ore 23).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (2).

Tuttavia una pol1tica di intesa con Inghilterra non avrebbe il favore opinione pubblica e anche meno dei militari, mentre la stessa Marina sempre più cauta sembra ora escluderla. Se Russia aiuta Chang-Kai-Shek anche Inghilterra lo aiuta e oltre a ciò ha in Cina concessioni e interessi che Russia non ha e domina parte meridionale dell'Asia, ove cioè di preferenza vorrebbe dirigersi espansione nipponica. Una guerra vinta in Europa dall'Inghilterra anche se con il concorso giapponese non garantirebbe da un conseguente ritorno offensivo in Asia mentre se vinta da Russia tanto più la renderebbe temibile ove Giappone le fosse stato avverso.

Tutto ciò lasciando da parte timore per una Germania ritornata vittoriosa e quello ·per la fornitrice America che appare sostenere Inghilterra e di cui ignorasi futura politica.

Ministro degli Affari Esteri si mostra preoccupato e dice paventare prossimo non so che, mentre militari continuano non aver fiducia in una intesa con Russia sdegnando intesa con Inghilterra.

R. Ambascia·ta si limita ad udire e riferire.

463

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

r. 43. Tallinn, 27 settembre 1939, ore 18 (per. giorno 28, ore 0,55). Da conversazione avuta ,stamane con Ministro degli Affari Esteri aggiunto, rilevo quanto segue, che egli mi ha comunicato confidenzialmente: l) Ministro degli Affari Esteri estone terrà in trattative che sta svolgendo Mosca atteggiamento assolutamente conciliante. Non sarebbe possibile da parte del Governo estone adottare diversa linea di condotta; 2) vero ,e proprio ultimatum non ci è stato. Governo sovietico non ha assegnato termine accettazione sue richieste. Ma Molotov ha dichiarato che ove non fossero accolte suo Governo avrebbe· adottato mezzi più realistici per ottenere esecuzione; 3) richieste russe si riferiscono .essenzialmente concessioni basi navali su costa estone e isole circostanti; 4) da protocollo addizionale al progetto presentato dal Governo sovietico

risulta che esso impegnasi rispettare costituzione, istituzioni sociali economiche estoni;

5) signor Oepik ha smentito voci sparse stampa estera cil'lca domanda sovietica control:lo commercio estero estone; 6) signor Oepik ha confermato che ieri aeroplani russi hanno nuovamente sorvolato incontrastati territorio estone; 7) ho domandato signor Oepik quale giustificazione adduce Governo sovietico a sostegno richieste hasi navali. Egli mi ha detto che tale obiezione è .stata fatta da Ministro degli Affari Esteri a Molotov. Questi gli ha risposto non essere escluso che in avvenire U.R.S.S. non possa trovarsi in guerra con Inghilterra.

(l) -Il presente telegramma fu trasmesso da Pechino. (2) -Vedi D. 461.
464

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO

T. 22594 P. R./84. Roma, 27 settembre 1939, ore 18,30.

Vostro telegramma 147 (1).

Notizia ritiro truppe dal Dodecanneso è infondata.

465

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 22595 P. R./405. Roma, 27 settembre 1939, ore 18,30.

Vostro 760 (2).

Nulla ci risulta al riguardo.

466

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 327. Budapest, 27 settembre 1939, ore 19,07 (per. ore 22,15).

Per (3) situazione anche in relazione alcune notizie pubblicate nei giornali itaLiani, confermo che fin dal 19 corrente sono avvenuti saltuari contatti di fatto da parte di pattugHe russe alla frontiera ungherese; ma queste autorità militari aggiungono che la cerimonia ufficiale di presa di contatto fra i due eserciti non è ancora avvenuta, attendesi perciò pedetto ristabilimento relazioni diplomatiche fra i due paesi.

Grosso truppe russe trovasi a circa 10 chilometri dalla frontiera.

Ieri mattina, secondo le notizie assunte a questo Nlinistero difesa nazionale, si è verificato incidente fra reparti di frontiera ungheresi e bande armate insorti

ucraini presso Volovez. Bande armate avrebbero catturato un soldato ungherese che però nel pomeriggio è stato liberato e riconsegnato da un ufficiale russo di un reparto carri d'assalto, che aveva catturato insorti.

Tali bande armate avrebbero atteggiamento autonomista pan-ucraino.

(l) -Vedi D. 442. (2) -Vedi D. 429. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Gruppo indecifrabile •.
467

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 779. Berlino, 27 settembre 1939, ore 20 1per. giorno 28, ore 1,50).

Sottosegretario di Stato Wilhelmstrasse mi informa che si attende per domani o dopodomani una istruzione di Himmler per presentare un progetto tedesco di carattere pratico per facilitare applicazione noto accordo su Alto Adige (1).

Ministro Clodius trovasi tuttora nei paesi dell'Oriente europeo per trattarvi questioni economiche.

468

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 61. Riga, 27 settembre 1939, ore 20 (per. giorno 28, ore 0,1) (2).

Pericolo sovietico sovrastante Estonia, (con la quale L·ettonia è legata come è noto da trattato di alleanza) contribuisce a gravare demoralizzazione ambienti governativi e ceto borghesia Lettonia fra cui sembra stia operandosi sorprendente orientamento verso Germania nella speranza di salvare almeno assetto economico sociale sorto 20 anni fa su distruzione egemonia balto-tedesca e finora ispirato a tendenza germanofoba.

Mi è stato attendibilmente riferito che attuale soggiorno Berlino capo associazioni di queste minoranze balto-tedesche avrebbe per scopo ottenere qualche affidamento contro minaccia U.R.S.S. agli Stati Baltici che Reich non sembra volere per ora contrastare.

Varie famiglie di queste Legazioni (sopratutto Francia, Gran Bretagna e

U.S.A.) sono già rimpatriate od attendono a Stoccolma corso avvenimenti, men

tre altre si dispongono a partire.

469

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO P. 781. Berlino, 27 settembre 1939, ore 21,20 (per. giorno 28, ore 4).

È venuto a vedermi Principe d'Assia. Egli era stato chiamato dal Fiihrer (3) Danzica con intenzione farlo proseguire per Roma latore di un messaggio. Ma,

arrivato, non ricevette alcun ordine di partire. Egli è però sempre rimasto ed è tuttora a disDosizione del Fuhrer e potrebbe partire da un momento all'altro, ma ignora la natura del messaggio di cui sarebbe eventualmente incaricato. Al caso, mi tPrrà informato. Il Principe d'Assia assicura lo stato d'animo del Fuhrer nei nostri riguardi è buono; un poco meno quello del Maresciallo.

Richiesto se in base elementi a sua conoscenza in questi ultimi giorni, egli credesse nella possibilità di una prossima proposta pace sulla base di una Polonia nazionale, S. A. R. mi ha risposto che -dato prevedibile atteggiamento russo la cosa gli sembra diffidle.

Ho profittato dell'occasione per mettere al corrente il Principe d'Assia di molti precedenti di fatti onde permettergli di utilizzarli nelle sue conversazioni.

(l) -Vedi D. 336. (2) -Le indicazioni delle ore di partenza e di arrivo sono di dubbia interpretazione. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Due gruppi indecifrabili •. Vedi D. 377.
470

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 166. Mosca, 27 settembre 1939, ore 22 (per. giorno 28, ore 3).

Von Ribbentrop arrivato questa sera.

In merito scopo della sua visita non ho ancora potuto ottenere informazioni precise, mio collega tedesco essendosi limita·to .ripetere che Ministro Affari Esteri è venuto per «regolamento problemi inerenti occupazione Polonia». È ovvio tuttavia che sarà discussa anche questione dei Paesi baltici come è anche prevedibile che conversazioni di von Ribbentrop entreranno nel campo delle trattative sovietico-turche attualmente in corso.

Circa quest'ultimo ho interpellato Vice Commissario Potemkin il quale ha mantenuto attitudine estremamente riservata. Ho però avuto impressione che conversazioni Ministro Affari Esteri Tur·chia non abbian finora dato risultati troppo soddisfacenti per U.R.S.S.

471

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AGLI AMBASCIATORI, A SHANGHAI, TALIANI, A TOKIO, AURITI

T. 22604 P. R. (1). Roma, 27 settembre 1939, ore 24.

(Solo per Tokio). Ho telegrafato alla R. Ambasciata a Shanghai quanto segue: (Per tutti). Vostro 226 (2). Concordo con Vostro apprezzamento circa progettato trasferimento forze italiane interno Settlement. (Solo per Tokio). (").

(l) -Il telegramma spedito a Shanghai porta il numero 120, quello spedito a Tokio il numero 299. · (2) -Vedi D. 422.
472

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 59. Belgrado, 27 settembre 1939 (per. giorno 30).

Telegramma per corriere di V. E. n. 531 R. (Gabinetto) (1).

Fino ad oggi non mi è stato possibile accertare la circostanza particolare nella quale sarebbe stato fatto dal Principe Reggente l'accenno che è stato segnalato a V. E. Comunque, sono propenso a ritenere la segnalazione esattissima. La diffidenza, che è caratteristica del Principe, gli è, del resto, ispirata, nei nostri riguardi, anche e particolarmente dagli ambienti inglesi, che sono pressochè gli unici che egli ascolta e coi quali si tiene a contatto. Il Principe ha inserito sopra una mentalità di vecchio russo una formazione britannica che lo rende estraneo ed indecifrabile alla stessa sua gente e che, ad ogni modo, ne limita la visione e le possibilità di azione politica nelle condizioni di peculiare difficoltà che sta attraversando il paese. Ciò che è grave è che, in tali condizioni di spirito, egli dirige, oramai, personalmente, la politica dell'attuale Governo, che vive alla giornata, senza un preciso programma ed un'esatta volontà, assorto nel compito quotidiano ed astruso di applicare, col minor danno serbo possibile, l'accordo coi croati, che, mentre scontenta o non accontenta alcuna dPlle parti interessate, sta facendo, pericolosamente, scuola nelle altre regioni dello Stato. Il Principe, che ha giocato tutte le sue carte, compresa quella principale di Stojadinovié, sull'intesa coi croati, l'ha affrettata e conclusa col noto accordo, che è stata una resa a discrezione, sopratutto per le urgenti premure anglo-francesi che gli hanno accertato il pericolo di un'azione combinata tedesca ed italiana in Slovenia ed in Croazia e di un'azione combinata italiana e bulgara attraverso la Macedonia. Una delle principali ragioni, questa, delle note difficoltà opposte qui al transito del materiale bellico tedesco diretto a Sofia. Sentimenti di ostilità, quindi, anche se, prudenzialmente, non troppo apertamente manifestati, -verso la Germania, aggravati ora dal fatto delle vie aperte alle truppe rosse alle frontiere balcaniche; sentimenti di diffidenza -che si ripercuotono negli ambienti responsabili, specie militari, e nel paese -nei riguardi dell'Italia e della Bulgaria; insofferenza nei confronti dell'Ungheria. Da qui, un disorientamento ed una incertezza degli atteggiamenti e negli apprezzamenti della situazione, un timor panico dell'avvenire, che preclude ogni risoluzione ed ogni orientamento fattivo. Mi dicono che il Principe, nell'intimità, mostri di credere e di augurare il successo finale degli anglo-francesi. Il suo quotidiano consigliere politico ed il suo porta-parole presso il Governo è, del resto, il Ministro della Real Corte, Anti che qualche soggiorno a Londra è riuscito ad accaparrare e .che è uomo di più che modeste vedute. Ad ogni modo anche simili convinzioni del Principe non sono suscettibili, a meno che fatti nuovi intervengano, di tradursi in atti positivi. La situazione del paese è, poi, quella che è e la nave, comunque si maneggi il timone, non può che seguire la rotta cui la obbligano i soli venti del quadrante che può utilizzare.

(l) Vedi D. 143.

473

IL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SIANO

T. PER CORRIERE 377/34. Bulkeley, 27 settembre 1939 (per. giorno 6 ottobre).

Mio telespresso n. 1388 del 19 corrente (1). I rapporti del Governo e delle autorità egiziane con l'Ambasciata e le autorità britanniche stanno attraversando un periodo di crescente tensione.

Informazioni di varia fonte registrano continui attriti tra i Comandi militari e sporadici incidenti tra le truppe. Ma più interessanti, perchè suscettibili di conseguenze più serie, sono le divergenze tra i Ministri egiziani e gli Organi alleati, e particolarmente tra il Presidente del Consiglio e 'l'Ambasciatore.

Sembra che le richieste di quest'ultimo, fondate sull'alleanza, siano diventate negli ultimi tempi sempre più ampie ed insistenti. Mi viene riferito che Sir Miles Lampson sarebbe arrivato a chiedere che elementi inglesi fossero posti a capo delle varie provincie con funzioni di Governatori militari. È certo comunque ch'ess,o ha svolto a più riprese premure assai energiche per ottenere che H Governo egiziano dichiari la guerra alla Germania: manifestazione, questa, come già rilevato, di portata sopratutto formale, per lP ripercussioni che si ritiene ne deriverebbero nei Paesi orientali, chè le misure già prese nei riguardi dei cittadini e degli interessi germanici, ed altrimenti in virtù dello stato di assedio, non lasciano praticamente margine ad ulteriori provvedimenti, mentre è evidente che l'eventuale invio di un corpo di spedizione egiziano in Europa avrebbe significato esclusivamente simbolico.

Si dice che di fronte alle resistenze di Ali Pascià Sir Miles abbia fatto macchina indietro, ma che la partita sarebbe soltanto rinviata. In ogni caso si accentua il lavorìo, pure segnalato, volto a valorizzare Parlamento e Partiti parlamentari in contrasto con le aspirazioni dittatoriali di Alì Maher; il decrepito Mohamed Mahmud, subitamente galvanizzato, è di nuovo in circolazione; si registrano intensificati contatti tra l'Ambasciata ed il Wafd che, messa da parte l'attività antinglese, si sbraccia ora a dimostrare il suo lealismo all'Alleata; si parla di seri imbarazzi finanziari del Governo e di crediti ad esso negati dalla National Bank. La pressione si esercita non soltanto sul Presidente, ma anche sul Re: e con aspetti particolarmente minacciosi nelle presenti condizioni, vorrei dire totalitarie, dell'occupazione militare e nella presente consistenza, poco più che atmosferka, delle fondamenta politiche del Governo.

Il Re ha accentuato la riserva, osservata nelle ult;me settimane, sino a dare l'impressione del disinteresse; il Presidente ha riunito i giornalisti, egiziani e stranieri, per dichiarare che «con le nazioni orientali il Governo è vivamente desideroso di sviluppare le relazioni di amicizia esist<mti, con quelle democratiche, poi, è associato dal sentimento e dalle idee in tutte le grandi questioni ch'esse presentemente affrontano nel mondo: anche se non esistesse il Trattato -ha sottolineato -l'Egitto nella attuale crisi sarebbe al fianco della Gran Bretagna, data la loro identità di ideali e di interessi».

Di fronte alla campagna d'intimidazione nei circoli politici vengono oggi avanzate per il 2 ottobre -data della convocazione del Parlamento -le ipotesi più nere. Ma si discute pure se alle Autorità britanniche convenga portare fino alle estreme conseguenze una politica che, analogamente a quanto avvenne durante la guerra mondiale, potrebbe alimentare nel Paese, prima o poi, non trascurabili spiriti di rivolta.

(l) Non rintracciato.

474

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO TELESPH. 7230/2262. Berlino, 27 settembre 1939. Il Ministero degli Affari Esteri del Reich comunica che sono state effettuate le seguenti spedizioni di carbone, nel mese di settembre :

Via Terra

Data Yia Mare in 1000 tonn. Totale 1-10 121,9 92,2 214,1 11-20 202,8 176,5 379,3 ToTALE 324,7 268,7 593,5 (l)

Da tale prospetto si rileva che le consegne, se continuassero con lo stesso ritmo, permetterebbero di raggiungere ed anche superare il contingente mensile di 755.000 tonnellate.

Il Ministero degli Esteri fa tuttavia presente che, in considerazione del fatto che in questi mesi urge provvedere al trasporto delle barbabietole da zucchero e delle patate (immagino anche a quello delle truppe) le spedizioni via terra saranno notevolmente ostacolate dalla deficienza dei vagoni ferroviari e raccomanda vivamente di effettuare i'l trasporto del maggior quantitativo possibile di carbone via mare.

In tempi normali le spedizioni venivano effettuate in ragione di circa 500.000 tonnellate via Rotterdam, 100.000 tonnellate via porti germanici. È quindi assolutamente necessario, finchè vi sarà la possibilità di esportare i carboni via Rotterdam e via Anversa, di intensificare al massimo i trasporti marittimi. L'attuale deficienza di carri ferroviari durerà certo qualche tempo, che, anzi, negli ultimi mesi dell'anno corrente e nei primi dell'anno seguente, potrebbe anche peggiorare. Urge quindi, ripeto, spingere al massimo i trasporti via mare.

475

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7238/2268. Berlino, 27 settembre 1939 (per. giorno 30). Il Capo dell'Ufficio Stampa dell'Unione Nazionale Ucraina di Berlino, signor Stachiv, ha consegnato al dott. Zanchi di questo R. Ufficio Stampa un memoriale

di cui accludo copia, (l) e nel quale si preconizza un'azione per escludere l'U.R.

S.S. dalla Galizia Orientale.

Il pericolo della penetrazione bolscevica in Efiropa si è certamente accresciuto in seguito ai recenti avvenimenti ed alla preponderante influenza avuta dall'Unione Sovietica nella soluzione della questione polacca. Mi pare tuttavia che, allo stato delle cose, un'azione per tentare di arginare l'avanzata sovietica sia in pratica difficilmente concepibile, almeno fino a quando Berlino e Mosca agiranno di comune accordo nella spartizione delle rispettive zone di influenza.

Nè maggiore probabilità di successo sembra presenti l'eventuale utilizzazione dell'elemento ucraino come arma contro l'avanzata bolscevica, almeno nella presente fase di sviluppo degli avvenimenti.

Il signor Stachiv ha accennato perfino alla possibilità di costituire fin da ora nuclei di giovani ucraini ai quali si potrebbe dare un'adeguata preparazione militare.

Mentre riferisco tali accenni per dovere di ufficio, aggiungo aver dato al dott. Zanchi istruzioni di far comprendere agli elementi ucraini con cui è a contatto non esser possibile dar seguito alle loro proposte.

Il promemoria accluso contiene tuttavia 1)arecchie verità e merita di esser letto.

(l) Sic.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7239/2269. Berlino, 27 settembre 1939.

Negli ambienti diplomatici stranieri di Berlino si osserva, a proposito del viaggio a Mosca del Ministro von Ribbentrop, ·Che per la seconda volta il Ministro degli Esteri del Reich si reca nella capitale sovietica, a breve distanza di tempo, senza che Molotov abbia ricambiato la visita. Secondo l'uso d1plomatico sarebbe spettato a Molotov di venire QUesta volta a Berlino, per la continuazione di trattative con la Germania. Nei predetti ambienti si nota inoltre che anche per fissare la linea di demarcazione fra le occupazioni tedesca e russa in Polonia è stata la delegazione militare germanica a recarsi a Mosca per condurre i negoziati.

In tutto questo si vuol vedere da una parte la prova della forza che ritiene di avere il Governo sovietico di fronte alla situazione attuale, e dall'altra l'interesse preponderante che dimostra il Governo germanico a intese con la Russia, tanto che esso non guarda stavolta a questioni di forma, che pure all'estero potrebbero venire interpretate in vario senso, dato che nella prassi finora seguita dal Governo nazista il centFo di trattative importanti doveva essere sempre Berlino.

In ogni modo, l'annuncio del viaggio di Ribbentrop a Mosca ha suscitato Ln questi ambienti diplomatici viva impressione, tanto più che nella capitale so

vietica si trovavano già il Ministro degli Esteri turco, un delegato bulgaro e il Ministro degli Esteri estone, tornatovi dopo aver discusso a Reval le proposte russe.

(l) Non !)Ubblicato.

477

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 7256/2278. Berlino, 27 settembre 1939 (per. giorno 29).

Questa sera il dott. Scheffer, Capo della Sezione Europea Meridionale del Ministero della Propaganda (Stampa Estera), ammettendo che il destino della Polonia si sta decidendo in questi giorni a Mosca, ha detto ritenere possibile la costituzione di un piccolo Stato nazionale indipendente. che, però, non potrebbe comprendere Varsavia e Cracovia, città che rientrerebbero, al momento della definitiva sistemazione dei confini politici del paese conquistato, nella parte russa (! !). Aggiungeva anche, ed aveva l'aria di essere sinceramente accorato, che d'altronde tutto nel mondo deve avere una contropartita e che in politica non si può sempre essere rettilinei. Egli considerava quindi, al momento in cui parlava, e dava idea di saperne di più di quanto non dicesse, che in questi giorni a Mosca si stabilirebbe la futura carta della Polonia, ma sempre più a spese della Germania.

Esatte o no queste informazioni danno l'idea dello stato di rassegnazione e quasi di sottomissione in cui si trovano adesso i Tedeschi rispetto ai Russi.

478

IL CONSOLE GENERALE A DANZICA, SPECHEL, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

TELESPR. RISERVATISSIMO 552 (1). Danzica, 27 settembre 1939.

Telespressi di V. E. nn. 7060/C e 7087/C del 21 e 23 corr. (cifr.) (2). Il Fiihrer, dopo avere effettuato nei giorni 22 corr. e successivi diverse escursioni aeree sul fronte orientale (cfr. mio telegramma 22 corr. n. 147/12),

Come già dicevo nei miei telegrammi del 19 e 21 corrente (nn. 142/9 e 144/11) (4) e contrariamente a certe .corrispondenze giornalistiche« di maniera», la popolazione danzichese non si è oltremodo commossa nè esaltata per la pre

senza di Hitler; non vi sono state festosità spontanee e le di lui apparizioni in pubblico, tranne che all'arrivo, avvenute di sfuggita, in occasione delle visite al porto, alla Westerplatte e a Gdynia (Gotenhafen), hanno suscitato piuttosto viva curiosità e deferenti acclamazioni che calorosi entusiasmi (riscontrato invece, quest'ultimo, all'arrivo di Goering alla stazione di Danzica il 21 corr.). Anche lo storico discorso del 19, essendo stato tenuto dal Fi.ihrer nell'interno dell'Artushof innanzi a sole autorità e gerarchie, anzichè all'aperto sul Langermarkt e ascoltato quindi dal pubblico soltanto attraverso gli altoparlanti, non ha riscosso larga messe di applausi, mentre i commenti non sono stati improntati ad unanime consenso.

Ben altra sarebbe stata l'accoglienza al Fi.ihrer « liberatore» se il ritorno della Città Libera al Reich -atteso senza impazienza dai danzichesi che non ne sentivano l'urgenza e che sapevano essere sopratutto voluto da Berlino -si fosse verificato in altre condizioni e non a prezzo di s3.ngue (pare salgano a circa 3000 le perdite subite dai cittadini danzichesi soltanto in azioni belliche svoltesi nel territorio della Città Libera) -e di una guerra europea degenerabile in catastrofe generale.

Ai danzichesi era stato detto ripetutamente che Hitler rifuggiva, personalmente, dalle azioni cruente, che Danzka non avrebbe mai dovuto essere la « polveriera d'Europa»; anche il bellicoso Forster (bellicoso a parole, non tradottesi sinora in fatti come combattente al fronte) nel suo ultimo discorso ufficiale sul Langermarkt il 10 agosto, di ritorno da Berchtesgaden, aveva fatto prevedere soluzioni non precipitose nè violente per Danzica (cfr. miei telegramma 10 agosto n. 26 (l) e rapporto 11 agosto numero 493/217 (2). Invece tra i danzichesi stessi è ora diffusa e radicata l'opinione che la loro città non è stata che un pretesto, un «dettaglio» (come mi diceva il Console Generale di Germania il giorno dell'accordo germanico-sovietico; cfr. mio telegramma 25 agosto n. 34),

Ora questa popolazione -e quando dico popolazione alludo alla massa di essa, in cui sono compresi autorevoli funzionari dell'ex Città Libera, ex-senatori, professionisti, professori, giornalisti, e anche militari, Consoli onorari e persino diplomatci di carriera non ligi alla politica personale di von Ribbentrop, tutti ottimi tedeschi e nazisti che in privato possono esprimersi schiettamente -questa popolazione, che, conoscendo i polacchi, sapeva che essi si sarebbero battuti da valorosi e che con la Polonia non avrebbe potuto ripetersi il gioco della Cecoslovacchia; questa popolazione che ha superato virilmente la grave fase prebellica e bellica da fine agosto ai primi di settembre e che, pur controvoglia sa sopportare i sacrifici delle tessere e dei razionamenti e la paralisi degli affari; questa popolazione accoglie sì, festosamente i suoi soldati reduci

dal fronte di Gdynia e della Pomerellia e i soldati germanici, e li acclama e li infiora, ne ammira il poderoso armamento e l'ingente bottino di guerra, ma mentre vorrebbe illudersi di decretare loro il trionfo di una vittoria finale, vede invece come un incubo ad Occidente la minaccia di una guerra ben più dura e lunga e illocalizzabile che in Polonia, e ad Oriente profilarsi una invasione sovietica e una frontiera comune con l'U.R.S.S. attraverso la quale il bolscevismo, esportato allo stato di bacillo da Lenin nel 1917, combattuto dal na:z.ismo, dal Patto Anticomintern e in !spagna, venga reimportato in Germania e diffuso come una peste.

E allora per ridarsi una speranza e una fiducia, guarda all'Italia imperiale e fascista come all'unica Potenza capace di far arrestare o localizzare la guerra e arginare l'ondata e la valanga rossa. Sintomatica, al riguardo, la voce corsa non si sa come a Danzica e Zoppot, mentre vi risiedeva il Filhrer, che stessero per arrivare qui S. E. il Conte Ciano e anche il Duce; e domande venivano rivolte al personale di questo Consolato Generale e ai connazionali della nostra collettività, ansiosamente. Dal canto suo il mio collega di Germania, von Janson, che passa assa,i spesso dal bellicismo al pacifismo, non cessa ora dal chiedermi se ho notizie della desiderata azione di Roma in favore della pace.

Riferen?omi al summenzionato telespresso n. 7087/C di V. E., confermo la segnalazione fatta con telegramma del 31 agosto n. 4:'> (l) circa la sintomatica, notevolissima affluenza di fedeli nelle chiese cattoliche, e anche in qualche tempio protestante, a dimostrazione anche che il neopaganesimo ultranazista trova una forte reazione in chi serba una fede e con essa la speranza in una pace con giustizia.

(3) ha lasciato definitivamente Zoppot per Berlino il 26, preceduto di un giorno dal Maresciallo Goering; anche il Gran Quartier Generale si è trasferito altrove. von Ribbentrop, nel suo viaggio da Berlino a Mosca, è accompagnato dal Gauleiter Forster, il cui ritorno a Danzica quale Capo dell'Amministrazione Civile, pare sia problematico.

(l) -Il presente documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telesor. da Berlino numero 7364/2301 del 30 settembre 1939, firmato Attolico, non pubblicato. (2) -Non rintracciato. (3) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XII, D. 829. (4) -Non rintracciati.

(3) per le ben più vaste mire del Reich, e si ha la conferma della sensazione già provata (e a suo tempo da me segnalata) che le proposte indicate nel discorso del 28 aprile dal Fi.ihrer e quelle da lui precisate nei « 16 punti :P alla Polonia il 31 agosto fossero state formulate con la intima speranza e convinzione del loro rigetto da parte polacca, sì da concedere allo stesso proponente lo svincolo da accordi e negoziati e assoluta libertà d'azione.

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XII, D. 829. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 285, che è, però. in data 26 agosto.
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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 227. Shanghai, 28 settembre 1939, ore 8 (per. giorno 29, ore 0,15).

Alla vigilia lasciare Chung King Alessandrini ha incontrato T. V. Sung ed è stato ricevuto da Chang-Kai-Shek.

Quest'ultimo ha ripetuto le dichiarazioni di considerazione ed ammirazione per l'Italia Fascista fatte dal cognato (2) e, ricordando il gesto e sopratutto la priorità italiana nel riconoscere Cina nazionale e nell'onoraria con la istituzione di un'Ambasciata, ha voluto dimostrare che malgrado note divergenze di vedute rapporti itala-cinesi rimangono buoni. Egli vorrebbe ritrovassero al più presto antica fiducia e cordialità. Ha rilevato che mentre Giappone non può offrire nulla all'Italia Cina costituisce per essa un vasto campo di lavoro.

Chang-Kai-Shek riferendosi poi notizie a lui giunte che Giappone in caso di conflitto ,tra l'Italia e Gran Bretagna avrebbe inviato navi da guerra in Mediterraneo e 20 divisioni Africa ha detto essere sicuro che il Giappone non darà alcun aiuto diretto. Giappone è militarmente esaurito mentre la Cina può continuare a resistere.

Infine Generalissimo ha rinnovato la preghiera di far pervenire al Duce e a

V. E. espressioni suo desiderio di un miglioramento rapporti e di una « ripresa normale contatti»: egli personalmente ne controllerebbe lo svolgimento per migliorare i risultati.

Per parte mia rilevo che nel quadro della situazione attuale questo nuovo appello all'Italia appare come un tentativo se non di impedire almeno ritardare quello isolamento che H Giappone si prepara a mercanteggiare a Londra e a Parigi.

È anche possibile che nella mente di Chang-Kai-Shek mossa tenda (come si è già richiesto e quando sarà venuto momento) ad ottenere nostro amichevole interessamento Tokio per condizioni più generose che rendano possibile pacificazione di tutta la Cina.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) -Vedi D.D.I.. Serie VIII, Vol. XIII, D. 520, che è, però. in data 1 settembre. (2) -Vedi D. 397.
480

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 299. Parigi, 28 settembre 1939, ore 13,27 (per. ore 14,40).

Personalità politiche amiche mi pregano far presente a V. E. che recente articolo Gayda in cui si afferma in sostanza ·che « se non si farà la pace la Germania ricorrerà ai mezzi più terribiH e più inesorabili per terminare prontamente la guerra » ha fatto qui cattiva impressione. Dette personalità vorrebbero che di queste brusche intimidazioni tedesche non si facessero portavoce i giornali italiani. D'altra parte qui corre voce che sia imminente una «offensiva di pace» tedesca o anche tedesco-russa, appoggiata dall'Italia. Per le ragioni di cui al mio rapporto n. 6071/2769 del 26 corrente (l) tale offensiva è giudicata prematura e destinata all'insuccesso.

481

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T .. 215. Buenos Aires, 28 settembre 1939, ore 13,54 (per. ore 21).

Cantilo ritiene sicura modificazione legge sulla neutralità americana. Incline pertanto credere che lavori conferenza Panamà non potranno essere del tutto produttivi. Ad ogni modo egli ha dato istruzioni Delegazione Argentina ottenere esclusione prodotti alimentari da lista contrabbando conCiizionale e di provocare esame questione Hste nere.

Mi risulta d'altra parte essere stabilito circa ques•ioni dipendenti dalla neutralità buona intesa tra Argentina e Uruguay alla quale aderirebbe in massima anche Brasile.

19 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

Dal canto suo questo Incaricato d'Affari tedesco ha ieri rimesso Ministro degli Affari Esteri memorandum contenente punto di vista tedesco circa inammissibilità, nei confronti diritti sovrani Stati neutri e dei loro interessi stessi, liste nere.

Cantilo ha lasciato comprendere aver fatto già passi presso il Governo Britannico aggiungendo non aver in .realtà a sua disposizione che due mezzi: proteste diplomatiche e tentativi per frustrare sul terreno pratico il divisato boicottaggio elencate ditte.

(l) Vedi D. 454.

482

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 62. Riga, 28 settembre 1939, ore 16,4.5 (per. ore 19,20).

Questo Governo è stato informato gravose pretese militari ed economiche

U.R.S.S. ad Estonia ed è a conoscenza serie divergenze esistenti a Tallinn circa alternative egualmente rischiose reazioni Estonia a pretese stesse. Comunque risulta che non sarebbero avvenute consultazioni in merito eventuale « casus foederis » previsto da trattato estone-lettone (« aggressione non provocata »).

Si è qui alquanto scettici nei riguardi appoggi che la Germania anche se volente potrebbe ,eventualmente offrire a Stati Baltici presso il Governo di Mosca.

483

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 58. Oslo, 28 settembre 1939, ore 19 (per. giorno 29, ore 21).

Di fronte affermazioni del Governo norvegese come di altri Stati scandinavi di voler perseverare anche durante guerra traffico normale con i due gruppi opposti belligeranti stanno difficoltà pratiche dovute controllo britannico e a minacciose pressioni germaniche.

Non si può pertanto ancora dire come detto traffico si svolgerà e per ora tendenza armatori norvegesi è di giungere mediante liberi negoziati ad intese con Governi ambo belligeranti perchè questi, ritienesi, vogliano t'Ollerare in certo modo e misura traffico 1con nemico come è avvenuto tacitamente durante la guerra passata.

Una Commissione norvegese è infatti partita per Londra come annunzia comunicato ufficiale di questo Ministero degli Affari Esteri. Commissione composta da giurista già Ministro Norvegia a Mosca e da due armatori.

Debbo ritenere in base informazioni buona fonte che contatti sono stati presi anche con tedeschi. Sino ad ora nessuna nave battente bandiera norvegese è stata affondata.

484

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 22797 P. R./412. Roma, 28 settembre 1939, ore 19,45.

Senza farne oggetto di un vero e proprio passo, domandate a Weizsacker, nel corso di conversazione, cosa ne è diventato del Patto Antikomintern.

485

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 784. Berlino, 28 settembre 1939, ore 20,45 (per. ore 19,35) (1).

Di fronte nuove voci azione militare sovietica nei Paesi baltici e Bessarabia, ho tornato a chiedere qui quanto consti in proposito: Risposta: l) Nulla risulta per la Bessarabia e non è certo la Germania che incoraggerà mai nessuno a mettere il fuoco nei Balcani;

2) la Russia sta negoziando con l'Estonia -e sarà forse decisa oggi stesso -un'alleanza militare, che permetterebbe a U.R.S.S. di avere nel Baltico qualche fortezza, nonchè di servirsi per scopo di guerra dei porti estoni;

3) nulla si sa della Lettonia, ove peraltro si sta determinando uno stato di panico preoccupante anche per incolumità popolazione di origine tedesca (circa 70.000 persone) specialmente invisa ai comunisti locali. È stata richiamata in proposito attenzione Ribbentrop a Mosca e si sta pensando ad un rimpatrio di quei gruppi etnici sulla base del precedente Alto Adige.

Nessuna notizia fino una pomeridiana circa negoziati Ribbentrop a Mosca.

Fi.ihrer ripartirà ma non per il fronte.

486

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 22800/413 P. R. Roma, 28 settembre 1939, ore 21,40.

Vostro n. 779 (2).

Ritardata approvazione germanica dell'Accordo tecnico per Alto Adige parafato a Roma 13 corrente ed integrato da ultime conversazioni Bene-Mastromattei pregiudica seriamente possibile normale svolgimento operazioni di espatrio con danno interessi stessi allogeni.

Sollecitate competenti autorità decisione germanica e provocate per quanto è possibile opportune istruzioni al Console Generale Bene per trattare con Prefetto Bolzano su eventuali punti controversi.

In particolare si attende qui risposta germanica circa valore marco che delegazione commerciale italiana propose fosse fissato a 3.

(l) -Sic. (2) -Vedi D. 467.
487

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 785. Berlino, 28 settembre 1939, ore 21,50 (per. giorno 29, ore 2).

Da fonte militare viene segnalato sospensione invio truppe tedesche verso fronte Ovest. Ciò verrebbe interpretato da alcuni come dimostrazione intendimenti Germania preparare occupazione Romania. Io ritengo piuttosto che detta sospensione si spieghi col desiderio da parte germanica mostrarsi. in forza sul

.nuovo ,confine russo, onde non dare all'U.R.S.S. impressione debolezza sopratutto mentre a Mosca si discute e, sembra, con difficoltà. Oggi infatti veniva già ammesso che conversazioni Ribbentrop non potranno terminare prima di domani, il che sarebbe già diverso dal « veni, vidi, vici» della prima volta.

Vari indizi farebbero ritenere che qui si incomincia a preoccuparsi dinamismo sovietico e comparsa U.R.S.S. nei porti estoni sembra destinata a aumentare preoccupazione. D'altra parte c'è chi dice che truppe sovietiche linea demarcazione siano tutte formate di autentici comunisti.

Questo insieme non può non attirare tutta la attenzione tedesca.

488

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 786. Berlino, 28 settembre 1939, ore 21,50 (per. giorno 29, ore 2). Ambasciatore Belgio rientrato ieri da Bruxelles informa risultare anche colà che opinione pubblica Francia sarebbe molto divisa.

Opposizione alla guerra sarebbe specialmente attiva in buona parte dei socialisti e negli elementi di destra (Flandin, Lavai).

489

IL MINISTRO DELL'ECUADOR A ROMA, PENA HERRERA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE 32. Roma, 28 settembre 1939.

La Legaci6n de la Republica del Ecuador, de acuerdo con la instrucci6n impartida por su Gobierno, tiene el honor de enviar al Real Ministerio de Negocios Extranjeros una copia auténtica del Decreto n. 45, de 4 del presente mes (1), en virtud del cual se declara la neutralidad del Ecuador frente al actual conflicto europeo.

(l) Non pubblicato.

490

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 144. Bucarest, 28 settembre 1939 (per. giorno l ottobre).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha informato che il Governo jugoslavo ha preso l'iniziativa di fare un passo contemporaneo a Budapest e a Bucarest per sottoporre ai due Governi l'opportunità -allo scopo di giungere ad un miglioramento delle relazioni reciproche -di ritirare le truppe attualmente ammassate alle frontiere.

Gafencu ha aggiunto che il Governo romeno ha dato senz'altro favorevole risposta passando anche, in attesa della risposta del Governo ungherese, ad un principio di esecuzione, con vantaggio immediato anche delle popolazioni locali -fra le quali vi sono molti magiari -e dell'economia della Regione.

Il Ministro degli Esteri ha concluso dicendomi che egli si augura che tale iniziativa sia vista favorevolmente da V. E. in quanto egli ritiene rientri nella linea politica di limitazione del conflitto e di pacifkazione che l'Italia persegue in questo settore europeo, e mi ha lasciato intendere che un eventuale consiglio dato a Budapest dall'E. V. in favore dell'accettazione della proposta jugoslava, verrebbe naturalmente qui visto con il massimo favore.

491

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 223. Ginevra, 28 settembre 1939, (per. giorno l ottobre).

Da fonte francese solitamente bene informata mi si dice: l) La Francia si attende ad un'offensiva di pace da parte di Hitler che dovrebbe avere l'appoggio italiano fra qualche giorno.

2) Il Governo francese è fermamente deciso a respingere qualsiasi offerta del genere, anche se essa dovesse apparire -come sembra -estremamente vantaggiosa per la Francia.

3) La Francia e l'Inghilterra hanno informazioni in base alle quali la Germania per certe materie prime di cui ha bisogno non potrà tenere che fino alla primavera prossima.

Parigi ·e Londra quindi scontano una vittoria certa contro la Germania solo che esse tengano fermo nella guerra d'assedio e di logoramento.

4) Scopo dei due Governi è di arrivare ad una dislocazione totale della Germania che verrebbe suddivisa in vari Stati. .Parigi già conta di ricostituire a Vienna una monarchia Asburgica e a Monaco un regno di Baviera. Francia e Inghilterra dovrebbero prendere dei pegni entrambe sui porti tedeschi e altre misure intese a garantire la Francia per un cinquantennio almeno contro .il Germanesimo.

5) Il Governo francese ritiene che, se la presenza delle truppe sovietiche in Europa centrale costituisce un pericolo gravissimo per la civiltà europea, essa è tuttavia destinata a facilitare l'opera degli alleati. Giacchè, non appena comincerà a delinearsi un collasso interno in Germania, il contagio del bolscevismo confinante con la Germania si propagherà rapidamente e faciliterà la resa a discrezione tedesca. Il governo sovietico sarà ben lieto di avere confinante una Germania bolscevica piuttosto che una potente Germania nazionalsocialista.

6) Stesso informatore infine mi ·comunica che Paderewski ha intenzione di uscire ben presto dall'ombra e di svolgere un'attività di primo piano con l'aiuto delle autorità francesi per la risurrezione della Polonia.

492

IL CONSOLE GENERALE A GINEVRA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 224. Ginevra, 28 settembre 1939 (per. giorno l ottobre).

Seguito mio 191 (1).

Deputato tedesco Grimm è stato a Berlino ed è rientrato qui nuovamente in questi giorni. Egli ha insistito presso alcune personalità svizzere ben conosciute per poter prendere contatti con elementi francesi. Gli è stato fatto comprendere che il momento non sembrava il più opportuno.

Grimm ha dichiarato a mio informatore che Fiihrer, per dimostrare ai francesi di non avere alcuna ostilità contro di essi, aveva pensato di lasciare in libertà, mandandoli in Svizzera, i prigionieri francesi fatti nei recenti combattimenti sul fronte occidentale.

Questa idea peraltro non ha avuto seguito, essendosi pensato che, se il gesto poteva apparire simpatico da una parte, dall'altra avrebbe offerto il destro alla propaganda francese e inglese di affermare che la Germania liberava i prigionieri non avendo la possibilità di alimentarli.

493

IL MINISTRO A LA PAZ, MARIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 32. La Paz, 28 settembre 1939 (per. giorno 18 ottobre).

Mi riferisco al telegramma circolare n. 545 (2).

Il presidente provvisorio Repubblica ha dato a questi Incaricati Affari degli Stati interessati ampie assicurazioni. Tuttavia, come comunicherò ampiamente per corriere ordinario, paese sta attraversando periodo grande incertezza nell'ordine sia interno sia internazionale e per ciò che si riferisce a quest'ultimo, sembra

convinto della necessità di giungere ad un accordo con Stati Uniti d'America che crede unici possibili acquirenti futuri suoi minerali e specialmente stagno.

Tengo presenti istruzioni impartitemi.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 362.
494

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3898/1765. Buenos Ai?·es, 28 settembre 1939. Mi onoro di comunicare che, in conseguenza dell'attuale guerra europea e della situazione che essa ha creato nei traffici tra l'Europa e l'America Latina, si manifesta visibilmente un maggiore interesse degli Stati Uniti per questi mercati di sbocco. In ,particolare l'interessamento sembra rivolgersi al settore dell'industria pesante, nel quale gli Stati Uniti sperano di occupare il posto finora occupato dall'Inghilterra, dalla Germania e dalla Francia.. Si ricorda al riguardo che nel 1938 la Germania esportò in America Latina per oltre 36 milioni di dollari di macchine agricole, 13 milioni in Brasile e circa 11 in Argentina. Per l'Inghilterra, non disponendosi ancora della cifre del 1938, vengono ricordate quelle del 1937, in cui l'industria inglese esportò macchine varie per 6 milioni di dollari in Argentina, oltre 5 in Brasile, l nel Messico, 0,8 nel Perù e 0,5 circa negli altri Paesi dell'America Latina. Le esportazioni francesi avrebbero a loro volta raggiunto nel 1938 l milione di dollari per l'Argentina, 0,8 per il Brasile, ecc. Naturalmente, la grande difficoltà che fin d'ora i nordamericani non si nascondono appare costituita dalla necessità di fornire ai Paesi indicati le divise occorrenti al pagamento dei loro acquisti, in quanto che finora la Germama vendeva con un sistema di «clearing » e l'Inghilterra e la Francia col noto sistema degli scambi compensati o bilanciati. Occorrerebbe quindi che gli Stati Uniti intensificassero i loro acquisti èti prodotti argentini, ovvero che entrasse in azione il sistema della concessione di crediti da parte della Banca d'Esportazoni ed Importazioni, sebbene -per quanto si riferisce a quest'ultima soluzione -è nota la grande avversione argentina, più per ragioni di carattere politico che di carattere finanziario, ad accettare tali crediti. Per quanto riguarda invece l'intensificazione degli acquisti di prodotti argentini, o sudamericani in genere, da parte degli Stati Uniti, sussistono difficoltà di carattere economico emergenti dalla analogia esistente in larghi settori dell'agricoltura dei due Paesi e sopratutto per quanto concerne la carne e il grano. Questi due elementi ispirano tutta la politica economica argentina verso gli Stati Uniti ed hanno proiezioni anche su quella con gli altri Paesi. in particolare dell'Europa. Una eloquente conferma si è avuta anche di recente, con la formulazione delle note riserve alla lista di prodotti dichiarati di contrabbando bellico dall'Inghilterra (telespresso di questa Amba

sciata n. 3687/1687 del 12 settembre corrente) (1). L'Argentina, non credendo alla possibilità che i mercati americani -Stati Uniti compresi -poss~no sostituire adeguatamente quelli europei, belligeranti o neutrali (i quali finora hanno costituito i principali mercati di sbocco per i suoi prodotti agrozootecnici) mantiene inalterato il suo vivo interesse per i suoi mercati tradizionali d'Europa, e rivendica di fronte alla pretesa britannica, la sua libertà di vendere prodotti alimentari, a contanti ed anche a credito, sia ai Paesi neutrali che ai belligeranti.

In questo modo la neutralità proclamata dall'Argentina nell'attuale conflitto assume una portata amplissima, senza nessun accenno a particolare deferenza verso determinati Paesi. Trattasi del resto di un concetto tradizionale dell'Argentina, già sostenuto e praticato nella precedente guerra europea, e rispondente d'altronde ai suoi vitali interessi di Paese esportatore. Quasi sicuramente questo punto di vista verrà da essa sostenuto nell'attuale Conferenza di Panamà, in opposizione alla tesi del Nordamerica, interessato a limitare in esclusivo proprio beneficio il commercio dell'America Latina.

Infatti, come prevedevasi, all'apertura della Conferenza dei Neutrali che attualmente si sta svolgendo in Panamà, il S. Segretario Sumner Welles ha sùbito preso posizione esponendo la tesi del Governo di Washington che, di fronte alla disorganizzazione del commercio tra l'America e l'Europa in conseguenza dell'attuale conflitto, converrà che i Paesi Americani intensifichino i reciproci scambi commerciali: e per il raggiungimento di questo scopo gli Stati Uniti sono disposti a concedere ogni sorta di facilitazioni in materia di trasporti e di crediti.

«Siamo d'accordo-ha dichiarato il signor Sumner Welles -che ci occuperemo di discutere tutte quelle misure pratiche che nella forma più vantaggiosa servano per attenuare il rude colpo della guerra attuale sulla nostra economia nazionale ed evitare fin dove sia possibile lo spostamento e la disorganizzazione delle attività commerciali, finanziarie ed economiche interamericane, che produssero tanta strage negli anni della gran guerra, dal 1914 al 1918.

«Siamo anche d'accordo per prestare attenzione alla continuazione dei nostri programmi massimi di espansione e di cooperazione commerciale ed economica tra le nostre diverse repubbliche. .

«Nella sfera della lotta economica che si sta svolgendo, ci troviamo di fronte a difficoltà di carattere immediato e fondamentale, e già stiamo esperimentando gli effetti della disorganizzazione del nostro commercio normale. Alcuni mercati per i nostri prodotti si sono chiusi o si sono ridotti ed altri varieranno enormemente. Dobbiamo prevenire le difficoltà che dovremo affrontare per disporre degli eccedenti causati dalla guerra, il che produrrà come risultato la discesa dei prezzi o sovraccaricherà con nuovi oneri le nostre finanze pubbliche. Sotto altri aspetti dobbiamo prevenire l'aumento anormale della domanda, che darà per risultato l'aumento inatteso dei prezzi e degli utili e per conseguenza una pericolosa espansione su basi temporanee e instabili.

«Non dubitiamo che ciascuna delle nostre Nazioni saprà determinare la sua azione su di un programma che sarà destinato ad attenuare gli effetti di questa disorganizzazione commerciale sul proprio benessere. Vi sono, però, molte forme mediante le quali le Nazioni americane possono aiutarsi le une con le altre in

questo lavoro. Possiamo aumentare sostanzialmente il commercio tra di noi, senza servirei di discriminazioni contro il mondo. I Paesi che hanno gli stessi problemi, di eccedenti, possono addivenire ad accordi temporanei tra di loro, che li aiuteranno a migliorare la loro situazione. Mediante i nostri sforzi concentrati, potremo fare qualche cosa per mantenere il nostro commercio usuale degli arUcoli di prima necessità di tempo di pace con gli altri Paesi neutrali».

Insomma gli Stati Uniti danno già come un fatto inevitabile, e già quasi compiuto, la disorganizzazione del 'commercio tra l'America e l'Europa, e non accennano nemmeno alla possibilità di una difesa collettiva dei propri interessi di neutrali, sulla base delle riserve già formulate da alcuni Paesi, come l'Argentina e l'Uruguay, contro la nota inclusione da parte dell'Inghilterra dei prodotti alimentari nella lista delle merci di contrabbando di guerra.

Ammessa come fatale una tale disorganizzazione, la necessità di trovare iiuovi sbocchi sorge evidente, ma la possibilità che gli Stati Uniti aumentino i loro acquisti di prodotti sudamericani non viene nemmeno a'ccennata. Invece, e quasi a confermare che un tale aumento non potrà verificarsi, il signor Sumner Welles ha offerto l'apertura di crediti ai compratori di merci nordamericane.

«Sono autorizzato a dichiarare-ha soggiunto-che il Governo degli Stati Uniti desidera cooperare con tutte le altre repubbliche americane in tutti quegli sforzi dedicati a sviluppare i mezzi dei loro Paesi secondo gli aspetti economici e di non concorrenza.

Quando lo si desideri, aiuterà e farà tutto quanto potrà per accordare ad esse crediti per mezzo dei servizi del suo sistema bancario di proprietà privata, così come pure attraverso le istruzioni controllate dal Governo, quando queste ultime dispongano dei fondi necessari per tali fini. Per il finanziamento di affari correnti si spera che solo saranno richiesti crediti a breve scadenza; per l'acquisto di materiale ferroviario, prodotti delle industrie pesanti, ecc., vi saranno disponibili crediti appropriati alle circostanze».

Il signor Sumner Welles infine ha assicurato che « finchè continui l'attuale situazione, le facilitazioni normali di trasporto e le linee di navigazione tra gli Stati Uniti e le sue vicine americane, attualmente in servizio, non solo non saranno ostacolate ma saranno anche aumentate, semprechè tale aumento sia necessario e fattibile ».

Come si vede, più che a concretare un comune piano di difesa contro alcune pretese degli stati europei belligeranti e per la difesa degli interessi dei Paesi neutrali contro tali pretese, gli Stati Uniti ritengono giunta l'occasione propizia per compiere un altro passo importante verso l'affermazione della loro egemonia economica su tutto il Continente Americano, secondo i postulati della dottrina di Monroe.

Ma non è senza un profondo significato che all'apertura della Conferenza mancassero, perchè ancora in viaggio, le principali delegazioni sudamericane, tra cui quella dell'Argentina; come non è punto casuale la designazione a capo di quest'ultima non di un membro del Governo ma di un giureconsulto, il dott. Leopoldo Melo, che se gode di meritata stima come tale, al suo attivo politico non ha che dei ripetuti insuccessi. La sua designazione in ogni modo dimostra l'intenzione dell'Argentina di rimanere, durante lo svolgimento della Conferenza, unicamente e strettamente nel campo giuridico per la compilazione di un Codice dei neutrali, senza sconfinare nel 'campo economico, nel quale essa intende di riservarsi sempre la più ampia libertà di azione.

Intanto da parte degli Stati Uniti viene approfondito lo studio dei problemi commerciali relativi all'America Latina, ai fini di una eventuale intensificazione dei traffici. Particolarmente sintomatico a tale proposito, anche per gli accenni riservati al nostro Paese, è il programma della Conferenza convocata verso i primi del prossimo mese di ottobre dal Dipartimento del Commercio di Washington, per esaminare la proposta di creazione di un'Agenzia di controllo dell'esportazione nel Sudamerica. Detto programma contiene infatti, tra gli altri, i seguenti temi:

a) Necessità di un regolamento per il prezzo e la qualità delle merci da esportare nell'America Latina.

b) Discussione ampia della convenienza, dal punto di vista economico, di aumentare il commercio latino-americano, per far fronte alle difficoltà economiche create dalla guerra europea. L'Agenzia di controllo si costituirebbe per impedire che gli speculatori cerchino di ottenere rapidi benefici col commercio latinoamericano.

Il questionario che verrà sottoposto ai partecipanti alla Conferenza, contiene numerosi quesiti, dei quali i più importanti sono i seguenti: l) Quale percentuale degli articoli anteriormente somministrati dai belligeranti all'America Latina potrebbero fornire gli Stati Uniti? 2) L'aumento mondiale dei prezzi degli articoli di prima necessità con

tribuirà ad una maggiore disponibilità di divise nell'America Latina?

3) Quale sarà l'importanza delLa concorrenza giapponese ed italiana?

4) Potrà la Germania consegnare merci al Sud America per mezzo dei Paesi neutrali, ad esempio per mezzo dell'Italia?

5) Che cosa si può fare per assicurare la ·Conservazione del commercio latino-americano dopo la guerra?

6) Che cosa deve farsi per facilitare il commercio mediante esposizioni, ovvero mediante il mantenimento di consulte private col Sud America, per consigliare i commercianti?

Altri quesiti chiedono se gli articoli di produzione nordamericana sono tali da soddisfare il gusto latino-americano; su quali metodi si basi la concessione dei crediti; se nell'America Latina vi siano disponibilità di materie prime per la fabbricazione di materiale bellico o di altri prodotti, come il manganese; ecc.

Mi riservo di riferire ulteriormente sulla materia in oggetto.

(l) Non pubblicato.

495

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. 22541/301 P. R. Roma, 29 settembre 1939, ore 2,30.

Comunicato di cui al vostro telegramma 723 (l) è stato pubblicato oggi sulla stampa italiana, insieme notizia gradimento nuovo Ambasciatore Amau.

Comunicato è stato preventivamente segnalato a questi corrispondenti giap

ponesi per trasmissione costà.

Nostri giornali lo pubblicano con rilievo.

Codesta stampa dovrebbe fare altrettanto.

(l) Vedi D. 423.

496

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. s. N. (1). Berlino, 29 settembre 1939, ore 9,45.

I documenti firmati a Mosca questa notte sono tre:

l) Trattato di frontiere e di amicizia russo-tedesco che fissa le frontiere comuni fra i due Stati. La linea è quasi totalmente que11a già fissata per la demarcazione delle zone di occupazione militare e cioè: fiumi Pisa-Narew-VistolaSan. I tedeschi ottengono qualche breve tratto sulla destra della Vistola a sud di Varsavia.

2) Dichiarazione comune dei due Governi che affermano come, esaurito il conflitto polacco, lo stato di guerra esistente fra Germania da una parte e Francia e Inghilterra dall'altra, dovrebbe cessare. A questo scopo i due Governi, con l'aiuto di altri Paesi amici, si adopereranno a questo scopo pacifico. Se viceversa Inghilterra e Francia volessero continuare nello stato di guerra, la responsabilità di quanto avverrà ricadrà interamente su di loro e i due Governi di Berlino e di Mosca prenderebbero le misure necessarie per reagire.

3) Uno scambio di leMere Ribbentrop-Molotov in materia economica che prevede nuovi accordi e la fissazione di un piano in comune tra i due Paesi in materia economica.

Si annuncia in pari tempo che l'accordo tra Mosca e Tallinn sulle basi già note è stato concluso.

497

L'AMBASCIATORE A BERLINO ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 790. Berlino, 29 settembre 1939, ore 12.

Rettifico mio n. 789 (2) e preciso qui appresso nuova linea di confine russo

tedesca che, nei confronti della precedente linea di demarcazione, rappresenta

notevolissimi vantaggi tedeschi rperchè frontiere vanno così fissate:

l) punta sud della Lituania e linea nel senso del parallelo che taglia il

saliente di Suvalki che è data ai tedeschi.

2) antico confine tedesco polacco dalla Prussia Orientale fino al fiume Pisa;

corso del Pisa fino a Ostrolenka: linea retta da Ostrolenka a Nur sul Bug; corso

del Bug fino a Krystynopol; linea retta da Krystynopol fino a Jaroslaw; corso del San da Jaroslaw alle sorgenti.

Non si parla quindi più del confine della Vistola ma di quello del Bug e restano quindi .in zona tedesca la Mazovia orientale con Siedlce con tutta la zona di Lublino con Chelmzamosc. Gran parte quindi dei territori abitati esclusivamente da veri polacchi resta compresa nella zona tedesca.

(l) -Il numero è probabilmente 789, come si desume dal Fon. 790, vedi 497. (2) -Vedi D. 496.
498

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 229. Shanghai, 29 settembre 1939, ore 12 (per. giorno 30 ore 3).

Informazioni recenti, che sono andato raccogliendo in questi settori, mi confermano determinazioni ,cui sarebbe giunto Governo giapponese di liquidare l'incidente cinese in modo integrale e al più presto.

Patto di non aggressione russo-tedesco e poi azione russa in Polonia hanno indotto Giappone a rivedere suo programma e politica in Cina. Abbandonando primitivo piano dei militari di controllo territori cinesi occupati e di lasciare p~r qualche punto sussistere una Cina tagliata dal resto del mondo povera ed innocua, esso vuole ora affrontare soluzione problema cinese in forma totalit,aria. Poichè per le alte gerarchie militari l'U.R.S.S. rimane tuttora il nemico principale e implacabile, esse vogliono evitare che Mosca rafforzata dalla sua avanzata in Europa possa consolidare nelle estreme prorvincie occidentali cinesi sua influenza pericolosa. A costo sacrifici di amor proprio e di orgoglio Giappone .sarebbe ora deciso largheggiare non solo con Wang Ching Wei ma anche con Chung-King per giungere a una pace che gli permetta di essere pronto per ogni eventualità.

Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

499

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 791. Berlino, 29 settembre 1939, ore 13,19 (per. ore 19). Mi riferisco ai documenti resi di pubblica ragione stamane. « Accordo ripartizione territorio polacco » farebbe emergere lo stato di cose attuale come definitivo. D'altra parte «dichiarazione » comune dei due Governi parla di «sforzi di entrambi per raggiungere la pace al più presto possibile». Come ciò sia raggiungibile senza nulla cedere è difficile concepire. Può darsi quindi che i due Governi si riservino offrire la ricostituzione di una Polonia Nazionale in sede di negoz.ia

zioni, cui appare -dalla lettera stessa della dichiarazione -evidente il desiderio di associare l'Italia.

Per quanto io sia convinto della opportunità -direi necessità -di perseguire opera di pace già intrapresa dal Duce, altrettanto sono pure convinto che in tutte queste azioni Italia abbia interesse a mantenere la propria individualità. Non credo ci converrebbe appoggiare senz'altro quella qualunque azione che Germania e Russia volessero suggerire. Il Duce ha in materia idee ben definite. Sarebbe venuto il momento di farle conoscere e insistere -se si vuole l'ausilio dell'Italia -perchè esse siano adottate.

Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

(l) Vedi D. 522.

500

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 168. Mosca, 29 settembre 1939, ore 13,40 (per. ore 17,30).

Ho veduto stamane Ministro degli Affari Esteri tedesco il quale mi ha messo al corrente degli accordi firmati notte scorsa al Krem!ino. Essi consistono di tre documenti:

l) Una dichiarazione di politica comune colla quale i due Governi invitano Francia e Inghilterra a cessare la guerra ed in caso di rifiuto si impegnano a consultarsi nelle misure da prendere.

Viene con ciò prospettata possibilità di alleanza militare tedesco-sovietica che del resto praticamente già funziona. 2) Trattato di amicizia e di delimitazione confini. Viene fissata linea che marcherà d'ora innanzi frontiera fra i due paesi. Territori abitati da popolazione bianca russa e ucraina risultano attribuiti all'U.R.

S.S. quello della Polonia etnografica alla Germania. Ciascuna parte deciderà in modo indipendente circa futuro assetto dei territori di cui ottiene libera disposizione.

Ministro degli Affari Esteri tedesco mi ha deMo che sistema definitivo territori polacchi verrà compiuto secondo decisione che a suo tempo prenderà Fiihrer. Sarà annesso al Trattato un protocollo tuttora in elaborazione per precisare fissazione della linea di demarcazione.

3) Scambio lettere fra Ribbentrop e Molotov col quale vengono gettate basi accordi economici molto ampi mediante scambio materie prime sovietiche contro prodotti industriali tedeschi.

501

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 792. Berlino, 29 settembre 1939, ore 13,49 (per. ore 18,05).

Il presente telegramma fa seguito a quello precedente (2). È assurdo attendersi che Francia e Inghilterra, specialmente questa ultima, accondiscendano alla pace senza la ricostruzione di una Polonia nazionale (rica

vata oltre dalla zona germanica ormai ingrandita, un poco anche dalla Russia) cui potrebbero venire assicurat,e speciali facilitazioni economiche in un porto tedesco. Solo un modus vivendi del genere potrebbe persuadNe lo stesso Governo degli Stati Uniti ad unirsi -ciò che nei confronti inglesi conterebbe molto ad un'opera di pace.

Bisogna rendersi conto che azione russa nel Baltico ha allontanato di più se pure ciò era possibile -simpatie del mondo dal nuovo binomio germanosovietico.

Una certa affermazione di individualità -anche se dovesse segnare l'inizio di un processo di differenziazione -mi panebbe nella specie necessaria anche in vista del progressivo rinsaldarsi della amicizia germano-sovietica, amicizia che ormai dalla «dichiarazione» (vedi sia l'ultimo _paragrafo della medesima sia i memorandum) è portata virtualmente, senza consultazione nostra, al rango di una alleanza. Appena ritornato Ribbentrop, mi metterò in contatto con lui per le maggiori possibili informazioni e precisazioni.

(l) -Vedi D. 501. (2) -Vedi D. 499.
502

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 794. Berlino, 29 settembre 1939, ore 15 (per. ore 22).

Mio telegramma 790 (1).

Arrotondamento zona occupazione tedesca ha per evidente scopo di lasciare alla Germania di formare, 'ricavandola esclusivamente dal proprio seno, quella qualunque nuova Polonia 'Che essa intenda di far sussistere.

503

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. STRETTAMENTE SEGRETO 795. Berlino, 29 settembre 1939, ore 15 (per. ore 23,30).

A ulteriore chiarimento miei telegrammi 791 (2) e 792 (3) devo aggiungere che -da informazioni attinte a fonte di cui ai miei telegrammi n. 781 e 788 in data 27 corrente (4) e 29 corrente (5) mi risulta che idea di una Polonia Nazionale av,rebbe gradatamente fatto luogo a quella della costituzione di uno Stato semi-vassallo, inteso sopratutto ad albergare i diversi popoli abbracciando ebrei polacchi acquistati. Pertanto, credo che esso non sarebbe completamente ad ogni effetto ,sostanzialmente desiderato (6) dalla Germania, le cui frontiere militari rimarrebbero ad Est, e non ad Ovest dello Stato stesso.

È evidente che ciò non potrebbe costituire una offerta accettabile dagli altri, e sarebbe troppo lontano dalle idee del Duce perchè Questi possa farsene l'assertore.

Donde la riaffermata necessità far conoscere il nostro pensiero subito, prevenendo proposte e piani a carattere definitivo.

(l) -Vedi D. 497. (2) -Vedi D. 499. (3) -Vedi D. 497. (4) -Vedi D. 469. (5) -Non pubblicato. (6) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Gruppo errato e di dubbia interpretazione •.
504

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. P. SEGRETO 22882 P. R./302. Roma, 29 settembre 1939, ore 16,30.

In relazione ai vostri telegrammi circa le tendenze affioranti in Giappone, voi non dovete in alcun modo opporvi a quelle che si manifestano preoccupate nei confronti della Russia, e dovete invece sottolineare il pericolo che rappresenta per il Giappone il fatto che i russi abbiano ora rinforzata la loro posizione in Europa in modo da poter sempre più pesare sull'Asia.

505

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. P. 22883/P. R. Roma, 29 settembre 1939, ore 16,30.

Per l'eventualità che l'idea spontaneamente affiorata in molti Paesi d'Europa, e cioè la costituzione di un blocco di neutri con carattere principalmente economico, venisse a maturazione in seguito ad iniziativa italiana, cercate di conoscere quale sarebbe il punto di vista di codesto Governo e aggiungete che:

l) una adesione del Giappone sarebbe particolarmente gradita all'Italia e agli altri Paesi; 2) che la Germania non si oppone alla costituzione di un tale blocco.

506

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 44. Tallinn, 29 settembre 1939, ore 17 (per. ore 22,30).

Accordi con U.R.S.S. che il Governo Estonia è stato costretto firmare rappresentano grave menomazione diritti nella sovranità Estonia e premessa ed inizio ulteriori possibiH violazioni ~etti diritti.

In realtà destino Paese appa.riva già da tempo segnato in caso di guerra. Conseguenza più importante patto mutua assistenza russo-estone sembra essere diminuzione influenza prestigio tedesco che avvenimenti ulteriori potrebbero esercitare in zona più vasta nel Baltico Orientale.

507

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 730. Tokio, 29 settembre 1939, ore 19 (per. giorno 30, ore 3).

Anche prima inizio conflitto non avevo mai dato al collega tedesco notizie di particolare riservatezza. Dopo inizio di esso, non gli tlò più nemmeno quelle di media riservatezza e mi limito a chiedere. Serbo tuttavia con lui ottime relazioni personali e ci incontriamo almeno una volta alla settimana e ci scambiamo impressioni sulla situazione in Giappone. Se giapponesi vogliono, possono dire loro stessi all'Ambasciata tedesca quello che credono. Senonchè ora, anche meno di prima, sono inclini fare confidenze (il mio collega è all'oscuro di parecchio) e questa è una ragione di più per indurmi a non ripetergli quello che giapponesi sono disposti dire a noi ma non a loro. Non soltanto Ministro degli Affari Esteri ma anche Ministro della Guerra serba vivo risentimento per Germania. Oltre a ciò, non ha particolare fiducia nel mio collega di cui non dimentica passato sinofobia. Infine Ambasciata di Germania ha un certo suo modo di trattare che giapponesi apprezzano poco. Perciò si inchinano sorridenti, fanno complimenti e

oasta.

508

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE RISERVATO 170. Mosca, 29 settembre 1939, ore 19,75 (per. giorno 30, ore 2).

Commentandomi accordi von Ribbentrop ha messo in valore che U.R.S.S ha rinunziato a qualsiasi parte territorio appartenente alla Polonia etnografica lasciando alla Germania completa libertà di decidere circa convenienza o meno di mantenere in vita uno Stato polacco e sotto quale forma. Ha ugualmente messo in rilievo importanza dell'impegno di consultazione nell'eventualità che Francia e Inghilterra non aderiscano ad invito di cessare ostilità. Finalmente egli si è espresso con ottimismo circa larga possibilità della collaborazione economica.

Quanto agli Stati Baltici ho avuto impressione che la Germania abbia lasciato mano libera alla Rt;ssia. Accordo concluso ieri notte fra Molotov e Ministro Affari Esteri estone il QUale concede alla Russia occupazione militare due isole e di un porto estone come base militare, nonchè diritto di mantenere 25.000 uomini guarnigione in Estonia rende tale Stato praticamente vassallo dell'U.R.S.S. e forse prelude prossima occupazione definitiva.

Circa Romania von Ribbentrop mi ha smentito ·che U.R.S.S. intende procedere all'occupazione della Bessarabia.

Circa Turchia mi ha detto che intenzione Sovieti è di ottenere impegno categorico assoluta neutralità. Non gli risultava però ·che alcun accordo fosse stato finora raggiunto a causa del libero passaggio e del tentennamento del Ministro degli Affari Esteri turco. Ciò mi è stato confermato anche dal Vice Commissario Potemkin il quale mi ha detto stamane che conversazioni Ministro Affari Esteri turco non avevano ancora toccato .questioni fondamentali.

Con molta probabilità fase conclusiva sarà raggiunta questo pomeriggio, quando Molotov sfrutterà accordo tedesco-sovietico per esercitare fortissima pressione.

Von Ribbentrop non ha veduto Ministro turco.

509

L'AMBASCIATORE A MOSCA ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 171. Mosca, 29 settembre 1939, ore 19 59 (per. giorno 30, ore 3). .Seguito telegramma 170 (1). Nel concludere suoi commenti sugli accordi conclusi U.R.S.S. von Ribbentrop mi ha fatto notare che soluzione raggiunta per questioni territoriali rappresenta migliore regolamento possibile per future relazioni tedesche sovietiche in quanto ha eliminato pericolo dissensi che avrebbero potuto nascere da una spartizione delle regioni abitate da polacchi. A partire da oggi U.R.S.S. si disinteressa della questione polacca lasciata completamente nelle mani della Germania mentre Germania a sua volta si disinteressa della definitiva sistemazione dei territori biancorussi i quali verranno probabilmente annessi puramente e semplicemente dalla Russia. Von Ribbentrop si è mostrato molto soddisfatto risultati raggiunti che porteranno a suo avviso inizio di una stretta e leale fattiva collaborazione tedesca sovietica ·in tutti i campi. Ha aggiunto che ormai Germania non nutre alcuna preoccupazione per l'Inghilterra e Francia qualunque sia loro scelta circa odierno invito di terminare guerra. Si è mostrato altrettanto ottimista circa Turchia perchè ritiene che malgrado politica equivoca del Governo di Ankara il quale vorrebbe concludere accordo con l'U.R.S.S senza rinunziare all'appoggio inglese e francese, essa finirà per cedere alle pressioni sovietiche. Von Ribbentrop mi ha accolto ed intrattenuto con marcata cordialità ma debbo osservare che questa volta egli non ha menzionato politica dell'Asse Roma

Berlino e collaborazione con l'Italia come invece ripetutamente fatto nel nostro colloquio del 23 agosto scorso.

510

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 64. Riga, 29 settembre 1939, ore 20,30 (per. giorno 30, ore 0,35). Mentre mi riservo riferire ciò che potrò quanto prima conoscere dal Ministro

Munters circa modo di vedere di questo Governo in merito ad accordo russoestone, riesce facile constatare come sua conclusione abbia senz'altro grande

zo -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

mente alleviato incubo dei pericoli gravanti anche negoziati commerciali Lettonia per tensione fra alleati Estonia ed U.R.S.S. Non può tuttavia sfuggire come basi sovietiche isole Oesel e Dagoo p<>ssano altrettanto facilmente controllare anche accesso marittimo Lettonia.

(l) Vedi D. 502.

511

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 799. Berlino, 29 settembre 1939, ore 21,10 (per. giorno 30, ore 2,30).

Ho veduto Ribbentrop soltanto per pochi minuti subito dopo suo arrivo, pri

ma che egli entrasse dal Fiihrer.

Egli mi ha promesso di chiamarmi domani. Sembra molto soddisfatto.

La sua accoglienza a Mosca è stata cordiale. Nei circoli di questo Ministero degli Affari Esteri si sottolinea 'COn evidente allusione all'Italia. la frase della « dichiarazione » sovietico-tedesca relativa agli sforzi per far cessare la guerra.

Io ne profitto per far capire che tutto dipende dalle condizioni che potranno essere offerte e che in materia di sforzi per la pace, unico apporto positivo potrà esser dato dall'Ltalia, quello sovietico non potendo essere -sul terreno politico diplomatico -che nullo.

512

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 88 (1). Helsinki, 29 settembre 1939, ore 21,50 (per. giorno 30, ore 0,30).

Parlandosi dell'accordo russo-estone questo Ministro degli Affari Esteri mi ha espresso sua sorpresa per l'acquiescenza Estonia che avallando cessione, sia pure in affitto, due isole che dominano Baltico orientale ha accettato profonda alterazione equilibrio di tal mare. Questo parere qui assai diffuso non è condiviso da questo Ministro di Germania che invece giudica azione sovietica verso Estonia quanto mai prudente e riguardosa essendosi Russia accontentata soluzione che non intacca sovranità Estonia mentre era evidente che essa era in condizioni poter imporre Estonia qualunque sacrificio.

Quanto al Baltico mio collega di Germania non vede serie modifiche per la Germania dall'affacciarsi della Russia sul golfo di Rig:l.

Sopratutto mi sembra che egli ritenga tale problema secondario dato stato attuale intimi rapporti russo-tedeschi e l'apporto positivo che i sovieti rappresenteranno -secondo lui -in un prossimo avvenire dopo la conclusione odierni accordi di Mosca.

(l) Nei documenti n. 516 e n. 517 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza.

513

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 87. Helsinki, 29 settembre 1939, ore 21,57 (per. giorno 30, ore 0,30).

Accordo russo-e.stone, ritenuto qui come inevitabile sottomissione del più debole alla pressione sovietica, accresce perplessità net-vosa questi ambienti politici e militari che temono quale situazione pericolosa si creerebbe se mire russe si dovessero dirigere anche verso Finlandia.

Questo Ministro degli Affa'l'i Esteri che mi è sembrato stamane insolitamente oscuro mi ha tuttavia smentito voci già diffuse di richieste sovietiche e mi ha detto confidare che ciò non avverrà.

Parmi effettivamente probabile ·che la Russia, soddisfatta per il momento dell'accordo estone, non affaccerà pretese verso questo settore. Se queste dovessero invece rivolgersi a quegli isolotti che furono oggetto di discussioni nel marzo scorso (telegramma di questa Legazione n. 19) appare sicuro che questo Governo anche su parere autorità militari si mostrerebbe molto più arrendevole che in altri tempi.

514

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 226. Sofia, 29 settembre 1939, ore 22,20 (per. giorno 30, ore 3).

Mio telegramma n. 185 (1).

Giornale Vreme di Belgrado che dà notizia imminente partenza per Mosca di Kiosseivanov e Ministro delle Finanze, dopo d'essere stato sequestrato è stato rimesso in cir·colazione.

Ambienti ufficiali rifiutano fino a QUesto momento fare dichiarazione circa viaggio Presidente del Consiglio e Ministro delle Finanze.

515

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 150. Bucarest, 29 settembre 1939 (per. giorno 1" ottobre).

Questo Ministro degli Affari Esteri che ho visto oggi, poco dopo la notizia dell'accordo tedesco-sovietico, non si rendeva ancora bene conto delle ripercussioni ·che esso potrà avere in questo settore, ed in particola·re modo sulle intenzioni della Russia, circa le quali, come ho riferito a V. E., permangono vivissime le apprensioni di questo Paese.

Gafencu mi ha detto che l'annessione della Bessarabia alla Russia non potrebbe certamente convenire alla Germania, sia perchè la Romania verrebbe privata delle risorse di quella regione che gli accordi economici tedesco-romeni assicurano in larga misura al Reich; sia perchè vivono in Bessarabia oltre 80.000 tedeschi che ebbero una parte preminente nella lotta antibolscevica che ivi fu sostenuta; sia infine, sopratutto, perchè il dominio da parte della Russia delle bocche del Danubio sarebbe nettamente contrastante agH interessi politici della Germania.

Gafencu dubitava tuttavia che nell'attuale momento la Germania avesse interesse e possibilità di opporsi ad un'eventuale ulteriore espansione sovietica.

(l) Si riferisce al T. per corriere 185, vedi D. 449.

516

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE AEREO 151. Bucarest, 29 settembre 1939 (per. giorno 1• ottobre).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha letto un telegramma del Ministro di Romania a Mosca con il quale questi riferisce che in una conversazione da lui avuta ·con il Ministro degli Affari Esteri turco, Saracoglu, ha espresso la sua soddisfa2lione per la politica seguita dall'Italia, la quale, con le assicurazioni date alla Jugoslavia, con l'accordo raggiunto ·con la Grecia ed anche con l'atteggiamento tenuto nelle isole del Dodecanneso, mostra di lavorare per la pace.

Anche in questa occasione Gafencu mi ha ripetuto la sua persuasione che il Governo Turco sia ormai disposto a riavvicinarsi all'Italia.

517

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 118. Ankara, 29 settembre 1939 (per. giorno 5 ottobre).

In attesa di conoscere i risultati della visita di Saracoglu a Mosca, e gli orientamenti che da essa prenderà la politica turca, oggi più che mai incerta sotto l'influenza di pressioni contrastanti o divergenti e il peso di ineluttabili necessità geografiche ed economiche, credo utile riepilogare le successive fasi della situazione militare turca dalla fine dell'agosto scorso.

Iniziatasi la crisi polacca e dopo la conclusione del patto tedesco-sovietico, la Turchia attende che si definisca l'atteggiamento russo e mantiene le misure miHtari già prese senza adottarne di nuove. Ha in complesso alle armi circa

250.000 uomini. Apertesi le ostilità in Polonia e dichiaratasi la guerra fra l'Inghilterra e la Francia da un lato e la Germania dall'altro la Turchia decide un maggiore potenziamento delle sue forze armate; ma, nonostante la pressione inglese, non indice la mobilitazione generale, limitandosi a richiamare l classe e a disporre il richiamo di altre 3 classi. Successivamente le notizie sui richiami dei riservisti russi acuiscono le preoccupazioni della Turchia che porta prima a 5 poi a 11 le classi da richiamare. Si iniziano allora movimenti di rinforzo degli effettivi in Tracia, nei Dardanelli, alla frontiera russa. L'entrata delle truppe russe in Polonia mette la Turchia in un vero stato di orgasmo, poichè si profila una minaccia che non era mai stata considerata. La mobilitazione di 11 classi porta le forze turche a un ,totale di 600.000 uomini. Essa è tuttora in corso; si intensificano i movimenti verso la Tracia, i Dardanelli, la frontiera russa e -fatto nuovo -si passa alla formazione di una divisione sulil'alto Bosforo. È evidente che il fattore sovietico domina la situazione. La paventata azione dell'Italia sull'Anatolia passa in seconda linea nell'ordine delle preoccupazioni, tanto è vero che nella zona di Smirne non si nota nessun provvedimento importante. Ma permane una sensazione di pericolo dell'Albania, quindi le accresciute previdenze in Tracia che hanno anche lo scopo di parare ad una minaccia della Bulgaria dietro la quale può anche affacciarsi l'U.R.S.S.

Nessun fatto nuovo, nessuna predisposizione sulla frontiera siriana, nella zona cioè da cui dovrebbe partire un'eventuale spedizione verso l'Egitto, che però sembra doversi escludere.

Voci di invio di truppe turche in Grecia ed anche in Romania sono corse insistentemente ma non sono state confermate.

518

IL CONSOLE GENERALE A VIENNA, ROCHIRA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

TELESPR. 10538/1930. Berlino, 29 settembre 1939.

Già ·col telegramma per corriere del 2 corrente n. 1015 (l) ebbi a riferke che in Vienna la guerra alla Polonia non aveva destato grande entusiasmo. La questione di Danzica non era molto sentita da questa popolazione, che è ancora travagliata da numerosi e gravi problemi interni, e che si mantiene ancora in parte contraria all'annessione al Reich.

È da tener presente che non solo permangono i residui degli antichi partiti politici (cristiano-sociali, comunisti, legittimisti, ecc.) ma che sono qui commisti in larga misura al grosso nucleo tedesco della popolazione, gruppi etnici diversi (ebrei, cechi, polacchi, ungheresi, ecc.) i quali hanno una concezione particolaristica dei grandi problemi internazionali.

Perciò fin dai primi giorni della guerra è cominciata una coperta campagna disfattista, come ebbi ad accennare nel mio citato telegramma per corriere.

Manifestini dei comunisti e dei legittimisti furono sparsi per le strade durante la notte (mio telespresso n. 9905/1830 del 9 corr.), (2) ed anche recentemente i legittimisti hanno affisso in alcuni quartieri della città scritte riproducenti frasi del discorso di Chamberlain sulla ricostruzione dell'Austria; furono e vengono tuttora diffuse voci esagerate sulle perdite tedesche in· Polonia, ven

gono criticati i gerarchi nazisti che restano nei rispettivi Gau a svolgere le loro mansioni 'Civili (ciò che del resto è stato voluto dal Fiihrer); si propala la voce che i reparti austriaci al Fronte servono da « carne da cannone » come i senegalesi in Francia, ecc.

Tale campagna trova in varii ambienti un terreno favorevole sopratutto a causa delle misure di tesseramento dei viveri, che, come ho riferito col mio telespresso odierno n. (1), sono state recentemente rese alquanto pm severe e restrittive. Si sparge quindi in alcuni strati della popolazione un notevole malcontento.

Le notizie però diffuse in proposito dai giornali o dalle radio dei Paesi nemi'Ci sono grandemente esagerate, e spesso del tutto false. In realtà, il malcontento si esaurisce nel mormorio.

False le notizie di gravi incidenti e di rivolte di donne al mercato. Falsa altresì la voce che le truppe austriache al Fronte abbiano male combattuto od abbiano disertato.

D'altra parte la propaganda governativa mediante i giornali, la radio, il cinematografo, gli affissi murali, le adunate, ecc., è fatta in maniera molto efficace ed ottiene l'effetto voluto. Tutti coloro che sono animati da sinceri sentimenti nazisti conservano una fede assoluta nel Fiihrer e nell'invincibilità delle forze armate del Reich, e sono convinti della necessità di distruggere le ingiustizie del Trattato di Versailles.

Del resto la migliore propaganda è costituita dai grandi successi ottenuti in Polonia, e dalla tranquillità esistente sul Fronte occidentale.

Per ora, quindi, Io stato d'animo della popolazione civile, nonostante il malcontento esistente per le ragioni suaccennate, non è tale da intaccare in modo sensibile il fronte interno. Tuttavia esso merita di essere attentamente seguito, giacchè in caso di guerra di lunga durata, le condizioni dello spirito pubblico si verrebbero certo notevolmente aggravando.

(l) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 600. (2) -Non rintracciato.
519

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

Budapest, 29 settembre 1939.

TELESPR. 5147/1852.

Secondo l'impressione di questi ambienti politici e responsabili, l'atteggiamento della Germania in Romania non sembra dover giustificare il timore espresso da Gafencu che la Germania possa abbandonare la Romania alla influen

za russa. Si ritiene che la Germania ha troppo bisogno del petrolio romeno per mostrare minore interessamento alla Romania: anzi, almeno per il momento attuale qui si pensa, se mai, che la Romania sia oggetto da parte di Berlino di particolari cure.

(l) n numero manca: si tratta del Telespr. 10574/1942, non pubblicato.

520

IL MINISTRO A CITTÀ DEL MESSICO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. AEREO 1875/404. Città det Messico, 29 settembre 1939.

Mi richiamo al mio telespresso del 21 corrente n. 370 (1). Circa l'andamento della Conferenza di Panamà codesto Ministro ha certo dirette ed aggiornate informazioni da ben altre fonti che la mia. Credo tuttavia utile, a titolo di documentazione, riferire circa l'atteggiamento del Messico ed i •Commenti e le previsioni che si fanno qui.

Si prevedono diff.erenze notevoli tra i punti di vis,ta di vari Stati di questo Continente. Ma si tiene per certo che dalla Conferenza, e sopratutto dalle circostanze trascendentali che vi hanno dato origine, scaturi:rà una più intima solidarietà panamericana. Si ri.tiene altresì che l'atteggiamento degli Stati Uniti, ispirato dalla politica personale di Roosevelt, p.eserà naturalmente molto sulla Conferenza (vedere anche il mio telespresso sulla questione petrolifera (2) e quello sull'atteggiamento del Messico verso il conflittt· europeo di questa stessa data) (3).

I rappresentanti del Messico patrocineranno la neutralità più ·completa; ed al tempo stesso la maggior possibile collaborazione in tutti i campi tra le Repubbliche americane.

Il delegato messicano, che è questo Ministro degli Affari Esteri, ha intaDJto già richiamato l'attenzione della Conferenza sui problemi che più stanno a cuore a questo Paese: cioè quello dell'argento, della stabilizzazione del suo valore e della sua accettazione nei pagamenti tra Stati Americani; quello della necessità di maggiori agevolazioni nei traffi·ci ·continentali; quello della desiderabilità di sopprimere gli ostacoli che ritardano il libero movimento interamericano di capitali; quello della rapida condotta a termine della strada panamericana.

Il rappresentante messicano ha altresì preso un'iniziativa che ha un interesse soprattutto teorico almeno per quanto riguarda il Messico. Ha dichiarato cioè la sua preoccupazione circa l'avvenire che può essere riservato ad alcune terre americane che sono oggi colo'nie di Stati belligeranti (cioè inglesi e francesi). Ha chiesto che si faccia in modo che, nel caso in cui la guerra europea porti a un cambiamento di sovranità di qualche colonia americana, esse colonie siano libere di scegliere il loro destino. Tale atteggiamento messicano è stato in questi circoli diplomatici considerato alquanto donchisciottesco, prematuro, ispirato più che altro al desiderio di auto-réclame e di un interesse assai indiretto per il Messico, in quanto tutt'al più esso potrebbe essere interessato ad una piccola parte dell'Honduras britannico (vedasi al riguardo il mio telespresso in data 5 agosto u. s. n. 311) (4).

Comunque, circa la Conferenza di Panamà devesi rilevare che, contrariamente a quanto è accaduto per le Conferenze Panam:!ricane che l'hanno prece

duta, questa stampa e questa pubblica opinione vi portano un considerevole

interesse, a malgrado che la loro attenzione sia in primo luogo rivolta agli svi·

luppi diretti del conflitto europeo.

Continuerò a riferire.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato. (4) -Non rintracciato.
521

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 303. Parigi, 30 settembre 1939, ore 0,05 (per. ore 5,30).

Mi riferisco al mio telegramma n. 299 (1). Daladier mi ha fatto chiamare oggi per intrattenermi circa il comunicato del Deutsches Nachrichten Bureau. Mi ha detto che procedimento russo-tedesco non poteva avere altro effetto che confermare Francia netto proposito di continuare la guerra, e indebolire se non annullare correnti pacifiste che esistevano negli ambienti politici francesi. Egli stesso aveva sperato fino a ieri che in seguito liquidazione Polonia, lasciando maturare un poco le cose in Francia e in Inghilterra, si sarebbero potute intraprendere fra un certo tempo delle trattative internazionali che senza fare apparire accettazione degli avvenimenti polacchi come una capitolazione da parte Francia e Inghilterra avrebbero condotto alla costruzione di un sistema europeo che fosse stato di per se stesso garanzia di un lungo periodo di pace (in altri termini quanto ho riferito con mio rapporto n. 2769 del 26 corrente) (2). Ma ora la Germania, che parlava sempre della impossibilit~ di accettare il diktat di Versailles, metteva il mondo dinanzi al diktat di Mosca con una brutalità tale che lasciava ritenere che essa scontasse sicuramente una reazione negativa degli alleati per potersi lanciare con o senza la Russia nella grande avventura, tentando di addossare la responsabilità a Francia e Inghilterra. Trattandosi di un comunicato del D.B.N. Governo francese non aveva alcuna risposta da fare, ma se vi fosse stata una comunicazione ufficiale Daladier era sicuro che Francia e Inghilterra non avrebbero pc-tuto oggi meno che mai accettare imposizione russo-tedesca.

Per quanto personalmente io non possa esimermi dal ritenere che se tedeschi avevano interesse di giungere ad una pacificazione hanno ancora una volta scelto peggiore dei metodi (anzi quello che porta ad effetto negativo e dà luogo a reazione favorevole alla fusione anglo-francese finora difficile e contraria alle correnti pacifiste) ho creduto dovere far rilevare a Daladier ad ogni buon fine:

l) che i metodi tedeschi sono forse effetto della peculiare psicologia germanica e non di una calcolata brutalità diretta a scopi più vasti;

2) che bisognava riflettere su tutte le gravissime responsabilità che la situazione comporta. In caso di rifiuto anglo-francese era orlY'ai probabile che i tedeschi non si sarebbero più contentati di fare una guerra bianca fino al momento in cui il blocco non li avesse seriamente danneggiati, ma avrebbero subito portato contro il fronte occidentale tutto il peso dell·~ loro armi tentando una

rapida soluzione della guerra. Era la Francia in grado resistere a questo urto poderoso? Daladier mi ha risposto essere sicuro di sì. Aveva convocato stamane i capi militari e tutti gliene avevano dato la sicurezza. Mi ha svolto infine molti argomenti di carattere militare per dimostrarmi come la Francia, anche prima che Inghilterra abbia potuto compiere tutto il proprio sforzo, possa aspettare con piena fiducia l'urto della armate tedesche, alle quali, a suo giudizio, non (dico non) si aggiungeranno le russe.

Ho detto a Daladier che situazioni di questo genere contengono sempre incognite pericolose. Ad ogni modo iniziatasi la guerra in grande stile è lecito prevedere che da essa nasceranno anche problemi di ordine sociale e politico così importanti che per una Francia anche vittoriosa essi debbono fin da ora costituire oggetto di riflessione e di preoccupazione.

Daladier dopo avermi parlato del compito che ancora una volta può spettare all'Italia nell'ora presente gravissima per l'Europa, mi ha detto che prima di pFendere decisioni definitive desiderava personalmente conoscere in proposito il pensiero del Duce. Avrebbe perciò immediatamente telegrafato a codesto Ambasciatore di Francia perchè conferisca con V. E.

(l) -Vedi D. 480. (2) -Vedi D. 450.
522

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 230. Shanghai, 30 settembre 1939 ore 0,30 (per. ore 23,45).

Il presente telegramma fa seguito al numero precedente (1).

Giappone 'l'appoggia con tutta la sua influenza e con l'offensiva in corso su Changsa. Generalissimo paventa autorità che Wang Ching Wei è riuscito ad acquistare (prevalsa dal fatto che notevoli sue forze si orientano verso di lui) la quale gli toglie l'ultimo mezzo che potrebbe minare azione dell'antagonista: quello di trattare con Giappone. Ma Giappone ha risposto che allo stato delle cose nessuna trattativa è possibile al di fuori di Wang Ching Wei. E mentre si accelerano preparativi per istallare nuovo Governo, Giappor;e lavora a Hong Kong per indurre Chung King alla pace facendo concessioni e al tempo stesso pressioni per l'eliminazione del Generalissimo appr:;fittando momento favorevole.

Situazione attuale Cina Nazionale è quindi grave: minimo afflusso dei rifornimenti e stato delle finanze disperato.

E cresce il timore di un sempre maggiore isolamento come prova caldo appello all'Italia (mio telegramma n. 227) (2). Una pace dunque che si estende a tutta la Cina si presenta oggi come probabile e forse pure sotto gli auspici nuovo Governo centrale che dovrebbe iniziare la sua azione ufficiale a Nanchino verso la fine dell'anno corrente.

Agli sviluppi suddetti Francia e Gran Bretagna (Stati Uniti d'America sono

tuttora sospettosi e intransigenti) sarebbero già rassegnate. Questo Ambasciatore

di Francia si è convinto che tra pochi mesi nuovo Governo di Nanchino sarà

riconosciuto anche da quelli di Parigi e Londra. Questi cederebbero nella speranza che il nuovo atteggiamento giapponese potrebbe essere la sola remora efficace ad ulteriori pressioni della Russia in Europa, pur rendendosi conto che con un Giappone che già è, come sembra ormai certo, giunto a controllare intera Cina e si avvia anche controllare Pacifico, le posizioni anglo-francesi, malgrado le reazioni degli Stati Uniti e l'odierno temporeggiamento di Tokio, finirebbero con l'apparire precarie.

Comunicato Roma e Tokio per corriere.

(l) -Vedi D. 498. (2) -Vedi D. 479.
523

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLlNI, AL RE VITTORIO EMANUELE III

T. URGENTISSIMO S. N. Roma, 30 settembre 1939, ore 1,40.

Desidero, Maestà, mandarVi un ragguaglio della situazione a cominciare dall'estero. Cogli accordi di Mosca la Polonia è sparita per la quarta volta ma nessuno può dire che tale spartizione durerà eternamente. Intervento russo ha spostato i termini del problema ed è ormai chiaro che la Polonia di Versaglia non sorgerà più senza una duplice sconfitta russo-tedesca.

La costituzione giuridica che si delinea sarà una repubblica sovietica federata colle altre e un Reichsprotektorat.

Di stato cuscinetto non è più questione. Governo inglese ci ha pregato di non più parlare di pace perchè la G. B. è decisa ad arrivare sino in fondo non così la Francia dove funziona già un partito della pace che fa capo a Flandin, Lavai e a una parte notevole del partito socialista. Secondo una comunicazione dello addetto militare tedesco le perdite tedesche nella campagna polacca sono di 4 mila morti e 18 mila feriti. I tedeschi continuano ad affermare che non prenderanno iniziative ad ovest dove si verificano ancora episodi di fraternizzazione di iniziativa talvolta francese. È all'esame la costituzione di un blocco di neutri che farebbe capo all'Italia e che comprenderebbe oltre la Spagna, alcuni paesi del Danubio e dei Balcani tra i quali la Romania la cui posizione interna ed estera può ritenersi assai delicata. Viceversa prende quota la Bulgaria mentre la Turchia è tra l'incudine franco-inglese e il martello moscovita. Non tutti gli elementi tedeschi approvano quanto è accaduto in Polonia dove i tedeschi si sono battuti anche e sopratut:to per Stalin, senza parlare del pericolo rappresentato dal contagio bolscevico. Quanto all'interno situazione in progressivo nettissimo miglioramento. I provvedimenti finanziari son bene congegnati e chiuderanno la falla del bilancio ordinario. Nel campo militare la Libia non è più nella situazione straordinariamente precaria in cui si trovava alla fine d'agosto di fronte alle quadruple forze dei franco-inglesi. Tra poco Balbo avrà da 14 a 15 divisioni e nel suo colloquio odierno mi ha dichiarato che gli bastano. Queste divisioni però rappresenteranno soltanto fra alcuni mesi ~n vero strumento di guerra. In questi mesi sono stati mandati in Libia materiali per 170 mila tonnellate e dal gennaio ad oggi sono stati dedicati soltanto alla Libia oltre 2 miliardi. Ho dato istruzioni perchè sia mandata a casa la classe del 1902, composta di circa 80 mila uomini. Rimarranno sempre alle armi oltre un milione di uomini. Molto esagerati i lagni sulle requisizioni. Sta di fatto su 736 mila cavalli ne sono stati requisiti 17283 pari al 2 per cento e su 396.775 muli 26221 pari al 6 per cento.

Dai rapporti orali avuti con S. A. R. il Principe di Piemonte, Caviglia, Bastico e altri ho tutta la convinzione che molti inconvenienti comunque deplorevoli verificatesi col richiamo delle classi sono eliminati o in via di eliminazione ma il problema dei quadri (l) rimane sempre serio ed è necessario che sia aumentato di molto il gettito delle Scuole e Accademie militari. Altro problema al quale i tecnici devono dedicare la loro attenzione è il problema della artiglierie contro-aeree. Nessun dubbio che l'aviazione germanica è stata un fattore dominante del successo tedesco.

524

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 304 (2). Parigi, 30 settembre 1939, ore 2,10 (per. ore 6).

Mio telegrmma n. 303 (3).

Persona di cui al vs/ telegramma n. 329 ( 4) del 24 corrente ritiene anche essa che ultima mossa tedesca, per la sua forma più che per la sua sostanza, avrà anche su quella considerevole parte dell'opinione pubblica francese che è pacifista e antinglese effetto contrario a quello forse desiderato, allontanando piuttosto che avvicinando una possibile pacificazione. Detta persona ritiene però che ciò nonostante azione pacificatrice potrà avere ancora sucresso con ogni contemperanza (un mese o poco più) se tedeschi non (dico non) commetteranno errore di prendere iniziativa militare (ivi compresi bombardamenti aerei) su fronte francese. Se stasi delle operazioni continuerà da ,parte tedesca (poichè francesi sembrano tuttora disposti conservarla) potranno riconsiderarsi quelle forze che agiscono anche in seno al Parlamento francese in favore della pace.

Persona suddetta spera vivamente che l'Italia non (dico non) si faccia ora mediatrice di proposte germaniche; po·ssibilità accennata nel comunicato odierno della D.N.B. Tali prime proposte essendo destinate allo stato delle cose al fallimento, Italia dovrebbe riservarsi intervenire in un secondo tempo e agire ora forte su Germania affinchè questa continui sul fronte francese atteggiamento militare passivo finora conservato. Quando moment.:> opportuno fosse venuto Italia dovrebbe però sempre evitare di presentarsi come mediatrice, ma mettersi a capo di una unione di Paesi neutrali e parlare ai belligeranti non in nome degli interessi di una o delle altre parti avverse, ma in nome dell'interesse dei neutri e degli interessi europei che esigono cessazione conflitto. Italia dovrebbe quindi proporre ane due parti di ·accettare piano concreto di ricostruzione europea

(4} Vedi D. 417.

tanto politico quanto economico mediante il quale le sofferenze (l) contro la Germania di Hitler fossero eliminate con opportune garanzie e nel quale questioni territoriali che attualmente appassionano opinione pubblica fossero sommerse. Se nel frattempo operazioni militari non avranno avvelenato atmosfera, si potrà riformare in Francia una corrente politica favorevole ad esaminare tali proposte, sia pure continuando a restare sul piede di guerra, e capacità di resistere alle imposizioni dell'Inghilterra ed alle grandi forze di vario genere che essa possiede in Francia. Stessa persona ritiene infine che, se Hitler attenuasse sua posizione antisemita, come certe notizie sembrano attribuirgliente intenzione, pacificazione ne sarebbe automaticamente assai facilitata.

(l) -Parola di dubbia interpretazione. (2) -Nei documenti n. 524 e n. 536 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza. (3) -Vedi D. 521.
525

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERl, CIANO

T. 181. Washington, 30 settembre 1939, ore 13,57. (per. gio'rno ]o ottobre, ore 0,30).

Circa reazione accordo russo-tedesco mi riferisco Stefani speciale 351.

Mentre si attende riunione lunedì Congresso per discussione riforma legge neutralità, in base progetto leggermente modificato da Commissione Affari Esteri presieduta Senatore Pittman, Presidente Roosevelt ha dichiarato ripetutamente in conferenza stampa di ieri che S. U. A. non intendono essere implicati guerra europea.

Con sue dichiarazioni Presidente si è reso interprete gran massa popolo americano che è contrario partecipazione guerra purchè qualche fatto nuovo non intervenga per provocare scoppio emotività questa opinione pubblica.

526

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 803. Berlino, 30 settembre 1939, ore 15,30 (per. ore 18,30).

Ribbentrop mi telefona che V. E. è atteso qui domani sera.

527

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 805 (2). Berlino, 30 settembre 1939, ore 19,15.

Al Ministero della Propaganda è stato oggi comunicato ai giornalisti che il Conte Ciano giungerà domani a Berlino e cht il Reichstag è stato convocato per un giorno della settimana prossima (probabilmente mercoledì o giovedì).

Al Ministero degli Esteri Braun von Stumm interrogato circa visita del Conte Ciano, ha dichiarato che essa non costituisce una sensazione ma è la conseguenza logica degli impegni di consultazione che esistono fra l'Italia e la Ger-' mania. Poichè i due Paesi sono amici è naturale che il Governo tedesco voglia porre quello di Roma al corrente della nuova situazione, dato il fatto che dopo il riavvicinamento russo-tedesco è stata scritta molta storia.

Contatti analoghi si verificano fra gli uomini di Stato francesi e quelli inglesi.

Chiestogli se la visita avviene per iniziativa italiana o tedesca, ha affermato di non poterlo dire, ma ha ripetuto che il Governo tedesco annette molta importanza ad informare subito quello italiano della evoluzione degli avvenimenti.

Chiestogli se l'U.R.S.S. sarà tenuta al corrente dell'esito dell'incontro, ha affermato che a Mosca ,consta l'arrivo del Conte Ciano a Berlino.

Circa i:l contenuto della dichiarazione che il Fiihrer farà al Reichstag ha fatto osservare che il pensiero della Germania è già noto e che esso risulta dalle dichiarazioni di ieri e che molto non vi è da aggiungere.

A domanda ha dichiarato che se Francia e Inghilterra respingeranno le proposte di pace, non potranno attendersi che la Germania sia eternamente ferma sulla linea delle fortificazioni occidentali.

Circa l'informazione diffusa dalila radio inglese secondo la quale le trattative anglo-turche e franco-turche sarebbero giunte ad una conclusione favorevole, Braun von Stumm ha dichiarato di non avere nessuna informazione in proposito, ma ha fatto conoscere che le voci a questo riguardo vanno accolte con molta prudenza.

(l) -Sic. Forse: diffidenze. (2) -Nei documenti n 527 e n. 529" il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza.
528

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 221. Belgrado, 30 settembre 1939, ore 20 (per. ore 23,40). Mi risulta che trattative iniziate presso Comitato economico jugoslavo-germanico si presentano assai difficili. Da parte Germania si insisterebbe per ottenere materie prime industriali in conto clearing e qui si è disposti a mantenere integralmente impegni ma, è ben naturale, nelle presenti circostanze, si esige

rebbe per materie prime pagamento in valuta. La proccupazione di fronte alle pretese tedesche è per altro vivissima. Riferirò ulteriormente.

529

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 804. Berlino, 30 settembre 1939, ore 20,1!} (per. ore 23,30), Ministro Clodius e signor Rappold partiranno probabilmente mercoledì p.

v. per recarsi a Roma e trattare questione forniture di alcune materie prime,

e probabilmente all'occasione tratteranno anche questione applicazione accordo Alto Adige. Notizia è ancora riservata.

530

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 177. Mosca, 30 settembre 1939, ore 21,25 (per. giorno 1° ottobre, ore 0,30).

Telegramma di V. E. n. 66 (1). Ambasciata del Giappone smentisce che siano state iniziate trattative con Governo sovietico per conclusione patto di non aggressione. Negoziati oggi in corso a Mosca fra Molotov e Togo concernono esclusivamente regolamento della questione del confine Mongolo-Mancese. Ambasciata del Giappone ritiene che entrambe le parti vedono utilità normalizzare relazioni politiche e non esclude quindi possibilità futura di un patto. Tuttavia fino ad oggi nessuna istruzione in me·rito è stata ricevuta dal mio collega giapponese.

531

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 185 SEGRETO. Lisbona, 30 settembre 1939, ore 21,46 (per. giorno 1° ottobre, ore 3,30).

Mi riferisco al mio rapporto n. 1036 in data 25 corrente (2). Questo Ministro di Romania mi ha confidato, insistentemente chiedendomi che non sia rivelata fonte informazioni, un suo colloquio di ieri con questo Ministro di Francia. AméLeroy è tornato propositi bellici primi giorni. Gli ha dichiarato che situazione assunta da Italia non può essere ulteriormente tollerata da Francia e che particolarmente nel caso in cui su fronte Reno dovesse scatenarsi offensiva tedesca Francia agirà energicamente a Roma affinchè posizione italiana sia chiarita. Ha anzi fatto comprendere che tale passo potrebbe essere imminente.

Ha sconsigliato Ministro di Romania a fare transitare sua famiglia via Italia Francia.

532

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 187. Lisbona, 30 settembre 1939, ore 21,45 (per. giorno 1o ottobre, ore 3,50).

Mi riferisco al mio rapporto n. 1034 in data del 25 corrente (3). Questo Ministro di Romania mi ha detto che nomina di Argetoianu a Presidente del Consiglio dei Ministri deve essere interpretata non solo come abile

mossa che ha evitato assunzione al potere di un elemento assolutamente legato interessi germanici, ma sopratutto come conferma indirizzo verso l'Italia politica romena. Argetoiano direttore... (1) ... in Bucarest è però in pari tempo ben visto Germania.

Ministro di Romania appartiene gruppo politico nuovo Presidente del Consiglio e attende esser richiamato Bucarest per incarico politico. Prevede altri mutamenti nel Governo romeno e insiste su opportunità allontanamento Gafencu.

È .estremamente preoccupato nuova :frontiera con Sovieti della Romania e dell'Ungheria, degli ultimi sviluppi dovuti agli accordi tedesco-sovietici e per la sorte della Bessarabia.

È più che mai convinto che politica balcanica deve appoggiarsi Italia e vede nella nomina Capo del suo gruppo politico sicuro indice tale orientamentò.

(l) -Vedi D. 426. (2) -Vedi D. 434. (3) -Vedi D. 433.
533

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BASTIANINI, AL MINISTRO ALL'AJA, DIANA

T. 22948/36 P. R. (2). Roma, 30 settembre 1939, ore 22,30.

Vostro telespresso 650 del 15 settembre (3).

Potrebbe essere inteTessante conoscere testo memoriale britannico; e potrete quindi cercare di procurarvelo, naturalmente come di Vostra iniziativa e a titolo personale.

534

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO AL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI

T. 22863 P. R./67. Roma, 30 settembre 1939, ore 23.

Vostro telegramma n. 100 (4).

Accreditamento Fuad Hamza a Parigi in qualità Ministro Plenipotenziario porta come conseguenza ·che Saudia viene ad avere rappresentanti diplomatici soltanto a Londra e a Parigi. Non invece in Italia. Vedrei con piacere che un rappresentante della Saudia fosse accreditato a Roma. Ciò di cui si avvantaggerebbe in definitiva posizione Saudia stessa.

Potrete esprimervi opportunamente in tal senso con codeste Autorità.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Gruppo indecifrabil" •. (2) -Nei documenti n. 533 e n. 534 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza. (3) -Si tratta forse del D. 230. (4) -Non pubblicato.
535

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO AL MINISTRO A SOFIA, TALAMO

T. 557 R./210. Roma, 30 settembre 1939, ore 23.

Vostro n. 224 (1).

Nulla qui risulta circa progetto blocco difensivo balcanico di cui Vi h:a parlato codesto Presidente del Consiglio. Tanto meno Italia può quindi avere appoggiato un tale progetto, che dall'assieme delle circostanze da Voi riferite, appare, di marca sospetta e contrario in ogni caso a quella politica di « neutralità indipendente» a cui Presidente Consiglio Vi ha dichiarato di volersi attenere e che è evidentemente la più rispondente ai veri interessi codesto Paese.

536

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 297. Parigi, 30 settembre 1939, ore 23 (per. giorno 1° ottobre, ore 1,03).

Nel Consiglio dei Ministri di ieri è stato letto un rapporto di François-Ponçet circa atteggiamento politico dell'Italia.

Rapporto pieno di « se » e di « ma » lascia aperta la strada a tutte le ipotesi in modo che il ,suo autore potrà avere sempre ragione quale che sarà lo svolgimento degli avvenimenti. Ciò non (dico non) ha fatto buona impressione.

537

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 807. Berlino, 30 settembre 1939, ore 23,12. (per. giorno ]o ottobre ore 3,40).

Credo opportuno fissare qui appresso gli elementi della situazione quale si è venuta a determinare dopo incontro Ribbentrop-Stalin.

A Mosca è stata decisa una vera e propria offensiva di pace, offensiva che si vorrebbe evidentemente appoggiata diplomaticamente dall'Italia. Senonchè questa offensiva sarebbe condotta con metodi tedeschi, spettacolari e perentori allo stesso tempo. È stato già convocato per settimana prossima il Reichstag onde dare modo al Filhrer di proclamare di là le condizioni della pace germanica.

Un simile procedimento creerebbe i più seri imbarazzi all'azione diplomatica che si vorrebbe svolta dall'Italia, azione che, in condizioni simili, avrebbe evi

cosa converrebbe limitare le comunicazioni da fare al Reichstag al minimo possibile, lasciando opportunamente all'Italia di fornire e di fare -in via contatti e sondaggi diplomatici -le precisazioni ed arrotondamenti del caso. dentemente ben poca speranza successo. V'è chi pensa invece che a tuteLa della

Questo per la procedura. Per quanto concerne invece il merito delle offerte di pace, Germania dovrebbe pur rendersi conto che senza il ripristino di una Polonia -ridotta ma tuttavia almeno formalmente indipendente -ogni tentativo sarebbe condannato al più sicuro fallimento.

Nè è detto che-anche procedendo con ogni prudenza e anche facendo una offerta che potesse, nelle circostanze es,sere considerata co~re generosa -si sarebbe comunque sicuri di riuscire.

Bisogna pur prevedere l'ipotesi di un insuccesso. determinando la linea di condotta da seguire in quel caso.

(l) Vedi D. 446.

538

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 808. BerLino, 30 settembre 1939, ore 23,12 (per. giorno 1° ottobre, ore 5,15). Seguito al T. 807 (1).

Anche su questo sembra che a Mosca sia stata tracciata la linea da seguire:

o pace subito, oppure subito guerra ad oltranza.

La questione è di estrema importanza. Il Fiihrer aveva, come è noto, dichiarato sempre di voler, ad Occidente, lasciare l'iniziativa agli altri mantenendosi per conto proprio sulla difensiva. Adesso invece sembra orientarsi in senso nettamente opposto. Ove Francia e Inghilterra -rifiutando l'offerta di pace in gestazione -mostrassero di voler la guerra ad ogni costo, la Germania si preparebbe dunque a prendere essa stessa l'iniziativa, e ciò con estrema violenza, spietata, impiegando gli ordigni ed i mezzi di guerra più mortiferi e -quello che è ancora peggio -eventualmente aprendosi un varco attraverso paesi neutrali.

Orbene, questo equivarrebbe praticamente a generalizzare la guerra, facendola dilagare da per tutto in Europa e persino in America. Nessuno potrebbe calcolare gli effetti di una simile azione. Se, invece, la Germania si attenesse al suo programma iniziale, quello cioè di continuare ad Occidente a mantenersi sulla difensiva, allora anche l'insuccesso pacifico di oggi, potrebbe preparare il successo di domani. Passato l'inverno, -prima di cominciarE' la vera guerra e magari prima, a Natale, tutti i Paesi del mondo potrebbero -sotto lo stimolo della diplomazia fascista -domandare se effettivamente varrebbe la pena di continuare -o meglio -intraprendere sul serio -una guerra che per mesi e mesi nessuno avesse mostrato di voler combattere.

Questo, ripeto, il quadro della situazione quale io, fondatamente, la vedo di qui, alla vigilia delle conversazioni di domani.

21 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

Aggiungo ad ogni buon fine non essere da escludere che qui si concepisca l'offensiva di pace in un quadro abbastanza largo, comprendente anche possibili intese sul disarmo, rapporti di commercio, eccetera.

(l) Vedi D. 537.

539

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 365. Bucarest, 30 settembre 1939, ore 23,45. (per. giorno 1° ottobre, ore 4).

Mi sono recato stamane a fare visita al Presidente del Consiglio. Egli mi ha detto che aveva tenuto a ricevermi per primo tra i Rappresentanti Esteri per confermare sua intenzione accentuare politica amichevole della Romania verso l'Italia, politica che corrisponde agli interessi del Paese oltre che ai suoi sentimenti personali.

Parlandomi situazione internazionale mi ha espresso opinione che continuazione guerra tornerà solo a profitto del comunismo e dello slavismo già arrivati nel cuore dell'Europa, aggiungendomi che occorrebbe convincere Francia e Inghilterra della follia che ·Commettono nel persistere nella loro intransigenza.

Presidente del Consiglio ha proseguito dicendo che Governo romeno segue con interesse e speranza azione del Duce e di V. E. per salvare Europa; che Romania ritiene poter rendere quaiche servizio alla causa della pace continuando atteggiamento che permetta parlare da amica a Francia e Inghilterra nella quale ultima Nazione vi sarebbe, secondo informazioni sue, qualche sintomo di minore intransigenza; ·che non di meno tutti in Romania, da Sovrano a ultimo cittadino, condividono azione politica italiana.

Pres.idente del Consiglio ha concluso augurando crescente influenza italiana in questo settore e domandandomi di pregare V. E. far pervenire al Duce suo deferente omaggio e sua profonda ammirazione.

540

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 366. Bucarest; 30 settembre 1939, ore 23,45. (per. giorno 1° ottobre, ore 4,35).

Calebotta mi riferisce che fermento tra popolazione russa è aumentato in

Bessarabia. Voce colà maggiormente diffusa è che Russia non entrerà nella re

gione militarmente ma provocherà esplosione movimento sovietico che sarebbe

già clandestinamente in atto, riservandosi intervenire a momento opportuno.

Negli ambienti romeni di Chisinau regna vivissima apprensione. Comando

romeno ha arretrato sul Pruth corpo d'armata stanziato Chisinau sostituendolo

con elementi celeri (cavalleria e truppe motorizzate).

541

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 370. Bucarest, 30 settembre 1939, ore 23,45. (per. giorno lo ottobre, ore 3,30).

In questi ambienti giornalistici circola la voce da qualche tempo ·che il Ministro degli Affari Esteri Gafencu pa,rtirebbe prossimamente per Mosca per negoziare patto di non aggressione romeno-sovietico.Via amichevole questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto stasera che per il momento unico viaggio in vista per Ministro Gafencu è una corsa a Costanza se Saracoglu di ritorno da Mosca passerà per detto porto.

Ritengo che in realtà non vi sia fino ad ora nulla di stabilito e che questo Governo attenda con ansia informazioni che Saracoglu recherà da Mosca circa intenzioni sovietiche nei riguardi di Romania per stabilire linea politica da seguire nei confronti Unione Sovietica.

542

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

:NOTA VERBALE. Roma, 30 settembre 1939.

The Anglo-Turkish joint declaration of May 12th contained a specific provision for its replacement in due course by a definite agreement. Negotiaiions have accordingly been proceeding between His Majesty's Government and the Turkish Government with a view to be elaboration of this definite agreement in the form of a treaty foreseeing mutual assistance in certain cases and providing for consultation in certain other eventualities. These negotiations have now been concluded, and the treaty will be signed shortly. The opportunity has been taken to emphasise again in the text that the treaty is not directed against any country, and the Italian Government may rest assured that its signature implies no change in the desire of His Majesty's Government to continue to collaborate with them in every possible way during the present cdtical times.

In view of the fact that the French Government effected with the Turkish Government on June 23rd a joint declaration in terms identic with those of the Anglo-Turkish declaration, the treaty is tripartite in form.

TRADUZIONE

La dichiarazione comune anglo-turca del 12 maggio, contenevé\ una specifica disposizione circa la. sua sostituzione, a tempo debito, con un accordo definitivo. Conformemente a ciò hanno avuto luogo negoziati fra il Governo di Sua Maestà e il Governo turco in vista dell'elaborazione di questo accordo definitivo nella forma di un trattato che preveda mutua assistenza in taluni casi e provveda ad una consultazione in certe altre eventualità. Queste trattative sono state adesso concluse ed il trattato sarà firmato fra breve. È stata colta l'occasione per affermare nuovamente nel testo che il trattato non è diretto contro nessun Paese, ed il Governo italiano può esser sicuro che la sua firma non implica alcun cambiamento nel desiderio del Governo di Sua Maestà di continuare a collaborare con esso in ogni modo possibile durante gli attuali tempi critici.

In vista del fatto che il Governo francese ha stipulato col Governo turco il 23 giugno una dichiarazione comune in termini identici a quelli della dichiarazione anglo-turca, il trattato è in forma tripartita.

543

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 134. Atene, 30 settembre 1939 (per. giorno 1° ottobre).

Nel ·corso dell'odierna conversazione, sulla quale riferisco con separato .rapporto, (l) il Presidente Metaxas mi ha spontaneamente detto che il Governo ellenico ha già disposto per il congedamento delle forze recentemente mobilitate, aggiungendo che due terzi di esse verranno subito mandate a casa e l'aLtro terzo, per ragioni tecniche, in un secondo tempo.

544

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 135. Atene, 30 settembre 1939 (per. giorno 3 ottobre).

Telegramma di V. E. n. 149 del l 7 settembre (2).

Per Corfù Vostri telegrammi nn. 68 e 70 (3) Vostro rapporto n. 1806 (4).

Nel .corso dell'odierna conversazione, su cui riferisco con separato rappor.to

Mi sono valso dell'occasione per dirgli che tale opera sarebbe stata particolarmente utile a Corfù e ho attirato la sua attenzione sulla situazione della nostra collettività in quell'isola, aggiungendo che si trattava colà di svolgere una vera e propria campagna di persuasione negli ambienti locali e in quelli dei funzionari subalterni, i quali, a differenza delle maggiori autorità, continuavano a dimostrare molta incomprensione nei nostri riguardi.

Il Presidente Metaxas si è mostrato al corrente della situazione, che ha deplorato, assicurando che avrebbe continuato ad adoperarsi per una maggiore distensione degli animi.

Non mi nascondeva, peraltro, che trattasi di un'azione a lungo respiro i cui frutti sarebbero cominciati ad apparire solo dopo qualche tempo, data la speciale ben nota situa.zione di Corfù.

Prego quel Regio Console Generale di voler continuare a segnalarmì ogni utile elemento in merito seguendo in modo speciale e riferendomi ·n comportamento nei nostri riguardi delle locali Autorità nonchè l'opera di distensione che potrà da esse venire svolta in quell'isola.

(5), il Presidente Metaxas ha tenuto spontaneamente a dirmi di aver dato istruzioni alla stampa, anche della provincia, di svolgere opera di ampia distensiòne nei nostri riguardi.

(l) -Si tratta del R. 7513/1171, vedi D. 546. (2) -Non pubblicato. (3) -.Non pubblicati. (4) -Non pubblicato. (5) -Vedi D. 546.
545

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

TELESPR. 7361/2299. Berlino, 30 settembre 1939 (per. giorno 4 ottobre).

Nel notiziario riservato del D.N.B. in data 29 settembre è riportato un articolo del Lavoro Fascista in cui il corrispondente da Budapest di tale giornale rileva che, se la Bulgaria entrasse neUa Lega balcanica, a parere dei circoli di Belgrado, questa verrebbe rafforzata in modo che il blocco dei suoi Stati neutrali rappresenterebbe un fattore da non sottovalutarsi anche dal punto di vista militare. Secondo il giornale, Sofia non potrebbe scegliere una terza strada, come pure gli altri piccoli Stati non potrebbero svolgere una politica propria al cento per cento e dovrebbero ne,cessariamente far capo ad una grande potenza.

È stato osservato che quanto sopra arieggerebbe la formazione di un blocco «politico » capitanato dall'Italia.

Sul primo punto ho risposto di no. Sul 'secondo mi sono richiamato alle direttive di cui al telegramma di V. E. n. 388 (l) del 23 settembre, ad ogni modo facendo presente che bisogna pur controbattere in qualche maniera, almeno sulla stampa, gli sforzi esercitati dall'Inghilterra; la quale mira essa stessa a mettersi a capo di un 'blocco balcanico non solo economico, ma politico (2).

546

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

Pubbl. GRAZZI: n principio della fine. Faro, Roma 1945

R. RISERVATO 7514/1171. Atene, 30 settembre 1939.

Con telegramma per corriere in data 15 settembre n. 0129 (3) nel riferire all'E. V. circa la conversazione avuta ,col Presidente Metaxas al mio ritorno da Roma, ebbi ad informare V. E. che il predetto, nell'esprimermi la convinzione che il patto italo-greco sino ad oggi in vigore dovrebbe essere sostituito con un nuovo documento di altra portata, ebbe a chiedermi se non potessi comunicargli qualche formula in uso in altri trattati analoghi.

Non ho creduto peraltro opportuno di accedere a tale desiderio, per lasciare che ogni iniziativa eventuale partisse da parte greca.

Sono stato stamane convocato dal Presidente Metaxas. Questi mi ha ripetuto

il suo vivo desiderio di dare alle relazioni italo-greche una forma che risponda,

meglio del patto del 1928, al suo desiderio di una fiduciosa e feconda collabora

zione tra i due Paesi, nonchè ai suoi personali sentimenti -di nuovo caloro

samente espressimi -di ammirazione per l'Italia e di devozione per il Duce.

Dato peraltro che tale patto veniva a scadere oggi stesso e in attesa che fosse

possibile dare attuazione a tale desiderio, egli si proponeva di dirigermi la Nota

che in copia mi onoro unire al presente rapporto.

Il Presidente Metaxas ha verbalmente aggiunto che uno scambio di Note

che riaffermasse la volontà dei due Paesi di collaborare più intimamente avrebbe

reso superfluo per la Grecia di consultarsi previamente cogli altri membri del

l'Intesa Balcanica, ciò che egli preferirebbe evitare in attes2 di un maggiore

chiarimento della situazione internazionale. Ritengo che il Presidente, prima di

assumere iniziative, desideri rendersi conto sopratutto dell'ulteriore atteggia

mento turco, quale risulterà in seguito al viaggio di Saracoglu a Mosca. Questo

Governo infatti nel momento attuale è combattuto tra il desiderio di non

allentare i legami 'COn la Turchia in funzione difensiya antibulgara, e la tema

che un'intesa russo-turca possa favorire l'e.;;pansione del comunismo nei Balcani.

Ho risposto al Presidente Metaxas che non avrei mancato di trasmettere

all'E. V. l'unito documento, rimanendo peraltro beninteso che t>sso aveva soltanto

il carattere di « progetto di nota » sul quale mi riservavo di far conoscere il

punto di vista del R. Governo e di presentare, se del caso, qualunque osserva

zione o controproposta che il Governo Fascista ritenesse del caso.

Mentre prego l'E. V. di volersi compiacere impartirmi le Sue istruzioni, mi

onoro rinnovarVi, Signor Ministro, gli atti del mio più devoto ossequio.

ALLEGATO

NoTA VERBALE. Atene, 30 settembre 1939. Le Gouvernement Hellénique a pris acte de la communication que Son Excellence le Ministre d'Italie a bien voulu faire le 12 courant au Président du Conseil, sur les instructions du Duce, et dont il a hautement apprécié l'esprit. Les nouvelles assurances contenues dans cette communication qui témoignent des dispositions amicales de l'Italie à l'égard de la Grèce, ont été accueillies avec la plus vive satisfaction. Ces dispositions amicales qui correspondent entièrement aux sentiments de la Grèce envers l'Italie, ont créé une atmosphère de cordialité entre nos deux Pays, dont le Gouvernement Royal se réjouit tout particulièrement. Le geste spontané du Chef du Governement Italien d'éloigner les troupes Italiennes de la frontière Albano-Grecque a profondément touché le Peuple Hellène qui a suivi avec la plus vive sympathie les efforts du Duce en vue du maintien de la paix. Particulièrement sensible aux sentiments qui ont inspiré ce geste, le Gouvernement Royal s'est empréssé d'ordonner des mesures militaires concordantes. Le Gouvernement Royal est heureux de saisir cette occasion pour affirmer à nouveau son intention de poursuivre sa politique de paix, à laquelle il demeure profondément attaché, ainsi que son désir sincère de voir s'inaugurer entre l'Italie et la Grèce une nouvelle période d'amitié et d'entente empreinte de la plus grande confiance réciproque. En s'inspirant de cette politique, et convaincu que celle-ci est entièrement partagée par le Gouvernement Italien, le Gouvernement hellénique a le ferme espoir que l'évolution de la situation internationale fournira dans un proche avenir

l'occasion aux deux Gouvernements, de donner à leurs relations une forme plus

concrète, en vue d'une confiante et féconde collaboration dans tous les domaines.

Entretemps le Gouvernement Hellénique est résolu a s'inspirer des principes

énoncés dans le Pacte d'amitié, de conciliation et de règlement judiciaire signé à

Rome le 23 septembre 1928 entre l'Italie et la Grèce.

(l) -Vedi D. 394. (2) -Vedi, fra i corrispondenti documenti tedeschi, Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII, D. 145. (3) -Vedi D. 220.
547

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 13()5/366. Dublino, 30 settembre 1939.

Mio rapporto n. 1304/365 del 30 corr. (1).

La convocazione per il 27 corrente del Parlamento irlandese da parte del Governo di De Valera è stata piuttosto una sorpresa per molti che si sono chiesti se dopo le esplicite motivazioni date dal Primo Ministro alle dichiarazioni di neutralità del 2 settembre e dopo che il Parlamento aveva, con voto quasi unanime, approvato la legge sui poteri eccezionali per il tempo di guerra, fossero ancora necessarie altre comunicazioni di natura pohti:ca. Il « leader » del maggior partito di opposizione, si è infatti domandato quali ragioni possono indurre il Governo a riunire di nuwo la Camera se non quella di far avallare in sordina la nomina del « rappresentante diplomatico » inglese per l'Eire! In tono non meno ironico, un deputato laburista ha interrogato il Primo Ministro se la nomina di Sir Maffey «specializzato in problemi coloniali» non dovesse a caso significare che la posizione dell'Irlanda nei confronti della Gran Bretagna, sia d'ora in poi da riguardarsi dal signor Eden come addirittura una colonia dell'Impero! Insomma tutti i partiti di opposizione indistintamente hanno chiesto a De Valera nelle 43 interpellanze avutesi durante i dibattiti del 26, 27 e 28 corrente, una maggiore franchezza e chiarezza sulle effettive intenzioni del suo Governo e sulla situazione interna che ha lasciato dubbiosa tanta parte dell'opinione pubblica irlandese.

Il Primo Ministro irlandese si è così trovato di fronte ad un «nutrito fuoco di fucileria» che ha sorpreso gli stessi suoi partigiani. Nel discorso di aper,tura della discussione, De Valera non ha parlato nè di rivendicazioni, nè di neutralità, nè di condotta del suo Governo. Si è semplicemente limitato a sottolineare le necessità della difesa del Paese, la gravità della situazione internazionale e l'urgenza di regolare i traffici con l'Inghilterra da cui dipendono i rifornimenti necessari alla vita economica e civile interna! Discorso quindi piuttosto scoraggiante data la massima indifferenza della Camera e della Nazione di fronte agli avvenimenti della guerra, con l'aggravante della generale diffidenza che accompagna la nomina dell'« Alto Commissariato britannico » per l'Irlanda che De Valera ha annunziato incidentalmente ed in sede di interpellanza.

In realtà la nomina di un rappresentante diplomatico per l'Irlanda rives,te un carattere politico particolare sia per il fatto che essa cade in un momento

in cui l'Inghilterra trovasi impegnata in guerra, e fa quindi prevedere l'even

tualità di possibili esigenze britanniche in relazione alle necessità strategiche

della difesa ,contro gli attacchi germanici; sia perchè il « messo » britannico viene

dalle masse popolari irlandesi ricollegato al ricordo dell'antico «governatore

generale » inglese di triste memoria. Comunque la nomina di un rappresentante

diplomatico del Governo di Londra ha qui destato l'impressione di dover in

avvenire sopportare un incomodo personaggio inevitabilmente portato ad inco

raggiare le correnti anglofile per la salvaguardia degli interessi dell'Impero.

Ciò appare tanto verosimile che il probritannico Irish Times si è affrettato a

rallegrarsi del « fatto nuovo » che -esso afferma -porterà ad eliminare tante

difficoltà « derivanti dalla cosiddetta associazione esterna che pone l'Eire entro

e fuori del Commonwealth». È naturale-soggiunge il giornale-che l'Impero

trovandosi in stato di belligeranza sorgeranno imprevisti problemi d'ordine co

stituzionale politico ed economico che richiedono contatti diretti e soluzioni

rapide. Il predetto giornale infine così ironicamente conclude:

«Con ciò viene finalmente a scomparire l'anomalia che mentre il Governo tedesco è qui rappresentato da un Ministro con piena immunità diplomatica e numeroso personale, la Gran Bretagna, che ha mille e più ragioni di interessi materiali e di sangue con l'Eire, non aveva fino a ieri nessun rappresentante!».

De Valera, nel suo discorso di apertura della discussione parlamentare, senza dare esplicitamente annunzio della nomina, ha spiegato la « necessità di un più intimo contatto» nonchè l'opportunità di avere un organo diretto con il paese che assorbe l'intera produzione agricola destinata all'esportazione. Soltanto l'Inghilterra -egli ha aggiunto -può oggi assicurare il rifornimento necessario alla vita economica della nazione. In altri termini, De Valera ha voluto giustificarsi del «fatto nuovo», coprendosi con le imperiose esigenze del commercio e della produzione che toccano gli interessi degli agricoltori e della classe proletaria, guardandosi però bene dall'entrare nel merito del « nuovo fatto » politico che le opposizioni non avrebbero mancato di sfruttare per muovere all'attacco.

Un'altra giustificazione De Valera ha creduto di dover fare, a proposito delle misure precauzionali di difesa civile e militare, sopratutto allo scopo di combattere la generale indifferenza agli avvenimenti della guerra da parte dell'opinione pubblica irlandese. Allegando che l'Irlanda non deve dare alcun motivo di lagnanza ai belligeranti, egli ha in sostanza confessato che talune misure precauzionali, apparse qui del tutto esagerate (l'oscuramento quasi totale della città, la formazione di un « corpo speciale di polizia », la « spietata » censura, la creazione di un organo centrale di rifornimento in collegamento con l'analogo organo istituitosi a Londra ecc.) sono in sostanza « imposte » dal Governo di Londra il quale poi non si rende esattamente conto della effettiva difficoltà di riuscire a far comprendere agli irlandesi che la neutralità « comporta delle restrizioni! » Per quanto De Valera si sia sforzato di calcare questo punto, è però dubbio che l'effetto possa essere raggiunto. Piuttosto l'eccitazione che crea negli ambienti nazionalisti tutto questo stato di cose, finisce col rendere ancor più delicata la posizione del Governo che a stento riesce a tenere in piedi la neutralità, la quale è evidentemente intesa da ciascun partito a modo proprio, eppertanto suscettibile di far luogo a tutti gli imponderabili. Sta intanto di fatto che

gli estremisti sentono di non poter continuare a restare «inerti~ e vorrebbero

« agitar,si » con tutte le proprie forze. Le voci le più strane sono infatti circolate

in questi giorni di una possibile insurrezione armata contro il Governo! De Va

lera, pur confessando che le autorità competenti avrebbero nei giorni scorsi,

come misura precauzionale proceduto a 93 arresti, non ha tuttavia creduto di

dover precisare l'effettiva situazione interna nelle risposte date alle numerose

interpellanze rivoltegli dall'opposizione. Comunque al riguardo è apparsa assai

significativa l'allocuzione con ·cui il Cardinale Primate d'Irlanda nelle presenti

circostanze ha invocato la concordia di tutti gli irlandesi. L'intervento di così

alta gerarchia ecclesiastica prova appunto quanto scarsa autorità abbia il Go

verno nelle ricorrenti fluttuazioni di questa opinione pubblica.

L'attuale momento potrebbe adunque essere così caratterizzato:

l) diffidenza largamente diffusa da par·te delle masse irlandesi verso tutta

la politica della neutralità del Governo;

2) difficoltà di conciliare le esigenze interne con gli stretti obblighi della

neutralità;

3) assurda situazione di fatto per la difesa militare marittima dell'Inghil

terra che col tempo porterà inevitabilmente a complicare le già non facili reìa

zioni anglo-irlandesi.

(l) Non pubblicato.

548

L'AMBASCIATORE A BUENOS AIRES, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3880/175~ Buenos Aires, 30 settembre 1939.

Come ho riferito per telegrafo, (l) lo stato di neutralità è concepito e praticato in questo Paese esclusivamente nei suoi riflessi giuridici e commerciali; non già in quelli essenzialmente politici.

La teoria imperante è infatti che l'osservanza della neutralità non può nè deve impedire la libera manifestazione dello stato d'animo politico della nazione, il quale si manifesta in modo quasi unanime per la solidarietà ideologica delle democrazie. Donde il ·compatto blocco della stampa (tranne i pochi e non importanti fogli nazionalisti) che patrocina nel modo più aperto, e talvolta violento, la causa e la tesi degli alleati, boicottando sovente financo i comunicati di guerra tedeschi; e donde ancora l'orientamento generale dell'opinione nello stesso senso.

Invero, su questa predomina una viva preoccupazione, che è diffusa in ogni ceto: e cioè che una vittoria del Reich potrebbe mettere in forse la stessa intangibilità dell'Argentina, giacchè il Fi.ihrer avrebbe da tempo concepito disegni che andrebbero oltre le già denunziate ambizioni sulla Patagonia. Inoltre si teme che una Germania vittoriosa, e vieppiù ingrandita, anche se si astenesse da tentativi di manomissione territoriale, verrebbe a godere di una forza e di un prestigio siffatti da conseguire nell'America Latina, e specie in Argentina, una

supremazia morale trascendentale, che segnerebbe la fine, o per lo meno la de

cadenza, del regime degli ideali democratici, qui imperanti.

Queste due preoccupazioni, l'una comune ai moderati ed ai democratici, l'altra comune a questi ultimi ed agli estremisti di ,sinistra, formano l'unanimità del Paese: e ne è prova una circostanza di poca importanza ma rivelatrice: ossia il modo con cui due ex presidenti della Repubblica, l'uno esponente della socialdemocrazia, l'Alvear, e l'altro esponente dei moderati, il generale Justo, si sono affrettati a far parte del Comitato d'onore per la gestione di un ospedale argentino in Francia. L'Alvear, nella sua lettera di adesione, non ha esitato a parlare apertamente di «guerra alle dittature».

Tutto ciò crea alla Germania un ambiente difficilissimo. Questa sua Rappresentanza ne è consapevole; ed anzi la sua preoccupazione è così viva che esagera non solo nel modo supino con ·cui ha messo fine a tutte le sue organizzazioni naziste ed ha imposto al .locale ~suo quotidiano il linguaggio più riservato, ma anche negli sforzi che impiega in ogni circostanza per sottolinare l'assoluto e deferentissimo suo rispetto per la neutralità dell'Argentina.

Alquanto dissimile è la disposizione dell'opinione pubblica e della stampa nei nostri riguardi.

La prima, in tutti i suoi strati, è rimasta vivamente ·colpita e soddisfatta dell'atteggiamento dell'Italia e della indefessa opera del Dure per la localizzazione del conflitto. Essa scorge in tale fatto sopratutto la possibilità che le potenze occidentali non abbiano a trovarsi contro un nuovo nemico; e quindi sovente dà manifestazioni di comprensione, ed anche di simpatia, verso il nostro Paese; ma sono manifestazioni meramente contingenti al nostro odierno atteggiamento, destinate quindi a mutarsi in critica ed in opposizione, se esso dovesse subire mutamenti nei riguardi degli alleati occidentali. In fondo, in tal caso, l'opinione pubblica argentina assumerebbe verso di noi un contegno non dissimile a quello preso contro la Germania. Anche nei nostri confronti vigano infatti il pregiudizio ideologico e la preoccupazione che il Duce possa concepire speciali disegni verso l'Argentina, mentre la massa degli italiani d'origine dimostra sempre un siffatto attaccamento alle situazioni qui conseguite, che sarebbe vano sperare da loro una reazione atta a modificare nei nostri riguardi, nell'eventualità contemplata, la pregiudiziale ideologica e le preoccupazioni generali dianzi accennate. Di tale rincrescevole stato di cose possono già raccogliersi prove: basterà accennare alla diminuzione negli abbonamenti e nella pubblicità al Mattino d'Italia, verificatasi sovratutto nelle prime due settimane del conflitto, sia da parte di italiani d'origine e sia anche di qualche nostro connazionale, tutti preoccupati che detti abbonamenti o dette pubblicità potrebbero sortire effetti dannosi alle situazioni ed alle aziende rispettive.

Una certa eccezione è formata dalla parte meno agiata della collettività, e specie dagli operai, il cui atteggiamento aderisce maggiormente agli ideali della Patria: ma anche in questo caso la causa è da ricercarsi piuttosto in fattori economici, cioè nella tenuità o nella mancanza di loro interessi locali.

Per quanto riguarda la stampa, essa dà ormai indubbie prove di riserva nei nostri riguardi. Lo stesso Ortiz-Echague ricorre nella Naci6n a moderazione e financo a blandizie; e le stesse Critica e Noticias Grajìcas ci risparmiamo per lo meno, le grosse villanie di cui erano prodighe fino ad un mese fa.

Parmi superfluo a~.sicurare che la R. Ambasciata ed i Regi Consolati si anoperano con ogni impegno a tener più che mai strette intorno a loro le nostre collettività; e sono lieto di segnalare i grandi progressi che vanno facendo dapertutto le associazioni recentemente create, in diDendenza dei noti decreti argentini.

(l) Vedi DD. 386 e 481.

549

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 232. Shanghai, 1° ottobre 1939, ore 8 (per. ore 23,50).

In una villa extra concessione internazionale trasformata in fortilizio ho avuto

ieri cordiale conversazione con Wang Ching Wei, dalla quale ho tratto conferma

per quei rilievi sulla situazione che esponevo a V. E. col mio telegramma 229 (1).

Wang Ching Wei, che appariva stanco e ansioso, si ritrovò tuttavia sicuro e fiducioso, illustrandomi l'opera da lui svolta per giungere ad una pace onorevole. Mi chiese ringraziare V. E. dell'ospitalità offertagli nella concessione italiana di Tientsin e interessamento dimostrato per suo difficile compito. Dopo il lavoro preparativo di propaganda, egli stava rendendo definitiva l'organizzazione del consiglio politico che costituisce il nuovo Governo. Prestissimo avrebbe iniziato organizzazione Governo stesso. Aveva incontrato difficoltà di ogni sorta riuscendo finalmente persuadere Giappone della necessità di una maggiore comprensione e generosità. Egli poteva già annoverare come importanti punti acquisiti:

l) L'accordo raggiunto con gli esponenti dei Governi provvisori di Nan

chino e Pechino.

2) Adozione emblema del Kuomintang per la bandiera nazionale.

3) Assenso di Tokio a che nuovo Governo disponga di proprie forze armate.

Wang Ching Wei ritiene che il nuovo Governo potrà funzionare tra qualche giorno. Nuovo aggiustamento sarebbe necessario se, come egli spera, migliori forze di Chung-King finissero per aderire movimento concretando così implicitamente pace generale. Attualmente trattative cino-giapponesi si svolgono Hong Kong per il tramite generale Chang Chung uno dei più intimi amici di ChangKai-Shek, ed egli ne era tenuto perfettamente al corrente.

Concludendo Wang Ching Wei mi ha detto che non dimenticherà mai l'assistenza diretta e indiretta che ha avuto dal Governo fascista e che nuova Cina in questa ora grave guarda più che mai a Mussolini.

Comunicato Roma e Tokio per corriere.

550

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 310. Parigi, 1° ottobre 1939, ore 14,40 (2).

Ho avuto lungo colloquio con uno dei deputati socialisti più influenti della frazione Paolo Faure, il quale è persino sospettato per suoi rapporti con la Ger

mania e per amicizia con alcuni dirigenti Reich. Anche egli mi ha detto che offensiva di pace tedesca, per la forma brutale imposta più che per la sostanza, non (dico non) ha probabilità di successo. Essa è stata oltre tutto anche prematura ed ha scompaginato di parecchio fila pacifisti francesi. Partito socialista stava appunto facendo « referendum » segreto per conoscere opinione suoi aderenti nei riguardi situazione internazionale attuale. Prevede che dopo diktat di Mosca risultato tale « referendum » potrà inclinare maggiormente in favore continuazione ostilità.

(l) -Vedi D. 498. (2) -Manca l'indicazione dell'ora d'arrivo.
551

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 178 Mosca, l o ottobre 1939, ore 17,45 (1).

Mi risulta che all'infuori delie visite d'uso Ministro degli Affari Esteri Turchia non ha avuto fino a ieri alcuna conversazione dirigenti sovietici. Egli è stato palesamente tenuto in quarantena durante i negoziati con Ribbentrop e Selter. Impressione generale è che qui si diffiderebbe Ministro degli Affari Esteri turco e si voglia provocarne caduta.

Ieri Saracoglu ha avuto continui e ripetuti colloqui con Ambasciatore d'In

ghilterra e Incaricato d'Affari francese.

Ambasciata di Germania prevede che Ministro turco lascerà quanto prima

Mosca senza aver nulla concluso e che al suo ritorno ad Ankara dovrà dare

dimissioni. Stessa Ambasciata si è dichiarata convinta che Turchia non firmi

accordo definitivo con l'Inghilterra e Francia ma finirà per sottomettersi alla

volontà sovietica.

Nello stesso senso mi aveva parlato anche von Ribbentrop.

Telegrafato Roma e Berlino.

552

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Pubbl. G. CrANO, L'Europa verso la catastrofe, pp. 466-477, Milano, Mondadori, 1948)

Berlino, lo ottobre 1939 (2).

L'impressione determinata nel popolo tedesco dall'annunzio della mia visita è stata quella di un nuovo tentativo di pace. Devo aggiungere che a creare tale stato d'animo ha contribuito anche il fatto che molte misure di carattere eccezionale prese allo scoppio delle ostilità con la Polonia, quali l'oscuramento della città, la proibizione di ballare nei pubblici esercizi ecc., sono state nello stesso

giorno attenuate o addirittura abolite. Ed è forse a questa impressione che si deve l'accoglienza particolarmente calorosa che mi è stata riservata sia durante il viaggio sia all'arrivo a Berlino dalla folla spontaneamente adunatasi nelle vicinanze della stazione e lungo il percorso.

Ribbentrop che ha tenuto fin dal primo incontro a dare ai nostri colloqui una impronta di marcata cordialità, ha detto che non voleva anticiparmi niente di quanto Hitler in persona avrebbe comunicato. Ha aggiunto che egli personalmente era scettico sulla possibilità di comporre la crisi tra la Germania e le Potenze occidentali e che, assolutamente certo del trionfale successo che le armi tedesche avrebbero riportato nel conflitto, si augurava che la soluzione della vertenza fosse affidata alla forza.

Hitler mi ha ricevuto nella nuova Cancelleria. Aveva l'aria più stanca del solito, ma appariva più sereno di quanto non lo fosse allorchè ebbero luogo i colloqui di Salisburgo. È stato durante tutta l'intervista, protrattasi per circa tre ore, estremamente cordiale ed ha tenuto, ogni qualvolta si è parlato del Duce, a ripetere le sue impressioni di amicizia e di simpatia personale per il Capo del Fascismo.

La prima parte dell'esposizione di Hitler è stata dedicata ad illustrare quanto è avvenuto in Polonia.

La Germania iniziò le operazioni con la forza di 120-121 divisioni, senza contare le forze territoriali. Di tali divisioni 70 furono inviate all'Est, ma non tutte sul fronte polacco poichè alcune vennero dislocate verso la Lituania ed altre furono schierate in profondità in direzione della Posnania. Sessanta divisioni furono effettivamente quelle impiegate per l'offensiva, ma solo una parte -35

o 40 -ha preso reale contatto col nemico. Le perdite sino al giorno 26 settembre ammontavano a 5200 morti e 22.000 feriti, ma tenendo presente che vi sono anche molte centinaia di dispersi, si può calcolare che i morti tedeschi ascendano a circa 6000. Tali perdite vengono considerate irrisorie rispetto all'ampiezza delle operazioni compiute, per le quali erano stati preventivati 120.000 morti e 250.000 feriti. Poichè a rimpiazzo di tali supposte perdite erano già state preparate le divisioni di riserva, oggi le forze effettive della Germania ammontano a 152 divisioni, composte ciascuna da 20 a 22 mila uomini, senza contare le forze dipendenti direttamente dal Corpo d'Armata e cioè un reggimento di artiglieria pesante, reparti di specialisti del genio, ferrovieri, ecc.

Le forze polacche battute dall'esercito germanico ammontavano a 35 divisioni, 36 reggimenti di cavalleria, il cui contegno viene definito da Hitler semplicemente eroico, 15 divisioni di riserva completamente armate, nonchè 15 divisioni di riserva non del tutto armate e non istruite. Le perdite di materiale da parte dell'esercito germanico sono state minime e comunque largamente compensate dal materiale catturato al nemico. I prigionieri polacchi salgono a 650.000, mentre da 2 a 3UO mila sono caduti nelle mani dei russi.

Hitler ha detto che teneva a darmi questi dati così precisi nei confronti delle operazioni all'Est, proprio il primo ottobre, giorno in cui, con la resa di Hela, si poteva dichiarare definitivamente ultimata l'azione contro la Polonia.

Desiderava quindi esaminare la situazione nei confronti dell'Occidente. Quanto è avvenuto fino ad ora sul fronte francese è stato caratterizzato da una serie di tentativi più o meno teatrah diretti a far credere all'esistenza di ope

razioni che in realtà non sono state nemmeno tentate. Gli attacchi francesi sono stati di piccolissimo rilievo e non sono valsi a far retrocedere neppure uno degli avamposti germanici. La situazione del fronte è tale che nessuna possibilità di attacco in forza franco-inglese è ammissibile. Se la guerra continua, anche su questo fronte sarà la Germania che dovrà cercare, e cercherà, la soluzione.

La guerra per mare è condotta da sottomarini germanici, già oggi numerosi ed efficienti, ma che nel giro di pochi mesi saranno tanti da poter realmente impedire la navigazione franco-britannica. Il naviglio sinora affondato è di 290 mila tonnellate. Ma ciò è stato fatto osservando scrupolosamente le norme di una guerra cavalleresca. È evidente che qualora il conflitto continuasse queste norme non potrebbero venire più osservate dai tedeschi, i quali condurrebbero la guerra navale con la massima decisione e le navi verrebbero tutte distrutte senza preavviso e senza troppi riguardi per i passeggeri di qualsiasi nazionalità che potessero essere a bordo.

La superiorità germanica in aria è poi la più evidente. Le forze franco-inglesi riunite sono numericamente e qualitativamente troppo inferiori a quelle germaniche per rappresentare un serio ostacolo al dominio del cielo. Gli inglesi hanno sinora tentato due soli attacchi: la prima volta persero 11 apparecchi su 24, la seconda 5 su 6. Nella stessa giornata in cui il Ftihrer mi parlava, erano stati abbattuti al fronte occidentale 14 apparecchi di cui 12 inglesi e 2 francesi, mentre i tedeschi avevano perduto soltanto due aeroplani da caccia. Le proporzioni delle perdite sono fino ad ora da uno a nove. La prima squadriglia da caccia che opera sul fronte occidentale ha abbattuto 44 velivoli franco-britannici ed ha avuto soltanto 4 perdite.

In tale stato di cose, ed essendosi ormai proceduto da 15 giorni al trasferimento di gran parte delle forze germaniche sul fronte occidentale, Hitler può in qualsiasi momento dare inizio alle effettive operazioni contro la Francia. Queste operazioni non possono avere che un carattere offensivo e sui risultati non è lecito nutrire alcun dubbio. Nessuno degli ostacoli che la Francia crede di poter frapporre alla marcia dell'esercito tedesco è tale da preoccupare. La linea Maginot può venir superata e forse con una facilità di gran lunga superiore alle previsioni. Hitler ripete che, qualora la guerra debba continuare, egli non intende far languire il paese in una lunga attesa e tanto meno concedere agli avversari quel vantaggio del tempo che essi affannosamente cercano. Egli è pronto all'offensiva e di questo suo vantaggio di preparazione ne approfitterà con la massima rapidità.

Premesso tutto ciò per quanto concerne la situazione militare, Hitler è passato a parlarmi della situazione politica che si è determinata all'Est in seguito alla disfatta della Polonia e alla stipulazione dell'accordo con la Russia. Egli giudica tale accordo assolutamente fortissimo e tale da impedire per lungo tempo la possibilità di attriti fra il mondo germanico e il mondo slavo. La chiarezza è stata la base di ogni decisione: le zone di influenza tra Russia e Germania sono state delimitate senza possibilità di malintesi. È comune interesse della Germania e della Russia di vivere in pacifica collaborazione dalla quale ambo i popoli trarranno vantaggi incalcolabili. Di quanto farà la Russia nelle nuove terre a lei assegnate la Germania si disinteressa nel modo più completo.

Altrettanto fa la Russia per quanto concerne le decisioni tedesche al di qua del Bug. Ancora oggi Hitler non ha fissato in forma definitiva quale statuto intenda dare ai territori polacchi rimasti in suo potere. In linea di massima è disposto ad assicurare alla Polonia una forma statale che garantisca « lo sviluppo pacifico della vita nazionale polacca », ma vi sono tre condizioni fondamentali cui tale organismo statale dovrà rispondere:

,in primo luogo rimanere costretto entro frontiere che assicurino il ritorno al Reich di tutte le minoranze germaniche anche là dove esse sono fortemente frammiste a popolazioni slave;

in secondo luogo questo organismo statale non deve per nessuna ragione poter diventare un centro di propaganda e di intrighi politici contro la Germania; infine non deve rappresentare un ostacolo per la collaborazione germano

sovietica.

Avendo io richiesto se comunque egli intendeva che il costituendo Stato polacco fosse, sia pure in forma ridotta, uno Stato sovrano, egli non ha dato una risposta precisa ma ha aggiunto, alle condizioni sopra indicate, che questo Stato non avrebbe mai dovuto costituire una entità militare e che avrebbe dovuto riconoscere gli interessi politici ed economici tedeschi quali preminenti e come tali protetti. (Ribbentrop a questo punto è intervenuto nella conversazione per dire che il futuro organismo statale polacco non avrebbe dovuto avere capacità di mantenere contatti con le Potenze estere, lasciando tale compito alla Germania, Hitler ha praticamente annuito).

Il Ftihrer ha detto che egli non intende prendere direttamente in gestione la vita nazionale polacca perchè la miseria nel paese è spaventosa e forse neppure un secolo di lavoro sarà sufficiente per alleviarla. Comunque egli non è disposto a permettere nessuna forma di organizzazione statale fino a dopo la stipulazione della pace con le Potenze occidentali e fino a quando la situazione etnografica del Paese non sarà migliorata in seguito a larghi spostamenti di popolazione che egli sta studiando e che si propone di compiere nel più breve tempo possibile. È in occasione di tali spostamenti che egli troverà alcune zone particolarmente indicate per accogliere «i tedeschi delle Dolomiti » che si apprestano a lasciare l'Italia nonchè le minoranze germaniche dell'Ungheria e «di altri Paesi dell'Est», minoranze che intende fare per sempre rientrare nell'ambito territoriale dell'Impero germanico.

A mia domanda risponde che il nuovo organismo statale polacco potrebbe comprendere dagli 8 ai 10 milioni dì abitanti. I rimanenti resterebbero entro le frontiere germaniche, tranne i due milioni circa che sono ormai stati passati al governo dei Sovieti. (Vale la pena di sottolineare che adesso i tedeschi fanno ascendere la popolazione polacca a soltanto 14-15 milioni di abitanti. Ricordo che a Salisburgo lo stesso Hitler parlò sempre di 20 milioni di polacchi).

Queste sono in linea di massima le idee che il Flihrer sta elaborando cir.ca l'avvenire della Polonia. Egli si propone uel discorso che terrà prossimamente al Reichstag di farle conoscere al mondo, insieme alla sua decisione di collaborare con le altre Potenze, qualora la pace venga stabilita, alla soluzione dei problemi che turbano l'equilibrio mondiale e particolarmente del disarmo, della sicurezza, della libertà degli scambi commerciali, ecc. Il discorso che Hitler farà al Reichstag rappresenterà l'ultimo -dico l'ultimo -monito che egli intende

rivolgere alla Francia e all'Inghilterra prima di passare a!J'azione. Non nutre

troppe illusioni sulla possibilità che le sue profferte vengano accettate. Comunque

ciò varrà ad addossare la responsabilità della prosecuzione del conflitto alle De

mocrazie. Dopo di ciò non intende prendere altre iniziative ed è deciso a liqui

dare la vertenza con il ricorso alla forza « in misura e in forma tale da sor

prendere persino coloro che hanno fino da ora più completa fiducia nella supe

riorità del Reich ».

« Ho già fatto conoscere che il Duce potrà rendermi un apprezzato servizio costituendo e capeggiando un blocco di Stati neutri. È in questi Stati neutri che si verifica adesso per i disagi e le difficoltà che debbono fronteggiare, un accentuato stato di malessere che viene sfruttato dalla propaganda franco-britannica. Il Duce, facendosi capo di questi Stati, controbatterà tale azione e la causa germanica ne guadagnerà molto. Ma il Duce deve tener presente che se la Germania si batterà, la lotta deciderà non solo il destino germanico ma anche quello italiano. Le sorti del Fascismo sono strettamente avvinte alle fortune del nazional-socialismo. Adesso io vi dico -come vi dissi a Salisburgo parlandovi della Polonia -che nei confronti delle Democrazie occidentali, già calcolato tutto l'aiuto che possono ricevere da terze Potenze, ho la matematica sicurezza della vittoria. La Germania di oggi è diversa dalla Germania di 25 anni or sono: nulla è stato trascurato, tutto è pronto fino nei più piccoli particolari. Le armi di offesa sono tali da sconvolgere ogni resistenza del nemico, quelle di difesa tali da impedire ogni tentativo di azione contro di noi. Comunque ripetete al Duce il mio convincimento che l'assenza dell'Italia dalla lotta e la sconfitta della

Germania rappresentano per l'Italia la fine delle sue grandi aspirazioni: imperiali

nel Mediterraneo».

Ribbentrop: Io sono d'avviso che nello stato attuale delle cose alla Germania conviene di procedere senz'altro al regolamento della situazione attraverso la forza.

Hitler: Molti la pensano come Ribbentrop. Soprattutto l'Esercito che ormai è impaziente di battersi contro i francesi e che considera la vittoria come già acquisita. Farò ancora il discorso al Reichstag e questo· sarà l'ultimo tentativo ma vi dico che se l'Italia fosse disposta a marciare subito con me non pronuncierei nemmeno tale discorso e ricorrerei senz'altro alla forza nella certezza che Italia e Germania unite possono in brevissimo tempo abbattere la Francia e l'Inghilterra e regolare una volta per tutte i loro conti con questi due Paesi. So che una delle ragioni principali che ha trattenuto il Duce da un immediato intervento nel conflitto è stata la mancanza di protezione antiaerea dell'Italia. DÙe al Duce da parte mia che le migliori protezioni non sono le artiglierie, bensì il terrore delle rappresaglie che noi siamo pronti a compiere. Se oggi una sola bomba non è ancora stata fatta esplodere sul territorio germanico, ciò non si deve principalmente al fatto che noi possediamo una numerosa ed ottima artiglieria antiaerea, ma piuttosto alla sicurezza che quattro ore dopo l'attacco su una città germanica io porterei l'offesa nel cuore dell'Inghilterra e della Francia in modo tale da devastare letteralmente Londra e Parigi».

A questo punto ho preso la parola per illustrare al Fiihrer le ragioni che hanno determinato l'attuale linea di condotta dell'Italia e per sottolineare che noi non abbiamo mai fatto una dichiarazione di neutralità, !imitandoci a far conoscere che non avremmo preso iniziative di operazioni militari dove la stessa Germania non ne aveva prese e anzi dichiarava che intendeva non prenderne. Ho sottolineato inoltre che una grande parte delle forze francesi è bloccata sulle

nostre frontiere continentali e africane, ho sottolineato il fatto che molti Stati sono rimasti neutrali in seguito al nostro atteggiamento ed ho parlato infine della intensissima preparazione militare che l'Italia sta compiendo in vista appunto degli eventuali sviluppi del conflitto e della possibilità che essa debba in relazione a ciò prendere nuove deliberazioni circa il suo atteggiamento.

Hitler ha tenuto a darmi atto nella forma più esplicita e cordiale che egli considera che l'atteggiamento tenuto dall'Italia è stato fin qui più utile alla Germania di un nostro immediato intervento nel conflitto. Egli però crede che ad un certo momento l'Italia dovrà approfittare delle molte possibilità favorevoli che si presenteranno ed entrare risolutamente nella mischia.

Per quanto più direttamente concerne il prossimo sviluppo della situazione, egli conferma che dopo avere pronunciato il discorso al Reichstag non intende prendere nè desidera che siano prese ulteriori iniziative. Attenderà di conoscere le reazioni franco-britanniche. Dopo di ciò gli sarà estremamente gradito ed utile conoscere l'opinione del Duce ed allora un nuovo contatto, magari tra i due stessi Capi, potrà essere di somma utilità.

Essendo io ritornato a parlare della opportunità di salvare per quanto possibile la forma nella costituzione del nuovo organismo statale polacco, e ciò al fine di lasciare la possibilità alla Francia e all'Inghilterra di trattare salvando la faccia, egli ha ripetuto che non aveva ancora preso le ultime decisioni in merito, ma che tuttavia non intendeva concedere niente più di quanto prima aveva esposto.

Nel corso dei colloqui altri argomenti sono stati più rapidamente toccati.

BaLcani. Egli non ritiene che per il momento si debba verificare alcunchè di nuovo in tale zona. La costituzione di un blocco di neutri potrà valere a cristallizzare la situazione attuale, il che è assai utile. Anche per quanto concerne la Romania, è da escludere allo stato degli atti ogni attacco straniero. Ciò fino a quando la Romania mantE:rrà l'atteggiamento di stretta neutralità. Qualora però Bucarest dovesse modificare una tale linea di politica, la Germania inco

raggerà l'attacco contro la Romania; aiuterà con ogni mezzo Russia, Ungheria e Bulgaria che saranno i. Paesi destinati a liquidare la situazione romena. La Germania non ha ambizioni verso la Romania. Come già con l'Italia, così anche con la Russia sono state fissate le zone d'influenza, e la Germania intende rispettarle strettamente. Coglieva l'occasione per dirmi ancora una volta che egli con

sidera l'Italia il Paese che deve diventare il padrone assoluto del Mediterraneo con interessi egemonici in tutti i Paesi della penisola balcanica a contatto diretto col Mediterraneo e con l'Adriat.\co. La Germania si disinteressa di tali zone, pronta invece ad appoggiare ogni iniziativa italiana che tenda ad aumentare il nostro dominio.

22-Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

America. Il Fiihrer si rende nettamente conto del fatto che l'America si può ormai completamente considerare acquisita alla causa delle Democrazie. Egli dice però che l'aiuto americano potrà essere minimo dal momento in cui la guerra sottomarina, condotta con i metodi che egli si riserva di adottare, priverà rapidamente gli Stati Uniti nonchè i suoi associati delle navi necessarie per un traffico su larga scalé:.

Giappone. Hitler ritiene che il Giappone è per il momento troppo preso nelle sue questioni asiatiche per intervenire direttamente nel conflitto. È però altrettanto certo che, non appena la situazione britannica sarà resa malsicura dai colpi •che verranno inflitti dal Reich, il Giappone approfitterà dell'occasione favorevole per migliorare la sua posizione ed espandersi ai danni dell'Inghilterra.

Il colloquio, che come ho detto si è protratto per quasi tre ore, è stato improntato ad una schietta cordialità da parte del Fiihrer, il quale ha voluto sottolineare più volte il suo apprezzamento per la collaborazione datagli dall'Italia, pur non nascondendo un senso, che definirei di rammarico, per il fatto che noi non si sia scesi subito nella lotta armata a fianco. della Germania. Non posso nascondere che allorchè ha parlato «della fine delle ambizioni imperiali italiane nel Meditereraneo », in caso di disfatta tedesca, egli mi ha dato l'impressione di rivolgere un invito all'Italia a collaborare militarmente con lui, ma devo aggiungere che ciò è stato fatto con estrema delicatezza e senza esercitare la minima forma di pressione.

Se affermassi che il Fiihrer preferisce senza meno la soluzione guerriera ad un eventuale accordo politico farei ·cosa arbitraria e forse imprudente. Mentre nei confronti della Polonia egli non lasciava nemmeno spiritualmente adito a possibilità di conciliazione, la stessa cosa non avviene ora nei confronti delle Potenze occidentali. Sui campi polacchi ha conquistato quel prestigio militare -egli stesso lo ha detto -di cui il nazional-socialismo aveva bisogno. Oggi l'offrire al suo popolo dopo una grande vittoria anche una solida pace, è forse un obiettivo che tenta Hitler. Ma se per raggiungerlo dovesse sacrificare, anche in minima parte, quelli che a lui sembrano i frutti legittimi della sua vittoria, egli allora preferirebbe le mille volte la lotta. La sicurezza della sua superiorità sull'avversario è un elemento che ne incoraggia l'intransigenza così come l'influenza di Ribbentrop, che non nasconde il suo estremismo bellicista, vale a rendere più rigido l'atteggiamento del Fiihrer nei confronti delle Potenze occidentali.

Niente di particolarmente importante è risultato dai successivi colloqui che ho avuto con Ribbentrop. Egli è sempre più infatuato della Russia sulla quale si esprime in termini apologetici, pur facendo ampie riserve sull'efficienza militare sovietica. È arrivato al punto di dire che in mezzo ai membri del Politbureau e del Comintern egli si trova altrettanto bene che tra la vecchia guardia del nazismo o tra i vecchi squadristi... E quando gli ho chiesto che valore si deve attribuire al Patto anti-Comintern, ha lasciato cadere la domanda dicendo che ormai il Comintern non esiste più e che Stalin è diventato l'effettivo campione del nazionalismo russo. Di pari passo col sorgere neU'animo di Ribbentrop del nuovo amore per i Sovieti è scomparsa la vecchia passione per il Giappone, che non è più, come egli diceva, una delle fondamentali forze del mondo moderno, un Paese imbattibile, un popolo eroico, ecc. ecc., ma è inve·ce un qualsiasi Stato asiatico che ha la disgrazia di essere governato da una cricca di militari poco intelligenti e molto ritardatari...

Nell'ultimo colloquio che ho avuto con Ribbentrop, forse per influenza del Fuhrer, egli si è mostrato meno estremista di quanto non lo fosse stato nei colloqui precedenti e ha detto che anche lui, se la cosa apparirà possibile, favorirà una soluzione pacifica. Ciò non di meno rimaneva sempre incredulo sulla possibilità di raggiungerla.

Sul terreno pratko e per quanto concerne il prossimo avvenire siamo rimasti d'accordo sulle seguenti basi: l) Nessuna iniziativa verrà presa prima del discorso di Hitler, che sarà pronunciato giovedì o venerdì.

2) Dopo che il discorso sarà stato pronunciato e che le prime reazioni franco-britanniche si saranno manifestate Ribbentrop ed io prenderemo nuovamente contatto per informazioni reciproche sulla situazione.

3) Qualora gli eventi lo consiglino un nuovo incontro potrà avere luogo. Ribbentrop, a titolo personale, insiste perchè in tal caso siano i due Capi ad incontrarsi al Brennero.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora d'arriv0. (2) -Le corrispondenti note di Schmidt della stessa conversazione si trovano riprodottein Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII, D. 176.
553

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. DI POLONIA A ROMA, ZAWISZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE. Roma, 1 ottobre 1939.

Le Chargé d'Affaires a. i. de Pologne a l'honneur de communiquer au Gouvernement Italien ce qui suit:

Le Président de la République de Pologne le Professeur Ignacj Moscicki a annoncé sa résignation en date du 30 septembre 1939. En conséquence et conformément à la Loi Constitutionnelle de la République de Pologne du 23 avril 1935, Monsieur Wladyslaw Raczkiewicz, ancien Maréchal du Senat, désigné comme successeur éventuel par l'ordonnance du Président de la République du 17 septembre 1939 à Kuty en Pologne, dument promulguée dans le numéro 214 à 217 du Monitor Polski, paru à Paris le 29 septembre 1939, a assumé les hautes fonctions de Président de la République de Pologne. En vertu de l'article 19 de la Loi Constitutionnelle polonaise Monsieur Wladyslaw Raczkiewicz a prété serment en présence de l'Ambassadeur de Pologne à Paris Monsieur Juljusz Lukasiewicz, du Commandant en Chef de l'Armée Polonaise en France le Général de division Wladyslaw Sikorski, du Sous-Secrétaire d'État au Ministère des Finances le Colone! Adam Koc, du Chef de la Mission Militaire Polonaise prés le Quartier Général de l'Armée Française le Général Burhardt Bukacki et du Chef de la Chancellerie Civile du Président de la République de Pologne Stanislaw Lepkowski.

Cet acte a eu lieu à l'Ambassade de Pologne à Paris le 30 septembre 1939.

554

IL CONSOLE A BRATISLAVA, LO FARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 37. Bratislava, l ottobre 1939 (per. giorno 5).

Riferimento mio telegramma per corriere n. 033 del 23 settembre u. s. (1).

Il nuovo accordo tra il Reich e l'U.R.S.S. -che, grosso modo, unifica i Polacchi nei confini della Germania -corregge in apprezzabile misura le impressioni qui provocate dalla precedente delimitazione.

Se da una parte si rileva che è stata lasciata aperta la porta ad una sistemazione della Nazione polacca sul genere del Protettorato Boemia Moravia o di un'indipendenza «protetta » come quella slovacca, dall'altra il trattato estonesovietico viene giudicato un inizio di ricatti sovietici non ostacolati e non ostacolabili dalla Germania. Nel complesso prevale l'impressione che la situazione creata dal nuovo accordo germano-sovietico -con le sue vaste prospettive asiatiche contro l'Inghilterra -dovrebbe rendere meno inaccessibili le vie alla politica italiana per la «pace con giustizia»·

Generale ed ansiosa è perciò l'attesa delle decisioni del Duce dopo l'incontro di V. E. col Fiihrer.

555

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 65. Riga, 2 ottobre 1939, ore 1,56 (per. ore 4,45).

Annunciasi ora che Consiglio dei Ministri riunito oggi e sentita relazione Ministro degli Affari Esteri (che ebbe ieri lungo colloquio con suo collega estone di passaggio a Riga di ritorno dall'U.R.S.S.) ha deciso inviare subito Munters a Mosca per chiarire questione che potrebbe sorgere fra i due Paesi in seguito nuova sistemazione politico-militare ed economica creata in questa zona da recente accordo estone-sovietico.

Dopo esperienza estone si ritiene qui che U.R.S.S. stia per avanzare verso Lettonia richieste analoghe, .secondo ebbi già ad accennare nel mio telegr. n. 58 del 25 settembre u. s. (2).

Non è da escludere che esse possano concernere anche porti Lettonia Libau Windau.

Ha causato qui viva soddisfazione e conforto apprendere che Ribbentrop contrariamente presunzioni e timori correnti, sarebbe intervenuto efficacemente Mosca in favore integrità Stati Baltici.

(l) -Vedi D. 415. (2) -Vedi D. 428.
556

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LONDRA, CROLLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 550. Londra, 2 ottobre 1939, ore 2,46 (per. giorno 3, ore 7,50).

Ho ricevuto qualche giorno fa la visita di Lord Brocket, il quale aveva già precedentemente insistito più volte per sollecitare un colloquio. Si tratta, come è noto, di uno degli uomini politici inglesi un tempo più favorevoli alla Germania, amico personale di Goering e di Ribbentrop. Egli è venuto accompagnato dal Duca di Buccleuch (fratello Duchessa Gloucester) e mi ha detto che aveva tenuto vedermi per manifestarmi sua preoccupazione per lo sviluppo degli avvenimenti e pregarmi di esprimere a V. E. la sua viva speranza in una possibile opera di mediazione e di pacificazione del Duce. In quella occasione feci rilevare al mio interlocutore che i concetti da lui espostimi -che egli affermava essere ,condivisi da altre personalità inglesi -non potevano fare oggetto di una mia comunicazione a V. E. a meno che non fossero stati più chiaramente precisati e risultassero rispondenti al punto di vista del Governo britannico. A quest'ultimo, ho aggiunto non mancava del resto il modo di far conoscere a V. E. il suo eventuale punto di vista, pel tramite della sua Ambasciata in Roma.

Brocket è tornato a vedermi oggi, e mi ha detto aver avuto iersera una lunga conv~rsazione con Halifax, al quale aveva chiesto di chiarirgli il suo pensiero su quelle che potrebbero essere eventuali future condizioni di pace. Halifax -ha detto Brocket -ha cominciato col precisare che le ultime dichiarazioni di Chamberlain nelle quali anzichè insistere sulla necessità di distruggere il « Nazismo » o l'« Hitlerismo », si insisteva invece sulla necessità di eliminare una volta per sempre il ricorrente pericolo della aggressione in Europa, corrispondevano alla meditata e più recente formulazione da parte del Governo britannico dei suoi scopi di guerra. Halifax ha aggiunto che bisognava dimostrare al mondo ed alla Germania in particolare che l'« aggressione non è redditizia», in modo da scoraggiare definitivamente nuove eventuali aggressioni. Ciò premesso, alla richiesta di Brocket circa quale seguito avrebbero potuto avere le proposte di pace ·che secondo i giornali Hitler si accingerebbe a presentare tramite del Governo Fascista, Halifax ha risposto sottolineando la difficoltà di discutere la pace nel momento presente, aggiungendo che comunque gli era impossibile pronunziarsi fino a che non avesse conosciuto il tenore di tali eventuali proposte. Ad una successiva richiesta di Brocket, Halifax ha negato nuovamente essere proposito dell'Inghilterra di condurre una guerra di sterminio contro la Germania

o anche contro il Nazismo. Halifax ha soggiunto che bisognaJVa tener presente la immensa difficoltà per un qualsiasi Governo britannico di iniziare trattative con Hitler, alla cui parola nessuno più in Inghilterra presta fede; ma -ha

precisato Halifax -il punto essenziale è: «noi potremo considerare la possibilità

di far pace con la Germania solo alla condizione pregiudiziale di ottenere

garanzie tali da darci la certezza matematica che non dovremo ricominciare

a combattere a scadenza di pochi mesi o pochi anni. Se non riusciamo ad avere

questa certezza, non vi è un solo inglese che non preferisca combattere ora fino

in fondo». Avendo Brocket chiesto se delle garanzie nel senso indicato da Ha

lifax (per le quali egli aveva menzionato come essenziale un disarmo generale

e controllato) tendenti ad impedire praticamente il pericolo imminente di ulte

riori aggressioni tedesche, avrebbero potuto rendere accettabili eventuali pro

poste di pace o di armistizio, Halifax, pur rifiutandosi di dare una risposta

diretta, aveva lasciato comprendere che. qualora le proposte fossero state in tal

senso, esse avrebbero forse potuto essere prese in considerazione. Brocket ha

allora chiesto ad Halifax se non credeva utile di far conoscere tali sue idee al

Duce ed a V. E., la cui opera era stata sin da principio indirizzata in favore pace.

Halifax ha risposto che nessuno più di lui aveva apprezzato ed apprezzava tale

opera la quale del resto era stata anche esplicitamente e pubblicamente ricono

sciuta dal Governo inglese. Allo stato delle cose peraltro gli sembrava difficile

per il Governo britannico di fare una comunicazione in tal senso al Governo

italiano, trattandosi per ora di idee non ben precisate nè a tutt'oggi esaminate

dal Gabinetto. Ciò a prescindere che un passo di tale genere « non avrebbe man

cato di dare una impressione di debolezza assolutamente contraria alla realtà».

Nel congedarsi da me Brocket mi ha detto che sperava moltissimo nell'opera che potrà essere svolta dal Governo fascista. Occorrerebbe -egli ha aggiunto che le condizioni di pace offerte dalla Germania fossero « talmente ragionevoli » che il Governo britannico non potesse respingerle senz'altro ma fosse invece incoraggiato a prenderle per lo meno in relativa considerazione.

Ho chiesto a Brocket se Halifax lo aveva autorizzato a farmi queste comunizioni. Brocket ha risposto che era venuto a parlarmi senza autorizzazione di Halifax; egli doveva perciò pregarmi nel modo più esplicito di non fare il suo nome, dato anche il rischio personale cui egli si esponeva con tale iniziativa. Sperava tuttavia che io avrei trovato maniera di riferire al mi:o Governo la sostanza di quanto egli mi aveva detto.

Per parte mia, pur rilevando contraddizioni esistenti tra quanto dettomi da Brocket e reiterate ferme dichiarazioni del Governo circa intendimenti condurre la guerra fino in fondo, a cui fa riscontro analogo concorde atteggiamento del Parlamento e della stampa, ho avuto impressione che Halifax, senza avere autotorizzato il passo di Brocket, lo abbia tuttavia lasciato libero di venirmi ha parlare a titolo « esclusivamente personale ».

Ho creduto pertanto doveroso di riferire a V. E. quanto precede, anche perchè idee esposte da Brocket concordano sostanzialmente con alcuni atteggiamenti qui registrati negli ultimi giorni, sia pure in forma oscura, contraddittoria e sempre ovviamente accompagnati da manifestazioni di bellicismo intransigente, e che sembrano riflettere il pensiero di alcuni strati di questa opinione pubblica di fronte alle evidenti difficoltà ed alle incognite dell'attuale situazione.

557

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. SEGRETO 311. Parigi, 2 ottobre 1939, ore 3,15.

Prego far prevenire d'urgenza seguente telegramma a S. E. il Ministro (1).

Viaggio di V. E. a Berlino suscita qui grande impressione ed aspettativa. Malgrado reazione unanime contro l'arroganza del Reich ed il tradimento di Mosca, posso assicurare sarebbe accolta con simpatia qualsiasi comunicazione che fosse fatta alla Francia dall'Italia come di sua iniziativa senza aver l'aria di trasmissione di proposte o tanto meno di definitive decisioni tedesche.

Governo francese, come mi è stato detto stasera da uno dei suoi membri più autorevoli, raccomanda vivamente la questione di «forma». Trattasi, si può affermare, più di forma che di sostanza. Secondo espressioni adoperate dalla stessa personalità francese, occorre che la pace apparisca e sia « Made in Roma».

Si preferisce questo all'idea riferita a V. E. col mio telegramma 304 (2) circa intervento collettivo di neutri. Non (dico non) sarebbe malvista ripresa della proposta di una conferenza, ma si dovrebbe evitare, come ha fatto il comunicato del D. N. B. di dare per definitivamente risolta la questione principale cioè quella polacca. Francia e Inghilterra reclamerebbero bensì in un primo tempo presenza Polonia alla riunione, ma poi probabilmente finirebbero per accontentarsi della presenza della «questione polacca». Ha fatto qui molta impressione argomento capitale contenuto discorso del Duce circa liquidazione Polonia e soppressione moralità scopo guerra non potendosi ammettere che sia morale per la Russia ciò che è immorale per la Germania. Frase fu soppressa da censura ma è stata per mia cura diffusa ampiamente negli ambienti politici. Si vorrebbe però che tale giustissimo argomento fosse presentato da noi in una eventuale nuova iniziativa con minore asprezza in modo permettersi Francia e Inghilterra salvare faccia. In altri termini ripeto successo nostro eventuale appello di pace dipenderà precipuamente dalla forma sotto cui verrà presentato.

Nuova arroganza tedesca non farebbe che suscitare reazione incresciosa per tutti. Qui si confida nell'abilità e nella duttilità diplomatica italiana.

Quanto precede è il pensiero della maggioranza membri del Gabinetto. Avverto però che fino stasera Daladier non (dico non) si era messo ancora in contatto con Chamberlain. Mi è stato assicurato lo farà domani mattina prima che Chamberlain pronunci suo preannunziato discorso. Potrebbe darsi che Londra forzasse ancora una volta la mano a Parigi, ma in ogni caso intervento. italiano, se fatto in termini accettabili per opinione francese, lascerebbe profonda traccia ed aprirebbe via più tardi ad altri tentativi. Sono autorizzato infine assicurare V. E. che elezioni avvenute ieri in Francia di un nuovo Presidente della Repubblica del Governo polacco (altro trucco appoggiato essenzialmente a Londra) non (dico non) ha in realtà vera importanza nè costituirà serio ostacolo negoziati pace.

Qui si spera però fondamentalmente che questi potranno condurre ad ogm modo alla resurrezione di uno stato polacco sia pure in confini modestissimi ed avente un carattere più che altro simbolico.

(l) -In viaggio di ritorno da Berlino. (2) -Vedi D. 524.
558

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 736. Tokio, 2 ottobre 1939, ore 8,40 (per. ore 17,45).

Inghilterra ha fatto nuova proposta per riaprire negoziati circa Tientsin. Giappone che aveva rifiutato conferenza collettiva avrebbe potuto trattare separatamente con ciascuno degli Stati interessati. Questo Governo ha rifiutato dichiadenza accettato richiesta fondamentale presentata a suo tempo dal Giappone.

Comunicato Roma e Shanghai. rando che per riprendere negoziati occorreva che Inghilterra avesse in prece

559

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 152. Ankara, 2 ottobre 1939, ore 18,45 (per. ore 22). Mentre Saracoglu faceva anticamera al Kremlino Ministero Affari Esteri turco esercitava nuova pressione su questo Ministro di Bulgaria per ottenere che la Bulgaria entri a far parte di un blocco balcanico. Blocco, apparentemente neutrale, sarebbe in, sostanza destinato arginare spinta tedesca nei Balcani. Questo Ministro di Bulgaria avendo fatto notare al Segretario Generale degli Affari Esteri che la neutralità dovrebbe in ogni caso essere osservata verso tutti i belligeranti, si è sentito rispondere che ciò non è possibile per Turchia perchè già impegnata con Inghilterra e Francia. Signor Christov non aveva dato importanza al passo turco che attribuiva ad iniziativa inglese, se non che giornali odierni annunziano che Ministro degli Affari Esteri Turchia sta parlando a Mosca del predetto prcgetto e che per assicurare formazione di nuovo blocco balcanico Romania sarebbe invitata fare concessione territoriale. Secondo Christov Romania non farà nessuna concessione e la Bulgaria non entrerà nel blocco, anche perchè non si. sente per nulla minacciata dalla Germania.

Risulta qui che Gafencu ha pregato Saracoglu di fermarsi nel suo viaggio di ritorno a Costanza dove andrebbe ad incontrarlo.

560

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 153. Ankara, 2 ottobre 1939, ore 20 (per. giorno 3, ore 6).

Per continuare a tenere al corrente V. E. dell'attività che esplica von Papen informo che egli è venuto a vedermi stamane e mi ha chiesto notizia sul viaggio

di V. E. a Berlino. Gli ho detto che ne conoscevo la cronaca per averla ascoltata alla radio. Egli pensa che la presenza della Russia in Europa Centrale dovrebbe ora far riflettere dirigenti inglesi sul pericolo bolscevico e facilitare ritomo pace, anche perchè Germania è disposta dar vita ad una Polonia ridotta e modificare Statuto protettorato Boemia, Moravia. Inghilterra e Francia non accettando di trattare ora, von Papen prevede che guerra si generalizzerà. Egli vede perciò con diffidenza progetto patto balcanico cui al mio telegramma n. 152 (l) e teme che si formi nel Mediterraneo Orientale e nei Balcani un fronte anti-tedesco che tragga forza dai concentramenti franco-inglesi della Siria e Palestina. Egli cerca pertanto di agire in conseguenza presso rappresentanti balcanici in Angora. Nei riguardi della Turchia sta conducendo trattative per riattivare scambi sulla base pagamento in divise delle singole ordinazioni.

561

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 814. Berlino, 2 ottobre 1939, ore 20,30 (per. ore 23).

Giusta desiderio espressomene da lui stesso alla stazione subito dopo partenza V. E., ho fatto avere a Ribbentrop la parafrasi dei punti più essenziali del telegramma di Guariglia ricevuto stamane (2). Ribbentrop mostrava un evidente interesse al suo contenuto e alla origine delle informazioni.

562

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 316. Parigi, 2 ottobre 1939, ore 20,40 (per. ore 23,20).

Questo Ambasciatore spagnolo in seguito alle istruzioni suo Governo ha fatto oggi passo presso Daladier per dimostrargli convenienza addivenire trattative di pace.

563

IL MINISTRO A DUBLINO, BERARDIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 48. Dublino, 2 ottobre 1939, ore 20,,40 (per. giorno 3, ore 1,30).

Allocuzione pronunciata Cardinale primate Mac Rory, cui riassunto telefonato stamane Ufficio stampa R. Ambasciata a Londra, è messa in rilievo da tutta stampa irlandese. Vanno sottolineati seguenti punti:

l) offrire ancora oggi possibilità conseguire pace senza più ripetere spirito distruttivo Versailles; Europa trovasi di fronte alternativa realizzare pace scadenza lontana imposta colla forza da un patto inaccettabile vincitore, oppure

pace vera giustizia senza distruzione e rancore con più garanzie sicuro avvenire

anche per i popoli;

2) necessità per Irlanda è mantenere presenti circostanze calma affinchè

Irlanda del Nord e quella del Sud risparmino all'isola nuova lotta fratricida.

Eminente porporato, con ogni probabilità ispirato da questo Govemo, fa

comprendere in sostanza che attuale situazione interna Irlanda non è scevra

pericoli e che aspirazioni nazionali tuttora compresse potrebbero dar luogo serie

sorprese.

(l) -Vedi D. 559. (2) -Forse T. da Parigi 304, in data 30 settembre, vedi D. 524. Le corrispondenti note tedesche al passo italiano si trovano riprodotte in Documents on German Foreign PoUcy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII, D. 180. Da esse risulta che il colloquio di Attolico ebbe luogo con Weizsiicker e non con von Ribbentrop.
564

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 815. Berlino, 2 ottobre 1939, ore 22.

Al Ministero della Propaganda è stato dichiarato ai giornalisti di non avere

informazioni per la stampa.

Al Ministero degli Esteri il Capo dell'Ufficio stampa dott. Schmidt ha parlato lungamente sulle conversazioni fra il Conte Ciano, von Ribbentrop ed il Ftihrer. Egli ha detto non esservi nulla di sensazionale nel fatto che la Germania e l'Italia si incontrino in convegni amichevoli, senza formalità e senza lunga preparazione. È questa una nuova forma di collaborazione inaugurata fra i due Paesi, costituita da contatti personali fra i dirigenti i quali esaminano le questioni che presentano un interesse comune non appena si determinano nuove situazioni. Questa volta la nuova situazione era stata determinata dai mutamenti avvenuti nell'Oriente europeo. I dirigenti della Germania hanno creduto doveroso porre l'Italia amica al corrente degli ultimi avvenimenti ed esaminare nello stesso tempo con essa la possibilità di una futura evoluzione degli avvenimenti. Non sono quindi state discusse soltanto cose del passato ma anche cose che verranno o che potranno venire.

Si è parlato nei colloqui di ieri, della possibilità di tradurre in atto la concezione tedesca secondo la quale la guerra è ora divenuta senza scopo; si è parlato della concezione della Germania per la sistemazione futura degli interessi tedeschi nell'oriente europeo; si è infine parlato della possibilità di una pace e dell'eventualità della continuazione della guerra nel caso in cui la pace non fosse possibile per volontà delle Democrazie occidentali: tutto questo visto attraverso la comune politica dell'Italia e della Germania.

Lo Schmidt ha poi detto che per quanto riguarda il modo pratico di tradurre in atto i risultati delle conversazioni. di ieri, bisogna lasciare la parola al Flihrer nelle dichiarazioni che egli farà al Reichstag, e si è quindi rifiutato di fomire qualsiasi precisazione.

Gli è stato allora chiesto se l'accordo tedesco-russo avrà influenza anche nello spazio sud-orientale europeo, oltre quello orientale, e quale in questo caso sarebbe la situazione dell'Italia nei confronti della Germania. Egli ha risposto potersi ora soltanto dive che l'accordo tedesco-russo per quanto riguarda lo spazio sud-orientale europeo non può in nessun modo rappresentare un ostacolo alle buone relazioni italo-tedesche. l'Europa orientale non è l'Europa sud-orientale: quest'ultima regione non forma oggetto di discussioni attuali.

Continuando, lo Schmidt, ha affermato che la politica di Mussolini è fortemente determinata dal desiderio di localizzare il conflitto e di assicurare la pace mondiale. Si può veramente dire che il Duce si sia assegnato per missione, con la sua politica ampia e lungimirante, di agire nell'interesse di tutti i popoli del mondo nel senso della pace. Questo sentimento è condiviso dalla Germania. Ma se un giorno, ha aggiunto lo Schimdt, Mussolini si accorgesse che i suo sforzi pacifici sono divenuti senza oggetto in presenza della resistenza delle altri parti, allora la Germania e l'Italia si incontreranno nuovamente e vedranno quel che vi è da fare. Due grandi Nazwni, due grandi movimenti come il nazionalsocialismo ed il fascismo, non possono condurre una politica pacifica qualora questa si risolva a loro danno. Se le Democrazie Occidentali non comprenderanno che la volontà di pace della Germania, rlella Russia e dell'Italia è una dimostrazione comune, allora si possono fare delle nere previsioni per l'avvenire. Ma i popoli, se non i Governi dovranno comprendere essere una pazzia continuare la guerra per una utopia. La Polonia è stata distrutta dopo avere perso la guerra, e se le Potenze Occidentali sostengono di essere intervenute nella guerra per sostenere la Polonia, si può ben dire che anche esse hanno perduto la guerra. Se invece non sostengono la Polonia esse vogliono invece condurre una guerra per la distruzione del regime nazionalsocialista, allora si deve dire che ciò significherebbe l'intenzione di distruggere il Popolo tedesco: questo combatterebbe allora fino all'estrema conseguenza, fino al sacrificio supremo.

È stato chiesto allo Schmidt se vi è da attendere una azione diplomatica da parte dell'Italia, e se il Conte Ciano esporrà ad esempio le cose agli Ambasciatori di Francia e di Inghilterra a Roma.

Egli ha risposto in modo negativo, sostenendo che le grandi concezioni pacifiche del Fiihrer e del Duce escludono le formalità ed i piccoli giuochi della diplomazia. Se la Germania e l'Italia hanno qualche cosa da dire al mondo, esse la dicono di comune accordo e congiuntamente, e non cercano di dividersi le parti ma di raggiungere stabilmente lo scopo.

Rispondendo ad analoga domanda, lo Schmidt ha quindi affermato che per quanto riguarda gli Stati Baltici, non esiste per la Germania lo stesso interesse che per l'Unione Sovietica. Se gli Stati Baltici intendono rivedere la loro posizione nei riguardi di Mosca, la cosa non interessa la Germania. Ha fatto comprendere tuttavia che il Reich considera la situazione della Finlandia in modo alquanto diverso da quello degli altri Stati Baltici, facendo poi rilevare che del resto la stessa Finlandia non ha dato segno di sentirsi minacciata da nessuno dei suoi vicini.

565

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 817. Berlino, 2 ottobre 1939, ore 23,32 (per. giorno 3, ore 5,30).

Mi permetto richiamare la speciale attenzione dell'E. V. sopra mio fonogramma 815 (l) che ho fatto ritrasmettere a Firenze (2).

Come si vede, nelle dichiarazioni pubbliche fatte oggi e che hanno avuto per soggetto unicamente la visita e le conversazioni dell'E. V., il nome dell'Italia è costantemente associato a quello della Germania (talvolta anche a quello della Russia) dandosi la sensazione di un perfetta comunanza di sforzi, di programmi e di metodi, si fanno previsioni per avvenire e dichiarazioni coinvolgenti i propositi dello stesso Duce; si specifica che, fallendo il nuovo comune tentativo di pace, i due Paesi si consulteranno ancora nuovamente per decidere sul da farsi.

Mi sembra che, per quanto si tratti di dichiarazioni verbali del signor Schmidt ai giornalisti, pur non si può impedire che, attraverso di esse, si venga ad imprimere un marchio italiano a quelle qualsiasi proposte che saranno per essere fatte dal Fiihrer al Reichstag giovedì, analogamente coinvolgendo l'Italia in quel qualunque risultato -presumibilmente negativo -che le proposte stesse rebus sic stantibus saranno per avere.

Dato tutto q-.resto che mi sembra nelle circostanze inevitabile, vi è da domandarsi se, ora che le intenzioni del Fiihrer in materia ci sono note, non possa riuscire opportuno di far sapere qui tempestivamente -cioè prima del discorso di giovedì -quale sia il nostro pensiero, in modo da differenziare a tempo la responsabilità it:-l.liana da quella tedesca.

A parte ogni considerazione, sono del rimesso avviso che il dire da una parte di non far niente e renderei dall'altra corresponsabili dell'azione propria -discrezionalmente esercitata -possa non convenirci (1).

(l) -Vedi D. 564. (2) -Il Ministro degli Esteri italiano era in viaggio di ritorno dalla Germania.
566

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 137. Atene, 2 ottobre 1939 (per. giorno 4).

Da fonte solitamente attendibile viene segnalato a questo R. Addetto Militare che francesi starebbero costruendo attivamente fortificazioni campali alla frontiera fra la Siria e l'Hatay, dove sarebbero state anche concentrate notevoli forze.

567

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 105. Parigi, 2 ottobre 1939 (per. giorno 6).

Mi riferisco al telegramma per corriere di codesto R. Ministero n. 20449 del 10 settembre scorso (2).

Da quanto ho potuto accertare, l'informazione data dal R. Ambasciatore a Tokio sarebbe sostanzialmente esatta. Il Governo francese avrebbe dato ordine a tutti i suoi rappresentanti all'estero e nelle colonie di mantenersi in buoni rapporti con le Autorità giapponesi. Ordini speciali in tal senso sarebbero stati impartiti alle Autorità civili e militari dell'lndocina. Del resto un primo risultato di questo atteggiamento francese verso il Giappone è stato ottenuto con la nomina del nuovo Ambasciatore giapponese a Parigi, nomina che, a quanto sembra, è stata provocata dalle insistenti richieste dell'Ambasciatore di Francia a Tokio.

(l) -Sic. (2) -Non pubblicato. Contiene ritrasmissione di T. da Tokio 653 del 5 settembre 1939, vedi D. 30.
568

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5194/1872. Budapest, 2 ottobre 1939 (per. giorno 7).

Questo corrispondente del Corriere della Sera Morandi, recatosi nei giorni scorsi in Jugoslavia per incarico del suo giornale, mi ha riferito di avere avuto fra l'altro una lunga conversazione con Macek.

Questi gli avrebbe detto che l'attuale accordo con i serbi non poteva che essere una soluzione provvisoria e una tregua imposta dalle circostanze; che il Principe Paolo aveva consentito a che il reclutamento delle forze armate croate fosse in massima regionale, sopratutto per facilitare le operazioni di mobilitazione, il sistema ferroviario jugoslavo non potendo permettere un rapido concentramento di richiamati ove i contingenti croati ad esempio dovessero raggiungere altre regioni lontane e viceversa, mentre evidentemente i soldaii croati avrebbero eventualmente meglio difesa la loro terra.

Macek sosteneva che la Jugoslavia doveva mantenere un atteggiamento di pedetta neutralità, ad ogni costo, prendendo, se necessario, le armi solo per difendere il proprio territorio e non fare quindi la guerra per nessun altro che per sè stessa: anche la Romania non era intervenuta in favore della Polonia e quindi la Jugoslavia non sarebbe intervenuta se la Romania fosse eventualmente attaccata dalla Russia o anche dall'Ungheria; con quest'ultimo Stato del resto esistevano sempre migliori rapporti.

D'altra parte, se la Russia sembrava aver fermato i tedeschi prendendo piede ,sui Carpazi, vi sarebbe se mai da temere una spinta tedesca verso l'Adriatico.

Se ciò si dovesse verificare, vedeva naturale la formazione di un fronte comune fra Ungheria, Jugoslavia e Italia. Anche perchè, diceva Macek, gli ungheresi sarebbero stati i primi a sostenere l'eventuale urto.

Queste idee sarebbero condivise anche dal Governo jugoslavo, meno su questo ultimo punto, poichè Zvetkovié propenderebbe ad allargare eventualmente la combinazione, facendovi entrare anche la Romania, ciò che Macek non sembrava giudicare desiderabile.

Questo in sostanza mi ha riferito Morandi nella sua conversazione, ed io ne riferisco ad ogni buon fine all'E. V.

569

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TEPESPR. 8651/1786. Washington, 2 ottobre 1939 (per. giorno 17).

Telegramma di questa R. Ambasciata n. 159/154 del 9 settembre u. s. (1).

Le vedute di questo Governo in merito alle questioni abbordate dalla Conferenza Panamericana per la neutralità che, come è noto, è stata convocata formalmente dal Panama, ma sostanzialmente dietro suggerimento ed iniziativa degli Stati Uniti, sono state chiaramente esposte ed inquadrate dal Sottosegretario al Dipartimento di Stato, Sumner Welles, nel discorso da lui pronunciato alla seduta inaugurale del 25 corrente in Panamà.

Esso verte sostanzialmente su tre punti essenziali: l) esame dei diritti e delle obbligazioni che derivano agli Stati del nuovo continente in quanto Stati neutrali.

2) Ripercussioni economiche causate dalla guerra europea nelle Americhe, con riguardo specialmente alle alterazioni subite dalle correnti del traffico e del commercio.

3) Mezzi e sistemi per realizzare una più stretta cooperazione economica fra gli Stati Uniti e le Repubbliche dell'America Latina.

Circa il primo punto -che ha un carattere più strettamente politico e militare perchè riguarda eventuali misure individuali e collettive intese a difendere la neutralità delle Americhe -la conferenza sembra attualmente avventurarsi in un terreno reso alquanto difficile e vago da molti problemi d'ordine pratico.

Come e con quali criteri si possono tracciare, nell'Atlantico e nel Pacifico, le zone precluse all'attività delle navi belligeranti? E se queste zone marittime di sicurezza sono interrotte dalla presenza di territori e isole appartenenti a Francia e Inghilterra (Bermuda, Guadalupa, Martinica, Jamaica, Honduras Britannico, ecc.) come poter imporre praticamente la loro neutralità? E a quali forze navali potrà essere affidata la polizia di queste zone lungo un cosi enorme sviluppo di coste? Sono questi i problemi sui quali vertono le attuali discussioni, e in merito ai quali il Governo degli Stati Uniti tende a giungere ad una soluzione che, per forza di cose, finirebbe per assicurare un ruolo attivo e preponderante alla propria flotta, specie sulle coste del Centro-America e intorno al Canale, che è la zona strategicamente più delicata del continente.

Gli altri fini che la conferenza si propone di raggiungere sono d'ordine

economico e, a giudicare dall'andamento dei lavori, di più spedita e facile

soluzione. A tale riguardo Sumner Welles ha dichiarato che gli Stati Uniti inten

dono non soltanto mantenere le solite facilitazioni commerciali con le Repub

bliche dell'America Latina, ma bensì intensificarle «nei limiti della possibilità

e della convenienza ». A tale riguardo si consiglia una revisione dei programmi

di produzione agricola e industriale nei singoli Stati, in modo che essi quadrino

con la nuova situazione creata dalla guerra, che ha chiuso molti mercati e ne

ha aperto degli altri. E, per stimolare gli acquisti di merci nord-americane, si

prospetta già un largo impiego del credito, di cui i primi beneficiari sarebbero

la Bolivia e la Colombia, a cui Sumner Welles avrebbe, secondo quanto riporta questa stampa, già offerto dei prestiti.

In sostanza gli Stati Uniti in questa questione, come del resto anche in quella concernente la revisione della legge di neutralità, si propongono per ora di sfruttare il conflitto ai fini della loro politica economica. D'altro lato, il peri-· colo futuro di un accaparramento dei mercati sud-americani, da parte della Germania, in caso di vittoria, è stato sempre uno, forse il più forte, degli spauracchi che Francia e Inghilterra agitano di fronte agli Stati Uniti, per tentare di trascinarli nel conflitto.

È quindi ovvio che questi cerchino di assicurarsi le loro posizioni fin d'ora, in sede di neutralità.

(l) Riferimento errato. Si tratta probabilmente del T. 154 del 10 settembre, vedi D. 136.

570

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 233. Shanghai, 3 ottobre 1939, ore 0,7 (per. giorno 4, ore 5,10).

Accenno volutamente ambiguo ma ripetuto a distanza di pochi giorni del Ministro degli Affari Esteri di Chung King circa possibilità di pace col Giappone e di mediazione degli Stati Uniti d'America tradivano suggerimento britannico. Lo ha confermato oggi questo Console Generale Giappone confidando a Neyrone che Ambasciatore d'Inghilterra si era recato a vederlo per illustrargli i vantaggi di una mediazione britannica. Avendo Console Generale risposto che per ovvie ragioni una tale mediazione non gli sembrava possibile, Ambasciatore aveva prospettato convenienza di una mediazione americana.

Ciò rivela: l) desiderio grandi Democrazie favorire con ogni mezzo accordo pacifico che costituirebbe per esse migliore via d'uscita da una situazione falsa e sempre più imbarazzante in Estremo Oriente; 2) illusione dell'Inghilterra che il desiderio di una pace totalitaria possa far rinunziare Giappone a puntare alL'interno suo programma e al suo anatema contro Chang Kai Shek. Tutti gli scambi di vedute che ho avuto con le alte gerarchie militari e con rappresentante diplomatico giapponese in Cina mi portano ad escludere che il Giappone possa accettare qualsiasi mediazione, la quale in definitiva se si ·considerino dure passate esperienze sarebbe contraria ai suoi interessi. Ma poichè politica nuovo Governo giapponese, giudicata dai suoi riflessi

qui, appare ancora titubante e guardinga e sempre esitante, converrebbe il giorno che per ipotesi oggi improbabile Giappone avesse a ricorrere ai buoni uffici altrui, fare presente a Tokio il sempre leale e amichevole atteggiamento dell'Italia e la sua posizione di perfetta indipendenza in Estremo Oriente.

Comunicato Roma e Tokio per aereo.

571

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 319. Parigi, 3 ottobre 1939, ore 0,10 (per. ore 3,30).

Mi riferisco al mio telegramma n. 311 (1).

Giornali francesi stamane e stasera sono ispirati ad intransigenza; solo meno categorico è articolo di fondo Temps. Ambasciatore di Spagna mi ha detto avere trovato Daladier anch'egli intransigente. Dopo che gli aveva esposto lungamente argomentazioni in favore pace (mio telegramma n. 316) (2), Daladier gli ha risposto che tali argomentazioni lo avevano interessato ma non convinto.

Osservo ad ogni buon fine che stampa francese è tutta nelle mani degli inglesi o degli anglofili e che Daladier deve aver ricevuto stamane da Londra un tempo di arresto come ho preavvertito col mio telegramma n. 311. Confermo però che opinione pubblica francese ed uomini politici più rappresentativi del Governo e fuori sono orientati in tutt'altro senso. Quindi anche se un eventuale nostro intervento, purchè fatto nelle forme che ho indicate, rimanesse oggi senza successo, esso costituirebbe pur sempre una breccia importantissima nel fronte avverso alla pace. Questa breccia potrebbe essere utilizzata a scadenza più o meno breve, a condizione che situazione militare sul fronte francese rimanesse più o meno immutata.

572

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 818. Berlino, 3 ottobre 1939, ore 12.

Giornali di Berlino, riapparsi dopo la pausa domenicale, hanno nel pomeriggio di ieri e stamane pubblicato con vasto rilievo i comunicati del D. N. B. relativi alla cronaca del soggiorno di S. E. il Conte Ciano nella capitale tedesca. Numerose anche le fotografie che fanno rilevare la cordialità del commiato fra i due Ministri degli Esteri dell'Asse.

La stampa inoltre prendendo occasione dal viaggio del Conte Ciano, continua ad insistere sul fatto che le Potenze Democratiche hanno esse sole la scelta sulla continuazione o meno della guerra e continua egualmente a dire che i popoli vogliono la pace ma che questa è minacciata dalle manovre dei guerrafondai delle Democrazie particolarmente da quelle inglesi.

Il Volkischer Beobachter nel suo articolo di prima pagina pone in rilievo la perfetta identità di vedute fra le due Potenze dell'Asse che costituiscono il blocco della pace. Continua dicendo che chi conosce gli scopi politici del Fiihrer

ed ha seguito attentamente il contegno di Roma in queste settimane, può facilmente farsi una idea del contenuto delle conversazioni durate varie ore alla Cancelleria. Dice che il Fiihrer vuole la pace come l'ha voluta sempre, e che l'Italia di Mussolini non ha lasciato intentato alcun mezzo per conservare la pace, come non tralascia ora alcun mezzo per ristabilirla dove è stata turbata dagli incendiari anglo-polacchi. Dice che Londra aggiungerebbe un nuovo errore alla catena dei tanti già commessi se disconoscesse la politica di pace del Fascismo e la considerasse come la rinuncia della giovane potenza in tanti anni di lotta. L'Italia dice, ha tutto osato nel conflitto abissino quando si trovava sola e supporre che quel fiero Paese oggi, quando le stanno a fianco il Reich, quella Grande Germania temperata dal fuoco e l'imponente potenza di pace della Russia, potrebbe starsene da parte, inattiva, sarebbe infantile. Dopo avere affermato che gli uomini che governano a Roma come pure l'Unione Sovietica hanno riconosciuto chiaramente chi voglia la pace e chi la guerra dice che, anche il linguaggio dei minori Stati neutrali, costituisce una netta ripulsa degli intrighi guerraioli di Londra. Conclude dicendo che le Potenze dell'Asse, insieme con l'Unione Sovietica, costituiscono oggi un imponente e invulnerabile blocco di forze di pace, che, se occorre, può anche imporre la pace, una pace giusta ed onesta. Questi accenni agli stretti legami che uniscono Berlino, Roma e Mosca ed all'azione comune per la pace dei tre Paesi, sono ripresi e ripetuti anche in altri articoli.

Trattando infine del discorso di Churchill, la Corrispondenza Politica e Diplomatica commenta anche le frasi del discorso stesso relative all'Italia e si esprime esattamente così:

« Assolutamente offensive sono le osservazioni che Churchill si permette nei riguardi dell'Italia. I venti anni trascorsi dopo che ha lasciato il Ministero della Guerra e della Marina sono passati per lui evidentemente in modo che non ha compreso nulla della trasformazione dell'Italia. Lo spirito ha fatto di un'Italia al seguito delle Potenze occidentali, indi tradita da loro a Versaglia, un Impero e una grande Potenza di prim'ordine che nel suo spazio vitale intende esercitare gli stessi diritti sovrani che altri esercitano nei loro e che inoltre mostra una misura di responsabilità europea che il regime odierno inglese ha evidentemente perduto. D'altra parte la comprensione inglese per l'Italia è di data molto recente, giacchè ancora durante la campagna abissina e dopo si teneva un altro linguaggio. L'Italia allora era «l'aggressore» contro il quale troppo volentieri. per risparmiare le proprie forze, si sarebbe creata una vasta coalizione.

Evidentemente oggi il signor Churchill ha le sue ragioni per desiderare di non entrare in conflitto colla «grande ed amica Nazione Italiana».

Sperando di poter gettare ancora il mondo in una guerra totale per gli interessi inglesi, Churchill rifiuta di metter fine a questo insensato stato di guerra; da lungo tempo aspira a quello scopo e, miscuglio di dilettante e di giocatore d'azzardo, egli, nel suo cieco odio contro tutto ciò che è tedesco, non riflette alle conseguenze, neppure a quelle per il suo proprio Paese ».

Al Micup ho trasmesso inoltre largo riassunto degli articoli del Direttore della D.A.Z., del Frankfilrter Zeitung, del Hamburger Fremdenblatt, del Lokal Anzeiger, dei quali prego prendere conoscenza.

23 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. I

(l) -Vedi D. 557. (2) -Vedi D. 562.
573

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 181. Mosca, 3 ottobre 1939, ore 19 (per. ore 21,30).

Sulle conversazioni del Ministro degli Affari Esteri turco non è possibile ottenere alcuna informazione nè da parte sovietica nè da parte turca. Questi circoli diplomatici francesi e inglesi continuano affermare che Saracoglu non abbandonerà potenze occidentali mentre Ambasciata di Germania si dichiara convinta che U.R.S.S. imporrà a Turchia per lo meno stretta neutralità. Intanto da fonte giapponese ho raccolto notizie di forti concentramenti di truppe sovietiche alla frontiera turca.

A sua volta Addetto Militare mi ha segnalato ulteriori concentramenti lungo frontiera romena e in Galizia interpretandoli come indizio di prossima occupazione della Bessarabia.

574

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A KAUNAS; CIPPICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 65. Kqunas, 3 ottobre 1939, ore 20,20 (per. giorno 4, ore 2,30).

Questo Ministro degli Affari Esteri recatosi stamane a Mosca dietro invito

signor Molotov per conferire intorno «questioni interessanti due Paesi».

Queste sfere governative dichiarano nulla risultare qui circa basi sulle quali

dovrà svolgere conversazioni Mosca aggiungendo ,che signor Urbsys ha avuto

carta bianca per trattare con Governo sovietico.

575

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 182. Mosca, 3 ottobre 1939, ore 21 (per. giorno 4, ore 4,15).

Ministro degli Affari Esteri lettone è arrivato ieri, quello lituano arriverà

domani.

Sebbene questa Legazione Finlandia smentisca notizia che circola qui non

è improbabile venuta Mosca del Ministro degli Affari Esteri di Finlandia.

Obiettivi della politica sovietica sono ormai evidenti. Mettendo avanti

possibili pericoli aggressivi (questa stampa ha cominciato a fare allusione all'In

ghilterra) e servendosi della finzione della continua assistenza, U.R.S.S. intende

farsi accordare da tutti gli Stati Baltici la facoltà d'intervento « a scopo di pro

tezione ». È prevedibile che Lettonia e Lituania seguiranno esempio Estonia e

co~cederanno «volontariamente» base navale ed aerea, diritto di transito ecce

tera. Non sembra da escludere che stessa Finlandia venga costretta a fare concessioni per Isole Aland e forse per qualche punto della costa in vicinanza Kronstadt.

Con questa serie di patti, i quali saranno negoziati con parvenza di perfetta indipendenza, U.R.S.S. stabilirà protettorato di fatto su tutti i territori già soggetti alla Russia zarista e acquisterà larga possibilità esercitare diretta influenza tanto su politica estera quanto su politica interna delle quattro Repubbliche.

Per il momento Governo sovietico proclama intenzione rispettare loro attuale ordinamento politico e sociale, ma tale attitudine potrebbe essere soltanto provvisoria e destinata al mutamento quando dirigenti Kremlino lo giudicassero conveniente per interessi nazionali e per rafforzamento regime.

Intanto non si può fare a meno di osservare che portata storica della manomissione sovietica sugli Stati Baltici è sostanzialmente in senso anH-tedesco, perchè accresce influenza U.R.S.S. nel Baltico Orientale a scapito sopratutto della Germania.

576

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 373. Bucarest, 3 ottobre 1939, ore 21,50 (per. giorno 4, ore 8,15).

Questo Presidente del Consiglio mi ha detto che partenza Ministro degli Affari Esteri Turchia da Mos,ca è da prevedersi per domani sera. Secondo informazioni pervenute a questo Presidente del Consiglio conversazioni del Ministro degli Affari Esteri turco con Governo sovietico starebbero incontrando difficoltà dato che il primo vorrebbe stipulare un patto con U.R.S.S. pur procedendo, in pari tempo, firma accordo con Francia Inghilterra mentre il secondo insisterebbe perchè Turchia rinunzi a tali accordi.

577

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 91. Helsinki, 3 ottobre 1939, ore 21,52 (per. giorno 4, ore 4,15).

Notizia divulgata radio Londra (che qui dicesi trasmessa originariamente da Agenzia Stefani) circa probabile viaggio Mosca di una Delegazione finlandese per trattative con Governo sovietico mi è stata oggi smentita da questo Ministro degli Affari Esteri. Eventualità tale viaggio non sarebbe stata fino ad ora prevista neppure per trattative commerciali, dato che Finlandia non ha avuto alcuna comunicazione in proposito da Mosca e che si attende tuttora ad affidamenti ricevuti da Molotov di cui al mio telegramma n. 73 (1).

Tuttavia quotidiano dilagare pretese sovietiche sul Baltico non può lasciare indifferenti questi ambienti del Ministero degli Esteri che, mostrandosi ogni

giorno più insoddisfatti delle assicurazioni, ricevute per il passato anche da parte Germania, si rendono conto indispensabilità arrivare sollecitamente ad un miglio~ ramento relazioni con i Sovieti, anche a costo di qualche sacrificio.

(l) Vedi D. 236.

578

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 822. Berlino, 3 ottobre 1939, ore 22 (per. giorno 4, ore 1).

Notizie pervenute da Mosca circa negoziazione con Saracoglu indicherebbero forti resistenze turche alle pressioni sovietiche. Turchia vorrebbe impegnarsi alla neutralità soltanto in caso di attacco diretto contro la Russia.

579

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

r. 826 (1). Berlino, 3 ottobre 1939, ore 22 (per. giorno 4, ore 1).

Secondo notizie qui pervenute sembra che U.R.S.S. proceda manomissione generale Estonia anche oltre e al di fuori ogni patto stipulato.

580

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 824. Berlino, 3 ottobre 1939, ore 22,10 (per. giorno 4, ore 5).

Commendatore Ricciardi parte stasera arrivando aeroplano speciale da Monaco insieme Mackensen fra mezzogiorno e una domani. Clodius parte invece domani mattina pure in aeroplano alle undici arrivando pomeriggio ore 6.

Sarà quindi possibile tenere riunione itala-tedesca Alto Adige dopodomani mattina mentre domani pomeriggio dovrebbe essere utilizzato per riunione interministeriale interna per fissare attitudine adottata confronti tedeschi.

Progetto germanico sarà portato da Ricciardi che lo illustrerà e dirà in proposito anche pensiero mio.

Avverto però fin da ora che esso si basa sopra due punti principali:

l) fissazione cambio a quattro, 50;

2) addebito trasferimenti per Alto Adige a conto merci fino a 30 milioni marchi tacitamente a conto trasferimenti vari ed « interim » fino concorrenza

somma ora esistente in tali conti tacitamente e quindi ancora a conto merci per ogni ulteriore eccedenza.

Mentre sul primo punto sarebbe anche possibile transigere mi sembra assai difficile poter fare altrettanto per il secondo. Evidentemente Germania tiene sopratutto a sbloccare clearing per facilitare acquisto in Italia di tutto ciò che può ora occorrerle per la guerra. Questo punto di vista si può anche comprendere, ma non giustificare cambio quattro, cinquanta per cento e cioè per l'Italia perdita del 45 % sul valore delle merci esportate. Moltiplicando questo per miliardi si arriva all'assurdo ed al dissanguamento.

Si deve ben comprendere che una simile falcidia è anche comprensibile per crediti finanziari ma per quelli commerciali significa o incidere nella carne viva dei nostri esportatori, oppure obbligare Stato italiano ad un premio di esportazione del 45 % per tutte le merci che, nell'attuale stato di guerra, tenderanno ad esser sempre maggiormente scelte fra quelle più essenziali così per gli altri come per noi.

Il presente telegramma fa seguito avente numero di protocollo succeJ>sivo (1).

(l) Nei documenti n. 579, n. 580, n 581 e n. 582 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza.

581

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 825. Berlino, 3 ottobre 1939, ore 22,12 (per. giorno 4, ore 2).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (2).

D'altra parte è mio dovere far presente che occasione per concludere un accordo con Germania in materia Alto Adige è unica e una volta perduta difficilmente si ripresenterà. Un qualche compromesso si renderà quindi indispensabile e Ricciardi ne indicherà egli stesso qualcuno. Si potrebbe forse pensare a speciali agevolazioni per primi 30 milioni marchi, a condizione tuttavia che dopo si prosegua nello sblocco di crediti finanziari fino esaurimento. Che se poi si dovesse tornare ancora una volta al conto merci volendo mantenere al tempo stesso il cambio base del 5,50 allora la perdita dovrebbe-per lo menoessere sostenuta dai due Governi in parti uguali.

582

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 821. BerLino, 3 ottobre 1939, ore 22,19 (per. giorno 4, ore 1).

Data giovedì per riunione Reichstag non è confermata. Quella definitiva non è ancora fissata e sarà pubblica soltanto all'ultimo momento per evitare possibile sorpresa aerea.

Fiihrer oggi era ancora qui.

(l) -Vedi D. 581. (2) -Vedi D. 580.
583

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 154. Bucarest, 3 ottobre 1939 (per. giorno 4).

Questo Ministro degli Affari Esteri ha chiesto ieri sera di vedermi per domandarmi se potessi dargli qualche notizia circa il viaggio di V. E. a Berlino, ed in particolare se ritenessi che il Governo Fascista avesse intenzione di prendere una nuova iniziativa per la pace.

Ho risposto a Gafencu che mentre V. E. era ancora in viaggio di ritorno a Roma non ero naturalmente in grado di potergli fornire informazioni al riguardo.

Il Ministro degli Esteri ha quindi proseguito dicendo che in questi ultimi giorni gli era pervenuto indirettamente da fonte germanica -ad esempio attraverso una conversazione del signor von Papen con l'Ambasciatore romeno in Turchia -qualche accenno circa l'opportunità che la Romania si adoperasse in qualche modo a favore del ristabilimento della pace, ma che egli non aveva finora ritenuto di raccoglierlo sia perchè la posizione di neutralità di questo Paese non gli permetteva di rendersi puramente e semplicemente interprete delle richieste germaniche, sia perchè si rendeva conto di non essere comunque in grado di svolgere alcuna utile azione in proposito. Del tutto diverso sarebbe stato il caso se l'Italia Fascista che sola ne aveva la forza e l'autorità nel mondo, e la cui amicizia ed influenza erano oggi più che mai desiderate ed auspicate in Romania e nei Balcani avesse ritenuto di prendere un'iniziativa «per una pace giusta e in profondità, per un assetto equo e durevole dell'Europa».

In tal caso la Romania -egli mi parlava anche a nome del Sovrano e del Governo romeno -sarebbe stata molto lieta, ove V. E. lo avesse ritenuto conveniente e nel modo da V. E. giudicato opportuno, di assecondare « un'azione neutrale» in tale senso. Anche gli altri paesi dell'Intesa Balcanica si sarebbero senza dubbio volentieri uniti ad un'azione del genere. Nè da questi Gafencu escludeva la Turchia, delle cui disposizioni a riavvicinarsi all'Italia egli mi aveva altra volta intrattenuto, disposizioni nelle ,quali egli si riservava incoraggiare Saracoglu che avrebbe visto con ogni probabilità al ritorno-ormai imminente -di quest'ultimo da Mosca.

In relazione a quanto precede, egli mi pregava di far conoscere a V. E. che il Governo romeno Vi sarebbe stato vivamente grato se avesse ritenuto fargli pervenire, per suo orientamento e norma di condotta, quelle indicazioni e suggerimenti che avreste ritenuto del caso.

Mi sono, per parte mia, limitato ad ascoltare il Ministro degli Esteri, assicurandolo, alla fine del colloquio, che avrei riportato a V. E. la nostra conversazione e trasmesso la sua preghiera.

584

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 217. Budapest, 3 ottobre 1939 (per. giorno 5). Continuano ad essere segnalati movimenti di truppe russe e misure militari dell'esercito sovietico, non solo verso la frontiera della Bessarabia, ma lungo tutte le frontiere ed anche nel Caucaso. Data l'accoglienza fatta ora Saracoglu a Mosca, ciò farebbe ritenere qui che le intenzioni prossime o lontane della Russia .sarebbero di assai più vast=1 portata, mirando ·alla Turchia e a Costantinopoli che sarebbe quindi investita da due parti: dalla Bulgaria che evidentemente dietro un'eventuale assegnazione della Dobrugia romena farebbe passare liberamente le truppe sovietiche e dal Caucaso. Questo Vice Ministro degli Affari Esteri mi diceva oggi ritenere tuttavia che l'inclemenza della imminente stagione, secondo lui, avrebbe potuto difficilmente permettere un'azione in grande stile attraverso la Romania prima della primavera prossima. Questi supposti piaQi russi, su cui del resto l'E. V. avrà già ogni più ampia informazione, corrisponderebbero ad una voce che mi è stata riferita secondo cui il Governo tedesco, in occasione degli ultimi accordi, avrebbe riconosciuto alla Russia non solo la prepoderanza di interessi sugli Stati baltici, ma anche dato il suo assenso per uno sbocco «in un mare caldo» (Bosforo o Golfo Persico).

Quanto alla Romania, in caso di minacce alla Bessarabia, qui si ritiene che essa non si opporrebbe all'invasione russa ritirandosi sulla vecchia frontiera.

585

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 5248/1883. Budapest, 3 ottobre 1939 (per. giorno 5). Come ho già avuto occasione di segnalare all'E. V. la comparsa della Russia sovietica alla frontiera ungherese, ha provocato, per un insieme di ragioni del resto facili ad immaginare, un generale senso di sconcertante preoccupazione, benchè non ve ne sia apparentemente alcuna manifestazione esteriore. Sono cadute come un castello di carta tutte quelle speranze e quei sogni che avevano accompagnato appena qualche mese fa la realizzazione della frontiera comune con la Polonia, così ardentemente desiderata da ogni cuore magiaro; ed è appena svanita nel sentimento degli ungheresi l'eco delle cerimonie che avevano salutato le insegne dell'aquila polacca sui valichi dei Carpazi, proprio là dove ora-precisamente su quei valichi che il valore magiaro seppe contendere alle armate dello Zar riel 1914 e che sono disseminati di dmiteri di soldati ungheresi e russi -sono apparse minacciose le insegne della falce e del martello. Attonita amara delusione quindi per la scomparsa dell'amica Polonia, preoc

cupazione per la Russia; secolare nemica, e sopratutto preoccupazione per la Russia propagandista dell'~dea bolscevica.

L'opinione pubblica ungherese si domanda infatti quali potranno essere le suggestioni che dalla presenza dei Sovieti alla frontiera potranno derivare alla massa del popolo ungherese, malcontenta, come è noto. specialmente negli strati agrari per la mancata soluzione dei problemi sociali e terrieri.

Si pensa poi che i russi, anche se non immediatamente, possano pensare all'eventualità di avanzare pretese sulla regione subcarpatica ove sono numerosi gli ucraini che hanno fornito ora alla Russia la base etnografica per occupare quella .parte della Polonia, che è stata ad essa assegnata dal patto di Mosca. In quella regione del resto la propaganda comunista potrebbe avere più facile presa anche perchè era stata favorita a suo tempo dal Governo di Praga in funzione delle sue manovre di politica interna. L'ex Presidente del consiglio della Rutenia Volosin aveva d'altra parte posto tutta la sua azione di governo su di una base ucraina, cercando di creare un vero e proprio nazionalismo ucraino, che avrebbe dovuto servire da pedana per la reintegrazione di una grande repubblica ucraina.

Il Governo ungherese aveva sempre combattuto tale tesi; ma non sembra poi che i provvedimenti da esso presi ora nella regione, da quando essa è stata riannessa all'Ungheria, siano stati certo ancora tali da soddisfare quelle popolazioni.

Comunque, per un complesso di ragioni, malgrado la sempre pm viva sensazione del pericolo germanico, appena si potè prevedere l'eventualità di una immediata vicinanza con la Russia sovietica, trovò qui evidente espressione il desiderio di avere se mai, oltre che ad occidente, anche a settentrione, piuttosto una frontiera comune col Reich.

Ma sopratutto, risorgono ora i ricordi della lotta che costantemente l'Ungheria ha svolto contro f tedeschi e gli slavi insieme nel corso dei secoli, per salvaguardare la propria esistenza e si ripensa sopratutto alla guerra di indipendenza del 1848 allorchè il popolo magiaro dovette deporre le armi sotto la pressione della coalizione austro-russa. Questo ritorno storico è quello che è maggiormente presente oggi nel cuore di ogni ungherese ed è per questo principalmente, come appare dalla stampa unanime, che con trepida attenzione l'Ungheria stretta fra la marea slava e quella germanica, guarda ora più che mai all'Italia, la cui amicizia le è già stata così preziosa per la sua risurrezione e per le sue rivendicazioni nazionali.

586

IL CONSOLE GENERALE A LUBIANA, GUERRINI MARALDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 746/609. Lubiana, 3 ottobre 1939 (per. giorno 5). L'inattesa notizia del viaggio di S. E. il Conte Ciano a Berlino ha destato vivissima attesa negli ambienti sloveni, nei quali si seguono sempre con grande interesse, per ben comprensibili ragioni, le mosse delle due grandi potenze vicine. Occorre poi rilevare che, essendo qui molto diffusa l'opinione secondo la quale l'Italia rappresenterebbe un elemento moderatore di fronte alla Germania ogni contatto fra i governanti italiani e quelli di Berlino viene considerato come un fattore tranquillizzante.

Nel caso attuale hanno infatti acquistato subito il maggior. credito in questi

ambienti tutte le ipotesi straniere attribuenti al convegno di Berlino il valore

di una concreta mediazione di pace affidata all'Italia dalla Germania.

La mancanza d'un comunicato ufficiale e di informazioni concrete di fonti

autorizzate ha facilitato naturalmente anche la circolazione di ipotesi alquanto

arrischiate.

La convinzione prevalente in questi ambienti, che l'Italia non è propensa a scendere in campo a fianco della Germania contro le potenze occidentali, fa ritenere ad alcuni che le conversazioni di Berlino abbiano avuto unicamente carattere informativo e che in tale occasione l'Italia, per bocca del Conte Ciano, abbia manifestato un diminuito interesse per la collaborazione col Reich, essen;iosi questo ormai abbandonato ad una politica troppo spinta colla Russia sovietica.

Non sono pochi infatti qui coloro i quali pensano che l'Italia sia restata alquanto delusa dal fatto che la Russia avrebbe ora preso in certo modo il suo posto nei riguardi della collaborazione colla Germania circa la spartizione delle sfere d'influenza nell'Europa Centrale e Sud-Orientale e che pèrtanto Roma non si sentirebbe più obbligata come prima a seguire incondizionatamente la politica di Berlino.

Specialmente negli ambienti liberali e panslavisti -non influenzati, come quelli clericali, dai principi antisovietici del mondo cattolico -si è propensi a vedere nella nuova collaborazione russo-tedesca il profilarsi d'un nuovo asse politico e militare Berlino-Mosca destinato a neutralizzare il valore dell'asse Roma-Berlino.

Indipendentemente da qualsiasi calcolo politico e per ragioni puramente ideali, pur non confessate pubblicamente, negli ambienti liberali e panslavi si guarda con istintiva simpatia al fatto che la grande madre slava ricominci a far sentire la sua influenza sull'Europa Centrale e Balcanica. In fondo, si dice in detti ambienti, non erano la Francia e l'Inghilterra mesi fa a bussare alla porta della Russia? E poi -scriveva lo Jutro giorni fa consigliando agli sloveni di studiare la lingua russa -il popolo russo è quello che è sempre stato, indipendentemente da un regime politico che non sarà eterno.

In sostanza, le conversazioni del Conte Ciano con i governanti tedeschi, da una parte hanno ·Confermato qui l'opinione che l'Italia non sia disposta a sostenere la Germania che con un'attività puramente diplomatica, e dall'altra hanno svegliato nuovamente la fervida fantasia di questa pubblica opinione nei riguardi degli ulteriori sviluppi della situazione europea, in cui il fattore russo va acquistando influenze sempre più decisive.

587

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7412/2314. Berlino, 3 ottobre 1939.

Diretta a Napoli, dove si imbarcherà per rientrare in patria, la Missione Militare giapponese, guidata dal Generale d'Armata Conte Terauchi, ha lasciato oggi la Germania. Il suo soggiorno nel Reich è durato una quindicina di giorni e, in conseguenza degli avvenimenti generali, non è stato seguito con eccessiva attenzione da parte di questa stampa, la quale si è limitata a riportare a titolo di cronaca prima di tutto che la missione, poco dopo il suo arrivo in Germania, è stata ricevuta dal Ftihrer al suo Quartier Generale, inoltre che è stata condotta sul teatro delle operazioni del Fronte orientale e di là al ·confine occidentale, dove ha avuto modo di vedere le opere di fortificazione tedesche.

Dal settore occidentale la missione ha fatto ritorno a Berlino, che ha lasciato il lo corrente, diretta a Norimberga ed a Monaco, dove ha visitato le principali istituzioni del partito nazionalsocialista.

In un'intervista accordata alla Borsen Zeitung ed in alcune dichiarazioni fatte al D.N.B., il generale Terauchi si è mostrato molto soddisfatto del suo viaggio in Germania, ha avuto parole di ammirazione per il contegno delle truppe tedesche e per le opere di fortificazione occidentali, ma ha tenuto un contegno estremamente riservato e per quanto riguarda gli sviluppi politici futuri ed anche i rapporti tra il Reich e il Giappone.

588

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7436/2322. Berlino, 3 ottobre 1939 (per. giorno 7).

La folla tedesca è certamente meno passionale della folla italiana, per esempio, ma appunto per questo le sue reazioni sono più sintomatiche. Tutti gli osservatori locali hanno avuto campo di notare, domenica scorsa, il calore assolutamente spontaneo con cui venne accolto S. E. Ciano all'uscita dalla stazione di Anhalt.

Era giorno di festa, un giorno in cui i paraggi della Anhalt sono poco frequentati, perchè i cittadini si spostano verso i quartieri occidentali. Non era stata comunicata l'ora dell'arrivo, neppure approssimativamente. Eppure alcune centinaia di pèrsone si erano raccolte di fronte alla stazione, e all'uscita del Ministro hanno voluto gridargli il loro saluto. Abbiamo potuto vedere che era una massa composta esclusivamente di piccolo popolo, e abbiamo potuto sentire come la dimostrazione fosse assolutam·ente spontanea. «Ganz unvorbereitet », del tutto non preparata, come abbi~mo udito da un funzionario tedesco...

Il personale dell'Ambasciata e i membri della nostra collettività hanno potuto notare, del resto, nei contatti con la popolazione tedesca, quanto interesse e quale speranza avesse fatto sorgere l'improvvisa venuta a Berlino di

S. E. Ciano.

L'uomo della strada ritiene oggi che principale compito dell'Italia sia appoggiare le proposte di pace della Germania, e nella visita del Conte Ciano a Berlino ha scorto sopratutto la possibilità di un'azione .per la pace. L'uomo della strada, considerando l'impresa arditissima in cui l'hanno lanciato i suoi capi, ammira

nel suo intimo la sobrietà e l'equilibrio dell'atteggiamento italiano, e non puC> non paragonare la ponderatezza italiana alla facilità con cui invece la Germania si è buttata in una grande guerra, anche se finora tale guerra è militarmente un pieno successo.

Il Ministro dell'Interno del Reich ha disposto che, in occasione dell'ingresso delle truppe tedesche a Varsavia, per tutta la corrente settimana suonino, dalle 12 alle 13, le campane delle chiese, e siano issate le bandiere sui pubblici edifici. Ha invitato anche la popolazione a esporre il vessillo nazionale.

Così oggi tutta Berlino appariva imbandierata; ma chi ricorda come si presentava la città in altre occasioni di festività nazionale, non può non rilevare che questa volta manca a parecchie case e molte finestre il drappo rosso dalla croce uncinata. È evidente che la popolazione, come non aveva sentito spontaneamente l'impulso di metter la bandiera al balcone, così ha obbedito senza slancio, e quindi non unanime, all'appello rivoltole in questo senso dalle autorità. Del resto si può rilevare che, terminata definitivamente la campagna in Polonia ·Con la resa di Varsavia, di Modlin e di Hela, nessuna vibrazione di entusiasmo si può percepire, in una metropoli come Berlino di quattro milioni di abitanti. Nè vi sono raggruppamenti di folla, come all'inizio della campagna, davanti al palazzo della Cancelleria del Reich, mentre tutti sanno che il Fiihrer in questi giorni si trova quasi sempre a Berlino.

Freddezza verso la vittoria, perchè soltanto una vittoria di tappa, e calore verso una speranza di pace, questo mi sembra il significato dei due momenti dell'opinione pubblica tedesca cui più sopra ho accennato.

589

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, ..... ottobre 1939 (1).

Il Conte Generale Terauchi, ex Ministro della Guerra ed ex Generalissimo degli Eserciti del Nordcina, di ritorno dalla Germania ove è stato ricevuto dal Fiihrer, si fermerà a Roma fra il 4 e il 6 corrente prima di proseguire per Napoli ove si imbarcherà il 9 dello stesso mese su piroscafo giapponese.

In considerazione della personalità del Conte Terauchi e delle accoglienze a lui fatte in Germania ove ha potuto fra l'altro visitare anche i due fronti orientale ed occidentale, sembrerebbe opportuno che egli sia ricevuto in udienza speciale dal Duce.

Il Generale Terauchi è Consigliere Intimo dell'Imperatore e uno dei candidati dell'Esercito alla Presidenza del Consiglio (2).

(l) -La data del presente appunto manca: fu redatto ai primi di ottobre e non oltre il 4, come si desume dal testo. (2) -Il presente documento porta la seguente annotazione a matita: • Istruzioni di S. E. il Ministro: far sapere al Generale che il Duce è dolente di non poterlo vedere date le sue occupazioni. -Dargli, se non l'ha, una onorificenza. -5 ott. XVII •.
590

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 190. Lisbona, 4 ottobre 1939, ore 0,50 (per. ore 4,15).

Ho avuto lungo colloquio con Presidente Salazar a proposito questione forniture in corso e per scambio preliminare di vedute in vista arrivo nostra missione economica. Dopo esaurite tali questioni (su cui riferisco separatamente) Salazar è entrato egli stesso a parlare attuale situazione europea. Era evidente suo profondo interesse per colloquio V. E. a Berlino ed ansiosa attesa risultati. Pur premettendo necessità di conoscere tenore proposte pace annunziate da Germania e U.R.S.S. prima di poter formulare qualsiasi previsione, sembrava scettico circa possibilità cessazione conflitto e persino sulla convenienza per Portogallo come per altri Stati neutrali di prestarsi a consacrare stato delle cose che rappresenterebbe a suo avviso non solo rinunzia ai principi che giudica debbano reggere i rapporti tra gli Stati ma anche un pericolo determinato da mancanza di ogni sicurezza e fiducia circa possibilità auto-limitazione imperialismo tedesco. Vedeva con allarme U.R.S.S. passata da posizione secondaria a quella di primo piano e insorgeva contro fatto ·che giudica contrario ogni interesse materiale e spirituale della civiltà occidentale e cristiana. Si domandava ansiosamente in quale direzione si getterà a sua volta risorto imperialismo sovietico.

Riportato alla realtà dei fatti e della situazione riconosceva principi da lui invocati furono ripetutamente violati -anche ai danni dell'Italia e del Portogallo -da quegli stessi che oggi pretendono di difenderli ed ammetteva che intervento russo con tutte le sue conseguenze fu cercato da Francia e Inghilterra prima che dalla Germania. Preso tra questa realtà e tesi che vuole sostenere teièi che è sempre tenacemente e sostanzialmente anti-tedesca e anti-sovietica, anche se non è esattamente o completamente anglofila e francofila -Salazar per un momento è parso fermarsi su questa linea compromesso: essere forse ormai preferibile continuazione ·Conflitto purchè rimanga circoscritto alla fase attuale.

Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (1).

591

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 191. Lisbona, 4 ottobre 1939, ore 0,50 (per. ore 8,25).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (2). Era evidente, che realizzava pericolo che prolungarsi guerra rappresenterebbe anche per Portogallo come era palese che suo pensiero segue assidua

mente ed ansiosamente atteggiamento e attività Italia. Due volte ha citato discorso Duce per cui ha come è noto profonda e sincera ammirazione. A proposito dell'ultimo discorso ha voluto ancora una volta essere informato questioni Mediter_ raneo su cui mi ha posto numerose e precise domande.

Realizza in pieno situazione militare anglo-francese e mi ha detto nettamente che « contro forza che minaccia dominio Europa sarebbe occorsa adeguata coalizione». Da ogni frase appariva che rimane fedele sua vecchia idea anche se essa ora affiora molto cautamente spesso con uscite in tempo o paradossi su particolari situazioni createsi. Questa idea è come è noto coalizione Stati latini e ancora oggi sembra lontano dall'averla abbandonata. Ma nel quadro di questa sua antica idea due o tre volte almeno nella sua esposizione Salazar ha chiaramente indicato che vede nel Duce e nell'Italia supremo baluardo che può ancora salvare civiltà minacciata da conflitto.

Spagna, per quanto mai nominata, appariva in ogni argomentazione. Pensiero Salazar, attraverso Italia che sa perno potente e dinamico situazione, si volge a questione per lui di immediato interesse e che sente interdipendente dalla attitudine Spagna alla quale per situazione geografica e militare Portogallo è legato. È oggi evidente più che mai che Spagna è in condizione privilegiata -se non è il solo tramite -per controbattere azione britannica in questo paese sostenendo Salazar nella politica neutralità che si è prefisso. Ad una mia frase intesa sondare tale atteggiamento ha nettamente risposto « neutralità è per Portogallo non solo una aspirazione ma una assoluta necessità ».

(l) -Vedi D. 591. (2) -Vedi D. 590.
592

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 827. Berlino, 4 ottobre 1939, ore 11. La visita di V. E. continua ad essere oggetto di commenti e di informazioni di questa stampa che riproduco qui appresso in sunto e sulle quali attiro la particolare attenzione. Una «informazione» ufficiosa ad uso della stampa estera dice che si apprende nei circoli bene informati come le conversazioni consultive itala-tedesche, che corrispondono all'uso delle due Potenze dell'Asse di discutere in contatti personali le questioni più importanti della politica europea, abbiano condotto ad una conclusione completamente soddisfacente. Dopo aver detto che debba supporsi con sicurezza che in esse siano state esaminate le possibilità di un ristabilimento della pace, aggiunge che si può anche supporre con fondamento che siano state esaminate, oltre le possibilità di pace, anche le possibilità di un inasprimento della guerra e le misure da prendere per quel caso per la difesa degli interessi comuni delle Potenze dell'Asse. La National Zeitung di Essen, dopo aver dichiarato che i rapporti fra la Germania nazional-socialista e l'Italia fascista si basano su una collaborazione chiara ed aperta delle maggiori personalità dei due Paesi, mentre una politica della « ripartizione del lavoro » corrisponde alle abitudini democratiche e che la volontà di pace, manifestata nella Dichiarazione di Mosca, ha costituito fin

dall'inizio della crisi una delle principali caratteristiche della politica italiana, aggiunge poi che non deve essere considerato debolezza il fatto che due o per meglio dire tre grandi Potenze occidentali vogliano la pace e all'occorrenza siano pronte ad imporla con le armi.

L'Angriff scrive che chi tenga presente lo spirito e la lettera del trattato di alleanza itala-tedesco, non può aver dubbi sulla risposta da dare alla domanda che l'estero si fa ansiosamente circa i risultati del colloquio di Berlino. La Germania e l'Italia, dice, alleate fra loro, affrontano insieme i problemi rigua.rdanti i loro interessi comuni e se a Berlino si è parlato di qualche cosa tra i due contraenti dell'Asse, ciò non può essere se non i piani coi quali affrontare in comune tutte le situazioni ed eventualità dei prossimi giorni e settimane.

593

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 828. Berlino, 4 ottobre 1939, ore 14 (per. ore 17,30). Mackensen che ho visto ieri prima della sua partenza mi ha detto di aver conferito lungamente con Ribbentrop. Egli afferma che nulla di nuovo è intervenuto nella situazione nelle ultime ventiquattro ore, ma ha tuttavia l'impressione che qui si sia capita la necessità «salvare le forme». Crede quindi che discorso del Fiihrer potrà essere meno

rigido di quel che prima si attendesse. Mackensen è già a Roma.

594

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 741. Tokio, 4 ottobre 1939, ore 18 (per. ore 23,30) (1). Mio collega di Germania mi ha detto essergli stato da importanti personaggi Giapponesi manifestato timore che un'intesa dell'Impero con la Russia rafforzerebbe quest'ultima con il risultato definitivo che Giappone avrebbe soltanto sostituito al nemico inglese il nemico russo, ed essergli stato chiesto se egli crede nella buona fede Russia, collega ha risposto loro che compito attuale Giappone è combattere nemico più forte e quindi Inghilterra. Nel corso della conversazione mio collega ha convenuto con me che è poco probabile Mosca rinunzi completamente ad aiutare Chang-Kai-Shek e quindi al suo programma in Estremo Oriente. Ha anche convenuto ove Russia rinunziasse Estremo Oriente per espandersi nel Medio a danno dell'Inghilterra e ove ciò avesse favorevoli risultati Giappone non potrebbe restare indifferente. Ha infine mostrato credere che influenza di Berlino su Mosca per una politica di

rinunzia all'aiuto alla Cina non è tale da aver sicura efficacia. Prego non comunicare Governo tedesco.

(l) Il presente telegramma fu trasmesso da Pechino.

595

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 742. Tokio, 4 ottobre 1939, ore 18 (per. ore 23,30) (1).

Lavoro continua secondo istruzioni di V. E. e militari hanno ieri maggiormente accentuato con noi difficoltà conclusione patto ,con Russia. Circa Inghilterra escludono almeno per ora Governo giapponese voglia riprendere trattative malgrado lusinghiere proposte .britanniche da me già riferite.

596

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 737. Tokio, 4 ottobre 1939, ore 20 (per. ore 23,30).

Vostro telegramma n. 302 (2). Ho già cominciato fare riprendere discorso iniziato dopo vostro telegramma

n. 278 (3) ed interrotto ma non smentito dopo Vostro telegramma 284 (4). Non vedo il modo interrompere negoziati in corso ma non escludo possibilità influire perchè dopo ottenuta soluzione questioni pendenti non si passi conclusione formale patto. Aggiungo però che continua qui forte pressione tedesca appoggiata da vantaggi che Berlino promette di rifornimenti attraverso Siberia. Mi varrò fra l'altro delle diffidenze circa il presente e preoccupazione circa il futuro che Russia suscita e non solo fra anglofili. Più di una volta in questi ultimi tempi sono stati ricordati al Ministero della Guerra dal nostro Addetto Militare avvertimenti e consigli da lui dati perchè si fosse molto circospetti con Sovieti e parlato del fondamento che sue parole andavano mostrando.

Nostra presente azione a differenza di quella iniziata settimane fa potrebbe avere qualche successo : l) perchè vi è tempo di lavorare sul luogo, non vedendo alcun pericolo immediato, data anche consueta lentezza giapponese nel decidere;

2) perchè risolute questioni di maggiore entità, Giappone avrà conseguito così uno dei suoi scopi più immediati, e quegli stessi che ammettono possibilità patto assicurano almeno per ora doversi prima aver provato in modo positivo e certo che Sovieti non aiuteranno più Chang-Kai-Shek;

3) perchè giapponesi sono restii concludere patti limitanti loro futura libertà di agire secondo eventuali sopravvenute circostanze;

4) perchè anglofili si agitano contro patto e Gabinetto che già va anche per ciò indebolendosi non vuole almeno per ora affrontare maggiore ostilità suoi avversari;

5) perchè molti giapponesi già si rendono conto che una Russia rafforzata esternamente e internamente con la sua espansione in Europa significherebbe per loro in avvenire una minaccia più grave. Questa ultima considerazione è stata ieri ripetuta da ufficiali del Ministero della Guerra in seguito all'azione che vi ho fatto riprendere da questo Addetto Militare secondo vostre direttive.

Per dovere di cronaca riferisco che secondo qualche funzionario nazionalista di questo Ministero degli Affari Esteri Russia non potrebbe espandersi in Europa oltre occupazione Bessarabia e conclusione accordi con Turchia anche perchè teme conseguenze per suo regime che perciò nè Italia nè Germania nè Giappone non hanno motivo preoccuparsi.

(l) -Il presente telegramma fu trasmesso da Pechino. (2) -Vedi D. 504. (3) -Vedi D. 161. (4) -Vedi D. 218.
597

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. 831. Berlino, 4 ottobre 1939, ore 20,10 (per. ore 22,45).

Sembra che Flihrer si rechi a Varsavia domani.

Oggi lavorato qui al suo discorso.

Non è escluso che qualora sia finito per stanotte, discorso -che è man mano tradotto in italiano -possa essere inviato per aereo a Roma domani.

598

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LIMA, GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 148. Lima, 4 ottobre 1939, ore 21,17 (per. giorno 5, ore 7,35).

Qui corre voce che a Panama in ambienti conferenza, a riprova unanime riconoscimento sentimenti anti-tedeschi in tutti Paesi americani, sarebbe stata anche ventilata idea di uno schieramento solidale continentale a fianco Democrazie in caso di inasprimento guerra ed eventuale vantaggio della Germania. Tale schieramento offrirebbe, tra l'altro, possibilità immediata confisca numerosi navigli mercantili tedeschi rifugiati porti americani.

Tale voce troverebbe conferma anche in questa opinione pubblica ed in numerosi ambienti ufficiali cui sentimento antitedesco già molto diffuso si è ora acutizzato. Da parte sua locale Cronaca, mentre stampa in generale si limita mettere in rilievo deliberazione Panama senza commenti, dedica al riguardo interessanti editoriali in cui osserva che neutralità americana è privilegio momentaneo, che impone tuttavia massima vigilanza e non esclude che di fronte tramonto istituzioni democratiche continente americano debba partecipare lotta con armi, se necessario, per scongiurare tale pericolo che è assai vicino malgrado apparenze (mio telespresso n. 1118 odierno) (1).

(l) Non pubblicato.

599

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 739. Tokio, 4 ottobre 1939, ore 22 (per. giorno 5, ore 13) (1).

Telegramma di V. E. n. 303 (2).

Nello stato presente delle cose ho poche speranze. Giappone dopo delusione per fallimento nostro patto e conclusione quello russo-tedesco ha ripreso pubblicamente vecchio tema della necessità di una sua politica estera indipendente. Ciò in apparenza soddisfa suo amor proprio benchè più che mai nelle presenti circostanze esso si renda conto della dipendenza della sua politica estera da quella occidentale.

Per quanto si tratterebbe di una intesa fra neutrali con carattere principalmente economico è facile prevedere suo timore essa prenda carattere politico anti-inglese e quindi anche anti-americano. E come ho già riferito Giappone più che mai, dopo inizio conflitto, è agitato gravissima preoccupazione per non dire panico circa suoi rifornimenti e sue relazioni con gli Stati Uniti. Anche se si voglia lasciare tutto ciò da parte, idea di legarsi con vari Stati aventi interessi vari per una unione che esso non potrebbe dirigere e di cui non prevede chiaramente forma di attività, dubito sia tale da indurlo consentire, tanto più che d'altra parte suoi scambi commerciali con i neutrali sono scarsi. Almeno fino ad ora Giappone mostra voler tenersi libero onde regolarsi secondo le future circostanze. È indubbio che sue principali mire sono rivolte contro Gran Bretagna, ma se vi fosse per esempio una vittoria dell'Inghilterra che face.sse prevedere decisione in suo favore, è da prevedersi che politica giapponese si volgerebbe decisamente contro Russia. Questo Impero ha rivendicazioni verso Stati dell'uno e dell'altro campo e può quindi finire con l'accordarsi a seconda degli avvenimenti con l'uno a danno dell'altro e viceversa. Può dar."t anche altri futuri eventi internazionali, evitando quello di un predominante vantaggio militare di uno dei due gruppi, producano un mutamento nelle direttive del Giappone. Fino ad ora tono sua politica mi appare secondo ho riferito. Naturalmente essa potrebbe, a lungo andare, portare al pericolo trovarsi per terra fra due sedie. Affrontare questa non sembra per il momento la maggiore preoccupazione del Governo.

Alto funzionario nazionalista Ministero degli Affari Esteri ha promesso sondaggi. Ha detto però, intanto, non credere questo Gabinetto, debole come è, sarebbe disposto partecipare iniziativa tanto più che Inghilterra, secondo le notizie qui giunte, starebbe lavorando attivamente per trarre dalla sua vari neutrali. Funzionario ha soggiunto che pure non intervenendo Giappone sarebbe lieto se progetto maturasse perchè qualsiasi rafforzamento dell'Italia o della Germania deve essere considerato come un vantaggio per il Giappone.

24-Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

(l) -Il presente telegramma fu trasmesso da Pechino. (2) -Vedi D. 505.
600

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

T. 23378/PR. 156. Roma, 4 ottobre 1939, ore 22,15.

Risultami Germania tende accaparrarsi tutta produzione jugoslava glicerina, rame, piombo, minerali rame e piombo. Fate subito passi perchè siano riservate nostre forniture.

601

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 561 R./424. Roma, 4 ottobre 1939, ore 22,15.

Vostro telegramma 1° del 26 settembre u. s. (1). Dato che codesto Governo incontra difficoltà per fornitura rame e benzina, non (dico non) insistere.

602

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 183. Mosca, 4 ottobre 1939, ore 22,55 (per. giorno 5, ore 4,45).

Mio telegramma n. 182 (2).

Questo Ministro Finlandia mi ha informato che giungerà quanto prima a Mosca Delegazione Finlandese incaricata riprendere i negoziati commerciali interrotti fin dal marzo scorso. Egli ha affermato che finora nessuna richiesta di ·carattere territoriale o politico è stata fatta dal Governo sovietico, ma non ha nascosto sue preoccupazioni per l'avvenire. Mi ha confermato che in occasione missione ufficiosa compiuta da Ambasciatore Stein ad Helsinki, erano state avanzate dall'U.R.S.S. proposte cessione di due o tre isolotti finlandesi che si trovano imboccatura della baia di Kronstadt contro rettifica della frontiera nella Carelia a favore Finlandia. Collega finlandese teme che queste proposte possano ora essere rinnovate in modo formale insieme alle note richieste per le Aland (mio telegramma n. 87 del 1° luglio scorso) (3).

(l) -Vedi D. 441. (2) -Vedi D. 575. (3) -Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XII, D. 421.
603

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 184. Mosca, 4 ottobre 1939, ore 22,56 (per. giorno 5, ore 7,35).

Nel corso di un colloquio avuto stamane con Vice Commissario Potemkin

per trattare diversi affari correnti gli ho domandato cosa poteva dirmi circa

conversazioni turco-sovietiche in corso.

Mi ha risposto che dopo lunga seduta di domenica scorsa, quando discus

sione si era protratta per circa 4 ore, Saracoglu aveva sentito bisogno di chie

dere ad Ankara nuove istruzioni. Queste non dovevano essergli ancora perve

nute perchè fino a ieri nel pomeriggio Ministro degli Affari Esteri turco non

aveva sollecitato incontro con Molotov.

Sul carattere della discussione Potemkin è stato reticente. Si è limitato os

servare che U.R.S.S. desidera ·comunanza buone relazioni politiche con Turchia

e se possibile renderle anche più strette. Molotov aveva dovuto tuttavia far

presente a Saraco~lu che in seguito all'accordo politico fra l'U.R.S.S. e Ger

mania amicizia e collaborazione turco-sovietiche potevano sussistere soltanto

se Governo turco fosse disposto tenere conto del fatto nuovo e cioè che U.R.S.S.

era ormai legata alla Germania in guerra contro Inghilterra e Francia.

Potemkin non mi ha precisato cosa U.R.S.S. chiede alla Turchia ma mi ha lasciato intendere che vuole qualche cosa di più che stretta neutralità nel Mar Nero. Molto probabilmente è stato offerto a Saracoglu patto mutua assistenza a condizione che Turchia renda inoperanti suoi impegni con Inghilterra e Francia.

Potemkin ha aggiunto che Saraco~lu ha ripetutamente fatto valere argomento interesse turco di poter contare su aiuto inglese e francese contro possibile minaccia italiana. Iri conversazione intima con Ministro di Turchia Vice Commissario aveva constatato persistenza di forte sospetto e preoccupazione nei riguardi dell'Italia. Egli si era sforzato dimostrarne infondatezza facendo osservare a Saracoglu che rafforzamento militare italiano nel Dodecanneso e Albania doveva spiegarsi come naturale precauzione per eventualità di un conflitto italo-inglese. Ministro di Turchia non se ne era tuttavia mostrato persuaso e Potemkin aveva avuto impressione ·che Inghilterra e Francia abbiano sfruttato e continuino sfruttare a fondo sospetti turchi verso l'Italia.

Potemkin ha concluso esprimendo opinione che un « gesto » italiano che rassicurasse Governo turco sarebbe in questo momento molto opportuno. Attiro l'attenzione di V. E. su questo suggerimento sovietico.

604

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO, RULLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 4 ottobre 1939. Riferisco quanto appresso a V. E. su alcuni argomenti in merito al mio recente viaggio in Francia.

3il

I. -Con l'autorizzazione di S. E. Guariglia ho avuto varie e lunghe conversazioni col Ministro degli Interni francese, signor Albert Sarraut, che avevo molto conosciuto per un periodo di circa tre anni durante la mia permanenza ad Angora dove il signor Sarraut era a quell'epoca Ambasciatore di Francia.

Ho trattato col signor Sarraut in linea privata molte questioni riguardanti gli italiani in Francia accelerando le pratiche ufficiali avviate dal R. Ambasciatore in merito alla sistemazione ed alla cessazione delle difficoltà che ai nostri connazionali venivano opposte dalle autorità francesi specie nei riguardi degli obblighi di arruolamento nell'Esercito.

Ho poi parlato a lungo col signor Sarraut della situazione politica generale. Mentre dai primi colloqui avuti con lui, che avvenivano prima dell'accordo russo-tedesco per la Polonia, avevo ricavato l'impressione che da parte del Governo francese si fosse disposti, pur con non molta convinzione, a seguire senz'altro la rigida linea di condotta di bellicismo ad oltranza imposta dal Governo inglese, nel mio ultimo colloquio con lui, avvenuto sabato 30 settembre -e che per caso coincideva con un colloquio quasi identico che l'Ambasciatore Guariglia aveva col Presidente del Consiglio Daladier -ho potuto constatare quanto segue:

L'attuale Governo francese è, naturalmente, molto impensierito dell'intervento russo negli affari europei e, a mezzo dei noti provvedimenti contro il partito comunista, inizia una campagna per spostare a Parigi il noto fronte anticomintern.

II Governo stesso si rende conto che, in alcuni ambienti parlamentari e non solamente di estrema sinistra ma anche di destra moderata, si sta concretando una mentalità che tende a non rifiutare senz'altro possibili aperture di pace del Governo tedesco. Il signor Sarraut ha molto insistito con me sul fatto che egli, e con lui il suo Governo, sarebbe anche disposto ad accettare aperture di pace. Il problema, però, che si pone innanzi ai governanti francesi è quello delle garanzie da chiedere alla Germania per il mantenimento di una pace da eventualmente concretare. «Noi non possiamo fidarci della parola della Germania attuale e del signor Hitler che ha sempre mancato di parola. Non possiamo fidarci delle garanzie della Russia che ha mancato anch'essa di parola. Potremo fidarci delle garanzie dell'Italia che non ha mai mancato di parola, ma esse sarebbero troppo poca ,cosa di fronte ad una Germania animata degli stessi sentimenti dimostrati sino ad oggi».

Mi è parso di capire che in queste condizioni una eventuale offensiva di

pace da parte della Germania nel momento attuale avrebbe ben poca possibilità

di riuscita, ma che se dovesse continuare la presente inazione bellica sul fronte

occidentale ancora per qualche tempo, una seconda offensiva che venisse effet

tuata fra due o tre mesi, potrebbe trovare un miglior campo di soluzione.

Eventuali proposte di pace, però, dovrebbero essere accompagnate da un pro

getto concreto di sitemazione europea non .solamente nel campo territoriale,

ma anche nel campo generale di accordi stabili e definitivi.

Mi corre il dovere di far notare che in tutte le mie conversazioni col signor Sarraut non è mai stato fatto cenno ad una ricostituzione della Polonia come condizione « sine qua non». È stata mia impressione che il problema polacco in sè stesso venga considerato come questione di secondo ordine e da risolversi se non secondo la volontà tedesca assoluta, in maniera che ci si possa avvicinare ad essa.

II. -Nel corso delle mie conversazioni a proposito del problema degli italiani in Francia, il signor Sarraut mi ha accennato alla possibilità di un invio in Francia di operai sullo schema di quanto è stato fatto per la Germania. Non ho risposto in nessuna maniera alle aperture del signor Sarraut. Ho però colto l'occasione per esporgli per sommi capi il criterio seguito dal R. Governo per l'invio temporaneo di mano d'opera specializzata in Germania, particolarmente per quanto riguarda le rimesse in Italia dei guadagni degli operai e iJ trattamento da farsi loro localmente.

III. -Il signor Sarraut alla fine delle nostre conversazioni ha chiesto se io avrei avuto occasione di tornare in Francia per trattare ancora questioni riguardanti i nostri connazionali colà. Egli avrebbe molto gradito qualche mia visita a questo proposito per « poter esprimere in maniera confidenziale e niente affatto ufficiale il suo pensiero personale ed eventualmente quello del Governo francese sia in materia di trattamento di italiani in Francia, sia in altre questioni».

Ho risposto vagamente a questo argomento al signor Sarraut e, naturalmente, ho informato della cosa S. E. Guariglia col cui consenso avevo avuto le conversazioni di cui sopra ed al quale ho riferito in dettaglio il tenore di tali conversazioni (1).

605

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 193. Sofia, 4 ottobre 1939 (per. giorno 6).

A telegramma di V. E. n. 210 (2).

Presidente del Consiglio tornando oggi su argomento blocco difensivo balcanico, mi ha detto identica comunicazione come a Ministro di Bulgaria Ankara, risultavagli Menemencoghlu aveva fatto anche a quel Ministro di Ungheria Mariassy, ciò che avvalorerebbe desiderio di una eventuale adesione ungherese al progetto.

Gli ho confermato che finora nulla ci risultava in proposito, e, richiamandomi anche passi relativi ai Balcani nota 2 corrente berlinese «Corrispondenza Politica Diplomatica » pubblicata dopo incontro V. E. ·col Fi.ihrer, ho avuto modo ripetergli quanto già a termini mio telegramma n. 224 (3), precisando e rafforzando a tenore telegramma di V. E. in riferimento.

Kiosseivanov si è mostrato estremamente soddisfatto.

Mi ha detto Italia aveva già reso inestimabile servizio Europa impedendo estensione ·conflitto e garantendo pace balcanica non solo col proprio· atteggiamento ma con successive particolari iniziative: dichiarazione itala-ellenica

che avrebbe stroncato preoccupante stato panico in cui versava Grecia, e riduzione effettivi isole Egeo che toglie motivi e pretesti di alimentare sospetti turchi. Quanto dicevogli confermavagli ora oltre tutto perfetta continuità, come non aveva mai dubitato, atteggiamento italiano che dava possibilità Bulgaria contemplare con tranquillità situazione.

Ritiene fermamente che finchè atteggiamento Italia potrà mantenersi tale, situazione balcanica non potrà destare preoccupazione, nonostante velleità Turchia che a suo credere tenta tuttora resistere pressioni sovietiche, e piani offensivi anglo-francesi sud-oriente europeo che stima però sempre più improbabili. Considera che atteggiamento stesso confei:isce Italia posizione esclusiva per mediare pace, se non ora giacchè teme tuttavia immature possibilità pacificazione, a momento opportuno che spera però prossimo per precludere estensione influenza sovietica sud-oriente europeo, che giudica altrimenti inevitabile.

Pace a suo giudizio non dovrà essere localizzata ma costituire revisione totale secondo giustizia, e Italia come prima e massima Potenza balcanica dovrà dare essa giustizia ai Balcani. Bulgaria desidera contarvi tanto più che sua amicizia costituirà pur sempre miglior mezzo per esercitare immediato e reale controllo sulla regione degli Stretti.

Ho riferito estesamente per dare V. E. esatto conto intima rispondenza di questo Paese verso sviluppi nostro atteggiamento; e come esso sempre più sembri indirizzarsi a porre in definitiva su di noi, più che sulla Germania, proprie speranze avvenire.

(l) -Il presente appunto porta il visto di Mussolini. (2) -Vedi D. 535. (3) -Vedi D. 446.
606

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 122. Ankara, 4 ottobre 1939 (per. giorno 18).

Sono andato via via segnalando a V. E. la evoluzione di questa opinione pubblica nei confronti dell'Italia e il mutato linguaggio della stampa, sopratutto di quella che più direttamente riflette il pensiero dei circoli dirigenti turchi.

Mi incombe anche l'obbligo di informare l'E. V. che da quando l'Italia ha definito la sua posizione nell'attuale .conflitto europeo, quasi tutti i colleghi esteri, rappresentanti di Stati neutrali, hanno tenuto a manifestarmi l'apprezzamento dei loro rispettivi Governi per il nostro atteggiamento ritenuto decisivo ai fini della limitazione del conflitto. Tutti ripongono la più viva speranza nell'azione del Duce considerato il più alto assertore della civiltà europea nonchè l'unico uomo di Stato che può con riconosciuta autorità far intendere la voce della ragione nelle circostanze attuali.

L'Ambasciatore dell'Iran, l'Ambasciatore di Jugoslavia, i Ministri di Svizzera, di Bulgaria, d'Olanda e di Norvegia sono venuti a rendermi visita espressamente per manifestarmi questi Joro sentimenti e per scambiare con il rappresentante della Italia Fascista idee ed impressioni circa la situazione. Il Ministro di Ungheria mantiene con questa R. Rappresentanza i più stretti contatti; altri colleghi come gli Ambasciatori di Afghanistan e di Grecia, che ho avuto occasione di incontrare, hanno tenuto con me un linguaggio ispirato ad analoghi sensi di compiacimento e di speranza.

L'interesse per il recente viaggio di V. E. in Germania è maggiormente acuito dal riserbo delle comunicazioni ufficiali. Nessuno dubita della sua importanza e della sua relazione con la offerta di pace annunziata.

607

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LA MARINA, CAVAGNARI

L. 902127/16. Roma, 4 ottobre 1939.

In ris·contro alla tua lettera del 25 corrente (1), ti comunico che concordo nell'avviso da te espresso circa la convenienza per l'Italia di notificare sospensione dell'osservanza di tutte le norme del Trattato Navale di Londra del 1936.

Poichè anche il Governo americano ha manifestato l'intenzione di notificare la sospensione totale del Trattato (2), la consultazione prevista dal 2° comma dell'art. 24 del Trattato stesso dovrebbe limitarsi a ·constatare che i due Governi sono d'accordo sull'opportunità di procedere a loro volta alla notifica predetta.

Rimarrebbe praticamente da definire la questione della data della sospensione.

Al riguardo ritengo che essa dovrebbe essere immediata.

608

L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, FRANÇOIS-PONCET AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 4 ottobre 1939.

Selon Votre désir, je Vous adresse ci-joint une note de compte-rendu sur l'entretien que M. Daladier a eu le 29 septembre dernier, avec l'Ambassadeur de Sa Majesté le Roi-Empereur à Paris (3).

ALLEGATO

Parigi, 29 settembre 1939.

Au cours d'une conversation qui a duré plus d'une heure, M. Daladier a tenu, le 29 septembre, à préciser à M. Guariglia les points essentiels de l'attitude du gouvernement français.

Commentant tout d'abord le texte de l'accord et de la déclaration germano

russe qui venaient d'ètre publiés, le Président du Conseil a souligné que le Reich,

qui avait, pendant 20 ans, protesté avec violence contre le diktat de Versailles.

f3) Il presente documento porta il visto di Mussolini. Vedi inoltre D. 521.

cherchait aujourd'hui à imposer à l'Europe le diktat de Moscou. En face de cette pression de Berlin et de Moscou, les deux gouvernements alliés resteraient inflexibles dans leur volonté de n'accepter aucune paix qui put apparaìtre comme le triomphe de l'agression et comme la négation du droit. Reprenant alors les termes de la note publiée par l'Agence Havas, M. Daladier a fait ressortir qu'aux yeux de la France et de l'Angleterre, le partage de la Pologne n'était qu'un aspect du conflit qui a déchainé la guerre; l'attitude des Alliés n'était pas liée à la disparition de l'Etat polonais; elle constituait une réaction contre la prétention de l'Allemagne d'imposer au continent son hégémonie et d'étendre sur l'Europe une domination qui menace les intérets de tous les peuples.

L'Ambassadeur ayant fait allusion à la force que représentait maintenant I'armée du Reich, qui serait éventuellement appuyée par l'aviation et les tanks soviétiques, M. Daladier a déclaré qu'il envisageait avec une confiance absolue la situation militaire de son pays: la mobilisation et la concentration de l'armée s'étaient effectuées dans les meilleures conditions; la ligne Maginot était considérée par tous les expert militaires comme infranchissable; elle était doublée par un puissant réseau de fortifications de campagne; derrière ce double rempart, l'armée française pouvait, avec l'appoint sans cesse croissant des troupes britanniques, faire face à toute éventualité; l'aviation allemande pourrait lui causer des dommages; elle ne détruirait pas ses ressorts vitaux et les moyens de défense contre cette aviation se perfectionnaient de jour en jour; la France savait les sacrifices qu'elle aurait à affronter; mais elle savait aussi qu'elle pouvait attendre avec confiance que le Reich, dont le ravitaillement russe ne sauverait pas l'économie, étouffàt peu à peu sous l'étreinte du blocus.

M. Daladier a indiqué à l'Ambassadeur d'Italie qu'il souhaitait qu'aucun doute ne subsistàt dans l'esprit de M. Mussolini sur le caractère irrévocable de la décision franco-britannique et que cette conviction détournàt le Duce de préter son concours mora! à une offensive de paix, vouée dès maintenant à l'échec. L'autorité personnelle de M. Mussolini était trop précieuse pour etre compromise dans cette vaine tentative; elle méritait d'etre réservée pour des jours meilleurs et en faveur d'une paix qui ne fut pas la consécration d'une rupture de l'équilibre en Europe et la négation des principes memes qui constituent la base de l'ordre international et de la civilisation européenne.

M. Daladier a souligné la menace que la pression allemande vers la Méditerranée faisait planer sur l'Europe et qui s'exerçait autant en direction de Trieste qu'en direction de Salonique et des Détroits. Sur le pian d'une Europe soustraite aux hégémonies exclusives, l'Italie avait un ròle à jouer dans les Balkans. M. Daladier ne pouvait penser que le Chef du Gouvernement italien eut renoncé à ce ròle pour son pays, ni qu'il se résignàt, de gaité de coeur, à ce qu'au bénéfice de l'Allemagne se disloquat cette communauté balkanique qui, par sa position géographique, représente le rempart de la Méditerranée orientale contre les entreprises allemandes et russes.

Le Président du Conseil a souligné que ces propos ne constituaient pas, de sa part, une simple communication diplomatique de chef de gouvernement a chef de gouvernement, mais qu'il tenait à leur donner le caractère d'une communication d'homme à homme et d'un message personnel, directement adressé en toute franchise, à M. Mussolini. Il parlait à l'A~bassadeur d'Italie comme il aurait souhaité de pouvoir parler au Duce lui-meme. Il désirait que le libre accent de ses paroles, la confiance dont elles étaient empreintes fussent fidèlement rapportés à

M. Mussolini. Que pensait le Duce de la situation actuelle, des conséquences qu'aurait la collusion germano-soviétique et des possibilités qui étaient encore ouvertes pour sauver la civilisation occidentale et plus spécialement la civilisation méditerranéenne de la catastrophe que constituirait une paix dictée par l'Allemagne? M. Daladier aimerait que l'homme d'Etat, dont il connait le haut sentiment des responsabilités, voulut bien le lui indiquer. Il priait M. Guariglia de transmettre à M. Mussolini ces diverses questions, dictées par l'estime et l'amitié.

M. Daladier a exprimé, en terminant, le voeu que le sens et le caractère de sa démarche fussent appréciés à leur valeur et que le Duce y répondit dans les mémes conditions exceptionnelles et sur le méme plan secret de libre échange de vues.

(l) -Non pubblicata. Essa, peraltro, è in data 25 settembre. (2) -Vedi D. 410.
609

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5239/2098. Sofia, 4 ottobre 1939 (per. giorno 9).

Riferimento: Mio telecorriere 0194 del 2 corrente (1).

Come ho riferito col citato telecorriere, il prolungarsi della permanenza

di Saracoglu a Mosca è motivo di qualche nervosismo in questi ambienti che

dimostrano un certo disorientamento circa il futuro indirizzo della politica

turca.

Il Mir infatti osserva che le favorevoli disposizioni della stampa turca verso

L'U.R.S.S. rilevate alla vigilia del viaggio di Saracoglu a Mosca sembrano

offuscate dalle conversazioni di Ribbentrop con Molotov, e dal contemporaneo

invio a Londra della Missione Militare turca.

La riluttanza di Ankara ad annullare o quantomeno attenuare i suoi rapporti con Londra e Parigi viene anche sottolineata dall'Utro del 3 u. s. che conclude prevedendo che la Turchia, pur firmando un nuovo accordo con i Sovieti manterrà immutati gli impegni assunti con Londra. Il Nedelen Dnevnik odierno invece ritiene che Ankara sia ancora indecisa fra Mosca e Londra; e sottolinea l'estrema importanza per la Romania delle decisioni che verranno prese a Mosca e che formeranno l'oggetto dell'annunciato colloquio fra Gafencu e Saracoglu al passaggio di quest'ultimo da Costanza.

Lo Dnevnik del 2 intanto pubblica l'editoriale, che allego in traduzione (1), del deputato Petko Stoianov, Presidente della Lega Bulgaro-Turca, sulla benefica funzione dell'amicizia che si augura eterna, fra Sofia ad Ankara.

Il Presidente del Consiglio che mi ha parlato oggi dell'argomento mi ha detto di non avere ancora indicazioni sulle trattative di Saracoglu. Aveva bensì l'impressione che esse fossero ritardate dalla probabile resistenza turca ad impegnarsi a scapito degli accordi anglo-franco-turchi. Ne vedeva una prova nella manifesta freddezza del Cremlino riguardo al Ministro degli Esteri turco, e aveva ragione di ritenere che qualche diffidenza avesse potuto ispirare al Governo di Mosca lo stesso Ribbentrop, che del resto non aveva voluto incontrarsi con Saracoglu durante il comune soggiorno nella CapitaJ.e sovietica,

e. a cui, come gli constava, von Papen aveva spedito recentemente da Ankara rapporti improntati a giudizi assai pessimisti sull'atteggiamento turco, tanto più rilevanti che farebbero contrasto con l'indirizzo alquanto ottimistico precedentemente assunto da quell'Ambasciatore rispetto alla situazione stessa.

(l) Non pubblicato.

610

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 185. Mosca, 5 ottobre 1939, ore 0,10 (per. ore 7,35).

Quando questo Ministro di Bulgaria si è recato da Molotov per segnalargli apprensione Bulgaria per sospettato piano anglo-francese nei Balcani (l) Presidente del Consiglio Commissari del Popolo lo ha ascoltato con interesse, ma si è (2) ...... dal dare alcun ·consiglio o dal fare qualsiasi allusione a possibilità di aiuti da parte dell'U.R.S.S.

In una successiva ·conversazione Molotov ha fatto comprendere al signor Antonov che se Bulgaria desiderava aiuti sovietici Governo bulgaro doveva dirlo esplicitamente e venire apposta per discuterne.

• Ministro di Bulgaria, il quale è personalmente favorevole ad agire nella direzione suggerita da Molotov, è statò ora chiamato a Sofia per conferire. Credo che egli si proponga di fare senza indugio comprendere che soltanto con appoggio sovietico Bulgaria può sperare di ottenere restituzione della Dobrugia. Si rende conto però che attitudine U.R.S.S. verso Bulgaria potrà essere influenzata in modo diverso da due fattori tuttora incerti e cioè:

l) Risultato odierno trattative turco-sovietiche; 2) Reali intenzioni U.R.S.S. verso la Romania per questione della Bessarabia (3).

611

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 329. Parigi, 5 ottobre 1939, ore 2 (per. ore 5).

Mi riferisco al mio telegramma 319 (4).

Nella seduta di oggi della Commissione degli Affari Esteri della Camera, di cui al comunicato Agenzia Havas di stasera, Daladier ha in sostanza dimostrato ai deputàti che una trasmissione di proposta di pace tedesca da qualsiasi parte fosse fatta non potrebbe essere accolta, poichè tale proposta non si dipartirebbe ora sostanzialmente dal recente Diktat di Mosca. Tutti hanno finito per riconoscere anzi che, anche se non si trattasse di trasmissione pura e semplice della tesi tedesca ma di proposta fatta ex-nova, questa darebbe pur sempre all'opinione pubblica l'impressione di essere stata elaborata a richiesta

-o nell'interesse tedesco. Sono stato quindi pregato da autorevole parlamentare di far presente a V. E. come, nel caso fossero eventualmente in vista suggerimenti italiani alle due parti belligeranti, sarebbe meglio lasciar ancora trascorrere un certo periodo di tempo prima di presentarli, ed a ogni modo farli precedere da riservati sondaggi in via diplomatica tanto a Parigi quanto a Londra.
(l) -Vedi D. 353. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •· (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Gruppo indecifrabile •· (4) -Vedi D. 571.
612

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 749. Tokio, 5 ottobre 1939, ore 8,50 (per. ore 18).

Vostro 301 (1). Non è stata negligenza codesto corrispondente perchè Domei aveva ricevuto da lui testo comunicato pubblicato nostra stampa. Vi è stata invece nota anglofilia non disinteressata dell'Agenzia e paura di questo Ministero Esteri. Esso adduce falsamente essere Dòmei indipendente ma in realtà ha temuto compromettersi restando sotto il controllo Democrazie specie in questo momènto in cui si illude potere anche con simili meschini mezzi ristabilire amichevoli relazioni con Stati Uniti d'America. Dopo tre giorni mie insistenze e minaccie di andare a protestare dal Ministro ho ottenuto pubblicazione in alcuni giornali. Questi militari mi hanno fatto sapere ·che se non avessi chiesto loro intervento Ministero degli Affari Esteri non avrebbe acconsentito neanche pubblicazione comunicato in Italia.

613

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 185. Washington, 5 ottobre 1939, ore 12 (per. ore 21).

Regna viva attesa discorso Hitler. Ambienti politici e stampa escludono discorso possa aprire una strada pace immediata data fermezza decìsione Francia Inghilterra continuare lotta.

614

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 154. Ankara, 5 ottobre 1939, ore 5,22 (per. ore 21).

In questi circoli diplomatici si dice con insistenza che il patto anglo-francoturco è stato parafato il 30 settembre.

Von Papen ha fatto ieri a tal riguardo nuovo passo presso Presidente del Consiglio, Ministro degli Affari Esteri ad interim, per indurre questo Governo a non firmare un patto del genere nel momento in cui si concentrano gli sforzi per ristabilire la pace. Refik Saydam ha risposto evasivamente dichiarando di non potersi pronunciare in assenza del Ministro degli Affari Esteri e mentre sono in corso le conversazioni con l'U.R.S.S. Refik Saydam a sua volta ha chiesto a von Papen se la Germania è disposta a riprendere le forniture di materiale bellico.

Von Papen ha risposto: «Dichiarate la vostra neutralità e ne riparleremo ».

Circa le conversazioni di Mosca si ha qui la sensazione che esse non procedano con piena soddisfazione della Turchia, la quale vorrebbe garantite le spalle dal Iato dell'U.R.S.S. e mantenere e consolidare gli impegni con Inghilterra e Francia. Si prevede che Saracoglu prolungherà ancora di due o tre giorni la sua permanenza a Mosca e si dice che non firmerebbe più un patto di assistenza con l'U.R.S.S., ma un patto di non aggressione.

(l) Vedi D. 495.

615

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 99. Teheran, 5 ottobre 1939, ore 16,20 (per. giorno 6, ore 12,30).

Questo Ambasciatore sovietico mi ha detto che molto probabilmente questo Ministro degli Affar,i Esteri signor Aalam partirà quanto prima per Mosca per intrattenersi col signor Molotov di questioni che non saranno solamente di carattere economico.

616

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 337. Parigi, 5 ottobre 1939, ore 20,51 (per. ore 22,50).

Mio telegramma n. 329 (1). Comunicato Stefani che ha smentito voce di nuova iniziativa italiana per Conferenza della Pace ha qui destato unanime favorevolissima impressione.

617

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 223. Belgrado, 5 ottobre 1939, ore 22,30 (per. giorno 6, ore 1,40).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 156 (2). Come ho riferito con telespresso 4526/1197 (3), del 3 corrente relativo negoziati già in corso presso Comitato Economico jugoslavo-tedesco, Delegazione germanica ha chiesto che saldo un miliardo dinari per fornitura materiale armamento venga corrisposto da Jugoslavia con materie prime quali rame, piombo, antimonio, bauxite e canapa. Produzione annua jugoslava rame e piombo giungerebbe appena a milioni 700. Delegazione jugoslava ha offerto come massima concessione, corrispondersi tale saldo almeno in tre anni. Adesione richiesta tedesca, che viene

fatta in modo assai perentorio, priverebbe infatti Jugoslavia della sola risorsa che può procurargli divise per acquisti materie prime indispensabili sue industrie. (Continua col numero successivo) l1).

(l) -Vedi D. 611. (2) -Vedi D. 600. (3) -Non rintracciato.
618

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 224. Belgrado, 5 ottobre 1939, ore. 22,30 (per. giorno 6, ore 1,40).

Il presente telegramma fa seguito al numero precedente (2). C'è già stata assicurata salvaguardia impegni assunti verso di noi. Dato peraltro che risulta come nei prossimi giorni verrà costituito presso questo Ministero della Guerra speciale commissariato per controllo commercio minerali metallici provwdo rinnovare ad ogni buon fine formali riserve nostri diritti.

Mi sarebbe per altro necessario conoscere assoluta urgenza possibilmente entro domani se dette riserve debbono comprendere oltre recenti contratti forniture in corso aviazione Jugoslava ed a contingenti di cui protocollo tre agosto scorso, eventuali maggiorazioni questi metalli.

619

IL MINISTRO A BUCAREST, GIUGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 381. Bucarest, 5 ottobre 1939, ore 23 (per. giorno 6, ore 21,30).

Mio 373 (3).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che. secondo informazioni provenienti direttamente da Ministro Affari Esteri turco, accordo di massima con Governo sovietico per patto assistenza reciproca sarebbe stato ormai raggiunto e resterebbero solo regolare questioni dettaglio.

Governo sovietico avrebbe anche ammesso che tale patto non è in contrasto con accordo turco-britannico e turco-francese. Patto conterrebbe altresì accenno a rispetto « statu quo » nei Balcani.

620

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 5 ottobre 1939.

L'Incaricato d'Affari di Germania mi ha chiesto se il Governo polacco ci ha informato ufficialmente della sua nuova costituzione. Gli ho risposto che era pervenuta una comunicazione dall'Ambasciata di Polonia a Roma relativa alla

nomina del nuovo Presidente della Repubblica. von Plessen ha chiesto di conoscere se noi avremmo risposto a tale notifica oppure ·se a simiglianza dell'Ungheria non avremmo accusato alcuna ricevuta.

(l) -Vedi D. 618. (2) -Vedi D. 617. (3) -Vedi D. 576.
621

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 236/02 Lisbona, 5 ottobre 1939 (per.. giorno 7). Questo Min}stro di Germania mi ha detto di aver avuto istruzioni di domandare al Governo portoghese quale atteggiamento intenda assumere circa la domanda di riconoscimento del nuovo Governo polacco costituitosi in Francia. Il passo -nella forma della domanda predetta -sarà da lui compiuto verbalmente non appena possibile. Ha agg~unto di essere informato che il Governo ungherese avrebbe rifiutato di ricevere la nota che domanda il riconoscimento. Parlando della fase attuale della situazione mi ha detto di ritenere che la nuova Polonia « come Stato cuscinetto» sarà costituita nella zona tedesca « essendo difficile togliere ai russi quello che hanno già preso». Ha argomentato d'altra parte che la Germania non ha alcun interesse di imbarazzarsi con Varsavia e terri.tori che le sarebbero di peso più che di utilità. Mi ha detto anche di ritenere che gli Stati Baltici saranno lasciati in una forma o nell'altra alla influenza e penetrazione dell'U.R.S.S. e mi ha fatto comprendere che anche qui non vi è nulla da fare. È interessante notare che egli stesso appartiene a famiglia baltica, per quanto rientrata in Germania da varie generazioni. Sembrava poco persuaso della convenienza che i Sovieti siano giunti alla frontiera ungherese e una seconda volta a quella romena. Ma anche qui appariva perplesso sulla possibilità che possano esservi mutame:qti. Mi ha detto ancora che le perdite tedesche in Polonia sono state minime. Dai dati che sinora conosce circa 4000 morti e 15.000 feriti. Mi ha parlato egli stesso delle notizie sparse specie dalla stampa inglese circa la morte del generale von Fritsch. Ha ricordato che era un uomo di grande valore, ma che aveva avuto « difficoltà causate da accuse non giustificate». Ha finito con l'accennare alla possibilità che -posto in situazione inferiore al suo rango -si sia esposto in combattimento più che il suo grado non esigesse.

Ha esaltato l'eccellente prova dalle forze armate tedesche particolarmente la schiacciante superiorità dell'aviazione.

622

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 5279/1902. Budapest, 5 ottobre 1939 (per. giorno 9). Col mio rapporto n. 5208/1883 del 3 ottobre (l) ho avuto l'onore di infor

mare l'E. V. delle impressioni dell'opinione pubblica ungherese per la comparsa della Russia sovietica alla frontiera ungherese.

Ho avuto oggi una lunga conversazione col Conte Csaky che ha mostrato di voler dare all'avvenimento una interpretazione alquanto più ottimista, che non nel ,suo primo colloquio con me sull'argomento.

In linea generale, com'è ovvio, egli non si nasconde l'evidente straordinaria

importanza delle ripercussioni nel bacino danub~ano e in tutta la politica di

questa parte di Europa per l'entrata in giuoco del fattore russo, e per la presenza

della Russia ai Carpazi.

È palese i:1 rinascere della forza di attrazione verso la Russia dei popoli balcanici di razza slava, di cui già si avvertono i primi effetti;. ma, mi diceva Csàky, ciò non potrà che produrre un rafforzamento dei rapporti fra la Germania e l'Italia, mentre la Germania avrà bisogno per controbilanciare l'influenza ·slava, non solo dell'Italia, ma anche dell'Ungheria di fronte al comune pericolo. È un fatto che già la Germania, con l'occupazione da parte sovietica della Ucraina e della Galizia orientale si trova la strada sbarrata verso l'Oriente: il «Drang nach Osten » trova ormai sulle sue direttive l'ostacolo sovietico.

Egli .pensava che in fondo pe.r quel che si: riferisce direttamente all'Ungheria, la posizione strategica e diplomatica potrebbe in un senso considerarsi quasi rinforzata: è vero che esistono rivendicazioni russe nella Ucraina subcarpatica (si erano anche avute nelle regioni alcune manifestazioni, del resto secondo lui di scarsa importanza) ma i tedeschi non ne permetterebbero mai la realizzazione: mentre se i tedeschi dovessero minacciare l'Ungheria, sarebbero i russi-ad opporvisi. Csaky mi ha perfino detto che, nei riguardi della Germania, era per l'Ungheria preferibile av·ere la frontiera comune con la Russia che non con la « debole Polonia » (sic).

Vi erano state dunque effettivamente in Carpatalia alcune manifestazioni; a Huszt era stata innalzata una bandiera rossa: ma era da considerare che la Cecoslovacchia aveva a suo tempo largamente favorito la propaganda comunista nella regione. In un'altra località era stata inalberata addirittura la bandiera zarista imperiale. Ma i colpevoli erano stati subito identificati ed arrestati. Si trattava di cosa irrilevante; d'altra parte Csaky si è dichiarato sicuro che la Germania non avrebbe permesso mai che la Russia superasse i Carpazi, anzi, mi ha ripetuto, che doveva essere proprio per questa ragione e cioè per impedire che ai Carpazi fo·sse eventualmente rimasta una debole Slovacchia slava, che la Germania aveva promesso ed anzi appoggiato, nel marzo scorso, l'annessione della Carpatalia all'Ungheria.

Egli era stato accusato (come ho riferito) di essere troppo filotedesca; ma ora dopo la ·comparsa dei russi, i suoi accusatori si stanno convincendo che è una saggia politica la sua e l'unica da seguire: quella cioè di stare il più possibile d'accordo con la Germania.

Anche in politica interna si erano notate delle ripercussioni della vicinanza sovietica: ma un certo risveglio del comunismo, del resto almeno finora sporadko, non preoccupava menomamente il Governo: anzi si poteva notare che esso avrebbe contribuito ad aumentare la scissione e i dissensi in seno al partito filonazista crocefrecciato, già distaccatosi, dopo la recente secessione dal Parlamento, dalle altre frazioni di estrema destra con cui finora, come noto, aveva fatto blocco: queste ultime, infatti, sono rimaste alla Camera.

Ora il partito risentiva di una nuova crisi ed un nuovo processo di chiarificazione andrebbe accentuandos~ per l'influenza indiretta della Russia sovietica, dato che alcuni elementi di origine comunista che ne fanno parte mostrerebbero di voler fare da sè.

Secondo Csaky infatti il partito crocefrecciato raC'cogFerebbe principalmente tutti i malcontenti che ora però sentono diverse forze di attrazione.

Quanto ai rapporti con la Russia, il Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che ancora il Governo sovietico non aveva nominato il suo rappresentante a Budapest, mostrando di ri,servarsi di farlo quando il Ministro di Ungheria a Mosca avrà raggiunto il suo posto.

Csaky, d'altra parte, pensava di voler stringere con la Russia un trattato di buon vicinato o qualche cosa di simile, se non proprio un patto di non aggressione; mentre non esisteva, d'altra parte, nessun genere di convenzione finora fra la Russia e l'Ungheria.

Secondo quanto mi diceva Csaky, i tedeschi rimpiangerebbero ora di non aver voluto a suo tempo permettere che l'Ungheria occupasse la Transilvania e di non aver risolto a loro favore la questione romena.

Secondo Csaky, l'accordo tedesco-sovietico, che la Germania aveva auspicato ora per necessità contingente, non poteva essere duraturo e i tedeschi temevano ora di essere stati in certo modo superati dai russi, ai quali avrebbero dato mano libera principalmente nelle provincie baltiche: secondo Csaky i tedeschi avrebbero avuto delle gravi contestazioni coi russi specialmente a nord, nella regione di Suwalky che i russi si erano particolarmente affrettati ad occupare. Se ora appare che per la questione della Galizia orientale, infatti, era certamente fin da prima intervenuto, malgrado qualche ,apparenza in contrario, un accordo coi russi, per le regioni del nord, questi avrebbero sorpreso con la loro rapidità i tedeschi; nè si doveva ritenere ora che ogni punto fosse anche attualmente del tutto fra di loro stabilito.

Gli risulterebbe d'altra parte che, se durante l'ultima grande guerra Francia ed Inghilterra avevano dato il loro assenso ed anzi avevano invitato la Russia a Costantinopoli (che avrebbe dovuto essere Tzarigrad) mentre esisteva l'opposizione austro-tedesca, il veto tedesco non sarebbe più così reciso o addirittura non esisterebbe più.

(l) Vedi D. 585.

623

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 188. Mosca, 6 ottobre 1939, ore 10,10 (per. ore 17).

Ambasciatore di Germania che ha visto Molotov questa sera mi ha dato

seguenti informazioni:

l) Trattato fra U.R.S.S. e la Lettonia firmato oggi verrà pubblicato do

mani mattina. È analogo a quello con Estonia. U.R.S.S. ottiene piena disposizione

dei porti Libau e Windau, diritto di organizzare piazzeforti con artiglieria in un

terzo punto della costa, facoltà stabilire e mantenere aeroporti in varie località da determinare con accordo a parte, diritto di mantenere in paese guarnigione

fino a totale di 25.000 uomini. Questa cifra non apparirà nel Trattato pubblico

che sarà esso pure presentato come trattato mutua assistenza.

Vi sarà anche dichiarazione con la quale U.R.S.S. si impegna rispettare

odierno ordinamento economico ·e sociale della Lettonia.

2) Trattato con Lituania sarà probabilmente concluso entro domani o

dopo.

Anche Lituania accorderà a U.R.S.S. diritto di mantenere aerodromi mili

tari e guarnigione la cui entità complessiva sarà però minore che per Estonia

e Lettonia, nonchè dirttto di libero transito sulle linee ferroviarie che servono

per comunicazione fra territorio sovietico e territorio estone.

A sua volta U.R.S.S. cederà alla Lituania territorio alla frontiera Est che

comprenderà probabilmente anche città di Vilna.

3) Dopo domenica Molotov non ha più veduto Ministro degli Affari Esteri

Turchia il quale fino a questa sera non aveva ancora sollecitato seconda riunione

quantunque da parte dei Sovietici si ritenga egli abbia già ricevuto da Ankara

attese istruzioni.

624

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. 280. Madrid, 6 ottobre 1939, ore 11 (per. ore 19).

In colloquio con Beigbeder questi ha espresso sua soddisfazione su quanto l'Ambasciatore di Spagna Conde telegrafatogli circa comunicazioni fatte da V.

E. a Conde stesso e cioè astenersi Duce mediazione pace -destinata sicuro insuc

cesso -e dichÌiarazione neutralità.

Ho ripetuto sue precise parole.

Ha aggiunto come sua personale idea che vede sempre pm necessaria e

indispensabile stretta unione tra Spagna e Italia onde presentare fronte unico a gravi decisioni che intravede entro estate p. v. Ha ancora insistito per sapere se Italia ha ricevuto nota inglese circa visita da parte inglese a navi mercantili neutrali. Mi ha consegnato copia testo nota perchè l'invii costì.

625

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 752. Tokio, 6 ottobre 1939, ore 18 (per. giorno 7, ore 13,30).

Da sondaggi fatti Ministero degli Affari Esteri, appare che progetto (l) interessi molto. Una risposta precisa non può essere data anche perchè non si conosce quale forma prenderebbe Unione e con quali paesi. È :>tato fatto rilevare che

25 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

Giappone è orientato riprendere conversazioni commerciali Inghilterra e America, che uno degli scopi azione diplomatica è riavvicinamento Stati Uniti d'America e che Unione sarebbe considerata in modo ostile da auei Paesi. Inutile presentare ora proposte a questo Gabinetto anche pèrchè vacillante. Se però Unione comprendesse alcuni Stati Sud America questione sarebbe qui più favorevole (1). Ad ogni modo ove Unione costituita vi sarebbe sempre ·possibi!lità che, situazione attuale mutata, Giappone vi partecipasse.

Ho fatto fare sondaggi anche al Ministero della Guerra e Ministero della Marina con spiegazione e incoraggiamento ed essi pure hanno mostrato interesse. Hanno promesso risposta sollecita.

(l) Vedi DD. 505 e 599.

626

IL MINISTRO A GEDDA, SILLITTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 103. Gedda, 6 ottobre 1939, ore 18,10 (per. giorno 7, ore 3,30).

Domani partirà per Riàd questo Ministro inglese. Voce qui corsa che 3 delegati egiziani, irakeni e palestinesi si trovano da qualche giorno a Riàd per nuove conversazioni con Ibn S.aud su questione Palestina fa pensare che viaggio predetto Ministro Plenipotenziario sia in relazione stessa questione.

627

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 753. Tokio, 6 ottobre 1939, ore 20,15 (pe1·. ore 17) (2).

Militari desiderono sapere quali previdibilmente sarebbero paesi neutrali disposti partecipare blocco economico per poter influire secondo nostri desideri (3).

628

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI

T. 23609/194 P. R. (4).

Roma, 6 ottobre 1939, ore 22.

Vostro 223 (5).

Riserve debbono comprendere oltre contropartita forniture in corso codesta aviazione e contingenti di cui protocollo tre agosto scorso anche una mag

. )4J Nella numerazione dei telegr~mmi diretti a Belgrado c'è un salto di parecchi numeri: mfatct d~! nu~ero 156 del 4 ottobre s1 passa al 194 del 6 e la numerazione continua da questo

numero tn poL

giorazione che metta a nostra disposizione in totale un quantitativo almeno uguale a quello che Jugoslavia è disposta ad assicurare alla Germania.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: « Sic nel testo •. (2) -Sic. Dovrebbe forse suonare così: (ner. giorno 7, ore 17). (3) -Vedi DD. 505, 599 e 625.

(5) Vedi D. 617.

629

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 839. Berlino, 6 ottobre 1939, ore 22,19 (per. giorno 7, ore 3,30).

Qui si è un poco sorpresi delle prime reazioni -apertamente ostili -della

Radio francese.

Meno ostile, in fondo, è trovata Radio di Londra.

Comunque si osserva che se discorso sembra, nella parte positiva, vago e

indeterminato, esso mostra però tanta maggiore elasticità e non chiude alcuna

porta.

D'altra parte, a chi obietta che non bastano le semplici promesse, si risponde

che l'idea conferenza implica quella di una decisione e di una garanzia interna

zionale.

Nè sembra qui sufficientemente apprezzata dichiarazione che la Germania ha ormai innanzi a sè compiti per almeno 50 anni.

630

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 94. Helsinki, 6 ottobre 1939, ore 22,57 (per. giorno 7, ore 2,15).

Questo vice Ministro degli Affari Esteri mi ha convocato stasera per farmi avere seguente comunicazione: iersera Molotov ha comunicato Ministro Finlandia a Mosca che Governo sovietico desiderava che questo Governo designasse al più presto proprio delegato munito di pieni poteri per poter risolvere « questioni tecniche » riguardanti rapporti fra i due Paesi.

Governo finlandese ha deciso oggi aderire richiesta inviando quale suo delegato persona non ancora designata ma che non sarà nè questo Ministro degli Affari E~teri e nemmeno membro del Governo. Delegato partirà per Mosca domaiJJi sera.

Vice Ministro mi ha detto che voci sparse in città da questa Agenzia Reuter circa mobilitazione generale sono inesatte: è però esatto che questo Governo ha preso misure precauzionali di rafforzamento militare verso frontiera. -Questo Governo confida che richieste sovietiche non toccheranno integrità Finlandia, comunque data costituzione democratica Finlandia (diversa da regime Estonia e Lettonia) plenipotenziari Finlandia non potranno prendere decisioni senza assenso questi organi costituzionali.

631

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 155. Ankara, 6 ottobre 1939, ore 23 (per. giorno 7, ore 5,30).

Mio telegramma n. 154 (1).

Da fonte francese mi viene confidenzialmente confermato pos1z10ne in cui si trovano e anglo-francesi e turchi per firma noti accordi che, contrariamente a quanto si dice in questi circoli diplomatici, non sarebbero stati parafati. Turchi si sarebbero dichiarati pronti tener fede loro parola e quind'i a firmare degli atti nella forma che è stata concretata in modo definitivo in questi ultimi giorni. D'altra parte essi hanno fatto presente Joro impressione, tratta dalle recenti comunicazioni di Saracoglu, di una effettiva volontà russa di mantenere la neutralità e garantire la sicurezza nei Balcani -e quindi l'opportunità di non contrariare Mosca nel suo desiderio che la Turchia si astenga dal prendere precisi impegni contro la Germania e dal consentire ingerenza anglo-francese nel Mar Nero. Franco-inglesi, a loro volta essendo più che «fissati» sulle vere intenzioni e sui fini lontani della politica staliniana, pensando che non sia nel loro interesse in questo momento di urtare la Russia e prenderla a partito; nel caso specifico, di porre ostacoli e difficoltà alla laboriosa ricerca della nuova sistemazione dei rapporti turchi-russi.

Non è quindi in definitiva da escludere che gli accordi anglo-franco-turchi subiscano un rimaneggiamento o una nuova sospensiva.

Dalla stessa fonte francese mi è stato detto, secondo le impressioni dell'Ambasciata francese a Mosca, che è improbabile che i russi si decidano ad accordare il loro aiuto militar·e alla Germania, ma è prevedibile che essi accordino a quest'uitima tutto l'aiuto materiale possibile, nel desiderio di prolungare la guerra e trarne così ulteriori vantaggi.

632

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 143. Atene, 6 ottobre 1939 (per. giorno 8).

La prolungata permanenza a Mosca di Saracoglu dà luogo in questi ambienti ad una infinità di induzioni e supposizioni, ma in realtà nè presso questo Ministero degli Esteri, nè presso questa Ambasciata di Turchia, nè presso le Rappresentanze degU altri Paesi balcanici nessuno sa nulla di preciso sul contenuto delle conversazioni di Mosca.

L'eventualità che Mosca riesca a influenzare seriamente la Turchia è vista qui con una certa preoccupazione. La funzione di gendarme antibulgaro che la Turchia assolve in Tracia è considerata qui come di vitale importanza per la

Grecia e non si vorrebbe che essa si attenuasse in alcun modo. D'altra parte il pericolo del dilagare del comunismo, attraverso la Romania, nella Penisola Balcanica preoccupa vivamente questo Governo, che, com'è noto, ha avuto fino dai suoi inizi il più deciso carattere anticomunista. Anche l'eventualità di un accordo russo-turco che modifichi il regime degli Stretti suscita qui notevole inquietudine.

(l) Vedi D. 614.

633

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 144. Atene, 6 ottobre 1939 (per. giorno 8).

Con riferimento al telegramma per corriere n. 21828/C del 20 settembre

u. s., (l) comunico che le voci che hanno formato oggetto della segnalazione fatta dal Ministro di Bulgaria a Mosca a quel Regio Ambasciatore a Mosca hanno circolato qualche tempo fa, e cioè prima dell'intervento russo in Polonia, anche qui. Attualmente però le voci stesse non trovano più alcun credito in questi ambienti e persino questa Legazione bulgara, di solito piuttosto incline all'allarmismo, non presta più alcun credito all'esistenza di .un piano del genere.

634

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 218. Budapest, 6 ottobre 1939 (per. giorno 9).

Mio telegramma n. 339 del 5 corrente (2).

Come ho già telegrafato all'E. V., l'accordo è stato raggiunto fra romeni e ungheresi sulla nota proposta avanzata dal Ministro degli Affari Esteri jugoslavo, ed i due Governi si sono accordati di diminuire del 30 per cento gli effettivi delle truppe rispettive alla frontiera; i provvedimenti relativi sono previsti per il 10 corrente.

Secondo quanto mi dhose ieri sera Csaky, Gafencu gli aveva fatto domandare se era il caso di pubblicare un comunicato al riguardo: Csaky aveva incaricato il Ministro d'Ungheria a Bucarest di rispondergli che non vi vedeva obiezioni e che per suo conto il Governo ungherese avrebbe pubblicato domenica un comunicato ufficiale nel quale fra altro sarebbe stato rilevato che si trattava di una proposta jugoslava fatta ai due Governi di Bucarest e di Budapest, e da questi accettata.

Quanto ai rapporti con la Romania, Csaky mi ha detto che Gafencu sembrava comprendere che occorreva procedere per gradi, pèr chiarire in tal modo l'atmosfera; senza quindi la necessità di addivenire subito a una forma di accordo come i romeni avevano proposto.

Csaky pensava che, data la situazione generale (a parte l'opinione pubblica che pensava sempre intensamente alla Transilvania) sarebbe stato interesse ungherese di accordarsi realmente con la Romania, ma bisognava anche considerare che essa non ha un buon esercito, non ha buoni ufficiali, non ha nemmeno industrie organizzate e rappresenterebbe quindi, tenuto conto delle ambizioni degli altri vicini nei suoi riguardi, più un peso che un apporto effettivo ed efficace.

(l) -Non pubblicato. Contiene ritrasmissione del T. da Mosca 149 del 18 settembre 1939, vedi D. 298. (2) -Non pubblicato.
635

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 219. Budapest, 6 ottobre 1939 (per. giorno 9). Ad ogni buon fine segnalo che l'Addetto Militare inglese ha detto al Capo del Servizio Informazioni del Ministero ungherese della Difesa Nazionale che il Governo britannico era di nuovo attualmente in trattative col Governo sovietico: le ragioni principali che avevano a suo tempo impedito la conclusione di un accordo e cioè specialmente la questione degli Stati Baltici, ormai dalla piega che avevano preso gli avvenimenti, non potevano più essere di ostacolo.

L'Addetto Militare non si sarebbe pronunciato sul carattere e sulla portata dell'eventuale accordo.

636

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 221. Budapest, 6 ottobre 1939 (per. giorno 9 ). Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto di avere avuto giorni fa una conversazione con un importante personaggio inglese della più alta aristocrazia britannica che sarebbe stato qui. di passaggio, che, se non appartiene al Governo, sarebbe tuttavia in grado di conoscere l'opinione della Camera dei Lords e anche della Corte. Egli aveva dichiarato che Inghilterra è decisa a condurre la guerra fino all'estremo: le perdite in uomini o in materiali che la Germania riuscisse eventualmente a causare agli inglesi sarebbero facilmente e prontamente colmate date le grandi riserve che l'Inghilterra possiede in tutti i campi. Ma l'Inghilterra non abbandonerebbe la guerra senza prima aver messo definitivamente a terra i tedeschi. Csaky mi diceva che l'Inghilter,ra, che in un primo tempo avrebbe voluto, insieme con la Francia, addirittura inviare un ultimatum all'Italia (come già a suo tempo riferii) (l) per forzarla a prendere comunque posizione, avrebbe poi desistito da tale idea dato il subitaneo totale successo tedesco e il precipitare

inaspettato degli avvenimenti in Polonia: in un secondo tempo aveva pensato, allo stesso scopo, di attirare l'Italia in un conflitto, provocandone l'intervento

mediante qualche azione nei Balcani ed a questo scopo aveva concentrato truppe in Siria e preparato un corpo di spedizione: ora .però l'intervento russo aveva sconvolto questi piani.

Inghilterra conterebbe sopratutto nell'inte-rvento, o prf'sto o tardi, degli Stati Uniti: mi diceva Csaky che questo Ministro degli Stati l:Tniti-per quanto possano valere le sue parole in un argomento di così grande portata, benchè egli sia tornato pochi giorni fa dall'America -gli aveva detto giorni fa che il suo Paese stava ora preparandosi; ma fra otto mesi sarebbe pronto e sarebbe allora entrato in guerra, per dare, come nel 1918, il colpo decisivo alla Germania.

(l) Vedi D. D. I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 243.

637

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 222. Budapest, 6 ottobre 1939 (per. giorno 9). Mio rapporto 5279/1902 del 5 corrente (1). Parlandomi delle conversazioni di Mosca fra Stalin e Saracoglu, questo Ministro degli Affari Esteri mi ha messo al corrente di alcune informazioni che gli erano pervenute al riguardo, aggiungendo tuttavia che aveva già incaricato codesta Legazione d'Ungheria di informare l'E. V. A quanto gli risultava, Stalin sarebbe stato assai irritato verso Saracoglu per il fatto che questi avrebbe dichiarato che avrebbe concluso un patto di non aggressione con l'Inghilterra, con la clausola tutbvia che il patto stesso non avrebbe più vigore e cadrebbe di per sè stesso ave la Russia fosse toccata. Stalin avrebbe fra l'altro domandato a Saracoglu se credeva alla possibilità di ac·cordarsi in qualche modo con l'Italia. Saracoglu avrebbe risposto evasivamente, «non conoscendo le intenzioni italiane». I russi avrebbero chiesto alla Turchia di disinteressarsi della Bessarabia, e di lasciare mano libera ai bulgari, sia verso la Romania sia verso la Grecia; in cambio avrebbero concesso alla Turchia una garanzia per i suoi possedimenti balcanici (non su quelli asiatici). Ma sopratutto, Stalin avrebbe chiesto che la Russia avesse sui Dardanelli una parte privilegiata e preferenziale: Saracoglu, appoggiandosi sul trattato di Montreux avrebbe resistito. I movimenti di truppe nel Caucaso ·che sono segnalati ancora in aumento, sarebbero evidentemente in relazione con questa situazione, per lo meno per esercitare una pressione sul Governo di Ankara. A un certo punto Stalin avrebbe chiesto se all'eventuale accordo potesse anche partecipare la Germania: Saracoglu avrebbe risposto domandando se Stalin faceva della partecipazione tedesca una condizione sine qua non: nel tal caso Saracoglu avrebbe chiesto di ripartire subito per Ankara. Al ·che Stalin avrebbe -sempre secondo Csaky --risposto che Saracoglu era libero di partire

quando voleva, che tuttavia l'accordo poteva, in caso, farsi « anche senza la partecipazione tedesca »

(l) Vedi D. 622.

638

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 223. Budapest, 6 ottobre 1939 (per. giorno 9).

Mio telegramma per corriere' 0222 odierno (1).

Secondo Csaky il punto nevralgico dell'attuale situazione in questa parte d'Europa sarebbe rappresentato dalla Bulgaria, r:love l'opinione pubblica sarebbe impaziente di riprendere la Dobrugia. I bulgari dicono di essere gli unici che non hanno finora ottenuto nulla nel senso di una revisione dei trattati: avrebbero avuto, dice Csaky, assicurazioni da parte tedesca e italiana che la Turchia non si muoverebbe in caso di attacco alla Romania: mentre gli jugoslavi non farebbero certo nulla attualmente contro un altro popolo slavo, tanto più nel caso che nell'eventuale azione, la Russia avesse, come è prevedibile, presa una chiara posizione favorevole, vi avesse magari dato origine o vi fosse comunque cointeressata.

I bulgari sono poi, come noto, tutti russofili e la struttura sociale del paese si presta alla penetrazione dell'idea bolscevica.

Csaky mi ha detto di aver già fatto chiedere per mezzo di Villani all'E. V. come dovrebbe in una tale eventualHà comportarsi l'Ungheria. L'E. V. avrebbe consigliato prudenza. Anche Csaky è di questo parere e anzi è convinto che se la Romania perdesse la Bessarabia e la Dobrugia, ne verrebbe di conseguenza una preponderanza della Transilvania su tutta la restante Romania: così che l'influenza di Budapest attraverso Koloszvar, sarebbe decisiva su!Ja stessa Bucarest e quindi di maggiore portata per l'Ungheria che non una annessione della Transilvania.

Ma egli deve in questo campo continuamente lottare contro l'intemperanza specialmente dei militari e non sarebbe neanche da escludere che questa corrente imperante nello Stato Maggiore prendesse la mano al Governo, facendo qualche imprudenza e provocando un fatto compiuto, se si dovessero presentare complicazioni da parte russa o bulga·re nei riguardi della Romania. D'altra parte, nel Governo molti e non solo i militari condividerebbero queste idee, sopratutto riguardo all'opinione pubblica, effettivamente sempre in attesa di risolvere il problema transilvano, e che difficilmente sopporterebbe una inazione dell'Ungheria, se i russi o i bulgari agissero. (A questo proposito noto che, come ho avuto occasione di riferire, sopratutto quando si trattava di una eventuale azione comune con i tedeschi, l'opinione pubblica sembrava voler piuttosto Lasciare da parte la questione, desiderando in primo luogo la pace. Aitro sarebbe invece se la situazione si presentasse così come la prospettava il Ministro degli Affari Esteri, con una azione bulgara o russa).

Csaky mi ha detto però che del suo pare~e sono anche Teleki e Keresztez Fischer ed anche il Reggente, che sopratutto recentemente si è mostrato convinto dell'opportunità di una politica di prudenza e di ponderazione.

Csaky mi ha confermato che anche nel consiglio dei Ministri di ieri, in cui aveva fatto una lunga relazione sulla politica es.tera. era stato riconfermato il principio di seguire comunque l'atteggiamento dell'Italia che è quello che risponde meglio agli interessi ungheresi e di rivolgersi all'Italia per ogni consiglio e indicazione sulle direttive da prendere.

Quanto alla Bessarabia, non riteneva che si potesse star troppo sicuri di una affermata intenzione della Russia di astenersi dal far nulla un giorno o l'altro da quel lato: forse a Berlino avrebbero su questo punto una impressione troppo ottimista; comunque la Russia non avrebbe eventualmente bisogno, per ciò, di fare una spedizione militare, o di provocare moti a carattere bolscevico, poichè secondo Csaky basterebbe che Molotov chiamasse a Mosca Gafencu e gli imponesse di firmare la cessione della Bessarabia, che Gafencu firmerebbe.

Egli non poteva d'altra parte comprendere che la Germania potesse mai permettere che la Russia tornasse ad impadronirsi del delta del Danubio, avendone così, praticamente il controllo; mentre impedirlo era stato una delle basi della politica di Bismarck; questione questa di capitale importanza anche e sopratutto per l'Ungheria che aveva nel Danubio l'unica via libera di comunicazione e di sbocco al mare.

Comunque riteneva che l'inclemenza della stagione autorizzava a far pensare che vi sarebbe stata l'impossibilità per la Russia di intraprendere operazioni in grande stile prima della prossima primavera; e d'altra parte risultava che la Russia non era affatto pronta militarmente (riai primi contatti alla frontiera con l'esercito sovietico, queste autorità militari hanno tratto l'impressione che esso sia poco disciplinato, male armato, male equipaggiato). Comunque, anche se si volesse passare ad azioni di grande portata dal fronte di Mosca, un altro elemento di cui occorreva tener conto, doveva essere quello, secondo Csaky, dei pericoli di carattere interno a cui il regime bolscevico si esporrebbe, anche con una vittoriosa troppo vasta espansione.

(l) Vedi D. 637.

639

IL MINISTRO ALL'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 30. L'Aja, 6 ottabre 1939 (per. giorno 10)

A telegramma per corriere 17 settembre u. s. n. 21439/C (1).

Le notizie date dal Paris Soir circa concentrazione di truppe belghe alla frontiera olandese non hanno qui avuto particolare ripercussione. Può dirsi che la notizia non sia stata neppure rilevata nè da questa stampa nè da questa opinione pubblica la quale considera certa fra le possibilità di svolgimento dell'attuale situazione militare anche l'eventualità che la Germania tenti di aprirsi un passaggio attraverso l'Olanda; però, almeno sinora, tale possibilità non è considerata nè imminente nè probabile, e ciò può essere confermato dal fatto che

notizie come quelle date dal Paris Soir sono state apprese con indifferenza, non soltanto perchè si ritiene che ogni allarme possa rend0re più difficile e instabile la situazione, ma anche probabilmente perchè si ritiene che manchino fondate ragioni di apprensione. Il punto di vista olandese rim.ane sempre identico: non sembra che la Germania possa avere interesse a violare la neutralità olandese sia perchè non è vero che l'Olanda costituisce un punto debole attraverso il quale il passaggio sia più agevole, sia perchè la Germania non vuole accrescere il numero dei propri nemici e anche sia perchè un'Olanda neutrale può rappresentare sempre, sia pure attraverso tutte le limitazioni e vincoli imposti dal blocco britannico, un vantaggio per la Germania quale via di rifornimento. Lo schieramento dell'esercito olandese, che significa praticamente concentrazione della difesa olandese attorno a Utrecht attraverso tutto un sistema di fortificazioni che si appoggia sulla « Waterlinie » (linea d'acqua), sembrerebbe essere stato attuato in modo da confermare che i circoli governativi olandesi non condividono le apprensioni nutrite da parte belga circa una possibile violazione della neutralità olandese per parte della Germania.

(l) Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione in data 17 settembre del Telespr. da Parigi n. 5815/2648 in data 13 settembre 1939, vedi D. 190.

640

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7563/2471. Berlino, 6 ottobre 1939 (per. giorno 10).

Il discorso che Hitler ha pronunciato oggi al Reichstag si rivolge soprattutto ai popoli. Al popolo tedesco in primo luogo, cui ha presentato il bilancio del vittorioso sforzo militare compiuto finora dal Reich; ai popoli confinanti, cui ha riaffermato le intenzioni pacifiche della Germania nei loro riguardi e infine ai popoli nemici, cui ha prospettato l'inutilità della guerra e la possibilità invece di risolvere il problema della sicurezza e dell'ordine europeo attraverso una Conferenza internazionale.

Vi sono nel discorso, oltre alla conferma di vecchie tesi hitleriane, alcuni elementi nuovi che il Fiihrer, tenendo conto dei discorsi precedenti di Daladier, di Chamberlain e di Churchill, non ha enunciati esplicitamente come proposte di pace avanzate ai Governi di Parigi e di Londra, ma che ha inteso invece sottoporre al giudizio dei «popoli » avversari, convinto che i loro dirigenti non possano sottrarsi alla responsabilità, davanti alle rispettive opinioni pubbliche, di esaminarne a fondo i lati positivi. Essi non mancano, come avremo modo di sottolineare in seguito, e vanno inquadrati nel tono generale del discorso, che non è affatto improntato a _minaccia, e appare preoccupato piuttosto d'una sistemazione per la pace dei problemi per la guerra: tanto che, a differenza dal discorso di Danzica, invano si cercherebbero stavolta accenni violenti circa l'ulteriore condotta del conflitto.

Hitler si è recato al Reichstag in automobile scoperta, accompagnato da tutti i suoi aiutanti militari. Il popolo non era ~tato chiamato a raduno, e lungo il passaggio del breve corteo di macchine la folla non era eccessivamente folta. Ma la giornata di sole, le vie imbandierate, davano alla città un aspetto quasi festoso. Il Fuhrer è stato salutato per la strada con acclamazioni, che sono state molto calde al Reichstag, durante il discorso che è durato un po' più di ottanta minuti ed è stato letto dall'oratore molto rapidamente e con foga. Nella tribuna diplomatica si trovavano tutti i Capi delle Missioni diplomatiche rimaste a Berlino, meno l'Ambasciatore dell'Unione Sovietica, momentaneamente assente, e l'Ambasciatore di Spagna, indisposto.

La prima parte del discorso è stata una rassegna della campagna di Polonia e un'esaltazione del soldato germanico, con la demolizione --fatta un po' duramente -delle leggende che incominciavano a crearsi all'estero sulle resistenze di Varsavia e di alcuni altri baluardi polacchi. Attraverso tale rassegna il popolo tedesco ha appreso per la prima volta l'entità delle perdite subite per la conquista della Polonia, perdite che corrispondono ai calcoli che si erano diffusi in questi ultimi giorni. Circa le ostilità all'Ovest, Hitler ripete che le truppe tedesche « attendono» il nemico con tranquillità. (Anche Goring, nelle parole pronunciate dopo il discorso di Hitler, ha parlato solo di « resistenza »).

Lo sfacelo della Polonia creata da Versaglia dà occasione a Hitler di sferrare uno dei suoi prediletti attacchi contro il trattato del 1919, e uno dei suoi attacchi altrettanto prediletti contro i cattivi reggitori di tale Polonia. « In questo paese governava una minoranza di latifondisti, aristocratici o meno, e di ricchi intellettuali...». Il disprezzo che Hitler manifestava contro. i bolscevichi, nei discorsi dei passati anni, si riversa ora su tali categorie: in un altro punto del discorso dice «È comprensibile che gli Stati capitalistici dell'Occidente abbiano oggi un interesse di mettere in gioco, se possibile, l'un contro l'altra Germania e Russia e i loro principi». (Più in là afferma pure che il nazionalismo è sorto perchè Ginevra impediva la revisione e non parla certo più della funzione antibolscevica del movimento stesso).

Il brano del discorso che riguarda la Russia (Hitler non dice mai: l'Unione sovietica) è a un tempo cordiale e realista, dando la netta impressione del ruolo che la Germania intende d'ora innanzi riconoscerle in Europa.

È subito dopo aver parlato della Russia che l'oratore affronta i problemi dell'ora, risultanti dal crollo dello Stato polacco. Li elenca in cinque punti, ed è interessante notare che, mentre troverà occasione di riprenderli nella terza enumerazione che contiene ., discorso, li colloca anzitutto in questo passo delle sue dichiarazioni, riserva'.,, ai rapporti russo-tedeschi. Si accenna chiaramente allo Stato residua,le polacco « nascente »; ma constatando subito dopo il fallimento dei metodi di Versaglia, nei riguardi della Polonia si aggiunge che «tali compiti non si possono mai risolvere sul tappeto verde o ricorrendo semplicemente a imposizioni».

Due altri punti richiamano l'a>ttenzione, in questo passo del discorso. Hitler, che aveva parlato in passato prima di rivendicazioni in base al principio di razza, poi in base ai diritti vitali, ora accenna a «sfere di interessi» e «zona di interessi». Si dovranno approfondire in seguito, e definke, gh accenni fatti da Hitler a « un ordinamento nuovo della situazione etnografica », ossia « un trasferimento di gruppi nazionali » in modo che risultino « linee di separazione migliori », concetto che Hitler dichiara esplicitamente di voler riferire all'Est e al Sud-Est dell'Europa. Su questo secondo punto mi riservo di riferire a tempo opportuno.

Nella seconda enumerazione del discorso, concernente i rapporti fra la Germania e i suoi vicini, è evidente che stavolta Hitler ha voluto prevenire le critiche franco-britanniche, quelle critiche che, constatando violazione di impegni, deducono da ciò sfiducia in impegni ulteriori da parte della Germania.

Hitler non parla più di patti di non aggressione da proporre, ma di patti di non aggressione (o di rispetto senza patti) già in atto, dice di citare «fatti che non possono venir cancella<ti » dai gazzettieri internazionali. A proposito di questo elenco, si può osservare che, ;nentre si accenna a,i «confini immutabili» della Jugoslavia e dell'Ungheria, più genericamente si accenna all'Olanda, al Belgio e alla Svizzera.

Incidentalmente si può a questo punto osservare che Hitler aveva trovato modo di smentire mire tedesche verso la Romania nominandola insieme agli Urali e all'Ucraina nel passo del discorso riguardante i rapporti russo-tedeschi. Corre anche opportuno di osservare che il discorso non fa mai menzione del Giappone. Nè del resto parla mai -anche questo un segno di moderazione dell'America, con ciò rimanendo in un quadro esclusivamente continentale.

Fra le grandi Potenze Hitler parla anzitutto dell'Italia. Anche questa volta si riferisce per i rapporti fra i due Paesi alla sua collaborazione col Duce: è notevole che, come nel discorso .recentissimo di Danzica, anche in quello odierno Hitler non rinuncia a questo elemento personale, umano, di cooperazione con il Duce, neUa luce del quale proietta l'amicizia fra i due Paesi.

L'accenno alla Francia è lungo e caldo, basato su affermazioni già più volte ripetute. In confronto al dis·corso di Danzica, meno duro appare anche l'accenno all'Inghilterra, per quanto intriso delle solite note di amarezza. L'amarezza si muta in orgoglio quando Hitler rileva, senza soffermarsi a controbattere le critiche ai suoi metodi, l'ordine instaurato nell'Europa centrale, la fiducia del popolo che lo ha « eletto » a suo Capo, e il prestigio che gli permette di proporre delle vie di soluzione dei problemi attuali. C'è a questo punto del discorso un appello ai popoli avversari che evidentemente si rivolge a quelle correnti pronunciatesi recentemente in Inghilterra (Lloyd Gorge) e in Francia (gruppo operaio-agrario) per la presa in considerazione e la discussione delle attese proposte di pace hitleriane.

Guerra, perchè? Esclusa una ricostituzione della Polonia di Versailles, Hitler pur di far riuscire efficace la sua logica arriva ad ammettere la possibilità di una seconda Versaglia, dopo una lunga guerra. Ma aveva citato abbastanza argomenti, nel corso delle sue dichiarazioni, per dimostrare l'incapacità di Versaglia e di Ginevra a stabilire un pacifico e vitale ordinamento europeo. Così, se la guerra a Occidente non potrebbe, secondo il Fiihrer, «regolare nessun problema», egli espone però come la Germania intenderebbe regolare i problemi specifici e generali. I primi « possono venire discussi ma non risolti » -ripete -al tavolo di conferenze. Si potrebbe da ciò arguire che a una eventuale conferenza -e magari anche prima -la Germania potrebbe trovare una formula per far conoscere il suo programma circa lo Stato polacco cui si riferisce al punto 6°?

Che una conferenza possa venir convocata è detto esplicitamente da Hitler più sotto, ed è la prima volta che egli accetterebbe il principio di una discussione

Internazionale per la sicurezza europea, che stabilisca anche chiarezza sui fini della politica estera dei vari Stati, ivi compresa la Germania. Questo mi sembra il grande passo avanti costituito dal discorso. È evidente che Hitler non può ammettere che la discussione si basi su Versaglia, nè si poteva pensare che egli non accennasse alle rivendicazioni coloniali; ma queste richieste sono state enunciate in un insieme di proposte o di spunti per il riordinamento sia del campo economico, sia di quello degli armamenti (in cui si accenna a un programma veramente vasto per l'umanizzazione della guerra e, se non proprio per il disarmo, per l'eliminazione di certe armi), insieme tale da non potere, nelle intenzioni del Fiihrer, non impressionare i popoli avversari inducendo i loro governanti a considerarne le possibilità di discussione.

Per tale discussione è necessaria, e quindi si può considerare implicitamente proposta da Hitler, una tregua di spiriti e d'armi. Efficace è il quadro che egli presenta degli orrori di una gue.rra per i popoli e in prima linea per il popolo suo, cui vuole risparmiare le sofferenze. Hitler afferma che nè la forza nè il tempo potranno vincere la Germania, ma, subito dopo, aggiunge che spesso in una guerra si sono avuti soltanto dei vinti.

La fine del discorso è così non un vaticinio di vittoria, ma una constatazione umana sull'inutilità del conflitto. Il discorso ha potuto dare una fiamma di entusiasmo, all'interno, nella prima parte che riguarda la vittoriosa impresa in Polonia. Nella seconda, ha voluto dare al popolo tedesco una prova della volontà hitleriana di prospettare, sino all'ultimo, possibili soluzioni pacifiche, prova che, qualora Parigi e Londra si rifiutassero di discutere riverserebbe automaticamente sugli altri, davanti al popolo stesso, la responsabilità del conflitto.

Una constatazione va però immediatamente fatta sugli effetti del discorso nell'opinione pubblica tedesca. Esso ha ridestato la fede e la speranza in una prossima pace.

641

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5288/2112. Sofia, 6 ottobre 1939.

A telegramma per corriere di V. E. n. 22442/C del 25 ultimo (1).

Anche da me è venuto ad intrattenersi in lungo colloquio questo Ministro di Grecia che ha tenuto a ripetermi la sua profonda soddisfazione per la recente dichiarazione italo-ellenica, che, come mi ha detto, è stata accolta in Grecia con vero entusiasmo, ponendo ivi termine a uno stato di grave preoccupazione e

incertezza. A questo riguardo, pur felicitandomi anch'io vivamente del risultato raggiunto, ho creduto mio dovere di non omettere di fargli rileva,re che tale stato

di preoccupazione e incertezza non pareva avesse potuto dipendere dal nostro atteggiamento, chiaro e rettilineo sempre, ma forse piuttosto, oltre che da qualche ingiustificata emozione dello spirito pubblico in Grecia, da alcuni atteggiamenti della politica ellenica, in relazione con l'accettazione della garanzia britannica, e con determinati atteggiamenti dalla politica turca.

Il signor Diamantopulos mi ha subito replicato la solita tesi della impossibilità di rifiutare una garanzia che comunque prestata, non può se non rafforzare la sicurezza di uno Stato minore, e !asciandomi subordinatamente intendere che quella britannica, era stata in certo modo imposta.

Quanto alla Turchia mi ha detto che quegli atteggiamenti che avevano potuto non riuscire graditi in Italia, erano stati a suo giudizio, essi stessi detta·ti da uno stato d'allarme, nel timore, se pure poco fondato, che un'azione italiana, ed anche più germanica, avessero potuto minacciare le proprie frontiere di Europa, alle quali si era trovata pertanto al caso di provvedere con le note misure militari.

Anche qui non ho potuto non fargli osservare che anche ad aver voluto prestare per avventura tali mire aggressive alla Germania o all'Italia, oltre tutto separate geograficamente da quei territori da una intera serie di s.tati danubiani e balcanici, mi pareva un eccesso di immaginazione il voler rispondere al timore di simili ipotesi, anche ad averle ammesse, incertissime e future, con costose misure concrete ed immediate dell'importanza di quelle ancora oggi in essere, per quanto si afferma, in Tracia.

Il signor Diamantopulos non ha saputo troppo cosa rispondere, ma mi ha dichiarato di potere escludere in modo assoluto che la Turchia abbia essa, come si vorrebbe far credere qui, delle intenzioni aggressive, con le quali, dopo il periodo di raccoglimento e di riorganizzazione del Governo di Ataturk, si aprirebbe oggi, col Governo di Ismet, una nuova fase della politica turca.

Mi si è dichiarato anzi convinto che l'atteggiamento turco starebbe subendo

ora attraverso gli attuali contatti con Mosca un'importante evoluzione, soggiun

gendomi che comunque l'accordo greco-turco, che «aveva costituito » la « sal

vezza» della Grecia negli ultimi dieci anni, in ogni caso non potrebbe indurre

questa a dei «mali passi», che egli ritiene peraltro il Governo di Ankara ben

risolto ad evitare.

Ho trovato inoltre il signor Diamantopulos estremamente preoccupato della

avanzata sovietica in Europa Orientale, che crede pericolosa particolarmente nei

confronti della Bulgaria, di cui allo stato attuale delle cose mi pare sopravaluti

alcune tendenze ad un indirizzo russofilo. Mi ha ripetutamente chiesto con certa

ansiosa insistenza, cosa si pensasse in Italia delle conseguenze che essa non man

cherebbe di avere nei Balcani. Gli ho risposto che, personalmente, consideravo

come in ogni tempo la regione balcanica era stata il punto di incontro delle prin

cipali forze costitutive dell'equilibrio europeo, e che perciò credevo tanto più ne

cessario per la Grecia, che ha interessi mediterranei oltre che Balcanici, una se

guita e sincera intesa con l'Italia.

Su questo punto mi si è dichiarato d'accordo, soggiungendomi di essere con

vinto che l'atteggiamento dettato nelle presenti congiunture dalla illuminata

poJitica del Duce, farà l'Italia forse ingrandita, certamente rafforzata, al termine

del conflitto.

(l) Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. per corriere da Ginevra 181 dell'H settembre, vedi D. 149.

642

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3536/1372. Mosca, 6 ottobre 1939.

Poichè avevo a suo tempo telegrafato il testo integrale del patto di mutua assistenza concluso il 28 settembre u. s. :fra U.R.S.S. ed Estonia, mi sono astenuto dal trasmettere per filo quello firmato ieri :fra U.R.S S. e Lettonia, che risulta redatto sulla :falsariga del primo nelle sue clausole gen<?rali, mentre per quel che r.iguarda le ,sue disposizioni specifiche (concessione di basi navali, aerodromi, guarnigioni, ecc.) avevo già telegrafato a V. E. le notizif' essenziali.

Trasmetto ora, per oportuna documentazione, la traduzione letterale del patto sovietico-lettone, (l) unitamente alla traduzione in lingua inglese di quello sovietico-estone che è ,stato pubblicato sul settimanale Moscow News (2).

Dal raffronto :fra i due documenti risulta la perfetta identità dei due preamboli e la quasi assoluta analogia de1 contesto degli articoli.

Le uniche differenze -all'infuori naturalm·ente di quelle riguardanti gli specifici diritti territoriali riconosciuti all'U.R.S.S. per basi navaH, aviatorie, ecc. -sono le seguenti:

l) L'articolo III, che riguarda la concessione all'U.R.S.S di basi navali, aeree e terrestri, incomincia con la :frase: « La Repubblica Lettone, allo scopo di garantire la sicurezza dell'U.R.S.S. e di rafforzare la propria sicurezza, concede all'U.R.S.S. ecc.».

Le parole sottolineate mancano nel trattato :fra U.R.S.S. ed Estonia.

2) L'articolo V del trattato con l'Estonia dice che l'applicazione pratica del patto non deve ledere i diritti sovrani delle parti contraenti, in particolare i loro sistemi economici e le loro organizzazioni statali.

Nel trattato con la Lettonia l'ultima :frase è più ampia, in quanto dice: ... in particolare la loro organizzazione statale il loro sistema economico e sociale ed i loro ordinamenti miLitari (l'espressione russa dovrebbe letteralmente tradursi con «provvedimenti mHitari »).

3) n periodo di tempo per il quale il trattato si intenderà automaticamente rinnovato, ove non intervenga una denuncia, è di 5 anni nel patto colla Estonia, di 10 anni in quello colla Lettonia.

Mentre con l'Estonia, contemporaneamente al Trattato di mutua assistenza, è stato concluso anche un accordo commerciale, il Trattato :fra U.R.S.S. e Lettonia è stato accompagnato da una dichiarazione comune, fatta mediante un comunicato ufficiale, con la quale vengono riaffermati in :forma più ampia i punti contenuti nell'articolo V del Trattato e cioè: reciproco ed incondizionato riconoscimento dei diritti sovrani de,i due Stati, principio del non intervento negli affari interni, reciproco rispetto della struttura statale, sociale ed economica, ecc.

Trasmetto qui acclusa anche la traduzione del comunicato in questione (3).

(l) -Non pubblicata. (2) -Non pubblicata. (3) -Non pubblicato.
643

IL CONSOLE GENERALE AD HONG KONG, DI MELITO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 49. Hong Kong, 7 ottobre 1939, 0re 12,08 (per. ore 10,51).

Governo inglese sta esercitando pressioni a Tokio e Chungking allo scopo iniziare trattative di pace escludendo Wang Ching Wei. Mi risulta a tale scopo che il Governo britannico abbia disposto immediata partenza per Chungking Ambasciatore d'Inghilterra. Ho telegrafato quanto precede alle RR. Ambasciate Tokio e Shanghai.

644

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. P. 562/429 R. Roma, 7 ottobre 1939, ore 15,45.

L'ambasciatore Conde ha l'abitudine pm forte di lui di non capire niente. Dite a Beigbeder quanto segue per precisare atteggiamento dell'Italia:

l) Italia non prenderà iniziative di mediazione fino a quando situazione non presenti indizi tali da far ritenere possibile raggiungere soddisfacente soluzione.

2) Non ho mai detto che faremo dichiarazione di neutralità mentre invece manterremo atteggiamento attuale precisato dalla dichhtrazione Consiglio dei Ministri e discorsi Duce (1).

3) È esatto che qualora il conflitto continui e si sviluppi è nostro preciso desiderio di stringere sempre più i legami con la Spagna. Ma di ciò parleremo a suo tempo e non certo per tramite del signor Conde.

645

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 840. Berlino, 7 ottobre 1939, ore 15,50 (per. ore 18).

Ho domandato qui se e quale sviluppo di dettaglio si intende dare alle proposte generiche contenute nel discorso del Fiihrer di 1eri.

Mi è stato risposto ogni previsione in proposito essere prematura. Qui si riconosce naturalmente che ulteriori precisazioni occorrono, ma prima di arrivarci, si vuole stare a vedere -dalle accoglienze che discorso avrà -se ne valga la pena.

È necessario quindi attendere ancora qualche giorno.

(l) Vedi D. 624.

646

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

FoN. 841. BerLino, 7 ottobre 1939, ore 19,45.

Al Ministero degli Esteri il Dr. Schmidt in risposta alla domanda se Musso

lini intenda partecipare, come ne è corsa voce, ad una azione di mediazione, ha

dichiarato che il discorso del Fiihrer è stato un appello di carattere politico, al

quale la Germania attende una reazione dello stesso carattere.

Il Fiihrer ha pronunciato una chiara parola che richiE:de dall'altra parte una

parola egualmente chiara. La Germania non intende, dopo il discorso del Fiihrer,

forzare una azione diplomatica, alla quale del resto mancherebbe l'oggetto,

poichè il discorso stesso non è inteso come base di discussione.

647

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 227. BeLgrado, 7 ottobre 1939, ore 21,30 (per. giorno 8, ore 1,45).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 194 (1). Invio per corriere testo promemoria che ho personalmente rimesso ieri mattina a Ministro degli Affari Esteri per riservare quota metalli spettantici in pagamento forn'ture aviazione e come contingente di cui protocollo 3 agosto scorso. Ho riservato anche eventuale maggiorazione 1100 quote da inviare ulteriormente. Nel mio telegramma n. 223 (2) ho ,esposto entità credito Germania per forniture armamento molto superiore al nostro. Di modo che chiedere parità di trattamento equivale esigere limitazione richieste germaniche alle quantità a noi dovute che rappresentano oggi un valore globale soltanto di circa 55 milioni di lire. È da tenersi presente che pagamento forniture aviazione in metalli appare da articolo 3 della convenzione relativa suscettibile essere sostituito con valute. Prego confermarmi istruzioni indicandomi inoltre se minerali, in quanto ci concerne, siano soltanto rame e piombo.

648

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI

T. 563/168 R. Roma, 7 ottobre 1939, ore 23,30.

Vostro telespresso n. 7514/1171 del 30 settembre u. s. (3).

Sono in massima d'accordo circa scambio con codesto Governo e resto in attesa progetto Nota risposta italiana.

26 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

(l) -Vedi D. 628. (2) -Vedi D. 617. (3) -Vedi D. 546.
649

L'AMBASCIATORE PRESSO LA S. SEDE, PIGNATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 172. Roma, 7 ottobre 1939 (p(r. stesso giorno).

Il discorso del Fiihrer ha prodotto disillusione negli ambienti della Santa Sede. Si osserva che Hitler ha detto molte parole senza precisare e specialmente senza impegnarsi.

Ho avuto queste impressioni dal Cardinale Segretario di Stato il quale non mi ha nascosto il suo pessimismo. Il Papa, mi ha dichiarato il Cardinale Maglione rispondendo a una mia domanda, non farà nulla, almeno per il momento.

650

L'AMBASCIATORE PRESSO LA S. SEDE, PIGNATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE l 73. Roma, 7 ottobre 1939 (per. stesso gwrno).

Il Cardinale Segretario di Stato mi ha detto, di sua iniziativa, che l'Italia potrebbe fare molto nei Balcani, raggruppando intorno a sè gli Stati Balcanici.

II Cardinale è stato informato che la Turchia ha assvnto a Mosca un atteggiamento deciso e ha lasci.ato intendere che non s'impegnèrà a nulla che sia in contraddizione con i patti. che la legano alla Germania (1). La Turchia, insomma, mtende di proteggere ad ogni costo la Romania.

Il Porporato ha soggiunto avergli il mio collega di Romania, signor Comnène, dichiarato a questo proposito, che se l'Italia consente di dare il suo appoggio all'azione di resistenza della Turchia e della Romania, la Russia sarebbe costretta di smettere l'idea di dare fastidi nei Balcani.

Ho ascoltato senza replicare.

651

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7600/2484. Berlino; 7 ottobre 1939.

Negli ambienti competenti di Berlino l'attenzione è oggi interamente concentrata a raccogliere le prime notizie che giungono dall'estero sugli echi suscitati dal discorso del Fiihrer. Si crede di notare la tendenza, nei paesi neutrali, a consigliare i Governi di Parigi e di Londra a non rifiutare senz'altro di trattare, dopo le dichiarazioni di Hitler. Quanto alla reazione di Parigi e di Londra,

è ancora troppo presto per giudicarne e si aspetta di vedere se non riesca nelle due capitali aversarie l'effetto sperato, e cioè un mov1mento dell'opinione pubblica abbastanza forte da non permettere ai governanti di evitare senz'altro una discussione sulle prospettive di pace.

Nell'attesa, alla Wilhelmstrasse si fa notare che. se nel discorso hitieriano vi sono alcuni punti fermi, il tono generale del discorso è peraltro di largo respiro e va considerato nel suo complesso, secondo le possibilità cioè che offre di un riordinamento europeo attraverso una cooperazione internazionale.

Sarebbe quindi un errore, secondo i circoli citati, pesare ogni singola frase del discorso cercando il suo significato specifico o riposto. Hitler ha inteso esporre sopratutto un piano fissando quali sa,rebbero, a suo parere, le linee costruttive, e quali invece non potrebbero essere. Naturalmente, in questa area, rimangono molti punti da precisare, ma H Governo tedesco non crede ora opportuno, neppure in via ufficiosa, addentrarsi in progetti di soluzioni particolari, prima di sapere quale sia l'accoglienza di massima del discorso a Parigi e a Londra. Se infatti le Potenze occidentali ripetessero di non voler trattare con Hitler e di noo prendere quindi neppure in considerazione il suo piano, allora Berlino riterrebbe inutile di definire ogni elemento del quadro tracciato ieri. Ugualmente accadrebbe se ad esempio Francia e Inghilterra uscissero fuori con controproposte inaccettabili: risurrezione della Cecoslovacchia, etc. etc.

Si cerca fin d'ora di ribattere le obiezioni degli avyersari, dichiaratisi increduli a ogni promessa hitleriana, rilevando che egli ha parlato (punto 3 dell'ultima enumerazione) di una pace «assolutamente garantita». Non si tratta quindi più di una pace basata su patti di non aggressione o simili (questa volta Hitler non ha neppure accennato a simili offerte verso la Francia o l'Inghilterra) ma di una pace ancorata a una garanzia che evidentemente sarebbe interna

zionale.

Discussioni e regolamenti riguardanti l'Europa dovrebbero venire affrontati e conclusi solamente dai popoli europei. Intenzionalmente Hitler ha tralasciato ieri di accennare a popoli extra-europei, e si afferma qui che l'America dovrebbe pure ammettere l'opportunità che anche l'Europa abbia la sua «dottrina di Monroe ». Hitler ha inteso ieri accennare all'America quando ha rilevato anche l'incomprensione e l'incompetenza con cui è stato fatto il trattato di

Versaglia.

Uno dei brani che più ha dato motivo a commenti, in questi ambienti diplomatici, è quello in cui Hitler ha parlato di una nuova frontiera del Reich che risponda «alle evidenze storiche, etnografiche ed economiche», e ha accennato a trasferimenti di gruppi nazionali, rilevando che l'intero Est e il Sud-Est dell'Europa sono pieni di frammenti dispersi di popolazione germanica.

Poichè più sotto, al riguardo di tali scambi di popolazwni, Hitler ha ammesso che la Germania e la Russia hanno convenuto di darsi a questo riguardo reciproco aiuto, il Ministro di Jugoslavia, che è venuto a vedermi nel pomeriggio di ieri, non mi ha nascosto le sue preoccupazioni circa la possibile ingerenza russa anche in regioni che non la riguardano.

Secondo quanto mi è stato detto oggi alla Wilhelmstrasse, esso si riferisce

peraltro a un accordo per trasferire nuclei tedeschi che ancora si trovano a

Sud-Est della linea di demarcazione russo-germanica; mi è stato confermato invece che non si è discusso, con Mosca, del trasferimento in Germania di nuclei tedeschi trovantisi nella regione del Volga.

Per ciò che riguarda la Polonia, Hitler ha ieri affermato ·che il problema della ricostruzione di uno Stato polacco come la definitiva costituzione di questo territorio sono quesiti che vengono risolti soltanto da parte russa in un caso e da parte tedesca in un altro. Ciò poteva venire interpretato come il progetto d'uno Stato polacco comprendente anche una zona ora lasciata alla Russia. Ho chiesto spiegazioni su questo passo e mi è stato chiarito che non si tratta d'un contributo territoriale russo alla costituzione dello Stato polacco, ma della riaffermazione invece che la definizione e la risoluzione dei problemi di questo settore è affidato esclusivamente alla Germania e alla Russia.

A proposito dei problemi germano-russi, qualche dubbio era sorto circa il carattere del nuovo Stato polacco, dato che Hitler aveva parlato, nell'ultima enumerazione, anzitutto della «creazione di una frontiera del Reich » (punto 1°) e poi dell'istituzione dello Stato polacco (punto 6°). Tale Stato sarebbe compreso nella nuova frontiera del Reich? Le sue caratteristiche di indipendenza sarebbero apparse allora nulle o minime.

Mi si chiarisce invece che Hitler non avrebbe inteso riferirsi a ciò. Mi si fa rilevare che egli ha fatto l'enumerazione dei sei punti come elementi di ordinanamento nello spazio che a Ovest della linea di demarcazione tedesco-russa è riconosciuto (evidentemente riconosciuto dalla Russia e dalla Germania) come «zona di influenza tedesca ». La frontiera del Reich sarebbe fissata quindi a Ovest e non a Est del nuovo Stato polacco, che non verrebbe compreso nel territorio del Reich, ma che naturalmente farebbe parte della zona di influenza tedesca.

(l) Sic. Probabilmente: Gran Bretagna.

652

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7601/2485. Berlino, 7 ottobre 1939 (per. giorno 10).

Diversamente da quélnt<J si è creduto generalmente all'interno e all'estero, in base ai resoconti della stampa, Hitler non è entrato a Varsavia. Disceso dall'apparecchio ad alcuni ·chilometri dalla città, egli si è avviato, facendo un breve giro periferico, alla località che era stata fissata per la rivista, e che si trova presso il Belvedere, al margine sud est della capitale polacca.

Non ha avuto contatti con la popolazione, ma è rimasto circondato dai suoi generali e dai suoi gerarchi, ripartendo subito dopo la rivista.

Quanto il Fiihrer ha potuto vedere di Varsavia, dove la situazione non sembra ancora normalizzata, ma continuano atti di ostilità -talvolta a mano armata -da parte della popolazione contro gli occupanti (ancora adesso infatti non si permette a nessuno straniero di entrare) -lo ha vivamente impressionato, tanto violenti appaiono a Varsavia i segni del conflitto, e tanto numerose

sono le traccie del bombardamento tedesco, che ha distrutto o semidistrutto la più gran parte degli edifici pubblici e privati.

Persone che hanno avuto modo di avvicinare Hitler dopo il suo ritorno da Varsavia, mi assicurano che egli sembrava assai colpito dall'aspetto triste della città, sopratutto confrontando probabilmente questo primo contatto con Varsavia in rovina agli ingressi trionfali compiuti insieme o quasi alle sue truppe a Vienna e a Praga. Fatto è che il viaggio a Varsavia, che Hitler doveva compiere per evidenti ragioni sopratutto interne, non è stato neppure preannunziato alla stampa, e non ha avuto nè il carattere nè la risonanza del trionfo.

Hitler, che ha l'orrore fisico del sangue e della guerra, dall'averne vissuto dopo più di vent'anni nuovi cruenti episodi ha derivato evidentemente da tutto quello che ha visto a Var.savia e durante questo mese di ostilità un senso di amarezza, che si è rivelato in certi passi del suo discorso relativi alle sofferenze che devono affrontare i popoli, «sostanza viva» della politica. Sta di fatto che Hitler è apparso dimagrito e pallido, ed ha pronunciato il suo discorso con molta rapidità, ma a voce assai più bassa del solito e quasi mai sollevando gli occhi dal testo, mentre nelle precedenti manifestazioni del Reichstag, anche in occasione di discorsi assai più lunghi, usava scorrerlo appena.

653

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7602/2486. Berlino, 7 ottobre 1939 (per. giorno 12).

È noto che le norme relative al contrabbando marittimo nella presente~ guerra sono state fissate dal Governo tedesco con l'ordinanza del 28 agosto u. s., alla quale è annessa una lista delle merci dichiarate di contrabbando, e quindi soggette al diritto di preda. Questa Usta contiene sopratutto i materiali che servono in modo immediato alla condotta delle operazioni belliche. Poichè la lista pubblicata dal Governo britannico allo stesso scopo comprende invece anche le derrate alimentari, il Governo del Reich, con una successiva ordinanza in data 12 settembre, ha completato a sua volta la propria lista. includendovi tali derrate.

Nei primi giorni della guerra, la lotta iniziata dai sottomarini tedeschi contro il commercio marittimo britannico ha registrato qualche successo, ma le operazioni fortunate sono andate rapidamente diminuendo dopo l'applicazione da parte dell'Ammiragliato inglese di appropriate misure di difesa, e sopratutto per l'adozione del sistema dei convogli di navi mercantili scortate da unità da guerra. Così, secondo i dati comunicati dall'Ammiragliato, mentre nella prima settimana di settembre erano state affondate 56.000 tonnellate di navi britanniche, nell'ultima settimana le perdite si sono ridotte a poco più di 8.000 tonnellate.

Per quanto riguarda gli effetti della guerra mercantile marittima, la Germania si trova in condizioni di netta inferiorità, poichè può tutt'al più affondare una parte del naviglio britannico, mentre tutte le navi da l'!arico tedesche sono scomparse dai mari, e non sono più quindi in grado di trasportare le merci di cui il Reich ha tanto bisogno. Probabilmente a questo fatto, ed all'insuccesso della guerra sottomarina contro la marina mercantile britannica, si deve l'intensificazione della caccia che viene data da parte della marina tedesca alle navi dei neutri, essendo questo l'unico mezzo per ridurre le quantità di merci e di vettovaglie che entrano in Inghilterra. Attualmente, la maggior parte delle navi neutre vengono fermate dalle unità da guerra tedesche ed il loro carico viene sottoposta a visita. Se esso è riscontrato di natura sospetta, o se vi sono dubbi sulla verità delle indicazioni portate dalle polizze di carico, le navi vengono dirette ad Amburgo, dove siede in permanenza un Tribunale delle prede, a cui spetta decidere sulla legalità o meno della cattura operata. Dati i limiti assai estesi della lista delle merci di contrabbando, si può affermare che in pratica ben poche navi provenienti dai porti neutri dell'Europa settentrionale possono raggiungere indisturbate i loro porti di destinazione in Inghilterra, a meno che seguano la strada dell'Oceano Artico, meno battuta dai sottomarini.

Il diritto di preda esercitato dalle navi da guerra tedesche contro le navi mercantili britanniche va a poco a poco uscendo dai limiti delle norme internazionali per avviarsi verso forme di guerra ad oltranza. Tanto l'Ammiragliato britannico quanto il Comando navale tedesco si palleggiano la responsabilità di questo inasprimento della lotta. Si afferma da parte tedesca che l'Ammiragliato britannico ha disposto che le navi mercantili vengano da ora in poi armate di cannoni, e che inoltre esso avrebbe dato ordine ai capitani di dette navi di oppure resistenza ed eventualmente di speronare ·i sommergibili tedeschi aggressori. Il comando supremo delle forze navali tedesche ha fatto conoscere che i comandanti dei sommergibili sono, secondo le regole del diritto internadonale, pienamente autorizzati a silurare immediatamente le navi mercantili che oppongano resistenza alla visita o compiano comunque atti ostili. L'Ammiragliato britannico contesta le affermazioni di quello tedesco, che qualifica di pretesti per giustificare la guerra sottomarina ad oltranza.

Per difendersi in qualche modo dalle aggressioni tedesche le marine degli Stati neutri hanno esaminato la possibilità di introdurre il sistema dei convogli anche per le proprie navi mercantili, a somiglianza di quanto avviene per quelle inglesi. Nelle acque territoriali neutre i convogli verrebbero scortati da unità da guerra dei rispettivi paesi, e nel Mare del Nord la scorta verrebbe assicurata da unità da guerra britanniche. Non è noto se questo sistema sia già stato posto in applicazione. Tuttavia, il Comando delle forze navali tedesche ha già fatto conosoere che, ponendosi sotto la protezione di unità da guerra britanniche, le navi mercantili neutre rinuncerebbero alle garanzie del diritto internazionale, e si esporrebbero a venir considerate come unità nemiche.

Nel traffico coi paesi neutri la Germania si trova in posizione di vantaggio sull'Inghilterra, poichè la via marittima che dai porti del nord conduce a quelli tedeschi, via che corre attraverso il Baltico, si trova fuori della portata degli attacchi britannici. Questo è un fattore importante della resistenza della Germania, la quale riceve ingenti quantità di minerali di ferro dalla Svezia e di derrate alimentari dai paesi baltici.

È stato annunciato in questi giorni che il Governo dell'Unione Sovietica aveva chiesto agli armatori dei paesi neutri di fornirgli un certo numero di navi destinate a trasporti di merci in Francia ed in Inghilterra. Il Capo dell'Ufficio Stampa del Ministero degli Esteri, interrogato in proposito, ha dichiarato di non avere conferma della notizia. Tuttavia egli ha dichiarato che i recenti accordi tedesco-russi non impongono all'Unione sovietica il divieto di eseguire forniture alle Potenze occidentali.

654

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 95. Helsinki, 8 ottobre 1939, ore 0,58 (per. ore 4,45).

Mio telegramma n. 94 (1).

Sebbene notizie richieste russe QUi dirette siano state tenute assolutamente segrete ed appena sulla stampa di questa sera sia apparso breve comunicato ufficiale accennante solo a « richieste russe invio di delegati in relazione a determinate questioni di carattere politico ed economico già trattate o d'altro genere » sono qui voci correnti di esigenze russe dirette verso nota isola finlandese di fronte Kronstadt e verso forse qualche base militare sulla costa, nonchè voci che fanno ammontare a 6 divisioni formazioni finlandesi ammassate nella Carelia cui sarebbero contrapposte oltre frontiera 9 divisioni sovietiche.

Si tratta tuttavia di voci tuttora prive di conferma.

Due rilievi positivi vengono invece ripetuti dai circoli responsabili: il primo che crea non poca perplessità ed è l'assoluta assenza di ogni menzione Finlandia nel discorso di ieri di Hitler (mentre ha nominato Paesi baltici cui Finlandia non ritiene appartenere ed ha menzionato singolarmente r.imanenti tre Stati scandinavi) cosicchè se ne deduce che Germania abbia abbandonato completamente Finlandia, ed altro rilievo che ispira senso tranquillità circa la formula moscovita di invito alla Finlandia, e cioè non « per prendere conoscenza delle richieste dell'U.R.S.S. » (come nel caso Estonia e Lettonia) bensì «per un nuove scambio di idee su questioni già in corso di trattazione».

Comunque plenipotenziario finlandese che non è stato ancora ufficialmente designato non partirà stasera come mi era stato detto ieri nè prima di un paio di giorni.

655

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA S. SEDE, PIGNATTI

T. PER CORRIERE 564 R. Roma, 8 ottobre 1939, ore 12

Vostri telegrammi 169 e 170 (2).

Evitando precisazioni sulla esattezza o meno della notizia, potete esprimervi in modo da calmare le apprensioni di Sua Santità a proposito della pubblicazione dei suoi discorsi nella stampa italiana.

(l) -Vedi D. 630. (2) -Non pubblicati.
656

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA

T. 566 R/433. Roma, 8 ottobre 1939, ore 22.

Qualora voi riteniate, in relazione ai Vostri colloqui con Beigbeder, che sia utile invio costà, Delegazione Commerciale per definire importanti trattative in corso, Delegazione potrebbe essere inviata subito.

Pregovi telegrafare.

657

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 63. Belgrado, 8 ottobre 1939 (per. giorno 11).

Qui si è particolarmente soddisfatti del risultato ottenuto dalla mediazione jugoslava per una distensione militare dalle due parti della frontiera ungarorumena, sopratutto perchè marca, di fronte all'opinione di questo paese, una qualche ripresa nell'azione estera del Governo, da vario tempo in .sordina, mal· grado la gravità degli avvenimenti. La cosa ha formato oggetto di un comunicato ufficiale diramato dall'Agenzia Avala e di documenti di stampa che, tenendo conto della indole del paese, sono stati sufficientemente calorosi. Fino ad oggi, peraltro, la questione principale dell'accordo per le minoranze resta sempre al punto che è precisato nel rapporto della R. Legazione a Budapest, da V. E. comunicatomi con telegramma per corriere N. 21956 P. R./C del 22 settembre scorso (1). Anche qui si è informati che Csaky non mostra di gradire le sottigliezze della controproposta rumena « nazionalità » e non « minoranze nazionali» che pur era stata accettata a Belgrado. È esatto che qui si considererebbe, nei riguardi strettamente ungaro-jugoslavi, quasi superflua una intesa formale sulla questione minoritaria. Peraltro, senza riguardi, oramai superati dalle speciali circostanze -per la situazione croata, si era disposti a sottoscrivere la dichiarazione proposta da Bucarest -triplice e contemporanea -sopratutto per pagare il vecchio debito alla Romania ed essere poi liberi di precisare delle relazioni dirette e più strette con Budapest che lo sviluppo degli avvenimenti sembra rendere sempre più opportune nell'interesse dei due paesi -e del magiaro anche più che di questo -e di una sistemazione di sicurezza di questa zona che ci interessa.

658

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 64. Belgrado, 8 ottobre 1939 (pC'r. giorno 11 ).

Il discorso del Cancelliere al Reichstag non ha avuto qui finora, nè negli ambienti ufficiali nè in quelli di opinione pubblica, reazioni meritevoli di parti

colare nota. La soddisfazione per la reiterata dichiarazione di 1mmutabilità della frontiera è temperata dai dubbi che qui si ingenerano sulla immutabilità di simili decisioni. Maggiore interesse ha destato l'enunciazione di un progetto di sistemazione della questione delle minoranze con effetti che concernono questa zona. Il problema è, peraltro, per la Jugoslavia assai complesso e pn il momento non viene approfondito. Secondo calcoli ufficiali, la minoranza tedesca in questo paese, esclusi i cittadini germanici e gli ebrei tedescofoni, non supererebbe il numero di 450.000. Di questo, circa 30.000 tedeschi sono in Slovenia nella regione di frontiera di Maribor, mentre, dall'altra parte, in territorio germanico sono, in Carinzia, circa 70.000 sloveni. In Croazia la minoranza tedesca conterebbe circa 70.000 unità contro altrettanti croati del Burgenland. Circa 35.000 tedeschi formano la minoranza che si accentra nella Voivodina e dirama nelle regioni circostanti. Si tratta di gente che, lontana da .centri germanici, non desta preoccupazione e contribuisce efficacemente alla prosperità economica della regione. Uno scambio dei croati del Burgenland con i tedeschi della Croazia neppure sarebbe di essenziale importanza. Quella ·che invece è, da tempo, ragiovole aspirazione jugoslava, sarebbe di poter scambiare i tedeschi della frontiera di Maribor contro gli sloveni di Carinzia. Aspirazione moderata, in quanto si tratta di sloveni formati ai principi nazisti che non sarebbe facile assorbire nel tradizionalismo conservatore e cattolico della Slovenia. Tuttavia tale riassetto delle popolazioni della frontiera jugo-germanica varrebbe essenzialmente a confortare

praticamente l'affermato principio della immutabilità della frontiera stessa.

(l) Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. per corriere da Budapest 213 del 19 settembre 1939, non pubblicato. Vedi invece DD. 322 e 448.

659

IL CONSOLE A BRATISLAVA, LO FARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 38. Bratislava, 8 ottobre 1939 (per. giorno 12).

Mio telegramma per corriere n. 029 del 16 settembre u. s. (1).

L'azione di questo Ministro di Germania presso il Governo slovacco nel senso di un miglioramento delle relazioni con l'Ungheria -dopo qualche resistenza degli elementi germanofili, troppo abituati a ben altro linguaggio -ha subito portato ·come era da attendersi ad una notevole, distensione. Secondo apprendo da questa Legazione di Ungheria, sarebbe ora imminente l'inizio delle trattative commerciali fra i due Paesi, rinviate sine die nel luglio scorso a seguito del noto incidente provocato da dichiarazione di Mons. Tiso.

Viene rilevata la concomitanza del miglioramento nelle relazioni slovaccoungheresi con il rafforzarsi dei rapporti ungaro-jugoslavi ed i primi segni di distensione ungaro-rumena. L'organo tedesco locale. il Grenzbote, noto per i suoi attacchi anti-ungheresi, rende oggi omaggio agli sforzi dell'Ungheria per la pace nell'Europa centro-orientale che « Germania, Italia e Russia sono decise a stabilire e ad assicurare per ogni eventuahtà ».

(l) Non pubblicato.

660

IL CONSOLE A BRATISLAVA, LO FARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 39. Bratislava, 8 ottobre 1939 (per. giorno 12).

Riassumo impressioni qui suscitate dal discorso del Fiihrer al Reichstag:

soddisfazione per le dichiarazioni sull'indipendenza della Slovacchia, le quali vengono a confermare questi dirigenti nella speranza che il Reich alleggerirà il peso della « mano protettrice » sul Paese;

interesse, non disgiunto da incredulità, per la proposta di un « trasferimento di gruppi nazionali» al fine di eliminare una causa di continui perturbamenti nell'Europa carpatico-danubiana;

scetticismo circa il permanere della collaborazionP gE:rrnano-sovietica, una volta composto il conflitto ad Occidente o se questo dovesse durare a lungo:

pessimismo circa le possibilità di un regolamento del conflitto franco-anglogermanico fin quando l'Italia non farà sentire sulla bilancia il peso decisivo della sua forza.

661

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 755. Tokio, 9 ottobre 1939, ore 7,25 (per. ore 16).

Governo giapponese ha fatto chiedere alcuni giorni or sono a Berlino tramite Ambasciata di Germania se sarebbe stato disposto inviare qualche sottomarino nel mare della Cina meridionale cui semplice presenza avrebbe prevedibilmente cagionato ritiro navi anglo-francesi. Detti sottomarini sarebbero stati segretamente protetti e riforniti dalla flotta giapponese. Richiesta è stata fatta per mezzo di questo Ministero della Guerra e non di quello della Marina per non provocare sospetti salvare faccia in caso di rifiuto.

Governo tedesco ha chiesto attendere che sia trascorso presente critico mo· mento. Governo giapponese preoccupato tale dilazione.

662

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 756. Tokio, 9 ottobre 1939, 1939 ore 7,25 (per ore. 16).

Ministero della guerra dice studiare piano rafforzamento rapporti con l'Italia indipendentemente possibilità per il Giappone partecipare a un eventuale blocco commerciale dei neutrali.

663

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 52. Tallinn, 9 ottob1·e 1939, ore 14,50 (per. ore 19).

Aggravarsi situazione viene da seguenti fattori:

l) Accettazione nuove gravose richieste sovietiche circa entità forze militari da trasferire in Estonia e concessione altre località sulla costa come basi navali.

Ingresso truppe russe si inizierà domani.

In sostanza trattasi occupazione militare Paese.

2) Esodo in massa minoranza tedesca, composta circa 18.000 unità, generalmente interpretato come definitiva rinunzia Reich sua influenza in questo settore.

3) Trasferimento riserve auree Banca Stato che assicurasi già effettuato in Inghilterra. Temesi movimento rivoluzionario da parte comunisti locali, favorito od incoraggiato da Mosca.

È imminente formazione nuovo Ministero con elementi vecchia opposizione.

Autonomia Governo sussiste ormai solo di nome.

Durata stato delle cose attuale dipenderà unicamente da beneplacito sovietico.

664

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO A. l. A LONDRA, CROLLA, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, GUARIGLIA, ED A BERLINO, ATTOLICO

T. 567 R./c. Roma, 9 ottobre 1939, ore 17.

Governo Panama avrebbe notificato formalmente ai Governi tedesco, britannico e francese risoluzione adottata dalla conferenza panamericana riguardante zona sicurezza da stabilirsi attorno Continente americano.

Interessa conoscere atteggiamento codesto Governo in proposito.

665

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 97.

Helsinki, 9 ottobre 1939, ore 21,03 (per. ore 23,30).

Mio telegramma n. 95 (1). Delegato finlandese Signor Paasikivi Ministro finlandese a Stoccolma parte stasera per Mosca. Si tratta di persona ben nota, ex Presidente del Consiglio e Presidente delegazione finlandese al Trattato di pace fra i Sovieh e questo Paese nel 1920.

Sua designazione dovuta in gran parte a sua profonda conoscenza lingua e questionl politiche e finanziarie russo-finlandesi.

Malgrado riserbo questi circoli politici quanto a sua missione, appare già chiaro che Governo finlandese è pronto a resistere qualora richieste sovietiche oltrepassino limiti qui considerati incompatibili con indipendenza ed onore del Paese.

Proseguono intanto alacremente, sebbene in forma poco appariscente, preparativi militari con ammassamento truppe nei punti più importanti, requisizione mezzi di trasporto ed evacuazione donne e bambini da cihà principali.

(l) Vedi D. 654.

666

IL MINISTRO A STOCCOLMA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 54. Stoccolma, 9 ottobre 1939, ore 21,40 (per. giorno 10, ore 2).

Giunto anche per Finlandia momento di entrare in negoziati con Mosca; avvertesi qui ulteriore ac,centuarsi del nervosismo che, sorto con entrata in azione della Russia in Polonia, si era già fatto più vivo dopo risultati dei recenti accordi che hanno ridato ai russi dominio sui principali punti marittimi Estonia e Lettonia.

Scelta di Paasikivi Ministro di Finlandia a Stoccolma per incarico condurre trattative viene interpretata normale questo Ministero Affari Esteri essendo egli stato uno dei negoziatori del trattato di pace russo-finlandese del 1920.

Stampa svedese cerca mascherare inquietudine ostentando convincimento

che Finlandia fronteggerà fermamente eventuali eccessive richieste sovietiche.

Accanto alla sensazione dell'approssimarsi di minacce anche per le coste occidentali del Baltico permangono comunque motivi di fiducia che Germania, per quanto disposta accordare mano libera alla sua alleata, non lascerebbe esporre al sacrificio posizioni della Svezia verso la quale ha interesse a mantenere sicurezza di importanti rifornimenti.

667

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 846. Berlino, 9 ottobre 1939, ore 22 (per. giorno 10, ore 2).

Sono stato oggi richiesto a questo Ministero Affari Esteri se e co,sa risultasse

a Roma ufficialmente o ufficiosamente delle intenzioni franco-inglesi in materia

di possibili trattative di pace.

Ho detto ne avrei domandato all'E. V.

Ulteriormente richiesto se noi ci proponessimo di fare -prima dichiara

zioni Chamberlain annunziate per mercoledì -qualche suggerimento a Londra,

ho risposto essere mia impressione che senza esserne espressamente richiesta da

Berlino, Roma non si sarebbe mossa (1).

(l) Le note corrispondenti sulla stessa conversazione da parte di Weizsacker si trovano in Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII, D. 222.

668

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 68. Riga, 9 ottobre 1939, ore 22,45 (per. giorno 10, ore 0,30).

Scopo antitedesco degli accordi militari imposti da U.R.&S. a Stati Baltici ed ingenti forze sovietiche che comporterà loro applicazione; recente discorso Hitler indicante implicito disinteresse politico in questa zona; carattere fuga che questa Legazione di Germania sta dando (in parte per forzare indecisi) ad esodo opzionale di queste minoranze etniche balta-tedesche di oltre 60.000 persone e soddisfazioni che ne derivano elementi israeliti; crescente fermento classi operaie sobillate da agenti provocatori bolscevichi per indebolire attuale Governo riorganizzare o creare motivi intervento; appaiono anche ai meno pessimisti come cumulati segni precursori manomissione indipendenza Lettonia da parte U.R.S.S. Termini trattato lettone-russo 5 corrente ed assicurazioni ufficiose in contrario stampa sovietica accrescono sospetti. Se temuta evenienza verrà ritardata o precipitata da situazione che potrà crearsi nel Baltico in caso di resistenza Finlandia ad esigenze sovietiche fa qui oggetto congetture.

Questa Legazione Stati Uniti ha ad ogni modo già trasferito a Stoccolma archivio contenente completo documentario sovietico raccolto metodicamente durante ventennio e sta rimpatriando o licenziando personale Cancelleria.

669

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 157 Ankara, 9 ottobre 1939, ore 23,50 (per. giorno 10, ore 7,10).

Il fatto che la presenza di Saracoglu a Mosca si prolunghi al di là dei limiti non già di una semplice visita di cortesia ma anche di una eccezionale presa di contatti, dà luogo in questi ambienti politici e diplomatici ad ogni sorta di congetture e commenti. Si nota anche l'impacciata reticenza della stampa a parlare del

l'argomento.

Dato che è ormai nota la condiscendenza anglo-francese a non esigere che la Turchia assuma precisi impegni contro volontà dell'U.R.S.S. si ritiene in genere che la fase diremo negativa dei negoziati di Mosca sia già superélta con la decisione della Turchia -f:ltto (l) suppongo -di rimanere neutrale in un conflitto che metta nella regione degli Stretti alle prese l'U.R.S.S. con le Democrazie occidentali E si pensa che il Governo turco stia ora resistendo a pressioni dell'U.R.S.S. di speciale più diretto interesse per la Turchia, che verosimilmente concernono il regime degli Stretti e il Mar Nero.

(l) Sic, Forse: come.

670

L'AMBASCIATORE DI ARGENTINA A ROMA, MALBRAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NoTA VERBALE 152 N. E. Roma, 9 ottobre 1939.

La Embajada de la Republica Argentina tiene el honor de dirigirse al Rea! Ministerio de Ne.gocios Extranjeros remitiéndole, a titulo informativo, copia del decreto dictado por el Superior Gobierno de la Naci6n, en fecha 4 de septiembre del corriente aiio (1), con motivo del estado de guerra actualmente existente entre Francia, Gran Bretaiia, Polonia y Alemania.

671

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 65. Belgrado, 9 ottobre 1939 (per. giorno 14).

Mio telegramma n. 208 (2).

A questo Ministero degli Esteri si smentisce la voce, corsa qui ed altrove, che dei fiduciari jugoslavi trovinsi a Mosca per trattare della ripresa dei rapporti coll'U.R.S.S. Si ammette peraltro che qualche contatto sia praticamente stabilito attraverso le rappresentanze jugoslave e sovietiche all'estero. In linea di massima lo stabilimento di regolari relazioni diplomatiche con Mosca sembrerebbe deciso, ma verrebbe rimesso ad epoca ulteriore; forse fra un paio di mesi. È evidente che, oltre il ritorno di Saracoglu, si desidera attendere una più netta presa di posizione di Mosca di fronte a Inghilterra e Francia. Lo desidera, sopratutto, come è normale, il Principe Reggente. Quanto a Macek, egli, pur rimanendo convinto della opportunità del passo, sarebbe apparso proclive a qualche temporeggiamento per la preoccupazione che i serbi, forti dell'appoggio russo, abbiano a dimostrarsi più resistenti alle crescenti ed urgenti richieste croate. Macek, infatti, per considerazioni di indubbia praticità, sta cercando di realizzare subito ed al massimo i vantaggi procurati alla Croazia col recente accordo, che a Belgrado si contava, invece, ad ogni utile fine, tradurre in atto non senza qualche tergiversazione e con più lungo respiro, anche per non trovarsi, d'un tratto, di fronte alle difficoltà che suscitano gli spostamenti ed il danno di. molti personali e privati interessi serbi.

672

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7635/2493. Berlino, 9 ottobre 1939.

Ho incontrato oggi il signor Tofer, Ministro di Estonia a Berlino. Egli mi ha annunziato che se ne va. Qui non può più vedersi. Egli aveva condotto una politica filo-tedesca nella ferma speranza che la Germania avrebbe a suo tempo

difeso e sostenuto il suo Paese. È proprio il contrario che si è verificato. E così per tutti i Paesi Baltici, ognuno dei quali si sente ormai come abbandonato e tradito.

Il signor Tofer, che ha passato vari anni a Mosca ed è antibolscevico al 100 %, non prevede una troppo lunga luna di miele fra la Germania e l'U.R.S.S.

I trattati ora stipulati dal Kremlino con le diverse capitali baltiche sono dichiarati operativi nel caso che l'uno o l'altro di quei Paesi sia attaccato da una «potenza europea». Chi può essere que.sta potenza se non la stessa Germania? E non è significativo il fatto che l'U.R.S.S. ha già domandato alla Lituania il permesso di piazzare delle batterie proprio di fronte a Memel?

Il signor Tofer aggiungeva risultargli che questa unione fra nazislllo e comunismo era arrivata nelle file del Partito come un fulmine. D'altra parte questa fretta di ritirare subito senza perdita di tempo dai Paesi Baltici le minoranze tedesche? Dei vagoni erano già a Libau per accogliere i profughi. Questo non era certo per paura nè dell'Estonia nè della Lettonia...

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 335.
673

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5345/2131. Sofia, 9 ottobre 1939.

Mio telegramma n. 224 del 26 settembre scorso (1).

Continuano qui a circolare con insistenza voci di costituzione di un blocco balcanico. Ancora oggi ne faceva accenno con questo Regio Addetto militare il Capo del servizio informazioni dello Stato Maggiore bulgaro.

Tali voci che sotto più di un aspetto sembrerebbero corrispondere alle stesse comunicazioni fattemi da Kiosseivanov in merito alle dichiarazioni di Menemenco~hlu al Ministro di Bulgaria in Ankara, vanno altresì messe in relazione con le affermazioni sempre più insistenti di questi ambienti politici e giornalistici circa una immi:r;1ente azione della Russia nei Balcani.

Esse si concretano particolarmente nelle notizie, che costituiscono uno dei principali argomenti della stampa di questi ultimi giorni, di una prossima azione sovietica in Bessarabia, in vista della quale dai due lati del confine russo-romeno si starebbero concentrando truppe: per ultime, secondo la stampa odierna, altre quattro divisione romene.

Al tempo stesso la propaganda sovietica in Bulgaria, di. cui segnalai a V. E. la ripresa e vo segnalando le manifestazioni anche esteriori, incomincia a far scorgere i suoi effetti: e pare difficile di non porre in relazione con essa il complesso di notizie e di commenti che hanno corso a Sofia, tutti intesi a porre in evidenza la ripresa politica e militare russa dal Baltico al Caucaso.

Pare evidente che tale eventualità è considerata nei Balcani con la massima preoccupazione: già ho riferito a V. E. quanto ebbe a dirmi in proposito questo Ministro di Grecia, ed analoghi accenni ho avuto occasione di udire in conver

sazione con altri rappresentanti diplomatici balcanici. Lo stesso Presidente del Consiglio, come ho segnalato a V. E., pur manifestandotni la necessità in cui, a suo giudizio, viene a trovarsi la Bulgaria di riprendere maggiori contatti con la Russia, non nascondeva le sue .preoccupazioni per la nuova importanza che il fattore sovietico va assumendo nei confronti di questa regione di Europa.

Ora, qui dai più si ritiene che i timori di una ingerenza sovietica nei Balcani crei uno stato d'animo favorevole a un raggruppamento regionale collegato nella già abusata affermazione: «I Balcani ai balcanici».

Tale raggruppamento, nei commenti di questi circoli politici, assume differenti aspetti, sia esso concepito in sostanza come una rifusione dell'Intesa Balcanica, con o senza la Bulgaria, o invece come un sistema nuovo e più generale che includa anche l'Ungheria, e di questo non manca chi vede un principio suscettibile di sviluppo nel recentissimo accordo stipulato fra Ungheria e Romania coi buoni uffici della Jugoslavia. Parimenti vi è chi ritiene, e sono i più, che tale raggruppamento dovrebbe essere logicamente orientato verso l'Italia, massima custode, in virtù del suo stesso atteggiamento politico, della neutralità balcanica, e chi crede invece che nella sua funzione difensiva, rivolta contro l'invadenza sovietica, e anche quella germanica, esso non debba non tenere conto delle posizioni dell'Inghilterra e della Francia, tanto più date le particolari obbligazioni della Turchia verso queste ultime Potenze.

Come che sia, ammessa la pratica possibilità della creazione di tali sistemi che non siano anche eredi delle costituzionali debolezze e divergenze di interessi che hanno pregiudicato ad ogni momento la effettiva vitalità dell'Intesa Balcanica, sembra evidente che tutti convergano al comune denominatore della stabilizzazione della situazione balcanica.

Ora, è appunto la segnalazione di tale stabilizzazione, che si definirebbe a proprio danno, quella che ha finora impedito alla Bulgaria una sua adesione all'Intesa Balcanica, e le ha consigliato di rifiutare le varie possibilità di parteciPare a sistemi panbalcanici, che le sono offerte, se pure prive di concreti vantaggi, in questi ultimi diciotto mesi, fino a recenti suggerimenti di Menemen~oghlu al Ministro bulgaro in Ankara.

Perciò, se da una parte indubbiamente si apprezzano i benefici della pace balcanica, dall'altra tutto ciò che avvalora l'eventualità di una tale stabilizzazione è considerato qui con impazienza e con sospetto. Sì che nei confronti stessi dell'azione italiana, qualche riserva, come segnalai a V. E., fu accennata verso la dichiarazione italo-ellenica, e altre se ne accennano ora anche verso l'accordo ungaro-romeno, ispirato come si ritiene dall'Italia: ciò se non dal Governo, specie, come spero, dopo il mio ultimo colloquio con Kiosseivanov di cui al mio telegramma in riferimento, da parte almeno di molti circoli politici di Sofia e delle stesse sfere responsabili.

Questo stato d'animo, col concorso, per ciò che presumo, della propaganda sovietica, contribuisce a condensare certe simpatie russofile, finora in gran parte storiche e sentimentali, in più precisi accenni di orientamento, che accingendosi a superare gli stessi timori di invadenza sovietica anche nel campo interno, tendono a concretarsi in effettive speranze di collaborazione: e la stessa azione di Governo, a parte le considerazioni di opportunità, ha forse dovuto tener conto di queste tendenze, nel riallacciare maggiori rapporti con l'U.R.S.S.

Certo è che un parallelismo fra le aspirazioni russe alla Dobrugia è stato

qui avvertito in ogni tempo, e anche l'anno scorso più volte me ne parlò

Kiosseivanov, sia pure per rifiutare una collaborazione con l'U.R.S.S., di cui non

sarebbero mancate allora suggestioni di Mosca. Sintomatica può apparire poi

ora l'insistenza della stampa e dell'opinione, che più sopra segnalavo, sul

problema della Bessarabia.

A sua volta il quotidiano Mir del 7 corrente, che nonostante il SU<• conser

vatorismo, ha sempre ostentatamente certe simpatie russofile, parla nel suo

editoriale della Germania e della Russia come delle sole grandi Potenze revi

sioniste, e conclude, sibillinamente, preconizzando un'« offensiva diplomatica in

Oriente... con riferimento alla liquidazione di alcune questioni prima ancora

che sia giunto il momento decisivo», e lo Slovo dello stesso giorno conclude

il proprio editoriale effermando che se le guerra continuerà, la vittoria, che

secondo l'ispirazione dell'articolo non è certo quella anglo-francese, si otterrà

« sia con la forza delle armi, sia mediante il piegamento della struttura sociale».

(l) Vedi D. 446.

674

IL CONSOLE GENERALE A PRAGA, CARUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2252/1094. Praga, 9 ottobre 1939 (per. giorno 13).

Seguito rapporto n. 2199/1082 del 2 corr. (1).

Nulla di particolarmente nuovo nella situazione di questo Protettorato nel corso di quest'ultima settimana, ove non si voglia tener ·Conto di un complesso di voci corse nei vari ambienti e di una sensibile maggiore irrequietezza già segnalata la scorsa settimana.

Tale irrequietezza stanno a testimoniare lettere e circolari fatte girare da anomini, con uno spirito di iniziativa mai dimostrato in passato. Accludo, ad esempio, la traduzione di una circolare poligrafata e di una lettera a S. M. il Re Imperatore, pervenutemi in questi giorni per posta ordinaria (2).

Molte delle notizie contenute nella circolare sono inesatte ed esagerate e da quest'ufficio già .smentite (72.453 prigionieri politici ·-arresto dell'Abate Zavoral), ma è notevole il tono dello scritto, l'accenno all'Italia (pag. 2), ai feriti della campagna polacca (dettaglio esatto, dato il numero dei feriti della campagna polacca qui trasportati) ed infine (sempre nella stessa pagina) l'accenno alla costituzione nel centro Europa di un bastione slavo contro il « germanesimo », conseguente al dilagare dell'invasione russa.

Tale accenno è ripetuto anche nella lettera, ove si mette in vista il fatto, che certo non è sfuggito in questi giorni a nessuno degli uomini politici cechi, che col disfacimento della Polonia, qualora la sistemazione che il Governo del Reich intenda dare ai territori polacchi veri e propri fosse comunque analoga a quella data alla Boemia, alla Moravia ed alla Slovacchia, ìL numero complessivo degli slavi sotto il dominio tedesco verrebbe elevato a circa 32 milioni

27 -Documenti diplomatici c Serie IX-Vol. I

Tale cifra è, in effetti, di poco superiore a quella reale, ciò che rende comprensibile come qui -qualunque sia la soluzione immediata del problema polacco -si sentano in qualche modo rafforzati più che indeboliti dalla recente vittoria tedesca.

A prescindere dalle speranze che si continuano a riporre nei futuri sviluppi del conflitto fra le Potenze occidentali e la Germania, appare chiaro che se le decisioni del Reich nei riguardi della Polonia saranno più favorevoli di quelle prese nel marzo scorso nei riguardi della Cecoslovacchia, ciò dovrà in avvenire andare a vantaggio degli stessi cechi, le cui sorti non potranno non essere migliorate.

D'altra parte se tali decisioni dovessero essere uguali o peggiori la posizione ceca sarà sempre rafforzata, potendo essi costituire con i polacchi un fronte unico, il cui peso sarà proporzionale all'entità del numero.

Sono circolate in questi giorni voci diverse circa la portata ed il contenuto del colloquio che, come la stampa ha segnalato, è stato dal Fiihrer accordato 11ll'ex Ministro cecoslovacco degli Esteri, signor Chvalkovsky, finora mancato rappresentante del Protettorato di Boemia e Moravia a Berlino, del quale scarsamente si conosceva la sorte avuta dopo il marzo u. s., improvvisamente tornato alla ribalta.

Si è parlato di una lettera del Presidente Hacha, che Chvalkovsky avrebbe rimesso al Fiihrer (all'insaputa del Reichsprotektor von Neurath) e di trattative che dopo il colloquio col Fiihrer ed il recapito della lettera, il Reichsprotektor avrebbe avuto istruzioni di iniziare col Presidente Hacha e quanto resta del Governo ceco per una migliore sistemazione delle cose nel Protettorato, la concessione di una maggiore autonomia, ecc.

Si è detto che ciò fosse nell'intento delle autorità tedesche e se ne è cercata la ragione nel desiderio del Reich di ottenere, mediante alcune concessioni. la formazione di legioni ceche da inviare sul fronte occidentale per controbattere la propaganda franco-inglese conseguente alla formazione di legioni ceche in Francia ed all'azione spiegata all'estero da Benes, Masaryk e Osusky.

Qualche cosa del genere pare che effettivamente vi sia, ma quest'ufficio non vede, almeno per il momento, la possibilità di serie trasformazioni nel Protettorato a favore dei cechi, proprio mentre il ritmo dell'azione per una sempre maggiore germanizzazione del Paese prosegue più intenso, nella lingua, nell'amministrazione, nella finanza, ecc.

Qualche cosa di nuovo, in meglio o in peggio, non sembra che possa verificarsi prima che la situazione sul fronte occidentale sia chiarita e le sorti della Polonia siano state completamente definite.

Riferisco, ad ogni buon fine, che in merito alle trattative di cui si parla, mi è stato fatto cenno che, ad un dato momento, sarebbe stata intravista anche l'eventualità di un allargamento territoriale del Protettorato da realizzarsi con parte del territorio slovacco.

La Slovacchia attuale avrebbe dovuto essere spartita in due zone: una sarebbe rientrata nella sfera degli interessi russi, l'altra in quella degli interessi tedeschi e si sarebbe aggiunta alla Boemia e Moravia. Non ho naturalmente nessuna possibilità di controllare tale notizia.

Continuano ad esser introdotti nel Protettorato i provvedimenti restrittivl della vendita dei generi.

Le ripercussioni che tali provvedimenti provocano in questi ambienti sono naturalmente sempre più sfavorevoli.

Si parla di un prossimo sciopero dei giornalisti per protestare contro l'attuale situazione della stampa, che non sarebbe libera di lumeggiare, anche nelle forme di maggior riguardo per il Reich, gli interessi della Nazione.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicata.
675

IL REGGENTE LA LEGAZIONE A PANAMÀ, BORGIANNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. AEREO RISERVATO 3837/720. Panamà, 9 ottobre 1939 (per. giorno 18).

Il Governo di Panamà, in seguito a indicazione di quello degli Stati Uniti, diramò, il 5 settembre, un invito telegrafico ai Ministri degli Affari Esteri di Bolivia, Uruguay, Venezuela, Haiti, CostaRica, Guatemala, Nicaragua, Honduras, El Sansalvador, Repubblica Domenicana, a nome anche dei Governi di Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Cuba, Stati Uniti, Messico e Perù, per pertecipare a una Conferenza Interamericana che avrebbe dovuto avere luogo in questa città il 21 settembre per esaminare, d'accordo a quanto stabilito dalla Dichiarazione di Solidarietà e Cooperazione Interamericana di Lima, la situazione e posizione delle tre Americhe nei riguardi della «tragica conflagrazione scoppiata in Europa » ed allo scopo di studiare e coordinare le misure da prendersi per «salvaguardare la neutralità americana» ed evitare forti ripercussioni economiche in questo continente.

Dietro consiglio degli Stati Uniti la data indicata da Panamà fu in seguito modificata con quella del 23 per dar modo a tutte le Delegazioni di giungere in tempo per l'inaugurazione, però fino da un primo momento si vide che le Delegazioni dell'Argentina e Cile non sarebbero arrivate in tempo e si speculò su questo asserendosi (e qualche giornale americano lo pubbUcò) che le due Delegazioni ritardavano deliberatamente il loro arrivo allo scopo di conoscere, con precisione e prima ancora di avere iniziato qualsiasi conversazione, quali fossero i progetti degli Stati Uniti che si ritenevano assai diversi da quelli del Sud.

Sembra anche che l'Argentina sia rimasta seccata dal fatto che la prima

idea della Riunione da lei avanzata le fosse stata tolta dagli Stati Uniti i quali

se ne appropriarono istradandola come meglio servisse ai loro interessi. Effet

tivamente tutte le conversazioni preliminari ebbero luogo in Washington tra

il Dipartimento di Stato, l'Unione Panamericana e gli Ambasciatori di Argentina,

Brasile, Cile, Colombia, Cuba, Messico, Panamà e Perù (Venezuela ne fu esclusa

e questo rincrebbe a quel Governo il quale poi, come fecero anche l'Argentina,

Cile, Brasile e Uruguay, non si fece rappresentare nella Riunione dal suo

Ministro degli Affari Esteri, ma da delegati) e Panamà, che è il Paese dell'A

merica dove l'influenza della Casa Bianca è più forte e palese che in qualsiasi

altro, fu scelta come sede della Riunione.

Il Dipartimento di Stato, d'accordo con l'Unione Panamericana, comunicò

a questo Governo, a mezzo del suo ambasciatore qui, la denominazione precisa

e ufficiale della conferenza, che fu, poi, quella effettivamente usata e cioè: « Riunione di Consulta dei Ministri degli Affari Esteri delle Repubbliche Americane».

Poichè in seguito all'atteggiamento di qualche Nazione che aveva fatto sapere che il suo Ministro degli Esteri non poteva intervenire alla Riunione primo fra tutti gli Stati Uniti, il Cancelliere del Paraguay, ritenendo che questo atteggiamento diminuisse l'importanza della Riunione, insisté telegraficamente affinchè tutti i Cancellieri si recassero a Panamà. senza però ottenere lo scopo prefissosi perchè gli Stati Uniti, Argentina, Cile, Brasile, Uruguay, Venezuela, El Salvador, Honduras e Repubblica Domenicana, si fecero rappresentare da delegati e non dai loro Cancellieri.

In un primo momento si riteneva che questa affrettata Riunione fosse diretta esclusivamente contro la Germania però poi abbiamo visto, e una serie di progetti che non avevano niente a che vedere con la conferenza e che servirono solamente a risvegliare gelosie e ambizioni locali, fece sì che la conferenza si riducesse a quello che effettivamente doveva essere, ossia uno scambio di punti di vista senza veste nè autorità per prendere decisione alcuna perchè, naturalmente, qualsiasi risoluzione, per potere poi entrare nell'attuazione pratica, doveva essere sanzionata da leggi da parte di ogni paese americano.

Era convinzione generale che la Riunione avrebbe concluso i suoi lavori con una dichiarazione di « solidarietà continentale basata sui principi democra

tici », che si sarebbero raccomandate e consigliate una infinità di misure per «preservare la pace e mantenere la neutralità americana», ma per quanto riguarda la parte economica-finanziaria, niente di fatto e che ogni paese cerchi di difendere la sua economia e il suo commercio come meglio crede e può.

Queste convinzioni, che ebbi l'onore di comunicare telegraficamente a V. E., abbiamo visto che non erano troppo errate e che all'infuori della «Dichiarazione di Panamà », che fissa la zona di sicurezza, il resto era preveduto: Solidarietà continentale e riaffermazione dell'ideale democratico però per il commercio e l'economia; creazione di un Comitato Consultivo Economico Finanziario Interamericano, naturalmente con sede in Washington, incaricato di «studiare, coordinare, consigliare, raccomandare» ecc.; dunque, nulla di concreto.

La Risoluzione sul « Mantenimento della Pace » contiene oltre alla «Dichiarazione di Panamà » che fi3sa il limite della zona di sicurezza, il progetto di Haiti contro le « ideologie sovversive dell'ideale democratico panamericano » che, senza dubbio, è diretto contro i paesi totalitari e le loro organizzazioni d'America. Su questo punto, senza però presentare alcuna proposta, ha lavorato anche il Venezuela facendo giungere a ogni delegato una copia dei decreti emanati da quel Governo per mantenere la sua neutralità e il primo di questi si riferiva alle disposizioni contro le attività degli stranieri, decreto del quale V. E. sarà già a conoscenza.

Questa propaganda del Venezuela potrebbe, forse, servire di base a quei paesi d'America che ancora non l'hanno fatto, per emanare decreti analoghi e, come quello, forti nei riguardi delle nostre associazioni.

La conferenza in un primo momento era divisa in due settori: a favore della tesi del Nord (Stati Uniti) nei riguardi del commercio con i belligeranti e, contro la tesi del Sud (Argentina, Cile, Uruguay, Brasile), e viceversa.

Nelle prime riunioni, quando ancora le Delegazioni d'Argentina e Cile e il capo di quella del Brasile, non erano giunti a Panamà, gli Stati Uniti presentarono i loro dieci progetti (rapporto n. 3813/698 del 6 corr.) (l) e prepararono il terreno per la loro approvazione; quando poi (27 settembre) giunsero queste Delegazioni che cominciarono con l'opporsi alla decisione di chiudere la conferenza il 30 settembre, si vide che la controversia prevista si sarebbe acuita ritenendo che avrebbe portato a un insuccesso completo della Riunione; dopo le prime schermaglie e le forti discussioni fra S. E. Melo (Argentina) S. E. Goytisolo (Perù) e S. E. Bianchi (Cile) da una parte, e S. E. Sumner Welles (Stati Uniti) dall'altra, aumentò questa convinzione mentre invece, poi la tattica degli Stati Uniti cambiò radicalmente arrivandosi così a raggiungere una forma di tran~azione pur di giungere a una Dichiarazione e molte raccomandazioni.

La principale discussione, come ho avuto l'onore di riferire a V. E. con precedenti rapporti, fu provocata dagli Stati Uniti che insistevano sulla necessità di chiudere la conferenza il giorno fissato (30 settembre); Argentina, Cile e Perù si oppossero in forma energica e il rappresentante di quest'ultimo paese giunse perfino a dire che « non erano venuti a Panamà per accettare imposizioni ma per discutere con calma e su un piede di eguaglianza » e che « non volevano sanzionare un fatto compiuto approvando, così rapidamente, tutte le proposte già presentate», alludendo a quelle degli Stati Uniti; l'Argentina, per mezzo di S. E. Melo, disse che « se proprio era tanto necessario concludere i lavori il 30 settembre, 'tre giorni dopo il loro arrivo, avrebbero approvato tutto però con riserva». In seguito a questa opposizione la data di chiusura dei lavori fu lasciata in sospeso.

Gli Stati Uniti sostenevano le tesi del « cash and carry » (contanti e trasporto) e della proibizione ai sottomarini di entrare nei porti neutrali d'America (per quanto riguarda la zona di sicurezza proposta dagli Stati Uniti e da Cuba non vi era stata troppa divergenza e giunsero facilmente a un accordo dopo qualche piccola modificazione ai progetti presentati), non interessandosi delle liste del contrabando di guerra, mentre il Sud (Argentina, Cile, Uruguay) pur agendo individualmente, sostenevano la tesi della libertà di commercio, crediti ecc., permesso ai sottomarini di entrare nei porti purchè in emersione e con bandiera, protesta per non accettare nelle liste delle merci di contrabbando i « generi alimentari e di vestiario» e protesta contro le «liste nere». Il Sud e il Nord avevano anche un punto di vista diverso su quanto riguarda il pattugliamento della zona di ~icurezza che poi, nella conclusione, venne lasciato alla decisione di ogni paese.

Per quanto riguarda la forma di commerciare con i belligeranti nella Risoluzione di Cooperazione Economica (mio rapporto n. 3810/695 del 5 corrente) (l) venne compresa la parte sostanziale della proposta Argentino-Cilena-Uruguayana; le «liste nere» non furono ricordate ed invece si raccomandò la «libertà di commercio». Tutto però a titolo di consiglio e indicazione.

Il Cile specialmente, che si era recato a Panamà e vi era giunto animato da spirito combattivo e intransigente, deciso a difendere strenuamente i suoi progetti, i quali, d'altra parte, erano già stati chiaramente fissati dal decreto

di neutralità emanato da Santiago, che nessun giornale locale pubblicò, fece marcia indietro in seguito alla promessa degli Stati Uniti di iniziare negoziazioni di carattere commerciale (annunziate dai giornali alla chiusura della Riunione) per giungere alla firma di un trattato di commercio, e di appoggiare la protesta contro la inclusione nelle liste del contrabbando di guerra, dei generi alimentari, purchè non insistesse sulle « liste nere » e sulla questione dei sottomarini e della «zona di sicurezza».

Anche l'Argentina cedè su vari punti pur di avere il promesso appoggio degli Stati Uniti alla protesta sulle liste del contrabbando di guerra, e la conclusione fu quella desiderata dal Nord.

Lo stesso S. E. Melo ebbe a dirmi che per arrivare a ottenere risultati soddisfacenti era necessario sacrificare un poco ciascuno, riferendosi quasi sicuramente alle insistenze e promesse degli Stati Uniti.

Sembra, però non mi è stato possibile controllarlo, che gli Stati Uniti abbiano chiesto a tutte le Nazioni d'America di appoggiarli concretamente nel caso entrassero in una guerra e che il Cile si sia opposto in forma energica a questa pretesa della Casa Bianca, richiamando l'attenzione delle altre Cancellerie.

Nel corso della Riunione furono presentati i seguenti progetti:

Neutralità:

Obblighi dei neutrali, porti, navigazione ecc. (Stati Uniti);

Obblighi dei neutrali e diritti dei belligeranti, voli ecc. (Stati Uniti);

Navigazione e ospitalità nei porti (Stati Uniti);

Dichiarazione di neutralità e disposizioni per farla rispettare (Stati Uniti);

Regole concernenti il mantenimento dE'Ila neutralità (Argentina);

Dichiarazione generale di neutralità (Bolivia);

Umanizzazione della guerra (Stati Uniti e Uruguay);

Croce Rossa (Stati Uniti);

Proibizione ai sottomarini di navigare nelle acque territoriali americane

!Stati Uniti);

Protezione contro le ideologie sovversive dell'ideale democratico pana

mericano (Haitì);

Revisione delle regole di neutralità (Venezuela);

Dichiarazione collettiva di solidarietà continentale (Messico, Colombia e

repubbliche del Centro America);

Coordinazione misure di polizia (Argentina);

Proibizione, durante il periodo della neutralità, delle manifestazioni col

lettive di stranieri (Equatore);

Invio all'Unione Panamericana delle leggi, regolamenti ecc. emanate dai

paesi americani nel periodo della loro neutralità (Bolivia);

Contrabbando di guerra (Uruguay);

Cooperazione economica:

Intercambio americano (Stati Uniti);

Commercio con i bel!igeranti (Argentina);

Commissione esperti per cooperazione economico finanziaria (Perù); Banca Panamericana di compensazioni (Cile);

Istituto Commerciale Interamericano (Panamà);

Creazione Commissione Consultiva interamericana (Stati Uniti);

Organizzaz,ione organismo interamericano di cooperazione bancaria (Equatore);

Istituto Interamericano Economico e Finanziario (Uruguay);

Ufficio Pat:americano di cooperazione economica (Cile);

Tregua doganale interamericana di sei mesi (Brasile);

Facilitazioni al commercio interamericano (Stati Uniti);

Protezione economia interna (Haitì);

Uso dell'argento come strumento per i pagamenti interamericani (Messico);

Soppressione ostacoli impedenti movimento capitali (Messico);

Terminazione lavori strada Panamericana (Messico);

Libertà di comu:'licazioni e transito (Bolivia e Paraguay);

Prima riunione dei ministri delle Finanze (Guatemala);

Facilitazioni importazione merci trattenute a bordo di navi immobilizzate dalla guerra (Cile);

Liste nere (Cile);

Eccezione clausola nazione più favorita (Cile);

Soppressione requisiti doganali, portuari ecc. (Cuba);

Misure per favorire l'esportazione e consumo di prodotti tipici americani (El Salvador);

Richiesta ai governi più industrializzati di evitare aumenti der prezzi (Perù); Evitare aumento noli navigazione e premi assicurazione (Perù); Dichiarazione cooperazione economica (Colombia);

Mantenimento della Pace:

Zona di sicurezza e acque territoriali (Stati Uniti);

Zona di sicurezza (Cuba);

Pattugliamento zona di sicurezza (Stati Uniti);

Situazione futura delle regioni geografiche d'America soggette all'autorità o sovranità di Stati non americani (Messico); Affermazione dei principi di civiltà cristiana (Equatore); Prossima riunione dei Ministri degli Affari Esteri all'Avana il 1° Ottobre

1940 (Messico);

Dichiarazione per invio risoluzioni riunione alla Commissione dei Giureconsulti incaricata degli studi per la Lega delle Nazioni Americane (Repubblica Domenicana);

La traduzione dei precedenti progetti ho già avuto l'onore d'inviarla a V. E. con rapporti in ùata 5 o 6 corrente (1).

Le deliberazioni furono le seguenti:

Mantenimento della Pace che comprende;

Dichiarazione di Panamà (zona di sicurezza) progetti Stati Uniti e Cuba;

Dichiarazione d2l Brasile circa problemi neutralità;

Riserve dell'Argentina «sui diritti e titoli legittimi della Repubblica Argentina sulle Isole Malvinas e qualunque altra terra appartenente all'Argentina che risultasse ubicata dentro o fuori della zona di sicurezza »;

Riserve del Guatemala circa controversie territoriali con l'Inghilterra;

Proposta Repubblica Domenicana per l'invio delle Risoluzioni della Riunione alla Commissione dei Giureconsulti incaricata di studiare l'organizzazione della Lega delle Nazioni Americane (Repubblica Domenicana);

Proposta dell'Equatore per riaffermazione principi fede cristiana;

Risoluzione del Messico sulle regioni geografiche d'America soggette alla sovranità o giurisdizione di qualsiasi Stato non Americano; Risoluzione di Haitì circa la protezione dell'ideale democratico Americano dalle ideologie sovversive e misure per «estirparle dall'America»;

La Commissione per lo studio dei progetti e che compilò le Deliberazioni sopra indicate, era formata dai sigg.: Campa (Cuba) relatore; Summer Welles (Stati Uniti); Prieto (Paraguay) presidente; Guzman Trigueros (El Sansalvador); Rodriguez (Domenicana); Martins Pereira e Souza (Brasile); Donoso (Equatore); Hay (Messico); Laleau (Haitì).

I testi, tradotti, delle deliberazioni andavano allegati al rapporto n. 3811/ 696 (l) del 5 corrente. Le risoluzioni e deliberazioni sulla Cooperazione Economica sono le seguenti:

Dichiarazione di cooperazione economica (Colombia);

Creazione di un Comitato Consultivo Economico Finanziario Interamericano (Messico, Stati Uniti, Equatore, Uruguay, El Sansalvador, Panamà, Cile, Perù, Haitì); Misure per la navigazione interamericana, accordi commerciali; tariffe consolari, esigenze portuarie, doganali ecc. (Perù, Brasile, e Cuba);

Soppressione ostacoli movimento commerciale interamericano (Messico);

Concessione crediti interamericani (Messico);

Mantenimento prezzi da parte paesi più industrializzati (Perù);

Facilitazioni per rimbarco merci trattenute a bordo di navi immobilizzate dalla guerra (Cile); Libertà di comunicazione interamericane (Bolivia e Paraguay); Riunione Ministri Affari Esteri e Finanze tra paesi limitrofi (Bolivia e Paraguay);

Strada Panamericana (Messico);

La Commissione per lo studio dei progetti e che compilò le Risoluzioni e deliberazioni sopra indicate, era composta dai sigg: Martins Pereira e Souza (Brasile) presidente-Esteban Jarmillo (Colombia) relatore -.e dai rappresentanti delle nazioni che avevano presentato progetti o proposte.

I testi, tradotti, delle deliberazioni andavano allegati al mio rapporto

n. 3810/695 (l) del 5 corrente.

Le deliberazioni circa la Neutralità sono le seguenti: Dichiarazione collettiv·a di solidarietà continentale (Colombia, Cuba, e Messico); Risoluzione sull'umanizzazione della guerra (Colombia, Stati Uniti e Uruguay); Risoluzione Generale di Neutralità delle Repubbliche Americane (Argentina, Equatore, Stati Uniti, Bolivia); Risoluzione sul contrabbando di guerra e misure restrittive al commercio (Argentina, Cile, Uruguay); Coordinazione delle Misure di polizia giudiziaria per il mantenimento della Neutralità (Argentina, Equatore);

La Commissione era composta dai sigg. Lopez de Mesa (Colombia) presidente; Manini Rios (Uruguay); Ostria Gutierrez (Bolivia), relatore; Campa (Cuba); Sumner Welles (Stati Uniti); Hay (Messico); Bianchi (Cile); Goytisolo (Perù); Donoso (Equatore) e Laleau (Haitì).

I testi, tradotti, della dichiarazione e delle risoluzioni andavano allegati al mio rapporto n. 3809/694 del 5 corr: (2).

I rappresentanti delle cinque repubbliche centro americane (Costa Rica, Guatemala, Nicaragua, El Sansalvador e Honduras) firmarono una dichiarazione collettiva di Solidarietà, che ebbi l'onore d'inviarla a V. E. con il rapporto

n. 3812/697 del 5 corr. (3).

Nei giorni in cui era riunita la conferenza i giornali hanno insistito sulla presenza di «spie tedesche»; venute per sabotarne i lavori. Si trattava del Ministro di Germania in Centro America e Panamà, residente in Guatemala, che venne a Panamà insieme a un cancell.iere della Legazione, del Segretario dell'Ambasciata di Germania a Santiago, giunto per aiutare nel periodo della Conferenza, e di due giornalisti tedeschi giunti per inviare corrispondenze ai loro giornali.

Si disse anche che il Rettore dell'Istituto Nazionale di Panamà dove aveva luogo la conferenza, tedesco naturalizzato panamense, avesse istallato dei microfoni nella sala delle riunioni segrete e per questo motivo fosse stato arrestato; niente di tutto ciò; questo signore, dato anche che i corsi erano sospesi perchè i locali erano tutti occupati dalla conferenza, venne inviato nell'interno della repubblica per «ispezionare alcune scuole»; sembra però fosse allontanato in seguito a insinuazione di un membro della Delegazione degli Stati Uniti.

La stampa locale commentò ben poco la conferenza e i suoi risultati dal punto di vista economico, politico, ma si limitò a ripetere, fino a stancare, che « Panamà era il centro del Mondo, il luogo prescelto àa Bolivar per la Capitale delle tre Americhe, il ponte dell'universo » ecc. facendo risaltare che la scelta caduta su questa Repubblica per questa Riunione, prevista dalla Conferenza Panamericana di Lima, e ,realizzatasi in un momento di emergenza, era giusta ma che, in ogni modo, Panamà si sentiva orgogliosa di ospitare i rappresentanti

delle «democratiche nazioni americane » che si riunivano in Panamà per «salvare la civiltà del mondo ».

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicati.

(l) Non pubblicato.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
676

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 757. Tokio, 10 ottobre 1939, ore 6,25 (per. ore 19). Occupazione di Chungshan (Nord Macao) non era stata prima voluta dai Giapponesi anche perchè patria di Sun-Yat-Sen. Senonchè hanno voluto proce

dervi essendo loro giunta notizia probabile accordo dell'Inghilterra col Portogallo per avere Macao come base appoggio britannico caso conflitto.

677

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 848. Berlino, 10 ottobre 1939, ore 13.18 (per. ore 15,25). Telegramma di V. E. n. 567 del 9 corrente (1). Richiesta di V. E. si è incrociata con· richiesta analoga di questo Ministero degli Affari Esteri che gradirebbe molto sapere -pur non essendo noi investiti della questione direttamente -quale sia in merito alle decisioni della Conferenza Panamà pensiero italiano. Quanto alle reazioni tedesche esse sono piuttosto sfavorevoli. Senonchè ri

sultando che Governo britannico starebbe per dichiararsi contro, si vuole !asciargli il passo e mantenersi per ora in ri3erva.

678

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 132. Atene, 10 ottobre 1939, ore 14,40 (per. ore 16). Mavrudis mi ha detto confidenzialissimamente che Governo ellenico sta seriamente considerando eventualità procedere a una formale dichiarazione di

neutralità. Desiderando peraltro agire in pieno accordo con la Turchia, attende fine delle conversazioni fra Saracoglu e Governo dei Sovieti.

679

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 133. Atene, 10 ottobre 1939, ore 14,40 (per. ore 16). Mavrudis mi ha detto che la fine delle trattativa fra Saracoglu e Governo

sovietico è qui attesa con vi.va impazienza. Mi ha detto che dell'andamento trattive Governo greco non è interamente al corrente. Sembra però che Soviet

avrebbero chiesto chiusura to~ale Dardanelli e scioglimento della Turchia dagli accordi con Francia e Inghilterra. Governo turco avrebbe interpellato in proposito Governi inglese e francese. Il primo non avrebbe dato alcuna risposta mentre il secondo avrebbe manifestato vivace opposizione. Negoziati turco-sovietici sarebbero in sostanza ad un punto morto. Mavrudis mi ha detto anche, e lo riferisco con ogni riserva, che in Turchia andrebbe sempre più facendosi strada opinione che sia necessario riavvicmamento all'Italia.

(l) Vedi D. 664.

680

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 134. Atene, 10 ottobre 1939, ore 14,40 (per. ore 16,20).

Mio telegramma posta n. 0137 (1). Stessa fonte comunica che notevoli contingenti truppe francesi sarebbero sbarcati in Siria.

681

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 232. Sofia, 10. ottobre 1939, ore 20 (per. giorno 11, ore 2,35)

Mio telegramma posta 0193 del 4 corrente (2).

Kiosseivanov mi ha detto essere informato che Molotov avrebbe fatto a Saracoglu accenni in favore sbocco bulgaro all'Egeo; Saracoglu a,vendo obiettato opportunità non incoraggiare revisionismo bulgaro citando aspirazioni Dobrugia, Molotov avrebbe fatto sentire che problemi romeni cui può connettersi soluzione dobrugiana, non toccano Turchia, interessando se mai in primo luogo Sovieti. Mi ha soggiunto essere convinto imminenza soluzione sovietica questione Bessarabia e che Romania non si opporrà.

Gli ho chiesto se fosse informato passo Molotov in via ufficiale e se Bulgaria avesse autorizzato interessamento Sovieti.

Mi ha risposto che no, soggiungendomi Sovieti. aver però anche prima dimostrato interessamento aspirazioni Bulgaria Dobrugia, come manifestato da Potemkin suo passaggio Sofia aprile scorso, e che analogo interessamento era stato dimostrato ultimamente deputati bulgari recatisi Mosca. Crederei pertanto questi ultimi possibili intermediari al riguardo.

Ho chiesto come Governo bulgaro considererebbe comunque eventuale azione sovietica rispetto problemi revisionismo bulgaro. Mi ha risposto Bulgaria eviterebbe volentieri effettiva ingerenza sovietica nei Balcani ed anche in caso occupazione russa Bessarabia non intenderebbe

sollevar questioni Dobrugia, salvo eventualità collasso romeno o che Sovieti ponessero condizioni sistemazione totalità problemi romeni.

Mi ha ripetuto Bulgaria risoluta attenersi posizione di neutralità in fiduciosa attesa orientata verso Italia in cui ripone sue speranze future soluzioni propri problemi. Si è compiaciuto confermarla, specialmente insistendo coincidenza interessi Italia Bulgaria e valore amicizia Bulgaria rispetto situazione Stretti.

Appunto in relazione tale situazione particolarmente d'attualità, ed anche trattandosi presumibilmente di anticipazioni volentieri valorizzate allo scopo far pressioni in favore rivenàicazioni bulgare, riterrei possibilità intese Bulgaria Sovieti non vadano sottovalutate.

(l) -Vedi D. 566. (2) -Vedi D. 605.
682

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LIMA. GARBACCIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 159. Lima, 10 ottobre 1939, ore 21 (per. giorno 11, ore 7,30).

Mio telegramma n. 151 (1).

Nel corso della conversazione con Ministro degli Affari Esteri (mio telegramma n. 157 (2)) gli ho detto che avevo notato con soddisfazione uniformità punto di vista Perù e Argentina a Panamà specie per quanto riguarda esercizio libero commercio e traffici normali con paesi belligeranti da parte neutrali (miei telegrammi 132 (3) e 137 (4) ultima parte).

Parlando poi in via accademica e strettamente personale circa creazione vasta zona di sicurezza adiacente America gli ho domandato se a Panamà fosse stata considerata vigilanza da parte degli Stati Ùniti zone paesi Sud americani totalmente o parzialmente incapaci di farla con proprie flotte; ciò equivarrebbe, ho insinuato, a creazione automatica piccole basi navali Nord americane nei singoli paesi di cui sopra con evidente pregiudizio loro individualità statale. Ministro degli Affari Esteri evidentemente sorpreso argomento ha evitato rispondermi direttamente limitandosi dichiarare in modo evasivo che in tale eventualità sarebbero stati necessari accordi con singoli Paesi.

683

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATO 196. Mosca, 10 ottobre 1939, ore 22,20 (per. giorno 11, ore 3,30).

Per mia buona norma prego farmi conoscere se posso accettare (e quindi restituire) inviti di carattere sociale di questa Ambasciata di Francia e d'Inghilterra. Gradirei ugualmente ricevere direttive di massima nel contatto personale con predette rappresentanze.

Linea di condotta da me finora seguita è stata di non (dico non) incoraggiare tali contatti ma neppure di respingerli, mantenendo attitudine corretta di formale neutralità. Recenti telegrammi di V. E. riguardanti mie relazioni con missione polacca hanno determinato in genere in me qualche dubbio che mi preme chiarire onde potere strettamente conformare mio comportamento alle precise intenzioni di V. E.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 384. (4) -Vedi D. 445.
684

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 233. Sofia, 10 ottobre 1939, ore 22,40 (per. giorno 11, ore 7,30).

Mio telegramma n. 232 (1).

Presidente del Consiglio mi ha detto che notizie pervenutegli da Mosca indicherebbero rilevanti esigenze Governo sovietico e relative resistenze Turchia. Senza prestar fede voci richieste sovietiche basi navali Dardanelli o adiacenti coste turche Egeo, crede che in definitiva Russia esiga impegno turco neutralità totale contrastante intendimenti Angora dare necessarie garanzie per Mar Nero, ma riservarsi libertà d'azione Balcani Mediterraneo. Turchia subirebbe frattanto duplice pressione, sovietica rafforzata da considerevoli concentramenti unità frontiera Caucaso, e britannica più direttamente su Missione militare turca cui si sarebbe fatto intendere fra l'altro che in caso di abbandono impegni anglo-turchi Inghilterra potrebbe incoraggiare mire italiane Mediterraneo Orientale.

685

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NoTA VERBALE. Roma, ..... (1).

On September 28th the Counsellor of His Majesty's Embassy informed Count Ciano, in a purely personal and friendly message from His Majesty's Ambassador, that the recent tone of the Italian press as regards hitherto unformulated peace proposals and the inference they invited that the United Kingdom and France would be to blame if the war went on, made Sir Percy Loraine a little uneasy. Sir Noel Charles expressed the hope of Sir Percy Loraine that the tone of the Italian press would not be allowed to create any embarrassment for our two Governments; and Sir Percy Loraine feared that there might be embarrassments if the impression were created that the Italian press hardly took into account the Anglo-French point of view about this very grave issue.

Count Ciano was good enough to send a message to Sir Noel Charles on the following day to the effect that he would do his best to bring about some improvement in the attitude of the Italian press in this regard.

The Secretary of State was much gratified by Count Ciano's message and Sir Percy Loraine has been instructed to express to His Excellency Lord Halifax's appreciation of it.

At the same time reports which bave reached Lord Halifax suggest that Italian propaganda in neutraZ countries has been taking an anti-British line. As an example, His Majesty's Ambassador at Lisbon has reported that Italian propaganda there has been putting it about that Great Britain pushed Poland into the war and then did nothing to help ber, that Poland cannot now be revived and that if the war continues the fault will be Great Britain's and that she will be solely responsible for the sufferings of neutrals. Criticism of the French is scrupulously avoided.

Lord Halifax feels that such propaganda gives justifiable cause for complaint. As Count Ciano will recognise, the British attitude towards Italy since the outbreak of the war has been scrupulously correct; indeed, in various small matters, for example, anti-Italian propaganda in Turkey, His Majesty's Government bave gone out of their way to meet Italian wishes. In the United Kingdom itself it has been possible to damp down almost entirely adverse press comment on Italy; if there bave been occasionai lapses Count Ciano must nevertheless admit that the British press has on the whole been truly objective in its reports about Italy.

Lord Halifax hopes that Count Ciano on bis side may feel able to put in a word about Italian propaganda abroad also.

(l) -Vedi D. 684. (2) -Il presente documento è senza data: fu consegnato verso il lO ottobre 1939, come si desume dal Telegramma di Ciano a Lisbona in data 11 ottobre, vedi D. 704.
686

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 225. Budapest, 10 ottobre 1939 (per. giorno 12).

Mio telegramma per corriere n. 0222 del 6 ottobre (1).

Secondo informazioni pervenute a questo Ministero degli Affari Esteri, Stalin avrebbe domandato a Saracoglu che la Turchia conceda alla Russia di costituire basi navali ed aeree ai Dardanelli; e stringa un'alleanza con la Russia stessa. Saracoglu avrebbe rifiutato queste due richieste, mentre avrebbe dichiarato che la Turchia sarebbe tuttavia disposta a proibire l'ingresso di navi da guerra di qualsiasi stato attraverso gli Stretti; a lasciare che la Russia si interessi ai Balcani a patto che sia salva l'integrità della Turchia; e a dichiarare che il patto con l'Inghilterra e la Francia valga solo per il Mediterraneo, ma decada ove si tratti di guerra contro la Russia. In tale eventualità la Turchia sarebbe neutrale.

Tutto fa supporre che i punti di vista russo e turco siano quindi tuttora discordanti.

(l) Vedi D. 637.

687

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 7680/2509 Berlino, 10 ottobre 1939 (per. giorno 12). Il discorso che Hitler ha pronunciato nell'odierno pomeriggio è giunto assolutamente inaspettato all'opinione pubblica tedesca, la quale solo due ore prima ha appreso che il Fiihrer e il Ministro Goebbels avrebbero parlato alla inaugurazione della «opera di assistenza invernale di guerra». Tale cerimonia per l'apertura della campagna d'assistenza invernale si compie ogni anno, ma non risulta che fosse stata fissata per oggi. I giornali non ne avevano fatto cenno e, come mi è stato confermato al Ministero della Propaganda, non si erano prese neppure misure per la radiotrasmissione. È opinione di alcuni che Hitler abbia deciso di prendere la parola oggi in seguito alla diffusione della notizia sulle dimissioni di Chamberlain e la tregua d'armi, sulla quale riferisco a parte (1), falsa notizia che, propagatasi con rapidità senza eguali, aveva prodotto una sensazione di giubilo nella popolazione, pertanto irritando, a quanto ho avuto modo di constatare io stesso stamane, gli ambienti ufficiali, come un colpo ben riuscito della propaganda avversaria. Comunque sia, è certo che il discorso di Hitler non era preparato. Trascurato nella forma, diversamente dal solito, l'oratore ha parlato con intonazione eccitata, senza badare a ripetizioni. Si può osservare che il discorso di oggi si ricollega piuttosto a quello di Danzica che a quello del Reichstag: ha riaffermato infatti che la Germania a nessun costo capitolerà, che gli avversari potranno avere la guerra come la vogliono, che i sacrifici cui il popolo è chiamato non sono maggiori di quelli che esso ha sopportato in altre generazioni. Tutti concetti che aveva esposto a Danzica. Sulle aspirazioni coloniali ha calcato particolarmente, questa volta, dicendo con energia che la Germania pretende di partecipare ai beni della terra in misura corrispondente al numero della sua popolazione. Con il discorso e nel discorso Hitler ha dimostrato la sua impazienza. Con il discorso, perchè non si è compresa la ragione di inasprire il carattere volutamente moderato della dichiarazione del 6 ottobre, prima di avere le risposte di Daladier e di Chamberlain. Nel discorso, perchè Hitler non ha esitato a tacciare di «stupidità» (Dummheit) il mondo che crede di poter minare all'interno quel popolo tedesco il quale dimostrerà con i fatti quanto siano « cretini » (blode) tali tentativi, e ha vaticinato, al contrario, una vittoria in guerra della Germania nazionalsocialista che darà ad essa una pace tedesca. Hitler ha già scontato così, di fronte al suo popolo, le reazioni sfavorevoli franco-britanniche al discorso del 6 ottobre, appena a quattro giorni di distanza da esso, e ciò senza lasciar campo e anzi prevenendo una qualsiasi discussione. Il discorso odierno ha infatti riassunto quel tono di orgogliosa accettazione della sfida bellica e di minaccia che erano assenti dalle dichiarazioni al Reichstag, le quali, almeno nell'apparenza, si sforzavano di riuscire concilianti. Se non

l'incidente accennato al principio, altri retroscena hanno dovuto indurre il Ftihrer a così improvvise ed aspre reazioni. Certo che il discorso ha tutta l'aria di essere stato il frutto di uno scoppio d'ira. Mi riservo di commentarlo ulteriormente, se del caso, appena in possesso del testo ufficiale.

Si può intanto notare che le odierne, brevi dichiarazioni di Hitler hanno cagionato nell'opinione pubblica un senso di stupore e sono riuscite -dopo le illusioni fatte sorgere fulmineamente stamane dalla falsa notizia dell'armistizio -una vera doccia fredda e un duro richiamo alla realtà.

(l) Non pubblicato.

688

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7681/2510. Berlino, 10 ottobre 1939 (per. giorno 12).

Faccio seguito al mio telegramma di ieri relativo al trasferimento in Germania delle minoranze tedesche esistenti in Lettonia ed Estonia (1).

Com'è noto, un accenno -generico -a questo programma era contenuto nel discorso del Ftihrer di venerdì 6 corrente. Sabato 7, cioè 24 ore dopo, il Ministro di Estonia era già chiamato all'Auswartiges Amt per sentirsi dire che il Governo tedesco intendeva procedere al rimpatrio dei cittadini di razza tedesca esistenti in Estonia e che avrebbe mandato senz'altro indugio allo scopo un'apposita commissione a Tallinn per trattare. È risultato poi che erano stati inviati sui luoghi per accogliere gli espatriandi appositi vapori sin da giovedì sera, cioè prima ancora che il Ftihrer tenesse il suo discorso.

Perchè tutta questa precipitazione? Ufficialmente, è stato dichiarato agli Estoni e ai Lettoni che la decisione tedesca non ha relazione alcuna con la eventualità di possibili cambiamenti nelle relazioni fra Paesi baltici e U.R.S.S. Ma è questo poi vero? Come è noto a V. E. un accenno alla cosa io feci sin dal 28 settembre (mio telegramma n. 784 (2)) e ciò in seguito a conversazione con il Sottosegretario di Stato Woerman, il quale, parlandomi della situazione creatasi nel Baltico in seguito all'azione russa, mi diceva essersi determinato uno stato di panico nelle popolazioni di origine tedesca colà stabilite e specialmente in Lettonia, dove quelle popolazioni erano particolarmente numerose (70.000). Egli spiegava questo panico col fatto che, essendo i Tedeschi del Baltico specialmente invisi ai comunisti locali, si temeva che essi avessero potuto cadere vittime di rappresaglie da parte di costoro, cui la situazione nuova dava motivo di speciale baldanza.

Come si vede, un qualche legame fra il provvedimento e il timore del comunismo o dei comunisti c'è.

In ogni modo qualunque ne siano le ragioni, la decisione di richiamare in Germania i Tedeschi del Baltico (per destinarli, sembra. nel Corridoio) esiste ed esiste per iniziativa ed in ossequio a interessi tedeschi. Il Governo estone, per conto suo, ha fatto presente che questo esodo subitaneo potrà essere esso stesso

fonte di panico e comunque di disturbo per la vita economica e sociale del Paese e degli stessi interessati (si tratta di gente stabilita colà da 700 anni!). Per quanto quindi -secondo quello che sento dal signor Tofer -il Governo estone si voglia mostrare condiscendente, non è da prevedere che esso voglia spingere questa sua condiscendenza fino al sacrificio dei propri interessi. Non sono quindi previste -almeno per ora -speciali agevolazioni da parte estone per il finanziamento dell'impresa.

Il signor Tofer mi ha comunque promesso di tenermi al corrente dello svolgimento delle negoziazioni. Anche per la Lettonia mi risulta già partita una commissione speciale presieduta anzi, questa, dal Consigliere di Legazione von Twardowski.

A quanto pare, verranno più tardi studiate le possibilità di riassorbire nel Reich anche le minoranze tedesche che vivono nella zona di Polonia ceduta ai Sovieti, cioè principalmente in Volhynia ed in Galizia orientale.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 485.
689

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 7684. BerLino, 10 ottobre 1939 (per. giorno 12).

Il Visconte 'Davignon mi dice che -secondo informazioni sue che egli ritiene serie -lo Stato Maggiore tedesco starebbe già studiando i piani per l'invasione del Belgio (1). Il collega ne è talmente preoccupato e crede la cosa così prossima che ha deciso di rinunciare a far tornare a Berlino la moglie che egli attendeva già per la prossima settimana.

La decisione sarebbe stata quasi subitanea e viene attribuita alla irrequietezza e alla impulsività del Fuhrer, che -deluso nelle sue aspettative di una rapida pace -si mostrerebbe impaziente di arrivare ad una rapida guerra.

690

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 7688/2516. Berlino, 10 ottobre 1939 (per. giorno 12).

Si reca in America per sedicenti ragioni di salute il signor Raymond Geist di questa Ambasciata d'America, il quale si imbarcherà a Genova il 12 sul Conte di Savoia.

Le ragioni del viaggio sono però ben altre. Il Geist presume -attraverso le sue conoscenze -di poter convincere il Presidente Roosevelt a prendere l'iniziativa di una proposta di pace. Egli agisce di propria iniziativa e all'infuori dell'Ambasciata.

28 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

Mi risulta che ieri il Geist ha avuto una conversazione con Goring, che egli, attraverso Wohltat, ha conosciuto in occasione delle trattative da lui svolte quando era Incaricato d'Affari, per la soluzione della questione ebraica (missione Rublee).

(l) Vedi VICOMTE JACQUES DAVIGNON, Ber!in 1936-1940 Souvenirs d'une Mission, p. 150, Paris, Les Editions Universitaires, 1951.

691

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7690-2517. Berlino, 10 ottobre 1939 (per. giorno 12).

Mi onoro qui di seguito segnalare in riassunto una nota polemica del Deutscher Dienst confutante l'asserzione ufficiale inglese secondo la quale la garanzia britannica alla Polonia sarebbe stata data soltanto il 31 marzo, mentre le richieste tedesche erano state presentate alla Polonia il 21 marzo.

L'organo ufficioso tedesco dice che in realtà la Polonia fino dal 24 ottobre era informata circa il modesto programma di riparazioni che esigeva la Germania. Ricorda che precisamente il 24 ottobre 1938 a Berchtesgaden il Ministro degli Esteri von Ribbentrop aveva presentato all'Ambasciatore di Polonia Lipski un programma diretto a liquidare la questione di Danzica e del Corridoio, offrendo corrispondenti garanzie tedesche alla Polonia (1). Le stesse offerte furono fatte al Ministro degli Esteri Beck dal Fiihrer a Berchtesgaden il 5 gennaio 1939 e ripetutegli dal Ministro degli Esteri von Ribbentrop a Monaco il giorno seguente (2). Ancora una volta le stesse proposte e le stesse offerte furono fatte a Beck dal Ministro degli Esteri von Ribbentrop nella sua ultima visita a Varsavia fra il 25 ed il 27 gennaio (3), così che quando il Ministro degli Esteri von Ribbentrop propose, il 21 marzo (4), all'Ambasciatore Lipski la liquidazione definitiva delle questioni tedesco-polacche, la Polonia non ha potuto esser sorpresa nè sul contenuto nè sulla forma nè sulla portata delle richieste tedesche e non si può parlare in alcun modo di ultimatum o di minaccie tedesche.

La nota afferma che, in conseguenza di quanto ha detto precedentemente, quando in Inghilterra ed in Francia si afferma che la richiesta tedesca alla Polonia, immediatamente dopo gli avvenimenti in Cecoslovacchia e il ritorno del territorio di Memel, hanno talmente sorpreso la Polonia da darle il diritto di aspettarsi il peggio ed all'Inghilterra il dovere di accorrere in aiuto della Polonia, ciò avviene contro coscienza ovvero perchè la Polonia allora tacque all'Inghilterra ed alla Francia la verità, rperchè con abile manovra diplomatica cercava di dare l'impressione di una minaccia tedesca alla sua libertà e indipendenza e di aver bisogno dell'assistenza inglese.

(d'ora in poi citato A.D.A.); RÉPUBLIQUE DE POLOGNE. MINISTÈRE DES AFFAIRES ETRANGÈRES, Les relations Polono-Allemandes et Polono-Soviétiques au cours de la période 1933-1939. Recueil de documents ojjiciels, D. 44, Flammarion, 1940.

« Alla luce della catastrofe polacca -termina -questo abuso della simpatia inglese e francese da parte del Governo polacco di allora, diventa visibile in tutta la sua mancanza di responsabilità».

Tutti i giornali di stamane hanno riportato per esteso la precedente nota. Per quanto essa si riferisca a vicende che erano finora a perfetta conoscenza solamente di coloro che vi hanno partecipato direttamente, ho ragione di credere che contenga molti elementi di verità. Si può anche ritenere che rendendo di pubblica ragione tali vicende, la Germania abbia voluto dimostrare all'Inghilterra che la Polonia le ha nascosto qualche cosa per abusare del suo aiuto. Questo sarebbe così un argomento offerto all'Inghilterra per facilitarle un'eventuale rinuncia a sostenere più oltre la causa della Polonia, date le circostanze che l'avevano indotta ad accordare la garanzia.

(l) Vedi AKTEN ZUR DEUTSCHEN AUSWARTIGEN POLITIK 1918-1945. Aus DEM ARCHIV DES DEUTSCIIEN Ausw.ii.RTIGEN AMTES, Serie D V, (1937-1945), Polen, Sudosteuropa, Latein America, Klein-und Mittelstaaten Juni 1937 -Miirz 1939, D. 81, Baden-Baden, Imprimerie National, 1953

(2) -A.D.A., Serie D, V, DD. 119, 120; Les Relations Polono-Allemandes et Polono-Soviétiques, c1t.. D. 52. (3) -A.D.A., Serie D,V,D. 126; Les Relations Polono-Allemandes et Polono-Soviétiques, cit., D. 52. (4) -Vedi Les Relations Polono-Allemandes et Polono-Soviétiques, cit., D. 61; Ausw.ii.RTIGES AMT 1939 Na. T. Dokumente zur Vorgeschichte des Krieges, D. 203, Berlin, Reichsdriickerei, 1939.
692

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7696/2520 Berlino, 10 ottobre 1939 (per. giorno 12). Ho visto ieri Chvalkovsky che il 4 corrente ha rifatto la sua comparsa alla tribuna del Corpo Diplomatico come «Ministro del Protettorato». In questa qualità sembra che sia stato autorizzato anche a prendere contatti con le Missioni diplomatiche di Berlino. Egli mi ha rinnovato la sua devozione per V. E. e per il Duce da cui ricorda di aver sempre ricevuto consigli ed esortazioni amichevoli e sagge. Mi ha fatto la storia delle famose trattative di Hacha, ma senza aggiungere granchè di nuovo a quanto già si sapeva. Messi fra l'alternativa: cedere o vedere sacrificato il proprio paese, Hacha e lui -dopo avere per telefono consultato le autorità militari e averne avuto conferma della loro impossibilità a resistere hanno ceduto. Ho profittato per domandare a Chvalkovsky cosa vi fosse di vero nella voce corsa che il Fiihrer si preparerebbe -in caso di ricostituzione di una Polonia nazionale -a fare qualche gesto anche nei riguardi del Protettorato, aumentandone -almeno formalmente -l'ind1pendenza. Chvalkovsky mi ha risposto che nulla gli era stato detto ufficialmente, ma che aveva tuttavia ragione di credere che la voce non fosse completamente priva di fondamento. Se saranno rose.....

693

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5351/2135. Sofia, 10 ottobre 1939 (per. giorno 15). Il presidente del Consiglio, nel farmi accenno stamane all'accordo recentemente raggiunto, coi buoni uffici della Jugoslavia, fra Ungheria e Romania, mi ha espresso l'opinione che esso parevagli particolarmente destinato a facil.itare ulteriori accordi fra l'Ungheria e la Jugoslavia stessa, ai quali da tempo

l'Italia, come egli riteneva, si era interessata. Nel riferirsi poi al comunicato Havas dell'8 corrente, sull'argomento, che, prevedendo ulteriori sviluppi dell'accordo ungaro-romeno nel senso di un regolamento in materia minoritaria, afferma che l'« action entreprise par le Gouvernement de Belgrade ne semble d'ailleurs pas se borner à la Hongrie et à la Roumanie », mi ha detto che per ciò che poteva interessare la Bulgaria non vi era stato finora da Belgrado nessun accenno e dubitava che ve ne potesse essere.

Mi ha per contro espresso tutto il suo consenso alle dichiarazioni dell'ultimo discorso del Fiihrer 'al Rekhstang, che contemplano regolamenti rriinoritari sulla base di scambi di popolazioni, una volta identificate le frontiere politiche degli Stati di Europa con le loro frontiere etnico-storiche naturali, osservando peraltro che la tesi evidentemente non poteva essere gradita a Belgrado, e che perciò nessuna apprezzabile proposta se ne poteva qui attendere.

Poichè mostravo di ritenere che alludesse alla questione della regione di Zaribrod già altre volte, come è noto, agitata per il passato, ha tenuto a precisarmi che la tesi anzidetta giustificava i titoli bulgari anche su altre zone attualmente jugoslave e cioè sulla regione macedone quantomeno fino al Vardar, dove. mi ha soggiunto chi sa che un giorno non abbia a combaciare una frontiera italo-bulgara.

Mette conto comunque di rilevare queste nuove più risolute affermazioni

di revisionismo bulgaro, nei confronti ora della stessa Jugoslavia.

694

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5362/2145. Sofia, 10 ottobre 1939 (per. giorno 15).

Riferimento: Telegramma per corriere E. V. n. 23662/C del 7 c. m. (1).

In esitò al citato telegramma per corriere, mi pregio confermare che il

signor Ghencev si è effettivamente recato ad Istanbul nell'epoca da me indicata.

È tuttavia possibile che egli non abbia svolto in Turchia alcuna attività

politica: e mi permetto a tale proposito osservare che, nel mio rapporto nu

mero 4242/1796 del 23 agosto (2), io avevo accennato soltanto all'opinione dif

fusa in qualche ambiente che egli potesse essere stato incaricato di una mis

sione non già «politica» per conto del Governo bulgaro, bensì «informativa»

per conto personale del Re, del che potrebbe anche avvalorare il dubbio il fatto

appunto di non aver preso alcun contatto con le Rappresentanze bulgare in

Turchia.

(l) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. per corriere da Ankara 117, del 28 settembre 1939, non pubblicato. (2) -Vedi. D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 189.
695

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 975/335 F. 6. Oslo, 10 ottobre 1939.

L'apprensione che si rivela in Svezia a· causa della delicata posizione della Finlandia dacchè il suo Governo è stato invitato ad inviare un rappresentante a Mosca, si riflette anche sulla Norvegia.

Nelle regioni nordiche del paese risorge la preoccupazione che la Russia intenda apparire sulle coste atlantiche. Si pretende, non si sa con quale fondamento, che essa tenda ad occupare la parte nordica della Finlandia per poi giungere così, attraverso un corridoio di territorio norvegese che sarebbe da strappare a questo paese, al Lyngenfjord (fra il 69° ed il 70° di Lat. Nord) nei pressi di Tromso.

Questo Ministro degli Affari Esteri ha però dichiarato in questi giorni che dette preoccupazioni, che hanno avuto eco nella stampa norvegese, non hanno alcuna base.

Comunque tutta la stampa di stamane vuole mostrare la sua piena solidarietà con la Finlandia, dicendo che questa è parte della comunità nordica e perciò suo avamposto verso Oriente, saprà resistere e non potrà essere trattata dalla Russia alla stessa stregua di altri stati minori, come i baltici. I finnici non subiranno mai nulla che possa essere incompatibile con il loro onore e con l'integrità della patria. La loro preparazione militare e morale è ottima, lo spirito di sacrificio per la nazione, dicono i norvegesi, è forse unico al mondo.

Un giornale, il T'idens Tegn, rileva fra l'altro che, mentre la Germania

tace dinanzi alla recente azione dei Russi, la Gran Bretagna non ha trovato

proprio altro momento « per concludere un accordo commerciale con la Potenza

che è piombata alle spalle della Polonia e che oggi minaccia l'indipendenza di

un altra piccola nazione ».

696

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 764. Tokio, 11 ottobre 1939, ore 7,50 (per. ore 16,10).

Mio telegramma n. 762 (1). Presidente del Consiglio sta segretamente con

siderando possibilità chiedere intervento del Duce per soluzione pacifica delle

questioni cinesi su basi che fino ad ora non sono conosciute.

Mi occorrerebbe conoscere anticipatamente se in massima io debba inco

raggiare o scoraggiare.

(l) Vedi D. 699. Evidentemente esso fu trasmesso dopo, ma redatto prima.

697

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, ATTOLICO, A MOSCA, ROSSO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A LONDRA, CROLLA

T. PER CORRIERE 24089 P. R./C. (1). Roma, 11 ottobre 1939, ore 17.

Si comunica per conoscenza che il Ministro di Svezia per incarico del suo Governo ha fatto qui presente che « ove i negoziati tra la Russia e la Finlandia conducessero a una seria minaccia dell'integrità e dell'indipendenza della Finlandia, la situazione potrebbe diventare difficile».

698

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 761. Tokio, 11 ottobre 1939, ore 18 (per. giorno 12, ore 0,35)

Mio telegramma n. 729 (2).

Governo britannico ignaro dell'accordo nippo-siamese ne ha proposto al Siam un altro per ottenere passaggio truppe dell'Indocina in cambio offerta ingente somma e rifornimenti materiali vari. Rifiuto sarebbe stato forse meno sollecito e categorico se Tokio non fosse già stato informato della proposta inglese dai suoi confidenti.

699

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 762. Tokio, 11 ottobre 1939, ore 18 (per. giorno 12, ore 0,55).

Ministero della Guerra conferma in massima quanto riferito dal R. Ambasciatore a Shanghai con telegramma n. 232 (3) e quindi ottimismo possibilità prossima pace.

Governo, pur volendo concluderla, rimane fermo nel principio essere prima necessario Chang-Kai-Shek si ritiri. Intermediario di cui al telegramma suddetto sarebbe stato quindi inviato non dai Giapponesi bensì da Wang Ching Wei.

(1) -Nei documenti n. 697 e n. 704 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza. (2) -Vedi D. 454. (3) -Vedi D. 549.
700

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 53. TaUinn, 11 ottobre 1939, ore 19,40 (per. ore 23,30).

Ministro degli Affari Esteri ha ammesso che ormai controllo sovietico è

esercitato di fatto su attività Governo cui esistenza appare subordinata conti

nuazione progressive concessioni a esigenze Mosca.

Entr:i'ta truppe russe in Estonia differita 18 corrente. In attesa definitivo

attrezzamento porto Paldiski da compiersi nel periodo massimo due anni navi

da guer-.:a sovietiche hanno diritto di stazionare Tallinn. Viene concesso ampio

retroterra a base navale per installare truppe.

Sig?lor Selter non crede possibile resistenza finlandese che a suo avviso

sarebbe sin da inizio destinata insuccesso. Misure adottate Finlandia avrebbero

solo ·cC\rattere dimostrativo per ottenere condizioni meno gravose da Mosca.

Occupazione punti strategici in Baltico orientale costituisce già minaccia

per Svezia che apparirà tanto più grave quanto più Germania sarà impegnata

in Occidente. Solo rapida fine guerra potrebbe riporre in questione sorte Stàti

Baltici. In tal caso -ha detto Selter -Germania, tuttora fortemente temuta

da StaUn, potrebbe costringerlo rivedere posizione Baltico.

Pessimismo Governo sembra assoluto e panico popolazione, determinatG da annunzio partenza in massa tedeschi e prossimo arrivo truppe russe, comincia delinearsi chiaramente.

701

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. Hì8. Mosca, 11 ottobre 1939, ore 20 (per. giorno 12, ore 3).

Miei telegrammi n. 184 e 188 (1).

Arrivato a Mosca 25 settembre scorso ministro degli Affari Esteri Turchia ha finora avuto, all'infuori visita protocollo, una sola conversazione, con Molotov e cioè quella di domenica 1° ottobre. Dopo quella data e quindi durante dieci. giorni non risulta abbia avuto alcun contatto con dirigenti politica estera sovietica. Fino a ieri sera nessun nuovo colloquio era previsto.

Questa situazione paradossale avvalora presunzione che U.R.S.S. probabilmente dietro richiesta della Germania abbia fatto pressioni perchè Turchia rinunzi agli accordi con Inghilterra e Francia e che Governo turco non voglia ceder~ proponendo invece compromesso che dia a lT.R.S.S. garanzie per Mar Nero e Balcani senza pregiudicare sua libertà d'azione nel Mediterraneo.

In mancanza di qualsiasi elemento positivo di informazione è impossibile fare previsioni. Alcuni diplomatici balcanici pensano però contrariamente al mio Collega tedesco che U.R.S.S. non spingerà cose fino a rottura perchè malgrado nuova

situazione Europa persiste sempre svo interesse avere Turchia amica e non è quindi da escludere del tutto che il Governo sovietico dopo mostrato alla Germania di avere fatto ogni possibile sforzo per rompere accordo con anglofrancesi finisca per accettare compenso purchè esso sia conveniente interessi particolari sovietici.

(l) Vedi DD. 603 e 623.

702

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 99. Helsinki, 11 ottobre 1939, ore 21,40 (per. giorno 12, ore 0,20).

Apprendo da fonte confidenziale che questo Ministro degli Affari Esteri ha convocato iersera questo Ministro Germania per conoscere quale sarebbe atteggiamento del Governo tedesco nel caso paesi limitrofi intervenissero a lato Finlandia (come questo Ministro degli Affari Esteri ha elementi per credere} contro eventuali attacchi sovietici.

Questo mio collega Germania evidentemente impressionato dalla situazione ha creduto indispensabile esporre al proprio Governo, anche su pressioni di questo Comando Supremo Militare, seguenti punti di vista relativi all'inevitabile sviluppo della situazione qualora Sovieti intendessero attaccare Finlandia.

l) Sua piena convinzione circa resistenza militare Finlandia.

2) Sua opinione -dopo il colloquio con questo Ministro degli Affari

Esteri -che Svezia preparerebbesi appoggiare Finlandia anche con intervento

armato.

3) Sua preoccupazione che avverandosi quanto precede condurrebbe non

soltanto ad annientamento prestigio tedesco nel Baltico ma anche a conseguenti

perdite così gravi in questo momento del mercato scandinavo per la Germania

ed al successivo fatale spostamento Stati nordici nell'orbita dei nemici della

Germania con tutte le conseguenze che ne possono derivare (1).

703

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 232. Belgrado, 11 ottobre 1939, ore 21,45 (per. ore 23,30).

In attesa istruzioni di cui al mio telegramma n. 227 {2) informo che mi

risulta che cessioni minerarie metalliche siano ormai completamente devolute

all'amministrazione militare che se ne vale in pagamento forniture materiale

di guerra. Dato interesse di detta Amministrazione ottenere subito materiale

tedesco, delegazione jugoslava sarà quasi certamente costretta soddisfare al mas

simo richieste tedesche.

Mi è stato peraltro ancora una volta confermato che gli impegni assunti

verso noi saranno integralmente rispettati.

(l) -Vedi, per i corrispondenti documenti tedeschi, Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII, DD 226. 227, 228. (2) -Vedi D. 647.
704

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A LISBONA, MAMELI

T. RISERVATO 24078 P. R./152. Roma, 11 ottobre 1939, ore 22.

Questa Ambasciata britannica (l) informa avere codesto Ambasciatore britannico riferito che «la propaganda italiana in Portogallo va affermando che la Gran Bretagna ha spinto la Polonia in guerra e non ha fatto nulla per aiutarla, che la Polonia non può ora essere più ricostituita, che se la guerra continua la colpa sarà della Gran Bretagna e che questa sarà la sola responsabile delle sofferenze dei neutri ». Sarebbe scrupolosamente evitata ogni critica per la Francia.

Quanto precede per riservata informazione di V. S. e perchè telegrafiate quanto vi sia di vero nelle surriferite informazioni.

705

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. P. 24112/81 P. R. Roma, 11 ottobre 1939, ore 22.

Vostro 196 (2). Potete continuare nella linea di condotta da Voi finora seguita nei Vostri contatti con codeste Rappresentanze Diplomatiche.

706

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 851. Berlino, 11 ottobre 1939, ore 22,20 (per. giorno 12, ore 6,10).

Sono subito intervenuto nel senso desiderato da V. E. e anzi mi trovavo al Ministero degli Affari Esteri proprio quando V. E. mi ha telefonato (3).

Qui si conviene pienamente nella necessità di cominciare e di cominciare senza ritardo, ma -si dice -anche lasciando all'avvenire un piano dettagliato di finanziamento per il totale delle somme richieste, bisogna pure fin da orp. dare agli interessati la nozione e la certezza che non soltanto i primi ma tutti indistintamente, potranno trasferire loro patrimonio su basi determinate ed immutabili: importante fra tutte quella del cambio al 4,50.

È appunto dando una sensazione di sicurezza --si dice qui -anzichè di aleatorietà, che si favorisce lo svolgimento concreto e normale del piano, il quale altrimenti rischierebbe di arenarsi appena cominciato. A parte i primi

ll) Vedi D. 685.

-infatti -nessuno denunzierà se non saprà a quale cambio potrà trasferire.

Si insiste quindi nel ritenere impossibile ed anche, nell'interesse comune, inop

portuno affrontare l'intero problema soltanto sulla base e nei limiti di un solo

miliardo di lire italiane. Essere quindi necessario, per l'eccedente, una specie

di patto «de contraendo » fissante i punti essenziali delle operazioni di tra

sferimento.

Si osserva poi, quanto al merito delle concessioni fatte e per quanto rap

presentino per noi un sacrificio, che esse sono tuttavia insufficienti a garantire

il riacquisto qui di proprietà equivalenti a quelle lasciate in Italia, il che obbliga

da parte sua il Governo tedesco a sensibili integrazioni.

Nei Paesi Baltici si segue un sistema che sarebbe inapplicabile da noi, in

quanto colà i beni degli espatriandi saranno costituiti in un «pool » di proprietà

con gestione tedesca.

È però evidente, anche a parte considerazioni di cui sopra, che nella que

stione sono intervenuti elementi nuovi di cui neanche questo Ministero degli

Affari Esteri è al corrente. Ad esempio si insiste a dire che nessuno ha mai

parlato, e per nessuna ragione, dell'anno 1950. Le due date conosciute qui sono

i1 1940 come limite per le denunzie ed il 1942 per il trasferimento effettivo.

Mentre, quindi, saranno chieste spiegazioni a Clodius e gli saranno date

istruzioni di evitare rotture, dall'altra si cercherà di prendere contatti Himmler

appena questi sia tornato.

(2) -Vedi D. 683. (3) -Non vi è traccia del contenuto della telefonata di Ciano che probabilmente si riferiva ai telegrammi di Attolico nn. 824 e 825 riprodotti in DD. 580 e 581.
707

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 852. Berlino, 11 ottobre 1939, ore 22,29 (per. giorno 12, ore 2).

Qui si crede in una resistenza armata della Finlandia alle pretese sovieti

che (1), che potrebbe far nascere -data la possibile solidarietà svedese

complicazioni inattese.

Elementi militari, a differenza di quelli politici, non celano loro sjmpatia per Finlandia.

Sarebbe risultata esistem!:a patto segreto tedesco-estone per assistenza militare che però, al momento opportuno e in vista dei suoi nuovi rapporti con la Russia, Germania avrebbe di('hiarato di non poter più prestare.

708

L'AMBASCIATORE A MADRID, GAMBARA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 291. Madrid, 11 ottobre 1939, ore 23 (per. giorno 12, ore 5,25).

Telegramma di V. E. n. 433 (2).

Come indicato nel mio telegramma del 21 settembre (3) questo Ministro degli Affari Esteri mi ha preannunziato invio di concrete proposte da sottoporre

a V. E. circa liquidazione debiti di guerra. Prima quindi di prendere decisioni circa eventuale invio qui Delegazione Commerciale riterrei opportuno attendere di conoscere dette proposte che ho sollecitate e il cui ritardo dipende in parte dal fatto che Uffici governativi stanno in questi giorni trasferendosi da Burgos a Madrid e in parte dal fatto che attività Dicasteri tecnici competenti è attualmente assorbita da operazioni conversione debito pubblico ed emissione prestito.

(l) -Vedi D. 702. (2) -Vedi D. 656. (3) -Vedi D. 363.
709

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 200. Mosca, 11 ottobre 1939, ore 23,40 (per. giorno 12, ore 5,.25).

Da fonte sicura finlandese mi è stato assicurato che fino ad oggi nessuna

richiesta di carattere territoriale o strategico è stata formulata dal Governo

dell'D.R.S.S.

Domande sovietiche verranno probabilmente presentate questa sera o do

mani mattina in occasione del primo incontro Delegato finlandese con Molotov

Senza possedere elementi positivi di informazione sono incline a credere che U.R.S.S. agirà verso la Finlandia con moderazione di forma e di sostanza maggiore di quella usata verso Paesi Baltici.

710

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. E. GRAZZI: n principio della fine. Faro, Roma 1945)

T. PER CORRIERE 146. Atene, 11 ottobre 1939 (per. giorno 13).

Telegramma di V. E. n. 21961/C del 22 sett. (l) e telespressi n. 233245/C del 26 sett. e n. 233861/C del 1° corr. (2).

Come già ho avuto l'onore di segnalare, le voci della possibile formazione da parte franco-inglese di un fronte balcanico, che circolarono anche qui agli inizi del conflitto, hanno ora qui perduto ogni credito anche presso questi ambienti bulgari pure assai inclini all'allarmismo.

Quanto al generale Weygand, posso escludere che egli sia mai venuto in Grecia. Parimenti è da escludere che esistano basi inglesi, aeree o navali, sul territorio greco.

(l) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. per corriere da Sofia 214 del 17 settembre 1939, vedi D. 265. (2) -Non pubblicati.
711

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 147. Atene, 11 ottobre 1939 (per. giorno 13).

Telegrammi per corriere n. 22318 (l) e 22442 (2) del 25 settembre.

Quanto il R. Consolato in Ginevra ha riferito circa le dichiarazioni fatte da Husnu e da Polychroniades conferma indirettamente l'accento fattomi ieri da Mavrudis, di cui al mio telegramma n. 132. (3).

Mi sembra tutt'altro che da escludersi che un riavvicinamento turco all'Italia sarebbe nei voti di questo Governo.

712

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7725/2531. Berlino, 11 ottobre 1939 (per. giorno 13).

Il discorso di Hitler dello Sportpalast ha avuto, com'era naturale, il massimo rilievo sulla stampa tedesca, riprodotto per esteso sotto titoli che riaffermano la compatta volontà nazionale germanica di fronte agli eventi. Meno naturale pare che i giornali di oggi, nei commenti alle dichiarazioni del Fiihrer insistano sulla parte sociale e interna del discorso e non si occupino che genericamente del suo significato estero nel quadro del conflitto. È evidente che la stampa ha avuto istruzioni per non calcare la mano. Il discorso di Hitler, nel tono irato che tutti gli ascoltatori hanno avuto modo di constatare, è soprattutto interessante come indice di uno stato d'animo del Fiihrer, ma non risponde, a quanto si ha ragione di ritenere, a un mutamento di rotta nei confronti del discorso del 6 ottobre.

Questa è anche l'impressione che ho ricevuta dalla Wilhelmstrasse, dove si

attribuisce alle dichiarazioni di ieri un peso sopratutto interno. Comunque si

vogliano interpretare le parole del Ftihrer all'estero, è certo che i circoli diri

genti tedeschi mostrano la tendenza ad attutire il tono, indubbiamente ben più

aspro di quello del discorso al Reichstag, che esse hanno avuto.

Per quanto sfavorevoli risultino finora la maggior parte dei commenti

franco-britannici al discorso del 6 ottobre, qui si dà a vedere di non voler con

siderare ancora strappata la corda. Sintomatica a questo proposito è la reazione

al discorso Daladier di iersera, che, riportato succintamente dai giornali attra

verso un riassunto del D.N.B., ha attirato su di sè numerosi commenti.

Il tono di questi commenti risulta chiaro dalle dichiarazioni oggi fatte, nella

solita conferenza stampa per i corrispondenti stranieri, dal portavoce del Mini

stero degli Esteri del Reich, che li ha ispirati.

Alla richiesta di impress:oni sul discorso Daladier, il consigliere di Legazione Schmidt, capo dell'Ufficio stampa dell'Auswartiges Amt, ha risposto che, astraendo dagli attacchi abituali e dalle false affermazioni contenute nel discorso, la caratteristica particolare di esso è costituita dalla dichiarazione, ripetuta più volte, che gli scopi bellici del Governo francese mirano soltanto alla sicurezza della Francia e alla garanzia di questa sicurezza. Non si tratta quindi di una guerra ideologica, ma soltanto del desiderio di dare alla Francia le garanzie necessarie per la sua sicurezza. Ma queste richieste, ha detto lo Schmidt, non sono in contraddizione col contenuto del grande discorso del Fiihrer e con la sua concezione della pace europea. Gli scopi bellici esposti da Daladier non possono però in nessun caso giustificare la marcia di soldati francesi in territorio tedesco.

Queste considerazioni, ha aggiunto lo Schmidt debbono essere fatte tenendo presente il fatto che, a differenza della Germania, dove esiste una volontà sola, la Francia è alleata dell'Inghilterra. Quindi sarà più importante ancora udire le dichiarazioni che Chamberlain farà sulla questione. Schmidt ha poi osservato che il discorso di Daladier non costituisce quella precisa risposta che si attendeva a! discorso del Fiihrer, ma non si possa dire se questa manchevolezza sia dovuta a motivi di politica interna o ad altre cause.

In complesso, la situazione dal punto di vista tedesco non ha subìto nessun mutamento, ha detto lo Schmidt. La volontà di pace della Germania è già stata manifestata: il Reich non vuole attaccare la Francia, non ha nessuna intenzione aggressiva. Nello stesso tempo però, non bisogna credere che ciò corrisponda ad un sentimento di debolezza da parte tedesca, poichè le disposizioni pacifiche della Germania sono altrettanto forti quanto quelle di guerra, se questa sarà necessaria.

In particolare, si può osservare che i timori di un'aggressione ripetuta ogni

sei mesi espressi da Daladier sono senza senso. La Germania voleva liquidare

le disposizioni del trattato di Versailles, ma essa non ha nessun risentimento

contro la Francia. Il mondo, e non soltanto la Francia, dovrebbero prendere nota

di queste buone disposizioni della Germania.

Alla domanda se la Germania è ora disposta ad accettare la mediazione di

paesi neutri, lo Schmidt si è rifiutato di rispondere.

L'accoglienza fatta al discorso di Daladier, a poche ore di distanza dalle

dichiarazioni del Fiihrer, prova che non astante l'energico linguaggio tenuto

ieri da Hitler, la Germania non ritiene ancora rotti tutti i ponti. La solidarietà

con l'Inghilterra riaffermata iersera da Daladier non induce ancora la Germania

a desistere dal fare una distinzione fra Parigi e Londra, nelle reazioni alle mani

festazioni dei due paesi, e ancora essa cerca di mostrarsi conciliante verso la

Francia, insistendo sui soliti punti che nessuna vertenza ha da risolvere con

essa, e nessuna aspirazione ha da avanzare nei suoi riguardi.

Il discorso di Daladier non è stato considerato, insomma, come definitivo.

Tanto più è viva l'attesa, dato questo contegno assunto dalla Wilhelmstra.sse,

per le dichiarazioni che farà Chamberlain. Soltanto dopo queste si potrà presu

mere che la situazione si avvii a risolversi oppure a irrigidirsi, forse irrime

diabilmente.

(l) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. per cordere da Ginevra 205, del 21 settembre 1939, vedi D. 373. (2) -Non pubblicato. Contiene la ritrasmissione del T. per corriere da Ginevra 208, del 22 settembre 1939, vedi D. 388. (3) -Vedi D. 678.
713

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 6343/2874. Parigi, 11 ottobre 1939.

In una conversazione avuta ieri con questo Addetto Militare, il Capo di Stato Maggiore, Generale Gamelin, ha detto che:

l. Sono stati tolti notevoli contingenti di truppa dalla frontiera italiana e

precisamente: a) un comando di corpo d'armata con relativa artiglieria, genio e servizi; b) due divisioni di fanteria; c) una brigata di cavalleria; d) unità d'aviazione.

2. È in corso lo spostamento dalla frontiera italiana verso altro fronte di: a) due divisioni di fanteria; b) reparti di artiglieria e materiale.

Secondo il detto Capo di Stato Maggiore la presente stasi bellica presen

terebbe per la Francia i seguenti vantaggi:

l) permette l'afflusso delle truppe britanniche, il loro addestramento (il quale non è che agli inizi) e il loro intervento in numero considerevole sul fronte quando si svolgeranno azioni importanti. Ciò è utile per il morale francese poichè la propaganda tedesca mette in rilievo che l'Inghilterra combatte soltanto a mezzo dei soldati francesi (« les anglais avec leurs machines, les français avec leur poitrines », dice la radio di Stuttgart);

2) permette l'economia di munizioni mentre l'industria di guerra intensifica la sua produzione. Era infatti previsto dal Comando francese un notevole consumo di munizioni nelle prime settimane di guerra. Ciò non è avvenuto e si vanno costituendo notevoli stocks di munizioni, condizione indispensabile per condurre la futura azione fino a fondo.

Aggiungo per mio conto che, malgrado alcune note deficienze specie di carattere industriale aggravatesi per il fatto che la mobilitazione paralizzò in un primo tempo dei rami della produzione senza che. vi fossero posti in tempo i necessari rimedi, gli ambienti militari francesi si mostrano sicuri di poter ora respingere qualsiasi movimento offensivo tedesco sia diretto sia di carattere avvolgente.

A questa sicurezza fa certo però riscontro la comprensione dei gravissimi effetti che avrebbe per la Francia un grande sacrificio di vite umane mentre tale sacrificio preoccuperebbe la Germania in grado molto molto minore.

Ad ogni modo alcuni militari francesi, sulla base della loro certezza di poter respingere una prima poderosa offensiva tedesca, si augurano che questa avvenga, poichè una volta che l'offensiva stessa fosse arrestata ciò costituirebbe già un grave scacco per la Germania e quindi un punto di partenza per delle vantaggiose trattative di pace.

Altri invece si augurano che la stasi attuale delle operazioni militari si prolunghi per tutto l'inverno, di modo che vi sia tempo e possibilità di preparare tanto la pace che delle vere e proprie operazioni militari.

Intanto si nota in questi ultimi giorni una molto maggiore frequenza di combattimenti aerei con perdite notevoli, a quanto mi dicono, tanto da parte francese che tedesca, ma senza n delinearsi di una vera superiorità nè da una parte nè dall'altra.

714

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6344/2875. Parigi, 11 ottobre 1939.

Mio telegramma per corriere n. 087 del 26 agosto u. s. (1).

Questo Ministro di Jugoslavia si esprime in questi ambienti politici nel senso che il miglioramento dei rapporti itala-francesi riesce e riescirà sempre più gradito al suo Governo, stante che la Jugoslavia nella situazione politica formatasi per effetto dell'azione sia tedesca che russa non può contare su altro appoggio che su quello dell'Italia.

Tanto più efficace -egli dice -potrà essere la politica di amicizia fatta dall'Italia verso la Jugoslavia in quanto non esisterà più una preconcetta ostilità della Francia contro l'Italia.

Debbo aggiungere che l'attività politica che il Governo fascista va spiegando nei Balcani ed alla quale i giornali danno risalto, è seguita in generale con molta simpatia da tutti gli uomini politici francesi non affetti da incurabile cecità, come (unico esempio forse) il signor Mandel, Ministro delle Colonie, il quale posa a successore ed erede di Clemenceau, di cui fu, come è noto, il Capo di Gabinetto.

Si riconosce infatti che oramai è all'Italia, quale potenza balcanica, che spetta il compito di ispirare, dirigere e moderare la politica degli Stati Balcanici in funzione di sbarramento così alla Germania come alla Russia.

Quanto più l'Italia riuscirà in questa opera difficile e importante, una delle cui prime conseguenze dovrebbe essere di limitare il presente conflitto bellico ed avviarlo a una soddisfacente soluzione, tanto più la Francia sarà obbligata a ricercare l'amicizia italiana e a tenerne conto (2).

715

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6345/2876. Parigi, 11 ottobre 1939.

Travasi qui a Parigi Otto d'Asburgo e, a quanto mi dicono, anche sua madre, l'ex-Imperatrice Zita. Anch'egli è venuto a vedere se e quali possibilità vi siano di ottenere qualche affidamento dal Governo francese per il caso di una liquidazione tedesca.

Cl) Vedi D.D.I., Serie VIII, Vol. XIII, D. 86.

Ma, a differenza di Benes, il pretendente austriaco non fa parlare finora di sè, non si fa intervistare nè fotografare dai giornali.

La sua presenza a Parigi non ha quindi -almeno per ora -maggior importanza di quella dell'ex-Re Zog tornato or è poco nella Touraine. L'albanese ha fatto però alla stampa dichiarazioni di grande amore per la Francia e di fede certa nella vittoria delle armi francesi, non traendone tuttavia alcuna conseguenza per sè stesso.

(2) Il presente documento porta il visto di Mussolini.

716

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3574/1388. Mosca, 11 ottobre 1939.

Per documentazione di codesto Ministero, ho l'onore di trasmettere qui acclusa la traduzione (l) -fatta da questo Ufficio e pertanto suscettibile di qualche correzione di forma -del Trattato firmato ieri a Mosca dai plenipotenziari dell'U.R.S.S. e della Lituania.

Come ho già segnalato telegraficamente (2), il trattato sovietico-lituano si differenzia da quelli conclusi con Estonia e Lettonia per due rispetti:

l) L'U.R.S.S. accorda all'altra parte contraente una contro-partita rappresentata dalla cessione della città e della regione di Vilna « che la Polonia aveva illegalmente distaccate dalla Lituania».

2) L'art. IV afferma l'obbligo della « difesa comune» dei confini statali della Lituania. Sostanzialmente i diritti e doveri dell'U.R.S.S. verso la Lituania risultano uguali a quelli dei trattati con gli altri due stati baltici, ma il principio della protezione sovietica (in pratica un vero e proprio protettorato) viene qui formulato in modo più esplicito e più positivo.

Il trattato in esame non comporta la cessione all'U.R.S.S. di basi navali e neppure vi è menzionato un diritto sovietico di stabilire aerodromi in territorio lituano. Esso parla soltanto in modo generico di « forze armate terrestri ed aeree».

Pel resto, specialmente per il suo significato e la sua portata politica, il trattato è identico a quelli estone e Iettane.

717

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 204. Lisbona, 12 ottobre 1939, ore 0,45 (per. ore 5,30).

Telegramma Stefani Speciale n. 200 in data 9 corrente. Discorso Presidente Salazar ad Assemblea Nazionale ha nuovamente confermato -anche se con più accentuate proteste fedeltà alleanza inglese -atti

tudine neutralità proclamata da questo Governo due settembre. Vi è stato fatto

nuovo che Governo tedesco aveva dichiarato al Portogallo di essere disposto a

rispettare integrità territorio metropolitano e possedimenti portoghesi in caso

neutralità. Non poca perplessità ha destato successiva indicazione che d'altra

parte Inghilterra non aveva domandato nulla in nome alleanza e amicizia seco

lare che obbligasse Portogallo entrare in conflitto. Realtà posizione Portogallo

è tuttavia di nuovo chiaramente espressa nell'affermazione che neutralità Spagna

è naturale complemento politica Portogallo e sua miglior garanzia.

Nonostante sostanziale riaffermazione politica neutralità altre parti di

scorso, sua forma, momento scelto per pronunciarlo hanno determinato nel paese

impressioni assai poco felici. Prolissità discorso che sorpassa anche più inve

terate consuetudini locali, complicazioni di stile che superano ogni precedente

camtteristica Salazariana, concetti fondamentali diluiti in discussioni filosofiche

su pace e guerra che sono lontane dal popolo e suonano vuote ed inutili nell'ora

presente, fine enigmatica che auspica soluzione conflitto che non sia nè nella

pace nè nella guerra, determinano nell'opinione pubblica incomprensioni, di

scussioni ed incertezze.

Se nuova manifestazione era necessaria, ciò che questo paese -già così

incerto e soggetto a diverse influenze e pressioni-attendeva era evidentemente

chiara e semplice affermazione politica neutralità già proclamata e che è sua

evidentissima aspirazione. Lunghissimo e filosofico discorso lo fa dubitare non

tanto delle possibilità reali del paese che sono già ben note alla grande mag

gioranza, ma della qualità stessa della volontà di chi ne dirige le sorti.

Trasmetto testo discorso con prossimo corriere.

(l) -Non pubblicata. (2) -Non pubblicato.
718

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 204. Mosca, 12 ottobre 1939, ore 11,20 (per. ore 23,10).

Mio telegramma 198 (1}. Consigliere Ambasciata di Turchia ha detto confidenzialmente ad un Segretario di questa Ambasciata che Ministro degli Affari Esteri turco ha ricevuto ieri istruzioni definitive da Ankara, che si prevede per domani suo colloquio con Molotov e che accordo soddisfacente sarà quasi certamente raggiunto entro due o tre giorni.

Predetto Consigliere turco ha spontaneamente portato conversazione sulla Rom3:nia; considera occupazione sovietica della Bessarabia come prevedibile a breve scadenza.

29 -Documenti diplomatici -Serie IX-Vol. I

(l) Vedi D. 701.

719

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 100. Teheran, 12 ottobre 1939, ore 15,25 (per. ore 22,30). Circolano qui insistenti voci che il Governo sovietico abbia già fatto conoscere a quello persiano sue richiestP per normalizzazione rapporti fra i due Paesi e cioè: l) Cessione tre basi aeree ossia Giulfa sulla frontiera caucasa; Palevi sul Caspio ed a Presced (l) nodo stradale importantissimo. 2) Retrocessione ferroviaria Giulfa-Tabris ceduta dalla Russia gratuitamente col trattato 1921. 3) Revisione o abolizione patto Saad-Abad ritenuto prettamente tendenza anti-sovietica. 4) Condizione « sine qua non» per un nuovo trattato di commercio e navigazione, l'abolizione monopoli statali in Persia, qualificati come rivolti oppressione popolo ed a beneficio esclusivamente Scià. Viene assicurato che quest'ultimo è profondamente turbato ed avrebbe inviato a Mosca ex Ministro degli Affari Esteri Ansari, uomo sua fiducia nonchè profondo conoscitore Russia, con la missione segreta ammansire Sovieti con profferte amicizia, facendo leva su di una pretesa tendenza anti-britannica del Governo persiano e propositi decisa resistenza anche armata a qualsiasi pretesa territoriale dell'Inghilterra. Sono state infatti notate numerose partenze truppe da Teheran per il Sud. Gran Bretagna ha richiamato « Foreign Office » Ministro Seymour ritenuto troppo debole ed impacciato, si preparerebbe inviare un uomo energico ed autorevole. Contrariamente a quanto poteva sembrare, quando pericolo moscovita era ancora remoto e prima dell'invasione russa della Polonia, oggi Persia posta fra Gran Bretagna e U.R.S.S. sembra propendere verso la protezione di quest'ultima cui minaccia è più imminente. Si tratta sapere quali sacrifici saranno necessari e per questo pure si attendono, qui, con ansia notizie risultati viaggio Ministro Esteri Turchia a Mosca

poichè voci richiamo concentramento truppe russe su tutta la frontiera caucasa accomuna sorti Turchia e della Persia.

720

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. SEGRETO PER CORRIERE 24202 P. R. Roma, 12 ottobre 1939, ore 18. Codesto Addetto Militare ha riferito con suo telegramma in data 11 corrente

di avere saputo da Addetto Navale greco che le industrie di guerra germaniche avrebbero avuto recentemente seguenti istruzioni governative:

l) dar corso alle forniture per la Romania, Svezia e Russia, che vengana compensate con materie prime; 2) mantenere in vita trattative con altri Stati neutrali, esclusa Italia, fornendo loro minimo possibile materiale richiesto; 3) continuare eventualmente trattative con Italia senza però fornire nulla. Prego controllare notizie su riferite appurando per quanto possibile atten. dibilità et eventualmente reale portata terzo punto relativo Italia.

(l) Sic. Probabilmente: Meshed.

721

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 569/440 R. Roma, 12 ottobre 1939, ore 18,30. Vostro 848 (l). Risoluzione adottata da conferenza panamericana relativa zona sicurezza è oggetto di esame da parte nostri organi competenti. Secondo informazioni delle RR. Ambasciate a Parigi e a Londra questione è in corso di studio anche presso Governi britannico e francese.

È probabile che predetti Governi formuleranno una serie di quesiti e di richieste di delucidazioni che sono tuttora in discussione.

722

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 191. Washington, 12 ottobre 1939, ore 20,05 (per. giorno 13, ore 6). Mi riferisco Stejani Speciale 367. Mi risulta che probabilmente anche in seguito passi compiuti da quest\ Ministri di Svezia Danimarca Norvegia e Finlandia Governo degli Stati Uniti ha fatto effettivamente avvicinare signor Molotov da suo Ambasciatore Mosca per fargli presente viva speranza Governo americano nulla sarebbe accaduto che potesse aver dannose ripercussioni sulle relazioni russo-finlandesi. Governo Stati Uniti ha posto allo stesso tempo in rilievo che passo fatto

da suo Ambasciatore è iniziativa interamente indipendente e non concertata con altri Governi.

723

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 70. Riga, 12 ottobre 1939, ore 20,41 (per. giorno 13, ore 3,40).

Munters non mi ha celato suo vivo disappunto per mancata previdenza e solidarietà Estonia che agendo senza previa consultazione con alleata Lettonia

ll) Vedi D. 677.

(mio telegramma n. 62 (l)) precluse anche vaga possibilità ottenere a Mosca migliori condizioni per tutti gli Stati baltici. Non era sorpreso crisi di Governo Tallinn dato quel regime parlamentare, ma non vedeva ragione per questo Governo autoritario seguirne esempio. Con ciò egli ha voluto implicitamente smentire voci rivolgimento politico tuttora correnti (miei telegrammi 67 (2) e 68 (3)).

Forte risentimento egli ha mostrato verso Governo tedesco che dopo essersi rigorosamente solidarizzato con Stati baltici contro garanzie a suo tempo chieste da U.R.S.S., a Inghilterra e Francia, non ha opposto alcun ostacolo ora che Governo sovietico se le è assicurate contro stessa Germania. Malgrado stato di necessità in cui essa si è trovata, aver lasciato occupare da U.R.S.S. posizioni così importanti di terraferma nel Baltico significa essersi creato pericolo anche maggiore per l'avvenire quando essa sarà probabilmente in condizioni anche meno vantaggiose.

Pur apprezzando motivi piano Hitler rimpatrio minoranze, modo artificioso ed allarmistico col quale Governo tedesco stava attuandolo in Lettonia anche nei riguardi dei cittadini germanici aveva gettato ingiustificato panico per supposta minaccia bolscevica (mio telespresso n. 250 del 10 corrente (4)). Ciò induceva Governo lettone esigere liquidazione integrale ingente patrimonio materiale e morale di queste minoranze balto-tedesche, precludendo ogni prospettiva di ritorno.

724

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 164. Copenaghen, 12 ottobre 1939, ore 20,45 (per. ore 22,30).

Mi riferisco al mio telegramma n. 162 (5).

Secondo Segretario Generale degli Affari Esteri vi è probabilità che una guerra russo-finlandese trascini conflitto anche la Svezia. Sandler si è troppo compromesso (a suo avviso a torto) sul carattere svedese delle isole Aland mentre Danimarca e Norvegia resterebbero neutrali.

Segretario Generale degli Affari Esteri non ha perduto speranza che l'Inghilterra non tardi a comprendere che, solamente andando incontro desiderio pace della Germania, potrà evitare per sè e per Europa gravi pericoli inerenti attuale sviluppo situazione.

(l) -Vedi D. 482. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 668. (4) -Non pubblicato. (5) -Non pubblicato.
725

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 397. Bucarest, 12 ottobre 1939, ore 22,35 (per. giorno 13, ore 2).

Mio telegramma n. 389 (1).

Intesa intervenuta con Ungheria per ritiro parziale truppe da frontiera comune ha avuto pratica attuazione da parte di questo Governo il quale non ha per altro smobilitato reparti ritirati dalla Transilvania ma li ha inviati in Bucovina e Bessarabia.

Quanto a portata politica accordo, questo Governo, pur non nutrendo in proposito soverchie illusioni, se ne mostra tuttavia soddisfatto in quanto ritien" che attuale relativo miglioramento relazioni con Budapest possa agire utilmente su situazione generale in questo settore e sopratutto facilitare maggiore interessamento dell'Italia a favore di questo Paese.

726

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 206. Lisbona, 12 ottobre 1939, ore 23,58 (per. giorno 13, ore 8).

Rispondo al telegTamma di V. E. riservato n. 152 in data di ieri (2).

Questo Ambasciatore d'Inghilterra durante sua non sempre fortunata missione in questo paese si è costantemente mostrato estremamente ·sensibile a quello che stampa suo paese da tempo definisce «propaganda '> italiana e tedesca in Portogallo particolarmente da quando articolo 13 giugno Daily Telegraph ha gettato aperto allarme rimproverando scarsa efficienza attività britannica (vedi telespresso di V. E. n. 65 in data 20 giugno u. s.) (3).

Quello che Ambasciatore predetto oggi nuovamente chiama propaganda italiana può difatti essere ricondotta ai seguenti elementi:

l) principali quotidiani e riviste italiane per quanto, data attuale situazione e non essendo ancora stato possibile organizzare trasporti aerei, giungano scarsi ed in ritardo;

2) notiziario radio Roma larghissimamente diffuso e avidamente ricercato in tutti gli ambienti particolarmente governativi data assoluta inattendibilità stampa locale;

3) conversazioni private di italiani residenti in Portogallo che quotidianamente devono affrontare e ribattere le fantastiche notizie degli ambienti franco-inglesi e filo-inglesi che non risparmiano il nostro paese e sono rimasti con caratteristica insensibilità politica ai sistemi poco intelligenti ma altrettanto acri e sensazionali instaurati nel periodo in cui la posizione britannica in questo paese ha cominciato a segnare un periodo di declino e cioè durante la guerra in Spagna.

Non vi è dubbio che in tali conversazioni gli italiani residenti in Lisbona -anche sulla scorta di nostre pubblicazioni -si sono valsi di argomenti simif1 a quelli descritti dall'Ambasciatore d'Inghilterra nei riguardi del suo paese per quanto più intelligentemente in diverse forme e coordinazioni e con maggiore discrezione. Tali argomenti sono del resto lontani dall'essere loro patrimonio esclusivo. Sono al contrario liberamente espressi dai neutri di varia gradazione e qualunque sia il diverso stile del loro anti-nazismo (mi riferisco in proposito al mio rapporto n. 1027 in data 25 settembr,e u. s.) (1). Li ho uditi io stesso ripetere anche se in diversa forma dallo stesso Presidente Salazar bene informato, e ciò può spiegare perchè l'Ambasciatore britannico preferisca attribuirli alla « propaganda italiana ».

Per ciò che riguarda la Francia, la nostra costante azione -più che la nostra «propaganda » -non ha mai tralasciato di controbattere anche quella francese in ogni occasione in cui era necessario. Da ultimo per esempio a proposito delle svariate ed alterne per quanto fantasiose esplosioni belliche di questo Ministro di Francia e di alcuni suoi collaboratori contro il nostro paese (mie't rapporti n. 969 in data 8 settembre (2) e 1036 del 25 settembre u. s. (3)).

Anche a questo proposito e nell'attribuire alla nostra «propaganda» una così sottile... (manca)... è molto probabile che l'Ambasciatore britannico preoccupato dello stato d'animo che va diffondendosi in questo paese specialmente in seguito alla perdita di prestigio inglese dopo la disfatta polacca tenti di fare risalire a noi la responsabilità dei giudizi espressi dal pubblico e delle voci che corrono sulle relazioni anglo-francesi. Mi riferisco in proposto al mio rapportG

n. 1000 in data 20 settembre u. s. (4).

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 704. (3) -Non rintracciato.
727

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 115. Parigi, 12 ottobre 1939 (per. giorno 16).

I discorsi di Daladier e di Chamberlain corrispondono in sostanza allG stato d'animo da me segnalato con telegramma n. 329 (5), cioè alla impos,ibilità per gli anglo-francesi di accettare il diktat di Mosca, il quale è riapparso integro nell'ultimo discorso di Hitler, sebbene diluito nelle solite esuberanze verbali di quest'ultimo non meno arroganti del famoso comunicato del D.N.B. che fece fare un così grave passo indietro alle probabilità di pace. È evidente che Governo tedesco, anche a prescindere dalle sue azioni, parla un linguaggio assolutamente diverso da quello della Francia e dell'Inghilterra e, bisogna ri.::onoscerlo. da quello di tutto il resto del mondo, Russia inclusa. Non comprendo per parte mia come il mio collega di Berlino abbia potuto ricevere l'impressione

che Hitler sia riuscito a salvaguardare nel suo ultimo discorso la questione di forma « ciò che si desiderava in Francia » (1).

Anzitutto Hitler non c'è affatto riuscito, e in secondo luogo io non mi sono riferito alla questione di forma nei riguardi di Hitler, ma nei riguardi di un eventuale intervento italiano per quella pace made in Rome a cui accennavo nel mio telegramma n. 311 (2).

Per ora dunque nè il discorso di Hitler nè quello di Daladier e di Chamberlain ci fanno uscire fuori dall'ambito della guerra america a base di parole chè si combatte tra Germania ed anglo-francesi da poco pitl di un mese a questa parte.

Ancora una volta il Duce ha avuto ragione nel non immischiarsi in quest~ manifestazioni oratorie di carattere vago con le quali da parte tedesca si è voluta condurre una offensiva di pace di una singolare impudenza ed inabilità, e da parte anglo-francese si è fortunatamente evitato di entrare in pericolose precisazioni.

Ignoro naturalmente quali saranno le prossime reazioni tedesche, ma qui a Parigi si ha piuttosto l'aria di credere che Hitler continuerà ad offrire la pace a modo suo, malgrado le informazioni giunte circa un prossimo poderosò sforzo militare tedesco. Si crede infatti che l'avvicinarsi dell'inverno non renderà facile un'offensiva militare veramente in grande stile. Ma se questa offensiva dovesse, malgrado tutto, verificarsi, si è convinti che il fronte non cederà, e questa convinzione è così del Governo come delle alte sfere militari (mio rapporto odierno

n. 6343/2874 (3). L'opinione pubblica d'altra parte, pur coltivando ancora vive speranze di pace (che non «dico non» bisogna interpretare come segno di debolezza) è ormai convinta che l'accettazione di quella pace assolutamente bianca che i tedeschi vorrebbero sarebbe interpretata dalla Germania come un segno di debolezza della Francia e quindi aprirebbe a breve scadenza il cammino a nuove imprese germaniche.

Il popolo quindi nella sua maggioranza è stato proprio dalla Germania rafforzato nella sua calma risoluzione di difendere la Patria.

Per quanto riguarda i miei contatti con questi ambienti politici e militari, io non cesso dal ripetere raccomandazioni di prudenza come già feci con Daladier all'indomani del diktat di Mosca (mio telegramma 303 (4)), facendo rilevare come la Germania possa essere spinta dalla forza delle circostanze a fare qualsiasi disperato tentativo per cercare di fiaccare le forze franco-inglesi, sacrificando centinaia di vite umane alle ambizioni ed agli odii dei suoi governanti.

Senonchè, malgrado le preoccupazioni che giustamente si hanno in Francia di giungere al massimo dei risultati col minimo di sacrifici di uomini, trovo la maggior parte della gente incredula circa questa schiacciante forza che i tedeschi si vantano di possedere, incline a ritenere che si tratti dell'ennesimo «bluff» hitleriano rafforzato dai finora facili successi raggiunti, ed in ogni caso fiduciosa nel risultato finale della lotta anche se questa in un primo tempo si dimostrasse cruenta e piena di dolorose rinunzie.

E perciò se i discorsi di Daladier e di Chamberlain hanno in realtà ancora

]asciato, come si usa oggi frequentemente dire, delle porte aperte, e se anche

le informazioni provenienti da Londra fanno ritenere che sia subentrata un po'

di calma negli ambienti politici bellicisti inglesi, l'opinione pubblica tanto fran

cese quanto inglese è diventata meno pacifista di prima per effetto del diktat

di Mosca e del conseguente discorso di Hitler.

Mi è stato assicurato che l'Ambasciatore di Francia a Londra ha riferito

recentemente al Quai d'Orsay nel senso che il pubblico inglese quasi rimprovera

ora al Governo di Chamberlain una certa tendenza a diminuire la propria in

transigenza.

A Parigi in ogni caso si spera molto che l'Italia non si lasci impressionare

dai minacciosi propositi tedeschi e che il Duce voglia riservare il suo defimtivo

ed equilibrativo intervento al momento in cui Roma -dopo aver raccolti sotto

la sua egida i vari Stati balcanici ed averne assicurata la tranquillità insieme

a quella del Mediterraneo -potrà imporre a tutti la nuova legge europea.

Le ultime manifestazioni della stampa italiana, le quali hanno finalmente

posto nei suoi giusti termini l'alto pensiero di Roma -cioè nessuna egemonia

nè inglese nè germanica nè francese e tanto meno russa, come nessuna possi

bilità per i piccoli Stati di farsi strumento dell'ambizione dei grandi -hanno

qui suscitato profonda e favorevole impressione nelle persone di buon senso e

coscienti della propria responsabilità umana.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non rintracciato. (3) -Vedi D. 438. (4) -Non pubblicato. (5) -Vedi D. 611. (l) -Vedi D. 640. (2) -Vedi D. 557. (3) -Vedi D. 713 che, però, è in data 11 ottobre. (4) -Non pubblicato.
728

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 7765/2545. Berlino, 12 ottobre 1939 (per. giorno 14). Ieri, su informazione di fonte militare (S. E. Roatta) ho telegrafato a V. E. quanto segue: « Sarebbe risultata esistenza patto segreto tedesco-estone per assistenza militare che però, all'ultimo momento e in vista suoi nuovi rapporti con la Russia, Germania avrebbe dichiarato di non potere più prestare» (1). Ho desiderato controllare questa notizia e ne ho quindi domandato oggi al Ministro di Estonia che è mio intimo e che comunque, dato il suo stato d'animo, avrebbe avuto tutto l'interesse -se fosse stata vera -a confermarmela. Il signor Tofer invece me l'ha smentita nella maniera più precisa. Quello che esisteva fra Estonia e Germania, all'infuori di ogni trattato, era una semplice collaborazione a scopi informativi, avente per speciale oggetto l'U.R.S.S. Oltre a intrattenere un attivo scambio di notizie, era pure consentito che ufficiali tedeschi risiedessero in Estonia per sorvegliare le mosse sovietiche. Questa collaborazione era, da parte estone, condotta da un colonnello di Stato Maggiore di molta intraprendenza e che spesso ha agito per conto proprio e all'infuori di ogni autorizzazione del suo Governo. Appunto per questo egli è ora stato obbligato a dimettersi.

Può darsi -forse -che detto colonnello abbia, di sua iniziativa, chiesti\ ai propri corrispondenti tedeschi (organizzazione Canaris) un qualche affida· mento e che questo, a titolo altrettanto personale, gli sia stato dato. Ma si esclud~ che sia mai esistito nulla di concreto, tanto meno poi -segreto o no -un trattato.

(l) Vedi D. 707.

729

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. AEREO 7892/1207. Atene, 12 ottob1·e 1939.

Telegramma di V. E. n. 168 del 7 corrente (1).

In relazione al telegramma sopra citato, ho l'onore di trasmettere all'E. V.,

qui unito, un progetto di nota che questa Regia Legazione dovrebbe indirizzare

al Ministero degli Affari Esteri ellenico in risposta a quella il cui progetto ha

già avuto l'approvazione di massima di codesto Ministero.

Ambedue le note dovrebbero, naturalmente, essere firmate, ed essere en

trambe datate dal 30 settembre 1939. Sarebbe desiderio di questo Governo che

dello scambio di note venisse dato notizia al pubblico mediante un comunicato

ufficiale. Ho pertanto l'onore di sottoporre all'E. V. il qui unito progetto di

comunicato. Qualora esso ottenesse la Vostra approvazione mi riserverei di

richiedere quella del Governo ellenico.

ALLEGATO l

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI DI GRECIA, METAXAS

NOTA VERBALE. Atene, 30 settembre 1939.

Par Sa Note en date d'aujourd'hui, Votre Excellence a bien voulu me faire connaìtre que le Gouvernement Hellénique est heureux de saisir l'occasion qui lui est offerte par l'atmosphère de cordialité existant entre les deux Pays, dont le Gouvernement Royal se réjouit tout particulièrement, pour affirmer à nouveau son intention de poursuivre sa politique de paix, à laquelle il demeure profondément attaché, ainsi que son désir sincère de voir s'inaugurer entre la Grèce et l'Italie une nouvelle période d'amitié et d'entente empreinte de la plus grande confiance réciproque.

Votre Excellence a bien voulu me faire connaitre, en méme temps, que, en s'inspirant de cette politique, et convaincu que celle-ci est entièrement partagée par le Gouvernement ltalien, le Gouvernement Hellénique a le ferme espoir que l'évolution de la situation internationale fournira dans un proche avenir l'occasion aux deux Gouvernements, de donner à leurs relations une forme plus concrète, en vue d'une confiante et féconde collaboration dans tous les domaines, et qu'entretemps le Gouvernement Hellénique est résolu à s'inspirer des principes énoncés dans le Pacte d'amitié, de conciliation et de règlement judiciaire signé à Rome le 23 Septembre 1928, entre la Grèce et l'Italie.

Sur les instructions de mon Gouvernement, j'ai l'honneur d'informer Votre Excellence que l'Italie, s'inspirant vis-à-vis de la Grèce des mémes sentiments, partage son intention de poursuivre sa politique de paix, à laquelle elle demeure profondément attachée, ainsi que son désir sincère de voir s'inaugurer entre le

Grèce et l'Italie une nouvelle période d'amitié et d'entente empreinte de la plu; grande confìance réciproque.

Le Gouvernement Royal Italien exprime à son tour le ferme espoir que l'évolution de la situation internationale fournira dans un proche avenir l'occasion aux deux Gouvernements, de donner à leurs relations une forme plus concrète, en vue d'une confìante et féconde collaboration dans tous les domaines.

Entretemps le Gouvernement Royal Italien est résolu à s'inspirer des principe!> énoncés dans le Pacte d'amitié, de conciliation et de règlement judiciaire signé à Rome le 23 Septembre 1928, entre la Grèce et l'Italie.

ALLEGATO 2. PROGETTO DI COMUNICATO.

Le Gouvernement Royal Italien et le Gouvernement Royal Hellénique, par un échange de Notes effectué le 30 Septembre dernier, ont exprimé le ferme espoir de pouvoir bientòt donner à leurs relations une forme plus concrète, en vue d'une. confìante et féconde collaboration dans tous les domaines.

Entretemps les deux Gouvernements ont déclaré qu'ils sont résolus à s'inspiret des principes énoncés dans le Pacte d'amitié, de collaboration et de règlement judiciaire, signé à Rome, entre l'Italie et la Grèce, le 23 Septembre 1928.

(l) Vedi D. 648.

730

IL MINISTRO AD ASUNCION, TONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 6151/720. Asunci6n, 12 ottobre 1939.

Con riferimento al mio telegramma del 14 settembre n. 50 (l) ed al telegramma di V. E. n. ,545/C in data 21 settembre (2), ho l'onore di trasmettere in allegato il testo del decreto n. 16984 (3) mediante il quale il Governo della Repubblica ha dichiarato la neutralità del Paraguay nello stato di guerra esistente tra la Germania, l'Inghilterra, la Francia e la Polonia.

II decreto promulgato dieci giorni prima dell'apertura della Conferenza di Panamà, si limita a prendere posizione contro «el conflicto europeo» e si caratterizza quindi per la sua imparzialità nei riguardi di entrambe le parti in lotta.

Sino ad oggi queste autorità sembrano convinte che i diritti ed i doveri dei neutri consistono nella regolare prosecuzione dei traffici coi Paesi belligerantl ed in questo sono pienamente d'accordo coi principali esponenti del commercia paraguayano sui quali non ho mancato di agire opportunamente.

Il Paraguay andò a Panamà col fermo proposito di scongiurare il pericolll di una possibile chiusura dei mercati in connessione col conflitto europeo (miG rapporto 5611/685 del 20 settembre) (4); dopo Panamà si trovò dinanzi alla circostanza che tutti i suoi prodotti di maggiore esportazione erano stati inclusi dai belligeranti nella lista di contrabbando di guerra (mio rapporto 56541703 del 10 ottobre) (5).

Mentre il contenuto del decreto veniva redatto, non mancarono le subdole manovre di questo Ministro degli Stati Uniti, il quale voleva quasi imporne il testo. Ma il Presidente della Repubblica, generale Estigarribia, già poco saldo al potere in virtù dei suoi precedenti amori con Washington non secondati dalla maggioranza della popolazione, dal ceto commerciante e da parte dell'Esercito, non ha voluto compromettere ulteriormente le sua posizione.

Questo Ministro tedesco rientrato ieri l'altro dalla Germania, dopo il periodico raduno di Berlino tra i Capi Missione distaccati in Sudamerica, mi ha effusivamente ringraziato per i contatti tenuti con la Legazione del Reich durante tutta la sua assenza e per l'azione di fiancheggiamento nei riguardi della neutralità paraguayana che gli risultò essere stata efficace nel corso di una conversazione con questo Ministro degli Affari Esteri e durante un'udienza accordatagli dallo stesso Presidente della Repubblica. Il quale gli dette formale assicurazione che l'atteggiamento assunto dal Paraguay non avrebbe subito mutamenti.

Su questa azione parallela, condotta secondo le istruzioni di V. E., il collega tedesco si è mostrato in vero molto soddisfatto e ne ha informato telegraficamente Berlino. I tedeschi qui residenti, appartengano essi alla Legazione ovvero alla collettività, diventano di giorno in giorno più sensibili ad ogni atteggiamento altrui considerato simpatizzante per loro.

Anche il collega spagnuolo ricevette dal suo Governo analoghe istruzioni in merito ed agì in conformità.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 360. (3) -Non pubblicato. (4) -Non pubblicato. (5) -Non pubblicato.
731

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 856. Berlino, 13 ottobre 1939, ore 11,20 (per. ore 13,05). La stampa tedesca di stamane conferma pienamente le informazioni sfavorevoli sul discorso di Chamberlain che ho riferito a V. E. la scorsa notte (1). Un riassunto del discorso è pubblicato in prima pagina e col massimo rilievo da tutti i giornali, sotto titoli che lo definiscono un'offesa, lj.na provocazione, un rifiuto della mano tesa dal Fiihrer per la pace. I commenti si ispirano ad una nota della Corrispondenza PoU.tica Diplomatica che attribuisce all'Inghilterra la volontà di non rinunciare alla guerra da essa scatenata, di non rinunciare a servirsi dei Cechi come di un suo popolo continentale, di non rinunciare alla pretesa in intervenire per quanto riguarda la futura configurazione dei Paesi polacchi. L'Inghilterra mira ad offendere il Reich per annientarlo, ma questo ha imparato la via da battere per rendere vani gli scopi dei suoi nemici. La Borsen Zeitung afferma che il perno delle argomentazioni di Chamberlain è la sfiducia nel Governo di Hitler. Il Lokal Anzeiger sostiene che il discorso, dove non è arrogante è ipocrita e non si può in alcun modo considerare una risposta alle proposte realistiche di Hitler. Il VOlkischer Beobachter dice che le ingiurie al Fiihrer di Chamberlain sono ingiurie a tutto il popolo tedesco.

L'intera stampa odierna è intonata ad un'aspra requisitoria anti-britannica calcando ancora sulla questione dei gas.

Richiamo l'attenzione sulle notizie radio americane di ieri sera secondo cui «in circoli nazisti berlinesi bene informati si crede di sapere che venerdì (cioè oggi) incomincerebbero trattative tedesco-italo-russe in vista di un futuro patto, per il caso in cui giovedì Chamberlain dovesse respingere le proposte di pace di Hitler», e secondo cui «tali trattative durerebbero probabilmente solo 48 ore e sarebbero seguite dalla comunicazione delle decisioni estremamente importanti».

(l) Non pubblicato.

732

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 158. Ankara, 13 ottobre 1939, ore 14,30 (per. ore 19,15). Notizia data anche nostra radio che sarebbe stato firmato accordo turcorusso non è confermata qui dove ancora si mantiene più assoluto riserbo su trattative Mosca e ritorno Ministro degli Affari Esteri. Secondo riservate informazioni, che non ho possibilità di controllare, sembra che Governo sovietico voglia imporre a quello turco di sospendere ogni mobilitazione; di mantenersi neutrale in attuale conflitto e giungere addirittura fino ad un patto di mutua assistenza turco-russo nell'eventualità che la Russia entri in guerra; di vietar per qualsiasi motivo transito Stretti ed entrata nel Mar Nero unità guerra Potenze straniere. Presidente del Consiglio nel suo esposto fatto 10 corrente al gruppo parlamentare del partito ha dato precisazioni sulle conversazioni di Mosca aggiungendo che «parallelamente si continua ad Ankara conversazioni diplomatiche». Queste ultime si riferiscono al Patto franco-anglo-turco che si afferma sarà senza dubbio firmato, ma si vorrebbe armonizzare con il nuovo accordo turco-russo. Governo turco travasi difficile condizione, anche perchè Inghilterra per forzare mano dà grande pubblicità e risalto all'attuale visita Missione militare turca a Londra e scarica nei porti turchi abbondante materiale di guerra in un primo tempo già destinato Polonia. Si calcola che dal 1° settembre ad oggi Turchia

abbia ricevuto circa 92 aeroplani. Risulta inoltre che generale Weygand è atteso di nuovo Ankara in questi giorni.

733

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. (1). Mosca, 13 ottobre 1939, ore 19,27 (per. ore 22,50).

Apprendo da fonte bene informata che richieste fatte ieri da Molotov al

delegato finlandese comprendono: l) cessione in affitto degli isolotti alla imboccatura della baia Kronstadt; 2) base navale sovietica nella penisoletta di Hango all'entrata golfo Fin

landia; 3) cessione territoriale del cosidetto istmo di Carelia.

Delegato finlandese sembra deciso rifiutare discussione se l'U.R.S.S. non

modera sue domande.

Ambasciatore Stati Uniti ha fatto ieri passo amichevole presso Molotov

in favore Finlandia. A loro volta Ministri di Svezia Danimarca e Norvegia hanno

inviato nota identica in cui manifestano proprie preoccupazioni e esprimono

fiducia che U.R.S.S. si astenga da atti che ledano indipendenza Finlandia.

(l) Il numero del presente documento 2069 è errato, si tratta probabilmente del 206.

734

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 209. Lisbona, 13 ottobre 1939, ore 20,20 (per. giorno 14, ore 2,30).

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 153 in data 11 corrente (1).

Prime indagini eseguite non ripeto non trovano per ora conferma intesa anglo-portoghese per Macao. In ambienti militari marittimi sembra anzi prevalere concetto che Macao non potrebbe essere considerata tecnicamente adatta ad apportare reale contributo difesa Hong Kong. D'altra parte secondo informazioni confidenziali avute tempo fa da questa Legazione del Giappone (mio telegramma 1007 in data 21 settembre u. s.) (2) questo Governo è assai preoccupato situazione in cui colonia Macao è venuta a trovarsi, tanto che Governo giapponese ha potuto efficacemente servirsi tale stato d'animo in trattative varie con Portogallo. Riservomi riferire ulteriormente non appena possibile.

Per ciò che concerne recente occupazione giapponese posizioni nei pressi di Macao quella di cui qui si ha notizia è di Seaki nell'isola cinese di Lapa (nome portoghese) avvenuta circa 10 giorni or sono.

735

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 399. Bucarest, 13 ottobre 1939, ore 22 (per. giorno 14, ore 4,30).

Mi riferisco 'al mio telegramma n. 381 (3).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che secondo sue informazioni negoziati turco-sovietici si avvicinerebbero alla fine e che Governo dell'U.R.S.S. acconsentirebbe a che Turchia firmi noti accordi con Francia e Gran Bretagna, a condizione che venga in essi inclusa una clausola che li renda praticamente inapplicabili nei riguardi U.R.S.S.

(l) -Non pubblicato. (2) -Anziché Telegramma si deve leggere Telespresso. non pubblicato. (3) -Vedi D. 619.
736

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 400. Bucarest, 13 ottob1·e 1939, ore 22 (per. giorno 14, ore 2,30).

Mi riferisco al mio telegramma 398 (l) e 399 (2).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha intrattenuto oggi più esplicitamente circa eventuale progetto raggruppamento tra gli Stati Balcanici sotto l'egida dell'Italia. Secondo Gafencu una iniziativa italiana in tal senso, che sarebbe accolta con favore in Romania e negli altri Stati Balcanici, avrebbe molte probabilità di successo, e, ove realizzata, non solo gioverebbe a conservare pace nei Balcani e nel Mediterraneo Orientale ma renderebbe anche ulteriormente possibili, creando atmosfera fiducia e stabilità tra Stati Balcanici, opportune concessioni da parte degli uni a favore degli altri.

Quanto alla Turchia, Gafencu conta vedere Ministro degli Affari Esteri

turco al suo ritorno da Mosca, e si dichiara disposto, valendosi amicizia esistente

fra i due Governi e sue relazioni personali con Saracoglu, a esprimersi con lui

nel senso eventualmente indicato da V. E., ed anche ad insistere perchè egli

rinunzi al trattato con la Francia e l'Inghilterra.

737

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 401. Bucarest, 13 ottobre 1939. ore 22 (per. giorno 14, o?"e 4,30).

Mi riferisco ai miei telegrammi n. 398 (3) e 400 (4).

Questo Ministro di Germania mi ha confermato che suo Governo gli ha

comunicato che vedrebbe con favore realizzazione progetto raggruppamento

Stati Balcanici purchè beninteso non si tratti di iniziativa franco-inglese attra

verso Turchia ma raggruppamento in questione sia formato per iniziativa Italia

e escluda comunque influenze già da me riferite.

738

L'INCARICATO D'AFFARI A. L A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 238. Sofia, 13 ottobre 1939, ore 22 (per. giorno 14, ore 10,50).

Vivo interesse desta in questi circoli politici rientro Sofia Ministro di Romania recatosi Bucarest domenica scorsa. Si afferma che sarebbe latore proposte per distensione rapporti bulgaroromeni analogamente quanto effettuato tra Ungheria e Jugoslavia Romania.

Generalmente si mostra qualche scetticismo circa effettiva possibilità concession da parte romena, salvo intervento di Roma, verso cui si guarda sempre cor. speranza.

Alto funzionario Ministro degli Affari Esteri in privata conversazione, mi ha detto che Jugoslavia, Grecia, Turchia non sarebbero contrarie cessione Dobrugia a Bulgaria; mi ha confermato che attendesi qualche proposta da Buca rest, e ha aggiunto esser sua personale impressione che, in attesa di meglio Bulgaria potrebbe forse contentarsi per ora anche di sole promesse.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 735. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 736.
739

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 858. Berlino, 13 ottobre 1939, ore 22,5!1 (per. giorno 14, ore 2,35).

Teucci ha visto oggi Goering che lo ha trattenuto per oltre due ore e mezza, convocandolo nuovamente per martedì e invitandolo fin da ora ad andare con lui, ospite suo, a Varsavia alla fine della settimana prossima. Teucci riferirà per corriere circa questa prima interessante e veramente amichevole presa d\ contatto.

Intanto, prima di martedì, bisogna che Teucci sia posto in grado di dare precise assicurazioni al Maresciallo sul punto seguente. Discutere circa le famose batterie antiaeree; Goering ha detto che una delle ragioni per le quali egli non le aveva date era che gli era risultato in modo sicuro essere nostro intendimento di cederle alla Jugoslavia.

Quando fosse rassicurato su questo punto, Goering non avrebbe difficoltà

a riconsiderare tanto meglio nostra richiesta, alla stregua naturalmente delle

nuove esigenze che situazione impone alla Germania. Io credo di conoscere

storia queste negoziazioni e quindi mi sentirei in grado di dare in propositò

tutte le spiegazioni ed assicurazioni del caso. Ritengo tuttavia preferibile, giacchè

se ne ha il tempo, chiedere spiegazioni direttamente costà.

È necessaria una risposta al massimo per martedì mattina.

740

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 859. Berlino, 13 ottobre 1939, ore 22,59 (per. giorno 14, ore 31

Come ho già segnalato ieri, dichiarazioni Chamberlajn hanno costituito per Berlino una delusione. Si osserva che, anche volendo mantenersi in una linea di stretto riserbo, esse avrebbero almeno potuto far menzione della proposta per una conferenza internazionale specificatamente avanzata dal Fiihrer. Avreb bero potuto magari subordinare la considerazione a determinate ·condizioni, ma ciò sarebbe già bastato a offrire la possibilità di ulteriori negoziati.

Questa osservazione è indubbiamente giusta ma (a parte il fatto che la via

prescelta dei discorsi pubblici, per giunta polemici, non era la più adatta a

conclusioni positive) è altrettanto evidente che se Chamberlain è stato più

negativo del necessario, egli non ha d'altra parte inteso chiudere la porta ad

ogni trattativa. Per contro invece reazione mostrata qui alle dichiarazioni

Chamberlain è tale da escludere ogni trattativa, dando senz'altro la parola al

cannone.

Mi riferisco specialmente al comunicato di cui al mio fonogramma odierno

n. 857 (1). Esso sembra non lasciare dubbio alcuno in merito alle intenzioni tedesche. Senonchè, sempre col fonogramma di cui sopra, ho anche fatto rilevare

che Schmidt (portavoce di Ribbentrop) interrogato sulla possibilità di eventuali mediazioni non le ha escluse ma ha anzi richiamato alcune parole del Fiihrer che accennano a «lasciare la parola ai popoli ed ai loro dirigenti che nutrono gli stessi sentimenti della Germani,a ». Ha questi alluso un significato concreto? (2) In altri termini si desidera ad esempio che Italia faccia in proposito qualche cosa? Non ho alcun elemento per poterlo dire.

II presente telegramma continua col numero di nrotocollo successivo (3).

741

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 860. Berlino 13 ottobre 1939, ore 22,59 (per. giorno 14, ore 2).

Il presente telegramma fa seguito a quello avente il numero di protocollo precedente (4).

Interrogato circa opportunità che qualche chiarimento in proposito fosse chiesto da noi, eventualmente accertando ufficialmente se Governo tedesco ritenga o meno col discorso Chamberlain definitivamente chiusa la porta ad ogni negoziazione, io ho, come già l'altra volta (mio telegramma n. 846 (5)) risposto non essere autorizzato ad iniziativa alcuna.

742

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 161. Ankara, 14 ottobre 1939, ore 13,35 (per. ore 17,30).

Mio telegramma 158 (6).

Questo Segretario Generale Affari Esteri che ho visto stamane mi ha detto lungo colloquio avuto ieri questo Ministro de.e:li Affari Esteri con Molotov è soltanto una ripresa di contatti.

Menemencoghlu ha soggiunto che le conversazioni di Mosca erano state sospese per permettere a lui di continuare ad Angora quelle con i franco-inglesi. Egli prevede che questo Ministro degli Affari Esteri si tratterrà a Mosca ancora una settimana.

(l) -Non pubblicato. (2) -Sic. (3) -Vedi D. 741. (4) -Vedi D. 740. (5) -Vedi D. 667. (6) -Vedi D. 732.
743

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 769. Tokio, 14 ottobre 1939, ore 18 (per. giorno 15, ore 6).

Ambasciatore America tornato dal congedo mi ha parlato delle gravi difficoltà che prevede per un nuovo trattato di commercio. Opinione pubblica suo Paese è risentitissima dei giapponesi per danni e soprusi che sono stati impartiti dai militari agli americani in Cina e che ignoti qui maggior parte popolazione sono invece ben noU negli Stati Uniti. Mi ha citato come ultimo episodio bombardamento una missione che era completamente isolata e aveva issato visibile bandiera.

Washington deve tener conto di tale stato d'animo e se alla scadenza del trattato cioè a gennaio non ne sarà stipulato uno nuovo suo Governo applicherà embargo. Ha concluso tuttavia che non dispera.

Gli ho osservato che America non suscita sospetto Giappone non avendo interessi territoriali in Cina e che qui si attesta ogni buona volontà concludere ma che si prevedono difficoltà se Stati Uniti appariranno al Giappone la «longa manus » dell'Inghilterra.

744

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 207. Mosca, 14 ottobre 1939, ore 19 (per. ore 24;.

Mio telegramma n. 204 (1). Notizia conclusione di accordo turco-sovietico annunziato da radio britannica e italiana appare prematura, credo che ciò debba attribuirsi a dichiarazione molto ottimista fatta da questa Ambasciata di Turchia durante colloquio di ieri fra Molotov e Saracoglu (senza presenza di Stalin). Anche tale colloquio non sarebbe stato conclusivo, tanto che ha luogo questo pomeriggio altro colloquio e ne è previsto un terzo per domani.

Circoli turchi affettano sicurezza di risultati soddisfacenti mentre quelli sovietici continuano a mantenersi oltremodo riservati.

745

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 104. Helsinki, 14 ottobre 1939, ore 19,45 (pe1·. ore 21,50!.

Mio telegramma n. 103 (2).

Ho veduto oggi questo Ministro degli Affari Esteri.

30 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

Egli si è dichiarato dolente essere costretto da imprescindibili impegni al

più rigoroso segreto circa dettagli trattative Mosca che del resto -ha sog

giunto -sono appena iniziate.

Mi ha però assicurato confidare che negoziati cui durata è prevista, salvo

novità, circa una settimana. non usciranno da atmosfera moderazione nella quale

sarebbero cominciati.

Governo Finlandese -egli mi ha detto -non suppone che Mosca vorrà

giocare carta soluzione di forza sapendo che troverebbe dinanzi a sè stessa paese

piccolo ma deciso a tutto.

Solidarietà americana -egli ha concluso -ha vivamente commosso Fin

landia, e non può supporsi che tale apporto venga trascurato a Mosca nè che

questa sia insensibile orientamento blocco nordico che risulterà ancora più

chiaro dopo la riunione dei Capi di Stato del 18 corrente.

(l) -Vedi D. 718. (2) -Non pubblicato.
746

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 404. Bucarest, 14 ottobre 1939, ore 20,30 (per. ore 21,50).

R. Console Galatz comunica in data odierna avergli fonte bene informata riferito che sulla frontiera settentrionale della Bessarabia sarebbero attualmente concentrate 42 divisioni sovietiche.

747

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 405. Bucarest, 14 ottobre 1939, ore 20,30 (per. ore 21,50). Mio telegramma per corriere 0154 del 3 ottobre (1). Anche questo Presidente del Consiglio mi ha detto che il Governo tedesco ha vivamente insistito perchè Romania prenda iniziativa per conclusione pace. Notizia mi è stata sostanzialmente confermata da questo Ministro di Ger

mania il quale ha aggiunto che il Governo romeno ha sondato in proposito terreno presso il Governo belga senza per altro attenerne risposta esplicita.

748

IL MINISTRO A STOCCOLMA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 56. Stoccolma, 14 ottobre 1939, ore 21,55 (per. giorno 15, ore 6). Per iniziativa Re di Svezia i 4 Capi Stati scandinavi si.,riuniranno giorno 18 corrente Stoccolma accompagnati Ministri Affari Esteri. Convegno si richiama nello spirito e nelle finalità al Convegno dei 3 Sovrani scandinavi nel 1914 in

occasione guerra europa e tende, come allora, sottolineare ferma solidale volontà neutralità dei nordici. Questa volta comporta in più affermazioni soli

darietà con la Finlandia, e presenza Presidente Repubblica finlandese è desti

nata confermare solennemente che Finlandia appartiene al complesso Nordici e

quindi, diversamente dai Baltici, -deve considerarsi totalmente estranea alla in

fluenza russa.

Mi si è però escluso che possano venire discusse eventuali misure positive di carattere militare da parte anche di singoli fra gli intervenuti. Nessuno dei Nordici ha impegni militari verso l'altro e ciascuno si regolerà secondo le circostanze che gli sono proprie. Ho chiesto a tale proposito quali potrebbero essere per la Svezia le circostanze in cui eventualmente scenderebbe in campo con la Finlandia, ed ho accennato come esempio minaccia modifiche territoriali nel Nord o basi militari russe alle isole Aland. Mi fu risposto che situazione non fornisce per ora alcun elemento per porsi problemi del genere e che sarebbe inutile cercare definire in anticipo i casi possibili e le corrispondenti linee di condotta. Ultime notizie farebbero del resto prevedere probabile accordo russofinlandese.

Stamane sono state annunziate ulteriori misure mobilitazione nella regione

a Nord.

Tutta la Svezia segue appassionato fervore attività Finlandia nel campo diplomatico e militare. Oltre speciale avversione contro il bolscevismo, timore e odio tradizionale alla Russ.ia dominano in questo momento nell'animo di ogni svedese dal Monarca all'ultimo contadino.

Gruppo e stampa comunista qui come altrove continuano svolgere opera spudoratamente antinazionale agli stipendi di Mosca.

(l) Vedi D. 583.

749

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T; P. RISERVATISSIMO 24395/319 P. R. Roma, 14 ottobre 1939, ore 23.

Vostro 764 (1). Converrebbe conoscere anticipatamente, se e quando possibile, su quali concrete basi codesto Presidente de>l Consiglio intenda chiedere intervento Duce. Basi che, nell'interesse stesso dell'iniziativa, dovrebbero essere -a suo ed a nostro giudizio -tali da giustiilcarlo.

Quanto precede per Vostra norma personale.

Comunque, allo stadio attuale, potrete incoraggiare in via di massima.

750

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A LISBONA, MAMELI

T. RISERVATO 24412 P. R. Roma, l 'l ottobre 1939, arP 23.

Vostro telegramma n. 206 (2).

Mi riferisco informazioni ed osservazioni ivi contenute e ritengo che convenga comunque moderare tono conversazioni, discussioni etc.

Cl) Vedi D. 696.

(2) Vedi D. 726.

751

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 407. Roma, 14 ottobre 1939, ore 23,15 (per. giorno 15, ore 6).

Avuta oggi lunga conversazione con questo Presidente del Consiglio.

Argentoianu mi ha anzitutto parlato situazione europea, manifestando impressione che stia ormai diffondendosi negli Stati neutri convinzione generale che reale pericolo per Europa non è costituito da Germania ma bensì da Russia, attraverso suo doppio aspetto del bolscevismo e del panslavismo. Tale convinzione guadagna terreno anche in Francia dove aumenterebbero ogni giorno partigiani pace, mentre Inghilterra manterrebbesi tuttora prevalentemente bellicista.

Per quanto concerne particolarmente Romania, Argetoianu mi ha detto che esito negoziati in corso fra Mosca ed Helsinki darà dimostrazione se Russia intende ricorrere forza o soltanto approfittare senza difficoltà facili occasioni; che comunque Romania, se fosse attaccata da U.R.S.S. si difenderebbe con le armi. Egli riteneva per altro che Germania avesse attualmente sufficiente influenza sull'U.R.S.S. per impedirle assalire Romania, cui integrità territoriale è necessaria Reich che ne riceve rifornimenti essenziali. Diversa potrebbe essere situazione se la guerra durasse a lungo e Germania indebolita cessasse costituire impedimento per Mosca. Argetoianu ha quindi proseguito dicendo che egli riteneva oggi più che mai necessario orientare su Roma politica romena; trattavasi del resto sua antica convinzione che egli sperava poter tradurre in atto come mi aveva comunicato appena assunto potere. Momento attuale gli sembrava particolarmente favorevole per un incremento in questo settore influenza Italia sola grande Potenza balcanica. Tale scopo potrebbe a suo avviso raggiungersi sia attraverso intesa romeno-ungaro-jugoslava con Roma resa ormai possibile da migliorata situazione rapporti di Budapest con Bucarest e da maggiore comprensione ungherese comunanza interessi e pericoli, sia attraverso «idea che veniva ormai cristallizzandosi di raggruppamento balcanico sotto l'egida dell'Italia ». A tale proposito Presidente del Consiglio sebbene a differenza di Gafencu (mio telegramma n. 400) (l) ritenga ormai decisa firma accordi modificati turco-franco-inglesi, ha manifestato convinzione che tali accordi non avranno più carattere anti-italiano e che politlca Turchia ha subìto profonda evoluzione dopo scoppio guerra, tanto che essa sarebbe oggi probabilmente disposta entrare sistema politico sotto influenza italiana. Presidente del Consiglio mi ha infine pre,gato fargli conoscere possibilmente a titolo confidenziale e indicativo, se e quale delle accennate possibilità potrebbe eventualmente trovare favore presso V. E.

(l) Vedi D. 736.

752

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 152. Berlino, 14 ottobre 1939 (per. giorno 16).

La notizia di cui al telegramma di V. E. per corriere n. 24202 P. R. in data 12 corrente (1), era stata comunicata da S. E. Roatta anche a me. Io non le avevo dato molto peso, dato che essa contiene in se stessa elementi che ne mettono in evidenza la non grande verosimiglianza.

Sembra infatti difficile nella situazione presente mettere -dal punto di vista degli scambi commerciali con la Germania -sullo stesso piede la Russia con la Romania e la Svezia.

Non si vede poi la possibilità di differenziare fra la categoria di paesi n. 2 (altri paesi neutri) e l'Italia, dato che, a quanto risulta, la Germania qualche cosa continua pure a darcela (carbone ecc.).

Se una distinzione fra i tre gruppi:

l) Romania, Svezia, Russia;

2) altri Paesi neutri;

3) Italia è -nell'ordine -possibile e fino ad un certo punto rispondente al vero, sembra piuttosto sulla base della quantità di materie prime utili alla guerra che esse possono fornire alla Germania.

Terrò comunque presente la segnalazione per ogni possibile accertamento ulteriore.

753

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 154. Berlino, 14 ottobre 1939 (per. giorno 16).

L'Incaricato di Affari di Romania venuto oggi a vedermi mi ha detto che

l'attitudine tedesca nei confronti della Romania non sembra ancora comple

tamente rassicurante.

Secondo il signor Brabetzianu, sebbene non se ne abbia ancora notizia uffi

ciale, pare che la Germania si appresti a far rientrare in patria anche i tedeschi

della Bessarabia. Il fatto sarebbe appunto assunto a riprova che Berlino si pre

para ad abbandonare la Bessarabia alla Russia, così come le ha già abbandonato

i Paesi Baltici.

Da talune osservazioni fattemi dal mio interlocutore mi pare poter dedurre

che a Bucarest si crede in una immancabile vittoria degli anglo-francesi. Molto

si specula pure sopra possibili dissensi germano-sovietici.

(l) Vedi D. 720.

754

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

L. s. n. Roma, 14 ottobre 1939 (1).

Il tuo odierno telegramma n. 858 (2), relativo alla conversazione TeucciGoering, è stato visto oltre che da S. E. il Ministro, anche dal Duce. Non si è pensato di darti speciali istruzioni al riguardo. Ma ti rendi facilmente conto che lasciando da parte le infondate affermazioni del Maresciallo circa la presunta intenzione da parte nostra di cedere alla Jugoslavia le famose batterie antiaeree, non si vede bene a che cosa servirebbe nell'attuale stato di cose il sollevare di nuovo con i tedeschi l'argomento di questa fornitura. Come tu comprendi, ciò non potrebbe approdare a nulla.

Senza che occorra quindi darti precise norme nella fattispecie, disponi tu affinchè si eviti da parte nostra di mostrare interessamento al riguardo e si faccia in modo che la cosa vada cadendo da sè (3).

755

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 7834/2562. Berlino, 14 ottobre 1939.

A seguito del mio telegramma n. 858 (4) ho l'onore di inviare qui unito a

V. E. copia di: l) un rapporto del Tenente Colonnello Teucci a S. E.. Valle sulla parte tecnico-militare della sua conversazione di ieri col Maresciallo Goring; 2) un secondo rapporto dello stesso Teucci al sottoscritto sulla parte politica della conversazione stessa.

Quanto al primo rapporto, mi permetto richiamare l'attenzione dell'E. V. sulle notizie relative agli sviluppi degli accordi commerciali russo-tedeschi (2 miliardi (?) di Marchi).

Per quanto riguarda il secondo --a parte la specifica questione delle batterie antiaeree di cui al mio telegramma in riferimento -mi sembra degno di rilievo il fatto che da tutto il complesso della conversazione, il Maresciallo Goring non sembri esattamente al corrente di tutti i precedenti che hanno condotto alla astensione dell'Italia dalla guerra attuale. Il Colonnello Teucci mi ha per esempio riferito che Goring avrebbe una nozione molto inesatta della data

I) • Anfuso ha telefonato ad Attolico d'ordine di S. E. il Ministro».

II) • È stato telefonato ad Attolico nel senso qui riportato, ma attenuando e parafrasandodato il carattere della comunicazione. 14 ottobre 1939 >.

in cui sarebbe stato inviato il documento «Cavallero» e non saprebbe che la parte sostanziale di quel documento era stata già còmunicata a Ribbentrop fin da Milano. Mi riservo quindi, pei prossimi incontri che egli avrà con lui, di fornire il Colonnello Teucci di documenti e di date atte a schiarire opportunamente le idee del Maresciallo.

ALLEGATO l

L'ADDETTO AERONAUTICO A BERLINO, TEUCCI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER L'AERONAUTICA, VALLE

R. SEGRETO 2277/7/S. Berlino, 13 ottobre 1939. Quest'oggi sono stato ricevuto dal Maresciallo Goring che mi ha accolto molto

cordialmente e mi ha intrattenuto a lungo nel suo studio privato. Riassumo qui appresso e per argomenti il tenore della conversazione.

LA CAMPAGNA DI POLONIA

Il Maresciallo mi ha parlato con entusiasmo dei grandissimi risultati ottenuti dall'aviazione nella campagna di Polonia a cui hanno preso parte all'incirca la metà delle forze aeree tedesche.

Sono state lanciate complessivamente: oltre 120.000 bombe da 50 kg., 8000 bombe da 250 kg. e 5 o 600 bombe da 500 kg. più un notevolissimo numero di bombe da 10 kg.

In compenso sono state prese ai polacchi, in ottimo stato e pronte all'uso circa

200.000 bombe di cui quasi 60.000 da 200 kg. ed il resto da 50 kg. Il consumo di benzina, nonostante l'intensa attività volativa, sarebbe stato inferiore ai 2/3 di quello previsto dai piani dello Stato Maggiore.

Secondo il Maresciallo, la caccia polacca avrebbe fatto pochissimo; il bombardamento composto in gran parte di vecchi apparecchi e solo in piccola parte di apparecchi moderni è stato già fin dal primo giorno di guerra sorpreso nei campi alle prime luci dell'alba e in buona parte distrutto. Dopo la lezione avuta il primo giorno i polacchi avrebbero commesso l'errore, allo scopo di sottrarsi per quanto possibile all'offesa aerea nemica, di sminuzzare le loro forze residue nelle numerose radure che costellano la campagna polacca; data la scarsità di strade e di mezzi di comunicazione di cui disponeva la Polonia, buona parte delle forze superstiti sono rimaste in tal modo prive di rifornimenti e quindi inoperose per tutto il resto della campagna. Sono state così catturate dalle colonne germaniche avanzanti alcune centinaia di apparecchi completamente intatti e che non avevano al loro attivo nessuna vera e propria azione di guerra.

Circa i risultati dei bombardamenti tedeschi, il Maresciallo Gi:iring mi ha confermato press'a poco quanto già mi aveva detto il generale Milch e che io ho avuto l'onore di segnalare all'E. V. col mio rapporto in data 9 corrente (1).

Specie nella parte orientale della Polonia non ci sarebbe più una stazione ferroviaria di una certa importanza rimasta illesa. 11 traffico ferroviario polacco già dopo pochi giorni dall'inizio delle ostilità rimase quasi per intero parali:zy.ato. Gli effetti delle bombe da 250, ma anche di quelle da 50 kg. sugli impianti e sul materiale ferroviario sono stati grandiosi. Il Maresciallo mi mostrerà fotografie in suo possesso che sarebbero più che convincenti.

Pur essendosi verificata una perfetta concomitanza d'intenti fra l'Aviazione e l'Esercito, l'Aeronautica operante in Polonia, composta di 10 Fliegerkorps e 2 Flakkorps, ha agito agli ordini diretti del Feldmaresciallo Gi:iring da cui dipendeva pure tutta l'aviazione da ricognizione strategica.

Uno dei 10 Fliegerkorps, quello del Generale v. Richthofen composto di alcune Geschwader di apparecchi da bombardamento in picchiata, ha avuto per alcuni

giorni lo speciale compito di cooperare con un'armata dell'esercito all'accerchiamento e all'annientamento di importanti forze polacche. Questo corpo, anzichè essere come gli altri 9 inquadrato nelle due flotte aeree, era alle dirette dipendenze del Feldmaresciallo Goring.

Ma dove l'aviazione avrebbe dato la misura delle sue immense possibilità, anche contro grandi unità terrestri, sarebbe stato nella zona di Radom dall'8 al 10 ottobre. (Il Maresciallo non mi è sembrato molto sicuro delle date). In tale occasione un Comandante d'Armata tedesco fece presente al Feldmaresciallo Goring che alcune grandi unità polacche non essendo riuscite ad aprirsi il varco in direzione di Lublino dirigevano ora verso nord-nord-ovest allo scopo di congiungersi con le altre forze polacche operanti nella regione di Kutno. Qualora tale congiungimento -che non poteva essere contrastato dall'esercito tedesco per indisponibilità di truppe nella zona -fosse avvenuto, era da prevedersi un ritardo anche sensibile nella conclusione della campagna.

Il Maresciallo Goring non esitò allora ad impiegare la massa delle forze aeree per impedire tale eventualità. Per due giorni consecutivi, 400-500 apparecchi di ogni specialità furono continuamente sul cielo delle unità terrestri polacche; distruggendo i ponti, le ferrovie, le strade, mitragliando e bombardando le truppe, queste furono costrette ad arrestarsi e a disperdersi, finchè al terzo giorno riuscì ad una colonna celere tedesca di saldare l'anello e di isolare completamente i due tronconi delle armate nemiche.

Anche i due Flakkorps (composti ciascuno di 2 o 3 reggimenti di artiglieria c. a. motorizzati e di una Geschwader da caccia) hanno pienamente giustificato il loro impiego. Ad essi era demandato dall'Alto Comando dell'Aeronautica il compito di dirigersi in una data zona e di tenere il cielo sgombro da ogni attività aerea nemica. L'artiglieria c. a. avrebbe funzionato egregiamente non solo contro gli apparecchi, ma anche contro le truppe nemiche. Si sono avuti dei casi -e il Maresciallo Goring avrebbe ricevuto autorevoli riconoscimenti da generali dell'esercito tedesco -in cui la artiglieria c. a., sia pure a prezzo di gravi perdite, ha combattuto in appoggio alla fanteria tedesca concorrendo a ristabilire situazioni gravi e che potevano apparire precarie.

LA GUERRA SUL MARE

Il Maresciallo mi ha detto di sentirsi in grado di poter dimostrare presto al mondo che il dominio del Mare del Nord non è più in mani inglesi, bensì in quelle dell'aviazione tedesca.

È indubbio che il secondo portaerei inglese è stato gravemente colpito da una bomba da 500 kg. La nave è quasi certamente affondata; non si è riusciti a trovarne traccia nè poco dopo, sul mare, ove si sono avvistati i caccia di scorta incrocianti nelle acque come se stessero ricercando delle salme, nè nelle varie basi inglesi accuratamente osservate e fotografate. Se essa non è affondata -e ciò sembra inverosimile al Maresciallo -essa deve trovarsi a malpartito in qualche recondito angolo del Mare del Nord.

L'incrociatore da battaglia che fu colpito nello stesso giorno da 2 bombe da 250 kg. (probabilmente il Repulse) è stato avvistato e fotografato con un gran foro a prua e ora trovasi in bacino nel Firth of Forth.

Il 9 ottobre un altro incrociatore che navigava a tutta forza zigzagando è stato duramente colpito da 3 bombe da 250 kg. lanciate da un He 111 da 4000 metri d'altezza. Questo straordinario risultato è dovuto in prima linea ad un nuovo traguardo di puntamento di estrema precisione e da poco entrato in serviziO.

Tutto questo non sarebbe che un semplice inizio e sopratutto una fase di addestramento per mettere a punto personale e materiale.

Due Geschwader da bombardamento hanno avuto l'ordine di occuparsi esclusivamente di attacchi contro navi; esse d'ora innanzi attaccheranno qualsiasi bastimento inglese, anche le più piccole siluranti, allo scopo di allenarsi ed esperimentare i metodi di attacco.

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Quando tutto sarà a punto allora s'inizierà l'impiego delle bombe da 1000 kg. che per ora vengono tenute in serbo.

Una volta tolte di mezzo perchè affondate o in avaria le tre navi inglesi Hood, Repulse e Renown, la flotta tedesca potrà prendere tranquillamente il mare dato che à velocità e gittate superiori alle restanti navi da battaglia inglesi.

Il Maresciallo prevede che presto verrà il giorno in cui gli inglesi dovranno provare veramente cosa sia la paura. Intanto, anche oggi (la notizia è giunta mentre io mi trovavo dal Maresciallo) non appena sul cielo di Scapaflow è apparso il solito apparecchio da ricognizione tedesco, tutte le navi inglesi si sono affrettate a prendere il largo.

È stato anche constatato che il fuoco antiaereo inglese perde quasi completamente di efficacia al disopra dei 4000 metri.

LA GUERRA IN OCCIDENTE

Il Feldmaresciallo mi dichiara che entro il corrente mese la Germania disporrà di 152 divisioni, di cui 140 disponibili per la fronte occidentale.

Nonostante le vanterie franco-inglesi, i francesi sarebbero sinora riusciti in tutto ad occupare una striscia di territorio tedesco larga un miglio e profonda dai 50 ai 100 metri.

Gli inglesi sbarcati in Francia non oltrepassano per adesso le 5 divisioni.

Il Maresciallo non crede che il Poilu francese al momento dato combatterà con la stessa disperata ostinazione del soldato polacco il quale ha tenuto duro sino all'estremo perchè gli era stato dato ad intendere che una volta caduto in mano tedesca sarebbe stato irrimediabilmente ucciso.

I tedeschi hanno fatto studi ed esperienze pratiche sulle fortificazioni cecoslovacche e hanno ora appreso la tattica più adatta per la conquista di una linea fortificata; la linea delle fortificazioni polacche nella zona di Sosnowiec è stata assaltata e presa nel giro di 48 ore.

Certamente la linea Maginot è una cosa più seria; però anche in essa vi è un tratto sensibile: quello fronteggiante la Saar, che i francesi avevano piuttosto trascurato nella fiducia di poter ottenere la vittoria nel plebiscito e di poter fortificare così la frontiera orientale del bacino.

Il Maresciallo mi mostra in via riservatissima i diagrammi di produzione dei vari tipi di apparecchi tedeschi. A dicembre la Germania produrrà 400 Ju 88 al mese; ad aprile p. v. la produzione mensile globale di apparecchi ascenderà a 1000 unità; nel giugno successivo si arriverà a produrre 1250 apparecchi.

Con tali risorse, e coll'attuale superiorità di forze, il Maresciallo non può aver dubbi sull'esito della lotta; egli è sicuro della vittoria.

LA POSIZIONE DELLA RUSSIA

Il Maresciallo ritiene che la Russia finirà coll'entrare in guerra contro l'Inghilterra e trascinerà con sè volente o nolente anche la Turchia. I russi hanno molti apparecchi -così gli è stato riferito -, hanno un buon numero di sommergibili e sono in grado di dare preoccupazioni agli inglesi anche in India.

Stalin sarebbe profondamente antiinglese e sincero nel suo proposito di collaborare con la Germania. Per adesso i russi hanno lasciato alla Germania lo sfruttamento gratis per tutta la durata della guerra della zona petrolifera polacca sino alla frontiera romena. Sono assicurate anche le comunicazioni ferroviarie per i rifornimenti provenienti dalla Romania. È stata messa pure a disposizione dei tedeschi la transiberiana per i rifornimenti dei semi di soia dal Manciukuo. Il trattato di commercio concluso con la Russia prevede una massa di scambi per la somma di 2 miliardi di marchi.

La conversazione ha avuto infine per oggetto la questione della vendita all'Italia di 50-70 batterie c. a. di grosso calibro sulla quale avevo avuto istruzioni dal

R. Ambasciatore e un promemoria dall'Addetto Militare.

Mentre all'oggetto di cui sopra ho già riferito a S. E. Attolico, comunico per notizia di V. E. che il Feldmaresciallo mi ha invitato a tornare da lui martedì

p. v. onde avere il tempo di orientarsi meglio sulla questione.

Prima di congedarmi il Maresciallo Goring mi ha offerto di prendere posto nel suo treno e seguirlo in occasione del suo prossimo viaggio a Varsavia.

ALLEGATO 2

L'ADDETTO AERONAUTICO A BERLINO, TEUCCI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

R. 2280/s. Berlino, 14 ottobre 1939. Nella conversazione da me avuta ieri col Maresciallo Goring, mentre questi mi stava illustrando la forte produzione mensile di cannoni c. a. di grosso calibro, ho colto l'occasione per domandargli come mai non si erano sinora vendute all'Italia le 50 batterie c.a. richieste sino da questa primavera. Il Maresciallo mi ha risposto di voler essere completamente sincero; egli non aveva aderito alla vendita perchè da fonte più che sicura gli era stata data comunicazione che queste batterie sarebbero state da noi cedute alla Jugoslavia. Così stando le cose -e il Maresciallo per quanto un po' scosso dalle mie obiezioni, mi è sembrato far molto conto sulla autenticità dell'informazione -egli aveva preferito fare l'affare direttamente con Belgrado per avere in cambio rame ed altre materie prime di cui la Germania abbisogna. Il Maresciallo ha aggiunto che per quanto ben dotata di cannoni a.a. pure la Germania non poteva permettersi il lusso di privarsene per cederli a noi finchè noi non fossimo sicuri di avercene a servire. Si era accolta una richiesta olandese, perchè l'Olanda intende di sparare contro gli inglesi qualora questi sorvolino il suo territorio; e questa cosa, data la posizione geografica dell'Olanda nel Mar del Nord, non è completamente priva di interesse per i tedeschi: evidentemente se l'Italia avesse ad entrare in guerra, la Germania sarebbe pronta a privarsi di questo e altro per venire incontro all'alleata. Da parte italiana non si dovrebbe però avanzare richieste del genere di quelle avanzate cinque giorni prima dell'inizio dell'ostilità in Polonia, nelle quali fra l'altro si era denunziato un fabbisogno di 7.000.000 tonnellate di benzina di gran lunga superiore a quello tedesco. _ La posizione di non intervento assunta dall'Italia nel conflitto avrebbe grandemente addolorato e sorpreso il Maresciallo. Egli personalmente non aveva nutrito il menomo dubbio sulla nostra entrata in guerra sino al momento in cui aveva avuto occasione di sapere che V. E. si era espresso nel senso che l'Italia avrebbe dovuto in ogni caso essere tempestivamente consultata. Allora egli invitò von Ribbentrop a interrogare esplicitamente il Governo italiano, ma von Ribbentrop, ritenne la cosa superflua essendo secondo lui sicura l'entrata in guerra dell'Italia. Egli ha anche osservato che gli inglesi firmarono il trattato d'alleanza con la Polonia solo qualche ora dopo che fu nota al mondo la notizia che l'Italia non sarebbe entrata in guerra. Il Maresciallo ha letto attentamente l'ultima lettera del Duce al Ftihrer; lettera che -citandomene alcune frasi --definisce magnifica. Conosce il Duce, e comprende che se l'Italia non è entrata in guerra vuol dire che non era altrimenti possibile. Del resto, ha soggiunto il Maresciallo, è stato meglio così. Noi abbiamo detto in Germania -quello che in ultima analisi è la verità -che l'azione dell'Italia è stata decisa in perfetto accordo fra il Duce e il Ftihrer. E il popolo tedesco se ne è convinto.

Infatti, il Ministro Ciano non è stato mai tanto applaudito a Berlino come in quest'ultima visita.

Il Maresciallo si è dichiarato molto soddisfatto dell'ultimo discorso del Duce

alle gerarchie bolognesi. E ripetendone testualmente una parte ha detto che la

posizione dell'Italia non poteva essere meglio definita di così.

Per la conoscenza che egli ha del Duce e del Fascismo egli è convinto che l'Italia finirà con l'entrare in guerra a fianco della Germania; e l'occasione verrà presto, allorchè i francesi saranno obbligati dai poderosi attacchi tedeschi a sguarnire progressivamente la ora ben munita frontiera alpina.

Allora l'Italia, potrà avere il suo Impero; tutti i possedimenti francesi del

Nordafrica potranno appartenerle.

Ritornando alla questione dell'artiglieria c.a. il Maresciallo mi ha invitato a ritornare da lui martedì p. v. onde avere il tempo di orientarsi meglio sulle attuali possibilità tedesche ed in particolare sull'entità del parco controaerei polacco caduto in mano germanica.

Circa la richiesta di macchinario necessario per la fabbricazione in Italia dei cannoni c.a., vi sarebbero maggiori difficoltà; le necessità della produzione di guerra assorbono tutte le disponibilità esistenti in altri settori dell'industria, non solo ma anche l'insperato apporto delle 800 macchine rinvenute nelle fabbriche polacche. In Germania vi sarebbe ora una deficienza di almeno 3000 macchine, senza contare che ci si è qui impegnati a fornirne un buon numero alla Russia.

Il Maresciallo mi dichiara che egli ha dovuto già procedere ad acquisti in Svizzera e sarebbe certo una buona cosa se anche l'Italia potesse in proposito intendersi direttamente con questa Nazione. Tuttavia il Maresciallo è pronto a riesaminare l'elenco del macchinario richiesto per giudicare fino a che punto la Germania possa venire incontro all'Italia (1).

(l) -Come si desume dall'annotazione (vedi nota 3), il presente documento non fu spedito ed è perciò senza data, ma fu redatto certamente in data 14 ottobre in risposta al T. da Berlino 858, pervenuto a Palazzo Chigi il 14, alle ore 2,35. (2) -Vedi D. 739. (3) -Il presente documento porta le seguenti annotazioni a matita:

(4) Vedi D. 739.

(l) Non rintracciato.

756

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8977/1868. Washington, 14 ottob1·e 1939 (per. giorno 30).

Seguito mio rapporto n. 8651/1786 del 2 ottobre u. s. (2).

È noto a V. E. come la conferenza interamericana del Panamà, in quella parte del suo programma che riguardava la ricerca di un mezzo per porre il Continente Occidentale al riparo dell'attività dei paesi belligeranti, abbia concluso con l'emanare una dichiarazione in base alla quale veniva tracciata una zona atlantica (sajety beU) di larghezza variabile dalle 300 alle 600 miglia, estendentesi dai confini del Canadà fino all'estremo limite sud della Repubblica Argentina.

Già nel mio precedente rapporto sull'argomento avevo accennato alle difficoltà di neutralizzare praticamente questo enorme tratto di mare, sia per l'interferenza di possedimenti e colonie appartenenti a paesi belligeranti (Francia e Inghilterra) sia per l'insufficienza delle forze navali delle repubbliche latine. e degli Stati Uniti stessi, qualora fossero impegnati nel Pacifico.

In sede giuridica poi, la dichiarazione del Panamà presenta delle strane incongruenze. Possono infatti considerarsi e mantenersi neutre le acque territoriali di un paese neutro, in quanto questo eserciti su di esse diritti di sovranità, ma poichè tale non è il caso per il « safety belt » ci si chiede in che consista

(l} Il presente documento fu vistato da Mussolini.

!"illegalità di un atto di guerra commesso in questa zona e quale possa essere la sanzione che individualmente e collettivamente dovrebbero prendere i paesi americani.

La stampa e l'opinione pubblica americana, pur dando il più grande rilievo ai lavori della conferenza, non si sono tuttavia dissimulate questa difficoltà e non hanno occultato il loro scetticismo. È stato detto anche, a torto o a ragione, che una «fascia di sicurezza » neutralizzata finirebbe praticamente per giovare alla Germania che potrebbe tenervi i propri sottomarini al riparo delle insidie britanniche, mettendoli d'altro lato in condizioni di uscire facilmente dalla « fascia » per compiere atti di guerra.

Cordell Hull, alla conferenza della stampa del 4 corrente, ha tentato di inquadrare nei suoi veri limiti la portata del progetto che, come prima misura, implicherebbe la facoltà da parte dei paesi americani interessati, di pattugliare la zona a semplice scopo di informazione, mentre gli stati belligeranti verrebbero richiesti di riconoscerne la neutralità. Se questo riconoscimento non dovesse a\'er luogo. le ventun repubbliche americane, che però individualmente conservano immutata la loro libertà di azione, si consulterebbero nuovamente.

Sta di fatto intanto che l'Ammiragliato Britannico, in un comunicato emesso ieri, appellandosi alle norme del diritto internazionale che fissano generalmente a tre miglia la larghezza della striscia delle acque territoriali, precisa le sue intenzioni di non riconoscere la neutralità del mare oltre i limiti suddetti e fa preciso riferimento alle decisioni della Conferenza di Panamà.

In definitiva l'accordo si presenta ora come una platonica affermazione di principio. che però, nel quadro della neutralità, mira a ravvivare la solidarietà politica del Continente e a impostare una collaborazione commerciale ed economica dalla quale gli Stati Uniti sperano trarre vantaggi materiali di vasta portata.

È dunque specialmente su questo terreno che la Conferenza potrà forse

dare dei frutti concreti. In essa si è infatti decisa la creazione di un Comitato

Consultivo economico-finanziario interamericano che si prevede inizierà i suoi

lavori in Washington non più tardi del 15 novembre. Per quanto concerne

questo aspetto dei lavori propostisi dalla conferenza, e le possibilità di sviluppo

di una politica economico-finanziaria in grande stile, mi riferisco al mio ultimo

rapporto n. 8892/1850 del 10 ottobre (1).

(2) Vedi D. 569.

757

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 162. Ankam, 15 ottobre 1939, ore 13 (per. ore 17 !.

Miei telegrammi 157 (2) e 158 (3). Circa richieste avanzate da Governo russo a quello turco aggiungo che secondo voci incontrollabili ma diffuse si precisa quanto segue: Molotov avrebbe

tll Non rintracciato.

12) Vedi D. 669.

•3) Vedi D. 732.

chiesto a Ministro Affari Esteri turco la cessione di una base navale a Zanguldak sulla costa asiatica (Mar Nero), di una altra base navale a Mudania (nel Mar di Marmara) e di un base aerea a Cianackale (riva dei Dardanelli).

Al rifiuto turco basato sulla menomazione dell'indipendenza e sovranità territoriale, U. R. S. S. avrebbe replicato essere tale scrupolo fuori di luogo dopo precedente della concessione all'Inghilterra, in periodo sanzionista, della base di Cesme.

Von Papen mi ha chiesto poi se io avessi sentito dire che tra le richieste dei russi vi erano anche quella della libertà di passaggio su territorio Anatolia a truppe russe verso Irak.

Ho risposto che nulla mi risulta. Che le richieste russe siano state almeno da principio esorbitanti è provato: l) Dallo smarrimento di questi circoli governativi specie nella prima settimana delle conversazioni di Mosca; 2) Dal silenzio imposto d'un tratto alla stampa non solo sui negoziati ma anche sulla tanto vantata amicizia con la Russia; 3) Dal costante richiamo alla recente intesa con le grandi democrazie che sembra più che altro un S. O. S.

Azione politica turca in questi giorni si riassume così: tenace resistenza a richieste russe; salvataggio nella mtsura del possibile dei recenti e non ancora consolidati accordi con l'Inghilterra e Francia.

Oggi parte per Mosca questo Ministro dell'Agricoltura con una delegazione di deputati e giornalisti allo scopo visitare esposizione agricola. Menemencoghlu mi ha detto che questa visita non ha carattere politico e non è in connessione con i negoziati in corso.

758

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, A TUTTI I CONSOLATI IN GERMANIA (1)

T. 24510 P. R./c. Roma, 15 ottobre 1939, ore 21,40.

Seguite attentamente stato d'animo di codesta popolazione in relazione alle

vicende della situazione internazionale, all'andamento delle operazioni militari

e alle restrizioni di vario genere alle quali è sottoposta.

Riferite periodicamente al riguardo con la massima obiettività.

759

IL PROFESSOR PERASSI, CONSULENTE GIURIDICO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO. Roma, 15 ottobre 1939.

Nel progettato scambio di note (2) è detto che ciascuno dei due Governi «est

résolu à s'inspirer des principes énoncés dans le Pacte d'amitié, de conciliation

et de réglement judiciaire signé à Rome le 23 septembre 1928, entre l'Italie

et la Grèce ».

4..,..,

Il

Questa dichiarazione di « ispirarsi ai principi » del Patto. che è scaduto il

30 settembre, ha una portata politica in quanto in quel Patto (artt. 1-4) sono

sostenute le seguenti disposizioni di carattere politico:

Art. l. Les deux Hautes Parties contractantes s'engagent réciproquement

à se préter leur appui mutue! et leur collaboration cordiale pour le maintien

de l'ordre établi par les Traités de Paix dont Elles sont toutes deux signataires,

ainsi que pour le respect et l'exécution des obligations stipulées dans les dits

Traités.

Art. 2. Au cas où l'une des Hautes Parties contractantes deviendrait

l'objet d'une agression non provoquée de la part d'une ou de plusieurs Puis

sances l'autre partie s'engage à observer la neutralité pendant toute la durée

du confl.it.

Art. 3. Au cas où la sécurité et les intérets d'une des Hautes Parties

contractantes seraient menacés par suite d'incursions violentes provenant du

dehors, l'autre Partie s'engage à lui preter son appui politique et diplomatique,

dans le but de faire disparaìtre la cause de ces ménaces.

Art. 4. En cas de complications internationales si les deux Hautes Parties

contr.actantes sont d'accord que leurs intéréts .communs sont ou pourront etre

menacés, elles s'engagent à se concerter sur les mesures à prendre en commun

pour les sauvegarder.

Gli altri articoli del trattato sono diretti a regolare il procedimento con

ciliativo e giudiziario (competenza obbligatoria della Corte permanente di

Giustizia internazionale) per tutte le controversie che potessero sorgere fra i

due Stati.

La dichiarazione di « ispirarsi ai principi )> del Trattato non può ritenersi

giuridicamente equivalente ad una proroga di questa parte del Trattato nel senso

che le due Parti continuino ad avere gli stessi obblighi e gli stessi diritti per

quanto riguarda i procedimenti di soluzione delle eventuali controversie.

In sostanza, quella dichiarazione lascia a ciascuno dei due Governi una larga discrezionalità al riguardo: il che significa, in concreto, che, nel caso di una controversia, il procedimento conciliativo ed, in particolare, quello giudiziario avanti alla Corte non potrebbero promuoversi se non in seguito ad accordo fra i due Governi. e non per ricorso unilaterale di uno di essi.

D'altra parte è da rilevare che una rinnovazione del Trattato italo-greco, anche per la parte non politica relativa alla conciliazione ed al regolamento delle controversie, esigerebbe una notevole revisione, data la posizione assunta dall'Italia nei riguardi della Corte Permanente di Giustizia internazionale.

(l) -Il presente telegramma fu spedito anche ai consolati a Vienna, Praga, Graz. Innsbruck, Klagenfurt, allora compresi tra quelli in Germania. (2) -Vedi D. 729.
760

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A KAUNAS, CIPPICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 1995/435. Kaunas, 15 ottobre 1939. Con l'accordo lituano-sovietico, che è stato ratificato ieri da questo Seim,

la Lituania è entrata nell'orbita della Russia ed è rimasta privata di quella indipendenza e di quella posizione di neutralità che essa si era tenacemente

sforzata ed illusa di poter conservare, facendo il solo scopo della sua azione

nel campo esterno durante gli ultimi diciotto mesi.

Con l'accordo lituano-sovietico e con il patto di mutua assistenza in esso

incorporato la Russia ha ottenuto di presidiare alcuni punti del territorio

lituano, che rimangono ancora da determinare, con le sue truppe e con reparti

di aviazione. Gli effettivi sovietici in Lituania ammonteranno a circa 20 mila

uomini. La Russia ha ottenuto inoltre di difendere, in comune con le forze

armate lituane, le frontiere di questo paese contro ogni minaccia diretta sia

contro di esso che contro la medesima U.R.S.S. attraverso il territorio lituano.

L'impegno con il quale la Russia si è assunta di fornire armamenti alla Lituania

a speciali condizioni di favore significa che questo esercito verrà a dipendere

dall'U.R.S.S. per la fornitura di una parte notevole del suo materiale bellico.

Con l'accordo che ha la durata di quindici anni, le due parti si sono impegnate

a non stipulare o partecipare ad accordi comunque rivolti contro una di esse,

ed hanno deciso di consultarsi sulle misure atte a garantire l'integrità dei due

paesi nel caso di ogni minaccia esterna.

La Lituania ha ottenuto con l'accordo l'impegno dell'U.R.S.S. di «rispettare>> la sua sovranità e di non intromettersi nei suoi affari interni. Essa ha inoltre ottenuto la retrocessione in suo favore della città e di una parte del territorio di Vilna con una superficie di circa seimila kilometri quadrati ed una popolazione di circa 430 mila anime (solo una quarta parte circa della nuova popolazione è costituita da lituani, mentre essa conta più di 100 mila ebrei, residenti quasi tutti a Vilna dove formano all'incirca i due quinti della popolazione, e 200 mila tra polacchi, russi bianchi, grandi russi ed altri gruppi etn.ici minori).

Sulle trattative che hanno portato in pochi giorni, a Mosca, alla conclusione dell'accordo lituano-sovietico è stato mantenuto qui il più grande riserbo. Sembra però che la Lituania ha dovuto accettare nella intierezza le varie condizioni impostele sin dal primo momento dalla Russia. Tutt'al più la resistenza iniziale opposta da questo paese alla richiesta russa di stabilire truppe sul suo territorio ha determinato, come contropartita, la « concessione » s.ovietica. di ridurre da 25 a 20 mila circa il numero dei soldati da inviarsi qui. Ma risulta anche che, attraverso la fermezza con la quale ha posto le sue condizioni. la Russia ha tenuto ad imprimere alle conversazioni una atmosfera volutamente cortese, amichevole.

È stata qui rilevata, non senza amarezza, l'abilità del metodo posto dalla Russia coll'assicurarsi la sua nuova posizione nel Baltico per tappe successive: nella conclusione del patto russo-estone questo Governo aveva ritenuto semplicemente di riconoscere l'intenzione russa di ottenere una situazione strategica atta a meglio tutelare gli accessi e l'attività del porto di Leningrado; ancora nella conclusione successiva del patto russo-lettone la Lituania vide sì l'intendimento russo di assicurarsi un predominio sul Baltico, ma confidava che essa, paese povero e detentore di una fascia costiera priva di porti e lunga solo una ventina di kilometri, non avrebbe subito molestie. Ma più che alla tattica russa la mancata formazione di un fronte tra i tre Stati baltici, fronte che avrebbe pur riunito un mezzo milione di uomini, è dovuta alla mancanza di consistenza, rivelatasi assoluta, della cosidetta Intesa baltica e delle misure che i tre paesi

avevano rumorosamente adottato al principio del corrente anno per assicurare la comune tutela della loro neutralità.

Ancora alla vigliia della partenza della sua delegazione per Mosca la Lituania si era illusa di poter mercanteggiare nei negoziati col giudicare (l) su una presunta discordanza che sarebbe esistita tra Berlino e Mosca anche dopo la conclusione dell'accordo germano-russo; la Lituania infatti ricordava gli incoraggiamenti ricevuti negli ultimi tempi dal Reich e culminati con i suggerimenti ufficiosi fattile da Berlino in epoca recentissima, affinchè nell'imminenza dell'avanzata russa in Polonia essa procedesse a rioccupare il territorio di Vilna. Ma a Mosca la Lituania ha compreso che l'accordo germano-russo era diventato (probabilmente, secondo qui si presume, in seguito al secondo viaggio di Ribbentrop a Mosca) una realtà pienamente operante. Resasi conto che essa era stata ormai assegnata alla sfera di influenza russa e che nulla più poteva sperare dalla Germania, la Lituania ha dovuto piegarsi e accettare integralmente le condizioni di Mosca.

Sembra, come qui si tiene ad affermare, che la stessa restituzione di Vilna alla Lituania sia stata imposta dalla Russia. Nell'atteggiamento di scrupolosa neutralità che essa ha tentato fino all'ultimo di mantenere, la Lituania aveva visto infatti la sola possibilità di ottenere, un giorno, dai paesi democratici, la restituzione di Memel (la maggior parte di questi dirigenti, ligi alla mentalità ed alla propaganda di Londra e di Parigi, pensa tuttora che la guerra si risolverà in una disfatta tedesca). Insieme con la restituzione di Memel la Lituania aveva pensato che la sua neutralità le potesse un giorno fruttare anche la retrocessione di Vilna da parte di una Polonia riconoscente per il suo non-intervento e resa forse saggia dall'esperienza circa l'opportunità di alleggerire il gravame delle proprie minoranze. Se la Lituania non ha ceduto in passato alle lusinghe tedesche ciò si è dovuto al suo timore che, occupando Vilna ed entrando così nell'orbita germanica, essa avrebbe corso il rischio di vedersi «punita», per divenire un giorno una semplice provincia in una Polonia ricostituita. Pertanto, è da ritenere che anche nelle trattative con Mosca la Lituania abbia per lo meno tentato di lasciare impregiudicata la questione di Vilna: accettando Vilna, sia pure dalle mani di una Russia divenuta la sua protettrice, la Lituania sa di avere acceso una ipoteca a favore di una Polonia eventualmente ricostruita ed appoggiata dagli alleati nelle sue rivendicazioni verso Vilna ed il Baltico. A tale riguardo va segnalato il fatto che questo Ministro di Polonia ha presentato giorni or sono una nota di protesta a questo Governo per la resa di Vilna ed è quindi partito dalla Lituania con il personale della sua Legazione, i cui affari restano ora affidati a questa Rappresentanza britannica.

La Lituania, caduta oggi nell'orbita russa anche come conseguenza del timore e del vero odio nutrito dalla maggioranza di questa classe dirigente verso la Germania nazista, ha accettato l'accordo impostale da Mosca con apprensione, temperata da qualche speranza. Occorre ricordare che una parte non indifferente di questa popolazione, memore del pur mite giogo russo che qui esisteva prima della Grande Guerra e memore della maggiore durezza del giogo tedesco che essa conobbe dal 1917 al 1918, preferisce di vedere questo paese

rientrare nell'orbita russa anzichè in quella germanica. Molti lituani sentonò che, sotto qualunque Russia, essi potranno conservare la loro nazionalità meglio che non sotto una Germania la cui organizzata efficienza essi paventano anche come forza snazionalizzatrice. Pertanto la Lituania, paese povero la cui popolazione pur cattolica è relativamente la più slavizzata tra quelle dei paesi baltici, abitata da un numero rilevante di ebrei, e assillata oggi da nuovi problemi economici ed etnici dopo la ripresa di Vilna si presterebbe probabilmente con relativa facilità ad una azione che venisse intrapresa dall'esterno per bolscevizzarla. D'altra parte i dirigenti lituani ostentano di considerare ,che una reale evoluzione divida la Russia comunista d'un tempo dalla Russia odierna di Stalin: essi trovano inoltre, per ora, conforto nelle categoriche assicurazioni di disinteressamento alla faccende :interne di questo paese, ricevute dai dirigenti del Cremlino.

Nella recente ripresa di attività russa nel Baltico i dirigenti lituani hanno voluto sopratutto vedere una spinta nazionalistica diretta a riaccaparrare gli antichi confini della Russia. Essi ritengono che la Lituania rappresenti quindi oggi un anello in una cinta puramente difensiva creata dalla Russia intorno alle sue frontiere nord-occidentali. La Lituania confida inoltre che la Russia saprà proteggerla contro i pericoli esterni meglio di quanto essa stessa non avrebbe potuto fare nella sua situazione di effettiva ma cosi precaria indipendenza mantenuta fino a ieri. La Lituania crede pertanto di poter nutrire qualche speranza, anche attraverso le incognite che il suo avvenire appare riservare.

(l) Sic.

761

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 24534/85 P. R. Roma, 16 ottobre 1939, ore 11,20.

Vostro senza numero del 13 corr. (1).

Sojuznefeexport ha telegrafato ieri R. Marina dicendo essere impossibilità continuare consegne nafta ,come da accordi 21 marzo 1932 ed 11 dicembre 1935, e per evitare a noi inutili S!Jese ha consigliato non inviare navi per caricare nafta come previsto.

Poichè tale telegramma è in contraddizione con assicurazioni a Voi date pregovi intervenire urgenza perchè consegna nafta avvenga come da Voi indicato, telegrafando risultato.

762

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA

T. 24520/371 P. R. Roma, 16 ottobre 1939, ore 14,30.

Prego invitare codesto R. Addetto Militare continuare appoggiare trattative fornitura codesto Governo autocarri Fiat, riferendo risultati.

31-Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

(l) Non pubblicato.

763

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 63. Oslo, 16 ottobre 1939, ore 19,50 (per. ore 21,20).

Ho interpellato stamani Segretario Generale Affari Esteri che parteciperà riunione Stoccolma 18 corr.

Mi ha detto che non è stato fissato programma lavori, che ignora tuttora risultato colloqui Mosca delegato Finlandia, colloqui tenuti ermeticamente segreti, ma che apprensione Finlandia per cui tanta parte della popolazione nonchè famiglie alcuni funzionari rappresentanti esteri evacuano Helsinki non troverebbero per quanto gli consta sufficiente giustificazione.

Per il momento non esistono segni del proposito russo di cui si è parlato recentemente di voler giungere attraverso Finlandia settentrionale sino costa Norvegia e Atlantico. Capi Stato secondo ogni probabilità non prenderanno l'iniziativa per pace .conflitto anglo-tedesco ma .ho avuto l'impressione che in questo momento si sarebbe meno alieni dall'assumerne di quanto Io si sia stato sino ad ora, se all'uopo venisse richiesta ed incoraggiata.

Riunione risulta quindi soltanto manifestazione solidarietà nordica riguardo Russia di contenuto più concreto che per il passato. Ad onta nuova situazione dovuta pressione russa nulla permette pensare che da parte Norvegia almeno si sia formata nel Paese disposizione d'animo meno avversa alla Germania.

764

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 167. Copenaghen, 16 ottobre 1939 ,ore 19,58 (per. giorno 17, ore 0,15).

Mandando corriere che giunga a V. E. prontamente, ritengo opportuno informare telegraficamente delle impressioni avute iersera alla Legazione di Germania in occasione di un concerto pro assistenza invernale. Atmosfe.ra tesa malgrado notizia affondamento grande unità marina da guerra britannica; scarsa rappresentanza colonia, ·scarsissimo Corpo diplomatico (oltre me Ministro di Spagna Ministro di Romania e moglie Ministro Argentina). A differenza ostentata sicurezza di appena 10 giorni fa, malcelato nervosismo da parte Ministro. Questi durante concerto mi domandò bruscamente se sapevo data precisa di V. E. a Berlino e contenuto missione affidata Bastianini, quasi seguendo ad alta voce corso intima preoccupazione. In seguito mi parlò a lungo dell'evolversi dell'azione russa nel Baltico, come di un episodio che aveva suo valore solo per durata attuale guerra, insistendo sul fatto che non erano stati tedeschi a svegliare per primi l'orso moscovita e precisando che a Berlino gli è stato detto che suggerimento collaborazione russa era venuto dal Duce; in fine ebbe aspre parole per l'Inghilterra che non aveva voluto assecondare quello che pur era il programma

di politica estera di Hitler; una specie condominio europeo anglo-tedesco. Alla Germania mano libera in oriente; all'Inghilterra in Occidente, Mediterraneo compreso; dimenticando forse che questo non poteva essere programma più gradito per una collaborazione italo-tedesca.

Anche il Consigliere di Legazione sovracitato (l) voleva sapere se in Italia si era « nervosi » e parlava con la mentalità di un « muoia Sansone con tutti i filistei ».

765

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 346. Budapest, 16 ottobre 1939, ore 22,18 (per. giorno 17, ore 0,15).

Anche a questo Ministero degli Affari Esteri si hanno informazioni secondo cui non sarebbe da escludersi che Russia, malgrado recenti promesse alla Germania, voglia risolvere questione Bessarabia dopo aver liquidato problema baltico.

Vice Ministro Affari Esteri (Csaky è tuttora ammalato) mi diceva che se alcuni g1orni fa si poteva pensare che Romania non si sarebbe eventualmente opposta, fatto che truppe romene erano state trasportate ora dalla Transilvania in Bessarabia poteva fare ritenere che Romania mostrasse voler resistere.

Comunque in ambedue ipotesi (se resistesse sarebbe inevitabilmente vinta ed invasa) Governo ungherese doveva ora seriamente riflettere sul pericolo rappresentato dalla Russia, che non si poteva d'altra parte fermare ,che ai Carpazi di Transilvania: con ciò Ungheria riprenderebbe suo compito storico per il bene di tutta l'Europa. Vice Ministro Affari Esteri mi ha detto che V. E. sarebbe al corrente; egli si riservava parlarne anche con Ministro Germania.

766

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 208. Mosca, 16 ottobre 1939, ore 23,45 (per. giorno 17, ore 6,10).

Mio telegramma n. 207 (2).

Ho chiesto stamane a Vice Commissario Affari Esteri quale fondamento avesse notizia divulgata da Radio britannica secondo la quale accordo turcosovietico sarebbe stato già virtualmente raggiunto. Mi ha risposto notizia era infondata e che «si era ancora abbastanza lontani da un completo accordo». Discussioni continuano e Vice Commissario esclude possano giungere a conclusione nè oggi nè domani.

Trincerandosi dietro impegno del segreto non mi ha detto nulla circa punti controversi ma solo ha contradetto mia supposizione che Turchia voglia Trattato

mutua assistenza con U.R.S.S. senza rinunziare alla parte sostanziale dei suoi accordi di massima con Inghilterra e Francia.

Ho tratto comunque impressione che U.R.S.S. continui esercitare forti pressioni per convincere Turchia ad armonizzare propria politica estera specialmente con quella sovietica.

Vice Commissario è ritornato sull'argomento da lui toccato nèlla nostra ultima conversazione (mio telegramma n: 184) (l) e cioè sull'opportunità che l'Italia faccia un « gesto » capace di calmare sospettosità turca nei nostri riguardi. Egli ha insistito che gesto del genere sarebbe in questo momento «oltremodo utile e tempestivo». Avendo io accennato alla notizia apparsa in alcuni giornali secondo la quale Governo Italiano si proporrebbe diminuire proprie forze nel Dodecanneso, Vice Commissario mi ha chiesto se ciò era stato confermato ufficialmente.

Gli ho risposto che non avevo ricevuto alcuna informazione al riguardo. Per mio orientamento gradirei conoscere pensiero di V. E. circa suggerimenti del Vice Commissario Affari Esteri.

(l) -Sic. (2) -Vedi D. 744.
767

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 210. Mosca, 17 ottobre 1939, ore 13,57 (per. ore 16,15).

Mio telegramma n. 208 (2). Sembra che Ministro degli Affari Esteri turco lascerà Mosca questa sera senza aver concluso nulla.

768

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 169. Copenaghen, 17 ottobre 1939, ore 18,43 (per. ore 23).

Ministro degli Affari Esteri, che partirà per Stoccolma stasera al seguito del Re, mi ha detto che, dato momento, convegno assume valore e dimostra solidarietà nordica per quanto notizie avute gli fanno credere che pretese russe di fronte Finlandia siano molto più moderate di quelle imposte Estonia: in ogni modo egli esclude che Svezia si lascerà coinvolgere in eventuale conflitto russofinlandese. Esclude ugualmente iniziativa mediazione pacificatrice non ritenendo tempo maturo; comunicato finale esprimerà tuttavia desiderio ed invito per pace.

Mi ha confermato che tra le questioni diplomatiche verrà trattata anche quella di cui al mio telegramma n. 168 odierno (3).

(l) -Vedi D. 603. (2) -Vedi D. 766. (3) -Non pubblicato, riguarda l'atteggiamento degli Stati di Osio di fronte a vari problemi della navigazione in tempo di guerra.
769

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 196. Washington, 17 ottobre 1939, ore 19,26 (per. giorno 18, ore 4,20).

Nel corso discussione Senato progetto di legge di riforma neutralità, Senatore Pittman ha ieri presentato emendamento in base al quale verrebbe soppresso qualsiasi credito ai belligeranti.

Detto emendamento, invocato da numerosi senatori, abolisce anche clausole dei 90 giorni di credito ai compratori merci americane e rimane soltanto principio del « cash and carry ».

Si ritiene che con l'introduzione dell'emendamento in parola discussione Senato legge neutralità avrà più rapido corso perchè maggioranza propende idea vendita armi e munizioni ed altre merci a tutti i belligeranti purchè queste vengano subito pagate e trasportate a rischio e pericolo acquirenti.

All'osservazione mossa da alcuni che con applicazione del « cash and carry » Stati Uniti favoriranno parte belligerante che ha supremazia mare si risponde da molti che nel fondo è ciò che Stati Uniti desiderano per l'avversione sempre crescente verso la Germania, specialmente in vista della guerra sottomarina, e non celato desiderio aiutare Inghilterra e Francia.

È ancora in vivace discussione con opinioni contrastanti questione divieto navi americane recarsi in acque paesi belligeranti.

770

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 105. Helsinki, 17 ottobre 1939, o1·e 21,55 (per. giorno 18, ore 3).

Mio telegramma n. 104 (1).

Sembra che Delegazione finlandese da Mosca non ha portato quella chiarificazione che molti si attendevano e permane sempre il più stretto segreto sulla base negoziati in corso.

Tuttavia tra le voci che circolano trovano maggiore credito quelle che identificano difficoltà per intesa non tanto nelle richieste di carattere territoriale, che sarebbero abbastanza moderate, ma in una precisa domanda di alleanza militare che Finlandia ricuserebbe con pretesto sua neutralità, ma in realtà per evitare contatti e convivenza relazioni cordiali apertamente in contrasto con suoi sentimenti e suo orientamento politico attuale. Non è ancora decisa data ritorno a Mosca delegati finlandesi. Poichè però non sembra che sovieti abbiano fissato termine perentorio è chiaro che questo Governo ne approfitta per persistere nella tattica dilatoria assunta sin da principio dei contatti non soltanto per

differenziarsi da procedura che Stati Baltici hanno dovuto subire ma anche e sopratutto nella speranza che decisione della riunione Capi di Stato domani a Stoccolma sia di natura da rafforzare posizione politica Finlandia con impegni che consentano confidare maggiormente nel futuro. Capitale e così anche fisionomia paese appare calma risoluta. Sgomberate città principali, completa mobilitazione militare e civile decreto servizio lavoro obbligatorio questo piccolo Paese elimina ogni dissenso interno attende eventi con fermezza e disciplina.

(l) Vedi D. 745.

771

IL MlNISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA

T. 572/170 R. Roma, 17 ottobre 1939, ore 22.

Dichiarazione di Panamà relativa alla creazione di una zona· di sicurezza attorno al ,continente americano è stata ufficialmente notificata da Governo panamense ai Governi tedesco, britannico e francese.

Reazioni predetti Governi sarebbero in massima, a quanto sinora risulta, sfavorevoli. Gran Bretagna e Francia avrebbero in proposito posto quesiti e chiesto delucidazioni a codesto Governo.

V. E. vorrà seguire questione, riferendo quanto potrà possibilmente risultare al riguardo.

772

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 211. Mosca, 17 ottobre 1939, ore 22,25 (per giorno 18, ore 4,20).

Telegramma di V. E. n. 85 (1).

Ho fatto subito passo presso il Presidente Ente Esportazione Nafta. Sono dolente di dover informare che mi è stata confermata assoluta impossibiltà effettuare consegne secondo promesse fatte 13 corrente. Presidente si è scusato aver dato allora assicurazione che non è poi stato in grado di mantenere « per serie ragioni sopravveaute dopo quella data». Nonostante insistenti richieste egli si è rifiutato precisare suddette ragioni e si è ugualmente rifiutato di dare qualsiasi indicazione circa possibilità futura di rifornimenti; mi ha consigliato poi intervenire presso il Vice Commissario Affari Esteri facendo rilevare gravità inadempienza sovietica. Egli si è riservato esaminare questione.

Indirizzo oggi stesso a Commisariato Affari Esteri Nota con la quale riferendomi scambio di Note del 7 febbraio sollevo formale reclamo e chiedo mantenimento impegni derivanti dal contratto.

(l) Vedi D. 761.

773

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 239. Sofia, 17 attore 1939, ore 22,30 (per. giorno 18, ore 8).

Telegramma per corriere 193 (l) e telegramma n. 232 (2).

Colonnello Bojdev è rientrato da Mosca.

Massimo riserbo viene mantenuto circa esito sua missione che pare accertato non siasi limitata solo trattative istituzione linea aerea.

Secondo quanto Ministro della Guerra avrebbe detto stamane Addetto militare germanico, Russia avrebbe proposto Bulgaria patto mutua assistenza, al che si sarebbe risposto offrendo soltanto patto di non aggressione, che da parte sovietica non verrebbe ritenuto sufficiente.

Asserito fallimento trattative turche sovietiche provoca certo nervosismo per diffuso timore Bulgaria possa trovarsi presa fra due contendenti, mentre atteggiamento jugoslavo non appare rassicurante.

774

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. 574/448. Roma, 17 ottobre 1939, ore 23,55.

Ho preso visione di quanto codesto R. Addetto Aeronautico ha riferito circa la sua conversazione col Maresciallo Goering (3). Ritengo opportuno, in relazione alle dichiarazioni fatte dal Maresciallo, che Teucci faccia cor.venientemente presente quanto segue:

l) È assolutamente priva di fondamento la supposizione che il Governo Italiano avrebbe avuto intenzione di vendere alla Jugoslavia le batterie antiaeree richieste dalla Germania. Tornerebbe, anzi, gradito conoscere come una voce simile abbia potuto trovare credito;

2) È anche inesatto che l'Italia abbia chiesto 7 milioni di tonnellate di sola benzina. Come vi è personalmente noto, furono richieste, con lettera del Duce al Fiihrer del 26 agosto (4), 7 milioni di tonnellate di« oli minerali»;

3) È ancora priva di fondamento l'affermazione che l'Inghilterra abbia firmato il trattato di alleanza con la Polonia soltanto dopo che fu nota la notizia che l'Italia non sarebbe entrata in guerra. Sta di fatto che l'Inghilterra ha firmato l'accordo di mutua assistenza con la Polonia il 25 agosto (vedi Libro Bianco britannico) (5), mentre l'atteggiamento del Governo italiano non fu dichiarato che il 1° settembre 1939 con il noto comunicato del Consiglio dei Ministri.

(l) -Riferimeto errato: si tratta forse del Telegramma per corriere 196, non pubblicato. (2) -Vedi D. 681. (3) -Vedi DD. 739, 754 e 755. (4) -Vedi D.D.I. Serie VIII, vol. XIII, D. 304. (5) -Agreement between the Government of the United Kingdom and the Polish Government regarding Mutua! Assistence, Cmd 6144, 1939. Per il testo integrale del protocollo segreto vedi Cmd 6616, 1945.
775

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 33. Berna, 17 ottobre 1939 (per. giorno 20).

Le autorità germaniche della Svizzera si lamentano pel fatto che la montatura antitedesca di questi ambienti aumenta sempre più. Il Console Generale Krauel ha detto constargli che in alcuni circoli intellettualoidi della Svizzera romanda si afferma decisamente che uno dei mezzi più diretti per farla finita sarebbe che la Svizzera lasciasse liberamente passare le truppe francesi per attaccare la Germania dal Sud.

Quanto alla situazione militare sul fronte Ovest, lo stesso Krauel ha detto al Console Generale di Ginevra risultargli che i francesi si attendono ad una grande offensiva tedesca, ma a quanto egli sapeva da Berlino, « tale offensiva non avrà luogo».

Mi è stato detto che Léger, parlando con un Ministro di Potenza neutra a Parigi, gli ha fatto comprendere la perplessità di fronte alla quale si trovavano le autorità militari francesi data la situazione strategica che appare pel momento insolubile. Léger ha espresso anche il suo scetticismo circa l'efficacia del blocco economico ed ha affermato che, per ora almeno, era da escludersi un'offensiva francese su vasta scala.

776

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6466/2932. Parigi, 17 ottobre 1939.

Mio telegramma n. 353 dell'll corr. (1).

A seguito del mio telegramma sopracitato, trasmetto qui unito per opportuna conoscenza copia di un rapporto inviato al Ministero della Marina da questo Addetto Navale circa la questione in oggetto (2). Come risulta da tale rapporto, la tendenza degli ambienh navali americani di Parigi è di considerare la Dichiarazione di Panama come un atto di politica interna americana, puramente platonico nel campo internazionale e destinato a restar tale almeno fino a quando non avvenga presso le coste americane qualche grave episodio di guerra che possa costituire una minaccia per la neutralità delle Repubbliche americane.

Inoltre sembra che il Governo francese, pur desiderando essere accomodante verso le pretese degli Stati Uniti, assumerebbe probabilmente nei confronti della Dichiarazione stessa un contegno negativo, qualora fosse ufficialmente interpellato in merito; e ciò in conseguenza della ferma presa di posizione già avvenuta da parte della Gran Bretagna.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. L'oggetto dei due documenti è: « Dichiarazione di Panamà •·
777

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 1804/835. Copenaghen, 17 ottobre 1939.

Ieri ho avuto la prima visita del nuovo Ministro di Turchia Sevket Fuat Keçeci. Viene direttamente dal Ministero degli Esteri dove era capo del protocollo, ma ha tenuto subito a dirmi che nel 1924 aveva fatto parte del personale dell'Ambasciata di Turchia a Roma e che aveva avuto occasione di conoscere, apprezzare ed amare il nostro Paese. Di carattere socievole, di facile parola e di intelligenza vivace mi parlò a lungo della intricata situazione attuale, a cuore aperto, diceva lui, come si conviene parlare tra «mediterranei».

Delle molte cose da lui trattate credo poter fissare i seguenti punti, per quanto non sempre il suo dire poteva esser seguito con filo di logica.

l) La cessione alla Turchia da parte della Francia del Distretto di Alessandretta non aveva costituito un « mercato » la cui contropartita sarebbe la firma del patto anglo-franco-turco. La questione di Alessandretta era stata sollevata da Ataturk in base ad una clausola del trattato di pace e la Francia sin da allora ne avrebbe riconosciuto il giusto fondamento. Una pura casualità (la maturità della pubblica opinione francese) aveva fatto sì che l'effettiva cessione coincidesse con l'elaborazione del trattato di alleanza franco-anglo-tur.co.

2) Nessuna intima simpatia della Turchia per la Russia. Ma la nuova Turchia che ha tanto sofferto nei secoli per opera della Russia e che ora vuole poter continuare in pace e sicurezza la sua grande opera di ricostruzione civile, deve in primo luogo far di tutto per assicurarsi un atteggiamento amichevole russo. È per questo che la Turchia ha sempre tenuto al corrente la Russia delle sue trattative coi franco-inglesi (la Russia però non l'ha pagata •Con la stessa moneta e non ha comunicato niente alla Turchia delle sue trattative con i francoinglesi prima e con i tedeschi poi).

3) Il patto anglo-franco-turco non comporta nessuna obbligazione turca di concorrere ad una aggressione. I franco-inglesi avrebbero voluto assicurarsi il ·Concorso turco solo per la difesa dei Balcani (Romania) contro un eventuale tentativo di manomissione tedesca in caso di guerra.

4) Egli spiega il prolungato soggiorno a Mosca del suo Ministro degli Esteri con la convenienza di attendere di esser sicuri, prima di fissare con un nuovo accordo le relazioni turco-russe, dell'atteggiamento dell'Inghilterra di fronte alla Russia. L'attitudine di agnosticismo che l'Inghilterra ha conservato di fronte alla aggressione russa della Polonia, continuerà anche ora che la pressione dei russi si esercita sugli Stati Baltici?

Insomma per quanto il Ministro di Turchia non sia stato così esplicito, dal colloquio avutò con lui deduco che se la Turchia firmerà il patto d'alleanza già da tempo elaborato con la Francia e l'Inghilterra, ciò vorrà dire che la Turchia è convinta che l'attuale coUaborazione russo-tedesca non implica un effettivo concorso russo nella guerra contro l'Inghilterra, perchè quello che la Turchia sovra tutto vuole è di non doversi trovare in nessun caso in conflitto con la Russia.

778

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 4876/1294 Belgrado, 17 ottobre 1939 (per. giorno 24).

Seguito mio telespresso n. 4821/1281 del 15 corr. (1).

Ho avuto modo, stamani, di far parola con Cincar-Markovié del proclama diretto dal Ministro della Guerra generale Nedié, alle forze armate jugoslave in occasione del sopraluogo compiuto dal Principe Reggente nel settore di Skofja Loka, alla frontiera Giulia. È stato come se gli avessi offerta la più gradita ed attesa opportunità di farmi una carica a fondo contro il Nedié e contro la totale incomprensione, di cui sta dando continue prove, dei seri imbarazzi che la sua speciale mentalità va procurando al Governo nelle difficili circostanze attuali. Mi ha confermato che la visita del Principe a Skofja Loka era stata progettata unicamente per occasionare una manifestazione di lealismo militare jugoslavo in zona vicina a quella ove recentemente si erano verificati molti e non lievi casi di indisciplina, di disordine, di ammutinamenti fra i richiamati della regione croata.

Il generale Nedié avrebbe interpretato, a modo suo, tali intenzioni e, di sua iniziativa, avrebbe messo fuori e consegnato alla pubblicità della stampa, quel farraginoso ed inopportuno proclama all'esercito che ha qui prodotto la peggiore delle impressioni in ogni sorta di ambienti. Cincar-Markovfé, che ha fatto immediatamente arrestare ogni ulteriore pubblicazione del proclama apparso infatti come ho riferito, in una sola delle edizioni del quotidiano Pravda -avrebbe avuto una violenta discussione in argomento col Nedlé, il quale si sarebbe giustificato colla necessità di rinsaldare il morale della truppa parlandole un linguaggio «militare». Tanto che, per esaltarne il più vivo sentimento patriottico, non ha nemmeno esitato -colla frase: « è grave sopportare la schiavitù di chi è peggiore di Voi e ciò lo abbiamo provato » -a tirare in ballo anche i turchi. Il che non depone a favore di un suo squisito senso politico, specie nella situazione presente. Cincar-Markovié mi ha espresso, comunque, il suo profondo rincrescimento per questo cumulo di inopportunità e mi ha pregato di rendermene interprete presso V. E. Mi ha, del resto, dimostrato l'intenzione di dare istruzioni a Christié affinchè si esprima nello stesso senso con la

E. V. Conoscendo Cincar-Markovic, e tenuto conto del modo nel quale egli si è espresso, debbo ritenere che egli mi abbia parlato, dopo di aver preso tono dal Principe Reggente.

Comunque l'episodio conferma quanto ho già avuto occasione di riferire, che cioè lo stato di disagio e di incomprensione fra Nedié appoggiato da qualche elemento vecchio-serbo di questo Stato Maggiore, e gli esponenti principali, civili, del Governo, va facendosi sempre più acuto. Il che, ove un tale stato di cose avesse a perdurare, potrebbe riservare assai spiacevoli ripercussioni e sorprese nelle circostanze eccezionalmente difficili che il paese sta faticosamente e non senza pericoli attraversando.

(l) Non pubblicato.

779

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3767/1473. Mosca, 17 ottobre 1939 (per. giorno 12 novembre).

Con la firma dei trattati di «mutua assistenza» negoziati successivamente con Estonia, Lettonia e Lituania, l'Unione Sovietica ha ripreso quasi tutte le posizioni strategiche che la Russia zarista oc,cupava nel Baltico: basi navali nelle isole estoni di Oesel e Dago ed a Paldiski (Porto Baltico) -basi navali nei porti lettoni di Windau e Libau -basi di artiglieria costiera nello stretto di Irben. Con l'occupazione di questi punti, che controllano militarmente il Golfo di Riga e l'imboccatura settentrionale del Golfo di Finlandia, l'U.R.S.S. possiederà un incontest,ato predominio nel Baltico orientale.

L'U.R.S.S. ha inoltre ottenuto il diritto di organizzare sul territorio dei tre Stati baltici un numero ancora imprecisato di aerodromi militari e di mantenere delle guarnigioni di truppe sovietiche: 25.000 uomini rispettivamente in Estonia e Lettonia, e 20.000 uomini in Lituania. L'invio di navi nelle basi navali, e di forze aeree e terrestri in diverse località della costa e dell'interno, è incominciato subito dopo la firma dei trattati e procede in questi giorni con ritmo intenso.

Sul carattere dei negoziati che hanno partorito questi veramente peculiari « trattati di mutua assistenza» non ho bisogno di soffermarmi: imposti con la pressione di ragguardevoli concentramenti di truppe alla frontiera, condotti a tambur battente in una atmosfera al tempo stesso di lusinga e di minaccia, si sono conclusi con calorose dichiarazioni di reciproca amicizia e fiducia. Tanto la stampa sovietica quanto quella dei tre Paesi baltici si sono data molta pena per presentarle al pubblico come trattative cordiali ingaggiate di mutuo consenso nell'interesse comune della reciproca difesa.

È tuttavia di una evidenza lampante che i trattati comportano, anche se in forma larvata, l'impostazione di un protettorato di fatto dell'U.R.S.S. sulla Lettonia, Estonia e Lituania. L'indipendenza delle tre repubbliche ne risulta irrimediabilmente compromessa, perchè l'U.R.S.S è ormai in grado di controllarle militarmente, economicamente e politicamente.

Le basi navali ed aeree e le guarnigioni terrestri sono più che sufficienti per assicurare il controllo militare. Economicamente, i mercati dei tre Paesi saranno costretti, volenti o nolenti, a servire quello sovietico. Politicamente, infine, l'U.R.S.S. possiede oggi i mezzi necessari per esercitare sulla politica interna delle tre repubbliche una influenza dominante.

Nel testo dei trattati è stato inserito un articolo il quale grantisce a quelle

repubbliche il rispetto della indipendenza nazionale ed il mantenimento della

loro odierna struttura statale, economica e sociale. L'U.R.S.S. si è infatti for

malmente impegnata a non interferire nei loro affari interni.

Alcuni diplomatici baltici che hanno preso parte ai recenti negoziati mi

hanno riferito che nelle discussioni al Cremlino, Stalin ha tenuto personalmente

a mettere in rilievo l'importanza di simile impegno ed ha ripetutamente proclamato la propria intenzione di farlo scrupolosamente rispettare. Questi miei colleghi affettano di attribuire molto peso alle assicurazioni personali di Stalin, analogamente a quanto fanno a Riga, Tallinn e Kaunas gli uomini di Governo che hanno dovuto giustificare davanti all'opinione pubblica dei rispettivi paesi le concessioni fatte all'U.R.S.S. Tutte queste manifestazioni di ostentata fiducia lasciano però l'impressione di sforzi fatti quasi per voler convincere se stessi, ad ogni costo, della serietà e sincerità delle promesse sovietiche.

Sincere o meno, le garanzie di indipendenza date dall'U.R.S.S. sono fatalmente destinate-a mio avviso-ad avere una vita effimera e passeggera. Non riesco infatti a vedere come i tre piccoli Stati, oramai controllati militarmente ed economicamente dal colosso sovietico, potrebbero sottrarsi all'inevitabile azione di propaganda ed alle pressioni politiche del potente vicino. L'unica questione è di sapere per quanto tempo l'U.R.S.S. si accontenterà di esercitare un dominio di fatto, lasciando ai tre Stati l'illusione di una indipendenza formale.

Su questo punto sono incline a pensare che Stalin non intenda affrettare i tempi, lasciando si compia gradualmente e quasi spontaneamente quel processo di « bolscevizzazione » che molto probabilmente egli giudica condizione opportuna per il definitivo incorporamento delle regioni baltiche nel grande organinismo dell'Unione sovietica. L'espatrio degli elementi di razza tedesca appare intanto destinato a facilitare questo processo, che non mancherà di venir incoraggiato in tutte le future manifestazioni della vita interna delle tre repubbliche dai numerosi agenti del Governo di Mosca, oramai già sul posto con ampia libertà di servirsi dei più svariati mezzi di propaganda e di pressione.

Storicamente inevitabile forse fin dalla loro nascita, la scomparsa dei tre Stati Baltici indipendenti non è oramai che una questione di tempo.

Sarà interessante vedere quali ripercussioni tale avvenimento potrà avere sulle relazioni fra U.R.S.S. e Germania. Che la riconquista sovietica delle vecchie posizioni russe sul Baltico, si presenti, sostanzialmente, in funzione antigermanica, mi pare incontestabile. Ho già segnalato a questo proposito che i diplomatici anglo-francesi di Mosca sembrano fondare molte speranze sulla possibilità di prossimi contrasti fra Mosca e Berlino. Io ritengo tuttavia che essi si fondano su illusioni che sono per lo meno premature.

780

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 877. BerLino, 18 ottobre 1939, ore 13,09.

A moderato comunicato Agenzia Tass dopo la partenza del Ministro degli Affari Esteri turco fanno riscontro notizie riservate non pubblicate dai giornali inviate dal corrispondente moscovita D.N.B.

Egli segnala partenza improvvisa Ministro degli Affari Esteri di Turchia alla vigilia dell'arrivo del Ministro dell'Agricoltura di Turchia e rileva che fin dal secondo colloquio con Molotov si manifestarono pienamente le gravi divergenze di opinioni, conseguenza del nuovo orientamento occidentale della politica turca, improvviso ostacolo alla tradizionale amicizia russo-turca.

Mosca in base al nuovo corso della sua politica e allo stretto amichevole legame con Berlino doveva subordinare proseguimento tale amicizia con Ankara a certe condizioni, interessandosi più che mai alla neutralità assoluta della Turchia e alla chiusura degli Stretti a navi da guerra dei belligeranti. Difficoltà manifestatesi in trattative con Ministro degli Affari Esteri di Turchia dimostrano che convenzioni Turchia con Inghilterra e Francia avevano già assunto carattere di legame unilaterale. Politica di Mosca doveva tendere a sciogliere la Turchia da tale irretimento occidentale, ciò che pare non sia riuscito. Saracoglu è l'unico Ministro degli Affari Esteri che ha lasciato Mosca nelle ultime settimane senza patti o convenzioni qualsiasi.

I due Stati evidentemente non hanno trovato alcuna possibilità di accordare i loro punti di vista, ciò che non sorprende per quanto riguarda la Russia per la quale erano in giuoco gli interessi vitali di una potenza mondiale. Con la partenza di Saracoglu le trattative sono interrotte, ma non è ancora detto se potranno successivamente venire riprese.

Unko successo ottenuto da Saracoglu con lunga permanenza a Mosca sembra presenza stazione Ambasciatore d'Inghilterra. A Mosca attribuiscesi a questo gesto del rappresentante di Francia (l) e Inghilterra un valore dimostrativo

781

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 56. Tallinn, 18 ottobre 1939, ore 14,40 (per. ore 20).

Secondo indiscrezioni, cui fonte non è stata precisata; Cancelliere del Reich avrebbe fatto sapere che considera provvisorio attuale stato delle cose Russia. Egli avrebbe inoltre consigliato Governo di agire in modo guadagnare tempo. D'altra parte Ministro di Germania Tallinn si è recato Presidente della Repubblica per fornire, secondo si crede, tali assicurazioni e consigli.

Queste indiscrezioni si ricollegano a quanto mi dichiarò sig. Selter prima di lasciare carica Ministero degli Affari Esteri in seguito crisi ministeriale, cioè che speranze Governo circa avvenire paese si concentrano unicamente in Germania (mio telegramma n. 53 (2)).

782

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 214. Mosca, 18 ottobre 1939, ore 15,16 (per. giorno 19, ore 16).

Mio telegramma n. 212 (3). Contenuto anodino del comunicato sovietico diramato in seguito partenza del Ministro degli Affari Esteri turco sembra rivelare intenzioni di non mettere

per ora in luce seri contrasti che indubbiamente si sono verificati nelle conversazioni di Mosca. È chiaro che comunicato tende creare impressione che non vi è stata rottura e che negoziati potranno essere ripresi.

(l) -Sic. (2) -Vedi D. 700. (3) -Non pubblicato.
783

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 164. Istanbul, 18 ottobre 1939, ore 17,40 (per. ore 20,50). Trovandomi oggi a Istanbul per ragioni di ufficio, ho ricevuto stamane visita von Papen il quale mi ha detto parte stasera per Berlino allo scopo rice· vere direttive. Circa trattative russo-turche mi ha detto che Governo dell'U.R.S.S. avrebbe preventivamente assicurato Governo tedesco di esercitare di buon grado pressioni sulla Turchia per impedirle di prendere impegni definitivi contro la Germania. Circa rottura delle trattative russo-turche egli constata che ciò costituisce, per ora almeno, un successo inglese. Dubita tuttavia che Turchia possa assumere atteggiamenti decisamente contrastanti con politica sovietica.

Sempre secondo von Papen l'annunziata offensiva tedesca contro la linea Maginot non avrebbe luogo.

784

IL MINISTRO A S. JOSÈ DI COSTARICA, SCADUTO MENDOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 36. S. José di CostaRica, 18 ottobre 1939, ore 18 (per. giorno 19, ore 6). Mio telespresso n. 402 del 25 settembre scorso (1). Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che Governo di Costarica continuerà astenersi proclamare singolarmente sua neutralità non solo perchè egli ha aderito dichiarazione neutralità collettiva Panamà, ma anche perchè ritiene che neutralità sia stato di

fatto dal quale senza alcuna proclamazione formale sorge stato giuridico che comporta diritti e doveri.

785

IL MINISTRO A S. JOSÈ DI COSTA RICA, SCADUTO MENDOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 37. S. José di CostaRica, 18 ottobre 1939, ore 20 (per. giorno 19, ore 6). Ho appreso da Ministro degli Affari Esteri che questo Governo a richiesta della Legazione degli Stati Uniti ha accordato Governo degli Stati Uniti autorizzazione pattuglie mediante navi da guerra acque territoriali Costarica. Permesso è stato richiesto in base accordi Panamà su sorveglianza ,collettiva zone neutre marittime americane ed è stato accordato «in bianco salvo obbligo

notifica di volta in volta dati relativi singole unità incaricate pattuglia ». Servizio pattugliamento iniziato.

(l) Non pubblicato.

786

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 882. Berlino, 18 ottobre 1939, ore 20,20.

Weizsacker a cui ho oggi richiesto notizie circa negoziazioni turche a Mosca mi dice che le considera finite nel nulla. Qui però non si crede che la Russia voglia spingere troppo oltre la sua azione e la sua pressione sulla Turchia.

787

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 413. Bucarest, 18 ottobre 1939, ore 20,30 (per. giorno 19, ore 1,15). lVli ruensco al mw telegramma n. 412 (1). Ho ricevuto stamane Gafencu il quale mi ha detto che, secondo informazioni in suo possesso, aggiornamento conversazioni di Mosca devesi a impossibilità raggiungere l'accordo per il patto assistenza reciproca, in quanto Governo turco pretendeva escludere da obbligo assistenza caso di conflitto tra la Russia da una parte e Francia e Inghilterra dall'altra, mentre Governo sovietico pretendeva di escludere caso di conflitto fra la Turchia da un lato e Germania dall'altra. Secondo Ministro degli Affari Esteri partenza di Saracoglu non significherebbe peraltro rottura, e relazioni fra la Russia e Turchia resterebbero buone. Gafencu ha anche tenuto smentire che insuccesso negoziati debbasi -come annunziato da talune agenzie stampa --a richiesta sovietica concernente Romania, circa la quale non sarebbe stata sollevata alcuna questione. Ministro degeli Affari Esteri mi ha anzi espresso avviso, già manifestatomi da Argentoianu, e doè che Mosca non abbia per il momento intenzioni aggressive nei riguardi di questo paese, e che tale atteggiamento debbasi, oltre che a desiderio sovietico evitare ricorso alle armi, anche azione germanica presso il Governo di Mosca. Tale opinione di Gafencu conferma come dopo il primo momento di panico in seguito a intervento russo in Polonia e Stati Baltici, ulteriori assicurazioni tedesche, oltre corso stesso avvenimenti, abbiano convinto questo Governo che continua come prima interessamento Germania per questo paese, dal quale Reich riceve rifornimenti essenziali. Gafencu ha infine aggiunto constargli che il Governo turco provvederà a firmare con la Francia e Inghilterra quanto prima e forse anche senza attendere ritorno Saracoglu. Ho chiesto a Gafencu se egli avrebbe incontrato Ministro degli Affari Esteri turco durante il suo viaggio di ritorno; Ministro degli Affari

Esteri mi ha risposto che date circostanze cadeva opportunità su questo incontro.

(l) Non pubblicato.

788

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 373. Parigi, 18 ottobre 1939, ore 21,30 (per. ore 23).

Avverto, ad ogni buon fine, che da parte Governo francese si stanno facendo offerte al Governo spagnolo per comprare materiale da guerra spagnolo che avrebbe dovuto essere restituito in base accordi Berard-Jordana.

789

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 374. Parigi, 18 ottobre 1939, ore 21,30 (per. ore 23).

Secondo voci che qui corrono, negoziati turco-russi non hanno avuto risultati perchè Governo sovietico ha insistito nella pretesa che Turchia chiuda gli Stretti nel caso conflitto tra la Russia e terzi Stati, e che Russia cooperi militarmente ad assicurare tale chiusura, presidiando Dardanelli.

790

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 375. Parigi, 18 ottobre 1939, ore 21,30 (per. ore 23).

Mi riferis,co al mio rapporto n. 2873 (l) in data 11 corrente. Daladier ha rifiutato di ricevere Benes e di entrare in discussione con lui circa impegni che egli pretendeva Francia prendesse nei riguardi Cecoslovacchia.

791

IL MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI, BENNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 581. Roma, 18 ottobre 1939, ore 21,45 (per. ore 22,30).

Spedizioni carboni via terra dalla Germania vanno sempre più riducendosi. In questi giorni siamo ad una media di cinquemila tonnellate giornaliere contro ventiduemila di programma. Occorre interessamento perchè corrente spedizione via terra venga intensificata senza di che sarebbe presto compromesso rifornimento paese.

(l) Non pubblicato.

792

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 24788 P. R./88. Roma, 18 ottobre 1939, ore 22.

Telegramma di V. E. n. 211 (1).

Accertate se asserita impossibilità effettuare consegne secondo assicurazioni date, sia da attribuirsi solamente a ragioni di carattere tecnico oppure a reazioni di codesti ambienti per pubblicazioni anti-comuniste apparse recentemente su qualche giornale italiano.

Riferite telegraficamente.

793

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER cORRIERE 39. Londra, 18 ottobre 1939, (per. giorno 22). Mio telegramma n. 605 in data di ieri (2). Halifax non ha toccato argomenti di particolare interesse italiano. Durante un'ora di ·cordiale .conversazione ha trovato modo varie volte di esprimersi con viva ammirazione e simpatia nei riguardi di V. E., rammaricandosi che gli sforzi del Duce e Vostri non avessero potuto impedire la guerra. Egli mi ha detto che confessava di essersi sbagliato credendo fino all'ultimo che Hitler fosse sinceramente animato dal desiderio di evitare il conflitto con l'Inghilterra ed ha appoggiato questa dichiarazione riassumendo largamente i fatti ed i documenti esposti nel libro bleu. Ha soggiunto che Hitler sconta già il suo errore pagando troppo larghi compensi all'Unione Sovietica. Mi ha chiesto informazioni sulla Polonia e sulla politica di Beck e sulle persone dei suoi avversari che oggi costituiscono il Governo polacco di Parigi. Congedandomi mi ha pregato di far pervenire a V. E. i suoi saluti più cordiali e di dirVi che egli tiene in modo particolare a conservare con Voi quei rapporti che si sono felicemente stabiliti. Mi ha detto di considerare che in

qualunque momento credesssi utile fargli visita egli sarebbe stato assai lieto di ricevermi.

794

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 159. Bucarest, 18 ottobre 1939 (per. giorno 25).

Mio telegramma .per corriere n. 5158 del 12 corrente (3). L'ufficio provvisorio di Cernauti mi comunica in data 17 corrente che, nonostante le ripetute assicurazioni ed esortazioni alla calma da parte delle

32 ~Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

autorità romene, lo stato d'inquietitudine fra la popolazione permane alimentato da voci allarmistiche.

Mentre in quella zona si sperava nella prossima ripresa delle comunicazioni di traffico con l'Ucraina e specialmente con la Germania attraverso la frontiera ex-polacca, la notizia che le autorità sovietiche stanno provvedendo a modificare lo scartamento delle linee ferroviarie sul territorio occupato e --si dice -a divellere il tratto dei binari da Snyatina a Stanislawow, fa temere che la Bucovina sia condannata, come già la Bessarabia -precluse le sue normali vie di esportazione -ad una agonia.

Ad accrescere il timore di una improvvisa invasione russa contribuiscono le notizie di rilevanti ammassamenti di truppe sovietiche a poche decine di chilometri dalle frontiere ex-polacche e più precisamente nella regione di Lavoczne, Stryj e Stanislawow verso l'Ungheria, a nord di Kolomea verso la Bucovina e pare anche più ad est, verso Buczaz di fronte ad Hotin.

Tale timore sembra condiviso dalle autorità locali che hanno ordinato l'oscuramento completo della città e intensificano la preparazione della linea di difesa lungo il Prut mentre piazzano batterie con riparti in cemento armato sul monte Tetina a nord-est di Cernauti. Comunque, per quanto si può osservare dalla sponda romena del Nistro, l'altra riva appare quasi deserta; si notano poche donne al lavoro dei campi e qualche rara apparizione di pattuglie di frontiera.

Specialmente in seno alla minoranza germanica che ha visto stroncato improvvisamente dall'applicazione dell'accordo russo-tedesco, le speranze di potersi trovare in diretto contatto con i territori della Madre Patria e che vede ora invece minacciati i suoi interessi industriali e commerciali, si nota viva preoc_ cupazione. L'Ufficio di Cernauti è stato informato che una influente personalità tedesca locale sarebbe partita giorni or sono per Berlino per informare le autorità del Reich sulle inquietanti condizioni che si prospettano per tale minoranza.

Quasi giornalmente qualche altro riesce a traversare clandestinamente il Nistro; da quanto essi raccontano si può rilevare come le autorità sovietiche cor.tinuano a procedere energicamente alla bolscevizzazione delle regioni occupate.

(l) -Vedi D. 772. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato.
795

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI

TELESPR. AEREO 2360/92. Roma, 18 ottobre 1939.

Vostro telespresso n. 1207 del 12 ottobre (1).

l. Come V. S. avrà rilevato, nel preambolo del Trattato sono, fra l'altro, richiamati in modo preciso i «principi stabiliti dal Patto della S.d.N. ».

L'ultima frase della Nota italiana e della Nota greca va quindi modificata per modo da evitare qualsiasi riferimento tali principi. La frase potrebbe pertanto dire: «Frattanto il Governo italiano (il Governo greco) è deciso a inspi

rarsi ai principi di amiciZia e di collaborazione contenuti nel Patto di amicizia, di conciliazione e di regolamento giudiziario firmato a Roma il 23 settembre 1928 fra la Grecia e l'Italia». In altri termini, dopo la parola «principi» e prima di quella «contenuti», si inserirebbero la parole «di amicizia e di collaborazione ».

Salvo vostre osservazioni che pregherei" farmi conoscere, potete suggerire tale modifica a codesto Governo. A parte questa modifica, stanno bene testi Note.

2. -Nulla oo:ta per la data del 30 settembre. 3. -Ritengo che Note dovrebbero essere pubblicate, e non vedo ragione comunicato. 4. -Il Governo greco avendo indirizzato la Nota in terza persona, anche la risposta italiana dovrà essere redatta in terza persona. La nostra Nota dovrà essere redatta in italiano. Nulla osta se, per reciprocità, il Governo greco volesse redigere la sua in lingua greca. Altrimenti niente in contrario che la Nota greca sia redatta in francese.

(l) Vedi D. 729.

796

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

(Ed. MARIO TosCANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, pp. 7-8, Firenze, Sansoni, 1953)

L. P. 7092. Roma, 18 ottobre 1939.

Nell'attuale situazione internazionale ritengo sarebbe assai utile al Ministero di conoscere il Vostro personale punto di vista sui principali aspetti della nuova intensa attività diplomatico-militare della Russia.

Mi rendo perfettamente conto quali difficoltà dobbiate incontrare per trarre da codesti ambienti sicuri elementi di giudizio circa le azioni e le intenzioni moscovite.

Mentre Vi assicuro che quanto avete fino ad ora riferito con i Vostri telegrammi e rapporti è stato quì letto con vero interesse, sono a suggerirvi di volere, anche in mancanza di dati esatti e controllabili, far conoscere il Vostro personale giudizio su argomenti che appassionano maggiormente. Per esempio:

l) deve la presente azione russa attribuirsi ad una rinnovata attività bolscevica a sfondo internazionalista oppure ad una ripresa del vecchio imperialismo moscovita?

2) e questo dinamismo è slavo o bolscevico, oppure è la fusione dei due?

3) quali sono i più probabili obiettivi dell'espansionismo sovietico?

4) si può considerare l'alleanza russo-tedesca come suscettibile di possibili futuri sviluppi o soltanto come un accordo « ex delictu », avente il fine immediato delle spartizioni attuali? 5) e se è suscettibile di futuri sviluppi quali pensa possano essere i compiti immediati?

6) è da prevedersi, nel caso di un allargamento del conflitto europeo, che la Russia indirizzi i suoi tentativi di espansione verso i suoi storici obiettivi del Vicino e Medio Oriente?

7) questa rinnovata attività sovietica sul settore occidentale importa un €ffettivo e duraturo arresto sulle sue attuali posizioni estremo orientali?

8) quali ripercussioni hanno determinato nell'opinione pubblica sovietica l'alleanza con il Reich, i recenti successi in Polonia e nei Paesi baltici ed infine la lotta anticomunista intrapresa dalle Potenze occidentali ed in particolare dalla Francia?

Le Vostre impressioni al riguardo sarebbero qui ritenute molto utili e desidero insistere sulla parola «impressioni » poichè è evidente che da un mondo politico come quello_ sovietico non si può certo ricavare una risposta a un questionario. Quello che Voi vorrete comunicarci servirà a darci un'idea generale della situazione vista da un osservatore perspicace come Voi.

797

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7933/2604. Berlino, 18 ottobre 1939.

Riferimento telegramma V. E. n. 448 (1).

Il colonnello Teucci ha rivisto, secondo l'intesa, il Maresciallo Goering e, come risulta dall'accluso rapporto, egli ha chiarito completamente la situazione per quanto riguarda le note batterie antiaeree. Sgombrato ormai il terreno da pregiudiziali, l'ulteriore trattativa della pratica rimane affidata all'Addetto Militare Generale Roatta.

Quanto agli altri due punti di cui al telegramma in riferimento, il Colonnello Teucci si riserva di chiarirli in occasione del viaggio a Varsavia che egli è stato invitato a compiere col Maresciallo.

ALLEGATO

L'ADDETTO AERONAUTICO A BERLINO, TEUCCI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

TELESPR. 2292/s. Berlino, 18 ottobre 1939. Stamani, su invito del lo Aiutante. mi sono recato all'abitazione-personale del Maresciallo Goring, per la nota questione della vendita all'Italia di batterie a.a. nonchè del macchinario per la produzione delle stesse e relative munizioni. (V. Rapporto n. 2280/S in data 14 ottobre 1939) (2). Sono stato introdotto dal Maresciallo insieme al Generale Udet Direttore Generale delle Costruzioni Aeronautiche e al dott. Neuhausen, Console Generale a Belgrado. Il Maresciallo avendomi domandato se avevo niente da comunicargli, mi sono dichiarato lieto di potergli confermare -e questa volta a nome di V. E. -quanto già gli avevo detto per mia convinzione e a titolo personale. Ossia essere completamente priva di fondamento la notizia pervenuta al Maresciallo, che l'Italia avesse in animo di vendere alla Jugoslavia le batterie Skoda da acquistare in Germania. Il Maresciallo ha allora dato la parola al Console Generale Neuhausen il quale ha dichiarato che avendo fatto una offerta di 120 cannoni a.a. da 75 alla Jugoslavia, gli era stato risposto che a Belgrado si era già in possesso di un'analoga offerta da parte dell'Italia a prezzi assai più convenienti.

Su mia domanda il dott. Neuhausen ha precisato che tali trattative si svolgevano nel marzo u. s., ossia, come ho creduto opportuno far rilevare, almeno due mesi prima della richiesta di S. E. Pariani di cannoni a.a. da 88 -e non da 75 al Sottosegretario Milch.

Su domanda del Maresciallo Goring, il dott. Neuhausen, ha dichiarato di non sapere affatto se l'Italia avesse offerto dei cannoni Skoda, ma anzi di ritenere che si trattasse di cannoni di costruzione italiana.

A questo punto il Maresciallo Goring ha lealmente riconosciuto di essere caduto in uno spiacevole equivoco, dovuto al fatto dell'identità dei calibri, della concordanza nel numero dei cannoni (questo in realtà non è esatto) e dell'uguaglianza approssimativa delle date in cui aveva ricevuto la richiesta italiana e la notizia comunicatagli dal Neuhausen della nostra offerta a Belgrado.

Il Maresciallo ha aggiunto di essere disposto a trattare l'affare ex novo e mi ha invitato a precisare le richieste italiane.

lo ho premesso che partendo la richiesta da S. E. Pariani sarebbe stato conveniente che le trattative fossero condotte dal R. Addetto Militare; che comunque mi permettevo di ricordare che la richiesta di S. E. Pariani verteva su 50 batterie da 88, su un preciso numero di proiettili, e su una quantità di macchinario del quale -come convenuto -ero in grado di consegnargli subito la distinta.

Su domanda del Maresciallo, il Generale Udet ha precisato che la produzione attuale di cannoni a.a. da 88 era completamente assorbita dal fabbisogno interno della Germania; un certo margine di produzione non si sarebbe potuto avere che a partire dalla primavera p. v.

Il Maresciallo mi ha allora domandato se l'Italia aveva sempre interesse per gli Skoda 75. Ho creduto di rispondere che fra la possibilità di avere gli 88 a primavera o i 75 entro l'anno, non potevo escludere che in Italia si optasse per la prima soluzione.

Comunque mi rimettevo, come di dovere, al R. Addetto Militare.

È stato convenuto che il R. Addetto Militare si metterà in contatto col Luftzeugmeister al quale nel frattempo il Maresciallo Goring avrebbe fatto pervenire le sue istruzioni.

A me il Feldmaresciallo ha soggiunto che avrebbe preso in esame la nota del macchin,ario e studiato il piano per la consegna parziale e se possibile anche totale del quantitativo di macchine richiesto. Ha concluso dicendo che egli annetteva grande interesse a concludere la vendita; e che tutte le richieste italiane sarebbero state prese in esame con la massima considerazione; unica limitazione da porsi al loro soddisfacimento essere quella segnata dalle necessità proprie delle Forze Armate tedesche.

Dato che al colloquio erano presenti le due persone anzidette, le quali sono rimaste dal Maresciallo anche dopo la mia partenza, non ho creduto di dover abbordare le altre questioni accennatemi da V. E. Ritengo che me ne sarà data ben presto la possibilità, in occasione del viaggio a Varsavia del Maresciallo Goring, al quale come è noto a V. E. sono stato invitato a partecipare.

(l) -Vedi D. 774. (2) -Vedi D. 755 alleg. 2.
798

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. URGENTISSIMO 7957/2606. Berlino, 18 ottobre 1939.

Ho l'onore di inviare qui unito alla E. V., nella sua traduzione italiana, il

testo del protocollo relativo al riassorbimento dei gruppi etnici tedeschi dell'E

stonia (1). Devo il testo medesimo alla cortesia di questo Ministro di Estonia.

SOl

Accludo pure un qualche rilievo comparativo fra i due protocolli, quello per l'Estonia e quello per l'Alto Adige, che mi sembra fornire elementi suscettibili di essere da noi sfruttati nel periodo di esecuzione dell'accordo nostro.

In generale, la parte economica di questo accordo non è -anche data la differenza del sistema basato, nel caso in ispecie, sulla creazione presso il Consolato di Tallinn di w1a «amministrazione fiduciaria tedesca» -comparabile a quella dell'Alto Adige. V'è però da attendersi che, in definitiva, il Reich realizzi in fatto nel caso dei Baltici assai meno che nel nostro. Che dire poi di quello che accadrà per il rimpatrio dei tedeschi della Russia Bianca e dell'Ucraina polacca ora in possesso dei russi? Come ho detto a Weizsacker (1), non so se e quali« spese di imballaggio » rifonderà mai il Governo russo...

Spero che, a quest'ora, le difficoltà ancora esistenti nei nostri riguardi siano superate. Altrimenti, credo che ormai da parte nostra si potrebbe fare, sia con Clodius sia con Bene, un pò ,<la voce grossa».

ALLEGATO

RILIEVO COMPARATIVO FRA IL PROTOCOLLO PER L'ESTONIA E QUELLO PER L'ALTO ADIGE

Berlino, 18 ottobre 1939.

Le operazioni di rimpatrio dei tedeschi dell'Estonia, se pure il Governo del Reich smentisca che esse si svolgano sotto la pressione del timore di una bolscevizzazione dei Paesi baltici, recano tuttavia l'impronta della rapidità con cui avviene il movimento, da completarsi nel termine massimo di tre mesi. È logico quindi che vi siano divergenze sensibili fra le modalità del rimpatrio della popolazione tedesca dall'Estonia da una parte e dall'Alto Adige dall'altra parte, e soprattutto nelle stipulazioni di carattere economico.

In linea generale, queste ultime appaiono più vantaggiose per i rimpatriandi dall'Alto Adige che non per quelli dall'Estonia. L'unica condizione più favorevole per la Germania è quella del Protocollo estone la quale stipula che venga istituita a Tallinn, per seguire e curare la liquidazione dei beni degli espatriati, una • Amministrazione fiduciaria tedesca •, costituita sotto la forma di un ufficio del Reich, in cui l'Estonia ha soltanto il diritto di inviare un suo rappresentante. Per il resto, si possono rilevare le seguenti differenze fra i due Protocolli.

Nell'Accordo per l'Alto Adige viene stabilito fin da ora che i depositi in denaro appartenenti agli espatriandi rechino un interesse al 4,5 % all'anno. È creata inoltre una garanzia statale per gli impegni assunti dall'Istituto di liquidazione. Gli espatriandi vengono liberati dall'obbligo di consegnare allo Stato le divise ed i titoli esteri di loro proprietà, cosa di cui non è fatto cenno nel Protocollo estone. In quest'ultimo non è trattata neppure la questione dell'ulteriore pagamento delle assicurazioni, delle pensioni e delle rendite spettanti eventualmente ai rimpatriati, mentre tali questioni sono regolate dall'Accordo per l'Alto Adige.

I tedeschi rimpatriandi dall'Estonia non potranno portare con sè gioielli ed

oggetti di valore se non per un importo massimo di 500 corone estoni, cioè in pratica

dovranno abbandonare ogni cosa, almeno per il momento. Nell'Accordo per l'Alto

Adige questo punto non è chiaramente specificato, per quanto si possa ritenere

che i gioielli di uso personale facciano parte dei • beni mobili • di cui è permessa

l'esportazione agli Alto Atesini libera da ogni onere, imposizione, diritto doganale

e perfino franco di porto.

Facilitazioni maggiori sono concesse agli Alto Atesini anche per quanto ri

guarda il trasferimento dei loro averi in Germania, per i quali essi ottengono un

D. -275.

cambio più favorevoli del corso ufficiale. Non esiste infine nell'Accordo per l'Alto Adige la clausola secondo la quale nell'effettuare i futuri trasferimenti si dovrà tener presente il principio di non danneggiare la bilancia dei pagamenti o la situazione economica dell'Estonia. Quest'ultima disposizione è forse la più sfavorevole per gli espatriati, dal punto di vista economico, ponendoli di fronte alla più completa incertezza per quanto riguarda la speranza di poter un giorno realizzare in Germania i loro averi. Tale incertezza appare tanto più grave in quanto la situazione politica degli Stati baltici non risulta, allo stato delle cose, affatto stabilizzata, non essendo esclusa la possibilità di un loro assorbimento da parte dell'Unione sovietica, che per intanto li occupa militarmente.

(l) Non pubblicato.

(l) -Le corrispondenti note relative a tale conversazione ad opera di Weizsacker si trovano riprodotte in Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII,
799

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SOFIA, DANEO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5499/2202. Sofia, 18 ottobre 1939.

L'articolo del Curentut del13 u. s. ampiamente riportato dalla stampa Italiana e diffuso dalla radio è stato qui conosciuto, benchè la censura non ne abbia permessa l'integrale riproduzione, ed ha formato oggetto del più vivo interesse.

La stampa bulgara non ha mancato di segnalare le notizie, provenienti da varie fonti, sulla prospettata creazione di un blocco neutrale balcanico appoggiato all'Italia: così il Duma del 15 riporta dal Journat de Lausanne che un invito sarebbe stato rivolto dagli Stati balcanici all'Italia affinchè prenda l'iniziativa per la formazione di un blocco neutrale: lo Zora in pari data afferma che, secondo la Bertiner Boersen Zeitung tale :i'ormazione, appoggiata all'Italia, verrebbe discussa fra Saracoglu e Gafencu, mentre il Prasdnicni Vesti del 16 in una corrispondenza belgradese accenna agli sforzi dell'Italia per edificare un «fronte della pace » nell'Europa sudorientale. Lo stesso giornale poi si fa mandare da Roma che nei circoli politici Italiani si ritiene che la pace nei Balcani potrà essere mantenuta soltanto con la creazione di un blocco di Paesi neutri: l'entrata della Bulgaria in tale blocco sarebbe una necessità assoluta.

La eventuale formazione di un blocco balcanico appoggiato ad una grande Potenza non incontra però l'approvazione incondizionata di tutta la stampa. Ed il prof. Petko Stainov, ex Ministro e noto deputato di opposizione, nel conservatore Duma del 15 u. s. pubblica l'editoriale che allego (l) per affermare che, data la neutralità italiana, la pace nei Balcani può essere conservata anche senza la creazione di un blocco comune neutrale che potrebbe essere trascinato ad influire sulle sorti della guerra. Allusione evidente al timore che un blocco balcanico diretto dall'Italia possa orientarsi in senso non favorevole ai francobritannici.

Con il mio telegramma n. 238 del 13 u. s. (2) ho segnalato l'interesse che ha qui destato il ritorno in sede del Ministro di Romania, che si suol ritenere sia latore di proposte per una distensione nei rapporti bulgaro-romeni. Il signor Filotti è stato ricevuto sabato da Kiosseivanov, che lo ha trattenuto in lungo colloquio: contemporaneamente si nota una intensa ripresa nella attività di que

sta rappresentanza jugoslava, il cui titolare è stato in tre giorni ricevuto due volte dal Presidente del Consiglio. E si ritiene che tale attività possa essere in relazione appunto ad eventuali trattative bulgaro-romene.

Peraltro, il fallimento della missione di Saracoglu a Mosca e le incognite che ne derivano circa la futura sorte dei rapporti fra Russia e Turchia, gettano tale un elemento di incertezza su tutta la situazione balcanica da far ritenere che la Bulgaria non vorrà precipitare alcuna decisione fino a quando l'atmosfera non sia chiarita.

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 738.
800

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2300/531. Teheran, 18 ottobre 1939 (per. giorno 24).

Mi riferisco al mio telegramma n. 100 (l) del 12 ottobre c. m.

Questa Legazione di Germania mi ha comunicato qualche giorno fa in via del tutto confidenziale essere a sua conoscenza che l'U.R.S.S. aveva avanzato le seguenti proposte al Governo dell'Iran, in cambio di un patto di non aggressione:

l) Permettere che delle guarnigioni sovietiche stanziassero nelle seguenti località: Tabriz, Hamadan, Meshed.

2) Cessione di tutti i diritti di pesca sul Mar Caspio, e degli stabilimenti ivi esistenti ed appartenenti alla «Società Russo-Iraniana per la pesca sul Caspio».

3) Abolizione del Patto di Saad-Abad. 4) Rinnovare un trattato di commercio accettando le richieste formulate al riguardo dall'U.R.S.S.

Tutte le indagini da me effettuate per sapere se le richieste di cui sopra e

quelle di cui alla prima parte del mio telegramma, al quale faccio seguito, aves

sero formato oggetto di un reale passo sovietico presso questo Governo, o fos

sero semplici congetture e sondaggi, hanno dato risultato negativo. Tanto questo

lVIinistero degli Affari Esteri che persone molto vicine a S. M. lo Scià hanno

negato nella maniera più perentoria che vi fosse stata alcuna richiesta sovietica.

Hanno però ammesso che questo Governo vive in una certa preoccupazione dato

il modo di procedere dell'U.R.S.S. verso gli Stati Baltici, e le poco chiare trat

tative in corso a Mosca con il Ministro degli Affari Esteri turco.

Questo Direttore della Banca Melli-e-Iran, generale Amir Kosrovì, mi ha

detto riservatamente che questo Governo avrebbe ragione di credere che

l'U.R.S.S. abbia chiesto alla Turchia Ia chiusura dei Dardanelli e mano libera

in Romania e che \!ome contropartita abbia offerto alla Turchia l'occupazione

dell'Azerbejan irantano e di alcune parti del Kurdistan iraniano.

Due dati di fatto sono quindi sicuri:

l) Che S. M. lo Scià è in istato di grave nervosismo causato dalle notizie

provenientigli da Mosca e concernenti intenzioni poco rassicuranti dell'U.R.S.S.

nei riguardi dell'Iran.

2) Che le trattative turco-sovietiche possono risolversi in un attentato all'integrità dell'Iran.

A spiegare poi le voci corse con tanta insistenza circa le predette richieste sovietiche a questo Governo e la conseguente preoccupazione di questi circoli ufiiciali, potrebbe essere di qualche sussidio un grave fatto successo qualche giorno fa a Teheran e di cui è stata già informata l'Agenzia Stefani.

Due giorni dopo la presentazione delle credenziali da parte del nuovo Amoasciatore sovietico signor Filimonov, a S. M. lo Scià, ossia il 29 settembre u. s., veniva messa in circolazione la voce che il signor Kartachov, che era stato incaricato d'Affari sovietico per circa un anno, notoriamente israelita di origine polacca, fosse sparito al Bazar di Teheran. Susseguentemente corse la voce che il Kartachov non aveva mai lasciato questa Ambasciata sovietica entro le cui mura sarebbe stato sommariamente giustiziato.

A convalidare questa seconda ipotesi fu detto che la polizia di Teheran non poteva rintracciarlo, nonostante la sua ottima organizzazione, la non grande estensione e la ancor minore popolazione della città, la distanza che separa la medesima da altri centri abitati, ed il facile controllo delle poche arterie stradali iraniane.

Particolarmente interessate a far credere quest'ultima versione apparvero queste Legazioni di Gran Bretagna, di Francia e di Polonia, nonchè le Autorità iraniane in genere.

Questo Ambasciatore dei Sovieti ha ammesso che il Kartachov sia scomparso, mentre risulta che il Governo sovietico abbia fatto passi pressanti presso quello iraniano perchè sia ricercato e consegnato a questa Ambasciata sovietica. Il signor Filimonov non ha aggiunto altro, ma dal tono della sua voce e dalla palese sua irritazione mi è sembrato di poter concludere che egli fosse sincero, e che anzi la scomparsa del Kartachov potesse essere stata accompagnata da altri fatti ancor più gravi, come trafugamento di documenti segreti e propalazione di notizie riservate.

A questa Legazione di Germania si ritiene poi in maniera incontrovertibile che il Kartachov sia stato aiutato dalle autorità iraniane, in pieno accordo con quelle inglesi, a fuggire, e che egli abbia ricompensato le Autorità predette, propalando notizie e forse consegnando documenti comprovanti le poco rassicuranti intenzioni sovietiche nei riguardi dell'Iran.

Da tutto quanto precede appare chiaro come l'Iran sia preso nell'ingranaggio del conflitto che si sta attualmente combattendo in Europa e come l'atmosfera sia gravida di elettricità in Teheran.

A mio avviso, una qualche luce sulle reali intenzioni dell'U.R.S.S. verso l'Iran potrà venire dal risultato dei negoziati turco-sovietici tuttora in corso a Mosca.

Notevoli sono le ripercussioni avute sulla situazione interna da tutte queste voci messe in circolazione circa la minaccia sovietica sull'Iran. Si ha l'impressione che in generale il grosso pubblico non si sia mostrato nè preoccupato nè impaurito. La massa degli iraniani, oggi più che mai ridotta allo stato di servaggio, è indifferente, poichè per essa non ha alcuna importanza un eventuale cambiamento di padrone.

Tutto il ceto impiegatizio, quello dei commercianti e quello dei proprietari sembrano essere in grande maggioranza orientati in favore dell'U.R.S.S., poichè è fuori dubbio che la politica interna dello Scià Reza Paalevì, se da una parte ha fatto realizzare un formidabile progresso tecnico al Paese, ne ha d'altra parte abbassato il livello morale, intellettuale ed economico, creando un enorme malcontento nella massa di coloro che, per educazione, posizione sociale e situazione economica sono in grado di formulare un giudizio.

La possibilità anzi di una invasione russa nell'Iran e la ripercussione di smarrimento ed irritazione avuta in questa Corte Imperiale e particolarmente sulla persona del Sovrano, hanno sollevato voci e congetture le più svariate con un crescendo tale, che questo Ministro dell'Interno ha creduto di dover emanare in data 16 corrente un comunicato nel quale viene severamente proibito di propalare notizie false e vengono minacciate pene severissime contro gli spacciatori di notizie atte a turbare l'opinione pubblica.

(l) Vedi D. 719.

801

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2303/535. Teheran, 18 ottobre 1939 (per. giorno 30).

È qui giunta una delegazione sovietica per riprendere le trattative per un trattafo di commercio con l'Iran.

Mi viene riferito che l'U.R.S.S. avanzerebbe delle pretese esorbitanti quali quella, già da me riferita, di voler trattare direttamente con rappresentanze di commercianti e produttori e quella di avere tutte le materie prime prodotte in Iran.

Tali pretese, se esatte, costituirebbero il primo atto della nuova politica di forza verso l'Iran, ed assumerebbero quindi un carattere più politico che commerciale.

802

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1865/1010. Istanbul, 18 ottobre 1939 (per. giorno l novembre).

I negoziati di Mosca fra Saracoglu e Molotov sono durati 23 giorni durante i quali ho comunicato telegraficamente a V. E. informazioni, impressioni e voci raccolte sul posto (1). Da tutte risultava la gravità e le difficoltà dei negoziati stessi, derivanti in parte dalla intima contraddizione fra la politica turca-ancorata a quella delle democrazie occidentali -e la politica sovietica -intesa ad approfittare delle eccezionali cir,costanze presenti per riprendere i vecchi temi dell'imperialismo russo -, in parte dalla condizione quasi di soggezione geografica in cui la Turchia si trova di fronte all'U.R.S.S. Ho anche inviato quoti

dianamente un telegramma stampa (Stefani speciale) per segnalare le condizioni e le disposizioni dell'ambiente, riflesse dalla stampa, la quale, sebbene abbia mantenuto il più ermetico riserbo sulle trattative, non ha mancato di rivelare lo spirito col quale queste erano condotte a Mosca e seguite in Turchia: netta_ avversione alla Germania, esplicitamente ed ininterrottamente manifestata; diffidenza verso l'U.R.S.S., implicita nella non più ripetuta affermazione di amicizia e di solidarietà fra le due rivoluzioni; costante richiamo e quasi appello alla recente intesa con l'Inghilterra e la Francia.

Debbo incidentalmente osservare che le notizie Stefani pubblicate dai nostri giornali e diramate dalla nostra radio non hanno sempre ·corrisposto alla realtà. In proposito mi incombe l'obbligo di informare l'E. V. che il rappresentante della Stefani in Istanbul invia i suoi telegrammi senza che io ad Ankara ne sia informato, e, malgrado le mie ripetute richieste, non mi fa neanche pervenire la copia delle sue comunicazioni, ciò che mi permetterebbe, alcune volte, di dargli utili suggerimenti e indirizzi.

Il tentativo della Turchia di salvare capra e cavoli non è riuscito. accorrevano per questo forse altri uomini che non lsmet Inonu col suo arcaico consigliere militare Maresciallo qakmak ed il suo mediocre Ministro degli Esteri Saracoglu! Anche il comunicato ufficiale che dà notizia della rottura delle trattative è redatto in modo brutale e poco acçorto: « il Governo sovietico ha presentato al nostro Ministro proposte completamente nuove»... «non è stato possibile conciliarle con le basi che, conosciute dall'U.R.S.S., erano già state fissate fra la Turchia da una parte e la Gran Bretagna e la Francia dall'altra»... «le garanzie che ci erano offerte non bilanciavano gli obblighi che ci si chiedeva di assumere»... «le richieste sovietiche non sono state giudicate compatibili con la politica turca nei riguardi degli Stretti». Perchè scoprire così le proprie batterie? Questo è un comunicato di rottura! e la sua frase finale «tuttavia le nostre relazioni con l'U.R.S.S. continuano ad essere, come per il passato, fondate su basi amichevoli » sembra un per finire o un motto per ridere. Molto più abile è il comunicato Tass da Mosca: « il soggiorno a Mosca del Ministro degli Affari Esteri turco è servito d'occasione per un approfondito scambio d'opinioni in merito ai rapporti fra l'U.R.S.S. e la Repubblica turca, scambio svoltosi in una atmosfera di cordialità e che ha di nuovo confermato l'inalterabilità delle relazioni di amicizia fra i due Paesi e il desiderio dei due Governi di mantenere la pace. I due Governi hanno deciso che è desiderabile di mantenere in avvenire il contatto per l'esame collettivo delle questioni interessanti l'U.R.S.S. e la Repubblica di Turchia».

La verità è che il Governo turco col suo comunicato, che è una requisitoria, vuol crearsi un nuovo alibi presso l'opinione pubblica per giustificare -ora che il pericolo dell'aggressione italiana si è allontanato se non del tutto dileguato -la prossima firma del trattato con gli anglo-francesi; mentre il Governo dei sovieti con la sua ovattata dichiarazione ammonisce ancora una volta la Turchia a valutare le realtà storiche e geografiche.

Come ho informato col mio odierno telegramma n. 164 (1), von Papen

parte stasera per Berlino. Egli mi ha detto che va in patria « ad audiendum

verbum »; io penso invece che egli non voglia trovarsi ad Ankara nel momento della firma del patto turco-anglo-francese.

Circa le richieste russe, oltre a quanto ho avuto l'onore di comunicare con i citati telegrammi, debbo aggiungere che da fonte romena e jugoslava ho saputo quanto segue. Nel patto anglo-franco-turco avrebbe dovuto inserirsi una "Osidetta « clausola russa » in base alla quale si ammetteva che il patto stesso non si sarebbe mai applicato contro l'U.R.S.S. In massima un accordo era intervenuto al riguardo, senonchè i turchi proponevano una formula piuttosto elastica e suscettibile di varie interpretazioni, mentre i russi esigevano una formula rigida e categorica. f\ltra divergenza anche più sostanziale, sarebbe sorta a proposito degli Stretti. È noto che nel patto anglo-franco-turco, pur non parlandosi esplicitamente dei Balcani, verrebbe inserito un impegno della Turchia di assistere i paesi già garantiti dall'Inghilterra e in specie la Romania (mio telegramma del 21 settembre scorso n. 144 (1)). Se il patto anglo-franco-turco venisse registrato dalla Società delle Nazioni, in base all'articolo 18 del Patto Societario, entrerebbe in funzione l'articolo 19 della convenzione degli Stretti, secondo il quale i paesi belligeranti -la Turchia essendo neutra -possono far passare per gli Stretti la loro flotta nel caso di assistenza prestata ad uno Stato vittima di un'aggressione in virtù di un trattato di mutua assistenza, che impegni la Turchia, concluso nel quadro del patto della S. d. N. e registrato a norma dell'articolo 18. Dunque, se la Romania fosse attaccata, l'Inghilterra potrebbe far passare la sua flotta nel Mar Nero. Il Governo sovietico si sarèbbe opposto nel modo più reciso a tale eventualità.

L'Inghilterra doveva essere sicura del fatto suo se mentre qui si annunziava la visita di Saracoglu a Mosca e mentre successivamente si svolgevano le laboriose conversazioni fra Molotov e Saracoglu inviava in Turchia i piroscafi ed il materiale di cui segue la lista: l) nella prima decade di settembre il « Malvernian » scarica a Smirne 250 tonnellate di munizioni e cannoni. 2) Verso il 12 settembre il « Clan Fergusson » scarica a Cemlik (Marmara orientale) 2000 tonn. di cannoni e tubi d'acciaio; dal 14 al 21 scarica a Deringé (golfo d'Ismit) 2500 tonn. di cannoni e motori di aviazione; nei giorni 22, 23 e 24 scarica a Istanbul 880 tonn. di carri armati e autocarri; la sera del 24 riparte per i Dardanelli e Smirne dove scarica il resto del carico e cioè 1500 tonn. di cannoni e altro materiale bellico. 3) Il 18 settembre la motonave « Lassel » scarica ad Istanbul materiale destinato alla Polonia, e precisamente: circa 200 cannoni da campagna ed A.A. di piccolo calibro, 150 carri armati leggeri, 20 aeroplani, 500 torpedini. 4) Il 19 settembre la petroliera « Eocene » scarica alla stazione di HaydarPascià 4 automobili di lusso e 10 casse di verghe d'oro appartenenti al GoveTno polacco; il prezioso carico prosegue il 21 settembre per ferrovia a Beyruth scortato da 12 funzionari polacchi. 5) Il 30 settembre il «Clan Menzies » scarica ad Haydar-Pascià 10 aeroplani, cannoni da campagna ed A.A. per un complesso di 6000 tonnellate. 6) Nei primi giorni d'ottobre transita il « Fouadieh » diretto a Malta e proveniente da Costanza con 10 casse di verghe d'oro. 7) Il 5 ottobre il « Peles » (piroscafo romeno) proveniente da Marsiglia scarica ad Istanbul 250

tonn. di munizioni per la Turchia. 8) Il 6 ottobre lo « Jonian » scarica ad Istanbul 500 tonn. di materiale bellico (non è ancora confermato lo .sbarco a Smirne di 25 aeroplani dal piroscafo « Dramore » e di altri 25 dallo « Jonian »).-9) Il l 7 ottobre giunge il « Gauko » con un carico di 3500 tonn. di materiale bellico di cui incomincerà lo sbarco ad Haydar-Pascià domani 19 ottobre.

Non è improbabile che la Russia domandi nei prossimi giorni alla Turchia ragione di questo accelerato ritmo del suo armamento. Tanto più che mentre erano in corso le trattative di Mosca fu sospesa qui ogni forma di mobilitazione, e da poco più di 48 ore le operazioni sembra abbiano ripreso. Il Governo turco si trova in condizione sempre più difficile che una crisi ministeriale, di cui pure si parla, non risolverebbe. Nè gli rende servigio l'agenzia Havas quando insinua. come ha fatto ieri, essere « significativo ·che Saracoglu parta da Mosca senza neanche attendere l'arrivo del ,Ministro dell'Agricoltura turco che alla testa di una delegazione va a visitare l'esposizione agricola».

(l) Vedi DD. 614, 669, 732, 742, 757 e 783.

(l) Vedi D. 783.

(l) Vedi D. 359.

803

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 200. Washington, 19 ottobre 1939, ore 8 (per. giorno 20, ore 6,30).

Telegramma di V. E. n. 170 (1).

Come con mio rapporto n. 8977 14 corrente (2) Governo britannico ha notificato qui riserva per eventuale estensione oltre tradizionali 3 miglia zona sicurezza. Non risultano esplicite riserve da parte tedesca nè francese. Ad ogni modo impressione prevalente è ·che progetto ventilato conferenza Panamà in sua dichiarazione sia almeno per il momento arenato per difficoltà tecnica e giuridica e che con tale situazione debba collegarsi proclamazione di iersera Presidente (Stefani Speciale 377) misura su sottomarini belligeranti che si dice potrebbe essere seguita da misure restrittive anche per navi mercantili armate.

Due misure hanno anche importanza tattica interna per battaglia neutralità attualmente in corso, controbilanciandosi tra loro e riconfermanti assoluta imparzialità America del Nord. A misure contro sottomarini hanno forse anche contribuito notizie di rifornimento a medesimi da navi petroliere provenienti da porti americani.

Segnalo che giusta notizie qui pervenute misure analoghe a quelle testè proclamate Stati Uniti d'America verrebbero adottati provvedimenti (3) per sottomarini da altri Stati America del Sud e centrali, ad esclusione però Argentina e Uruguay che insisterebbero per mantenimento regola internazionale di rito per navi belligeranti senza distinzione se sopra o sottomarine. Faccio a questo proposito anche presente che, a quanto mi viene riferito, inclusione attuale regola è una innovazione a istruzioni di diritto internazionale distribuite da Marina da Guerra nonchè a convenzione interamericana su neutralità marittima conclusa ad Avana 20 febbraio 1928.

(l) -Vedi D. 771. (2) -Vedi D. 756. (3) -Sic.
804

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI

T. P. RISERVATISSIMO 576/330 R. Roma, 19 ottobre 1939, ore 17,30.

Vostro 755 (1).

Secondo notizie da fonte olandese, Ammiragliato tedesco, d'accordo con ufficiali Marina giapponesi, avrebbe in corso di studio progetti per l'uso delle Isole Caroline come base per le navi tedesche nel Pacifico.

Notizie, che sembrano avere riferimento con quanto mi comunicate con vostro telegramma n. 755, sono state pubblicate anche da qualche giornale inglese

(News Chronicle).

805

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 201. Washington, 19 ottobre 1939, ore 20,37 (per. giorno 20, ore 6,30).

Segnalo che in questi ambienti germanici si segue con grande interesse e speranza possibile sviluppo deliberazioni Conferenza Panamà su contrabbando guerra (specialmente risoluzione settima) e rivendicazione libertà scambi commerciali. Sembra anche che su iniziativa S.U.A. sarebbe in corso consultazione tra partecipanti Conferenza Panamà per approfondire questione e possibile collaborazione con Stati gruppo Osio, che hanno fatto sapere Washington, come :1d altri Stati soci America, identità reciproci punti di vista ed interessi. È evidente anche qui azione germanica tendente eccitare reazione e resistenza neutri verso Inghilterra affermandosi fra l'altro che Germania è pronta ridurre immediatamente lista merce contrabbando, se riduzione analoga venga fatta da Gran Bretagna.

Nel frattempo risulta che giorni or sono sarebbe giunto New York su navi neutre cospicuo carico giocattoli di provenienza tedesca.

806

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 216. Mosca, 19 ottobre 1939, ore 22,52 (per. giorno 20, ore 6,30).

Questo Ambasciatore Inghilterra che non incontravo da quasi due mesi è venuto· stamane a vedermi col pretesto di conoscere se per avventura io avessi avuto dall'Ambasciatore di Germania qualche notizia circa scomparsa dell'ex Console polacco a Kiew (mio telegramma n. 189) (2) la quale continua ad essere avvolta nel mistero.

Motivo reale della visita, oltre allo scopo génerico di mantenere contatti che tanto Ambasciata d'Inghilterra quanto Ambasciata di Francia mostrano veramente di desiderare, è stato probabilmente quello di sondare opinionE> sulla solidità delle relazioni amichevoli fra U.R.S.S. e Germania.

Collega britannico ha osservato che recenti successi della politica sovietica nei Paesi Baltici non potevano essere riusciti graditi a Berlino e forse contenevano germe di futuri contrasti. Poi mi ha chiesto se credevo alla possibilità di una collaborazione tedesco-sovietica nel campo militare. Mi sono limitato a rispondere che accordo politico fra Berlino e Mosca appariva oggi completo ed operante e suscettibile nella situazione attuale di svilupparsi in tutti campi.

Gli ho domandato a mia volta informazioni e impressioni sui negoziati turco-sovietici testè interrotti. Mi ha detto che mancato accordo deve attribuirsi anzitutto alla pretesa dell'U.R.S.S. di ottenere impegno turco nel senso di una neutralità assoluta anche nel caso Balcani venissero coinvolti in conflitto. Inoltre Turchia ha nettamente rifiutato di modificare, attraverso accordo bilaterale con U.R.S.S., regime degli Stretti regolato da Convenzione Internazionale. Egli considerava mancato accordo come scacco principale per la Germania che aveva spinto U.R.S.S. a fare domande estreme.

Parlando della Romania collega britannico ha mostrato condividere opinione diffusa in questi ambienti diplomatici, i quali prevedono a breve scadenza azione sovietica sulla Bessarabia.

Conversazione odierna ed altri indizi mi hanno lasciato impressione che Inghilterra e Francia facciano un serio affidamento su possibilità che U.R.S.S. dopo aver sfruttato tutti i vantaggi dell'accordo con Germania decida di modificare rotta della propria politica estera. Collega inglese sembra contare specialmente su interesse sovietico di non rompere con Turchia.

Per conto mio giudico speranza anglo-francese fondata su ipotesi molto incerte e comunque ancora remote.

(l) -Vedi D. 661. (2) -Non pubblicato.
807

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 217. Mosca, 19 ottobre 1939, ore 22,51 (per. giorno 20, ore 4,30). Telegramma di V. E. n. 88 (1). Faccio ogni possibile indagine per accertare ragioni della mancata consegna nafta. Per il momento in mancanza di qualsiasi indicazione posso soltanto avanzare ipotesi. Dato quantitativo relativamente esiguo della fornitura dovuta fine mese credo siano da escludere ragioni di carattere tecnico, cioè mancanza di disponibilità. Non posso invece escludere in modo assoluto reazione provocata da pubblicazioni anti-comuniste, pur osservando che nelle due conversazioni avute re

centemente con Vice Commissario Potemkin non mi è stata fatta alcuna allusione al riguardo.

Ipotesi più verosimili possono essere:

l) Impegno sovietico di fornire tutta la nafta disponibile alla Germania.

2) Decisione di conservare interi depositi a disposizione delle forze militari sovietiche in vista di eventuali azioni nel settore del Mar Nero.

Ritelegraferò appena sarò riuscito ottenere elementi di informazione. Gradirei intanto conoscere data pubblicazioni anti-comuniste in questione delle quali ho avuto soltanto vago sentore attraverso radio britannica.

(l) Vedi D. 792.

808

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 420. Bucarest, 19 ottobre 1939, ore 23 (per. giorno 20, ore 6,30).

Ho veduto oggi questo Presidente del Consiglio dei Ministri il quale mentre non mostra attribuire troppa importanza fallimento accordo russo-turco manifestava invece sua preoccupazione per ripercussione firma accordo turco-francoinglese da lui giudicata sconveniente ed inopportuna anche in previsione delle esagerate interpretazioni che non si mancherà di darvi a Londra e Parigi.

Mi viene riferito che progettato incontro Ministro degli Affari Esteri turco e Gafencu sarebbe stato aggiornato sopratutto per timore che potesse essere presentato come in manifesto contrasto atteggiamento strettamente neutrale assunto da Romania. In serata ha avuto luogo riunione del Consiglio dei Ministri alla fine della quale è stato divulgato comunicato col quale si afferma che dalla

relazione Ministro degli Affari Esteri emerge non essersi verificato alcun fatto nuovo che modifichi posizione internazionale della Romania.

809

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, BUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO CONFIDENZIALE. Roma, 19 ottobre 1939.

Il Ministro d'Ungheria riferisce che il fratello del Maresciallo Goring, direttore della Skoda e attualmente in Italia, si sarebbe espresso nel senso che la Germania non può resistere più di un paio di mesi ancora a causa della mancanza di approvvigionamenti alimentari. Avrebbe pure detto che il Maresciallo Goering era stato riluttante a pronunciare il discorso che egli tenne agli operai all'inizio delle ostilità, perchè contrario alla guerra e alla politica voluta da Ribbentrop. Anche a riguardo degli ebrei avrebbe messo in evidenza il fatto che essi sarebbero non solo riammessi in Germania, ma invitati a tornarvi e reintegrati nelle loro posizioni.

Tali notizie gli provengono da ottima fonte.

Il Ministro d'Ungheria raccomanda la massima riservatezza.

810

L'AMBASCIATORE PRESSO LA S. SEDE, PIGNATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 178. Roma, 19 ottobre 1939 (per. giorno 20).

Mio telegramma del 7 corrente n. 173 (1). Il Cardinale Segretario di Stato mi ha detto che il Re di Romania, parlando con il Nunzio a Bucarest ha auspicato un maggiore interessamento dell'Italia in appoggio degli Stati balcanici per rinvigorire la resistenza opposta da questi ultimi all'azione dilagante della Russia bolscevica.

Il Cardinale Maglione ha aggiunto che sabato scorso 14 corrente ha avuto la visita dell'Ambasciatore di Romania e dei Ministri di Ungheria e di Jugoslavia i quali gli hanno dichiarato che solo l'Italia può arginare l'invadenza bolscevica, dirigendo l'azione degli Stati balcanici.

Ho ascoltato e riferisco.

811

L'AMBASCIATORE PRESSO LA S. SEDE, PIGNATTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3399/1170. Roma, 19 ottobre 1939 (per. giorno 21).

Il Papa, ricevendo ieri il nuovo Ministro di Lituania, ha pronunciato un discorso con degli accenni politici.

Il Pontefice, che ha fatto difendere da L'Osservatore Romano il Suo discorso ai polacchi giudicato dagl'interessati troppo apostolico e tiepido, ritorna direttamente sull'argomento per ribadire il Suo concetto. Però, dopo avere affermato il principio e cioè che la Sua missione è intesa a tutelare i superiori interessi spirituali, dà qualche so.ddisfazione ai Suoi critici pronunciando parole di viva preoccupazione per «l'ombre sinistre de la pensée et de l'oeuvre des ennemis de Dieu » che « s'allonge chaque jour plus menaçante et plus proche, sur la face de l'Europe Chrétienne ». Pio XII ha voluto, credo, alludere alla Russia sovietica.

Subito dopo segue un avvertimento che, secondo me, è diretto specialmente alla Germania. Il Papa invoca la libertà della Chiesa e afferma che dall'uso di questa libertà lo Stato non ha nulla da temere, chè anzi più la giustizia e la fraternità cristiane animeranno e dirigeranno i singoli e le collettività, tanto più si stabilirà nel seno delle Nazioni una atmosfera spirituale che renderà possibile, anzi facile, la soluzione di molti problemi che oggi sembrano insolubili.

Ma è specialmente su un inciso del discorso del Pontefice che desidero richiamare la Vostra attenzione.

Debbo per questo ritornare su quello che ho detto al principio del mio rapporto citando questa volta, testualmente, le parole di Pio XII. Il Santo Padre ha detto: « Conscients des devoirs propres à Notre charge de Pasteur supreme, Nous ne laisserons pas -sans en etre requis-Notre action, toujours orientée

3~ -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

vers le salut des àmes, s'engager dans les controverses purement temporelles et les compétitions ter:r;itoriales entre les Ètats ».

Da quanto precede mi pare si debba dedurre che, se fosse richiesto, il Papa non rifiuterebbe di prestare la Sua azione mediatrice. Domanderò, alla prima occasione, al Cardinale Segretario di Stato se la mia interpretazione è esatta.

(l) Vedi D. 650.

812

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 7958/2607. Berlino, 19 ottobre 1939 (per. giorno 21 ). Informazioni dell'Addetto Militare lituano, confermatemi anche dal Ministro, segnalerebbero una netta differenza fra l'equipaggiamento e le qualità militari delle divisioni sovietiche penetrate in Polonia come prima ondata (G.P.U. ed unità scelte) -che si presentavano molto in ordine -e le rimanenti divisioni (per esempio quelle entrate a Vilna) che avevano vestiario molto in disordine ed indossavano in parte abiti civili. Si aggiunge che buona parte della cavalleria invece di avere delle selle, cavalcava su sacchi riempiti di paglia. Le prime truppe russe che presero contatto con le truppe lituane hanno espresso meraviglia che i soldati lituani avessero anche la camicia e la maglia; ritenevano che essi indossassero, per l'occasione, l'uniforme di parata. Analogamente, generali ed ammiragli russi giunti a Tallinn si sono meravigliati che i mercati lituani fossero molto forniti e che fosse completamente libero,l'acquisto dei generi. Questo scontro di sistemi e concezioni sociali, confermatomi anche da altre

·J"

!?arti, fra truppe russe occupanti e popolazioni baltiche non è senza interesse per l'avvenire. Da una parte si può pensare che l'evidenza stessa di una vita migliore in regime capitalista possa servire come forza dissolvente delle truppe russe di occupazione. Dall'altra è dato anche immaginare che questo contrasto di regimi e i pericoli suscettibili di derivarne per i sovietici possano costituire un incentivo ai russi per completare la loro occupazione dei Paesi Baltici, bolscevizzando addirittura il regime.

Comunque sia, è chiaro che la coesistenza di elementi ideologicamente e socialmente così disparati non può rimanere sterile di risultati e può costituire il germe di futuri rivolgimenti.

A parte questo, segnalo anche come molto sintomatico il fatto che i primi comandi d'aviazione russa giunti in territorio estone abbiano chiesto, come prima cosa, alle autorità militari locali dei grossi rifornimenti di «carburanti».

813

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 7970/2616. Berlino, 19 ottobre 1939 (per. giorno 22). Secondo informazioni dell'Addetto militare svedese (riferite al generale Roatta) la Russia avrebbe chiesto alla Norvegia l'uso di un porto sull'Atlantico

e che la Svezia consentisse il passaggio, attraverso una parte del suo territorio, per raggiungere detto porto.

La Svezia sarebbe decisa ad opporsi a tali pretese ed a sostenere anche la Finlandia nella sua resistenza contro la Russia: resta soltanto da stabilire le modalità dell'azione in comune di questi due Governi, essendo quello svedese (socialdemocratico) poco militare e molto timido.

I passi fatti a Berlino da Svezia e Norvegia per ottenere che la Germania intervenisse almeno moderando le pretese russe, hanno avuto, come risposta, dichiarazioni generiche di simpatia ma anche di sostanziale disinteressamento.

Negli ambienti civili-Auswartiges Amt-si ritiene tuttavia che la Russia non forzerà le sue pretese sulla Finlandia al punto da costringere questa alla resistenza armata.

814

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7977/2620. Berlino, 19 ottobre 1939 (per. giorno 23).

Oggi è stato pubblicato un comunicato riassuntivo della «prima fase» della campagna sul fronte occidentale. L'espressione «prima fase» farebbe pensare ad una seconda diversa dalla prima.

Il Prof. B.omer del Ministero della Propaganda, è stato richiesto oggi da giornalisti se la formulazione del comunicato indichi che la Germania intenda mantenersi fedele al principio di non attaccare la Francia. Il Bomer ha risposto di non essere in grado di precorrere le intenzioni del Comando Supremo, e di lasciare all'intelligenza dei suoi ascoltatori l'interpretazione del senso del comunicato di oggi.

Ciò veramente non illumina un gran che.

È sintomatico in ogni modo che in questo comunicato riassuntivo si sia tenuto a sottolineare -cosa che in fondo non è vera -che i francesi hanno sgombrato volontariamente le poche località già occupate a Warndt e dintorni.

Con ciò si è voluto in altra maniera confermare che, finora, guerra non ci è stata. Dunque, la conclusione sarebbe che ci dovrebbe essere ora.
815

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3682/1422. Mosca, 19 ottobre 1939.

Riferimento: mio telegramma odierno n. 218 (1). Come elemento di informazione sullo sviluppo delle relazioni tedescosovietiche mi è parso interessante segnalare telegraficamente a V. E. il particolare

compiacimento che questa Ambasciata di Germania mostra per l'andamento dei negoziati in corso a Mosca, fra il Commissario del Popolo per il Commercio Estero e la speciale delegazione tedesca capeggiata dai signori Ritter e Schnurre, che è incaricata di concretare le modalità dei futuri scambi commerciali fra

U.R.S.S. e Germania.

Riferisco ora qualche ulteriore ragguaglio fornitomi dal 2° Consigliere dell'Ambasciata tedesca, signor Hilger, che si occupa in modo speciale delle questioni economiche.

Secondo le dichiarazioni di Hilger, i negoziati procedono in modo molto soddisfacente, in perfetta armonia con la lettera e lo spirito degli impegni reciproci assunti da Molotov e da von Ribbentrop in occasione della visita a Mosca di questo ultimo il 28 settembre. Da parte sovietica si dà prova della migliore buona volontà e, tenuto conto della consueta lentezza di questo meccanismo burocratico, le trattative vengono condotte con una speditezza superiore all'ordinario. Ciò si ascrive a merito speciale dal Commissario Mikoian, uomo di decisioni pronte e capace di assumersi le necessarie responsabilità.

Si prevede che nel prossimo avvenire l'intercambio raggiungerà, e probabilmente supererà, la cifra massima degli anni più favorevoli del commercio tedesco-sovietico (circa 650 milioni di rubli nel 1931).

La Germania chiede ~ e conta di ottenere dall'U.R.S.S. ~ i seguenti prodotti principali: manganese, nafta greggia, benzina, cotone e grano. Offre in cambio prodotti industriali, specialmente macchinario e materiale da guerra.

L'Ambasciata di Germania mostra ferma fiducia che l'U.R.S.S. eseguirà gli impegni che sta prendendo ed è p~rsuasa che la sua economia è realmente in grado di fornire all'importazione tedesca i prodotti da questa desiderati, nella misura fissata dagli accordi che vengono ora conclusi.

(l) Non pubblicato.

816

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. P. RISERVATISSIMO 778 (1). Tokio, 20 ottobre 1939, ore 3,05 (per. ore 17,45).

Vostro telegramma 319 (2).

Ho fatto incoraggiare e come conseguenza è prevista fra qualche giorno riunione Presidente del Consiglio e Ministri competenti per precisare condizioni Giappone da sottoporre approvazione Duce. Basi discussione fra Ministri sarebbero da parte cinese :

l) ritiro Chang-Kai-Shek; 2) richiesta di trattative di pace fatta dal Duce al Giappone a nome del Governo di Chungking.

Da parte giapponese:

l) nessuna vera e propria occupazione territoriale in Cina;

2) prosecuzione lotta anticomunista ma non con carattere anti-russo per la quale sarebbero mantenute truppe giapponesi in Cina settentrionale e Mongolia; 3) preminenza economica del Giappone a garantire la quale sarebbero lasciate truppe a Shanghai Nanking e Suchow; 4) ritiro di tutte le altre truppe a mano a mano che nuovo Governo mostrasse capacità assicurare ordine contro brigantaggio;

5) concessione di qualche base navale nella Cina meridionale. A me sembra che come condizione preliminare per nostro intervento, anche nell'interesse degli stessi giapponesi i quali se nostro tentativo non riuscisse non saprebbero a chi rivolgersi altrettanto opportunamente, dovesse essere stabilito esattamente da (l) cosa essi intendono per «ritiro di Chang-Kai-Shek » e se vi è fondata probabilità che questo accetti. Altrimenti negoziati si fermerebbero all'inizio e mediazione potrebbe risolversi in un insuccesso. Giapponesi si rendono conto delle difficoltà ma fanno assegnamento su altissimo prestigio Duce.

Se avessimo fin da ora obiezioni da muovere alle progettate richieste suddette sarebbe preferibile proponessimo le relative modifiche nella presente fase preliminare. Discussioni collegiali giapponesi non sono mai brevi e divengono anche più lunghe se dopo che esse sono giunte a una decisione le si voglia mutare.

Occorrerà tenere presente probabilità che ai nostri primi approcci con i cinesi notizia sia propalata e susciti intrighi anglo-sassoni.

(l) -Nei documenti n. 816 e n. 821 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spediziOne. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza. (2) -Vedi D. 749.
817

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO

T. PER CORRIERE 577 R. Roma, 20 ottobre 1939, ore 8.

La Società Fiat è in trattative col Governo finlandese per la fornitura di 30/50 apparecchi d'aviazione da caccia, che dovrebbero venire spediti per ferrovia attraverso la Germania fino al posto di Sassnig, per poi venire trasbordati per ferryboat a Malmo (Svezia).

Prima di concludere le trattative, la Fiat desidera conoscere se da parte del Governo germanico vi siano difficoltà contro il transito suaccennato prescindendo dal lato tecnico della questione, che potrà venire discusso con la Rappresentanza delle Ferrovie del Reich in Italia.

Prego di assumere presso codeste Autorità le informazioni richieste dandone notizia a questo Ministero con cortese sollecitudine.

(l) Sic. Probabilmente «che».

818

IL CONSOLE GENERALE AD HONG-KONG, DI MELITO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 53. Hong-Kong, 20 ottobre 1939, ore 13,30 (per. ore 11). Chang Kai-Shek informa ufficialmente che qualora Governo britannico persisterà abbandono dollaro Cina, Governo cinese sarà costretto alleanza totale con il Governo dell'U.R.S.S. i cui emissari attualmente presenti Chungking insistono già per la intensificazione campagna anti-britannica in Cina. Ho con

ferito con T. V. Soong tornato in residenza ieri da Chungking latore di quanto sopra. Egli desidererebbe assicurazione allo scopo arginare situazione pericolosa.

819

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 380. Parigi, 20 ottobre 1939, ore 14,25 (per. ore 16). Mio telegramma n. 374 (1). Coulondre mi ha detto che Saracoglu quando partì per Mosca portò seco un protocollo già concordato con Francia e Inghilterra secondo il quale Turchia si impegnava a non (dico non) entrare in guerra contro Russia per effetto dei suoi accordi con i due Paesi suindicati. Molotov chiese che la Turchia contraesse identico impegno nei riguardi della Germania. Saracoglu si rifiutò ed allora Stalin dichiarò che Russia si sarebbe contentata dell'impegno soltanto verso di essa ma con alcuni chiarimenti e precisazioni. Mentre però si stava trattando proprio su questo punto Molotov ritornò alla carica esigendo nuovamente impegno in favore della Germania e quindi negoziati furono rotti. Coulondre ne deduceva che la Germania aveva diffidato categoricamente Mosca e che le esigenze tedesche trovano in genere accoglienze più favorevoli presso Molotov

che presso Stalin. Sembra escluso tuttavia che Russia abbia domandato cooperare militarmente ad assicurare chiusura degli Stretti da essa richiesta.

820

IL MINISTRO A STOCCOLMA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 59. Stoccolma, 20 ottobre 1939, ore 15,00 (per. ore 20,20). Comunicato ufficiale convegno nordico riafferma volontà comune mantenere neutralità per quanto lunga sia la guerra e conservare rapporti commerciali

normali con tutte le parti in causa. Difficoltà tale programma commerciale sono state esaminate di comune accordo. Prendesi atto con soddisfazione telegrammi

solidarietà Presidente Stati Uniti e molti Presidenti repubbliche Sud America. Affermasi speranza ristabilimento della pace e disposizioni collaborarvi ove se ne presenti l'opportunità nello spirito recente appello Re Leopoldo da Brusselle.

Crisi russo-finlandese trattata senza apertamente nominarla con seguenti frasi: « Sono state specialmente esaminate difficoltà che Stati scandinavi possono incontrare nell'esercizio del loro diritto di mantenersi neutrali ed indipendenti da tutti proclamato dall'inizio della guerra. Si è constatato volontà di ciascun Governo in intimo accordo con gli altri, mantenere intatto diritto a tale neutralità. Loro condotta in avvenire sarà determinata da stessa volontà. Essi reclamano che questo diritto basato su atteggiamento amichevole verso tutte le altre potenze sia rispettato». Come si vede comunicato riconferma solidarietà nordica ma evita accuratamente precisare alcuni impegni reciprocità assistenza. Commenti stampa calorosi ed ispirati solidarietà con la Finlandia sembrano qua e là spingersi oltre questo riserbo ma vanno interpretati con precauzione.

(l) Vedi D. 789.

821

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 775. Tokio, 20 ottobre 1939, ore 16 (per. ore 24).

Shiratori è venuto a dirmi sua riconoscenza per accoglienze sempre avute dal Duce e da Voi e suo graditissimo ricordo del soggiorno per quanto breve, in Italia.

Qui si passa ora per un periodo di indebolimento dei militari e di ripresa degli anglofili i quali per mascherare loro vere intenzioni insistono solo sulla necessità ristabilire relazioni amichevoli e stipulare nuovo trattato di commercio con America. Ma a tale possibilità non crede in realtà nemmeno questo Ministro degli Affari Esteri malgrado sue pubbliche dichiarazioni ottimismo e d'altronde via seguita ora qui da dirigenti e stampa di adulare sperticatamente Stati Uniti America ottiene effetto opposto. Shiratori non ha rinunziato alla speranza si giunga un giorno alla conclusione nostro progettato patto a tre. Italia si preoccupa a torto della Russia che svolge sua attività nel Baltico e non la minaccia oggi nei Balcani. (Gli ho risposto che suo ottimismo mi pareva esagerato. Sovieti hanno ripreso politica imperiale. Grandi furono nostre difficoltà quando stipulammo trattato Londra a causa Russia e trattato pace sarebbe stato più disastroso per noi se Sovietici fossero intervenuti Parigi). Crede converrebbe al Giappone concludere patto di non aggressione e dare così modo Russia estendersi Asia Centrale. (Gli ho osservato comprendevo Giappone volesse risolvere questioni pendenti, ma non comprendevo utilità patto formale. Esso avrebbe potuto portare a una più attiva politica europea dell~ Russia con susseguente suo rafforzamento in Estremo Oriente. Potenze eur_opee anche se avesse portato solo a una espansione in Asia Centrale si sarebbero sentite soddisfatte ove tale espansione si fosse spinta sino India? Shiratori ha preferito non obiettare ma sorridere quasi per dire non credere Sovieti capaci di tanto).

Non esclude possibilità accettare portafoglio Ministero Affari Esteri qualora gli sia offerto da un Gabinetto forte. Ma per ora suo lavoro deve essere diretto a mutare qui presente stato delle cose che deve pur finire un giorno ed egli spera ottenere risultati positivi fra qualche mese. È sicuro di una ripresa dei militari ·che potrebbe essere facilitata da qualche atto di forza.

Osserva non potersi mai escludersi in Giappone possibilità di :qualche rivolta di giovani ufficiali per tagliare con la spada nodo degli intrighi anglofili.

822

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 142. Atene, 20 ottobre 1939, ore 19,30 (per. ore 21,20).

Telespresso di V. E. n. 92 (1). Oggetto di nota greca redatta in terza persona; ma mi è stato successivamente comunicato che si preferirebbe redazione definitiva avvenisse in prima persona. Prego telegrafarmi se nulla osti ovvero se dobbiamo insistere perchè redazione avvenga in terza persona.

823

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 166. Ankara, 20 ottobre 1939, ore 21 (per. giorno 21, ore 12).

Mio telegramma n. 165 (2). Da un esame più approfondito del trattato tripartito deduco le seguenti considerazioni.

Preambolo ne precisa gli scopi: interesse della sicurezza nazionale, mutua assistenza, resistenza all'aggressione. Questi tre elementi conferiscono al trattato il carattere che vuole avere e cioè di accordo puramente difensivo. L'articolo primo rappresenta una sostanziale novità sulle note « dichiarazioni comuni » in quanto assicura tutta assistenza della Francia e della Inghilterra alla Turchia se questa ultima è vittima di una aggressione da parte di qualunque potenza europea. L'articolo non contempla reciprocità da parte Turchia la quale pertanto viene a trovarsi in condizioni analoghe a quelle della Grecia e della Romania. L'articolo secondo ribadisce impegni bilaterali già contemplati nelle dichiarazioni comuni per la zona mediterranea. Articolo terzo precisa la portata dell'impegno concernente Balcani e limitato alla Grecia e alla Romania; Jugoslavia resta al di fuori; in caso di aggressione Bulgaria contro la Turchia intervengono patto balcanico e articolo primo patto tripartito, articolo quarto completa in

O) Vedi D. 795.

certo modo articolo primo, limitando però impegni della Turchia verso Inghilterra e Francia alla consultazione ed alla benevola neutralità. Articolo quinto prevede consultazioni parti contraenti allo scopo di « intraprendere ogni azione comune che si rivelasse efficace » in due casi che per essere elastici si prestano ad una applicazione delle più estensive. Articolo sesto precisa carattere difensivo del trattato. Articolo 7°, 8° e 9° contengono clausole di applicabilità.

Nessuno qui interpreta trattato tripartito in senso antitaliano. Tutti concordano nell'attribuirgli carattere molto più impegnativo che non le dichiarazioni comuni, ma in senso nettamente antigermanico. Avrebbe anche carattere anti-russo senza protocollo secondo che rappresenta la cosidetta «clausola russa». Questa peraltro non impegna la Turchia in modo positivo verso la Russia e, a quanto si sa, era già stata considerata insufficiente dal Governo sovietico nelle conversazioni di Mosca.

La prova del fuoco per il trattato sarebbe data da un eventuale attacco russo alla Boemia (1).

(2) Non pubblicato.

824

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 890. Berlino, 20 ottobre 1939, ore 21,10. Nonostante apparenze in vario senso ed alcuni movimenti ferroviari verso Ovest, mi sembra poter concludere che finora nessuna offensiva sul fronte francese sia decisa. Che anzi, ordini risulterebbero essere stati di non sorpassare in nessun caso la linea di frontiera nazionale. Dunque, militarmente come politicamente, un momento di stasi che qualcuno vorrebbe vedere, salvo per qualche colpo di mano aereo-navale contro Inghilterra, di durata indeterminata e durante il quale sondaggi e conati di pace sembrerebbero ancora possibili e, in fondo, attesi. Nei circoli diplomatici, come in certi circoli tedeschi, si guarda sempre

all'Italia e all'America come alle due forze suscettibili -quando che sia di meglio influenzare l'una la Germania e l'altra l'Inghilterra .

825

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, ClANO

T. 615. Londra, 20 ottobre 1939, ore 21,30 (per. giorno 21, ore 1,20). Firma accordo anglo-franco-turco continua ad essere presentata a Londra come l'avvenimento politico di maggiore rilievo di questi ultimi giorni e come un sensazionale successo della diplomazia anglo-francese. Mentre da una parte si afferma che l'Italia era stata pienamente informata anche prima che il patto venisse firmato, dall'altra avvenimento viene unanimemente interpretato come

uno scacco inflitto alla politica tedesca e in particolare alla politica personale di Ribbentrop.

Quanto ai rapporti russo-turchi, viene qui sottolineato con soddisfazione probabilità che rimangano improntati a reciproca amicizia. Si sostiene anzi che

U.R.S.S. non avrebbe subìto alcuno scacco per effetto della mancata conclusione di un accordo con la Turchia, e che Governo sovietico si sarebbe prestato senza alcun impegno e alcun sincero entusiasmo a negoziati con Saracoglu, unicamente per far, o per darsi l'aria di far, cosa gradita a Berlino.

In questo senso, e con una visibile preoccupazione di non urtare U.R.S.S., si stanno intonando tutti i commenti dei giornali a seguito di precise direttive impartite ieri e oggi dal Foreign Office.

(l) Sic. Probabilmente Bessarabia.

826

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 350. Budapest, 20 ottobre 1939, ore 21,55 (per. ore 24).

Vice-Ministro Affari Esteri parlandomi dell'accordo anglo-franco-turco ha avuto occasione dire che, a parte ulteriori sviluppi situazione, il punto che interessa più direttamente Ungheria è sopratutto quello concernente garanzia verso la Romania e cioè se tale garanzia sia soltanto in funzione della Germania: Governo ungherese si propone chiarire tale punto.

Mi riservo telegrafare ulteriormente.

827

L'ADDETTO MILITARE E AERONAUTICO A SOFIA, SICARDI, AL CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARI, CARBONI, E AL MINISTRO A SOFIA, TALAMO

TELESPR. SEGRETO 710 (1). Sofia, 20 ottobre 1939.

Seguito miei telegrammi nn. 705/9, 707/10 e 709/11 rispettivamente in data 18, 19 e 20 corr. (2). In relazione: a quanto chiestomi da codesto Servizio col telegramma n. Z/20759 in data 5 ottobre u. s.; al recente rientro in Sofia del comandante delle Forze Aeree bulgare colonnello Boidev (3).

ad invito del R. Incaricato d'affari che, in seguito alle dichiarazioni fatte dal generale Daskalov all'addetto militare tedesco (4), desiderava che si potesse meglio precisare il pensiero del ministro della guerra sulla presente situazione politica bulgara;

ho chiesto ed ottenuto un'udienza dal Ministro della Guerra, generale Daskalov. Sono stato ricevuto il 18 corr. Consueta cortesia e tono cordiale.

Riferisco sull'andamento del colloquio:

l) Alla mia domanda se il ministro poteva accennarmi ai veri scopi per cui

n col. Boidev era stato inviato a Mosca -in quanto in tutti ~li ambienti sofioti

la lunga permanenza dell'ufficiale nella capitale sovietica era stata messa in

relazione ad incarichi politici conseguenti dell'attuale momento -, il generale

Daskalov mi ha detto presso a poco quanto segue:

Il col. Boidev è andato a Mosca effettivamente per stabilire un collegamento aereo Odessa-Varna-Sofia. Questo studio ed i relativi accordi avrebbero potuto anche essere fissati a Mosca ed a Sofia, senza che il col. Boidev effettuasse il viaggio in questione. Ma, dato l'attuale momento e l'importanza che il fattore politico-militare russo ha assunto nei riguardi dei Balcani, ben volentieri noi abbiamo inviato un ufficiale superiore assai apprezzato e che conosce bene il russo, perchè nello sviluppo delle trattative potesse osservare, per quello che gli era possibile, questa nuova Russia e riferircene in appresso. Insomma il colonnello Boidev, preso pretesto dagli accordi da fissare, è stato inviato come un temporaneo osservatore militare.

Nessuna missione politica. Essa in ogni modo sarebbe stata sviluppata non dall'ufficiale, ma dai nostri rappresentanti diplomatici in Russia.

Il generale Daskalov ha tenuto più volte ad assicurarmi che quanto diceva rappresentava la pura e semplice verità e mi ha pregato di considerare questa informazione come strettamente confidenziale.

2) Avendo io accennato alle insistenti voci di imminente occupazione della Bessarabia da parte dei russi, il Ministro della Guerra, dopo avermi ammesso che, come in molti ambienti politici bulgari, anche egli crede che l'occupazione della Bessarabia da parte delle truppe sovietiche non potrà molto tardare, mi ha detto -riferendosi alle aspirazioni dobrugiane -che l'attuale situazione politica non permette, alla Bulgaria, un'azione bellica di sicuro risultato e che certamente non provochi un allargamento del conflitto attuale.

La notevole pressione turca alla nostra frontiera della Tracia -ha detto il ministro -impedisce a noi qualsiasi azione militare per la Dobrugia.

3) Ad una mia domanda conseguente all'attuale interruzione delle conversazioni politiche Molotov-Saracoglu, ovvero quale posizione prenderebbe la Bulgaria in caso di conflitto russo-turco (1), il generale Daskalov ha evitato di rispondere, affermando che non ritiene che la Russia e la Turchia possano eventualmente entrare in conflitto attraverso i Balcani. L'allargamento del conflitto attuale porterebbe, secondo il ministro della guerrea, i russi a sviluppare azioni in grande stile in Asia e propriamente verso l'Afganistan e le Indie. I Balcani per contro, per essere sulla via della Turchia, rappresenterebbero una zona di interesse strettamente tedesco.

4) In un certo momento la conversazione si è aggirata sulle ultime misure militari prese dallo S. M. bulgaro (richiamo riservisti -V. mio foglio n. 706 del 18 corr., pag. 2). Il Ministro della Guerra ad un mio accenno sulle voci che correvano circa la creazione della 12a divisione ha detto: «la voce è inesatta; anzi dirò che stiamo sciogliendo anche la na divisione ».

È da notare che questa lla divisione è stata sempre negata dallo S. M., per quanto il mio predecessore ed io avessimo avuto prove concrete della sua esistenza (1).

Inoltre il Ministro della Guerra in merito alle misure militari in corso mi ha accennato alla continua attesa dello S. M. bulgaro perchè la situazione in Tracia si chiarisca. Il concentramento turco in Tracia ha costretto, come noto, lo S. M. bulgaro ad effettuare uno schieramento di carattere strettamente difensivo alla frontiera sud-orientale, con unità rinforzate da riservisti. Le spese che la Bulgaria sopporta per tenere sotto le armi effettivi maggiori che non quelli di pace, preoccupano gli ambienti governativi che, dato i propositi di stretta neutralità indipendente, più volte affermati, attendono uno schiarimento della situazione per adottare misure di smobilitazione.

Aggiungo che il Ministro della Guerra ad un certo momento mi ha domandato se ero a conoscenza delle intenzioni dell'Italia nei riguardi dei Balcani e particolarmente della Bulgaria.

Ho risposto in ,modo evasivo dicendo che gli erano certamente noti il grande interesse che l'Italia poneva, in questo attuale momento, alla situazione balcanica e la simpatia con cui da noi si seguivano gli sforzi per la riorganizzazione militare ed economica della Bulgaria.

(l) -II presente documento fu trasmesso a Palazzo Chigi con Telespr. da Sofia 5616/2246in data 24 ottobre 1939, firmato Talamo, non pubblicato. (2) -Non rintracciati. (3) -Vedi D. 773. (4) -Nota dell'Addetto militare. «V. citato mio teleg. n. 705/9 ».

(l) Nota dell'Addetto militare: «Il R. Incaricato d'affari aveva interesse che questoquesito fosse posto al ministro della guerra, in quanto gli ambienti politici di Sofia mostravano un certo nervosismo per il fallimento delle trattative russo-turche ».

828

IL MINISTRO A CITTA DEL MESSICO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1971/427. Città del Messico, 20 ottobre 1939.

Mio Telespresso n. 1875/404 del 29 settembre u. s. (2).

È tornato giorni fa da Panamà questo Ministro degli Affari Esteri che ha rappresentato il suo Paese alla Conferenza Panamericana. Le sue dichiarazioni ai giornali sono state vaghe e generiche. Egli ha spiegato che il suo primo dovere è informare il Presidente della Repubblica il quale è stato per molti giorni assente dalla Capitale in uno dei suoi soliti viaggi di propaganda e d'ispezione nell'interno della Repubblica.

Mentre in un primo tempo l'interesse messicano alla Conferenza sembrava molto vivo, questo interesse poco per volta svanì, a causa sopratutto degli scarsi elementi che questo Ministero degli Affari Esteri, o per esso il Ministero della Stampa e Propaganda, diede alla stampa.

Da uno dei partecipanti alla riunione di Panamà ho tratto ad ogni modo le seguenti impressioni:

È prevalsa in seno alla Conferenza una tendenza generale di accordo ed uno sforzo di reciproca comprensione da parte di tutti i partecipanti. Da questo punto di vista la Conferenza ha segnato un notevole passo innanzi verso la solidarietà panamericana.

Ciò sarebbe stato essenzialmente dovuto all'atteggiamento molto condiscendente del rappresentante nordamericano signor Sumner Welles.

Nulla di segreto si è discusso, od ordito, nella Conferenza od intorno ad essa. Tutto quello di cui si è parlato o si è deciso è stato pubblico ed è comparso sulla stampa.

Per la ragione sopra accennata dell'assenza del Presidente, la stampa messicana non ha ancora pubblicato molti particolari della Conferenza: ma lo farà quanto prima anch'essa come è avvenuto negli altri Paesi.

Dalla Conferenza è sopratutto scaturito il desiderio unanime di tutte le Repubbliche rappresentate di rimanere neutrali, e di star lontane dal conflitto. (Ciò vale -dico io peraltro -per le Repubbliche dell'America Latina, ma non per gli Stati Uniti, la cui politica, e la politica personale del cui Presidente, ben note e seguite da codesto Ministero, possono in non lontana occasione portare ben !ungi dalla neutralità: comunque a Panamà anche il Rappresentante nordamericano ha fatto la parte del convinto neutrale).

La più saliente manifestazione di questa tendenza è stata consacrata nel progetto relativo alla nota zona marittima di neutralità. Si comprende anche qui che lo stabilimento di simile zona ha un valore sopratutto teorico, e che è condizionato alla volontà dei belligeranti. Praticamente il Messico non ha forze navali neppure lontanamente sufficienti a esercitare la vigilanza e il controllo che si attendono; non potranno essere che gli Stati Uniti a farlo per quanto riguarda la fascia che si estende al largo delle coste messicane.

Concludo informando. che non è mancato qui chi ha voluto ravvisare nella Conferenza di Pana~à, e nella sopracitata apparente solidarietà continentale americana, una nuova affermazione di pacifica supremazia nordamericana in tutto il Continente. La stessa zona marittima di neutralità -in quanto attuabile-non potrebbe essere assicurata se non, in modo assolutamente prevalente, dalla marina degli Stati Uniti. In altre parole gli Stati Uniti, con la loro marina e la loro potenza, assicurerebbero o si sforzerebbero di assicurare la pace e la tranquillità ed i traffici non solo nel Continente ma in una vastissima zona intorno ad esso. Ciò verso, o contro, i belligeranti in ispecie e l'Europa in genere.

È stato altresì rilevato da taluno che, alla Conferenza di Panamà, si è presentato un Sumner Welles amabile, alla mano, quasi affettuoso: caratteristiche che in precedenti occasioni, non sono state particolarmente notate nella forte personalità dell'uomo, sopratutto nei riguardi di alcune delle Repubbliche latinoamericane.

(l) -Nota dell'Addetto militare: « Tra l'altro, a mezzo del direttore della Banca commerciale italiana e bulgara, sono stati interrogati due riservisti che da poco tempo avevano terminato il loro servizio. Tutt'e due hanno affermato di aver fatto parte dell'l!" divisione dislocato nel settore orientale della frontiera della Tracia ». (2) -Vedi D. 520.
829

IL MINISTRO A STOCCOLMA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 772/318. Stoccotma, 20 ottobre 1939 (per. giorno 26).

Miei telegrammi nn. 56, 58 e 59 del 14 (1), 19 (2) e 20 corrente (3). La situazione del·Baltico -a cui accennavo già col mio rapporto n. 746/298 del 29 settembre (4) come cagione di tanta incipiente inquietitudine in !svezia

\<l) Vedi D. 820.

è andata maturando ancor più rapidamente di quanto non si prevedesse, e lo

stadio in cui si trova oggi colla ritirata precipitosa del germanesimo, a vantaggio

della potenza moscovita, dal bacino orientale di questo mare, ha convertito l'in

quietudine iniziale in uno stato di allarme che alcuni giorni fa aveva quasi preso

l'aspetto di panico.

L'estensione alla Lettonia delle misure imposte all'Estonia, cioè l'esclusivo

predominio sovietico politico e militare -in attesa di quello amministrativo

e sociale -era bensì attesa, essendosi subito compreso che il porto « caldo »

di Libau, e per questo il controllo sulla Lettonia, sarebbe stata la mèta della

marcia russa. Ma si era contato che la Lituania, del resto priva di porti dopo

la cessione di Memel alla Germania, si sarebbe sottratta all'abbraccio di soffo

camento russo, rimanendo nell'ambito degli interessi tedeschi. L'abbandono

anche di questa provincia da parte germanica, ha prodotto una speciale impres

sione di pessimismo. Il ritiro precipitato delle colonie tedesche dalle provincie

baltiche ha accresciuto ancora questa sensazione, colla forza di un simbolo:

tanto più che, fuggendo davanti ai Russi, son dovute rimpatriare anche le

colonie svedesi di Estonia, vecchie storiche comunità stabilite da secoli in quel

paese.

La chiamata poi a Mosca del Ministro Erkko, avvenuta nello stesso modo

prepotentemente perentorio usato coi ministri degli Esteri dei tre Stati baltici,

ha fatto comprendere subito a Stoccolma che Stalin tirava il colpo ad imporre

alla Finlandia, con brusca sorpresa, condizioni ad un dipresso analoghe a quelle

imposte ai baltici: analoghe, per lo meno, per ciò che riguardava la parte « trat

tato d'alleanza», col quale lo stato minore contraente viene, sotto la forma

menzognera della parità, conglobato in realtà nella zona offensiva e difensiva

della Russia, e militarmente-quindi anche politicamente ed economicamente

assorbito. In attesa della risposta finlandese, la Svezia passò ore di angoscia.

L'immediata ben diversa reazione, con cui la Finlandia «accusò» l'offensiva moscovita, risollevò alquanto gli animi. Fu deliberato immediatamente di porgere alla consorella nordica gli aiuti diplomatici compatibili colla situazione e, in ogni modo, di associare moralmente di fronte al mondo -specie all'ame

ricano -la Svezia alla Finlandia, per dare a questa anche l'apporto della innegabile influenza e popolarità di cui lo scandinavismo gode in America. Quindi il passo del ministro Bostrom presso Roosevelt; e la rapida mobilitazione dell'opinione americana-scandinava negli Stati Uniti; e, a Mosca, il passo del signor Winter ed il suo affiancamento a Paasikivi durante la permanenza di costui in quella capitale.

Quale sia precisamente il contenuto delle richieste russe -oltre la parte «trattati» -alla Finlandia, qui si ignora dalla generalità; e chi lo sa, alle domande risponde, non senza ragione, che, se vi sono confidenze da fare in proposito, spetta ai finlandesi e non agli svedesi di farle. Si suppone che in origine i russi abbiano parlato di rettifiche di confine, cessione delle isole del golfo, basi navali ed aeree in Finlandia colle rispettive guarnigioni russe, e, finalmente, delle Aaland: cioè di un territorio etnograficamente svedese, che geograficamente fa parte della Svezia, e si trova a pochi minuti di volo da Stoccolma.

Dopo qualche giorno, si constatò, con sollievo, che gli avvenimenti non avrebbero in ogni modo galoppato. Il passo di Roosevelt, per quanto non fosse da attribuirgli una importanza positiva, sembrò un buon punto da segnare: l'America può sempre impressionare Mosca, specialmente se -come si comincia a credere -Mosca ha piuttosto tentato un colpo d'audacia che preparato accuratamente un programma di soggiogamento. Infine, lo scalpore destato nel mondo americano dalla prepotenza russa avrebbe porto l'opportunità alla Germania di dar consigli di moderazione alla Russia, senza incorrere nel pericolo di esser da questa sospettata di già contrastarne i piani previamente avallati.

Sembrò quindi che, nell'intervallo fra la prima e la seconda missione Paasikivi, vi fosse il tempo utile per marcare il valore morale della solidarietà nordica, già azionata a favore della Finlandia, con una affermazione ancora più palese e più spiccata dell'unione di sentimenti, di intenti e di fortune dei paesi del nord: così il Re Gustavo si fece iniziatore del convegno dei Capi di Stato nordici del 18 corrente, di cui ho riferito coi miei tre recenti telegrammi e che si è conchiuso nella giornata di ieri.

Ho sempre sostenuto che l'unione nordica era un concorso di desiderii di pace, piuttosto che un fascio di forze; basta del resto ricordare come gli Stati dell'unione, preoccupati da problemi di diversa natura, e minacciati da pericoli di origine differente, hanno sempre evitato qualsiasi impegno di reciproco aiuto, con una cura così gelosa da persuadere anche i più ottimisti dell'impossibilità che l'unione stessa mai potesse procedere concordemente ad atti positivi per la difesa comune dei singoli interessi. Una certa maggiore possibilità di mutua assistenza, anche militare, si poteva tuttavia concepire fra Finlandia e Svezia: o, meglio, per la Svezia verso la Finlandia; perchè la Finlandia, essendo più agguerrita delle altre può, colla sua volontà e capacità di difendersi, creare per . gli amici la condizione indispensabile al correre in suo aiuto, cioè un inizio di valida difesa isolata; poi, perchè la Svezia, benchè militarmente fiacca per lunga pace e depresso spirito militare, ha le possibilità economiche, finanziarie, industriali e territoriali indispensabili a battersi; infine, perchè certi problemi finlandesi sono quasi vitali per la Svezia, come lo si vede oggi. Ma la Danimarca, inerme e compresa ormai nella sfera germanica, e la Norvegia, disarmata anch'essa e senza possibilità di far altro che una guerriglia, portano di necessità il platonismo, in ogni deliberazione in cui siano chiamate a concorrere.

Gli uomini di Stato svedesi e nordici, quindi, che hanno nel volgere di poche ore organizzato -e molto bene -il convegno dei quattro Capi nordici, si saranno subito resi conto di un dilemma: che, se si voleva dare una nota più calcata, più praticamente solidale, di qualche efficacia minatoria insomma, al convegno, si sarebbe dovuto escludere i due Sovrani di Copenaghen e di Osio; ma che escludendoli, il carattere nordico della manifestazione era perduto, più, l'idea nordica s.confessata, con un colpo gravissimo alla parte morale della causa finlandese che è la riconosciuta appartenenza della Finlandia al complesso nordico, unione di Stati consacrata da una tradizionale azione po1itka, sociale, economica comune, da anni presente sulla ribalta internazionale.

Sceltasi, e non si poteva far diversamente per molte altre ragioni, la soluzione totalitaria nordica, si è dovuto per forza giungere al risultato, che il solenne comunicato ufficiale sul convegno, quello che avrebbe dovuto rappresentare la voce inquieta, ma decisa, del Nord, si è dovuto limitare, nei riguardi della Finlandia, a frasi tanto generali, che, a rigor di termini, potrebbero anche applicarsi ad altri casi che non sia il tragico contrasto russo-finlandese (cfr. Ali. I) (1). Nel complesso, se ne ricava l'impressione di una dignitosa timidezza, di una gran paura di compromettersi con promesse reciproche di appoggi, e, ancor più, di provocare, con un accenno più diretto, l'aggressore a cui tutti pensano, e fornire così al lupo il pretesto per gettarsi sugli agnelli. Osservasi, per esempio, come, nel testo del comunicato, tutti e quattro i convenuti constatino con soddisfazione l'assoluta volontà di neutralità e di libertà degli altri tre, ma come sottilmente il fatto dell'accordo venga concentrato su questa constatazione, non su eventuali mezzi comuni od appoggi reciproci per aiutare chi tale volontà vedesse minacciata o violentata dal di fuori. Oh, scuola delle redazioni ginevrine!

Ad ovviare in parte, preventivamente, a questa prevista fiacchezza del comunicato, ci sono stati i quattro discorsi radiodiffusi ieri dai quattro Capi; discorsi ai quali, se non altro, conferivano risonanza e calore la voce umana e l'amplificatore. E poi, ciascuno parlando per sè, Kallio e Re Gustavo si sono potuti sganciare dalla compagnia degli altri due, !asciandoli pronunciare gli innocui componimenti imposti dalle loro prudentissime cancellerie. Il Presidente di Finlandia ha potuto quindi denunciare, con modestia, tatto e misura, come si conviene specialmente al piccolo di fronte al potente, ma con sufficiente chiarezza, la violenza contro cui la sua patria sta ora difendendosi nella prima trincea, quella diplomatica; e Re Gustavo, pur non compromettendosi molto di più degli altri due Sovrani scandinavi, ha almeno potuto spingersi fino a dichiarare che l'indipendente neutralità d'ognuno dei nordici costituisce una « risorsa » (sic) vitale per l'altro (v. annesso 2°) (2).

Nel suo complesso spettacolare, la manifestazione può dirsi ben riuscita; grande e commosso il concorso del popolo; la stampa ha aiutato, ingrandendo l'avvenimento nell'ampiezza dei resoconti; il pubblico mondiale vi si è interessato con generale simpatia.

Si può ora chiedersi: come e fin dove gli Svedesi pensano di spingere la propria solidarietà effettiva e la difesa eventuale di posizioni essenziali alla loro sicurezza e libertà? A parte i pochi combattivi, ritengo che, su questo punto, si possa proprio dire che la speranza ardente di un decente accordo russo-finlandese evita ancora l'angoscia dei calcoli e delle conclusioni. Prosegue però la preparazione per un possibile conflitto: preparazione militare, economica, civile, sanitaria, insomma nelle molteplici manifestazioni di attività bellica imposte dalla complicazione della vita moderna. Tutto però si svolge in una atmosfera che suscita l'impressione della superficialità sotto le apparenze della completezza: come se, pur mostrando di approntare l'arsenale delle svariate provvidenze di guerra, gli interessati fossero persuasi che si tratta in fondo di un brutto sogno, e che niente di ciò è fortunatamente destinato a veramente servire.

Mentre si attende con ansia la ripresa dei negoziati di Mosca, col ritorno di Paasikivi in quella capitale, si cerca il punto anche dalla parte dell'orizzonte germanico. Parlare di germanofilia in !svezia sarebbe ora impossibile: a parte

la nota diffusa avversione al nazismo e particolarmente il risentimento profondo contro Hitler per aver provocato la inutile -si dice qui -guerra, il fatto che la Germania ha scatenato l'orso russo e si è ritirata davanti a lui scoprendo con aria di noncuranza le posizioni del germanesimo tedesco e scandinavo sul Baltico, ha portato un colpo non indifferente alle simpatie germaniche ancor vive in certi ceti (p. es. i militari) ed in certi ambienti.

Quando, dopo i Baltici, anche la Finlandia venne fatta segno alla pressione russa, passato il primo stupore, la soluzione della passività tedesca fu trovata nella teoria che Germania e Russia si fossero divise le sfere d'influenza del Baltico, riservandosi la Germania i paesi scandinavi, e con essi l'ingresso in questo mare.

Tale teoria produsse -sembrerà curioso, ma è logico -il formarsi di sentimenti contraddittorii, misti di ostilità e di sollievo. È chiaro infatti che il presunto accordo russo-tedesco, se definitivamente realizzato, presenterebbe ogni sorta di pericoli per gli scandinavi nell'avvenire immediato, e per il futuro anche, ove le potenze occidentali non riescano ad avere un completo sopravvento sulla Germania alla fine della guerra: e, in tal senso, costituisce una paurosa incognita. Al tempo stesso, però, significa una barriera all'espansione russa in Scandinavia: e quest'ultima eventualità sembra così disastrosa alla maggioranza della popolazione, che pur il predominio germanico, transitorio e definitivo, sembra un male incomparabilmente minore.

La stampa tedesca ha reagito, in questi ultimi giorni, contro tal modo di vedere, in una forza evidentemente ispirata dall'alto. La teoria delle due zone baltiche è una pura fantasia. La Germania non si preoccupa che mediocremente della penisola scandinava, dove i suoi interessi sono puramente economici; non spetta a lei di difendere i nordici; colla Russia, se la cavino come meglio possono. Tanto, hanno sempre declinato l'amicizia tedesca, e ultimamente ancora hanno rifiutato di stringere patti di non aggressione col Reich; la loro stampa è stata ed è ancora spesso parziale ed ostile; gli organi della pubblica opinione sembrano favorire l'Inghilterra; finalmente, gli svedesi declinano i pressanti inviti germanici a cessare dal commercio col Regno Unito ed indirizzare tutto l'insieme dei loro scambi verso ed attraverso l'Europa centrale.

Questa ·campagna di stampa, che si compendia in una minaccia di gettare gli scandinavi in pasto ai russi, per punirli della tiepidezza della loro fede germanica, mostra troppo evidente il proprio carattere di manovra, per poter seriamente impressionare. Che la Germania abbia soltanto interessi economici in Scandinavia, è già per sè stessa un'affermazione a cui nessuno, in Germania e fuori, vorrà credere; ma basterebbe l'esistenza di questi interessi -che sono ingentissimi -per escludere la possibilità che la Germania, salvo come un espediente di disastrosa liquidazione, possa abbandonare la Scandinavia ai russi. È chiaro che con cotesta paura dei russi si spera di spingere più facilmente gli scandinavi -e specie la Svezia -ad entrare nei piani germanici di isolamento dell'Inghilterra da questo lato dell'Europa; e, ancor più, a farsi strumento della politica tedesca, premendo sulle Potenze occidentali, per la conclusione della pace.

Il tenore del comunicato sul convegno, di cui mi sono sopra occupato, sta a dimostrare che la manovra, per ora almeno, e per quanto riguarda la parte

3! -Documenti diplomatici -Serie lX -Vol. I

commerciale, non riesce. Giacchè l'unico punto in cui esso comunicato ha qualche chiarezza e fermezza, si è appunto dove riafferma la volontà dei nordici di mantenere i propri traffici consuetudinarii con ambedue le parti belligeranti.

È poi facile comprendere come la minaccia russa, lo spettro dell'intervento bolscevico in Finlandia, e l'incognita delle decisioni a cui la Svezia potrebbe essere costretta ove la resistenza armata della Finlandia la ponesse nell'alternativa di una passività disonorevole o di una guerra, siano incentivi per la Svezia ad. anelare al ristabilimento della pace. I~ un cerchio alquanto più largo, il duello anglo-tedesco minaccia i traffici della Svezia, la sua autonomia economica, la sua neutralità. E ancor più lontano nell'avvenire, nessuno può prevedere quale assetto definitivo, forse disastroso per gli interessi nordici, potrà portare al Baltico una pace conchiusa dopo una guerra lunga e disastrosa pei contendenti e per tutta l'Europa.

Se non chè, i dirigenti della politica svedese e nordica hanno giudicato di trovarsi, almeno per ora, nell'assoluta impossibilità, nonchè di intraprendere, di accennare a qualche iniziativa del genere. La debolezza dei neutri, la loro paralisi di fronte ad ogni prospettiva di azione che abbia carattere di pressione su una o sull'altra delle parti contendenti, o su ambedue, è stato sempre un fenomeno storico della politica europea, e lo è oggi ancor più manifestamente che nel passato. Il comunicato dei Nordici, negativo per la Germania sull'argomento dei traffici, rimane negativo anche nel campo dell'azione per la pace; sebbene sia indubitato che una pace immediata, la quale permettesse di fissare ad un dipresso l'attuale situazione di fatto in Europa, sarebbe salutata in Scandinavia con una gioia furibonda, come la liberazione dall'incubo di impreveduti e più disastrosi eventi. In tale senso, gli interessi della Germania e quelli scandinavi vengono a coincidere; ma i platonici voti del convegno di Stoccolma sono ben !ungi dal poter essere considerati in Germania come un preludio ad una attività nel senso desiderato.

Decorreranno alla Germania altre prestazioni di forza ed il raggiungimento

di ulteriori basi di azione, per modificare l'attitudine svedese, che un complesso

di equilibri di forze e di debolezze mantiene quasi fatalmente nella condizione

intermedia attuale, per quanto incomoda e pericolosa. Riuscirà la Germania in

questa difficile bisogna? Mancano alla Svezia, se non i profeti, gli elementi veri

per prevederlo con qualche probabilità di dar nel giusto; donde la necessità di

continuare a vivere, di settimana in settimana, senza programmi a lunga portata,

ma sforzandosi di durare nel modo meno peggio che è possibile.

Intanto, fra qualche giorno, la decisione della crisi russo-finlandese indicherà quale titolo conviene dare al prossimo capitolo.

(l) -Vedi D. 748. (2) -Non pubblicato. (4) -Non rintracciato. (l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
830

IL MINISTRO A LA PAZ, MARIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1625/563. La Paz, 20 ottobre 1939. Ritornato da Panamà il ministro degli Esteri, il Governo ha subito emanato l'atteso decreto sulla neutralità boliviana nel conflitto europeo (1). In esso

si fa riferimento alla Convenzione dell'Aja del 18 ottobre 1907, alla Convenzione dell'Avana del 20 febbraio 1928 e alle dichiarazioni approvate a Panamà il 3 del c. m.

Contemporaneamente il Ministro Ostria Gutierrez ha dato alla stampa il comunicato ·Che pure si allega (l) sui risultati della Conferenza interamericana di Panamà in cui fra l'altro si menzionano le proposte presentate colà dalla delegazione boliviana.

Circa la cooperazione economica fra Stati Uniti e Bolivia, il Cancelliere si è limitato a dichiarare che la questione deve ancora essere sottoposta al Presidente della Repubblica e al Consiglio dei Ministri.

Come era da attendersi, l'azione del Ministro degli Esteri non ha però incontrato il plauso dell'organo di sinistra La Calie la quale non tralascia ora occasione per attaccare quei membri del Governo che più notoriamente appartengono al gruppo plutocratico.

Unisco l'articolo della Calle (2).

(l) Non pubblicato.

831

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 783 (3). Tokio, 21 ottobre 1939, ore 6,37 (per. ore 14,10).

In una intervista Ministro Esteri ha detto fra altro che in seguito conclusione patto non aggressione tedesco russo si era erroneamente supposto patto anticomunista non avrebbe avuto più valore. Governo giapponese lo considera invece sempre valido e agisce in conseguenza e relazioni Giappone con Italia Germania continuano restare amichevoli e fondarsi sul patto anticomunista.

832

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 889. Berlino, 21 ottobre 1939, ore 10 (per. ore 11).

Disappunto per firma del trattato turco-franco-inglese è qui grave. Ancora una settimana fa lo stesso Goering si mostrava sicuro che pressioni russe sarebbero bastate a sganciare la Turchia dalla Francia e dall'Inghilterra. Il fatto che il trattato sia stato dichiarato inoffensivo nei riguardi russi non ne attenua anzi ne acuisce la punta antitedesca e specialmente, come qui si tiene a sottolineare, antitaliana.

D'altra parte, la cosa dispiace anche perchè rende apparenti i limiti della potenza sovietica. Il peso del fattore russo che qui si riteneva presso che infinito

si rivela invece come avente già praticamente raggiunto -e mostrato -la propria misura.

Il successo politico anglo-francese è insomma indiscutibile. Il famoso articolo 6 del progetto -con una modifica altrettanto formale quanto ipocrita mantenuto. Si spera in una reazione degli altri Paesi balcanici. Ma, a quanto mi è dato giudicare dal contegno dei rispettivi Ministri che ho visto tutti oggi stesso, mi sembra il solo Paese ad essere sinceramente preoccupato della situazione sia la Jugoslavia.

Anche la Romania lo è, ma solo in quanto si sente abbandonata a sè stessa in caso di manomissione russa nella Bessarabia. Quanto Grecia, essa sembra vedere il trattato come una « garanzia addizionale di pace» e quindi con compiacimento.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato. (3) -Nei documenti n. 831 e n. 835 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferito ordinarli secondo l'ora di partenza.
833

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 143. Atene, 21 ottobre 1939, ore 13,30 (per. ore 14,30).

Telespresso di V. E. n. 92 (1).

Governo greco è d'accordo su tutti i punti. Pertanto non appena mi pervenga risposta ral mio telegramma n. 142 (2) si potrà senz'altro procedere scambio di note.

834

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 105. Teheran, 21 ottobre 1939, ore 15,10 (per. giorno 22, ore 23).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che firma recente patto tripartito di Angora non può alterare minimamente la linea di stretta neutralità assunta dall'Iran dall'inizio del conflitto europeo e che le clausole del patto di Saadabad non possono trovare alcuna applicazione per legare l'Iran al carro turco.

Come suo giudizio personale e confidenziale, ha aggiunto che egli ritiene che Turchia ha sbagliato sin da principio legandosi alla Francia ed all'Inghilterra e che ultima clausola del trattato tripartito è una rammendatura ed un controsenso.

Mi ha detto pure che il Governo iraniano non ha riconosciuto il nuovo Governo polacco formato in Francia e che non ha accusato neppure ricevuta alla comunicazione che ha fatto al riguardo questo Ministro di Polonia.

(l) -Vedi D. 795. (2) -Vedi D. 822.
835

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AI MINISTRI A TEHERAN, PETRUCCI, A KABUL, QUARONI, A BAGDAD, GABBRIELLI

T. 25063 P.R/C. Roma, 21 ottobre 1939, ore 17,45. Sarebbero attualmente in corso discussioni per prossima convocazione conferenza tra Potenze firmatarie patto asiatico allo scopo concordare eventuale atteggiamento comune di fronte minaccia espansione sovietica in quella zona, e, in particolare, definizione comune linea di azione in conseguenza sospensione

trattative russo-turche e firma trattato anglo-franco-turco. Telegrafate quanto possa risultarvi in proposito.

836

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 782. Tokio, 21 ottobre 1939, ore 18 (per. giorno 22, ore 6,30). Ministero della Marina continua essere pessimista circa possibilità completa intesa con Russia e ciò essenzialmente per mire espansioniste sovietiche in Cina. Conferma che America fa colà guardia agli interessi inglesi e prevede persino possibilità che Stati Uniti, dopo aver adeguatamente sviluppato programma corrente, prendano contegno offensivo verso Giappone. Questo non si sente forza, per deficienza autarchia, di assumere adesso più deciso atteggiamento contro grandi democrazie. Ritiene quindi opportuno sostituirlo con temporeggiamento e anche con consenso a accordo transitorio che gli. permetta mediante sfruttamento cinesi colmare presente insufficienza e poi procedere apertamente contro di essi (l); tutto ciò a meno che avvenimenti europei siano tali da permettere al Giappone di non attenersi completamente sua preparazione economica e di entrare in azione. Pertanto asseriscé che malgrado apparente remissività verso grandi demo

crazie direttiva di intesa con l'Italia rimane immutata come confermato da accenni odierna intervista presidente Consiglio.

837

IL MINISTRO AD ATENE, GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 144. Atene, 21 ottobre 1939, ore 19,30 (per. ore 22). Mavrudis mi ha detto che trattato anglo-franco-turco nel suo testo definitivo ha ormai contenuto molto più insignificante di quanto lasciavano prevedere dichiarazioni preliminari.

Poichè trattato non contempla che il caso di aggressione, esso non dovrebbe, a suo avviso, suscitare diffidenze in Italia. Intesa italo-greca deve avere convinto

i turchi che timore in questo senso è privo di qualunque fondamento, anzi in buona logica, ha aggiunto Mavrudis, i turchi dovrebbero ora comprendere essere venuto anche per loro momento avvicinarsi a Roma.

Mavrudis ha escluso nel modo più certo che il trattato possa condurre alla formazione di un fronte balcanico al quale, secondo lui, nessuno pensa nemmeno in Turchia e che del resto sarebbe praticamente impossibile perchè Grecia e Jugoslavia rifiuterebbero lasciarsi trascinare. Certo Governo greco avrebbe preferito che conversazioni di Mosca avessero condotto ad un risultato positivo perchè in tale modo Turchia sarebbe stata impegnata da ambo i lati e ciò avrebbe reso possibile dichiarazione collettiva di neutralità da parte Intesa Balcanica che era nei voti di questo Governo. Mavrudis mi ha detto anche che sarebbe stato preferibile che alla firma del trattato non avessero assistito personalità militari. Questo, secondo lui, era un atto di «propaganda infantile» voluto, ad uso interno, dai franco-inglesi.

Nonostante dichiarazioni Ministro Affari Esteri turco alla stampa, che la Grecia è stata sempre tenuta al corrente andamento conversazioni di Mosca, ho avuto sempre e conservo impressione, condivisa dal mio Collega tedesco, che ciò non sia affatto rispondente a verità e che anzi Governo greco ben poco abbia saputo in proposito.

Mavrudis è finalmente tornato a parlare del pericolo bolscevico che preoccupa assai questi ambienti. La prima a subire contraccolpo rinnovata attività sovietica in Europa sarà, secondo lui, la stessa Germania.

Di tali preoccupazioni si rese anche interprete, nell'udienza protocollare concessami ieri, nella quale mi rinnovò calorose sue espressioni compiacimento per i nuovi rapporti italo-greci e di ammirazione e fiducia per la politica dell'Italia.

(l) Sic. Probabilmente • esse».

838

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 893. Berlino, 21 ottobre 1939, ore 20.

Telecorriere V. E. n. 577 R. del 20 corrente (1).

Nulla osta purchè non si tratti di trasferimento per via d'aria.

839

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 104. Teheran, 21 ottobre 1939, ore 20 (per. ore 22,44).

Questo Ministro degli Affari Esteri è entrato spontaneamente argomento che ha formato oggetto vostro telegramma n. 63 (2) per spiegarmi che Sua Maestà Scià aveva pensato di rivolgersi a Sua Maestà il Re, tenuto conto della

grande autorità del nostro Augusto Sovrano e del grande prestigio del Duce nel mondo ed in particolare nel momento attuale. Mi ha poi precisato quale fosse esattamente il pensiero dello Scià e cioè che questi intendeva sopratutto manifestare a Sua Maestà il Re la sua approvazione e fargli presente essere sempre disposto a collaborare con lui per la pace e quindi ad associarsi a qualsiasi nuova iniziativa a tale fine quando Sua Maestà lo avesse ritenuto opportuno.

Mi ha quindi pregato trasmettere queste precise parole: « Sua Maestà lo Scià non ha inviato telegramma preannunziato dal Ministro Iran a Roma perchè non ha voluto metter suo Cugino Re d'Italia nella condizione di far un passo per la pace che potesse non (dico non) riuscire efficace. Ma che in qualsiasi momento, nel quale Sua Maestà il Re ritenga che un simile passo possa avere la probabilità di riuscita, egli potrà contare sulla generosità assoluta di intenti e sulla collaborazione sincera di suo Cugino lo Scià».

Ha aggiunto che quanto potrà fare Sua Maestà il Re per la pace in Europa Sua Maestà lo Scià spera di poter fare per la pace in Asia.

(l) -Vedi D. 817. (2) -Non pubblicato.
840

IL MINISTRO AD OSLO, LODI FÈ, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 65. Oslo, 21 ottobre 1939, ore 20,30 (per. ore 22,55).

Questo Ministro degli Affari Esteri continua mantenere massimo riserbo dopo incontro capi di Stato nordici Stoccolma. Però secondo quanto ho appreso da questo Ministro finlandese, per notizia da lui da fonte sicura ricevuta, pretese sovietiche carattere politico come quello di un patto difesa comune fra Scandinavia (l) e Finlandia sono già cadute nel nulla, Finlandia avendole respinte categoricamente. Per quelle di c1arattere territoriale e più precisamente per richiesta istmo Carelia come dice telegramma R. Ambasciatore a Mosca 13 ottobre (2) tratterebbesi più precisamente solo breve tratto territorio finlandese verso mare a nord ovest Leningrado.

841

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 238. Belgrado, 21 ottobre 1939, ore 21,25 (per. ore 23,30).

Notizie che si hanno a questo Ministero degli Affari Esteri circa recenti negoziati russo-turchi sono ancora assai vaghe. Si ritiene che punti principali disaccordo siano stati esigenze russe per « clausola germanica » e per chiusura degli Stretti. Su questo punto si avrebbero qui informazioni secondo le quali Governo Fascista interpellato avrebbe espresso suo dissenso per eventuale abbandono stipulazioni Montreux.

Quanto al Patto di Ankara si mantengono integre note riserve di principio jugoslave nei riguardi balcanici e si tende sempre più a dissociare orientamento di questo settore da quello turco.

Tutto considerato fra una intesa russo-turca e patto che Turchia ha firmato con Francia ed Inghilterra si preferisce quest'ultimo come assai meno pericoloso.

Il presente telegramma continua con il numero di protocollo successivo (1).

(l) -Sic. Probabilmente <Unione Sovietica». (2) -Vedi D. 733.
842

IL MINISTRO A BELGRADO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 239. Belgrado, 21 ottobre 1939, ore 21,25 (per. ore 23,30).

Il presente telegramma continua quello precedente (2).

Si considera tuttavia situazione con qualche scetticismo in attesa che Russia a sistemazione avvenuta nel Baltico chiarisca definitivamente sue intenzioni per il Mar Nero.

Crisi Bulgaria per ripercussioni che potrebbe avere è oggetto qualche preoccupazione. Peraltro si ha qui tendenza a ritenersi sciolti da ogni impegno sull'eventualità di avvenimenti che avrebbero origine e comporterebbero interessi ed aiuti extra-balcanici. A Belgrado si comincia a realizzare sul terreno pratico garanzia che per Jugoslavia può costituire la sua posizione adriatica e interesse italiano per questo settore.

843

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 107. Helsinki, 21 ottobre 1939, ore 21,34 (per. giorno 22, ore 1).

Mio telegramma 105 (3).

Anche se dalla Conferenza Stoc<:olma non sia uscita quella deliberazione circa «fronte unico nordico» che qualcuno qui si attendeva, esito riunione in un momento in cui questo popolo è ultra sensibile ad ogni solidarietà, ha provocato vivo compiacimento ed affermazione, comune ai quattro Governi, inserita nel comunicato ufficiale Conferenza di voler «mantenere neutralità attraverso intima collaborazione» viene generalmente rilevata in questi circoli politici come notevole successo.

Anche in questo Ministero Affari Esteri ho riscontrato atmosfera maggiore serenità ed ottimismo giacchè si insiste nel ritenere che Governo sovietico non vorrà rischiare conflitto con Finlandia dopo spiegamento forze opinione pubblica mondiale a favore di questa.

Delegazione finlandese che riparte stasera per Mosca è questa volta completata con questo Ministro delle Finanze Tanner, socialista, con evidente doppio scopo affidare discussione controproposte Finlandia a membro del Governo e far sopportare conseguenze deliberazione al rappresentante partito che ha qui maggiore seguito.

Progetto prestito interno di 500 milioni marchi finlandesi per la difesa nazionale che viene presentato oggi al Parlamento era già stato previsto nel piano riarmo del 1938 e sarà certo rapidamente coperto, in un momento in cui numerose spontanee offerte pervengono all'Erario.

Sono diffuse qua e là facili illusioni che negoziati Mosca possano giungere a rapida soluzione. Esse appaiono poco verosimili. Sembra infatti che U.R.S.S. abbia tutto da guadagnare da una attesa che potrebbe finire per annullare resistenza finlandese attraverso disorganizzazione struttura economica già prodotta da attuale tensione e dalle misure militari che sconvertono (l) vita normale nazione.

(l) -Vedi DD. 842. (2) -Vedi D. 841. (3) -Vedi D. 770.
844

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 223 (2). Mosca, 21 ottobre 1939, ore 21,40 (per. giorno 22, ore 1).

A proposito possibile riunione dei rappresentanti dei paesi facenti parte del patto asiatico (3) questo Ambasciatore Iran mi ha informato che durante recente soggiorno a Mosca Ministro degli Affari Esteri Turchia gli aveva comunicato intenzione di prenderne iniziativa. Ignorava tuttavia se tale proposito avesse già avuto seguito.

845

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 222. Mosca, 21 ottobre 1939, ore 21,48 (per. giorno 22, ore 4,55).

Attiro particolare attenzione di V. E. su editoriale Isvestia riassunto con mio telegramma odierno n. 220 (4). Poichè indubbiamente riflette pensiero del Governo sovietico esso merita attento esame.

Discostandomi dalla lettera, ma cercando interpretare vero spirito dell'articolo credo poter riprodurre punti essenziali come segue:

l) Quando accordo di massima fra Turchia Inghilterra e Francia verine raggiunto nella primavera scorsa situazione internazionale era molto diversa da quella attuale. Oggi trattato firmato riveste eccezionale gravità perchè non è strumento di pace, ma di guerra. .

2) Attraverso recenti negoziati turco-sovietici Inghilterra e Francia hanno cercato incunearsi fra U.R.S.S. e Germania tentando sfruttare tradizionale ami

cizia turco-sovietica per suscitare contrasti fra Mosca e Berlino. Manovra non è riuscita. 3) Trattato crea nel Mediterraneo situazione nuova della quale U.R.S.S. come grande potenza del Mar Nero non può disinteressarsi.

4) Anche se protocollo addizionale esclude partecipazione turca ad azioni di guerra contro U.R.S.S., turchi risultano oggi troppo impegnati con Inghilterra e Francia per essere sicuri di poter evitare complicazioni con U.R.S.S. Questo concetto non è enunciato in forma esplicita, ma si desume chiaramente dal contesto dell'articolo.

5) Non è U.R.S.S. che può temere danni dal Trattato bensì Turchia. Turchia è legata da impegni pericolosi mentre U.R.S.S. conserva piena libertà di azione.

6) Turchia si è assunta responsabilità molto gravi.

Rilevo che nei commenti portata del Trattato Isvestia afferma che Turchia ha assunto impegni di combattere con Inghilterra e Francia «contro Germania e Italia».

(l) -Sic. (2) -Nei documenti n. 844 e n. 845 il numero di protocollo non corrisponde all'ordine di spedizione. Si è preferitL> ordinarli secondo l'ora di partenza. (3) -Vedi D. 835. (4) -Non pubblicato.
846

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 224. Mosca, 21 ottobre 1939, ore 21,50 (per. giorno 22, ore 2,15). Seguito mio telegramma n. 222 (1). Sebbene editoriale Isvestia mi confermi da principio frase equivoca che si presta a diverse interpretazioni (e limitatamente a frase finale che dice: «U.R.S.S. non ha motivo di provare rincrescimento per quanto è accaduto ») p armi fuori di dubbio che si è voluto rivolgere a Turchia monito che rasenta minaccia. E poichè da vari indizi già comunicati anche a V. E. sembra indicarsi probabilità di azione sovietica per riconquista della Bessarabia tale monito potrebbe riguardare apertura degli Stretti alle navi inglesi e francesi qualora due paesi garanti decidessero venire 'in soccorso alla Romania. Merita poi di essere rilevata diff.erenza di tono fra articolo odierno e comunicato ufficiale sovietico alla partenza del Ministro degli Affari Esteri turco. Oltre assenza di qualsiasi espressione circa cordialità dell'amicizia turco-sovie

tica manca nell'editoriale ogni accenno all'intenzione dell'U.R.S.S. di continuare contatti per questioni discusse a Mosca.

847

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 243. Sofia, 21 ottobre 1939, ore 22,30 (per. giorno 22, ore 4,55).

Al mio ritorno oggi Daneo informami che iersera questo Ministro d'Inghilterra è venuto sua iniziativa visitarlo.

Dopo aver premesso che, «dato attuale sviluppo situazione internazionale desiderava riprendere contatti con R. Legazione», ha portato discorso su minaccia sovietica nei Balcani che non poteva lasciare Italia indifferente; e ha cercato informarsi quale sarebbe nostro avviso circa azione da compiersi per scongiurare vittoriosa spinta russa verso Mediterraneo.

Daneo ha mantenuto conversazione su caratteri generali; ha tuttavia riportato impressione che passo Ministro Rende! fosse dovuto ad istruzioni di Londra. forse generiche e semplicemente informative.

(l) Vedi D. 845.

848

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. URGENTE 8045/2631. Berlino, 21 Ottobre 1939 (per. giorno 31 ).

Faccio seguito al mio telegramma di ieri che dava prime impressioni e le prime reazioni tedesche a proposito dell'accordo franco-anglo-turco (1).

Ho avuto oggi in proposito una conversazione con Weizsacker.

Secondo lui l'accordo -che è un patto di alleanza vero e proprio -concluso il 18 ottobre, costituisce uno scacco per l'Asse. Ribbentrop, nel suo secondo viaggio a Mosca, aveva domandato a Molotov di far sì che dal patto fosse tolto ogni punta antitedesca ed anti itaHana. Molotov non c'è riuscito.

Ciò premesso, Weizsacker sottolinea peraltro che il significato del trattato essendo precipuamente Mediterraneo, esso colpisce assai più noi che i tedeschi.

A parte gli impegni mediterranei che sono fuori discussione, quanto alla questione degli Stretti, (che è quella che più direttamente interessa la Germania) Weizsacker -auspice forse von Papen che lo aveva lasciato proprio in quel momento -ha l'impressione che l'ultima parola non sia ancor detta. Egli ritiene che la Turchia si sia « riservata » la facoltà di aprire o chiudere i Dardanelli alle navi franco-inglesi secondo ,che meglio le conviene. L'ipotesi che preoccupa è quella di un'azione anglo-francese in Romania diretta più o meno direttamente contro la Germania. Poichè essa sarebbe tale da poter portare a eventuali complicazioni con la Russia, si pensa che la Turchia -dato il protocollo addizionale-dovrebbe non consentirla. Si desidera, anzi, sapere per norma quale sia in proposito il nostro apprezzamento, come pure se noi crediamo che, in caso di aggressione russa alla Romania, la Turchia sarebbe secondo noi, ai termini del trattato, costretta o no a chiudere gli Stretti ai franco-inglesi.

Weizsacker gradirebbe conoscere le nostre impressioni onde potersi meglio orientare circa la utilità o meno di eventuali interventi a Ankara. A più forte ragione, gradirebbe sapere se e quali passi noi ci proponiamo compiere per conto nostro.

Frattanto, Weizsacker ha smentito nel modo più assoluto che von Papen si appresti a lasciare la Turchia. Egli ritornerà a Ankara giovedì prossimo (2).

(l) -Vedi D. 832 che, però, è in data 21 ottobre. (2) -Il presente documento porta la seguente postilla a matita: • È stato risposto che non si vede per il momento utilità nostri passi ad Ankara e che il nostro atteggiamento è di riserva e di attesa». Le corrisvondenti note di von Weizsiicker sulla stessa conversazione si trovano riprodotte in Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D (1937-1945), VIII, D. 287.
849

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 3681/1421 Mosca, 21 ottobre 1939.

Telespresso n. 234170/c (D.A.C. III) del 4 ottobre (l) e Telespresso numero 234312/c (D.A.T. I) senza data (2).

Rispondendo anzitutto alla richiesta fattami col primo dei telespressi sopracitati, riferisco quanto ho potuto apprendere da una conversazione con questo Ambasciatore dell'Iran relativamente alla questione del transito attraverso l'U.R.S.S. delle merci d'importazione e di esportazione di quel Paese.

Il Governo di Teheran aveva incontrato difficoltà per tale transito già quando era ancora in vigore tra U.R.S.S. ed Iran il trattato commerciale che assicurava al secondo le necessarie facilità di trasporto. Sia per le remore causate dalla cattiva organizzazione dei servizi ferroviari sovietici, sia talvolta per un'attitudine ostruzionistica dettata da ragioni politiche, il commercio iraniano di transito attraverso l'U.R.S.S. non aveva mai potuto effettuarsi neppure allora con la regolarità e prontezza desiderate dal Governo iraniano.

Le difficoltà sono aumentate dopo la denuncia del trattato commerciale, avvenuta nel giugno scorso.

I negoziati condotti durante l'estate da una apposita delegazione iraniana venuta a Mosca per la conclusione di un nuovo trattato, o per la prolungazione del vecchio, non hanno condotto ad alcun risultato, i due Governi non essendo riusciti a mettersi d'accordo sulle basi dell'intercambio. (L'ostacolo principale sembra fosse rappresentato dalla domanda dell'Iran di regolare il reciproco commercio col sistema degli scambi comp.ensati).

Per il momento, quindi, e fino a quando un nuovo accordo non sarà raggiunto, il Governo dell'Iran non può reclamare delle speciali facilitazioni di transito, ed il passaggio attraverso l'U.R.S.S. delle merci da o per l'Iran rimane in pratica completamente soggetto all'arbitrio sovietico.

In queste condizioni è ovvio che il Governo dell'U.R.S.S., con la libertà che possiede di facilitare od ostacolare a suo piacimento una parte del commercio estero iraniano, può servirsi di tale mezzo di pressione per i suoi fini commerciali ed -occasionalmente -anche politici.

Recentemente, in seguito alla conclusione dell'accordo politico fra l'U.R.S.S. e Germania, il Governo di Teheran si è rivolto a quello di Berlino chiedendogli di intervenire a Mosca onde ottenere facilitazioni per il transito delle merci scambiate fra Iran e Germania. Un'azione in tale senso sembra sia stata fatta proprio in questi giorni dalla Delegazione commerciale tedesca che si trova a Mosca per regolare le reciproche forniture tedesco-sovietiche. Sta di fatto che fa attualmente parte di tale Delegazione, in qualità di esperto, una personalità tedesca -(non so se funzionario o uomo d'affari) la quale risiede normalmente a Teheran.

Il mio collega dell'Iran spera che, grazie all'intervento tedesco, giustificato dal diretto interesse della Germania nella questione, il transito attraverso

Teheran riprodotti nei DD. 719, 800, 801.

l'U.R.S.S. potrà essere attivato e funzionare con maggior regolarità che per il passato. Promesse verbali al riguardo sarebbero anzi già state fatte dai competenti uffici sovietici alla Delegazione commerciale tedesca. Resta a vedere se ed in quale misura queste promesse saranno mantenute.

Passahdo al tema più generale dei rapporti politici fra U.R.S.S. ed Iran, credo di poterli qualificare, in questo momento, come «normali». Visti da Mosca essi appaiono, se non particolarmente cordiali e fiduciosi, abbastanza amichevoli e comunque correnti.

Che la recente occupazione sovietica di una larga parte della Polonia e la manomissione politica e militare degli Stati Baltici abbiano acuito presso i vicini asiatici dell'U.R.S.S. i timori e le ansietà per la minaccia rappresentata dal rinascente fenomeno dell'espansionismo russo, non ho difficoltà a crederlo. L'interessante rapporto del Regio Ministro a Teheran, che codesto Ministero si è compiaciuto di trasmettermi col secondo dei telespressi in riferimento (1), descrive con vivida efficacia lo stato d'animo degli uomini di Governo iraniani e debbo supporre che un analogo sentimento di ansietà esista nell'Afganistan, nell'Iraq e probabilmente anche in Tur,chia. Ne è prova del resto il fatto stesso che si stia ventilando (come ho segnalato con un mio telegramma odierno (2)) una prossima riunione fra rappresentanti degli Stati firmatari del Patto Asiatico.

Se questi timori siano realmente giustificati dalla esistenza « attuale » di una effettiva minaccia sovietica, non mi sento di poterlo affermare con sicurezza. Pur riconoscendo per tutti i vicini dell'U.R.S.S. il pe1·icolo potenziale del nuovo espansionismo russo, sono piuttosto incline a pensare che questo paese non è ancora abbastanza forte, nè dal punto di vista dell'efficienza bellica, nè da quello della solidità economica e della compattezza sociale, per poter impegnarsi in imprese di lunga portata che richiedono un serio sforzo militare.

Riconosco cionondimeno che l'U.R.S.S. potrebbe essere tentata di farlo il giorno in cui la collaborazione tedesco-sovietica avesse raggiunto un tale grado di efficienza da costituire un saldo fronte comune anti-britarmico anche nel movimento di penetrazione nel settore asiatico. Sotto questo riguardo sarà interessante accertare l'esattezza della affermazione del Ministro Petrucci quando scrive « che i tedeschi spingono i russi verso il Golfo Persico » : affermazione sulla quale non posseggo pel momento elementi positivi per pronunciarmi.

Quello però che credo di poter· affermare è che Stalin ha mostrato nel corso degli avvenimenti recenti uno spirito realistico guidato da molto senso di misura e da una estrema prudenza. Egli ha finora marciato a colpo sicuro verso obiettivi che sapeva di poter raggiungere senza soverchi sforzi e con un minimo di rischio. Ho ragione di credere che, fin quando egli dominerà la scena dell'U.R.S.S.• la politica estera sovietica continuerà a svilupparsL con molta cautela, anche se le sue manifestazioni esteriori possano dare oggi l'impressione di un movimento impetuoso, simile a quello che nell'epoca zarista ha caratterizzato le conquiste (e successive ritirate) dell'espansionismo slavo. Credo, in altre parole, che Stalin non farà una politica di avventura, ma seguirà piuttosto, anche nel campo internazionale, lo stesso metodo di azione paziente, tenace e graduale col quale ha conquistato il controllo assoluto della vita interna dell'U.R.S.S.

(l) -Non rintracciato. (2) -Non rintracciato. Conteneva probabilmente la ritrasmissione di uno dei Telespr. aa (l) -Vedi DD. 719, 800, 801. (2) -Vedi D. 844.
850

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. CIRCOLARE 9247/1921. Washington, 21 ottobre 1939.

Il discorso pronunciato il 17 corrente dal signor Grew, Ambasciatore degli Stati Uniti in Giappone, nella sede della America-Japan Society di Tokio (1), ha avuto una larga ripercussione in questa stampa che vi ha dedicato lunghi e, più o meno, concordi commenti in numerosi editoriali.

Innanzi tutto il discorso ha colpito per il tono vigoroso e quella inequivocabile franchezza, scevra di velature e di attenuazioni, sia pure semplicemente formali, che contrasta con lo stile tradizionale della diplomazia anglo-sassone. È stato chiesto al signor Cordell Hull se il Grew avesse previamente sottoposto al Dipartimento di Stato il testo delle sue dichiarazioni, al che egli ha risposto negativamente, aggiungendo che non si vedeva la necessità di una approvazione preventiva sapendosi che il signor Grew avrebbe interpretato fedelissimamente il pensiero del Dipartimento di Stato e che perciò le sue dichiarazioni erano da considerarsi perfettamente « in linea » con le vedute del Governo e con l'atteggiamento che questo si propone di serbare nella sua politica in Estremo Oriente.

Per quanto questa precisazione apparisse superflua, se si considera che Grew, ritornato recentemente dal congedo passato in America, doveva certo aver portato con sè istruzioni aggiornatissime, è tuttavia sintomatico che il signor Hull abbia tenuto ad avallare, rinforzandolo con la propria autorità, le già forti parole del suo Ambasciatore.

Sebbene il testo del discorso non sia stato pubblicato integralmente, chiaro appare dai riassunti della stampa che il signor Grew ha detto sostanzialmente ai giapponesi tre cose: primo, che le azioni e i sistemi perseguiti dalle forze armate operanti in Cina non cessano di ledere gravemente gli interessi della Confederazione e dei sudditi americani; secondo, che tali sistemi stanno provocando il crescente unanime risentimento non soltanto dell'opinione pubblica americana,. ma anche del suo Governo; terzo, che un miglioramento (improvement) dei rapporti fra l'America e il Giappone non potrebbe partire che dall'obiettivo riconoscimento di questi inconvenienti e dagli eventuali passi che il Giappone intendesse promuovere per porvi riparo.

A prima vista il discorso del signor Grew appare una levata di scudi e a giudicare da quanto viene segnalato qui circa le immediate reazioni di Tokio, sembrerebbe che anche in Giappone sia stato interpretato così. Tuttavi_a in questi ambienti politici vi è tendenza a considerarlo sotto un'altra luce, più positiva e costruttiva.

Infatti, a torto o a ragione, qui si ha tendenza ad attribuire al Governo di Tokio un notevole interesse e una certa fretta di migliorare i rapporti con l'America e i passi fatti recentemente per sondare le possibilità di aprire trattative per un nuovo accordo commerciale in sostituzione di quello denunciato nel giugno scorso dall'America, avvalorano tale convinzione. Si è qui convinti anche che

n Giappone, volendo pagare almeno una buona parte delle spese della campagna di Cina con gli incassi delle sue esportazioni negli Stati Uniti, si rende conto come la scadenza del trattato ·stesso, resa effettiva ai primi di gennaio e un'eventuale susseguente minaccia di embargo sulla seta, gli tornerebbero quanto mai rovinosi. In secondo luogo si sconta, per un riavvicinamento di Tokio a Washingaton, una certa crisi di disorientamento politico e spirituale che le caste militari giapponesi e le giovani generazioni, già fautrici dell'alleanza tedesca, avrebbero subìto in seguito all'accordo della Germania con la Russia. Questo disorientamento avrebbe creato un certo dissenso fra le caste militari e gli alti comandi delle Armate della Cina da un lato, e il governo civile -Ministero degli Esteri, del Tesoro, Alta Finanza e perfino, si crede, il Ministero della Marina -dall'altro, ed è su questa più o meno latente scissione che la diplomazia americana conta di agire. Infatti l'Ambasciatore Grew, lamentando gli atti che ledono gli interessi americani, se l'è presa soltanto con le forze militari operanti in Cina e non con il Governo di Tokio. Inoltre qui si arguisce che se il signor Grew che conosce il Giappone per lunga e consumata esperienza personale, ha tenuto un linguaggio così inusitatamente duro, è perchè sapeva di poterlo fare e perchè era convinto che almeno una parte degli organi dirigenti giapponesi avrebbe raccolto le sue parole e interpretato la presa di posizione americana come un tentativo per gettare un ponte, e non come la determinazione di romperlo.

Ma a parte queste convinzioni e queste speranze -nel cui fondamento, per quanto concerne la situazione interna del Giappone, non è naturalmente possibile formulare un giudizio di qui -non ci si dissimula che il desiderato « ponte » sia opera tuttora ardua e difficile dato che l'America persiste nel suo rifiuto di riconoscere, almeno per ora, le conquiste giapponesi in Cina e nel ritenere che l'assetto definitivo dell'Estremo Oriente debba a suo tempo concretarsi a mezzo di un accordo fra le Potenze interessate. Si tratta quindi di vedere se e quali sacrifici il Giappone sia disposto a fare per giungere a quel riavvicinamento che qui si crede essere tanto desiderato a Tokio come lo è in fondo in questo Paese, sebbene con più· apparente distacco e con la ferma determinazione di negoziarlo opportunamente.

(l) Il discorso in questione fu pronunciato 19 e non il 17 ottobre. Vedi il testo in JosEPH C. GREW, Ten Years in Japan, pp. 289-924, New York, Simon and Schuster, 1944.

851

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 428. Bucarest, 22 ottobre 1939, ore 8,30 (per. ore 12,30). Questo Ministro di Germania mi ha informato aver ricevuto un telegramma contenente punto di vista suo Governo circa accordi turco-franco-inglesi che vengono giudicati con severità come passo innanzi della Turchia verso la Gran Bretagna e Francia e come ostili a Germania e Italia, mentre si fa riserva di ulteriore esame dell'articolo 5 per accertare se costituisca o meno una violazione della neutralità da parte del Governo turco. Nessuna comunicazione è invece finora pervenuta a Fabricius in particolare circa articolo garanzia alla

Romania ed alla Grecia. Egli mi ha detto tuttavia di aver mosso a titolo personale vive rimostranze a Gafencu per inclusione di tale articolo il cui testo, a suo avviso, e m contrasto con assicurazioni a suo tempo date da Gafencu stesso che nella redazione definitiva di tale accordo sarebbe stata eliminata clausola relativa agli Stati Balcanici.

852

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 429. Bucarest, 22 ottobre 1939, orè 8,30 (per. ore 13,15). Mi riferisco al mio telegramma 428 (1). Ho veduto stasera Gafencu il quale appariva preoccupato per ripercussioni articolo 3° trattato turco-franco-inglese nei riguardi Romania e si è dilungato giustificare anche con me suo atteggiamento sviluppando essenzialmente seguenti concetti: l) Egli non era stato consultato circa inclusione articolo 3° sebbene detto articolo, diversamente da articolo 6° dichiarazioni preliminari anglo-turche e franco-turche che si era a suo tempo adoperato a fare sopprimere, non contemplasse modificazioni situazione politica settore balcanico, riconosceva nondimeno inopportunità di tale inclusione. 2) Governo romeno non poteva tuttavia ripudiare garanzie unilaterali franco-inglesi-cui articolo 3° si riferiscenon tanto per loro valore attuale quanto perchè nella ipotesi che Grandi Potenze belligeranti deponessero armi e giungessero accordo, tali garanzie sancivano impegno Francia e Inghilterra sostenere nel nuovo assetto europeo mantenimento integrità territoriale romena. 3) Romania non aveva peraltro alcuna parte nell'accordo di Ankara il quale non modificava per nulla sua posizione internazionale e sua ferma intenzione mantenere neutralità. Ho detto a Gafencu che non ero a conoscenza del punto di vista dell'E. V. circa

accordo in questione ed in particolare circa articolo 3° e che dovevo pertanto far riserva di ritornare eventualmente con lui sull'argomento.

853

L'AMBASCIATORE A PARIGI, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 384. Parigi, 22 ottobre 1939, ore 13 (per. ore 14,45). Léger mi ha chiamato ieri sera per dirmi attraverso lungo ragionamento che patto anglo-franco-turco era rivolto unicamente a quella neutralizzazione dei Balcani auspicata dalla Francia al pari dell'Italia la quale ultima del resto lavorava attivamente allo stesso scopo. Il Governo francese voleva assicurarci nel modo più esplicito che detto patto nulla conteneva di cui Italia potesse adombrarsi. Tale era anche secondo Léger intenzione turca. Segretario Generale mi fece poi discorso assolutamente intransigente circa scopo guerra francese negando possibilità per Germania effettuare grande offensiva su fronte occidentale prima della primavera, epoca in cui Francia avrà equilibrato sue deficienze

in materia di aviazione ed avrà rafforzato ancora più sue posizioni rendendole inespugnabili.

(l) Vedi D. 852.

854

L'AMBASCIATORE A TOKIO, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 784. Tokio, 22 ottobre 1939, ore 18 (per. giorno 23, ore 1). Ambasciatore americano tornato dal congedo ha tenuto ieri l'altro in un banchetto della Società nippo-americana lungo discorso che certamente era stato prima sottoposto approvazione Washington e di cui oggi è dato qui testo integrale. Dopo preambolo di cortesia e accennata sua speranza che America non abbia da partecipare a questa guerra in cui vi è chi vuole sostituire diritto con forza, Ambasciatore ha trattato delle relazioni degli Stati Uniti d'America

con Giappone e ha detto che politica suo Governo deve riflettere stato opinione pubblica inquieta, quando è unanime come nel caso presente. Vi è nell'opinione pubblica S.U.A. «grande risentimento per alcune cose che forze armate giapponesi stanno ora facendo ·in Cina anche contro diretti e legittimi interessi americani». Governo e popolo americano desiderano vivissimamente sicurezza, stabilità e progresso in Cina e che G~appone definisca nuovo ordine in Cina: ciò non solo per sè stesso ma anche per altri. Giornali commentano che con tale nuovo ordine si sono voluti privare americani dei loro diritti da lungo tempo stabiliti in Cina e a ciò opinione pubblica si oppone. Popolo americano è stato profondamento colpito dal largo uso di bombardamenti e non solo perchè contrari a sentimenti umanità ma anche perchè diretta minaccia a vita e beni americani; esso vede con crescente peroccupazione che forze armate giapponesi non hanno riguardo ai trattati e accordi conclusi da varie potenze con Giappone che li ha firmati liberamente; i quali erano una pratica intesa per tutelare gli interessi tra cui sovranità dei governi ed eguaglianza di diritti economici. Stati Uniti d'America sono convinti che Giappone si sta sforzando per stabilire nel suo interesse in ampie zone del continente asiatico un sistema di economia chiusa. Egli è convinto che tutto ciò non è necessario e che la stabilità dell'Estremo Oriente può essere conseguita senza ledere alcuno dei diritti americani. Giornali si mostrano assai malcontenti e qualcuno attacca vivamente anche Ambasciatore. Ma incapaci come giapponesi sono di fare ragionamenti e di contenere polemiche ripetono solite frasi vuote. Anche Ministro Esteri in una intervista non si è mostrato più efficace e tutto quello che ha saputo fare è stato dire una volta di più che America deve mutare suo contegno e riconoscere nuovo ordine asiatico.

855

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 168. Ankara, 22 ottobre 1939, ore 21,01 (per. giorno 23, ore 5,30). Telegramma di V. E. n. 25063 (1). Rappresentanti diplomatici potenze

firmatarie patto Saadabad sono stati informati il 18 corrente da questo Segretario Generale agli Affari Esteri della sospensione delle trattative russo-turche.

35 -Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

È stato loro detto che i Sovieti avendo chiesto alla Turchia di rimanere neutrale

in un conflitto, la Turchia sarebbe stata disposta ad accedere. I Sovieti avrebbero

inoltre voluto concludere un Patto di assistenza con la Turchia a condizione

tuttavia che assistenza russa non giocasse nel caso in cui la Turchia entrasse

conflitto con la Germania. Infine i Sovieti avrebbero voluto che la Turchia si

impegnasse a impedire anche con le armi il passaggio degli Stretti a qualunque

flotta e per qualunque ragione. Nessuna preventiva informazione è stata data

ai detti rappresentanti dell'immediata firma trattato con gli anglo-francesi il

cui testo, almeno nelle Enee generali, era peraltro da essi scoperto (1). Comunico

che riunione Potenze firmatarie Patto Asiatico sarebbesi dovuta tenere a Ginevra

nel settembre scorso, come d'abitudine. Senonchè in previsione rinvio Assem

blea Lega delle Nazioni per contingenza della guerra europea, Saracoglu aveva

proposto, e gli altri firmatari di Saadabad avevano accettato, di tenere la riu

nione nello stesso mese di settembre ad Ankara. Lo scoppio della guerra ha

impedito che il progetto si realizzasse.

Per ora non è prevista altra riunione; espansione sovietica preoccupa

vivamente Iran e sopratutto Afganistan.

Queste informazioni sono state da me raccolte presso le rappresentanze

diplomatiche dei Paesi firmatari del Patto Asiatico. L'Ambasciatore dell'Iran

ha anche specificato che suo Governo sta attentamente esaminando situazione

creatasi dopo ultimi avvenimenti, ma vuole evitare che un suo gesto sia pure

di semplice consultazione con alleati possa interpretarsi da una parte o dall'altra

come non del tutto conforme alla posizione di stretta neutralità che intende

conservare in attuale conflitto.

(l) Vedi D. 835.

856

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 169. Ankara, 22 ottobre 1939, ore 21,02 (per. giorno 23, ore 5,30).

Circola in questi ambienti tedeschi la voce che von Papen potrebbe essere chiamato a sostituire von Ribbentrop come Ministro degli Esteri del Reich. Non so quale attendibilità possa attribuirsi a detta voce; d'altra parte ritengo per altro che essa non contraddica e anzi confermi le segrete aspirazioni del von Papen e la sua attività pacifista qui svolta sulla quale ho riferito a V. E.

857

IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LA MARINA, CAVAGNARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1338/U. T. Roma, 22 ottob1·e 1939.

Mi riferisco al telespresso n. 235987/C del 17 c. m. (l) di codesto Dicastero, col quale richiedevasi il parere dello scrivente circa le conclusioni della recente Conferenza di Panamà.

l. -La Dichiarazione di Panamà contiene proposte che altererebbero la nozione tradizionale di mare territoriale, quale è stata fissata dalla dottrina e consacrata dalla pratica degli Stati.

Essendo il concetto di mare territoriale strettamente legato alla condizione che lo Stato possa imporre la sua autorità effettiva e permanente entro il limite in cui il mare è accessorio alla costa, non potrebbe accogliersi una disposizione che estende la zona del mare territoriale così al largo delle coste nazionali.

È pertanto naturale che queste prerogative marittime, invocate dai 21 Stati americani, potrebbero divenire operanti soltanto se intervenisse il ricoscimento e l'adesione dei belligeranti, che però vedrebbero sottratta una parte del mare libero alla possibilità di esplicarvi le loro azioni di guerra.

2. -L'Italia, grande potenza navale, non potrebbe rimanere indifferente di fronte a questa palese alterazione del principio fondamentale della libertà dei mari. La Marina da guerra deve poter arrivare fin dove i nostri traffici portano la nostra bandiera. 3. -D'altra parte, una adesione al nuovo principio presuppone che sia garantita l'effettività della neutralità di così immensa zona di mare. Neppure le forze navali del Nord-America, per quanto imponenti, possono conseguire tale scopo. 4. -Dal punto di vista operativo, la Dichiarazione di Panama, esaminata alla luce dell'esistente conflitto, porta ai seguenti rilievi:

a) Toglierebbe alla Germania la possibilità di colpire presso le origini i traffici diretti al rifornimento della Gran Bretagna e della Francia dai mercati Nord e Sud-Americani.

b) Le restrizioni che verrebbero imposte all'azione dei sommergibili tedeschi verrebbero ad essere ancora più sentite qualora, tolto l'embargo, il flusso del materiale da guerra costruito in America e diretto agli occidentali aumentasse.

c) Per contro, consentirebbe alla Germania: --di utilizzare in traffici interamericani le sue navi mercantili rimaste nelle Americhe all'inizio del conflitto; -di aumentare la sicurezza e le possibilità di rifornimento in mare di sue unità operanti nella guerra di corsa.

d) Applicando le norme contemplate relative alle colonie e ai possedimenti dei Paesi europei in America, si arriverebbe all'assurdo che un avversario europeo della Gran Bretagna potrebbe compiere atti di ostilità nelle acque situate entro 3 miglia dalla Giamaica o dalla Guaiana, ma per le restanti 850

o 700 miglia della zona di sicurezza, che sarebbe costretto ad attraversare, dovrebbe astenersi da qualsiasi attività bellica anche se incontrasse o navigasse di conserva con navi nemiche.

e) In forza del comma I della Dichiarazione, se una qualsiasi delle 21 Repubbliche dell'America entrasse in conflitto in campo anglo-francese o in campo tedesco, la zona di protezione non sussisterebbe più.

f) Le parole non americana che appaiono nello stesso I, fanno sorgere il dubbio che i dichiaranti abbiano l'intenzione di far valere l'interdizione per i belligeranti non americani, anche se un Paese americano uscisse dalla neutralità. A meno che tali parole abbiano solo significato pleoilastico (cosa questa che potrebbe essere chiarita) sembra che possa in tal modo venire .concesso il salvacondotto alla Marina canadese belligerante di operare entro la zona come meglio crede (salvo, naturalmente, le acque territoriali dei neutri).

5. Qualora le misure votate a Panamà fossero applicate, la Marina degli Stati Uniti d'America dovrebbe estendere la sua azione militare in tutte le acque delle due Americhe; cosa questa da lungo tempo meditata dall'Unione per conseguire, con la pressione militare, vantaggi politici ed economici.

Ne seguirebbe il controllo del Nord-America nei traffici dei grandi Paesi produttori del Sud-America, deviando le già larghe correnti esportatrici dirette verso l'Europa.

Questi fatti non potrebbero non interessare la vigile nostra attenzione date le considerevoli posizioni spirituali ed economiche che ci legano all'America Latina.

(l) Sic.

(2) -Non pubblicato.
858

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 244. Sofia, 23 ottobre 1939, ore 0,30 (per. ore 13,30).

Telegramma n. 242 (1).

Pare sempre più probabile reincarico Kiosseivanov.

Secondo affermazioni ambienti ufficiosi crisi sarebbe stata provocata infatti da opportunità riconfermare attuale momento mandato Presidente del Consiglio, assicurare Governo collaborazione nuovi elementi più adatti imporre direttive Parlamento e Paese e permettere Sovrano compiere nella circostanza larghe consultazioni tendenti raccogliere ampie adesioni Governo stesso.

Chi osserva che scopi predetti avrebbero potuto anche essere raggiunti evitando attuali congiunture di aperta crisi, ritiene tuttavia che cause principali di essa risiedono sopratutto attuale momento internazionale Bulgaria.

Mancata intesa turco-sovietica ed accordo anglo-franco-turco sopravvengono effettivamente creare nuove difficoltà ed imporre nuove determinazioni politica estera Bulgaria finora orientatasi prima ad avvicinamento Asse indi a nuovi contatti con Sovieti in funzione tendenzialmente anti-romena. Asserite insistenze Sovrano suoi colLoqui questi giorni nel senso del mantenimento neutralità orientata verso Italia come massima Potenza estranea conflitto presente nei Balcani, dimostrerebbe invece intendimento rafforzare effettiva neutralità forse anche, secondo affermazioni alcuni circoli politici, non ostile sistemi generali neutralità Balcani non precludenti avvenire aspirazioni Bulgaria.

Ampie consultazioni rimpasto con nuovo mandato Governo Kiosseivanov sarebbero perciò destinate segnare nuovo indirizzo Governo opportunamente rafforzato contro divergenti tendenze Parlamento e Paese.

Rimarrà da vedere se Kiosseivanov sarà in grado di consentire ed attendere tale preciso compito contro spinta revisionista nazionalista e comunista.

(l) Non pubblicato.

859

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 226. Mosca, 23 ottobre 1939, ore 14,32 (per. ore 16).

Mio telegramma n. 283 (1). Ministro di Bulgaria è partito per Sofia soltanto in questi giorni perchè aveva ricevuto istruzioni di attendere fine negoziati turcosovietici. Secondo informazioni da Ankara a questa Ambasciata giapponese Governo turco si propone esercitare seria pressione su Romania per ottenere cessione della Dobrugia alla Bulgaria e rendere così possibile adesione Bulgaria al Patto Balcanico.

860

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 898. Berlino, 23 ottobre 1939, ore 16,25.

Come è noto, è arrivato in questi giorni negli S.U.A., in missione economicacommerciale, ex Presidente del Consiglio belga Theunis.

Mi risulta in modo sicuro che egli ha anche una missione politica e che è incaricato dal Re del Belgio di opportuni sondaggi presso Roosevelt in vista possibili tentativi di mediazioni pacifiche.

861

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 247. Sofia, 23 ottobre 1939, ore 21,45 (per. giorno 24, ore 5,30).

Mio telegramma 244 (2).

Ministro di Germania mi ha detto che Ministro di Bulgaria a Berlino aveva ivi riferita offerta sovietica patto mutua assistenza alla Bulgaria che non avrebbe accettato offrendo invece patto amicizia e non-aggressione (3). Mi ha soggiunto che avendone parlato a Kiosseivanov questi aveva negato esistenza «proposte». Pur manifestando qualche dubbio consistenza risposta Presidente del Consiglio osservava altresì trattative bulgaro-sovietiche per stabilimento linea aerea non avevano approdato finora; se anche come affermava Segretario Generale Affari Esteri bulgaro qui di ritorno per alcune difficoltà tecniche.

Compiacevasi attitudine adottata Bulgaria e mi ha detto sperare mantenimento stretta neutralità, tanto più dato accordo anglo-turco-francese che non mi è parso egli stimi pregiudizievole per situazione balcanica pur rilevandone portata tendenzialmente anti-italiana.

Sue considerazioni verso Sovieti sembrano peraltro rivelare attitudine sospettosa riserva.

(l) -Riferimento errato. Non identificato con sicurezza il T. in riferimento. (2) -Vedi D. 858.

(3) Il passo in questione ebbe luogo a Berlino il 12 ottobre 1939, gli appunti relativi ad esso di von Weizsacker si trovano riprodotti il;l Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945. Series D (1937-1945), VIII, D. 247.

862

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER coRRIERE 229. Budapest, 23 ottobre 1939 (per. giorno 26). Mio telegramma n. 347 del 16 ottobre (1). In una lunga conversazione d'ordine generale parlandomi dei rapporti con la Romania questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che aveva avuto notizie che in Transilvania erano di recente ricominciate le persecuzioni, gli arresti e anche ,le fucilazioni di cittadini minoritari di razza ungherese: a quanto gli risultava la giustificazione addotta sarebbe quella che gli incolpati avrebbero appartenuto alla Guardia di Ferro: ma era assurdo pensare che ungheresi potessero appartenere ad un simile movimento notoriamente diretto anche contro le loro aspirazioni. Non era possibile per lui quindi andare oltre con la Romania a quanto era stato finora fatto, perchè tali notizie si sarebbero egualmente diffuse in Ungheria, anche se la stampa non ne avesse parlato; e non era da dimenticare che il Pre sidente del Consiglio, come egli stesso ed altri membri del Governo, erano transilvani e quindi particolarmente sensibili a quanto accadeva in quella regione. Egli non intendeva assumere nessun particolare atteggiamento in diretta conseguenza di tale situazione o darvi comunque un seguito, ma aveva incaricato il Ministro d'Ungheria a Belgrado, Barone Bessenyey, di far presente quanto precede a Cincar-Markovié, (si era ancora interessato per far progredire le conversazioni e le intese con la Romania, nel senso di arrivare alla firma di una qualche dichiarazione anche modificando i testi sui quali ultimamente si era trattato): aggiungendo che per il momento egli non credeva quindi possibile continuare con la Romania nell'ordine di idee desiderato da lui. Csaky è tornato a ripetermi quanto gli era difficile di resistere, per la sua politica prudenziale, alle impazienze ed alle intemperanze specialmente dei militari che gli rimproveravano ora di aver causato, con il noto recente accordo circa il ritiro delle truppe rispettivamente dalla frontiera, il riaccendersi delle persecuzioni in Transilvania. Questo Ministro degli Affari Esteri mi diceva, d'altra parte, avere l'impressione che ultimamente la Jugoslavia stava attraversando un periodo di seria crisi nella compagine statale: anche a lui risultavano in tutta la loro gravità le notizie segnalate dal R .Console a Zagabria. Vi sarebbero state non solo ribellioni fra i richiamati, ma atti di vero e proprio terrorismo; sarebbero state assassinate delle donne che avevano notoriamente avuto rapporti con serbi. Secondo Csaki neanche Macek avrebbe più un'assoluta autorità sul suo partito .:he gli starebbe sfuggendo di mano; le apprensioni del Governo sarebbero così serie che la guardia personale del Principe Paolo sarebbe ora composta esclusivamente di tedeschi svevi e ungheresi. Senza aver modo di fare deduzioni assolute al riguardo, egli notava la

presenza di numerosi agenti tedeschi specie nelle regioni immediatamente vicine alla Croazia: l'attività degli agenti tedeschi sarebbe in aumento. A questo pro

posito egli ha attirato la mia attenzione sul fatto che il console di Germania a

Szeged, regione dove non vi sono popolazioni di razza tedesca, recentemente

giunto, è un noto agente propagandista tedesco, abilissimo e attivissimo, un «fai

seur de révolution » come mi ha detto Csaky, che avrebbe avuto una parte

importante nei moti dei sudetL

,,~Secondo Csaky-e questa sarebbe secondo lui anche l'opinione dell'E. V. ~ era interesse comune italiano ed ungherese che la Jugoslavia mantenesse, almeno per ora, la sua compagine statale, e perciò egli non aveva intenzione di aiutare comunque in Ungheria i fuorusciti croati; ma d'altra parte non era il caso di far nulla per rafforzarla.

Egli ha insistito su vari punti sopra descritti per spiegarmi le ragioni che

gli consigliavano di non andare più oltre per ora nei riguardi della Romania.

Nel corso della conversazione però non mi ha nascosto sopratutto le sue preoccupazioni nei confronti della Germania: egli credeva che i tedeschi fossero particolarmente sensibili anche per quanto si diceva e si stampava circa ventilate intese o blocchi fra i paesi di questa regione: anzi mi diceva che egli avrebbe richiamato l'attenzione di certi giornali ungheresi di tendenze liberali ed antitedesche, che mostravano di insistere troppo su tale argomento, pur basandosi, a suo dire, su notizie ed articoli della stampa italiana. Csaky mi osservava poi che, tanto più se fra altro era confermato, come pareva, che i russi stessero rapidamente sostituendo lo scartamento delle loro ferrovie dei territori già polacchi, non si poteva escludere che i tedeschi fermati dai russi da quella parte, non tentassero di passare attraverso l'Ungheria o la Jugoslavia: «occorreva quindi che la Germania fosse impegolata fino al collo nella guerra in occidente» per poter pensare di fare qualche cosa del genere da queste parti.

Durante il colloquio egli ha avuto anche occasione di dirmi che secondo recenti informazioni direttamente assunte da un ufficiale di Stato Maggiore ungherese la situazione della Germania sarebbe difficile, sopratutto in Polonia.

(l) Non pubblicato.

863

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8067/2640. BerLino, 23 ottobre 1939 (per. giorno 25).

È venuto a vedermi, in visita di congedo, l'Ambasciatore del Giappone, generale Oshima, il quale si imbarcherà il 2 novembre, a Napoli, sul piroscafo Rex per tornare in patria via America.

Oshima si è detto dolente che il programma caldeggiato da lui e Shiratori non abbia potuto realizzarsi, ma ha espresso la speranza che ciò possa verificarsi nell'avvenire. Egli ha affermato che certo in Giappone vi sono due correnti, pro e contro l'Inghilterra, ma che questa seconda, diffusa sopratutto nel popolo, a suo parere guadagna sempre più terreno.

Circa l'impressione prodotta dall'accordo russo-tedesco in Giappone, Oshima ha detto che essa è stata decisamente e assolutamente contraria, sia per la gran sorpresa cagionata da questo fatto compiuto, sia per il mutamento di politica del Reich. Tuttavia si tratta ora di ragionare in senso realistico, prendendo atto che l'accordo russo-tedesco può servire a un equilibrio. di forze in Europa.

Secondo Oshima, la Germania era certa di poter evitare una guerra, attirando dalla sua parte la Russia. Ora il Reich attraversa un momento di perplessità, tale sua speranza non essendosi realizzata. L'Ambasciatore giapponese non crede che la Russia voglia e possa dare un aiuto militare alla Germania. D'altra parte· egli non riesce a farsi un'idea chiara sui veri piani della Germania, per la condotta della guerra. Oshima, che ha visitato il Westwall, ritiene la linea di Sigfrido più moaerna, anche più sicura di quella Maginot. Un attacco contro di questa sarebbe forse possibile, ma in tutti i modi richiederebbe grandi sacrifici. Sel'attacco non riuscisse, vi sarebbe un forte contraccolpo sfavorevole nel paese,. ed evidentemente i capi tedeschi si preoccupano anche di ciò.

Oshima non crede a una possibile invasione del Belgio, anche per la considerazione che sia alla frontiera belga-tedesca che a quella franco-belga si troverebbero serie fortificazioni. Un piedistallo efficace contro l'Inghilterra si otterrebbe occupando l'Olanda, ma Oshima non vede perchè la Germania debba rischiare di alienarsi, con simile gesto, tanta parte dell'opinione pubblica mondiale, mentre dalle esperienze finora fatte può svolgere azioni dannosissime contro l'Inghilterra con la flotta aerea e con quella sottomarina. Si potrebbe pensare all'opportunità di un'azione aerea di massa contro tutte le coste britanniche, in modo da spaventare i neutrali e da paralizzare il traffico mercantile.

Ma la Germania, che pure deve aver pronti diversi piani, secondo Oshima non ha fatto ancora la scelta sulla via da prendere. Forse essa completa la preparazione di armi micidiali e agli altri sconosciute, alle quali si è riferito Hitler nel discorso di Danzica. L'affondamento di Scapa Flow dimostra, per esempio, di quali potenti torpedini possa giovarsi l'arma sottomarina tedesca.

Oshima ha l'impressione che l'attuale guerra sia destinata per così dire, «a deflazionarsi». Corrobora tale sua impressione affermando che l'Inghilterra non ha l'aria di prepararsi a una lunga guerra mondiale. Perchè in tal caso avrebbe dovuto anzitutto prender cura delle sue relazioni con il Giappone, e compiere verso di esso un gesto amichevole, che finora invece non ha fatto. Allo stesso modo gli Stati Uniti, qualora avessero l'intenzione di. entrare in guerra, dovrebbero anzitutto compiere un simile gesto verso il Giappone, per poter spostare così nell'Atlantico la loro. flotta concentrata ora verso Honolulu.

Per il momento, questa si può definire ancora una guerra di attesa. Gli avversari scrutano, oltre alle reciproche forze militari, elementi che potrebbero svilupparsi a loro favore nell'interno del campo nemico, cambi di governanti, mutamenti di opinione pubblica etc. Oshima fa l'ipotesi che la situazione si trascini per due o tre mesi così. Dopo di che risalterebbe una circostanza cui egli dà molta importanza: l'assenza dal conflitto, a differenza dell'ultima guerra, di grandi potenze come l'Italia, la Russia, il Giappone e l'America. Tali grandi potenze potrebbero «dettare la pace» e una loro azione combinata eserciterebbe sulle potenze belligeranti tale pressione da provocare quasi certamente un'acettazione delle proposte di pace loro sottoposte dai neutri.

Oshima aveva l'impressione che l'Italia fosse incaricata dalla Germania di sondare il terreno per nuovi tentativi di pace. Anche ammettendo che vi siano fra i dirigenti tedeschi varie correnti, Oshima crede che la personalità del Fiihrer sia così forte da imporre sempre senza sbandamenti la linea da prendere. Le attuali tergiversazioni possono venire in parte spiegate anche con il caratteredi Hitler, che ha orrore della guerra da una parte, mentre dall'altra non recede dalla posizione presa e, rimanendo fermo su questa fino all'irrevocabile, è incline tuttora a intravedere la possibilità di una diversione altrui.

L'Ambasciatore ha dimostrato interesse per il patto anglo-franco-turco e anche una certa delusione che Mosca non sia riuscita a concludere un patto di assistenza con Ankara, come egli era portato a ritenere.

Domani il generale Oshima sarà ricevuto da Hitler. Prima di partire egli si propone di avere una "lunga conversazioné con Ribbentrop, perchè, ha detto, vuol chiarire molti punti.

Come da principio ho accennato, Oshima si imbarcherà a Napoli. Conta di partire per Roma il 27 ottobre e di fermarsi un paio di giorni. nella capitale italiana. Informo di ciò V. E. per il caso che si intenda invitarlo a colloquio. Anche nell'odierna conversazione Oshima ha riaffermato i suoi sentimenti di simpatia verso il nostro paese.

864

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 8077/2644. Berlino, 23 ottobre 1939 (per. giorno 25).

Secondo impressioni raccolte da circoli giornalistici, si sarebbe manifestata una certa sorpresa per la maniera con cui è stato accolto in Italia il patto anglofranco-turco. In Germania si riteneva, secondo tali circoli, che la reazione della stampa italiana avrebbe dovuto essere molto più forte, dato che il patto avrebbe sopratutto un'importanza mediterranea e costituirebbe quindi una spada di Damocle sospesa su eventuali mire italiane.

Al tempo stesso sono stati rilevati gli sforzi fatti dalla ,stampa inglese e francese per far apparire il patto di Ankara come esente da qualsiasi punta contro l'Italia. L'intonazione verso l'Italia della stampa franco-britannica, anche in occasione dell'arrivo a Londra dell'Ambasciatore Bastianini, inducono i predetti circoli a credere che Londra e Parigi stiano pensando a qualche mezzo per garantirsi da parte dell'Italia almeno una benevola neutralità. L'Italia non sarebbe insensibile a questo atteggiamento delle Potenze occidentali ma, secondo le previsioni tedesche, non potrebbe poi fare a meno di rendersi conto in seguito della insufficienza delle proposte attualmente « in pectore » a Londra e Parigi.

865

IL MINISTRO A SOFIA, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5558/2224. Sofia, 23 ottobre 1939 (per. giorno 30 ).

Riferimento: Mio rapporto del 25 settembre u . .s. n. 5034/2014 (1).

Mi onoro trasmettere copia di un manifestino (2) distribuito clandestinamente in questi ambienti comunisti, ispirato evidentemente da questa Legazione sovietica.

Dal breve testo del manifestino si rileva infatti un ulteriore sviluppo delle considerazioni già esposte nel documento trasmesso con il succitato rapporto; ma vengono in certo modo rettificate le posizioni ed aggiornata la tesi sulle responsabilità della guerra, giustificando nel tempo stesso la sopravvenuta occu

pazione di parte della Polonia dalle truppe sovietiche.

Il senso dell'appello però in sostanza non muta: necessità per gli Stati neutri, ed in particolare per i Balcani, di costituire un blocco sotto la guida dell'U.R.S.S.

(l) -Vedi D. 432. (2) -Non pubblicato.
866

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1889/1025. Ankara, 23 ottobre 1939 (per. giorno 12 novembre). Il trattato anglo-franco-turco firmato ad Ankara il 19 corrente riapre la questione d'Oriente. La Turchia ci ha guadagnato: l) il Sangiaccato di Alessandretta 2) un'apertura di credito -o prestito -di cui non si conosce l'ammontare ma che si dice oltrepassi 60 milioni di sterline 3) la possibilità di far assorbire dalla Gran Bretagna la maggior parte delle sue esportazioni. Questi vantaggi sono più apparenti che reali. Infatti il Sangiaccato non vale che per il suo retroterra (regione di Aleppo) e per il porto di Alessandretta: il retroterra resta ai francesi, il porto di Alessandretta servirà sopratutto agli inglesi. L'apertura di credito (di cui non si conoscono ancora le condizioni) dovrà con ogni verosimiglianza essere sfruttata per apprestamenti bellici, attrezzatura di porti, potenziamento della marina ecc. tutta roba « made in England » e messa al servizio dell'Inghilterra. L'assorbimento da parte della Gran Bretagna di quasi tutte le esportazioni turche essendo antieconomico perchè l'Inghilterra non sa che farne dell'uva sultanina, delle nocelle e del tabacco turchi, rappresenta un regalo non certo fatto a titolo continuativo e che intanto scombussolerà il commercio turco distogliendolo dalle sue vie naturali che erano sopratutto quelle della Germania. In compenso di questi vantaggi la Turchia perde la sua libertà e compromette il suo avvenire, almeno quello di potenza europea. Non vi è dubbio che Mustafa Kemal, la cui opera di riformatore può anche essere discussa, aveva seguìto una saggia politica conchiudendo accordi con tutte le Potenze aventi interessi comuni con la Turchia e nessuna alleanza. La nuova Turchia ristretta nei suoi limiti nazionaii guadagnava in coesione ed in omogeneità, cioè in cforza reale, quanto aveva perduto in estensione e in potenza apparente. Ma, lui vivo, la Turchia si era sempre rifiutata di entrare in un sistema politico, quale che fosse, ed aveva conservata intatta la sua autonomia. Io ricordo che nell'estate dell'anno scorso, quando ebbi l'onore di assumere la direzione di questa R. Ambasciata, osservai e segnalai come una delle principali preoccupazioni di questi circoli dirigenti fosse quella di bilanciare e dosare le influenze di Potenze straniere non soltanto dal punto di vista politico ma anche dal punto di vista economico e culturale. A pochi mesi dalla morte del Ghazi

e dopo sedici anni dalla data di nascita della sua repubblica, è bastata la irragionevole paura della calata dei tedeschi nei Balcani e l'irrefrenabile panico determinatosi dalla presenza dell'esercito italiano in Albania per far rinnegare il più autentico e il più geniale principio del Kemalismo.

Debbo subito aggiungere che tutto ciò è sentito da molti strati di questa opinione pubblica anche se è prudentemente taciuto.

E tuttavia le attive ed impro.vvise manifestazioni dell'intervento russo sulla scÈma europea hanno modificato il carattere originario dell'accordo anglofranco-turco. Nato come un patto di difesa e di garanzia contro la presunta minaccia delle potenze dell'Asse, ha ora perduto il carattere antitaliano, conservato senza dubbio finalità antitedesche, ma sopratutto ha assunto un significato antirusso.

Due elementi esenziali lo caratterizzano: l) la fretta con cui è stato firmato 2) il fatto che la firma è avvenuta quando la guerra era già in atto contro la Germania.

Il 17 ottobre si interrompono le trattative di Mosca e il giorno dopo giungono in Ankara in aeroplano i generali Weygand e Wavell; l'indomani, mentre è ancora in viaggio il Ministro degli Esteri, che ha ingoiato amari bocconi a Mosca, si procede d'urgenza alla cerimonia della firma, presenti i due generali stranieri e il capo di Stato Maggiore generale turco. Chi aveva tanta fretta? non certo la Turchia; forse Chamberlain che doveva annunziare qualche cosa di sensazionale ai Comuni e rispondere con un altro colpo di scena al colpo di scena del patto di non aggressione russo-tedesco dell'agosto scorso. Ma l'aver concluso il patto quasi nello stesso momento in cui si rompevano le conversazioni turco-russe e senza neanche attendere il rapporto di Saracoglu è stato giudicato dallo stesso Ambasciatore sovietico Terentiev (rientrato da Mosca) gesto poco riguardoso verso la Russia.

In precedenti comunicazioni telegrafiche ho g.:.à rilevato che la principale novità dell'accordo è costituita dall'art. l che estende, unilateralmente, la garanzia della Francia e dell'Inghilterra alla Turchia in caso di aggressione da parte di una qualsiasi Potenza. Poichè il caso dell'aggressione italiana è contemplato dall'art. 2 e dall'art. 3 e quello dell'aggressione germanica dall'art. 3, e poichè le frontiere balcanich,e sono coperte dal patto balcanico, l'art. l non può applicarsi che alla U.R.S.S., unica altra potenza europea che abbia frontiere comuni con la Turchia. L'art. l è quindi una contro-assicurazione nei riguardi della Russia e controbilancia il protocollo n° 2, contenente la tradizionale « clausola russa» che la Turchia ha inserito esplicitamente o tacitamente in tutti i trattati conclusi nel dopo guerra a salvaguardare la sua libertà di sottrarsi ad impegni la cui esecuzione la costringerebbe ad entrare in conflitto con l'Unione delle Repubbliche Sovietiche. Delle disposizioni dell'articolo 1° non vi è traccia nelle «dichiarazioni comuni » del maggio e del giugno scorsi e ciò è naturale, in quanto gli accordi, così come erano stati allora concepiti, presupponevano la partecipazione russa al cosidetto «fronte di pace » e tendevano anzi a facilitarla facendo della Turchia un anello di congiunzione fra il fronte nordico e il fronte mediterraneo. È lecito supporre che l'inserzione della nuova clausola sia stata

decisa nel momento in cui si previde il fallimento delle conversazioni di Mosca e che essa rappresenti da una parte un atto di precauzione della Turchia di fronte a nuove e forse più energiche pressioni russe, dall'altra una nuova esca francoinglese per vincere le ultime resistenze turche.

La reazione russa non è tardata. Mentre i commenti della stampa turca tendevano a correggere la penosa impressione provocata dal primo e duro comunicato di Refik Saydam (mio telespresso del 18 corrente n. 1865/1010) (l) e si compiacevano a riaffermare la necessità per la Turchia dell'amicizia russa, reciproca e inalterata, nell'euforia degli scambi di telegrammi fra capi di Stato e capi di Governo delle tre potenze firmatarie, tra i pranzi i ricevimenti e i brindisi, è sopravvenuto come una doccia fredda il commento della Isvestia diffuso dalla Tass e riprodotta da questa Agenzia di Anatolia (ne accludo il testo) (2): «l'U.R.S.S. che è la più grande Potenza del Mar Nero deve seguire attentamente tutto ciò che concerne l'accesso di questo mare»... «La Turchia ha assunto una responsabilità che non può non ripercuotersi sulla sua politica nell'avvenire più prossimo».

Più che mai si ha l'impressione che il fattore russo costituisca oggi l'incognita maggiore e la più preoccupante per i dirigenti turchi e per le persone che ragionano.

L'altro elemento che caratterizza il patto tripartito è il fatto che esso sia stato firmato dopo l'inizio delle ostilità contro la Germania. In maggio, al momento della prima « dichiarazione comune », poteva anche sostenersi la tesi che gli accordi erano destinati a salvaguardare la pace; ma ora che la guerra è già in atto come si può ripetere tale affermazione che pure è ripresa da tutti i giornali e contenuta in tutte le pubbliche dichiarazioni? Ammonisce la Isvestia: « in fin dei conti il patto anglo-franco-turco non può essere considerato come uno strumento di pace, esso prova che l'Inghilterra e la Francia trascinarono la Turchia nell'orbita della guerra». E tutti pensano così, anche quelli che dicono e scrivono il contrario. E del resto è evidente che gli impegni che assume la Turchia con l'articolo 5, anche se limitati ad una consultazione «in vista di intraprendere una azione comune che sia ritenuta efficace » non hanno carattere negativo di semplice difesa contro un'aggressione, ma costituiscono lo sfondo di un vero trattato d'alleanza che potrebbe anche avere una applicazione immediata, solo che l'Inghilterra facesse entrare nel caso primo dell'articolo 5 quello della Polonia.

E non è detto che non abbia già avuto applicazione. Le conversazioni militari dei giorni scorsi tra i generali Weygand, Wavell e il Maresciallo çakmak, sulle quali mi manca, come è naturale, ogni elemento preciso, non sono forse le consultazioni previste dall'articolo 5? e la formazione di cui già si parla di un fronte orientale che comprende l'Egitto, l'Irak, la Palestina, la Siria, la Turchia e che dovrebbe opporsi ad una possibile spinta germanica e russa sia nei Balcani, sia verso Mossul, non sarebbe già l'efficace azione comune da intraprendere se e quando le circostanze e l'Inghilterra lo vorranno?

Per quanto riguarda l'Italia una prima costatazione s1 rmpone. La firma delle «dichiarazioni» turco-inglese e turco-francese del maggio e del giugno aveva provocato una violenta campagna di stampa contro l'Italia, presunto Stato aggressore, cui diede maggiore esca la firma del trattato di alleanza itala-tedesco. Le «dichiarazioni comuni» contemplando l'obbligo dell'assistenza soltanto in caso di conflitto nella zona del Mediterraneo, occorreva, per giustificare la loro necessità agli occhi del pubblico, creare il nemico. E l'Italia fu additata come il nemico N° l. Oggi, dopo la firma del trattato tripartito, non vi è neanche traccia di animosità verso l'Italia. Tutti i commenti della stampa lasciano intendere implicitamente o esplicitamente che il trattato stesso costituisce una « difesa » contro la Germania. Io non dubito che gli stessi alleati della Turchia abbiano segnalato al Governo di Ankara l'opportunità di non provocare menomamente l'Italia. Basterebbe, per convincersene, leggere l'Ulus (ufficioso) del 21 corrente, che, nel riportare le favorevoli impressioni suscitate all'estero, riproduce un telegramma da Londra dove è detto: «Il trattato non è diretto contro l'Italia, il cui riavvicinamento alla Turchia verrà accolto con soddisfazione a Londra », e l'autorevole Cumhuriyet del 22 corrente: « per quanto riguarda il Mediterraneo, il trattato concilia egualmente gli interessi dell'Italia con quelli dell'Inghilterra, della Francia e della Turchia». Chè anzi si è delineata una manovra infantile, di cercare di associare l'Italia al piano anglo-franco-turco. Dal momento che l'Italia persegue una politica di pace, si dice e si scrive, ed ha dimostrato di non nutrire idee aggressive nei Balcani ma invece di desiderare che i Balcani si uniscano in un blocco per la difesa della pace, nulla impedisce che l'Italia aderisca al trattato di Ankara concepito e realizzato contro l'idea di aggressione.

Ma d'altra parte conviene pure notare che l'azione e l'interferenza italiana nei Balcani continua a provocare sospetti e diffidenze e non si manca di avvertire che un patto balcanico posto sotto l'egida di una Grande Potenza finirebbe col creare dissidi e rivalità fra le stesse Grandi Potenze, come non mancano i suggerimenti alla Bulgaria di non lasciarsi adescare dall'Italia. Infine sarebbe errato credere che le preoccupazioni per il futuro atteggiamento dell'Italia siano attenuate per il solo fatto che non vengono più quotidianamente espresse. I turchi non sono affatto tranquilli; desiderano intensamente restare al di fuori del conflitto ed hanno con vero calore e con profonda sincerità plaudito alla decisione dell'Italia di non prendere iniziative di operazioni m.ilitari, ciò che permetteva loro di considerare con assoluta calma l'avvenire almeno prossimo. Ma i turchi si vedono circondati da ogni pericolo; l'Italia è diventata potenza balcanica e attira nella sua orbita la Jugoslavia di cui non sono più sicuri, la Bulgaria li minaccia, adesso si aggiunge la Russia che li sorveglia e li ammonisce, e allora si armano con i denari e i rifornimenti che loro accorda l'Inghilterra, nella speranza --che diventa sempre più tenue -di poter ancora conservare una neutralità armata. A dir vero più gli alleati (anglo-francesi) premono ed armano i turchi più si accentua nei turchi la preoccupazione di essere trascinati nel conflitto, e forse la Germania, contro cui si garantiscono, è il nemico che ogni giorno si fa più lontano e meno temibile.

(l) -Vedi D. 802. (2) -Non pubblicato. Vedi DD. 845, 846.
867

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 171. Copenaghen, 24 ottobre 1939, ore 21 (per. ore 23,50).

Miei telegrammi 168 (l) e 169 (2). Da conversazioni col Ministro degli Affari Esteri e col Segretario Generale Affari Esteri circa risultati convegno Stoccolma deduco:

l) Circa Finlandia dominava incertezza (forse già chiarificata Mosca ieri sera), se Russia sarebbe stata intransigente sue richieste o se avrebbe messo avanti programma massimo per poi accontentarsi di meno. In ogni modo Finlandia decisa non lasciarsi imporre trattato alleanza a costo di fare la guerra, pur sapendo che in un primo tempo almeno non avrebbe potuto contare neppure su appoggio svedese.

2) Dopo accurato esame informazioni in loro possesso era stato deciso astenersi qualunque iniziativa pace risultando che sarebbe riuscita sgradita tanto a Londra che a Berlino.

3) Progetti danesi di note identiche da presentare dagli Stati di Osio a Londra ed a Berlino per rispetto commercio neutri erano stati modificati e sottoposti nuovamente ai Governi interessati.

868

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 431. Bucarest, 24 ottobre 1939, ore 21 (per. giorno 25, ore 1).

Mi riferisco al mio telegramma n. 404 (3).

Regio Addetto Militare informa che cifre comunicate a Consolato Generale Galatz, circa concentramenti truppe sovietiche in Bessarabia gli risultano essere non esatte.

Secondo informazioni attendibili russi avrebbero concentrato alla frontiera romena soltanto sei divisioni fanteria ed una di cavalleria.

869

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 109. Helsinki, 24 ottobre 1939, ore 21,45 (per. giorno 25, ore 1,30).

Mio telegramma n. 107 (4).

Alla notizia circa ritorno da Mosca di parte della delegazione finlandese per venire qui a riferire su nuove controproposte sovietiche non viene attribuito in questi circoli nessun significato pessimista e si continua ritenere che trattative potrebbero giungere presto a conclusione. Tale previsione è basata anche su

notizia qui pervenuta che russi avrebbero dichiarato loro sorpresa per mobilitazione finlandese confermando che intendono da parte loro mantenere negoziati in una atmosfera pacifica.

Sebbene si rifiuti qualunque chiarificazione ufficiale su termini trattative è opinione prevalente degli ambienti bene informati che richieste originarie sovietiche si aggiravano su punti essenziali seguenti:

l) Revisione confini Carelia. 2) Cessione in affitto' noti isolotti Sursaari, Seiskari, Tytarsari e Lavansari. 3) Status quo Aland e compartecipazione U.R.S.S. a garanzia interna

zionale.

Primi due punti non avrebbero rappresentato serie difficoltà per una intesa dato che per isolotti, finlandesi, come è noto, sono da tempo disposti transigere, mentre per confini Carelia non appariva impossibile trovare formula compromesso.

Quanto alla richiesta base navale ad Hango che darebbe ai Sovieti, ormai stabilitisi Estonia, padronanza imboccatura golfo Finlandia, si assicura che tale richiesta facesse parte dei punti compresi nel progettato accordo militare che i russi avevano richiesto, ma sul quale --secondo alcune voci degne di fede sarebbero disposti a non insistere, almeno per ora, data viva riluttanza Finlandia.

Riferisco a V. E. congetture che corrono non perchè « de facto » esse riproducano esatta realtà ma per cercare mettere in luce elementi negoziati che rimangono tuttora nell'oscurità.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 768. (3) -Vedi D. 746. (4) -Vedi D. 843.
870

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 160. Berlino, 24 ottobre 1939 (per. giorno 26). Questo Ambasciatore di Spagna venuto oggi a trovarmi dopo lunga indisposizione, mi informa che -or sono circa due settimane -il Governo spagnolo aveva fatto offrire a quello tedesco i suoi buoni uffici per una composizione dell'attuale conflitto con l'Inghilterra e la Francia, ma il Governo del Reich aveva risposto puramente e semplicemente ringraziando, senza dare altro seguito alla cosa.

Immagino che il fatto sia venuto frattanto a conoscenza dell'E. V. attraverso Madrid. Ne informo comunque V. E. ad ogni buon fine.

871

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER f'ORRIERE 228. Budapest, 24 ottobre 1939 (per. giorno 26). Mio telegramma n. 350 del 20 ottobre (1).

A proposito dell'accordo anglo-franco-turco ho voluto chiedere a Csaky la sua impressione sulla questione della garanzia alla Romania. Dopo qualche

reticenza egli ha ammesso (avendogli io ricordato anche i noti approcci con l'Inghilterra di qualche mese fa a proposito della questione transilvana) che anche ora Sargent si era espresso in modo se non esplicito certo tale da poter dedurre che la garanzia inglese alla Romania doveva considerarsi solo in funzione della Germania. «Dipenderà dal vostro atteggiamento» sarebbe stato risposto dagli inglesi e cioè in una parola se l'Ungheria e la Bulgaria intervenissero qualora la Russia agisse verso la Bessarabia, l'Inghilterra non si opporrebbe: ma invece se l'Ungheria e la Bulgaria agissero eventualmente d'accordo con la Germania, allora l'Inghilterra darebbe pieno vigore al patto di garanzia.

Csaky mi ha poi detto che aveva anche fatto chiedere a Londra che cosa significassero le recenti dichiarazioni di uomini politici britannici, circa la Cecoslovacchia. Sarebbe stato risposto che si tratterebbe solo di una affermazione di principio, che non comportava però la ricostituzione della Cecoslovacchia nei suoi confini.

Quanto ad una azione russa in Bessarabia (mio telegramma n. 346 del 16 ottobre (l)) Csaky è più propenso a credere che nulla potrebbe accadere prima della prossima primavera: per ora la Russia, secondo lui, non agirà verso la Bessarabia: è difficile poi prevedere quanto potrà avvenire in primavera. Egli ritiene che, malgrado le voci correnti, durante le conversazioni con Saracoglu, e nei riguardi dell'accordo anglo-franco-turco, la Russia abbia sostenuto sempre gli interessi tedeschi, e anzi ha ragione di pensare che le difficoltà per un'intesa siano da attribuirsi alla resistenza della Turchia ad accedere ad un patto anche con la Germania: concetto che già Csaky mi aveva svolto giorni fa, come comunicavo col mio telegramma per corriere n. 0222 del 6 ottobre (2).

(l) Vedi D. 826.

872

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 232. Budapest, 24 ottobre 1939 (per. giorno 26).

Mio telegramma n. 351 in data odierna (3).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che il Governo sovietico aveva chiesto il gradimento per la nomina a Ministro a Budapest del signor Saranov, che fu ultimamente, sebbene per pochi giorni, Ambasciatore dell'U.R.S.S. a Varsavia.

Il Conte Csaky vede comunque in tale scelta l'importanza che il Governo sovietico vuol dare ai suoi rapporti con l'Ungheria, che secondo la sua tesi gra espressami recentemente (mio rapporto n. 5279/1902 in data 5 ottobre (4)) diventerà il teatro della lotta fra l'U.R.S.S. e la Germania.

Il gradimento di Saranov è stato oggi accordato.

(l) -Vedi D. 765. (2) -Vedi D. 637. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 622.
873

IL MINISTRO A BUDAPEST, VINCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 233. Budapest, 24 ottobre 1939 (per. giorno 26).

Da fonte confidenziale, che mi riservo controllare, mi è stato riferito che numerosi giovani della « Rongyosz Garda » (formazioni irregolari che già in Rutenia a suo tempo provocarono i noti disordini per preparare l'annessione della regione all'Ungheria) sarebbero recentemente passati in Transilvania per preparare agitazioni consimili o almeno essere pronti ad agire quando fosse necessario.

874

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 41. Londra, 24 ottobre 1939 (per. giorno 28).

Crolla, che ha visto oggi il Consigliere di questa Ambasciata di Francia, mi riferisce quanto Cambon gli ha detto in merito al fallimento delle trattative russo-turche, e alla successiva firma del patto anglo-franco-turco. Trascrivo quanto Crolla mi comunica: « Cambon mi ha detto che dalle informazioni in possesso del Governo francese risulta :

l) che il Governo sovietico ha trattato Saracoglu nello stesso modo ir. cui era stata trattata la Delegazione inglese giunta a Mosca mesi or sono per concludere il noto accordo di mutua assistenza e mutua garanzia. Gli stessi sistemi messi in opera allora sono stati ripetuti con la Turchia.

A Saracoglu, che chiedeva quando Molotov lo avesse potuto ricevere, veniva risposto che il Commissario del Popolo era in quei giorni occupatissimo in faccende della più alta importanza. Le udienze venivano fissate e poi disdette. I contatti difficilissimi. Il Governo sovietico insomma trattava il Ministro turco con un appena larvato disprezzo, e come se non avesse alcuna premura di concludere i negoziati. Cambon non voleva azzardare facili interpretazioni di tale atteggiamento sovietico; ma i fatti rimanevano quelli che egli mi narrava.

2) Molotov ha chiesto a Saracoglu di impegnarsi a che il Governo turco «interpreti le clausole del Trattato di Montreux nel senso che i Dardanelli rimangano chiusi a tutte le flotte che non appartengano a Stati rivieraschi del Mar Nero». Saracoglu -secondo Cambon -si sarebbe rifiutato persino di sottoporre tale proposta al suo Governo, affermando che ciò corrispondeva ad una vera e propria denunzia del Trattato di Montreux.

3) Molotov avrebbe cercato in via amichevole di ottenere l'impegno turco di conservare la propria neutralità nel caso di guerra nei Balcani in cui fosse impegnata la Germania, o la Russia, o tutte e due insieme. Saracoglu avrebbe rifiutato. Pochi giorni prima della partenza di Saracoglu da Mosca, Molotov sarebbe tornato alla carica, e questa volta usando un linguaggio molto più duro e quasi minaccioso. Saracoglu sarebbe rimasto incrollabile.

36-Documenti dipLomatici-Serie IX-Vol. I

Cambon non mi nascondeva che .4:ç. ,Turchia si andava manifestando una certa preoccupazione circa quello che avrebbe potuto essere il futuro atteggiamento sovietico. D'altra parte tanto in Turchia, quanto in Francia e in Inghilterra, si nutriva qualche dubbio sulla sincerità del giuoco di Mosca, che da alcuni segni appariva inteso sopratutto a far mostra di sentimenti « lealisti » verso la Germania, e altri dubbi si nutrivano sulla capacità dell'esercito rosso di condurre da solo una campagna offensiva nei Balcani o in Asia Minore.

Comunque, fatto il «gran rifiuto» a Mosca, la Turchia si era precipitata fra le braccia degli alleati anglo-francesi, e si era raccomandata a loro non solo di difenderla con le armi se attaccata, ma più ancora di adoperarsi con la loro diplomazia e la loro stampa a raddolcire le ire moscovite « ménager Moscou », il che era stato fatto ampiamente tanto a Parigi quanto a Londra».

875

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO PER CORRIERE 265/03. Lisbona, 24 ottobre 1939 (per. giorno 29).

Questo Ministro di Romania mi ha confidenzialmente informato che notizie pervenute al suo Governo su recenti negoziati turco-sovietici a Mosca vertono principalmente su seguenti tre punti:

l) Governo sovietico domandò stipulazioni accordo bilaterale t:ra U.R.S.S. e Turchia, che Governo turco giudicò incompatibile con impegni preliminari da esso già assunti con Gran Bretagna e Francia. Ciò portò interruzioni e mancata conclusione trattative.

2) Circa questione Stretti (che evidentemente avrebbero dovuto far parte accordo bilaterale) Governo turco oppone che sua linea di condotta era già determinata conclusioni conferenza Montreux e che non intendeva assumere impegni in contrasto con quelli derivanti Conferenza stessa.

Durante tutto il corso dei negoziati non è stata mai sollevata, nè da una parte nè dall'altra, questione Bessarabia nè alcun'altra relativa ai Balcani.

Il Ministro di Romania ha argomentato che ciò poteva evidentemente essere interpretato in vario modo, ma che tuttavia vi era tendenza nel suo Paese a vedervi elemento rassicurante in quanto che la Russia non avendo immediatamente sollevato in questa occasione la questione della Bessarabia o altre concernenti i Balcani, potrebbe riuscirle più difficile farlo in_ un secondo tempo.

Ha sottolineato che l'accordo tra la Turchia, la Gran Bretagna e la Francia ha prodotto in Romania impressione negativa. Innanzi tutto la Romania ha risentito a suo tempo il sistema anche ad essa applicato di garanzie non domandate e sa perfettamente che in caso di bisogno l'aiuto franco-britannico sarebbe puramente platonico. Ha risentito ancora maggiormente la conferma del sistema e cioè di essere stata esplicitamente menzionata nel nuovo accordo senza essere stata in precedenza nè consultata nè presentita. A questo proposito il Ministro di Romania ha aggiunto che rimostranze erano state fatte dal suo Governo a Londra ed a Parigi. Infine ha riflettuto con amarezza ed ironia che il Trattato esplicitamente esclude il caso che più interessa alla Romania: quello di un attacco sovietico.

Il Ministr~ di Romania ha aggiunto che ha cercato di indagare quali fossero le interpretazioni e le ripercussioni del Trattato in questi ambienti angl<3-francesi. Li ha trovati non poco perplessi; tuttavia tendono a porre in rilievo che il Trattato stesso mira tra i suoi scopi principali ad impedire i rifornimenti di carburanti sopratutto all'Italia da parte dell'U.R.S.S. nel caso in .cui noi scendessimo in campo contro Inghilterra e Francia.

Prendendo lo spunto dal miglioramento delle relazioni tra Romania e Ungheria di cui riconosce il merito alla politica italiana, il Ministro di Romania ha insistito ancora una volta su netto carattere italofilo della politica estera romena specie dall'assunzione al potere di Argentoianu. Ha indicato che certo l'attuale Governo è ancora costituito dalla maggioranza degli elementi di quello precedente, di tendenze varie, ma che ritiene imminente modificazione con uomini fedeli idea Presidente del Consiglio. Ha auspicato nell'interesse del suo Paese sempre maggiore sviluppo da parte degli Stati Balcanici politica a fianco dell'Italia che nel suo pensiero dovrebbe giungere non solo a compagine difesa comuni interessi, ma anche ad elemento forza ed equilibrio diretto da Italia, e pronto a passare se occorra ad azione concreta e decisiva.

876

IL MINISTRO A LISBONA, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 266/04. Lisbona, 24 ottobre 1939 (per. giorno 29).

Questo Ministro di Germania mi ha detto di aver avuto precise notizie che il suo Governo non vede ragione di combattere la• Francia e che intende anzi di fare tutto il possibile per staccarla dalla Gran Bretagna. Ha precisato, a riprova, che tre volte un sommergibile tedesco è stato in posizione di silurare l'incrociatore da battaglia francese «Dunkerque » e che il Comandante ha avuto tassativi ordini di non farlo. Ha insistito che la guerra della Germania è con l'Inghilterra e non colla Francia, e che la Germania non combatterà la Francia se non quando le truppe inglesi effettivamente entrino in azione sul fronte francese. Solo allora, su tal fronte, la guerra sarebbe iniziata e condotta da parte tedesca senza quartiere.

877

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, PERCY LORAINE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. CONFIDENZIALE 6/65/39. Roma, 24 ottobre 1939.

I have received a communication from the Foreign Office stating that His Majesty's Government have had under consideration the question of the exchange of military information with Italy under the provisions of the Anglo-Italian Agreement of Aprii 16th, 1938, and I am requested by Lord Halifax to inform your Excellency that, although the exchange of military information under the provisions of Annex 2 o.f that Agreement is obligatory only in January of each year, the Italian authorities have, in accordance with the spirit of the Agreement, been supplied with full information of British military movements during course of the present year. They, in turn, have reciprocated by notifying Italian troop movements up to September, 1939. His Mayesty's Government propose to continue these existing arrangements irrespectively of events which have meanwhile supervened, and they feel that they can rely upon receiving from the Italian Government, at the earliest convenient moment, the information to which they, on their side, are entitled.

878

L'AMBASCIATORE A LONDRA, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 4901/2177. Londra, 24 ottobre 1939 (per. giorno 9 novembre).

Ritengo che forse non sia inutile che io Vi faccia conoscere insieme a qualche mia impressione di arrivo, il contenuto di talune conversazioni da me avute durante le prime visite di contatto che sto facendo in questi giorni, con le personalità più elevate del Foreign Office, e con alcuni degli Ambasciatori qui accreditati.

Lo stranissimo fatto di una guerra dichiarata e non incominciata fra nazioni che sembrano aver paura di fare uso delle armi alle quali hanno fatto ricorso non manca di inspirare qualche perplessità. ma arrivando in Inghilterra si ha immediatamente la sensazione che il Paese è stato organizzato ed attrezzato per far fronte e sopportare con il minimo possibile di danni i pericoli e i disagi previsti per una guerra dura e lunga.

Colpisce il gran numero delle persone che sono state mobilitate per i servizi territoriali e le disposizioni che sono state prese per assicurare, nonostante i riehiami alle armi, tutte le attività normali più quelle straordinarie dell'attrezzatura di guerra (1). Un meticoloso piano di guerra passiva è in atto in tutto il Paese e ad esso ogni cittadino dà il suo volenteroso apporto.

Quanto sarà efficace la preparazione difensiva di Londra nel caso di una incursione aerea nemica a « tipo speciale », verrà controllato a suo tempo, ma ora non si può non rimarcare che dalle numerosissime batterie anti-aeree (talune visibili anche sui prati di Hyde Park) ai palloni-drago che giorno e notte a centinaia e centinaia si librano nel cielo della città, ai rifugi pubblici e privati costruiti a decine di migliaia, alle brigate dei vigili del fuoco disseminate, si può dire, ad ogni angolo di strada con motopoÌnpe ed automezzi, alle riserve di acqua che sono state preparate, nulla è stato trascurato per fronteggiare la minaccia.

A vederla questa popolazione sembra calma ed anche più riservata che d'ordinario. Ha cercato di conservare, con le sue abitudini, il suo aspetto tran

quillo e sembra non sentirsi troppo a disagio in questa atmosfera di guerra. L'inizio delle incursioni aeree tedesche nella Scozia non l'ha commossa in particolar modo. L'affondamento della Royat Oak non ha dato luogo a visibili manif€stazioni di dolorosa commozione.

Qui la massa sembra che dopo aver accettato la guerra come una necessità ineluttabile sia rassegnata a subirne le conseguenze morali e materiali. Non si ha l'impressione che serpeggi del disfattismo. La sola voce che si leva con impeto a consigliare la pace in questo momento, quella di Lloyd George, non sembra commuovere le folle. Forse si parlerà molto nelle case dei discorsi del vecchio gallese, ma per ora la massa dimostra più antipatia per Hitler che simpatia per i discorsi pacifisti dell'antico primo ministro. Pare che in certi ambienti intellettuali, come in qualche settore parlamentare, gli argomenti di Lloyd George non restino senza eco. ma non si ha per ora la sensazione che un intenso movimento per la pace esista nel Paese e che si possa pensare seriamente alla possibilità di un cambiamento a breve scadenza dello stato d'animo generale.

Tuttavia che tanto nelle masse popolari quanto nelle sfere dirigenti si escluda del tutto che possa esistere qualche possibilità di porre fine allo stato di guerra, non mi sentirei di escluderlo. Qualora nuovi elementi ai quali si pensa senza tuttavia contarvi, potessero creare una situazione nuova che desse affidamento dì durata escludendo il ripetersi a breve scadenza di nuove perturbazioni della pace, anche coloro che hanno dichiarato la guerra « di necessità » forse non si lascerebbero sfuggire l'occasione di riesaminare la situazione.

Questo pensiero ho ritrovato durante i miei colloqui di questi giorni, malcelato nella severa tedescofobia di Vansittart, e abbastanza chiaramente espresso nel discorso di Cadogan.

Cadogan è stato al mio primo incontro con lui, quello che ha parlato della situazione con più precisi riferimenti. Essendo noto come il più riservato o come il meno propenso a lasciarsi andare, degli uomini del Foreign Office potrebbe forse anche essere sintomatico che egli mi abbia detto essere indispensabile due cose: a) la ricostituzione di una Polonia; b) delle garanzie sicure e collettive, che 1aGermania non ricominci domani, quel che non avesse potuto fare oggi. Ho notato che non è assente dal suo spirito una preoccupazione per le facili conquiste della Russia bolscevica e per i vantaggi che questa potrebbe trarre sia dal prolungarsi della guerra, sia da un dopo-guerra che trovasse l'Europa stremata.

Questa preoccupazione l'ho trovata anche in Lord Halifax e in Vansittart, nel primo come un elemento capace forse di esercitare qualche influenza positiva, nel secondo come il solo motivo, ma debole, d'incertezza nella sua ben determinata opinione che sia necessario mettere una buona volta la Germania nella condizione di non imporre al mondo a suo piacimento la pace o la guerra.

Cadogan è stato abbastanza preciso anche su un altro punto, quando cioè mi ha detto che Chamberlain aveva sì lasciato con le sue ultime dichiarazioni la porta socchiusa ai tedeschi, ma che si comprendeva benissimo come Hitler non si sentisse capace di aprirla con le sue mani. Ripetendomi successivamente la parola «garanzie» precisava ancora più il suo pensiero sottolineando che evidentemente queste non potevano venire date da chi offriva insieme una pace germanica ed una minaccia di guerra di sterminio.

Un discorso non dissimile mi ha tenuto Sir Ronald Graham che ha voluto venire a vedermi dopo avermi richiesto un appuntamento fin dal giorno seguente al mio arrivo.

Tanto Halifax, quanto Cadogan e Vansittart mi hanno espresso il più vivo apprezzamento per l'opera spiegata dal Duce e da V. E. nell'intento di evitare il conflitto e Cadogan ha aggiunto che se non vi fosse stata la invasione della Polonia un accordo sarebbe stato possibile, ma quando le truppe germaniche avevano iniziato la marcia l'Inghilterra non aveva più alcuna altra via da seguire.

La cordialità con la quale io sono stato accolto al mio arrivo da questi ambienti ufficiali e da tutta la stampa senza distinzione, sottolinea l'intenzione di Londra di dare in questo momento al fattore italiano un valore speciale. Ma è mia impressione che non si voglia far questo per tentare in qualche modo l'accaparramento dell'Italia a fini tattici. Il modo di parlare della gente anche non appartenente alla politica, è di grande apprezzamento. Si riconosce nella posizione assunta dal nostra Paese la perfetta continuità del pensiero del Duce chiaramente e ripetutamente manifestato negli scorsi anni e anche da ultimo nel discorso di Torino, contrario ad un conflitto europeo ed orientato verso la pacifica soluzione dei problemi europei.

Il prestigio del Duce è in questo momento altissimo, trovandosi nella Sua decisione la prova che egli non aveva affatto rinunciato alla Sua libertà di pensiero e di azione, a beneficio dell'Alleato, come per qualche tempo qui la propaganda antitaliana aveva cercato di far credere.

* * *

Corbin, nella prima visita che gli ho fatto, si è visibilmente preoccupato di sottolineare la perfetta unità di vedute franco-inglese dinanzi alla comune «fatalità» della guerra. Non ha certo parlato come un uomo che attenda senza preoccupazioni gli sviluppi del conflitto e da quanto egli mi ha detto, dovrei arguire che la Francia è esitante in questo inizio bellico, almeno quanto fu baldanzosa in quello del lontano 1914 e che a Parigi non si respinge affatto, pur non vedendo come ciò potrebbe avvenire per il momento, l'ipotesi di un accomodamento onorevole. Poichè anche Corbin mi ha detto che la ricostituzione di una Polonia sarebbe indispensabile insieme alla fissazione di certe garanzie, risulta che su questi due punti l'accordo è completo fra Francia e Inghilterra. Faccio notare però che a Londra si parla molto anche delle sorti dei ceki se non proprio della Cecoslovacchia.

Molto più interessante di Corbin è stato l'Ambasciatore dei Sovieti che ho trovato ilare e brillante, almeno quanto il collega francese era triste e grave.

Quando nel corso della conversazione gli ho domandato se gli inglesi erano, a suo avviso, fermamente decisi alla guerra, Maisky mi ha risposto che la loro decisione era come quella di una persona che non poteva fare a meno di sottoporsi ad un'operazione chirurgica. È sua opinione che Londra desideri una mediazione e che 'Se questa venisse da Mussolini troverebbe favorevole accoglienza. Gli ho risposto che non mi risultava essere in questo momento un tale proposito nel pensiero di V. E. e Maisky ha allora esclamato: «Peccato! Più il tempo passa più si corre il rischio di un immenso massacro in una guerra lunga».

Avendogli fatto osservare che la guerra lunga era una tattica inglese, ma che quella della Germania era esattamente contraria, Maisky mi ha risposto con

energia che il Reich non vincerà la guerra. Ho ascoltato talune cifre che mi ha esposto a dimostrare l'impossibilità per il Reich di mettersi al pari con i suoi avversari. Nel settore aeronautico ad esempio la Germania non potrebbe produrre, e per un tempo limitato, più di 1500 aeroplani al mese in contrapposto ai 3000 mensili che dall'aprile prossimo, e per un tempo indeterminato, produrranno cumulativamente Inghilterra. Canadà e Australia, senza contare quelli che fornirà l'America e che produrrà la Francia. Anche la guerra sottomarina, secondo Maisky, non ha probabilità di tagliare i viveri ed i rifornimenti all'Inghilterra date le capacità costruttive dei cantieri navali di cui dispone l'Impero britannico.

La guerra, secondo lui, si prospetta lunga e massacrante ma con esito certamente sfavorevole alla Germania. È curioso notare che Maisky non ha fatto il minimo cenno all'aiuto ed ai rifornimenti bellici che il Reich può cercare o trovare in Russia. Gli ho fatto rimarcare che la certezza di vincere la guerra mi risultava essere in Germania ferma e generale e che questo fattore morale valeva, a mio avviso, moltissimo. Maisky mi ha interrotto per chiedermi a quando risaliva questa mia informazione; egli credeva di sapere invece che tale certezza in queste ultime settimane era andata molto diminuendo nei dirigenti responsabili del Reich oltrechè nella massa e riteneva che una mediazione italiana avrebbe reso un grande servigio alla Germania. La sua opinione è che in Inghilterra soltanto una tale mediazione avrebbe probabilmente possibilità di riuscire perchè l'Inghilterra ha fiducia nella parola di Mussolini mentre non avendone più nessuna nel Ftihrer respingerebbe qualunque proposta di pace che questi le facesse, temendo di essere presa in giro.

Maisky è persino d'opinione che nonostante l'impresa polacca la Gran Bretagna non sarebbe aliena dal fare qualche piccolo sacrificio nel campo coloniale a favore della Germania, quando avesse acquistato, ,con garanzie reali, la certezza che il Reich fosse ricondotto a rispettare i suoi impegni a far onore alla parola data.

Anche l'Ambasciatore del Belgio, quello di Cina e quello di America mi hanno chiesto se l'Italia si apprestasse ad una mediazione, convinti che il Duce potrebbe trovare una maniera onorevole di risolvere la situazione. Tutti e tre sono d'altra parte convinti che l'Inghilterra sia rassegnata a combattere a lungo e duramente, piuttosto che accettare senza garanzie sicura la sospensione di una partita che dovrebbe certamente ricominciare a breve scadenza.

Ho creduto non inutile registrare -sin dal mio arrivo in questa sede -le impressioni generali che mi derivano dalla presa di contatto iniziale con questi ambienti e dalle prime conversazioni avute con i miei colleghi qui accreditati.

Se da un lato si possono rilevare come ho detto sopra innegabili sintomi di incertezza e di perplessità, tali da non lasciare escludere la possibilità di successo di una soluzione pacifica, occorre d'altra parte non trascurare il fatto che talune categorie di questa opinione pubblica, che spesso si identificano direttamente con elementi che fanno parte delle sfere dirigenti, vedono nel conflitto iniziatosi una nuova decisiva fase di quella che è la tràdizionale politica imperialistica britannica, intesa all'eliminazione del rivale continentale considerato il più pericoloso per gli interessi dell'Impero.

Mi riservo di riferire ulteriormente a V. E. (1).

(l) Sic. z

(l) Il presente documento porta il visto di Mussolini.

<
APPENDICI

......

APPENDICE I

IL PRIMO MINISTRO DI GRAN BRETAGNA, CHAMBERLAIN, AL MINISTRO DI GRAZIA E GIUSTIZIA, GRANDI

L. P. E PRIVATA. Londra, 13 settembre 1939.

I have only just received your letter dated the first of this month, but I must at once write to tell you how much pleasure it has given to me and, I may add, to my wife.

You wrote of course before the actual outbreak of war between Germany and this country, when you stili hoped that i t might be averted. I must not in a letter make further comment upon the events of those days, but I believe you will have realised how grievous to me it was to have to take the decision I did.

The one bright spot in this tragic denouement is the fact that our two countries are not fighting one another. You are good enough to give me credit for some share in this happy result, but I know too how steadfastly and effectively you strove while you we:te in London for the same end and without your help I doubt whether I coud have achieved anything.

I hope I may feel certain that, having passed the criticai moment, we shall not now be in danger of being drawn into conflict whatever may be the developments of the future. Personally I know that the Italian people would hate the thought of war with this country and that feeling is completely reciprocated here.

I suppose that in view of the war it may not now be possible for you and the Contessa to pay that visit to London of which you speak in your letter. All the same I shall look forward eargerly to the time when we may meet again and you may be sure that you will always have the warmest of welcomes in our house. What will be even better will be if it is permitted to us to work together in the restoration of peace to a troubled Europe and time a peace that will last.

APPENDICE II

IL COMANDANTE SUPREMO DELL'AERONAUTICA TEDESCA, GOERING, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, MAGISTRATI

L. P. Fronte orientale, 14 settembre 1939.

In der Anlage iibersende ich Ihnen privat beifolgende Anlage. Das Verhalten der Sender wiirde der Haltung widersprechen, die Ihre Regierung freundlicherweise einnehmen will. Ich sende Ihnen dieses Dokument, weìl Sie mir zusagten, sich zu bemiihen, dort einzugreifen, wo Dinge geschehen sollten, die mit unserem Biiudniss und der Festigkeit der Achse besonders der Offentlickeit gegeniiber, nicht zu vereinen sind. Ich habe auch gehort, dass einige Zeitungen (Messaggero) polnische verlogene Heeresberichte fettgedruckt als Zeichen polnischen Widerstandes veroffentlichen. Ich bin iiberzeugt, dass der Duce damit nicht einverstanden ist. Entschuldigen Sie bitte die formlose Schrift. Ich schreibe in fahrenden Zuge.

TRADUZIONE.

In allegato Le invio, in via privata, l'accluso documento (1). La condotta dei trasmettitori-radio sarebbe in contraddizione con l'atteggiamento che il Suo Governo ha voluto amichevolmente prendere. Le invio questo documento perchè Ella mi ha detto che avrebbe cercato di intervenire là dove avrebbero potuto avvenire delle cose che non sarebbero state in accordo con la nostra alleanza e con la stabilità dell'Asse davanti all'opinione pubblica. Ho anche intesà dire che alcuni giornali (Messaggero) pubblicano dei comunicati di guerra polacchi bugiardi, quali prove della resistenza polacca. Io sono convinto che il Duce non è d'accordo con ciò. Voglia scusare, prego, la cattiva calligrafia. Io scrivo nel treno in moto.

(l) Non pubblicato.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al 23 gennaio 1939)

AFGHANISTAN

Kabul -QUARONI Pietro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ANZILLOTTI Enrico, primo segretario.

ALBANIA

Tirana -JAcOMONI DI S. SAVINO, nob. Francesco, inviato straordinario e ministra plenipotenziario; BABuscro Rizzo Francesco, primo segretario; GABRIELLI Manlio, colonnello di fanteria, addetto militare e areonautico.

ARABO-SAUDIANO (Regno)

Gedda -SILLITTI Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FAVERI FoNTANA Alberto marchese di Fontana Pradosa, primo segretario.

ARGENTINA

Buenos Aires -PREZIOSI S. E. Gabriele, ambasciatore; SERENA DI LAPIGIO (dei baroni nob. Ottavio, consigliere; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, aiutante di campo onorario di Sua Maestà il Re Imperatore, addetto aeronautico; MARCATILI nob. dei conti Michele, capitano di fregata, addetto, navale.

BELGIO

Brusselle -LoJACONO S. E. Vincenzo, ambasciatore; SILENZI Renato, consigliere; PANSA Mario, primo segretario; BoNELLI Aldo, tenente colonnello di S. M., addetto militare; MARGOTTINI Carlo, capitano di vascello, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, aiutante di campo onorario di S. M. il Re Imperatore, addetto aeronautico.

BOLIVIA

La Paz -MARIANI Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

BRASILE

Rio de Janeiro -SoLA S. E. Ugo, ambasciatore; GRAZZI Umberto, consigliere; TELESIO dei duchi di Torino, nob. don Giuseppe, primo segretario; ANTINORI Orazio, marchese di Castel San Pietro Aquae Ortus, secondo segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico; MARCATILI nob. dei conti Michele, capitano di fregata, addetto navale.

BULGARIA

Sofia -TALAMO ATENOLFI, nob. Giuseppe, marchese di Castelnuovo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario: DANEO Silvio, primo segretario; PAuLuccr Mario, secondo segretario; SovERA Tullio, tenente colonnello di

S. M., addetto militare e aeronautico; FERRERO RoGNONI Raul, capitano di vascello, addetto navale.

CECOSLOVACCHIA

Praga -FRANSONI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BoRGA Guido, primo segretario; BoNFATTI Luigi, tenente colonnello di S. M., addetto militare; PALOTTA Natale, colonnello, addetto aeronautico.

CILE

Santiago -BoscARELLI S. E. nob. Raffaele, ambasciatore; OTTAVIANI Luigi, consigliere; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico; MARCATILI nob. dei conti Michele, capitano di fregata, addetto navale.

CINA

Pechino -TALIANI DE MARCHIO S. E. marchese Francesco Maria, ambasciatore; ALESSANDRINI Adolfo, consigliere; PRINCIPINI Omero, tenente colonnello di

S. M., addetto militare; RuTA Mario, tenente di vascello, addetto navale.

COLOMBIA

Bogotà -CANTONI MARCA (dei conti) nob. Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

COSTARICA

S. Josè -ScADUTO MENDOLA Gioacchino barone di Fontana degli Angeli, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

CUBA Avana -PERsico Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SPINEfifii Pier Pasquale, primo segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico. DANIMARCA

Copenaghen -SAPUPPO nob. Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LA TERZA Pierluigi, primo segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

DOMINICANA (Repubblica)

Ciudad Trujillo -PoRTA Mario, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

EGITTO

Cairo -MAZZOLINI Serafino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BALDONI Corrado nob. di Montalto, primo segretario; De CLEMENTI Alberto, terzo segretario.

EL SALVADOR (Repubblica di)

San Salvador -BoMBIERI Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

EQUATORE

Quito -AMADORI Giovanni, inviato straordinario e ministro plE;!nipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

ESTONIA

Tallinn -CiccocARDI Vincenzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FERRETTI Raffaele, primo segretario; RoERO DI CoRTANZE marchese Giuseppe, tenente colonnello di cav., addetto militare.

FINLANDIA

Helsinki -KocH Ottaviano Armando, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CoPPINI Maurilio, primo segretario; RoERO DI CoRTANZE marchese Giuseppe, tenente colonnello di cavalleria, addetto militare; LIOTTA S. E. Aurelio, generale di squadra aerea, addetto aeronautico.

FRANCIA

Parigi -GuARIGLIA S. E. Raffaele, ambasciatore; CAPRANICA DEL GRILLO marchese Giuliano, consigliere; VIscoNTI PRASCA Sebastiano, generale di divisione, addetto militare; MARGOTTINI Carlo, capitano di vascello, addetto navale; ERcoLE Ercole, colonnello, addetto aeronautico.

GERMANIA

Berlino -ATTOLICO S. E. Bernardo, ambasciatore; MAGISTRATI (dei conti) nob. Massimo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ZAMBONI Guelfo, primo segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare; LIOTTA S. E. Aurelio, generale di squadra aerea, addetto aeronautico.

GIAPPONE

Tokio -AuRITI S. E. Giacinto, ambasciatore; ScAMMACCA barone Michele, consigliere; ScALISE Guglielmo, tenente colonnello, addetto militare; GIORGIS Giorgio, capitano di vascello, addetto navale; BRUNETTI Nerio, tenente colonnello, addetto aeronautico.

GRAN BRETAGNA

Londra -GRANDI S. E. nob. Dino conte di Mordano, ambasciatore; CROLLA Guido, consigliere; RuGGERI LADERCHI nob. dei conti Cesare. tenente colonnello di S. M., addetto militare; BmvoNESI Bruno, contrammiraglio, addetto navale; CALDERARA Attilio, colonnello, addetto aeronautico.

GRECIA

Atene -GRAZZI Emanuele, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (1.); FoRNARI nob. Giovanni, primo segretario; MoNDINI Luigi, tenente colonnello, addetto militare; MoRIN Sebastiano, capitano di vascello, addetto navale e aeronautico.

GUATEMALA

Guatemala -BoMBIERI Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Muzr FALCONI (dei baroni) nob. Filippo, primo segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

HAITI

Porto Principe -PoRTA Mario, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

HONDURAS

Tegucigalpa -BoMBIERI Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGo Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

IRAK Bagdad -GABBRIELLI Luigi, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

IRAN

Teheran -PETRUCCI Luigi, inviato straorinario e ministro plenipotenziario; GIARDINI Renato, primo segretario.

IRLANDA

Dublino -BERARDIS Vincenzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MALASPINA di Carbonara e di Volpedo, marchese Folchetto, primo segretario; RUGGERI LADERCHI nob. dei conti Cesare, addetto militare; BRIVONESI Bruno, contrammiraglio, addetto navale.

JUGOSLAVIA

Belgrado -INDELLI Mario, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GumoTTI Gastone, primo segretario; CoRONATI Emilio, colonnello d'artiglieria, addetto militare; MoRrN Sebastiano, capitano di vascello, addetto navale; PrRODDI Mario, addetto aeronautico.

(l) Dal 19 aprile 1939.

LETTONIA

Riga -RoGERI dei conti di Villanova nob. Delfino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RICCIO Luigi, primo segretario; RoERO DI CoRTANZE Giuseppe, tenente colonnello di ·Cavalleria, addetto militare.

LITUANIA

Kaunas -Di GIURA barone Giovanni, inviato straordinario e miinstro plenipotenziario; CIPPICO conte Tristram Alvise, primo segretario; MARRAS Efisio, generale di brigata, addetto militare ed aeronautico; LIOTTA S. E. Aurelio, generale di squadra aerea, addetto aeronautico.

LUSSEMBURGO

Lussemburgo -TAMBURINI Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. MESSICO

Città del Messico -MARCHETTI DI MuRIAGLIO conte Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CATTANI Attilio, primo segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

NIGARAGUA

Managua -ScADUTO MENDOLA Gioacchino barone di Fontana degli Angeli, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata, addetto aeronautico.

NORVEGIA

Oslo -LoDI FÈ Romano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; STAFFETTI conte Pier Carlo, primo segretario; PECORI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

PAESI BASSI

L'Aja -DIANA (dei marchesi) nob. Pasquale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; AMBROSETTI Gino, primo segretario; BoNELLI Aldo, tenente colonnello di S. M., addetto militare; PECORI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico.

P ANAMA

Panama -CAPANNI Italo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

PARAGUAY

Assunzione -ToNI Piero, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

PERU'

Lima -FARALLI Iginio Ugo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GARBACelO Livio, primo segretario; LoNGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico; MARCATILI nob. dei conti Michele, capitano di fregata, addetto navale.

POLONIA

Varsavia -ARONE S. E. Pietro barone di Valentino, ambasciatore; CARISSIMO Agostino, consigliere; RoERO DI CoRTANZE marchese Giuseppe, tenente colonnello di cavàlleria, addetto militare, navale e aeronautico.

PORTOGALLO

Lisbona -MAMELI Francesco Giorgio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GERBONE Pietro, primo segretario; MoNICO Umberto, capitano di vascello, addetto navale; FERRARIN Francesco, tenente colonnello, addetto aeronautico e militare.

ROMANIA

Bucarest -CHIGI Pellegrino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CAPECE GALEOTA (dei conti) nob. don Giuseppe, duca della Regina, primo segretario; CosENTINI Giuseppe, tenente colonnello di cavalleria, addetto militare ed aeronautico; FERRERO RoGNONI Raul, capitano di vascello, addetto navale.

SANTA SEDE

Roma -PIGNATTI MoRANO DI CusTOZA S. E. conte Bonifacio, ambasciatore; FEciA dei conti di Cossato nob. Carlo, consigliere.

SIAM

Bangkok -UMILTÀ Carlo, inviato straordinario e miinstro plenipotenziario; GIORGIUS Giorgio, ·capitano di vascello, addetto navale.

SPAGNA

Madrid -VIOLA nob. Guido conte di Campalto, ambasciatore; RoNCALLI conte di Montorio Guido, consigliere; MoNico Umberto, capitano di vascello, addetto navale; FERRARIN Francesco, tenente colonnello, addetto aeronautico.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington-CoLONNA (dei principi) S. E. don Ascanio. ambasciatore; CosMELLI Giuseppe, consigliere; CuGIA dei marchesi di Sant'Orsola cavaliere nob. don Umberto, capitano di fregata, addetto navale; CoPPOLA Vincenzo, colonnello, addetto aeronautico e militare.

SUD AFRICA

Pretoria -CoRTESE Paolo, incaricato d'affari; STRIGARI Vittorio, primo segretario.

37-Documenti diplomatici-Serie IX-Vol. I

SVEZIA

Stoccolma -MELI LuPI DI SoRAGNA TARASCONI marchese Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SPALAZZI Giorgio, primo segretario; MARRAS Efìsio, generale di brigata, addetto militare; PEcoRI GIRALDI Corso, capitano di fregata, addetto navale; GAGLIANI Luigi, tenente colonnello, addetto aeronautico. SVIZZERA

Berna -TAMARo Attilio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CITTADINI conte Pier Adolfo, primo segretario; BIANCHI Tancredi, colonnello di S. M., addetto militare; ERCOLE Ercole, colonnello, addetto aeronautico.

TURCHIA

Ankara -DE PEPPO S. E. Ottavio, ambasciatore; BERIO Alberto, consigliere; BoGLIONE Gabriele, colonnello d'artiglieria, addetto militare e aeronautico; FERRERO RoGNONI Raul, capitano di vascello, addetto navale.

UNGHERIA

Budapest -VINCI GIGLIUCCI conte Luigi Orazio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FoRMENTINI Omero, primo segretario; GARIGLIOLI Arnaldo, tenente colonnello, addetto militare; PALLOTTA Natale, colonnello, addetto aeronautico.

UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOVIETICHE SOCIALISTE

Mosca-Rosso S. E. Augusto, ambasciatore; MASCIA Luciano, consigliere; VALFRÈ DI BoNzo CoRRADO, tenente colonnello, addetto navale ed aeronautico.

URUGUAY

Montevideo -BELLARDI RICCI Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SILVESTRELLI Luigi nob. di Toscanella, primo segretario; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

VENEZUELA

Caracas -CAFFARELLI (dei duchi) nob. Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LONGO Ulisse, generale di brigata aerea, addetto aeronautico.

APPENDICE IV

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al 27 novembre 1939)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

CIANO S. E. Galeazzo conte di Cortellazzo, ambasciatore.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

BENINI S. E. Zenone, Consigliere Nazionale.

GABINETTO DI S. E. IL MINISTRO

Coordinamento generale -Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti con la Real Casa, con la Presidenza del Consiglio e col P.N.F. -Relazioni del Ministro col Senato, la Camera dei Fasci e delle Corporazioni e col Corpo diplomatico -Udienze -Tribuna diplomatica.

CAPO DI CABINETTO ANFUSO Filippo, inviato straordinario e Ministro plenipotenziario di 1a classe.

CAPO DELLA SEGRETERIA P ARTICOLARE NATALI Umberto, console generale di 2a classe.

SEGRETERIA PARTICOLARE DI S. E. IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI Capo della Segreteria particolare: SoARDI nob. Carlo Andrea, primo segretario di legazione di 2a classe. Segretari: MACCAFERRI Franco, addetto consolare -BoRROMEo conte Giovanni Ludovico, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO DI CERIMONALE

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai regi agenti all'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di Stato, Principi e autorità estere -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo ufficio: GEISSER CELESIA DI VEGLIASCO Andrea, inviato straordinarie e ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO DI INTENDENZA

Archivio storico -Biblioteca -Pubblicazioni di carattere amministrativo -Custodia e manutenzione della Sede del Ministero -Servizi automobilistici e telefonici -Disciplina del personale di servizio

Capo ufficio: ToscANI nob. Angelo Patrizio di Cosenza, inviato straordinario e Ministro plenipotenziario di l a classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROP A E DEL MEDITERRANEO

Direttore generale: BUTI S. E. Gino, ambasciatore.

Vice Direttore generale: GuARNASCHLLI Giovanni Battista, console generale di la classe. UFFICI I

Belgio -Danimarca -Francia -Germania -Gran Bretagna -Lussemburgo -Paesi Bassi -Polonia -Portogallo -Spagna -Stati Baltici -Stati Scandinavi -Svizzera -Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste.

Capo ufficio: GrusTINIANI (dei marchesi) nob. Raimondo, primo segretario di legazione di 2a classe. UFFICIO II

Bulgaria -Grecia -Jugoslavia -Romania -Slovacchia -Turchia Ungheria -Affari concernenti le isole Italiane dell'Egeo. Capo ufficio: ScAGLIONE Roberto, primo segretario di legazione di 2a classe.

UFFICIO III

Mediterraneo -Paesi del Mediterraneo e del Mar Rosso -Africa Orientale Italiana

Capo ufficio: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, predetto.

UFFICIO IV

Affari con la Santa Sede.

Capo ufficio: GuGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI

Direttore generale: PRUNAS nob. cavaliere don Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I Africa (eccetto i paesi di competenza di altri uffici).

Segretario: PASQUINELLI Cesare, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO II Asia (eccetto i Paesi di competenza di altri uffici) -Oceania Segretari: MACCHI dei conti di Cellere Francesco, console di 2a classe -MussA

Paolo Emilio, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO III

A m erica del N or d.

Capo ufficio: DE VERA d'ARAGONA duca d'Alvito, nob. Carlo Alberto, primo segretario di legazione di la classe.

UFFICIO IV

America Latina.

Segretari: BoccHINI Marcello, addetto consolare -FAA' DI BRUNO (dei marchesi) nob. Franco. volontario diplomatico-consolare.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore generale: VITETTI nob. dei conti Leonardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di la classe.

UFFICIO I

Istituti Internazionali -Conferenze e congressi internazionali Coo1·dinamento culturale.

Capo ufficio: DE AsTis Giovanni, consigliere di legazione.

UFFICIO II Com·dinamento militare, navale ed aeronautico -Missioni militari Commissione suprema di difesa -Materiali di guerra. Capo ufficio: GALLINA Vitale, console di 2a classe.

UFFICIO III

Trattati ed Atti.

Capo ufficio: LANZARA Giuseppe, console di la classe.

UFFICIO IV

Affari riservati.

Capo ufficio: VIDAU nob. Luigi, predetto.

UFFICIO V

Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionali -Schedari -Rubriche -Pubblicazioni di carattere storico-diplomatico Sezione geografica.

Capo ufficio: MoNAco Adriano, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore generale: GIANNINI S. E. Amedeo, ambasciatore, presidente di sezione del Consiglio di Stato, senatore del Regno.

UFFICIO I Affari Generali -Comunicazioni aeree, terrestri e marittime -Fiere, Congressi, Esposizioni.

Capo ufficio: MoscA Bernardo, consigliere di legazione.

UFFICIO II Commercio coi Paesi di Europa e del Mediterraneo. Capo ufficio: LA TERZA PIERLUIGI, primo segretario di legazione di 1a classe.

UFFICIO III

Commercio transoceanico.

Capo ufficio: CANTONI MARCA (dei conti) nob. Antonio, predetto.

DIREZIONE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO Direttore generale: DE Cieco Attilio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe. UFFICIO I Case d'Italia -Dopolavoro all'Estero -Propaganda e Assistenza. Capo ufficio: MoRGANTI Loffredo, console di 2a classe.

UFFICIO II

Affari privati.

Capo ufficio: MENZINGER DI PREISENTHAL nob. Enrico nobile del S. R. !., consigliere di legazione. UFFICIO III Scuole all'estero -Attività culturali -Istituti di cultura. Capo ufficio: CAROSI Mario, console di l a classe.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E DELL'AMMINISTRAZIONE INTERNA Direttore generale: LEQUIO Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di la classe. UFFICIO I

Personale di Gruppo A deLLe carriere dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri -Personale consolare di seconda categoria -Uffici diplomatici e consolari all'estero -Ispezioni degli Uffici all'estero -Questioni che si riferiscono all'ordinamento deL Ministero e delle carriere diplomatica, consolare e degli inte·rpreti -Concorsi, nomine ed ammissioni, commissioni di avanzamento, ·consigli, commissioni e comitati presso l'Amministrazione centrale -Addetti militari, navali, aeronautici, commerciali, per La stampa e loro uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -BoLLettini del personale -Passaporti diplomatici, di servizio e ordinari, libretti e richieste ferroviarie per H personale -Rapporti con il P. N. F., la M. V. S. N. e Le Amministrazioni dello Stato, per quanto riguarda H personale dipendente dal Ministero degli Affari Esteri.

Capo ufficio: DEL BALZo dei duchi di Presenzano don Giulio, primo segretario di legazione di 2a classe.

UFFICIO II Personale dei gruppi B e C e personale subalterno delle carriere dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri, escluso il personale delle scuole italiane all'estero. Concorsi, nomine ed ammissioni -Commissione di avanzamento e Consigli del Ministero, ed in generale tutte le questioni relative aLLa carriera e all'ordinamento del personale suddetto -Bollettini che si riferiscono al personale stesso -Personale di ogni gruppo appartenente ad altre Amministrazioni e comandato presso H Ministero degli Affari Esteri -Personale avventizio in servizio presso l'Amministrazione Centrale e gli Uffici dell'emigrazione nel Regno -Personale locale in servizio presso le Regie Rappresentanze diplomatiche e consolari.

Capo ufficio: FoNTANA Franco, console di t a classe.

UFFICIO III Gestione di tutti gli stabili e locali adibiti ad uso della Amministrazione centrale e dei RR. Uffici all'estero -Acquisto, vendita, affitto, permuta, manutenzione ordinaria e straordinaria, migliaramento e arredamento -Assicurazioni, inventari e contatti -Locazione di immobili e locali per uso dei RR. Uffici -Ufficio del consegnatario -Deposito e distribuzione marche consolari e passaporti

Capo ufficio: AssERETO nob. Tommaso, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe. UFFICIO IV

Servizi Amministrativi

Carpo ufficio: MoNTESI Giuseppe, console generale di 2a classe.

UFFICIO V

Corrispondenza e Archivi -Servizio Corrieri Diplomatici -Tipografia Riservata.

Capo ufficio: GRoSSARDI nob. Antonio, predetto.

UFFICIO VI (Cifra) Capo ufficio: PERVAN Edoa,rdo, console generale di 2a classe.

SOTTOSEGRETARIATO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

UFFICIO I

Affari generali, poLitici e militari.

Capo ufficio: STRANEO, nob. Carlo Alberto, primo segretario di legazione di la classe.

UFFICIO II

Affari economici e finanziari.

Segretario DE CARDONA Roberto, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO III

CuLtura e Turismo.

Capo ufficio: CoRRIAs Angelino, console di 2a classe.

UFFICIO V Capo ufficio: BERTUCCIOLI Romolo, console, di la classe.

APPENDICE V

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al 18 novembre 1939)

Afghanistan: S. E. ABDUL SAMAD Khan, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Argentina: S. E. ,n dr. Manuel E. MALBRAN, ambasciatore; signor Oscar ONETO AsTENGo, consigliere di ambasciata.

Belgio: S. E. il conte André DE KERCHOVE de DENTERGHEM, ambasciatore; conte

F. Du CHASTEL DE LA HowARDERIE, consigliere.

BoLivia: S. E. H dr. Antonio CAMPERO ARCE, ministro plenipotenziario e inviato straordinario; signor don Guglielmo CÉSPEDES RIVERA, 1° segretario.

Brasile: S. E. il signor Pedro Leao VELLOSO, ambasciatore; signor dr. Adriano DE SouzA QUARTiN, consigliere.

Bulgaria: S. E. il signor Svetoslav PoMENOV, :nvriato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Anton KARANDJULOV, 1° segretario; signor Strascimir VELCEV, tenente colonnello di S. M., addetto militare, aeronautico e navale.

Cile: S. E. il signor Ram6n BRIONES Luco, ambasciatore; signor Raul INFANTE, lo segretario, incaricato d"affari (ad interim); signor Danilo BASSI, capitano di vascello, addetto navale.

Cina: S. E. il signor Lmu VoN TAo, ambasciatore; Signor Hsu DAu-LIN, consigliere, incaricato d'affari (ad interim).

Colombia: signor Don Sturnino RESTREPO, incaricato d'affari (ad interim).

Cuba: S. E. il dr. Enri.que ZAYAS y RUiz, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Signor dr. Cados TABERNILLA y DoLZ, consigliere incaricato d'affari (ad interim).

Danimarca: Signor Otto WADSTED, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Signor Hubert WICHFELD, consigUere di legazione.

Dominicana (Repubblica): Signor O. Telésforo R. CALDERÒN, 1° segretario incaricato d'affari (ad interim); Signor Anibal TRUJILLo MoLINA, generale di brigata, addetto militare.

Egitto: S. E. MosTAFA EL-SADEK Bey, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Signor AHMED FATHY EL-AKKAD, lo segretario.

Equatore: S. E. il signor Luis Antonio PENA-HERRERA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Antonio ALOMIA LARREA, tenente colonnello addetto militare.

Estonia: S. E. il signor dr. Johan LEPPIK, tinviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Davide JANSON, 1° segretario.

Finlandia: signor Eero J.ARNEFELT, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Vietar ALoNzo SuNMAN, colonnello di S. M .., addetto militare e aeronautico.

Francia: S. E. il signor André FRANçOis-PoNCET, ambasciatore; signor Hubert GuERIN, lo consigliere; signor Jean TousSAINT, generale di brigata, addetto militare; signor Robert de LAROSIÈRE, capitano di fregata, addetto navale; signor Roger PouPON, colonnello, addetto aeronautico.

Germania: S. E. il ,signor Hans Georg von MACKENSEN, ambasciatore; barone Hilmar von BuLow, generale dell'Arma Aeronautica, addetto aeronautico; signor Enno von RINTELEN, generale di brigata, adett0 militare; signor LowrscH, capitano di vascello, addetto navale; signor von STRAUTZ, consigliere di ambasciata.

Giappone: S. E. il signor Eiji AMAU, ambasciatore, incaricato d'affari; signor Tamao SAKAMOTo. consigliere d'ambasciata; signor Yasuo KARAKAWA, colonnello di artiglieria di S. M., addetto militare ed aeronautico per l'esercito; signor Hideo HIRAIDE, capitano di vascello, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Gran Bretagna: S. E. sir Percy LoRAINE, ambacsiatore; sir Noel CHARLES, inviato straordin'lrio e ministro plenipotenziario; sir Philip W. BowYERSMYTH, capitano di vascello, addetto navale; signor M. B. BuRRows, colonnello, addetto militare; signor C.E.H. MEDHURST, colonnello, addetto aeronautico.

Grecia: S. E. il signor Pietro METAXAS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Giovanni RoMANos, consigliere; signor Alessandro AsSIMACOPOULOS, colonnello, addetto militare, navale ed aeronautico.

Guatemala: S. E. il generale Victor DuRAN MoLLINEDo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor J. Ramiro DURAN Y FIGUEROS, segretario.

Haiti: S. E. il signor Enrico Alfonso LARAQUE, inviato straordinario e ministro plenipoteziario.

Irak: signor Ata AMIN, incaricato d'affari (ad interim); signor Abdul KADIR SALIH, segretario.

Iran: S. E. il signor Mostapha ADLE, inviato straordinario e minis,tro plenipotenziario; signor Gholam-ALI SAMSAMI, 1° segretario; Colonnello Sadegh CHEYBANI, addetto militare.

Irlanda: S. E. il signor Michael MAc WHITE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Jugoslavia: S. E. il signor Bochko CHRISTITCH, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Pau! BELJANSKI, consigliere; signor Radmilo S. TROJANovrc, maggiore di artiglieria in servizio di S. M., addetto militare, navale e aeronautico.

Lettonia: S. E. il prof. Arnold SPEKKE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Janis RrEKSTINS, 1° segretario.

Lituania: S. E. il signor Stasys LozoRAITIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Juozas GAURILrus, segretario.

Manciuko: S. E. il signor Hsu-SHAo-CHING, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor AKro MrsHIRO, consigliere.

Messico: signor dr. Manuel MAPLEs ARcE, consigliere, incaricato d'affari (ad i:nterim); signor Josè GoRosTIZA, lo segretario; signor Luis ALAMILLO FLORES, tenente colonnello di cavalleria, addetto militare.

Monaco: S. E. il signor Fernando CouGET, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Nicaragua: S. E. il signor Tomas Francisco MEDINA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Norvegia: signor Ludig AuBERT, inviato straordinario e ministro plenipotenziario: signor dr. Arnold BAKKE, consigliere.

Paesi Bassi: S. E. il "ignor dr. Jan HUBRECHT, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Jonkheer M. W. DE WEEDE, 1° segretario.

Panamà: S. E. il signor Ernesto BRIN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Paraguay: signor dr. Carlos NoGuEs, incaricato d'affari (ad interim).

Perù: S. E. il prof..Tosè M. MANZANILLA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Luis F. LANATA CouDY, 1° segretario incaricato d'affari (ad interim): signor Jorge VARGAS, colonnello di S. M., addetto militare; signor Carl:os ZEGARRA LANFRANCO, comandante, addetto aeronautico.

Polonia: S. E. il ,Generale Boleslato WIENIAWA DTUGOSZOWSKI, ambasciatore; signor Alessandro ZAWISZA, consigliere; Signor Mariano RoMEYKO, tenente colonnello, addetto militare, navale e aell'onautico.

Portogallo: S. E. il prof. dr. José LoBo D'AVILA LIMA, inviato straordinario e ministro ,plenipotenziario; signor dr. José Eduardo VAz SARAFANA, lo segretario.

Romania: S. E. Ù signor Raoul BossY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Dumitru BuzoUGAN, consigliere di Legazione; signor Georges PETRESCO, colonnello di S. M., addetto militare signor Mihail STEFANESCU, tenente colonnello, addetto navale e aeronautico.

Santa Sede: S. E. Monsig. Francesco BoRGONGINI DucA, arcivescovo di Eraclea, nunzio apostolico; Monsig, Giuseppe MrsunAcA, consigliere .

Slovacchia: signor dr. Miloslav J. ZvnsKOVEC, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor dr. Josef A. MrKus, lo segretario.

Spagna: S. E. il signor D. Pedro GARCIA CoNDE, ambasciatore; signor D. Manuel DE TRAVESEDO, ministro plenipotenziario, consigliere; signor D. M. Manuel VILLEGAS, tenente colonnello di S. M., addetto militare e aeronautico; signor

D. Francisco REGALADO, capitano di vascello, addetto navale.

Stati Uniti d'America: S. E. il signor William PHILLIPS, ambasciatore; signor Edward LL. REED, consigliere; signor George H. PAINE, colonnello di artiglieria, addetto militare e aeronautico; signor Thomas C. KINKAID, capitano di vascello, addetto navale e aeronautico per la marina.

Sud Africa (Unione deL): S. E. H dr. Albert HEYMANS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor dr. H. M. STOKER, segretario

Svezia: signor Cari Einar THURE AF WIRSÉN, inviato straordinario e ministro plenipotenziario: conte STACKELBERG, 1° segretario; signor Harry WESTER, maggiore di artiglieria, addetto militare e aeronautico; signor O.H.L. HAMMARGREN, tenente di vascello, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Svizzera: S. E. il signor Paul RUEGGER, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Louis H. MICHELI, consigliere; signor Charles de WATTEVILLE, colonnello, comandante di brigata, addetto militare e aeronautico.

ThaiLandia: S. E. il signor Luang SIRI RAJMAITRI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Khun PRAKOB SANTISUKH, segnetario; signor Mom SNIDVONGESENI, colonnello di S. M., addetto militare, navale ed aeronautico.

Turchia: S. E. il signor HtisEYIN RAGIP BAYDUR, ambasciatore; signor Bedi ARBEL, consigliere; signor Riistii ERDELHUN, colonnello di S. M., addetto militare ed aeronautico; signor ARIF KoRAL, capitano di S, M. addetto militare ed aeronautico aggiunto.

Ungheria: S. E. il barone Federico VILLANI, inviato straordinario e ministro plenipotenziario: signor Ladislao NAGY DE GALÀNTHA, ,consigliere; signor Vitéz Ladislao SzABÒ, colonnello di S. M., addetto militare e aeronautico.

Unione deLle RepubbLiche Sovietiche SociaListe: S. E. il signor Nicola GoRELKIN, ambasciatore; signor Leo HELFAND, consigliere, incaricato d'affari (ad interim); signor ing. Nikifor CERNAIEV, addetto militare e aeronautico (a. i.).

Uruguay: S. E. il signor Federico GRUNWALDT CUESTAS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor Hilberto Caetano FABREGAT, segretario.

VenezueLa: S. E. il dr. San:tiago KEY AYALA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; signor dr. J. M. CAsAs BRICENO, consigliere incaricato di affari (ad interim).